Asta 63 - Dipinti di selezionati del XIX e XX

Presale Asta 63 - Dipinti di selezionati del XIX e XX

Saturday 13 December 2025 hours 15:00 (UTC +01:00)
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  • Sebastiano De Albertis - "Il gendarme"
    Lot 1

    Sebastiano De Albertis
    Milano 1828 - 1897

    "Il gendarme"
    Olio su tela cm 42x30 firmato in basso a dx Albertis

    - Nato a Milano il 14 gennaio 1828, Sebastiano De Albertis si formò all’Accademia di Belle Arti di Brera, frequentando gli studi dei pittori di storia Domenico Induno, Gerolamo Induno e Roberto Focosi. All’inizio la sua partecipazione alle esposizioni di Brera fu irregolare, perché in quegli anni prese parte come volontario ai moti risorgimentali e alle guerre d’indipendenza. Nel 1855 decise di dedicarsi con decisione al genere militare e patriottico: scene di battaglie, assalti, cariche, soldati e eserciti divennero il fulcro della sua produzione artistica.Dopo il ritorno a Milano aderì alla “Società della Confusion”, che nel 1875 si trasformò nell’Circolo degli Artisti, trovando in quel contesto un clima culturale vivace e propenso al rinnovamento: in quegli anni sperimentò l’acquerello e realizzò scene meno solenni, legate alla vita quotidiana, alle corse di cavalli, a momenti di costume.Nel 1874 un evento tragico lo segnò profondamente: la morte del suo unico figlio lo spinse a tornare con forza alla pittura patriottica, a una rappresentazione della storia e del conflitto più intensa e meditata. Tra le sue opere più celebri figura La Carica di Pastrengo, dipinta nel 1880, che testimonia la sua capacità di rendere con realismo e drammaticità le vicende delle guerre d’indipendenza.La sua reputazione in ambito militare-storico gli valse numerosi riconoscimenti ufficiali e nel 1884 fu nominato membro della commissione incaricata di istituire il futuro Museo del Risorgimento di Milano. Continuò a dipingere fino agli ultimi anni di vita: nel 1887 realizzò una scena militare ora conservata al Museo Cantonale d'Arte di Lugano, e nel 1896 portò a termine un ritratto per l’Ospedale Maggiore di Milano.Morì a Milano il 29 novembre 1897.

  • Vittorio Avondo - "Pascolo al tramonto"
    Lot 2

    Vittorio Avondo
    Torino 1836 - 1910

    "Pascolo al tramonto"
    Olio su tela cm 24,5x33 firmato in basso a sx V.Avondo

    - Vittorio Avondo nacque a Torino il 10 agosto 1836 in una famiglia colta e ben inserita nell’ambiente cittadino. Sebbene avviato agli studi giuridici, mostrò molto presto una forte inclinazione per la pittura. Dopo un primo periodo all’Accademia di Pisa, si trasferì a Ginevra, dove si formò nello studio del paesaggista Alexandre Calame. Qui affinò il gusto per la rappresentazione della natura, inizialmente ancora legata a una sensibilità romantica.Negli anni successivi intraprese un lungo viaggio di formazione tra Svizzera, Francia, Belgio e Olanda. Il contatto diretto con i paesisti della Scuola di Barbizon, che privilegiavano la pittura dal vero e un approccio più naturale alla luce, lo spinse verso un linguaggio sobrio, essenziale, fondato sulla resa atmosferica e su un uso delicato del colore. Questo cambiamento segnò la sua maturità artistica.Nel 1857 si stabilì per alcuni anni a Roma. Le campagne laziali, il paesaggio rustico e i grandi cieli luminosi divennero soggetti ricorrenti nelle sue opere. Tornato poi in Piemonte, continuò su questa linea dipingendo vedute silenziose e meditate di laghi, fiumi, pianure e montagne. I suoi paesaggi si distinguono per l’equilibrio composto, per l’attenzione agli effetti di luce e per un sentimento di quiete che attraversa tutta la sua produzione. È in questa fase che il suo nome si lega al gruppo di artisti riuniti nella cosiddetta Scuola di Rivara, ambiente fertile per lo sviluppo del paesaggismo piemontese.Accanto all’attività pittorica coltivò un profondo interesse per il medioevo, l’antiquariato e la conservazione del patrimonio artistico. Acquistò e restaurò il Castello di Issogne, partecipò al progetto del Borgo Medievale di Torino e contribuì a interventi su importanti edifici storici del Piemonte e della Valle d’Aosta. La sua competenza come collezionista e conoscitore d’arte lo rese una figura di primo piano nel dibattito culturale dell’Italia postunitaria.Dal 1863 fu coinvolto nella gestione delle collezioni civiche di Torino e nel 1890 divenne direttore del Museo Civico, ruolo che svolse con rigore e visione, favorendo l’ampliamento e la sistemazione organica delle raccolte. Negli ultimi anni dipinse meno a causa delle condizioni di salute, ma continuò a impegnarsi nella tutela del patrimonio.Morì a Torino il 14 dicembre 1910.

  • Achille Tominetti - "Scena di vita Quotidiana 1875"
    Lot 3

    Achille Tominetti
    Milano 1848 - Miazzina 1917

    "Scena di vita Quotidiana 1875"
    Olio su tela cm 40x30 firmato in basso a dx A.Tominetti

    - Achille Tominetti nacque a Milano nel 1848, in una famiglia che aveva origini a Miazzina, un villaggio sulle alture del Lago Maggiore. Verso il 1866 si iscrisse all’Accademia di Brera, frequentando la “Scuola del Paesaggio” sotto la direzione del paesaggista Luigi Riccardi. In quegli anni conobbe artisti come Eugenio Gignous, con il quale instaurò rapporti di amicizia e condivisione artistica. Nel 1871 espose per la prima volta a Brera e nel 1872, a causa di difficoltà economiche e della malattia del padre, fece ritorno con la famiglia a Miazzina. Qui iniziò a dedicarsi anche all’agricoltura, ma senza mai rinunciare all’amore per la pittura.Nonostante il lavoro nei campi, Tominetti continuò a dipingere e a inviare regolarmente le sue opere a importanti mostre: nelle città di Milano, Torino, Genova e in altri centri italiani. La sua produzione iniziale apparteneva al naturalismo lombardo, con paesaggi e scene rurali legate alla montagna e alla vita agreste, spesso ambientate nei territori attorno al Lago Maggiore.Negli anni Ottanta dell’Ottocento la sua carriera artistica subì una svolta decisiva grazie ai contatti con la famiglia aristocratica dei Troubetzkoy. Invitato come maestro di disegno e pittura per il figlio Pietro presso la loro villa di Ghiffa, entrò in contatto con ambienti aristocratici e altoborghesi, e conobbe il mercante e promotore d’arte Vittore Grubicy de Dragon. Questi incontri lo avvicinarono alle istanze del divisionismo, influenzando profondamente la sua tecnica e il suo approccio alla luce e all’atmosfera.Dal tardo XIX secolo in poi Tominetti divenne un interprete originale di scene di campagna, pascoli alpini, lavori agricoli e ambienti montani. Molti dei suoi dipinti trasmettono un sentimento di pathos e contemplazione, rendendo omaggio alla vita rurale e ai ritmi naturali. Tra i suoi temi ricorrenti figurano l’aratura, il pascolo, la raccolta, la fatica e la quiete della natura. Con l’uso del colore, della luce e dell’attenzione al dettaglio atmosferico, seppe evocare paesaggi lirici e realistici al tempo stesso.Grazie al sostegno della galleria dei Grubicy ottenne stabilità economica e visibilità internazionale: partecipò a esposizioni in Italia e all’estero, e le sue tele furono apprezzate da critici e collezionisti. Alcune sue opere furono tra le più significative del panorama paesaggistico lombardo e alpino della fine dell’Ottocento e dei primi anni del Novecento.Nella parte finale della sua vita visse stabilmente a Miazzina, continuando a dipingere paesaggi montani e agresti e talvolta utilizzando strumenti fotografici per fissare il reale e restituirne le atmosfere in tela. Morì nel 1917 nella sua casa di Miazzina.

  • Adolfo Feragutti - "Meditazione"
    Lot 4

    Adolfo Feragutti
    Pura, Svizzera 1850 - Milano 1924

    "Meditazione"
    Pastello su carta cm 68x48 firmato in basso a sx Adolfo Feragutti

    - Adolfo Feragutti Visconti, nato il 25 marzo 1850 a Pura, presso Ponte Tresa, in Canton Ticino, da una famiglia di contadini, fu il primogenito di Lodovico e Maria Visconti. Per garantire un sostentamento dignitoso alla famiglia, composta anche da altri figli, Filippina, Amedeo Giuseppe, e Cesare Osvaldo, il padre esercitava saltuariamente il mestiere di imbianchino-decoratore, tradizionale fonte di guadagno nel Canton Ticino.Negli anni 1875-1880, Adolfo cominciò a firmarsi con il cognome Feragutti, ma la similitudine con il pittore ferrarese Arnaldo Ferraguti lo portò a modificare la firma. Prima aggiunse il toponimo geografico di Milano e poi il cognome materno, diventando Adolfo Feragutti Visconti.È probabile che Feragutti abbia appreso i primi rudimenti artistici seguendo il padre e lo zio Clemente, un esperto stuccatore. Frequenta la scuola maggiore e di disegno di Curio, fondata nel 1850 per formare artigiani nel settore delle arti. Dopo la morte del padre nel 1864, Adolfo si assume il peso della situazione economica della famiglia e inizia a lavorare nel mestiere paterno sotto la guida dello zio Clemente.Nel 1868, si iscrive all'Accademia di Brera a Milano, seguendo corsi di disegno, figura, prospettiva e paesaggio. La sua arte, contrassegnata da una certa inquietudine, è giudicata dagli insegnanti come espressione dell'incostanza della sua vena artistica.Feragutti esplora varie città d'Italia, tra cui Firenze, seguendo il movimento macchiaiolo, ma ritorna a Milano nel 1874. Si unisce ai pittori G. Bertini e A. Barzaghi Cattaneo dell'Accademia di Brera e aderisce alla Famiglia artistica nel 1873, cercando di creare un crogiolo delle forze artistiche innovative a Milano.Dagli anni 1873 al 1879, partecipa alle esposizioni di Brera. I suoi dipinti, come "Studio dal vero," "Contadina lombarda," e "Testa di paggio," sono salutati positivamente dalla critica. Negli anni 1881-1884, dipinge tele a sfondo storico come "Ius primae noctis," "Alberigo denunzia le turpitudini di Ugo re di Lombardia," e "Acca Larentia," consolidando la sua posizione nel mondo artistico. Questi dipinti esprimono indirettamente gli ideali patriottici e religiosi della stagione risorgimentale.Nel 1880, il dipinto "Costume del XVI secolo" riceve elogi dal critico Ferdinando Fontana. Nel 1881, Feragutti sposa Giuseppina Riva, la sua modella, e nel 1891 vinse il prestigioso premio Principe Umberto con il "Ritratto di signora."Dal 1888, a causa di difficoltà finanziarie, Feragutti abbandona la nazionalità svizzera per quella italiana. Negli anni successivi, partecipa a numerose esposizioni ottenendo riconoscimenti. Nel 1890, realizza l'affresco "12 ottobre 1492," rappresentante la scoperta dell'America, distrutto durante la seconda guerra mondiale.Nel 1907, a 57 anni, Feragutti lascia Milano per l'Argentina a causa di problemi familiari ed economici. Durante il suo soggiorno, tiene una personale a Buenos Aires e si dedica al ritratto e ai paesaggi della pampa. Nel 1908, visita la Terra del Fuoco e dipinge paesaggi e figure luminose e colorate. Torna in Italia nel 1909, esponendo le opere realizzate in Argentina nel 1909 alla Permanente di Milano.Dalla metà del secolo, la sua pittura subisce una svolta simbolista. Nel 1911 partecipa alla Mostra degli indipendenti di Roma con opere come "Jagana" e "Confidenze." Nei suoi ultimi anni, si ritira a Vanzago, partecipa a varie mostre milanesi e continua a dipingere, sperimentando uno stile basato sull'assoluta libertà cromatica. Feragutti muore improvvisamente a Milano il 10 marzo 1924, poco prima di una mostra prevista alla galleria Pesaro. La mostra postuma segna le tappe della sua prolificità artistica, esponendo circa ottanta opere. - Adolfo Feragutti Visconti, nato il 25 marzo 1850 a Pura, presso Ponte Tresa, in Canton Ticino, da una famiglia di contadini, fu il primogenito di Lodovico e Maria Visconti. Per garantire un sostentamento dignitoso alla famiglia, composta anche da altri figli, Filippina, Amedeo Giuseppe, e Cesare Osvaldo, il padre esercitava saltuariamente il mestiere di imbianchino-decoratore, tradizionale fonte di guadagno nel Canton Ticino.Negli anni 1875-1880, Adolfo cominciò a firmarsi con il cognome Feragutti, ma la similitudine con il pittore ferrarese Arnaldo Ferraguti lo portò a modificare la firma. Prima aggiunse il toponimo geografico di Milano e poi il cognome materno, diventando Adolfo Feragutti Visconti.È probabile che Feragutti abbia appreso i primi rudimenti artistici seguendo il padre e lo zio Clemente, un esperto stuccatore. Frequenta la scuola maggiore e di disegno di Curio, fondata nel 1850 per formare artigiani nel settore delle arti. Dopo la morte del padre nel 1864, Adolfo si assume il peso della situazione economica della famiglia e inizia a lavorare nel mestiere paterno sotto la guida dello zio Clemente.Nel 1868, si iscrive all'Accademia di Brera a Milano, seguendo corsi di disegno, figura, prospettiva e paesaggio. La sua arte, contrassegnata da una certa inquietudine, è giudicata dagli insegnanti come espressione dell'incostanza della sua vena artistica.Feragutti esplora varie città d'Italia, tra cui Firenze, seguendo il movimento macchiaiolo, ma ritorna a Milano nel 1874. Si unisce ai pittori G. Bertini e A. Barzaghi Cattaneo dell'Accademia di Brera e aderisce alla Famiglia artistica nel 1873, cercando di creare un crogiolo delle forze artistiche innovative a Milano.Dagli anni 1873 al 1879, partecipa alle esposizioni di Brera. I suoi dipinti, come "Studio dal vero," "Contadina lombarda," e "Testa di paggio," sono salutati positivamente dalla critica. Negli anni 1881-1884, dipinge tele a sfondo storico come "Ius primae noctis," "Alberigo denunzia le turpitudini di Ugo re di Lombardia," e "Acca Larentia," consolidando la sua posizione nel mondo artistico. Questi dipinti esprimono indirettamente gli ideali patriottici e religiosi della stagione risorgimentale.Nel 1880, il dipinto "Costume del XVI secolo" riceve elogi dal critico Ferdinando Fontana. Nel 1881, Feragutti sposa Giuseppina Riva, la sua modella, e nel 1891 vinse il prestigioso premio Principe Umberto con il "Ritratto di signora."Dal 1888, a causa di difficoltà finanziarie, Feragutti abbandona la nazionalità svizzera per quella italiana. Negli anni successivi, partecipa a numerose esposizioni ottenendo riconoscimenti. Nel 1890, realizza l'affresco "12 ottobre 1492," rappresentante la scoperta dell'America, distrutto durante la seconda guerra mondiale.Nel 1907, a 57 anni, Feragutti lascia Milano per l'Argentina a causa di problemi familiari ed economici. Durante il suo soggiorno, tiene una personale a Buenos Aires e si dedica al ritratto e ai paesaggi della pampa. Nel 1908, visita la Terra del Fuoco e dipinge paesaggi e figure luminose e colorate. Torna in Italia nel 1909, esponendo le opere realizzate in Argentina nel 1909 alla Permanente di Milano.Dalla metà del secolo, la sua pittura subisce una svolta simbolista. Nel 1911 partecipa alla Mostra degli indipendenti di Roma con opere come "Jagana" e "Confidenze." Nei suoi ultimi anni, si ritira a Vanzago, partecipa a varie mostre milanesi e continua a dipingere, sperimentando uno stile basato sull'assoluta libertà cromatica. Feragutti muore improvvisamente a Milano il 10 marzo 1924, poco prima di una mostra prevista alla galleria Pesaro. La mostra postuma segna le tappe della sua prolificità artistica, esponendo circa ottanta opere.

  • Edoardo Gioia - "Visita Al Colosseo"
    Lot 5

    Edoardo Gioia
    Roma 1862 - Londra 1937

    "Visita Al Colosseo"
    Olio su tavola cm 48,5x28 firmato in basso a dx E.Gioia

    - Edoardo Gioia nacque a Roma il 27 settembre 1862 in una famiglia in cui l’arte era già presente, poiché il padre era pittore. Dopo una formazione classica in un istituto di lingua francese, decise di seguire la vocazione artistica, inizialmente lavorando nello studio paterno. Giovanissimo iniziò a viaggiare tra Italia ed Europa, soggiornando in Francia, Regno Unito, Germania e Paesi Bassi: queste esperienze, ricche di visite a musei e gallerie, ampliarono il suo linguaggio pittorico e lo avvicinarono alle correnti europee contemporanee.Gli anni Ottanta dell’Ottocento furono fondamentali per la sua affermazione. Partecipò a esposizioni a Roma con dipinti e acquerelli che suscitarono consensi e lo portarono a entrare nel gruppo In arte libertas, formato da artisti che cercavano una pittura più moderna e libera dalle convenzioni accademiche. In questo periodo alternò soggetti storici e letterari, scene di caccia, paesaggi e vedute naturalistiche, mostrando una notevole versatilità.Nel 1889 sposò Eugenia Vasio e formò una famiglia con tre figlie. La sua attività si ampliò con numerose commissioni di ritratti destinati ad ambienti aristocratici e borghesi. Parallelamente approfondì con grande competenza il campo delle arti applicate: studiò pigmenti e vernici, progettò vetrate artistiche, realizzò decorazioni per interni, disegni per mobili e ambientazioni dallo stile raffinato e ornamentale.Una parte importante della sua carriera si svolse anche a Londra, dove lavorò per committenze di prestigio decorando sale, soffitti e ambienti privati, oltre a ideare cartoni per vetrate. Pur impegnato nel campo decorativo, continuò a dipingere con costanza ritratti, scene di campagna, animali e marine, caratterizzati da un equilibrio tra realismo e gusto elegante.Nel corso del Novecento consolidò la propria reputazione sia come pittore sia come decoratore, partecipando a esposizioni e ricevendo nuove commissioni. Scelse infine di stabilirsi definitivamente a Londra, dove morì il 30 maggio 1937.

  • Gaetano Bellei - "Il Corteggiamento"
    Lot 6

    Gaetano Bellei
    Modena 1857 - Modena 1922

    "Il Corteggiamento"
    Olio su tela cm 50x70 firmato in basso a dx G.Bellei

    - Gaetano Bellei nacque a Modena il 22 gennaio 1857, figlio di Lorenzo Bellei e Vienna Molinari. Studiò all’Accademia di Belle Arti di Modena sotto la guida del maestro Adeodato Malatesta.Nel 1876, ancora studente, vinse il concorso per il “Premio Poletti” con un dipinto storico-figurativo che gli valse una borsa di studio; grazie a questa opportunità si trasferì a Roma per perfezionarsi, seguendo corsi presso l’Accademia di San Luca e frequentando anche accademie in Francia e in Spagna. In seguito visse un periodo di soggiorno a Firenze, dove entrò in contatto con collezionisti e committenti, in prevalenza inglesi, che commissionavano opere di genere e ritratti.Durante questi anni Bellei sviluppò un gusto per la “pittura di genere”: raffigurava scene di vita quotidiana, spesso con protagonisti bambini, anziani, famiglie modeste, contesti domestici o rurali. Le sue rappresentazioni di affetto, intimità, piccoli gesti familiari e momenti di gioco gli valsero ampia popolarità. I soggetti venivano talvolta riutilizzati in più varianti, per rispondere alla domanda di collezionisti sensibili a quelle atmosfere.Accanto a questi temi di genere Bellei si cimentò anche nella ritrattistica e nella pittura sacra, realizzando pale d’altare, dipinti religiosi e ritratti ufficiali e privati, dimostrando versatilità tecnica e sensibilità compositiva. Dopo il rientro a Modena assunse incarichi di insegnamento: dal 1893 fu docente presso l’Accademia di Belle Arti della sua città, continuando però a partecipare a esposizioni importanti nelle principali città italiane e anche a livello internazionale.La sua tavolozza si distingueva per luminosità e delicatezza cromatica; la sua capacità di rappresentare con delicatezza e realismo le emozioni umane, la quotidianità semplice e gli affetti familiari lo resero un interprete apprezzato di una pittura “popolare-colta”, accessibile e insieme di qualità.Gaetano Bellei morì a Modena nel marzo del 1922.

  • Guglielmo Ciardi - "Lago di Misurina ( Belluno ) 1893"
    Lot 7

    Guglielmo Ciardi
    Venezia 1842-1917

    "Lago di Misurina ( Belluno ) 1893"
    Olio su tavola cm 37x56,5 firmato in basso a sx G.Ciardi

    - Guglielmo Ciardi nacque a Venezia il 13 settembre 1842 da Giuseppe, funzionario statale, e da Teresa De Bei. Dopo aver completato gli studi al collegio di Santa Caterina, decise di dedicarsi alla pittura e si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di Federico Moja per la prospettiva e di Domenico Bresolin per il paesaggio. L’insegnamento di Bresolin, attento alla resa diretta della natura e all’osservazione dal vero, segnò profondamente la sua formazione.Nel 1868 intraprese un viaggio fondamentale che lo portò prima a Firenze, poi a Roma e a Napoli. A Firenze venne a contatto con l’ambiente dei Macchiaioli e con artisti come Telemaco Signorini, che lo influenzarono nella ricerca di una pittura più libera e luminosa. A Napoli conobbe la Scuola di Posillipo e quella di Resina, che gli offrirono nuovi spunti per un naturalismo di impronta verista. Al suo ritorno a Venezia, Ciardi trovò nella laguna e nelle campagne del Veneto un inesauribile motivo d’ispirazione, ritraendo scorci di vita rurale, riflessi d’acqua, cieli ariosi e atmosfere vibranti di luce.Nel 1874 sposò Linda Locatelli, con la quale ebbe quattro figli, tra cui Beppe ed Emma, entrambi destinati a seguire la sua strada artistica. La sua carriera proseguì con grande successo: partecipò a numerose esposizioni in Italia e all’estero, ottenendo premi e riconoscimenti, tra cui la medaglia d’oro all’Esposizione di Nizza del 1883 e quella di Berlino nel 1886 con il dipinto Messidoro, oggi conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.Nel 1894 fu nominato docente di vedute di paese e di mare all’Accademia di Belle Arti di Venezia, succedendo al suo maestro Bresolin, e divenne membro della commissione della Biennale di Venezia, ruolo che ne consacrò l’autorevolezza nel panorama artistico italiano. La sua pittura, pur radicata nella tradizione veneta del vedutismo, seppe rinnovarsi attraverso una sensibilità luministica moderna: i suoi paesaggi della laguna, delle colline trevigiane e delle montagne venete si distinguono per la freschezza cromatica e la capacità di restituire la verità dell’atmosfera.Negli ultimi anni, nonostante problemi di salute che lo colpirono duramente, continuò a dipingere con coerenza e passione. Nel 1915 ricevette la medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di San Francisco, ulteriore riconoscimento alla sua lunga carriera. Morì a Venezia il 5 ottobre 1917, dopo una vita interamente dedicata all’arte e alla natura.Guglielmo Ciardi rimane una delle figure centrali della pittura veneta dell’Ottocento. La sua opera, sospesa tra tradizione e modernità, traduce con autenticità e poesia l’incontro fra la luce e l’acqua, tra l’osservazione quotidiana e la visione lirica del paesaggio. Le sue tele, oggi conservate nei principali musei e collezioni italiane, continuano a testimoniare la grandezza di un artista che seppe trasformare la laguna e la campagna veneta in un linguaggio universale di luce e silenzio.

  • Giuseppe Camona - "Raccoglimento ( esposto alla Biennale di Venezia del 1914 )"
    Lot 8

    Giuseppe Camona
    Milano 1886 - 1917

    "Raccoglimento ( esposto alla Biennale di Venezia del 1914 )"
    Olio su tela cm 60x91 firmato in basso a dx Camona

    - Giuseppe Camona nacque a Milano il 9 maggio 1886 e crebbe in un ambiente sensibile alle arti, immerso nella vivace realtà culturale lombarda di inizio Novecento. La sua formazione lo portò presto a incontrare figure di rilievo del panorama artistico milanese e nel 1908 divenne allievo di Vittore Grubicy de Dragon, maestro attento alla luce, al colore e alle nuove ricerche sul paesaggio. Questo incontro segnò profondamente il suo stile e il suo modo di osservare la natura.Nei primi anni della sua attività Camona si dedicò soprattutto al paesaggio, privilegiando atmosfere pacate, sospese, ricche di sfumature cromatiche delicate. Le sue opere trasmettono un senso di quiete e di armonia, con una particolare attenzione alla luminosità e all’equilibrio tonale. Nel 1914 presentò due paesaggi all’Accademia di Brera e partecipò alla Biennale di Venezia, confermando il suo crescente riconoscimento tra i giovani artisti lombardi.Lo scoppio della Prima guerra mondiale interruppe il suo percorso artistico. Chiamato alle armi, Camona visse direttamente le difficoltà e il dramma del fronte. In quell’esperienza, tuttavia, continuò a disegnare: nacquero così le opere riunite sotto il titolo “Impressioni di guerra”. Si tratta di fogli rapidi ma intensi, privi di enfasi celebrativa, capaci di restituire la vita quotidiana dei soldati, le attese, le fatiche, i momenti di silenzio e di inquietudine. Pur immersi nella tragedia, questi lavori conservano una finezza osservativa che testimonia la sua sensibilità artistica.La sua vita si concluse prematuramente il 15 agosto 1917 a Thiene, in provincia di Vicenza, a causa di una malattia contratta durante il servizio militare.

  • Leonardo Bazzaro - "Stendendo i panni a Chioggia"
    Lot 9

    Leonardo Bazzaro
    Milano 1853 - 1937

    "Stendendo i panni a Chioggia"
    Olio su tavola cm 40x60 firmato in basso a sx L.Bazzaro

    - Leonardo Bazzaro fu un pittore italiano attivo tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, noto soprattutto per i suoi paesaggi, i ritratti e le scene di vita quotidiana. La sua formazione artistica ebbe inizio in un periodo di fermento culturale, in cui le correnti del realismo e del verismo esercitarono una notevole influenza sui giovani artisti italiani. Durante la sua carriera, Bazzaro si distinse per la capacità di catturare la luce e l'atmosfera, elementi che rendono le sue opere particolarmente evocative e ricche di dettagli naturalistici .Il percorso espositivo del pittore lo vide protagonista in numerose mostre sia in Italia che all’estero, contribuendo così a diffondere il suo stile personale e a consolidare la sua reputazione nell’ambito della pittura di genere e del paesaggio. Pur rimanendo ancorato ai canoni del realismo, Bazzaro sperimentò progressivamente nuove tecniche e linguaggi pittorici, integrando elementi modernisti che evidenziarono la sua capacità di interpretare in chiave personale la realtà circostante .Oggi, le opere di Leonardo Bazzaro sono apprezzate non solo per la loro bellezza formale, ma anche per il valore storico e culturale che rappresentano, testimonianza di un’epoca di importanti trasformazioni artistiche e sociali in Italia. Molte delle sue creazioni sono custodite in collezioni museali e private, continuando a suscitare interesse e ammirazione tra collezionisti e studiosi d’arte.Questa breve biografia intende offrire una panoramica della vita e dell’opera di un artista che, pur essendo stato apprezzato nel suo tempo, oggi rappresenta un importante capitolo della storia della pittura italiana.

  • Cesare Uva - "La marcia dei Garibaldini"
    Lot 10

    Cesare Uva
    Avellino 1828 - Napoli 1886

    "La marcia dei Garibaldini"
    Olio su tela cm 48x65 firmato in basso a dx C.Uva ( difetti )

    - Cesare Uva nacque ad Avellino l’11 novembre 1824 in una famiglia semplice. Il padre, decoratore d’interni, gli trasmise fin da bambino il gusto per il disegno e lo introdusse alle prime tecniche pittoriche. Nonostante le difficoltà economiche, Uva mostrò un talento precoce: un premio ottenuto nel 1848 gli permise di proseguire gli studi a Napoli, dove si iscrisse al Real Istituto di Belle Arti. In quell’ambiente entrò in contatto con il paesaggismo romantico e affinò la capacità di osservare la natura con attenzione luministica e sensibilità poetica.Terminata la formazione, tornò per un periodo ad Avellino, dove aprì una piccola bottega e impartì lezioni di pittura. Ben presto però si stabilì definitivamente a Napoli, città nella quale trovò un pubblico sensibile alle sue vedute e un ambiente artistico più stimolante. Con un collega aprì uno studio in via Riviera di Chiaia, luogo in cui produsse molte delle opere oggi considerate rappresentative della sua attività.La sua pittura si concentrò soprattutto sul paesaggio: marine, vedute campane, scorci di Napoli, di Pompei e dell’Irpinia costituiscono il nucleo centrale della sua produzione. Uva prediligeva la tempera e il guazzo su carta o cartoncino, tecniche che gli consentivano di ottenere effetti di luce rapidi, freschi e vibranti. Le sue scene sono spesso immerse in una atmosfera quieta e armoniosa, con cieli morbidi, colori delicati e un senso di pacata poesia.Accanto alla pittura svolse anche attività di restauro e scenografia, contribuendo alla valorizzazione di alcuni edifici pubblici della sua città natale. Fu apprezzato da committenti aristocratici e da un pubblico che riconosceva nelle sue opere una rappresentazione immediata e sincera della bellezza del paesaggio meridionale.Cesare Uva morì a Napoli il 16 febbraio 1886.

  • Alfredo Protti - "A Gustavo"
    Lot 11

    Alfredo Protti
    Bologna 1882 - 1949

    "A Gustavo"
    Olio su tela cm 48x41 firmato in basso a sx A.Protti

    - Alfredo Protti nacque a Bologna il 26 aprile 1882 in una famiglia di umili origini: il padre era staderaio. Fin da giovane mostrò inclinazioni artistiche e si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ebbe come maestro Domenico Ferri. Tuttavia Protti rifiutò i rigidi schemi accademici e preferì percorrere una propria strada creativa, profondamente influenzata dalle nuove sensibilità europee e da un gusto per la pennellata libera, la luce e l’atmosfera piuttosto che per la definizione precisa dei contorni.Già nei primi anni del Novecento iniziò a partecipare alle principali rassegne bolognesi. Tra il 1906 e il 1911 vinse per sei volte consecutive il premio dell’Associazione artistica cittadina, a conferma del talento precoce e della riconoscibilità del suo linguaggio pittorico. Nel 1909 fece il suo esordio alla Biennale di Venezia e negli anni successivi portò le sue opere in importanti esposizioni nazionali e internazionali, tra cui salette a Milano, Roma e manifestazioni all’estero.La sua pittura si distinse per un interesse marcato verso interni eleganti, figure femminili colte in momenti di intimità e quotidianità, nudi delicati o scene cariche di sensualità sottile. Attrasse l’attenzione di una borghesia raffinata e desiderosa di opere che unissero grazia, eleganza e una modernità discreta. In queste sue composizioni la luce, i riflessi e l’ambiente giocano un ruolo centrale: la tavolozza morbida e le pennellate ampie creano ambienti soffusi, carichi di un fascino elegiaco e di intimità domestica. È un realismo di sentimento, una reinterpretazione tardo-impressionista della vita borghese, lontana da accademismi rigidi e da eccessi decorativi.Nel corso degli anni Venti la sua produzione continuò, ma con toni più meditativi. Sempre affascinato dall’intimità domestica, ritratte giovani donne, scene di vita quotidiana, pose di grazia, a volte accompagnate dalla presenza discreta di oggetti, tessuti, riflessi. Sul finire di quel decennio la sua visibilità fu un po’ offuscata da nuove tendenze artistiche che emergevano, ma egli, pur lavorando con meno clamore, continuò a dipingere in modo coerente con la propria poetica.Tra gli anni Trenta e la sua scomparsa si dedicò anche a soggetti meno frequenti nella sua carriera fino a quel momento, come nature morte e paesaggi, spesso caratterizzati da una sensibilità più raccolta e intimista. In questi lavori traspare un artista che non cerca il colpo di scena, ma la delicatezza del quotidiano, la quiete, la luce soft del ricordo.Protti concluse la sua vita il 29 aprile 1949.

  • Bruto Mazzolani - "In riva al lago"
    Lot 12

    Bruto Mazzolani
    Ferrara 1880 - Milano 1949

    "In riva al lago"
    Olio su tela cm 70x50 firmato in basso a dx B.Mazzolani

    - Bruto Mazzolani nacque a Ferrara nel 1880 in una famiglia già legata al mondo dell’arte: il padre era pittore e restauratore, e fu lui il primo vero maestro del giovane Bruto. Cresciuto in un ambiente in cui il disegno e il colore erano parte della vita quotidiana, si formò presto un gusto per la pittura che lo portò a proseguire gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, sotto la guida di Domenico Ferri. Dopo questo periodo di formazione accademica si trasferì a Milano, città più dinamica e stimolante, dove iniziò a costruire una carriera autonoma.La sua produzione si orientò fin dagli esordi verso due ambiti principali: la figura e il paesaggio. Nei ritratti e nei nudi femminili emergono un’attenzione marcata ai volumi, alle variazioni della luce sulla pelle e ai giochi di chiaroscuro che modellano le forme. Le pennellate, con il tempo sempre più libere e materiche, rivelano un progressivo distacco dai rigori accademici e una vicinanza alle ricerche più moderne del suo tempo.Parallelamente si dedicò con costanza al paesaggio, prediligendo ambienti lacustri e vedute serene. Il Lago di Como, le sue sponde e piccoli borghi come Lierna furono tra i soggetti più amati. In queste opere Mazzolani interpretò la natura con sensibilità luminosa, cercando il riflesso dell’acqua, la quiete dei cieli, le tonalità delicate che cambiano con le stagioni. Sono dipinti che uniscono realismo e poesia, costruiti su una tavolozza morbida, fatta di passaggi cromatici sfumati.Espose in diverse città italiane e trovò un pubblico attento soprattutto nella borghesia milanese, che apprezzava sia i suoi interni intimi sia le vedute paesaggistiche ricche di atmosfera. Mantenne per tutta la vita una produzione costante e coerente, capace di evolvere senza perdere il legame con le sue radici figurative.Bruto Mazzolani morì a Milano nel 1949.

  • Tito Conti - "Bel viso"
    Lot 13

    Tito Conti
    Firenze 1842 - Firenze 1924

    "Bel viso"
    Olio su tela cm 52x42 firmato in basso a dx Tito Conti

    - Tito Conti nacque a Firenze nel 1842 e mostrò fin da ragazzo un talento naturale per il disegno. Intorno ai tredici anni entrò all’Accademia di Belle Arti della sua città, dove ricevette una formazione solida e rigorosa. Nel 1861, ancora giovane, esordì alla Esposizione Nazionale con un dipinto ispirato a Cristoforo Colombo, segno di un precoce interesse per i soggetti storici e letterari.Nella prima fase della sua carriera si dedicò infatti a temi tratti dalla storia, dalla letteratura e dalla tradizione classica. Con il tempo però la sua attenzione si spostò verso la pittura di genere, che gli offriva maggiore libertà narrativa. In questo ambito produsse opere ambientate in interni raffinati, popolate da figure eleganti, dame e gentiluomini, servitori, musici e personaggi in costume. I suoi quadri, spesso ricchi di dettagli minuti, riflettono un gusto per l’eleganza, per gli arredi preziosi, per i tessuti, per la definizione accurata dei volti e per la ricostruzione di atmosfere intime e brillanti.Conti sviluppò una tecnica precisa e raffinata, caratterizzata da una tavolozza morbida e da una cura minuziosa per ogni elemento dell’immagine. Le sue composizioni, costruite con equilibrio, raccontano piccole storie e momenti di vita quotidiana filtrati attraverso una sensibilità elegante e misurata. Proprio questa combinazione di realismo, grazia e gusto decorativo gli garantì un notevole successo presso la borghesia e l’aristocrazia italiana ed europea.Accanto all’attività di pittore svolse anche il ruolo di docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze, contribuendo alla formazione di giovani artisti e alla diffusione di un linguaggio pittorico attento al dettaglio e alla qualità formale.Tito Conti morì a Firenze nel 1924.

  • Luigi Turulo - "Venezia, Campo San Giovanni E Paolo"
    Lot 14

    Luigi Turulo
    1875 Monselice - 1957 Venezia

    "Venezia, Campo San Giovanni E Paolo"
    Olio su cartone cm 65x64 firmato in basso a sx L.Turulo

    - Luigi Turolo nacque a Monselice nel 1875 e si formò come pittore tra il Veneto e Venezia, città nella quale trascorse gran parte della sua vita e dove si spense nel 1957. La sua carriera si sviluppò in un periodo di intensa vitalità artistica, nel quale i linguaggi figurativi oscillavano tra tradizione e modernità. In questo contesto Turolo costruì un percorso personale, discreto ma costante, che lo portò a esporre in alcune importanti rassegne nazionali, in particolare mostre milanesi del primo Novecento.La sua produzione comprende paesaggi, nudi e scene intime. Nei paesaggi emerge una sensibilità attenta alla luce e alle atmosfere serene: campi, colline, specchi d’acqua e scorci rurali sono rappresentati con equilibrio cromatico e un senso di quiete che restituisce la semplicità del mondo naturale. Nei nudi e nelle figure femminili la sua pittura si fa più morbida e raccolta, con una resa delicata dei volumi e una ricerca di armonia nelle pose. Anche le scene di vita quotidiana, a volte ambientate in interni, riflettono un gusto per la compostezza, per il silenzio e per un realismo misurato.

  • Alberto Cecconi - "Giovane Violinista"
    Lot 15

    Alberto Cecconi
    Firenze 1897 - 1971

    "Giovane Violinista"
    Olio su tela cm 80x60 firmato in basso a sx A.Cecconi

    - Alberto Cecconi nacque a Firenze il 21 febbraio 1897. Studiò pittura presso l’Accademia d’Arte della sua città natale e frequentò anche la scuola libera del nudo a Roma, affinando una formazione seria e classica. Il suo debutto espositivo risale al 1921, quando presentò a Firenze il dipinto «Giorno di festa», con il quale ottenne un’importante premialità.Negli anni Venti partì per l’America del Sud, dove visse e lavorò a lungo: soggiornò in paesi come Brasile, Argentina, Uruguay, Cile e Perù. In quelle terre tenne diverse mostre personali e guadagnò riconoscimenti, imponendosi come artista apprezzato anche oltre i confini europei. Al ritorno in Italia, verso la fine del decennio, riprese ad esporre con regolarità: le sue opere vennero presentate in mostre a Roma, Firenze, Milano, Torino e altre città, riscuotendo consenso fra critica e collezionisti.La sua produzione spazia su temi molteplici. Dipinse paesaggi, marine, scene rurali, scorci toscani e liguri, ma anche interni, figure, scene di genere e ritratti. Vi si riconosce una particolare sensibilità per la luce e per l’atmosfera: i paesaggi emanano quiete, i luoghi evocano memorie e la tecnica traduce con delicatezza le variazioni tonali. Fra le sue opere di rilievo c’è «Il paesetto di Manarola» del 1932, conservato nella Galleria d’Arte Moderna di Genova.Cecconi attraversò anche decenni turbolenti, tra guerre e mutamenti sociali, ma seppe mantenere coerenza stilistica e qualità espressiva. Continuò a dipingere per tutta la vita, evolvendo con sensibilità e senza aderire a mode passeggere: il suo tratto rimase figurativo, osservatore del reale e attento all’animo dei luoghi. Morì a Firenze nel 1971Alberto Cecconi nacque a Firenze il 21 febbraio 1897. Studiò pittura presso l’Accademia d’Arte della sua città natale e frequentò anche la scuola libera del nudo a Roma, affinando una formazione seria e classica. Il suo debutto espositivo risale al 1921, quando presentò a Firenze il dipinto «Giorno di festa», con il quale ottenne un’importante premialità.Negli anni Venti partì per l’America del Sud, dove visse e lavorò a lungo: soggiornò in paesi come Brasile, Argentina, Uruguay, Cile e Perù. In quelle terre tenne diverse mostre personali e guadagnò riconoscimenti, imponendosi come artista apprezzato anche oltre i confini europei. Al ritorno in Italia, verso la fine del decennio, riprese ad esporre con regolarità: le sue opere vennero presentate in mostre a Roma, Firenze, Milano, Torino e altre città, riscuotendo consenso fra critica e collezionisti.La sua produzione spazia su temi molteplici. Dipinse paesaggi, marine, scene rurali, scorci toscani e liguri, ma anche interni, figure, scene di genere e ritratti. Vi si riconosce una particolare sensibilità per la luce e per l’atmosfera: i paesaggi emanano quiete, i luoghi evocano memorie e la tecnica traduce con delicatezza le variazioni tonali. Fra le sue opere di rilievo c’è «Il paesetto di Manarola» del 1932, conservato nella Galleria d’Arte Moderna di Genova.Cecconi attraversò anche decenni turbolenti, tra guerre e mutamenti sociali, ma seppe mantenere coerenza stilistica e qualità espressiva. Continuò a dipingere per tutta la vita, evolvendo con sensibilità e senza aderire a mode passeggere: il suo tratto rimase figurativo, osservatore del reale e attento all’animo dei luoghi. Morì a Firenze nel 1971.

  • Carlo Costantino Tagliabue - "La Presolana parete nord 1936"
    Lot 16

    Carlo Costantino Tagliabue
    Bresso (MI) 1880 - Milano 1960

    "La Presolana parete nord 1936"
    Olio su tela cm 69,5x100 firmato in basso a sx C.Tagliabue

    - Il pittore Carlo Costantino Tagliabue e' nato ad Affori (Milano) nel 1880 e morto a Milano nel 1960. Appreso il disegno nelle Scuole di decorazione di Milano, fu dapprima decoratore, poi copista nelle varie pinacoteche e gallerie studiando e riproducendo prevalentemente i maestri dell'antichita'. Dopo queste esperienze, si dedico' soltanto al paesaggio ed alle marine. Esordi' alla Permanente milanese, nel 1905; poi partecipo' frequentemente alle Biennali di Brera e ad altre esposizioni nazionali. Predilige il paesaggio di montagna, che rende con tendenza segantiniana, e due lavori di questo genere sono stati acquistati dalla Banca Commerciale Italiana; alcune marine, fra le quali "La mareggiata" furono acquistate dal Re. Altri dipinti sono conservati in Italia ed all'estero, presso enti e privati. Citansi di lui anche "Sotto le nubi", e parecchi affreschi di carattere religioso. Alla Galleria d'Arte Moderna di Milano esistono: "Notturno" e "Plenilunio a Venezia".Note biografiche tratte dal Dizionario Illustrato dei Pittori, Disegnatori ed Incisori Italiani A.M. Comanducci.

  • Vittore Antonio Cargnel - "Paesaggio Bellunese"
    Lot 17

    Vittore Antonio Cargnel
    1872 - 1931

    "Paesaggio Bellunese"
    Olio su tela cm 43x56,5 firmato in basso a dx V.Carniel

    - Vittore Antonio Cargnel, nato a Venezia nel 1872, fu un pittore italiano il cui percorso artistico si sviluppò tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX secolo. Nel 1888, si iscrisse all'Accademia di Venezia, ma gran parte della sua formazione avvenne nello studio di Cesare Laurenti, noto pittore simbolista. Cargnel trasse ispirazione anche dalle opere di artisti come Ciardi, Favretto e Nono, dai quali trasse numerosi suggerimenti per il suo sviluppo artistico.Le sue capacità artistiche si manifestarono in opere sia di carattere simbolista, come "La sera di Ca’ Pesaro" del 1899, che in ritratti, tra cui il noto "Ritratto di Giuseppe Favaro" del 1905. Tuttavia, la sua vera natura artistica si rivelò come paesaggista, radicato nella tradizione del tardo Ottocento veneto. Questo filone tematico rimase costante in tutta la sua carriera, con la campagna veneta e friulana come principale soggetto delle sue opere.Cargnel partecipò alla I Biennale nel 1895 con l'opera "Averte faciem tuam, domine, a peccatis meis," fortemente influenzata da Nono e Laurenti. La sua partecipazione continuò anche nelle edizioni successive della Biennale e in mostre internazionali come il Salon di Parigi, San Pietroburgo e Lipsia. La sua pittura si evolse verso una maggiore attenzione alla vibrazione atmosferica, evidente nelle opere esposte all'VIII Mostra internazionale di Monaco di Baviera.Nel 1900, si trasferì vicino a Treviso, dove avviò una fonderia di campane, e nel 1910 si trasferì a Sacile, dove rimase fino alla disfatta di Caporetto nel 1917. Durante questo periodo, realizzò alcuni dei suoi migliori paesaggi della pedemontana pordenonese, come "Poffabro" del 1912. Dopo la guerra, tornò spesso al paesaggio pedemontano e friulano anche dopo il trasferimento a Milano nel 1918, dove trovò un ambiente favorevole alla diffusione della sua pittura. Nel 1924 divenne socio onorario della regia Accademia di belle arti di Brera.La sua attività espositiva continuò con successo, partecipando a mostre importanti in Italia e all'estero. Cargnel morì a Milano nel 1931, e l'anno successivo si tenne una vasta retrospettiva alla Galleria Milano. Il suo contributo artistico fu successivamente riconosciuto con la presenza di due sue opere alla mostra dei quarant'anni della Biennale nel 1935. La sua opera ricevette una nuova attenzione nel corso degli anni, con retrospettive significative nel 1968 a Pordenone, nel 1988 a Sacile e nel 1999 al Museo civico di Pordenone. Opere di Cargnel si trovano oggi presso il Museo civico d'arte e la provincia di Pordenone.

  • Vittore Antonio Cargnel - "Paese Friulano"
    Lot 18

    Vittore Antonio Cargnel
    Venezia 1872 - Milano 1931

    "Paese Friulano"
    Olio su tela cm 50x59,5 firmato in basso a sx V.Cargnel

    - Vittore Antonio Cargnel, nato a Venezia nel 1872, fu un pittore italiano il cui percorso artistico si sviluppò tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX secolo. Nel 1888, si iscrisse all'Accademia di Venezia, ma gran parte della sua formazione avvenne nello studio di Cesare Laurenti, noto pittore simbolista. Cargnel trasse ispirazione anche dalle opere di artisti come Ciardi, Favretto e Nono, dai quali trasse numerosi suggerimenti per il suo sviluppo artistico.Le sue capacità artistiche si manifestarono in opere sia di carattere simbolista, come "La sera di Ca’ Pesaro" del 1899, che in ritratti, tra cui il noto "Ritratto di Giuseppe Favaro" del 1905. Tuttavia, la sua vera natura artistica si rivelò come paesaggista, radicato nella tradizione del tardo Ottocento veneto. Questo filone tematico rimase costante in tutta la sua carriera, con la campagna veneta e friulana come principale soggetto delle sue opere.Cargnel partecipò alla I Biennale nel 1895 con l'opera "Averte faciem tuam, domine, a peccatis meis," fortemente influenzata da Nono e Laurenti. La sua partecipazione continuò anche nelle edizioni successive della Biennale e in mostre internazionali come il Salon di Parigi, San Pietroburgo e Lipsia. La sua pittura si evolse verso una maggiore attenzione alla vibrazione atmosferica, evidente nelle opere esposte all'VIII Mostra internazionale di Monaco di Baviera.Nel 1900, si trasferì vicino a Treviso, dove avviò una fonderia di campane, e nel 1910 si trasferì a Sacile, dove rimase fino alla disfatta di Caporetto nel 1917. Durante questo periodo, realizzò alcuni dei suoi migliori paesaggi della pedemontana pordenonese, come "Poffabro" del 1912. Dopo la guerra, tornò spesso al paesaggio pedemontano e friulano anche dopo il trasferimento a Milano nel 1918, dove trovò un ambiente favorevole alla diffusione della sua pittura. Nel 1924 divenne socio onorario della regia Accademia di belle arti di Brera.La sua attività espositiva continuò con successo, partecipando a mostre importanti in Italia e all'estero. Cargnel morì a Milano nel 1931, e l'anno successivo si tenne una vasta retrospettiva alla Galleria Milano. Il suo contributo artistico fu successivamente riconosciuto con la presenza di due sue opere alla mostra dei quarant'anni della Biennale nel 1935. La sua opera ricevette una nuova attenzione nel corso degli anni, con retrospettive significative nel 1968 a Pordenone, nel 1988 a Sacile e nel 1999 al Museo civico di Pordenone. Opere di Cargnel si trovano oggi presso il Museo civico d'arte e la provincia di Pordenone.

  • Leonardo Roda - "Breuile Cervinia 1926"
    Lot 19

    Leonardo Roda
    Racconigi 1868 - Torino 1933

    "Breuile Cervinia 1926"
    Olio su cartone cm 48x49 firmato in basso a dx L.Roda

    - Leonardo Roda è nato nel 1868 a Racconigi, Italia. Cresciuto in una famiglia di alpinisti e artisti botanici, ha coltivato sin da giovane l'amore per la montagna e l'arte. Ha iniziato la sua carriera artistica nel 1889, esponendo opere presso la Promotrice di Torino.Roda era noto per i suoi dipinti di paesaggi alpini e scene della vita di montagna, spesso ritraendo il maestoso Cervino. Ha anche dipinto paesaggi della pianura padana e del mare ligure. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto riconoscimenti e premi per le sue opere, ma verso la fine degli anni '20 ha abbandonato l'attività espositiva e si è ritirato dall'ambiente artistico.La sua pittura è stata descritta come un equilibrio tra realismo e espressionismo, con un'attenzione particolare alla luce e ai cambiamenti atmosferici. Roda è stato elogiato per la sua capacità di catturare la bellezza della natura, sia nelle montagne che nella campagna.La sua salute ha iniziato a declinare negli anni '30, e Roda è morto nel 1933. Sebbene la critica dell'epoca non sia stata sempre gentile con lui, le sue opere sono ancora oggi ammirate e conservate in collezioni private e musei.

  • Anna Tallone - "Cervino Al Tramonto"
    Lot 20

    Anna Tallone
    Casteggio 1901 - 1961 Pavia

    "Cervino Al Tramonto"
    Olio su tavola cm 39,5x50,5 firmato in basso a dx C.Tallone

    - Anna Nascimbene Tallone è stata una pittrice italiana. Si formò presso la Scuola Civica di Pittura di Pavia e successivamente all'Accademia di Brera a Milano, dove conseguì il diploma. A partire dal 1923, partecipò alle principali mostre d'arte italiane, ottenendo riconoscimenti per la sua poetica di suggestione femminile. Ha tenuto personali in città come Genova, Milano, Parma e Torino, oltre che in Argentina. Sue opere sono conservate nelle gallerie d'arte moderna di Milano e Roma.

  • Adolfo Rolla - "Pilas val d'Ayas"
    Lot 21

    Adolfo Rolla
    Buenos Aires 1899 - Torino 1967

    "Pilas val d'Ayas"
    Olio su tavola cm 36x47 firmato in basso a dx A.Rolla

    - Adolfo Rolla nacque a Buenos Aires nel 1899, ma si trasferì in giovane età in Italia, dove intraprese la sua formazione artistica. Scelse Torino come punto di riferimento e frequentò l’Accademia Albertina, dove ebbe come maestri personalità di rilievo della pittura piemontese. In questo ambiente assimilò una solida tecnica figurativa e un’attenzione particolare per la resa naturale della luce, qualità che sarebbero diventate caratteristiche centrali del suo linguaggio pittorico.Il suo debutto espositivo avvenne nel 1924 alla Promotrice di Torino, evento che segnò l’inizio di una carriera costellata da partecipazioni a mostre in numerose città italiane, tra cui Milano, Bologna, Firenze e Genova. Spesso soggiornò e lavorò anche in Liguria, regione nella quale i suoi paesaggi trovarono nuovi spunti di luce e colore.La sua produzione si orientò soprattutto verso il paesaggio. Rolla amava rappresentare scenari montani, boschi, vallate e soprattutto vedute invernali, nelle quali la neve diventa elemento poetico, capace di riflettere la luce e creare atmosfere silenziose e contemplative. La sua pittura ricerca sempre una dimensione pacata: paesaggi tranquilli, cieli soffusi, riflessi delicati, un uso misurato dei toni che suggerisce quiete più che spettacolarità.Accanto ai paesaggi produsse anche nature morte, figure e scene di genere, opere nelle quali si ritrova la stessa attenzione per l’armonia compositiva e per una luminosità controllata. Lo stile di Rolla resta legato a una figurazione sensibile e ordinata, che unisce osservazione del vero e un’attitudine meditativa.Adolfo Rolla morì a Torino nel 1967.

  • Carlo Bossone - "Macugnaga Isella in primavera"
    Lot 22

    Carlo Bossone
    Savona 1904 - Vanzone San Carlo (VB) 1991

    "Macugnaga Isella in primavera"
    Olio su tavola cm 34x44 firmato in basso a dx C.Bossone

    - Carlo Bossone nacque a Savona il 20 maggio 1904. Fin da giovane mostrò grande propensione per il disegno e la pittura. Per seguire la sua vocazione si trasferì a Torino, dove frequentò l’Accademia Albertina, accompagnando gli studi anche con esperienze pratiche in atelier privati e apprendistato in studi di pittura. Durante questi anni maturò un profondo legame con la natura e con il paesaggio alpino, che diventeranno il centro del suo immaginario artistico.Dopo un periodo di esperienze anche all’estero, Bossone si stabilì nella regione dell’Ossola, ai piedi del massiccio del Monte Rosa. Qui trovò il suo “luogo dell’anima”: la montagna, le valli, i boschi, i laghi e i paesini alpini divennero soggetti privilegiati delle sue opere. Negli anni maturi si dedicò soprattutto alla pittura “en plein air”, catturando atmosfere, luci, stagioni e silenzi di quelle terre con sensibilità e rispetto. Nella sua tavolozza prevalgono toni naturali, un uso attento della luce e una pennellata che privilegia l’intensità emotiva del paesaggio piuttosto che la pura resa descrittiva.Parallelamente al paesaggio, Bossone ritrasse con delicatezza figure umane, nature morte e scorci di vita quotidiana nelle valli. Per lui la natura non era solo sfondo ma protagonista, testimonianza di un legame profondo tra uomo e territorio. Il suo tratto sobriamente realistico, talvolta toccato da sfumature impressioniste, riusciva a evocare la solitudine delle montagne, il fresco delle acque alpine, la quiete dei boschi.Negli anni la sua pittura attirò l’attenzione non solo di collezionisti privati ma anche di appassionati e istituzioni. Fu riconosciuto come punto di riferimento per una “scuola” che raccoglieva allievi, seguaci e ammiratori del suo modo di interpretare la montagna come soggetto artistico privilegiato. Le sue opere vennero esposte in varie sedi, a volte accanto a quelle dei suoi allievi, confermando il valore del suo impegno artistico e la coerenza del suo percorso.Carlo Bossone visse a lungo, dedicandosi con passione e costanza alla pittura e all’insegnamento artistico. Morì nel 1991, a quasi 87 anni.

  • Ottorino Campagnari - "Torrente in val Chisone"
    Lot 23

    Ottorino Campagnari
    Mestre 1910 - Torino 1982

    "Torrente in val Chisone"
    Olio su tavola cm 40x50 firmato in basso a dx O.Campagnari

    - Ottorino Campagnari è stato un illustre artista paesaggista dello stile tardo ottocentesco, la cui carriera artistica ha inizio fin da giovane. Si specializzò nell'affresco di scene montane e nelle vibranti rappresentazioni delle mareggiate lungo la costa ligure, in particolare nelle vicinanze di Varigotti, dove spesso soggiornava per trarre ispirazione.La sua presenza artistica è stata notevole, partecipando a numerose mostre nazionali, tra cui spicca la sua partecipazione alla Promotrice di belle arti di Torino nel 1942. Campagnari ha tenuto sia mostre personali che ha partecipato a esposizioni collettive in Italia e all'estero.Le sue composizioni si caratterizzano per la loro piacevolezza e per la capacità espressiva dell'artista. Questa capacità espressiva è indubbiamente degna di interesse, paragonabile ai suoi paesaggi. È sostenuta da una solida e attenta preparazione artistica, che gli ha permesso in molti casi di catturare in modo straordinario la bellezza e l'autenticità di un paesaggio, spesso accompagnato da figure umane, e il mondo circostante. Questa impostazione artistica è rimasta costante nel tempo, mantenendo la sua struttura e la sua suggestiva adesione alle montagne che erano care ad altri grandi maestri dell'arte come Maggi, Musso, Rolla e Angelo Abrate.È evidente che Campagnari ha mantenuto intatto il suo dialogo con la natura, preservando la genuinità delle sue immagini, la fedeltà all'ambiente e la coerenza nella testimonianza di un dipingere che ha conquistato il pubblico per il suo costante amore per l'antica "veduta" e per il suo sincero intento rappresentativo. La sua raffigurazione è sempre piacevole, pronta a catturare il profondo significato di una tradizione paesaggistica che sembra resistere a ogni cambiamento estetico. Questa tradizione è indissolubilmente legata alla cultura figurativa piemontese dell'Ottocento e del Primo Novecento.Campagnari ha sviluppato una linea espressiva distintiva e inconfondibile, dimostrando una notevole abilità nel rendere con leggerezza e delicatezza il candido manto della neve e nel catturare gli ultimi dettagli di un paesaggio in continua trasformazione con il passare delle stagioni. La sua opera è un tributo duraturo alla bellezza della natura e alla ricca tradizione artistica dell'Ottocento e del primo Novecento, che continua a influenzare e a ispirare gli amanti di un genere pittorico che, pur in un mondo in continua evoluzione, resta un richiamo sentito e rassicurante nelle giornate agitate della nostra esistenza.

  • Oreste Albertini - "Paesaggio Montano"
    Lot 24

    Oreste Albertini
    Torre del Mangano (PV) 1887 - Besano (VA) 1953

    "Paesaggio Montano"
    Olio su cartone cm 18,5x24 firmato in basso a dx O.Albertini

    - Oreste Albertini nacque il 28 marzo 1887 a Torre del Mangano, un piccolo comune in provincia di Pavia. Fin da giovane, dimostrò un forte interesse per l'arte e, all'età di tredici anni, divenne apprendista dell'affreschista Cesare Maroni, collaborando alla realizzazione di affreschi nella chiesa di Besano, in provincia di Varese. La sua formazione continuò presso la Scuola Civica di Pittura di Pavia, dove affinò le sue competenze artistiche.Nel 1910 si trasferì a Milano per proseguire i suoi studi. Si iscrisse alla Scuola di Decorazione dell'Umanitaria e frequentò l'Accademia di Brera. Durante questi anni, Albertini si avvicinò all'ambiente artistico milanese, partecipando alle esposizioni della Permanente e iniziando a fare esperienza nel campo della pittura decorativa e del lavoro come operaio meccanico.Nel 1921, Albertini si stabilì a Besano, dove trascorse il resto della sua vita. Nonostante la sua residenza in provincia, continuò a frequentare Milano, dove allestì un atelier e partecipò attivamente alle esposizioni. La sua pittura, inizialmente influenzata dal divisionismo, si concentrò principalmente su paesaggi, specialmente sulle Dolomiti e sulle campagne del Varesotto, tra cui Besano e Viconago.Le opere di Albertini sono note per la loro tecnica raffinata e la capacità di catturare l'essenza dei luoghi rappresentati. La sua sensibilità artistica gli permise di trasmettere la bellezza naturale dei paesaggi, con un'attenzione particolare alla luce e ai dettagli. Alcuni dei suoi lavori sono conservati in importanti collezioni pubbliche, tra cui i musei civici di Pavia e la Galleria d'Arte Moderna di Milano.Oreste Albertini morì il 7 luglio 1953 a BesanoOreste Albertini nacque il 28 marzo 1887 a Torre del Mangano, un piccolo comune in provincia di Pavia. Fin da giovane, dimostrò un forte interesse per l'arte e, all'età di tredici anni, divenne apprendista dell'affreschista Cesare Maroni, collaborando alla realizzazione di affreschi nella chiesa di Besano, in provincia di Varese. La sua formazione continuò presso la Scuola Civica di Pittura di Pavia, dove affinò le sue competenze artistiche.Nel 1910 si trasferì a Milano per proseguire i suoi studi. Si iscrisse alla Scuola di Decorazione dell'Umanitaria e frequentò l'Accademia di Brera. Durante questi anni, Albertini si avvicinò all'ambiente artistico milanese, partecipando alle esposizioni della Permanente e iniziando a fare esperienza nel campo della pittura decorativa e del lavoro come operaio meccanico.Nel 1921, Albertini si stabilì a Besano, dove trascorse il resto della sua vita. Nonostante la sua residenza in provincia, continuò a frequentare Milano, dove allestì un atelier e partecipò attivamente alle esposizioni. La sua pittura, inizialmente influenzata dal divisionismo, si concentrò principalmente su paesaggi, specialmente sulle Dolomiti e sulle campagne del Varesotto, tra cui Besano e Viconago.Le opere di Albertini sono note per la loro tecnica raffinata e la capacità di catturare l'essenza dei luoghi rappresentati. La sua sensibilità artistica gli permise di trasmettere la bellezza naturale dei paesaggi, con un'attenzione particolare alla luce e ai dettagli. Alcuni dei suoi lavori sono conservati in importanti collezioni pubbliche, tra cui i musei civici di Pavia e la Galleria d'Arte Moderna di Milano.Oreste Albertini morì il 7 luglio 1953 a Besano.

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Asta 63 - Dipinti di selezionati del XIX e XX

Gentili amici e appassionati d’arte,

Siamo lieti di informarvi che è disponibile online il catalogo dell' Asta 63, in programma sabato 13 dicembre 2025 alle ore 15:00, con diretta video.

Sessions

  • 13 December 2025 hours 15:00 Sabato, inizio ore 15:00 (1 - 40)

Exhibition

MOSTRA ASTA


La visione delle opere, presso la sede di Brescia, Via Fratelli Cairoli 26, è su appuntamento, via telefono o whatsapp +39 351 3351 356.

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