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  • David Teniers il Giovane (attribuito a) (Anversa 15/12/1610-Bruxelles 25/04/1690)  - Il banchetto delle scimmie, 17° secolo
    Lot 1

    David Teniers il Giovane (attribuito a) (Anversa 15/12/1610-Bruxelles 25/04/1690) - Il banchetto delle scimmie, 17° secolo H cm 16x27 - in cornice H cm 23x34 Olio su cartoncino incollato su tavola

  • Pietro Liberi (cerchia di) (Padova 1605-Venezia 1687)  - La toilette di Venere, 17° secolo
    Lot 2

    Pietro Liberi (cerchia di) (Padova 1605-Venezia 1687) - La toilette di Venere, 17° secolo H cm 29x45 - in cornice H cm 39x55 Olio su tavola In cornice di legno dorata.

  • Antonio Bellucci (attribuito_a) (Pieve di Soligo 1654-Pieve di Soligo 1726)  - Susanna e i Vecchioni, 17° secolo
    Lot 3

    Antonio Bellucci (attribuito_a) (Pieve di Soligo 1654-Pieve di Soligo 1726) - Susanna e i Vecchioni, 17° secolo cm 120X194 Dipinto ad olio su tela Pittore Veneto del XVII Secolo (Antonio Bellucci, Pieve di Soligo, 1654 – Pieve di Soligo, 1726) Susanna e i Vecchioni 120x194 Olio su tela

  • Anthonie  Victoryns (Anversa 1620-1656)  - Giocatori di dadi in un interno, 17° secolo
    Lot 4

    Anthonie Victoryns (Anversa 1620-1656) - Giocatori di dadi in un interno, 17° secolo H cm 33x27 - in cornice H cm 43x35.5 Olio su tela Firmato in basso a sinistra

  • Alessandro Magnasco (Genova 1667-1749)  - Paesaggio con personaggi
    Lot 5

    Alessandro Magnasco (Genova 1667-1749) - Paesaggio con personaggi H cm 178x158 - in cornice H cm 192x174 Il dipinto in esame è una preziosa testimonianza delle opere paesaggistiche di Alessandro Magnasco, detto il Lissandrino per la sua minuta statura.
    Magnasco defini sé stesso “genovese di nascita, milanese di elezione”, difatti la città lombarda lo accolse per diversi anni e qui plasmò e definì il suo stile pittorico. Questo dipinto riunisce i caratteri principali della produzione artistica del secondo soggiorno milanese di Magnasco. La tavolozza di colori scuri ma ricchi, le pennelfine vorticose e le piccole figure umane nascoste tra le ombre contribuiscono a rendere tali opere teatrali, inedite e riconoscibili. Il Lissandrino mostra la magnificenza della natura e il potere che ha sugli uomini, rendendoli solo piccoli e silenziosi attori che timidamente convivono con essa. La vegetazione raffigurata nel dipinto sotto analisi presenza diverse consonanze con quella dell'opera Paesaggio con contadini, conservata presso The National Museum of Western Art di Tokyo e anch’essa firmata Magnasco.
    Così come la resa rapida e virtuosistica del paesaggio rappresentato nell’opera in esame che rivela il tocco tipico del Lissandrino può essere paragonata con un’altra opera dell’artista genovese, Paesaggio con eremita, passata in asta nel mese di dicembre 2022 presso la Casa d’Aste Cambi.
    ASORstudioIl dipinto in esame è una preziosa testimonianza delle opere paesaggistiche di Alessandro Magnasco, detto il Lissandrino per la sua minuta statura.
    Magnasco defini sé stesso “genovese di nascita, milanese di elezione”, difatti la città lombarda lo accolse per diversi anni e qui plasmò e definì il suo stile pittorico. Questo dipinto riunisce i caratteri principali della produzione artistica del secondo soggiorno milanese di Magnasco. La tavolozza di colori scuri ma ricchi, le pennelfine vorticose e le piccole figure umane nascoste tra le ombre contribuiscono a rendere tali opere teatrali, inedite e riconoscibili. Il Lissandrino mostra la magnificenza della natura e il potere che ha sugli uomini, rendendoli solo piccoli e silenziosi attori che timidamente convivono con essa. La vegetazione raffigurata nel dipinto sotto analisi presenza diverse consonanze con quella dell'opera Paesaggio con contadini, conservata presso The National Museum of Western Art di Tokyo e anch’essa firmata Magnasco.
    Così come la resa rapida e virtuosistica del paesaggio rappresentato nell’opera in esame che rivela il tocco tipico del Lissandrino può essere paragonata con un’altra opera dell’artista genovese, Paesaggio con eremita, passata in asta nel mese di dicembre 2022 presso la Casa d’Aste Cambi.
    ASORstudio

  • Jan Frans van Bloemen L'Orizzonte (Anversa 1662-Roma 1749)  - Paesaggio con personaggi e tempio sullo sfondo
    Lot 6

    Jan Frans van Bloemen L'Orizzonte (Anversa 1662-Roma 1749) - Paesaggio con personaggi e tempio sullo sfondo H cm 150x200 - in cornice H cm 168x217

  • Francesco Maglioli (attribuito a) (Napoli XVII secolo)  -  Capriccio architettonico, 17° secolo
    Lot 7

    Francesco Maglioli (attribuito a) (Napoli XVII secolo) - Capriccio architettonico, 17° secolo cm 130X94 in cornice cm 161 x 125,5 Dipinto ad olio su tela Piccolo foro sulla tela.

    "L’interessante resa prospettica e l'inventiva fantasiosa nella costruzione della quinta architettonica fanno sì che l’opera in esame si possa attribuire a Francesco Maglioli, pittore napoletano del XVII secolo dalle scarne notizie biografiche. In uno scorcio di rovine classiche si stagliano figure dai gesti misurati e dalle vesti drappeggiate che esaminano i resti dei gloriosi tempi passati. Il classicismo che emerge dai suoi dipinti è il composto connubio tra colori tenui, ombre dai tagli netti e l’acuto studio dal vero, tratti comuni delle opere del suo esiguo catalogo. Maglioli conferma la sua capacità di alzare complesse architetture curandosi di dare forma anche alle più particolari rifiniture, dimostrando una raffinata perizia tecnica." ASOR Studio

  • Elena Recco (Napoli 1654-Madrid 1715)  - Natura morta di pesci, 17° secolo
    Lot 8

    Elena Recco (Napoli 1654-Madrid 1715) - Natura morta di pesci, 17° secolo cm 40 x cm 48, in cornice cm 52 x cm 60 olio su tela Presente Perizia del Prof.Strinati.

    "La Natura Morta di pesci (olio su tela, cm.37 x 47, in cornice 50 x 62) è un'opera che rientra bene nell'ambito della produzione di Elena Recco, insigne pittrice specialista di questo genere, figlia del grande maestro napoletano Giuseppe Recco e lungamente attiva accanto al padre (nonché al poco noto fratello Nicola Maria) tra Napoli e la Corte reale di Spagna presso la quale si trasferì, seguendo appunto suo padre, verso la fine del diciassettesimo secolo e dove rimase a lungo, onorata di importantissime e primarie commissioni.
    Basandoci sull'anagrafica nota e documentata dalla storiografia della Recco (Napoli 1654, Madrid 1715) il quadro qui in esame, dal punto di vista stilistico e materico, mi appare sicuramente databile entro il primo decennio del Settecento, nella fase più matura della produzione dell'insigne artista. Giungo a tale considerazione confrontando la nostra opera soprattutto con alcuni dipinti provenienti dalla antica collezione Orsini di Gravina di Puglia (oggi totalmente dispersa in varie proprietà) dove figuravano in effetti Nature Morte di pesci veramente notevolissime di Elena Recco, ancorché gli inventari le riportino talvolta in errore col nome del grande padre Giuseppe.
    Riporto al proposito quale caso scuola, di grande interesse storico e artistico, una Natura Morta di pesci, estremamente vicina alla nostra, pubblicata da Lucio Galante, in La Natura Morta in Italia, tomo secondo, Electa Milano 1989, p.971, n. 1183, col nome di Giuseppe Recco ma in realtà capolavoro assoluto della figlia Elena.
    La Recco si specializzò oltremodo nel genere della pittura dei pesci, e il nostro dipinto appare molto significativo per il metodo, tipico e distintivo dell'autrice, di mescolare le immagini di pesci come se fossero stati gettati in disordine sul bancone del pescivendolo, in attesa di essere distribuiti ai vari clienti ed avventori.
    La materia pittorica nel nostro caso è spessa e corposa e anche questo è un elemento peculiare che caratterizza la produzione di questa grande, pittrice che merita un posto a sé, e di spicco assoluto, nella grande ed alta storia della Natura Morta a Napoli tra Seicento e Settecento. Concludo notando lo stato di conservazione del dipinto qui in esame come molto buono e confermandone pertanto la qualità intrinseca piuttosto alta. Stimo quindi il dipinto in relazione alle attuali condizioni di mercato internazionale alla quotazione di E. 18.000,00 (diciottomila).
    In fede, Claudio Strinati"

  • Luigi Miradori il Genovesino (attribuito a) (Genova 1605 circa-Cremona 1656 circa)  - Bambino dormiente
    Lot 9

    Luigi Miradori il Genovesino (attribuito a) (Genova 1605 circa-Cremona 1656 circa) - Bambino dormiente cm 76x103; in cornice cm 99x126 Olio su tela "Dipinto che mostra una chiara impronta naturalistica, dalle suggestioni caravaggesche. Prototipo iconografico di derivazione Reniana, Madonna in adorazione del bambino dormiente di Guido Reni. L'opera ripropone l'esatta costruzione della scena ad esclusione della Madonna. Il putto dormiente su un elegante cuscino, quasi nell'identica posizione la tenda raccolta da un lato, che svela una parte dal paesaggio in lontananza. Sicuramente il Genovesino conosceva il dipinto sopraindicato, ma rende il suo estremamente particolare, dischiudendo il sipario al paesaggio, dando un guizzo personale alla composizione. Oltre al dato iconologico, l'aspetto stilistico mostra evidenti riferimenti riguardanti le luci chiaroscurali, l'atmosfera, la stesura pastosa sezionata dall'uso dei brilli dati a punta di pennello, per definire il modellato del corpo, risultanze mediate da Orazio Gentileschi con cui aveva avuto contatti a Genova. Inoltre, il viso del bimbo, dalle paffute gote arrossate, quasi sorridente si da dare soavità e dolcezza alla composizione tutta, sembra accordarsi ai modi dello Strozzi. Questi indizi potrebbero suggerire l'idea che questa è una delle poche opere eseguite dal Miradori nella propria città natale di Genova."STUDIO ASOR

  • Personaggi nell'atto di sciogliere oggetti d'oro per la fusione del Vitello d'oro
    Lot 10

    Personaggi nell'atto di sciogliere oggetti d'oro per la fusione del Vitello d'oro H cm 105x145 Olio su tela Pittore Francese del XVII secolo. Cerchia di Poussen. Scena biblica

  • Simone de Wobreck (Haarlem 1557)  - Salita al calvario
    Lot 11

    Simone de Wobreck (Haarlem 1557) - Salita al calvario H cm 53 x 40, in cornice 63 x 48 Olio su tavola Expertise del Professore Claudio Strinati:

    "La Salita al calvario reca iscritto sul retro (parzialmente coperto da una parchettatura presumibilmente applicata in tempi abbastanza recenti per rafforzare la stabilità del legno) la seguente dicitura: Martin de Vos Anversa 1532-1603. Dunque il riferimento, che ritengo vergato anch' esso in tempi recenti, è al celebre pittore fiammingo che fu presente anche in Italia e lasciò nel nostro Paese opere insigni nonché una fiorente bottega. E proprio di questo punto si deve trattare in rapporto al nostro quadro. L'opera qui in esame, infatti, è assolutamente fiamminga ed è con assoluta certezza databile nella seconda metà del Cinquecento, ma non denota affatto lo stile, peraltro inconfondibile, di Martin de Vos. Al contrario la nostra opera rientra in un ambito di pittura fiamminga in Italia che non deriva direttamente da de Vos ma coincide invece con una scuola di suoi conterranei a lui collaterale ma ben distinta. Caratteristico del nostro dipinto, qui in esame, è il brulicare dei personaggi che si accalcano intorno al Redentore caduto e che riflettono una duplice sentimento: etico ed estetico. Da un lato, a ben vedere, il pittore rappresenta in modo vigoroso con accenti aspri e quasi popolareschi il dolore e la mestizia della folla che si concentra e si dirada con effetto scenico molto suggestivo e coinvolgente; dall'altro si legge complessivamente nell'opera come un senso di irrisione e scherno, coerenti con la storia rappresentata. Questo tipo di rappresentazioni è tipico della cultura fiamminga che alla lontana resta addirittura collegata, in molti autori attivi anche in Italia, alla cultura di Hieronymus Bosch, risalente però alla prima metà del Cinquecento.
    Ma tutto questo non appartiene alla cultura del de Vos che è invece orientato verso un austero e nobile classicismo.
    Qui, nella nostra opera, si vede l'esatto contrario del classicismo. Si vede anzi un atteggiamento da parte del pittore che ha eseguito il quadro, di tipo assolutamente manieristico che corrisponde con quanto vi abbiamo notato. I caratteri stilistici del nostro quadro, quindi, sono strettamente connessi con un altro maestro fiammingo operoso nel meridione di Italia nella seconda metà del secolo sedicesimo, Simone De Wobreck. Si tratta di un nome che oggi può risultare meno noto rispetto a un de Vos, ma Simone De Wobreck fu un maestro di primissimo spicco, attivo soprattutto in Sicilia dove creò una importante schiera di discepoli e seguaci. Se si confronta il nostro quadro con un autentico capolavoro del De Wobreck come la maestosa pala d' altare della Circoncisione nella chiesa di San Domenico a Castelvetrano risulta a mio avviso lampante come siamo di fronte alla stessa mano. Analitico e pungente, vivacissimo e proliferante, il nostro quadro è stato creato da un artista della stessa mentalità e della stessa cultura figurativa che vediamo espresse nella pala di Castelvetrano. Peraltro Simone De Wobreck trattò ripetutamente il tema della Salita al calvario, come è ben documentato da almeno due pale d'altare che le fonti gli riferiscono, una già in San Francesco a Caccamo e un'altra nella chiesa di santa Maria Maddalena a Ciminna. Il nostro dipinto, insomma, deve essere considerato un rimarchevole lavoro del manierismo fiammingo in Italia, databile probabilmente tra il nono e il decimo decennio del secolo sedicesimo, negli ultimi anni di vita del De Wobreck che, nato ad Haarlem in data imprecisata ma da collocare nel quarto decennio, risulta scomparso, su base documentaria, intorno al 1596/97."

  • Sant'Agata con scrigno, 17° secolo painter
    Lot 12

    Sant'Agata con scrigno, 17° secolo painter H cm 75.5x61 - in cornice H cm 84x67.5 Olio su tela Pittore del XVII secolo

  • Madonna addolorata, primi 17° secolo
    Lot 13

    Madonna addolorata, primi 17° secolo H cm 19.3x15 Olio su rame Pittore del XVII secolo. Sprovvista di cornice

  • San Rocco con i cani, 17° secolo painter
    Lot 14

    San Rocco con i cani, 17° secolo painter H cm 99x73 Olio su tela

  • Andrea Solari (scuola di) (Milano 1460-Milano 1524)  - Mater dolorosa
    Lot 15

    Andrea Solari (scuola di) (Milano 1460-Milano 1524) - Mater dolorosa H cm 40x28,8 - in cornice H cm 75x65 Olio su tela
    Expertise del Professore Claudio Strinati:
    "L’opera posta alla mia attenzione è inquadrabile senza dubbio alcuno quale replica certamente antica di un famoso prototipo di Andrea Solari (Milano 1465 ca.-1524).

    Solari era uno dei maggiori pittori leonardeschi lombardi, molto influente al suo tempo e per tutto il Cinquecento, e oggi rivalutato tra i massimi maestri dell’epoca. Il Solari, dunque, creò questo prototipo interessante e suggestivo, ed egli stesso eseguì vari dipinti di questo stesso soggetto, oggi conservati in raccolte pubbliche (ad esempio presso la Pinacoteca di
    Brera) e private. La stesura pittorica del nostro quadro qui in esame è indubbiamente antica ma non si tratta, a parer mio, di un autografo del Solario bensì di una derivazione più tarda ma sempre eseguita nell’ambito del suo diretto retaggio e nel sedicesimo secolo.
    In particolare, ritengo che questa nostra versione, che è di qualità notevole e di buona conservazione, accentui il carattere religioso delle immagini attraverso due aspetti peculiari: l’espressione molto intensa della Vergine, e le grandi mani che sembrano quelle di una contadina che abbia posato per la figura onde accentuarne il carattere umile e popolare.
    Ritengo che l’opera in esame sia stata eseguita nello stretto ambito della discendenza diretta dell’artista che fu particolarmente apprezzato nella cerchia lombarda di Giovanni Paolo Lomazzo e Giuseppe Arcimboldi. In questo ambito ritengo di ravvisare la mano che ha concretamente eseguito l’opera in quella del dell’eminente Giuseppe Meda (1534-1599) pittore e
    architetto, che del Solario fu per certi versi seguace scrupoloso. La fattura del nostro dipinto mi induce a datarlo, infatti, verso la fine del Cinquecento, proprio nel momento di massimo splendore di Giuseppe Meda, in antico famoso per opere insigni, tra le quali degna di citazione è il grandioso affresco dell’ Albero di Jesse nella cattedrale di Monza, eseguito negli anni Sessanta del Cinquecento.
    Un confronto ragionato tra le figure appunto dell’affresco dell’Albero di Jesse e il nostro quadro mi porta a concludere che siamo in presenza della stessa mano."

  • Giovanni Bernardino   Azzolino (Cefalù 1572-Napoli 1645)  - Madonna con Bambino e S.Giovannino, 16° secolo
    Lot 16

    Giovanni Bernardino Azzolino (Cefalù 1572-Napoli 1645) - Madonna con Bambino e S.Giovannino, 16° secolo H cm 144 x148 Olio su ardesia Famiglie Maira di Palermo. Presente Experties del Professore Strinati Claudio:
    “Il notevole dipinto raffigurante la Madonna col bambino e san Giovannino ( olio su ardesia, cm. 144x148) è un bellissimo esempio di quella pittura su pietra che si diffuse moltissimo in ogni parte d’ Italia tra la fine del Cinquecento e il primo quarto del Seicento. Lo stato di conservazione dell’opera è buono ma un certo oscuramento della superficie ( dovuta anche alla natura del supporto) cui comunque un buon restauro può mettere sicuro rimedio essendo la pellicola pittorica sostanzialmente sana), non impedisce una corretta lettura dell’ opera.
    Questa è di ispirazione toscaneggiante, tanto che nelle fattezze della Madonna riprende prototipi latamente definibili come raffaelleschi perchè ispirati a dipinti della tarda attività di Raffaello Sanzio, dipinti che nel corso del Cinquecento raggiunsero fama universale.
    Ma se lo stile è certamente di ispirazione toscana, l’opera qui in esame è invece certamente inquadrabile nella grande scuola meridionale del primissimo Seicento che vide attivi pittori insigni anche se oggi meno frequentati dagli studi. Tra questi spiccano alcuni protagonisti della pittura latamente definibile come napoletana. Si tratta di maestri che traggono i propri spunti proprio dall’ambiente toscano e fiorentino in particolare, molto apprezzato nell’ Italia tutta ( in proposito si veda il recente catalogo Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento, Galleria Borghese, Officina Libraria 2022-2023, a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia Cavazzini, molto esauriente sull’argomento) e nel regno di Napoli in particolare. Tra questi pittori uno in specifico è da considerare quale l’autore del nostro quadro, e si tratta di Giovanni Bernardino Azzolino ( Cefalù 1572-Napoli 1645) autore in realtà celebratissimo alla sua epoca e oggi meno noto. Raffinato classicista, finissimo disegnatore e colorista, garbato e tenero nelle espressioni, Azzolino ha avuto una carriera importante svoltasi in vari centri del meridione d’ Italia e ancora vi si conservano di lui opere eccellenti.
    Il quadro qui in esame gli spetta certamente e deve essere stato eseguito verso la fine degli anni venti del Seicento come attesta il confronto con alcune opere sue sicuramente datate, come quelle eseguite, appunto sul cadere degli anni venti, per il Pio Monte della Misericordia a Napoli, contraddistinte da quel suo stile solido, magistralmente chiaroscurato e classicheggiante, in modo del tutto simile a quello che si vede nel nostro quadro, qui in esame.”

  • Madonna con Bambino, Santa Lucia e San Domenico, Painter of the fine 17° secolo
    Lot 17

    Madonna con Bambino, Santa Lucia e San Domenico, Painter of the fine 17° secolo H cm 200x131 Olio su tela Telaio centinato.

  • Viso di Gesu', 17° secolo
    Lot 18

    Viso di Gesu', 17° secolo H cm 50x38 - in cornice 63x51 Olio su tela Autore anonimo

  • Frate con crocifisso che legge, 17° secolo painter
    Lot 19

    Frate con crocifisso che legge, 17° secolo painter H cm 30x25.5 - in cornice H cm 43x40 Olio su tela

  • Madonna della collana con Bambino, fine 17° secolo
    Lot 20

    Madonna della collana con Bambino, fine 17° secolo H cm 46x32 - in cornice H cm 55x40 Olio su tela

  • Michelangelo Cerquozzi (Roma 18/02/1602-Roma 29/03/1660)  - Antica locanda per cambio cavalli, 17° secolo
    Lot 21

    Michelangelo Cerquozzi (Roma 18/02/1602-Roma 29/03/1660) - Antica locanda per cambio cavalli, 17° secolo H cm 44x58 - in cornice H cm 57x70 Olio su tela Opera pubblicata come autografa di Michelangelo Cerquozzi. Pubblicata sul testo Briganti-Trezzani –Laureate, Sozzio editore settembre 1988. Entro cornice dorata originale.

  • Jacques  Courtois Il Borgognone (attribuito a) (Saint Hippolyte 1621)  - Scontro fra cavalieri
    Lot 22

    Jacques Courtois Il Borgognone (attribuito a) (Saint Hippolyte 1621) - Scontro fra cavalieri H cm 48x72 - in cornice H cm 75x98 Olio su tela
    Il dipinto in esame può essere attribuito a Jacques Courtois, conosciuto come Il Borgognone, rinomato pittore francese del XVII secolo specializzato in rappresentazioni di battaglie, scene militari e cavalli. Le sue opere contraddistinte da dettagli precisi e intensa dinamicità contribuiscono a definire il suo ruolo di rilievo nel panorama artistico del tempo. Oltre alle scene belliche, Courtois ha dimostrato eccellenza nella rappresentazione dei cavalli, evidenziando grazia e potenza attraverso dettagli accurati e colori vividi. Quest'opera ascrivibile al Borgognone rappresenta un notabile connubio tra epicità delle battaglie ed eleganza equina, sottolineando la sua versatilità artistica. La sua attenzione ai dettagli, unita a una resa cromatica vibrante, conferisce al dipinto un realismo straordinario. La celebrità di Courtois si fonda non solo sulla competenza tecnica, ma anche sulla capacità di trasmettere la bellezza e la vitalità dei cavalli attraverso il suo pennello, diventando noto per il suo modo "sorprendentemente vero" di esprimersi e colorire.

    Confronti rimandano alla Battaglia di cavalieri passata in asta nel 2016 presso la Casa d’Aste Pandolfini oppure, per la resa dei cavalli, si riscontrano tratti simili con una Battaglia del Borgognone conservata presso una Collezione privata a Firenze.

    ASOR Studio

  • Adam Frans van der Meulen (attribuito a) (Flemish 1632-1690)  - Battaglia fra cavalieri
    Lot 23

    Adam Frans van der Meulen (attribuito a) (Flemish 1632-1690) - Battaglia fra cavalieri H cm 28.5x36 - in cornice H cm 36x43 In cornice coeva.In cornice coeva.

  • Battaglia fra saraceni e cristiani, 18° secolo
    Lot 24

    Battaglia fra saraceni e cristiani, 18° secolo H cm 38,5x49,5 - in cornice H cm 52,5x63,5 Olio su tela Pittore battaglista del XVIII secolo. 

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