LA GRAZIA E LA FORZA. PARTE II
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Lot 175 Lino Bianchi Barriviera (1906 - 1985)
Leptis Magna. La Basilica di Settimio Severo tra le dune, 1937
Acquaforte su carta
35,5 x 47,5 cm (lastra)
Firma: “Lino Bianchi Barriviera” al recto a matita e in lastra
Data: “1937” al recto a matita e in lastra
Altre iscrizioni: tiratura “17/50”, “Leptis Magna. La Basilica di Settimio Severo tra le dune” al recto a matita; “Leptis Magna” in lastra
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Bibliografia: Marco Goldin, a cura di, "Cento incisioni di Lino Bianchi Barriviera", Villorba, 1993, p. 55; Silvia Bianchi con Francesca Ghersetti, a cura di, “Paesaggi Africani, 1937-1939. Disegni e incisioni di Lino Bianchi Barriviera”, Treviso, 2010, cat. 6, p. 22 e 69 (ill.)
Esposizioni: Marco Goldin, a cura di, "Cento incisioni di Lino Bianchi Barriviera", Casa dei Carraresi, Treviso, 16 dicembre 1993 - 16 gennaio 1994 (altro esemplare); Silvia Bianchi con Francesca Ghersetti, a cura di, “Paesaggi Africani, 1937-1939. Disegni e incisioni di Lino Bianchi Barriviera”, Fondazione Benetton Studi Ricerche, Treviso, 13 febbraio – 4 aprile 2010
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
L'opera, di cui esiste anche uno studio ad acquerello (“Paesaggi Africani, 1937-1939. Disegni e incisioni di Lino Bianchi Barriviera”, cat. 2), appartiene al nucleo di opere grafiche - incisioni e disegni - realizzate da Bianchi Barriviera durante la sua permanenza in Libia e nell'Africa Orientale Italiana, tra il 1937 e il 1939. Come ricorda Silvia Bianchi, nella introduzione alla mostra monografica tenuta a Treviso nel 2010 (pp. 6-8), "I disegni e le incisioni africane costituiscono una presenza importante nella vasta opera grafica di Lino Bianchi Barriviera - un artista che nella scelta dei soggetti ha sempre prediletto la veduta e il paesaggio - sia per il loro inconfutabile pregio artistico sia in quanto testimonianza di un capitolo fondamentale nell'esperienza di vita del maestro (...) un vero e proprio diario di viaggio". "Bianchi Barriviera si era recato una prima volta in Libia nel 1927 al termine degli studi superiori, dopo aver conseguito il diploma di perito e ragioniere commerciale". "Nella primavera del 1937 Bianchi Barriviera effettuò una seconda, più lunga, escursione in Libia spingendosi nell'interno, lungo la fascia occidentale della Tripolitania al confine con la Tunisia, sino alla città-oasi di Gadàmes alle soglie del deserto, quindi lungo la costa fino al sito archeologico di Leptis Magna. Da questo viaggio riportò un gruppo di disegni, alcuni più finiti, altri più nudi e schematici, fatti esclusivamente per essere tradotti in acquaforte, dai quali al ritorno ricavò una cartella di tredici incisioni condotte con raffinata e sapiente tecnica, dedicata al governatore di Libia, Italo Balbo, che aveva favorito e sostenuto il progetto. Nel dicembre del 1938, dietro invito del duca d'Aosta, viceré d'Etiopia, l'artista si recò nell'Africa Orientale Italiana dove fino al luglio del 1939 percorse l'Eritrea dalla costa sul mar Rosso fino alle regioni dell'interno al confine col Sudan, e parte dell'Etiopia giungendo ad Addis Abeba". "Dal viaggio nell'Africa Orientale l'artista riportò oltre trecento disegni e una trentina di rami incisi: i disegni per la maggior parte condotti a fondo, fine a se stessi, le lastre incise direttamente sul posto con la punta sulla matrice incerata e trattate con la morsura all'acquaforte in occasione del ritorno alla base provvisoria. In queste opere si avvicendano esattezza descrittiva e concisione interpretativa: vi sono puntuali descrizioni di monumenti, di villaggi tipici a volte animati dalla presenza degli indigeni e vi sono paesaggi sconfinati dove tutto è riassunto in sintesi che paiono non indagare, non indugiare nella ricerca di particolari per aumentare il mistero e la vastità del paese". "Tra le prime mostre che hanno ospitato opere africane di Bianchi Barriviera vanno ricordate la XXI Biennale di Venezia del 1938, la mostra personale allestita dall'artista stesso ad Asmara nel giugno 1939, la III Quadriennale di Roma del 1939, la Prima Mostra Triennale d'Oltremare di Napoli del 1940, la XXII Biennale di Venezia del 1940, la XXIX mostra della Galleria di Roma del 1942". -
Lot 176 Biagio Castilletti (1966)
Roma panoramica, 2008
Acrilico su tela
50 x 140 cm
Firma: sul verso, “Biagio Castilletti”
Data: sul verso, “2008”
Altre iscrizioni: sul verso, “‘Roma panoramica’”
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Castilletti reinterpreta il paesaggio urbano, lavorandovi come un pittore di vedute, ma a partire da stampe o foto antiche. Restituisce così di Roma,in particolare delle sue prospettive più famose, un'immagine poetica e inusitata. -
Lot 177 Carlo De Roberto (1915 - 2003)
Rovigno, 1982
Inchiostro su carta
50 x 70 cm
Firma: "CdeRoberto" al recto
Data: “1982” al recto
Altre iscrizioni: “Rovigno” al recto
Elementi distintivi: sul verso, etichetta della Banca Popolare di Asolo e Montebelluna con riferimenti di inventario
Provenienza: Banca Popolare di Asolo e Montebelluna; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Carlo De Roberto - autore estremamente raro sul mercato - apprende giovanissimo gli elementi del disegno da Giulio Ettore Erler e della pittura da Nando Coletti, ma a quindici anni un trauma alla spina dorsale, durante un gioco da ragazzi, gli provoca una paraplegia che lo costringe a interrompere gli studi scolastici che proseguirà da autodidatta. Comincia a esporre alle mostre del Sindacato Belle Arti nel 1933 e nel 1936 l’amico Giovanni Barbisan lo spinge a incidere all’acquaforte. La prima mostra personale risale al 1940 quando a organizzarla fu il Sindacato Provinciale Belle Arti di Treviso, con presentazione di Giuseppe Mazzotti. Prima e durante la guerra partecipa alla III e IV Quadriennale di Roma e alla XXIII Biennale di Venezia.
Dopo la guerra, oltre alla partecipazione alla V e IX Quadriennale di Roma e alla XXVIII Biennale di Venezia, allestisce oltre trenta mostre personali in Italia, da quella della Galleria L’Isola del 1947 a Genova a quella alla Galleria del Cavallino di Venezia nel 1951, da quella alla Libreria Paesi Nuovi a Roma nel 1964 a quella della Fondazione Querini Stampalia di Venezia nel 1972, con presentazione di Giuseppe Marchiori.
Nel 1948 illustra per l’editore Arnoldo Mondadori il romanzo di Virginia Woolf "La camera di Giacobbe". Dagli anni Cinquanta affianca all’impegno artistico anche l’attività pubblicistica, dedicandosi alla critica d’arte e alla traduzione di saggi e libri per le Edizioni di Comunità, oltre a dirigere l’Ufficio Studi della Provincia di Treviso.
Nel 1985 esce la monografia "Disegni di Carlo De Roberto", con una nota introduttiva di Guido Perocco. Nello stesso anno esce la cartella "Ritorni di luce" con poesie di Andrea Zanzotto e acqueforti di Carlo De Roberto.
Nel 1990 ha luogo a Ca’ dei Carraresi a Treviso la personale "Carlo De Roberto – Dipinti 1939-1989", con la presentazione di Marco Goldin.
L'opera in asta rappresenta il profilo di Rovigno, splendida città istriana, vista dal mare.
Ringraziamo per i contenuti della nota, che offre una sintesi della biografia dell'artista proposta sul sito istituzionale, gli eredi di Carlo De Roberto. -
Lot 178 Luigi Casoni (1926 - 2016), per Cartiere Miliani, Fabriano
La fontana Sturinalto di Fabriano, 1954
Filigrana in chiaroscuro retroilluminata
37,5 x 43,6 cm (foglio)
Firma: "L. Casoni" in lastra
Altre iscrizioni: "CARTIERE MILIANI FABRIANO"
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 30% (lacerazioni e strappi; foglio libero; assenza di vetro; apparato elettrico non verificato)
Stato di conservazione. Superficie: 30%
In asta, un esemplare di filigrana artistica in chiaroscuro, realizzata da Luigi Casoni, per la storica Cartiera Miliani, di Fabriano, sul disegno, rielaborato, della Fontana Sturinalto di Fabriano. Come ricorda Annarita Librari, "Con Giuseppe Miliani (1816 - 1890), nipote di Pietro (1744 - 1817), fondatore della ditta Miliani, la cartiera si ingrandisce, la carta da disegno si afferma come la migliore, tanto che alla esposizione di Londra nel 1851 viene premiata, e la carta valori comincia ad essere la specialità della fabbrica fabrianese. Alla morte di Giuseppe la cartiera era già un grande complesso, ma sarà il figlio Giambattista (1856-1937) ad operare l’effettiva trasformazione da azienda artigianale ad industriale (...). Giambattista alle conoscenze tecniche unisce un’ampia visione dell’organizzazione industriale grazie ai frequenti viaggi che, fin da giovanissimo, compie in diverse nazioni europee e in Nord America. Nel 1889 riceve la Legion d’onore per aver presentato, all’esposizione di Parigi, le migliori filigrane per i biglietti di banca. Per le filigrane di Fabriano, ancor prima del riconoscimento parigino, esisteva un vero e proprio entusiasmo. Nel 1886 Ernst Kirchner di Francoforte sul Meno scrive: “Le vostre carte filigrane sono le più belle che io abbia mai veduto fino ad ora. Da quando posseggo questi veramente artistici fogli non oso più nemmeno guardare gli stessi prodotti della Germania. I ritratti, come pure i dettagli che li ornano sono di una finezza ammirabile, perfetta e formano ora il punto essenziale di questa modesta collezione che io curo con molto amor proprio”. Nel settore della Filigrana artistica in chiaro-scuro per banconote Giambattista, in un primo momento, per l’incisione su cera si avvalse del prof. Bianchi di Roma, medaglista dei Sacri Palazzi Apostolici, che direttamente da Roma inviava a Fabriano le cere commissionate. Successivamente, la sua lungimiranza e previdenza lo spinsero a dotare l’Officina Filigrane delle cartiere di Fabriano della sezione di incisione su cera, dove destinò giovani e abili artisti che riuscirono a soddisfare appieno le esigenze aziendali. Capostipite di questa scuola fu Serafino Cilotti (1868-1943), che realizzò opere di notevole impatto artistico, da considerare come una nuova forma di espressione d’arte figurativa su cera, Angelo Bellocchi (1880-1939) e Virgilio Brozzesi (1869-1946). Allievi di Cilotti possono considerarsi Aldo Frezzi (1885-1972), (...) Eraldo Librari (1907-1988) e Luigi Filomena. Luigi Casoni fu incisore delle Miliani fino al 1958, quando fu chiamato dalla Banca d’Italia per incidere le “testine” delle banconote." ( Annarita Librari, "Cera una volta... la Filigrana Artistica in chiaroscuro"). La storia della cartiera Miliani è stata ricostruita da Bruno Bravetti, nella monografia “Giambattista Miliani”, Affinità Elettive, 2010.
La datazione, 1954, si riferisce alla matrice. -
Lot 179 Hubert Robert (1733 - 1808), da
Elevation d'un Temple que l'on pense avoir été dedié a Jupiter Serapis à Pouzzols près de Naples
Litografia su carta
26,8 x 38,7 cm
Firma: indicazione degli incisori in lastra ("Germain", "Lienard"); indicazione del numero della tavola ("6")
Elementi distintivi: al verso, due etichette anonime con riferimenti inventariali
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 85% (ondulature, pieghe)
Stato di conservazione. Superficie: 85% (residui rugginosi)
Tavola predisposta, a partire da un disegno di Hubert Robert, da un incisore noto solo per la firma "Germain" e da Jean-Baptiste Liénard (1758-1810) tra il 1781 e il 1786 per il "Voyage Pittoresque ou Description des Royaumes de Naples et de Sicile" organizzato da Jean-Claude Richard de Saint-Non, abate di Saint-Non (1727-1791). -
Lot 180 Luigi Bartolini (1892 - 1963)
"Apologia dei fiumi marchigiani", 1941-1942
Acquaforte ripresa ad acquerello su carta
35 x 39,5 cm (luce)
Firma: “L. Bartolini” in lastra; “Luigi Bartolini” a matita al recto
Altre iscrizioni: “apologia dei fiumi” a matita al recto; tiratura “9/50” a matita al recto
Elementi distintivi: sul verso, etichetta Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana con riferimenti di inventario
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Bibliografia: con riferimento a questo o ad altri esemplari della stessa serie: "La Fiera Letteraria", 1949; C. A. Petrucci, "Le incisioni di Luigi Bartolini", Calcografia Nazionale Roma, 1951, n. 849 (1942, "Apologia dei fiumi marchigiani", es. 30); n. 850 (1942, "Apologia dei fiumi marchigiani con cinque figure", es. 30); "L. Bartolini. Gli esemplari unici o rari", Roma, 1952, pag. 179 (1941, es. 20); "Il Contemporaneo", 1957; G. Ronci, "Le incisioni di Luigi Bartolini", Calcografia Nazionale Roma, 1962, n. 849 (1942, "Apologia dei fiumi marchigiani", es. 30); n. 850 (1942, "Apologia dei fiumi marchigiani con cinque figure", es. 30); "Catalogo Prandi 120", 1963, n. 27 (es. acquerellato; M Valsecchi, "Luigi Bartolini", Promotrice delle Belle Arti al Valentino, Torino, 1966, es. 13/50; "Dipinti disegni e incisioni di Luigi Bartolini - Sala dell’Arengo", Rimini, 1967, n. 192 es. 8/50; "Catalogo Galleria Viotti", Torino, 1967; Catalogo Prandi 148, 1971, n. 20; "Catalogo Galleria Don Chisciotte", Roma, 1975; "Luigi Bartolini incisore all’acquaforte", L’attico-EsseArte, Roma, 1983, n. 104; "Catalogo Mostra Antologica Palau Mare", Barcellona,
1987; G. Appella, "Luigi Bartolini 1892-1963, L’uomo L’artista Lo scrittore", Catalogo Mostra Macerata Palazzo Ricci, Roma, 1989, n. 204 es. 8/50;
F. Porzio, "Luigi Bartolini Opera grafica", Barolo, 1990; L. Ficacci, "Luigi Bartolini alla Calcografia", Roma, 1997, n. 99; N. Micieli, "Le incisioni di Luigi Bartolini nella Collezione Rosi", Volterra, 1998, n. 94; M. Hopkinson, "Italian Prints 1875-1975", Londra, 2007, no. 72
Esposizioni: con riferimento a questo o ad altri esemplari della stessa serie: Ancona, Mostra Istituto di Cultura Fascista, 1941; Roma, Galleria di Roma, 1941; Roma, Confederazione Fascista Professionisti e Artisti, 1941; Milano, Mostra Galleria della Spiga e Corrente, 1942; Milano, Palazzo della Permanente, 1942; Venezia, XXII Biennale, 1942; Barcellona, Mostra Istituto di Cultura Italiana, 1943; Zurigo, Mostra dell’Incisione Italiana, 1947; Alessandria, Mostra Pinacoteca, 1950; Roma, Mostra Calcografia, 1951; Roma, Galleria Chiurazzi, 1954; Bergamo, Galleria Della Torre, 1954; Bari, Galleria Torre, 1954; Lucca, Galleria La Pantera, 1956; Venezia, Opera Bevilacqua – La Masa, 1956; Roma, Libreria Macchia, 1957; Ferrara, Galleria Cosmè, 1957; Vicenza, Circolo Mondo Nuovo, 1959; Roma, Mostra Calcografia, 1962; Antologica Promotrice al Valentino, Torino, 1966; Rimini, Mostra Sala dell’Arengo, 1967; Barcellona, Palau Mare, 1987; Mostra Macerata, 1989; Roma, Mostra Calcografia, 1997
Stato di conservazione. Supporto: 80% (carta ingiallita, foxing)
Stato di conservazione. Superficie: 95%
L'incisione è tra le più famose di Luigi Bartolini. È nota con molti titoli ("Apologia dei fiumi"; "Un poeta"; "Poeta lungo il fiume"; "Ponte sul Chienti"; "Apologia dei fiumi marchigiani con cinque figure"; "Acquaforte detta del ponticello"; "Lastra grande del Ponticello"; "Poeta sul Ponticello"; "Il Poeta lungo il Chienti"; "Il poeta del Ponte") ed è presente alla National Gallery of Art, Washington D.C., alla Calcografia Nazionale, Roma, ed al British Museum, Londra. Un esemplare fu conservato nella collezione di Leonardo Sciascia.
Riprende la struttura di un ponticello sul fiume Chienti, a Osimo, che ha affascinato Bartolini già nel 1925, quando incise una prima versione dell’acquaforte senza figure titolandola "Il Ponticello". Di questa prima lastra, di dimensioni 197x252, Bartolini eseguì due stati (Cfr. Ficacci, Calcografia 1997 n. 69). L’incisione faceva parte della serie esposta alla XVII Biennale di Venezia con il titolo "Opere Idroelettriche della Società Adriatica".
Nel 1941 il ponte compare in una seconda lastra ("Poeta lungo il fiume") di dimensioni mm. 300x355 con il Poeta seduto al centro e tre figure, due con un ombrellino sul ponticello superiore e una, piccola, sullo sfondo seduta e rivolta al fiume. Anche di questa Bartolini eseguì due versioni, la prima, nel 1941, più leggera, la seconda, con rimorsura nel 1948 (lastra leggermente rifilata sul lato destro), con una accentuazione del tratteggio e aggiunta di vegetazione.
Questa acquaforte viene indicata come “esemplare unico” ma in realtà ne esistono diversi esemplari. Anche di questa Bartolini eseguì due versioni, la prima, nel 1941, più leggera, la seconda, con rimorsura nel 1948 (lastra leggermente rifilata sul lato destro), con una accentuazione del tratteggio e aggiunta di vegetazione. Di questa esistono fogli con indicate due diverse tirature: a 30 e a 50 esemplari; entrambe le tirature indicate però non furono mai completate.
E’ poi da far risalire ai mesi a cavallo tra il 1941 e il 1942 l’incisione di una terza lastra (la presente) di dimensioni mm. 330x380 che Petrucci e Ronci nei loro cataloghi della Calcografia indicano col titolo "Apologia dei fiumi marchigiani con cinque figure".
La tiratura è citata in lastra a 50 esemplari, ma riguardo alle tirature delle acqueforti", talvolta gli esemplari indicati come unici (e.u.) non sono risultati tali per successive stampe tratte dalla medesima lastra. Invece le tirature indicate in numerosi esemplari (a 20, 30 o 50 copie) sono puramente indicative delle intenzioni dell’artista e quasi mai portate a termine." (Dario Palma, comunicazione del 22 settembre 2021).
La autenticità dell'opera è stata confermata su base fotografia da Luciana Bartolini, erede e specialista dell'artista (comunicazione del 7 ottobre 2021).
Ringraziamo Luciana Bartolini, Presidente dell'Archivio Luigi Bartolini, e Dario De Palma, responsabile dell'Archivio delle Acqueforti di Luigi Bartolini, per le preziose informazioni. La lettura critica è infatti pressoché integralmente debitrice della scheda pubblicata presso l'Archivio delle Acqueforti di Luigi Bartolini (www.luigibartolini.com). -
Lot 181 Paolo da San Lorenzo (1935)
Vele, 1999
Olio su tela
80 x 99,5 cm
Firma: “Paolo da San Lorenzo”, al recto
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95% -
Lot 182 Antonio Corpora (1909 - 2004)
Composizione astratta
Acquatinta e litografia su carta
49 x 69 cm (luce)
Firma: “Corpora” a matita al recto
Altre iscrizioni: tiratura “38/75” a matita al recto
Elementi distintivi: sul verso, etichetta anonima con dati dell'opera; etichetta Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana con riferimenti di inventario
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95% -
Lot 183 Hsiao Chin (1935)
Composizione astratta
Acquaforte e acquatinta su carta
68,5 x 49,5 cm (luce)
Firma: “Hsiao Chin” a matita al recto
Data: “77” a matita al recto
Altre iscrizioni: tiratura “10/50” a matita al recto
Elementi distintivi: sul verso, etichetta anonima con dati dell'opera
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95% -
Lot 184 Anton Zoran Mušič (1909 - 2005)
Ecran naturel, 1961
Olio su carta applicata su tela
45,4 x 60 cm
Firma: “Music” al recto
Data: “61” al recto
Altre iscrizioni: sul verso, titolo, data e firma con precisazione “1963”
Elementi distintivi: sul telaio, due timbri della Collezione B. Comunello di Camerano (Treviso); sulla cornice tre timbri della corniceria Adolfo De Nardi di Villorba (Treviso)
Provenienza: Collezione B. Comunello, Camerano (Treviso); Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90% (leggerissimo distacco della superficie pittorica al margine del dipinto)
L’opera appartiene alla serie "Ecran naturel" sul paesaggio istriano, a cui l’artista lavora tra il 1959 e il 1963. -
Lot 185 Autore non riconosciuto (XIX secolo)
Nave “Il Cesare l’Augusto”
Acquatinta
40,5 x 54,2 cm (Battuta )
Firma: illeggibile, in lastra al recto
Elementi distintivi: etichetta della Banca Popolare di Intra con riferimenti di inventario
Provenienza: Banca Popolare di Intra; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95% -
Lot 186 Filippo Carcano (1840 - 1914)
Il battello in partenza (Lago Maggiore), 1878 circa
Olio su tela
83 x 130 cm
Firma: “Carcano” al recto
Elementi distintivi: sul verso, etichetta della “Società per le belle arti ed esposizione permanente” con nome artista, titolo e nome "Livio B. Augusto"; etichetta della mostra “1886-1986. La Permanente. Un secolo d’arte a Milano” con titolo, autore, e indicazione proprietà della Banca Popolare di intra; sul telaio, timbro della Permanente; timbro della mostra “Il paesaggio italiano. Artisti italiani e stranieri, aprile-giugno 1954; etichetta con numero “10”; etichetta con numero “B505”
Provenienza: collezione privata; Banca Popolare di Intra; Veneto Banca SpA in LCA
Bibliografia: "Catalogo delle opere ammesse all' Esposizione Solenne della Società di incoraggiamento delle Belle Arti", Firenze, 1878, p. 19, n. 260; "Il paesaggio italiano. Artisti italiani e stranieri", prefazione di Ugo Nebbia e Hélène Adhemar, Milano, 1954, p. 49, n. 254, tav. 52; Donatella Tronelli e Attilio Rossi, a cura di, "1886-1986. La Permanente. Un secolo d'arte a Milano", a cura di Donatella Tronelli e Attilio Rossi, Milano,1986, p. 137 n. 103, p. 257 n. 108 (ill.); Giuseppe Luigi Marini, a cura di, "Il paesaggio italiano nell'Ottocento", Casale Corte Cerro, 1996, pp. 26-27 (ill.)
Esposizioni: "Esposizione Solenne della Società di incoraggiamento delle Belle Arti", Firenze, 1878; "Il paesaggio italiano. Artisti italiani e stranieri", Milano, Palazzo Sociale, maggio-giugno 1954; "1886-1986. La Permanente. Un secolo d'arte a Milano", a cura di Donatella Tronelli e Attilio Rossi, Milano, Palazzo della Permanente, 9 giugno – 14 settembre 1986; "Il paesaggio italiano nell'Ottocento", Modena, Galleria Marco Bertoli, 11 maggio – 2 giugno 1996; Orta san Giulio, Palazzotto di Orta, 8 giugno – 30 giugno 1996; "Ragioni e testimonianze d'Italia", Roma, Complesso del Vittoriano, 12 marzo – 18 luglio 2011
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Dopo essersi formato dal 1855 all'Accademia di Brera seguendo i corsi di Francesco Hayez e Giuseppe Bertini, Filippo Carcano si afferma all'inizio degli anni sessanta con scene di genere caratterizzate da un inedito realismo lontano dal gusto aneddotico imperante che gli provoca dure reazioni da parte della critica per un utilizzo troppo smaccato del mezzo fotografico. Animato da un'esigenza di verità a cui non sono estranei tanto lo studio della luce di Domenico Morelli quanto le esperienze dei Macchiaioli, a metà degli anni settanta l'artista milanese inizia a dedicarsi al paesaggio, dipingendo opere che ritraggono il lago Maggiore e i suoi dintorni. È a questo fortunato filone, che ha inizio con il dipinto "Una mattina sul lago Maggiore" (Milano, Galleria d'arte moderna), apprezzato alla Promotrice di Torino del 1876, che appartiene la tela in oggetto, identificabile con "Il battello in partenza (Lago Maggiore)", presentata all'Esposizione della Società di incoraggiamento delle Belle Arti di Firenze del 1878.
L'opera mostra la partenza di uno dei tanti battelli a vapore che, a partire dal 1826, solcavano costantemente le acque del lago. Nello specifico, si tratta del battello "Ticino", in servizio dal 1860 al 1925, che, con il suo sbuffo di fumo nero, si allontana salutato da alcune donne le quali, in compagnia dei loro bambini, agitano il fazzoletto dalla cima degli scogli. La luce perlacea che dal cielo solcato di leggere nuvole si rispecchia sull'acqua, definita da lunghe campiture nella sua ricchezza di variazioni tonali, riflette efficacemente quella ricerca di verità luministica che sin dal decennio precedente aveva caratterizzato anche le sue scene di genere e che farà di Carcano in nord Italia il primo creatore del paesaggio studiato direttamente dal vivo. Allo stessa necessità di rendere nella maniera più fedele possibile la visione reale risponde anche l'uso di una pennellata abbreviata e pastosa che ben si presta a restituire l'impressione generale, senza quei dettagli che non sarebbero colti nella visione a occhio nudo, e che, di conseguenza, in pittura produrrebbero un effetto di artificio, come affermato dallo stesso artista: «Se voi vi ponete in capo ad una piazza, o innanzi ad un grande spazio, voi comprenderete tutto coll'occhio, ma non distinguerete nessun particolare»; dipingendo i particolari «voi tradite la visione istantanea. Io vi darò questa visione col semplice colore, distruggendo tutte le minutezze della prospettiva lineare, e vi farò vedere ciò che voi vedete passando; senza fermarvi» (Filippo Carcano, in Francesco Netti, Scritti critici, Roma, 1980, p. 252-3). Si veda ad esempio la resa a brevi tacche delle rocce e del terreno in primo piano, che quasi, nella veloce tessitura generale, non permette di distinguere la figura del bimbo seduto a terra a sinistra e le donne che, sulla destra, avanzano una con l'ombrello bianco aperto e l'altra con il bastone; o la rapida definizione a vivaci macchiette delle figure in piedi sugli scogli o di quelle che salutano dal battello. E' con questa proposta di un linguaggio pittorico corposo ed essenziale, in grado di fissare sulla tela la sensazione naturale, che Carcano si affermerà come maestro indiscusso del naturalismo lombardo, punto di riferimento per generazioni di artisti a seguire.
Al suggestivo motivo del piroscafo l'artista dedicherà anche altre opere, come "Il vaporino", presentato nel 1881 all'Esposizione nazionale di belle arti di Milano, o il piccolo studio pubblicato da Magda Valentini ("Filippo Carcano 1840-1914. Vedute milanesi e panorami lombardi", Milano, 1987, p. 66-67 n. 20).
Sabrina Spinazzè -
Lot 187 Alfredo Belcastro (1893 - 1961)
Veduta del Lago Maggiore
Olio su tavola
80 x 90 cm
Firma: “A. Belcastro” al recto e sul verso
Altre iscrizioni: “26 - Luglio 1939. XVII all’amico E. Squassino per riconoscenza” sul verso
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Bibliografia di riferimento: Dario Gnemmi, "A. Belcastro. 1893-1961", Ornavasso, 1993 -
Lot 188 Carlo Casanova (1871 - 1950)
Il Mottarone di Quarta Sotto, 1928
Olio su tela
32 x 44 cm
Firma: “Casanova C.” al recto
Elementi distintivi: sul verso, etichetta con nome dell’artista, titolo, data ("1928") e dati tecnici dell'opera; due etichette della Banca Popolare di Intra con riferimenti inventariali
Provenienza: Banca Popolare di Intra; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 80% (decolorazioni, depositi, leggerissime craquelure)
Incisore e paesaggista, Carlo Casanova, fondò con De Carolis e Viganò, nel 1910, l'Associazione Nazionale Acquafortisti e Incisori. Casanova scoprì Quarna di Sotto - Quarnà 'd Sota in piemontese, - nel 1903 e vi torno spesso per dipingere en plein air i boschi, gli alpeggi e le amate betulle, soggiornando nella località Il Post sulla montagna Cerei che sovrasta il lago d'Orta. Nel 1942, sfollato con la famiglia da Milano, elesse Quarna a proprio domicilio, acquistando una casa rurale in località Pradera da un cavatore di granito locale.
Il dipinto è datato al 1928, in base ad una etichetta al verso; tuttavia, è possibile una datazione più tarda, dopo il 1942. -
Lot 189 Eduardo Gordigiani (1866 - 1961)
Paesaggio con casa e alberi, 1948-1949 circa
Olio su tela
102 x 62 cm
Firma: “E Gordigiani” al recto
Altre iscrizioni: “Dipinto di Eduardo Gordigiani del periodo del 1948-49” e firma illeggibile sul verso
Elementi distintivi: sulla cornice, etichetta della Banca Popolare di Intra con riferimenti di inventario
Provenienza: Banca Popolare di Intra; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95% -
Lot 190 Louis-Joseph Mondhare (1734 - 1799)
Vue de la Superbe Place de St Marc à Venise. Veduta ottica
Acquaforte acquarellata a mano
26 x 42 cm (luce)
Firma: "chez Mondhard" in lastra
Altre iscrizioni: descrizione estesa in lastra
Provenienza: Bottega Delle Arti, Padova; Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Certificati: certificato della Bottega Delle Arti, con dati sintetici dell'opera, al verso
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 80% (ingiallimento)
Noto anche con le grafie alternative "Mondard", "Mondhar", "Mondharre", fu incisore, editore e mercante di stampe e di carte geografiche. Nativo di Bougy (Calvados), fu in attività a Parigi dal 1759. A partire dal giugno 1784, lavora in associazione con il genero Pierre Jean (1754-1829), mercante di stampe originario di Mesnilbus (Manche), che gli succedette nella conduzione dell'azienda. -
Lot 191 Paolo da San Lorenzo (1935)
Acquario, 1999
Olio su tela
49,8 x 69,8 cm
Firma: “Paolo di San Lorenzo” al recto
Elementi distintivi: etichetta della Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana con riferimento di inventario ed altra etichetta analoga anonima
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Certificati: sul verso, certificato di garanzia dell’artista con titolo e data
Stato di conservazione. Supporto: 85%
Stato di conservazione. Superficie: 90% -
Lot 192 Giorgio De Chirico (1888 - 1978)
Sole e mare
Litografia a sette colori su carta
64,2 x 45,5 cm (luce)
Firma: “g. de Chirico” a matita al recto
Altre iscrizioni: “Sole e mare” e tiratura “P. d’A” a matita al rect
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Certificati: certificato Torcular, non datato
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
La tiratura originale è certificata da Torcural come di 90 esemplari, oltre ad alcune prove d'artista. -
Lot 193 Lino Bianchi Barriviera (1906 - 1985)
Leptis Magna. L’abside del Ninfeo crollata, 1937
Acquaforte su carta
36,5 x 48 cm (lastra)
Firma: “Lino Bianchi Barriviera” al recto a matita e in lastra
Data: “1937” al recto a matita e in lastra
Altre iscrizioni: tiratura “13/50” al recto a matita, “Libia. Leptis Magna. L’abside del Ninfeo crollata” al recto a matita; “L’abside del Ninfeo crollata” in lastra
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Bibliografia: Marco Goldin, a cura di, "Cento incisioni di Lino Bianchi Barriviera", Villorba, 1993, p. 58; Silvia Bianchi con Francesca Ghersetti, a cura di, “Paesaggi Africani, 1937-1939. Disegni e incisioni di Lino Bianchi Barriviera”, Treviso, 2010, cat. 7, p. 69 (ill.)
Esposizioni: Marco Goldin, a cura di, "Cento incisioni di Lino Bianchi Barriviera", Casa dei Carraresi, Treviso, 16 dicembre 1993 - 16 gennaio 1994 (altro esemplare); Silvia Bianchi con Francesca Ghersetti, a cura di, “Paesaggi Africani, 1937-1939. Disegni e incisioni di Lino Bianchi Barriviera”, Fondazione Benetton Studi Ricerche, Treviso, 13 febbraio – 4 aprile 2010
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
L'opera appartiene al nucleo di opere grafiche - incisioni e disegni - realizzate da Bianchi Barriviera durante la sua permanenza in Libia e nell'Africa Orientale Italiana, tra il 1937 e il 1939. Come ricorda Silvia Bianchi, nella introduzione alla mostra monografica tenuta a Treviso nel 2010 (pp. 6-8), "I disegni e le incisioni africane costituiscono una presenza importante nella vasta opera grafica di Lino Bianchi Barriviera - un artista che nella scelta dei soggetti ha sempre prediletto la veduta e il paesaggio - sia per il loro inconfutabile pregio artistico sia in quanto testimonianza di un capitolo fondamentale nell'esperienza di vita del maestro (...) un vero e proprio diario di viaggio". "Bianchi Barriviera si era recato una prima volta in Libia nel 1927 al termine degli studi superiori, dopo aver conseguito il diploma di perito e ragioniere commerciale". "Nella primavera del 1937 Bianchi Barriviera effettuò una seconda, più lunga, escursione in Libia spingendosi nell'interno, lungo la fascia occidentale della Tripolitania al confine con la Tunisia, sino alla città-oasi di Gadàmes alle soglie del deserto, quindi lungo la costa fino al sito archeologico di Leptis Magna. Da questo viaggio riportò un gruppo di disegni, alcuni più finiti, altri più nudi e schematici, fatti esclusivamente per essere tradotti in acquaforte, dai quali al ritorno ricavò una cartella di tredici incisioni condotte con raffinata e sapiente tecnica, dedicata al governatore di Libia, Italo Balbo, che aveva favorito e sostenuto il progetto. Nel dicembre del 1938, dietro invito del duca d'Aosta, viceré d'Etiopia, l'artista si recò nell'Africa Orientale Italiana dove fino al luglio del 1939 percorse l'Eritrea dalla costa sul mar Rosso fino alle regioni dell'interno al confine col Sudan, e parte dell'Etiopia giungendo ad Addis Abeba". "Dal viaggio nell'Africa Orientale l'artista riportò oltre trecento disegni e una trentina di rami incisi: i disegni per la maggior parte condotti a fondo, fine a se stessi, le lastre incise direttamente sul posto con la punta sulla matrice incerata e trattate con la morsura all'acquaforte in occasione del ritorno alla base provvisoria. In queste opere si avvicendano esattezza descrittiva e concisione interpretativa: vi sono puntuali descrizioni di monumenti, di villaggi tipici a volte animati dalla presenza degli indigeni e vi sono paesaggi sconfinati dove tutto è riassunto in sintesi che paiono non indagare, non indugiare nella ricerca di particolari per aumentare il mistero e la vastità del paese". "Tra le prime mostre che hanno ospitato opere africane di Bianchi Barriviera vanno ricordate la XXI Biennale di Venezia del 1938, la mostra personale allestita dall'artista stesso ad Asmara nel giugno 1939, la III Quadriennale di Roma del 1939, la Prima Mostra Triennale d'Oltremare di Napoli del 1940, la XXII Biennale di Venezia del 1940, la XXIX mostra della Galleria di Roma del 1942". -
Lot 194 Guido Onofri (1932)
Case di Serra, 1976
Olio su tela
60 x 80 cm
Elementi distintivi: sul verso, timbro illeggibile con data 7 agosto 1977
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 90% (danni da pressione)
Stato di conservazione. Superficie: 95% -
Lot 195 Lino Bianchi Barriviera (1906 - 1985)
Marina di Camerota, 1969
Sanguigna su carta
48 x 66,5 cm
Firma: “Lino Bianchi Barriviera” al recto
Data: “19 luglio 1969” al recto
Altre iscrizioni: “Marina di Camerota” al recto
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95% -
Lot 196 Temistocle Scola (1942)
Colori d'estate
Olio su tela
70 x 80 cm
Firma: "T. Scola" al recto
Elementi distintivi: al verso, etichetta di partecipazione ad una esposizione e timbro dell'artista
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95% -
Lot 197 Luigi Bartolini (1892 - 1963)
Albero
Olio su cartone
16,6 x 13,3 cm
Firma: al recto, “Bartolini”
Altre iscrizioni: sul verso, “Restauro eseguito da Luigi Pennacchietti Jesi”
Elementi distintivi: sul verso, etichetta Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana con riferimenti di inventario
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 80% (ampliamento del supporto originale)
Stato di conservazione. Superficie: 85%
Luciana Bartolini segnala che l'opera, a suo parere, «si presenta in stato frammentario: in altre parole penso sia parte di un’opera originariamente più grande. Si tratta di un fenomeno altre volte osservato nella produzione di Bartolini» (comunicazione del 7 ottobre 2021).
La autenticità dell'opera è stata confermata su base fotografia da Luciana Bartolini, erede e specialista dell'artista (comunicazione del 7 ottobre 2021).
Ringraziamo la Professoressa Luciana Bartolini, Presidente dell'Archivio Luigi Bartolini, per il prezioso supporto nella schedatura dell'opera. -
Lot 198 Eugenio Gignous (1850 - 1906)
Bosco, 1895, circa
Olio su tela
125,8 x 200,6 cm
Firma: “E. Gignous” al recto
Elementi distintivi: sul verso, etichetta "Internationale Kunst-Ausstellung 1896", Berlino ("1918 Gemälde"); una terza etichetta della corniceria Pagnoni di Milano
Provenienza: Cambi, Genova, 16.03.2013, l. 106, € 32.240 ("A legna nel bosco"); Veneto Banca SpA in LCA
Bibliografia: "Internationale Kunst-Ausstellung Berlin", Berlino, 1896, p. 43 n. 796 ("Wald")
Esposizioni: "Internationale Kunst-Ausstellung", Berlino, Königlichen Akademie der Künste, 1896
Stato di conservazione. Supporto: 75% (gore, piccolo foro)
Stato di conservazione. Superficie: 75% (craquelures, cadute di colore e integrazioni)
Dal 1864 Eugenio Gignous studia a Milano all'Accademia di Brera, dove segue i corsi della scuola di paesaggio diretta da Luigi Riccardi che lo incoraggia allo studio 'en plein air'. Determinanti, per la sua formazione, sono tuttavia i contatti con l'ambiente della Scapigliatura, in particolare con Tranquillo Cremona, e con le esperienze naturalistiche dei pittori liguri e piemontesi della scuola di Rivara, con specifica attenzione alla produzione di Ernesto Rayper. Nel prima metà degli anni Settanta l'artista elabora dunque quei caratteri che renderanno inconfondibili i suoi paesaggi, per lo più di soggetto lombardo e piemontese, in cui la pennellata spezzata di matrice scapigliata a piccoli tocchi sovrapposti è sfruttata per cogliere la ricchezza delle variazioni cromatiche e luministiche. Si tratta soprattutto di ampie vedute o fitti boschi in cui la presenza umana, quando compare, è sempre di proporzioni ridotte e rapidamente definita, divenendo così parte integrante del contesto naturale. Esemplificativa di questa maniera, con la quale Gignous si affermerà con successo insieme a Carcano tra i principali protagonisti del naturalismo lombardo, è "Bosco", opera databile alla metà degli anni Novanta sulla base della sua esposizione all'Internationale Kunst-Ausstellung di Berlino nel 1896, come testimoniato dall'etichetta di esposizione sul verso. La tela, raffigurante una densa radura dove, sulla sinistra, si intravede una donna che porta sotto il braccio una fascina di legna, riprende un tema con il quale l'artista si era già confrontato negli anni giovanili. Nel 1871 aveva infatti esposto alla Promotrice di Firenze "In cerca di legna, ricordo della Brianza" (ripr. in Paul Nicholls, "Eugenio Gignous pittore a Stresa", Milano, 1986, p. 48-49 n. 3), un motivo a sua volta ripreso dall'opera di Ernesto Rayper, "In cerca di legna", presentata alla Promotrice di Genova del 1869. Rispetto alla tela del 1871, caratterizzata da una maggiore apertura spaziale, con il vasto cielo che si sviluppa dietro la collina, e una fattura più finita, in questo dipinto il bosco e il sottobosco occupano tutto lo spazio a disposizione, e solo pochi brani di cielo si intravedono dietro le fronde. Inoltre, a stento si riesce a identificare la figura femminile, di dimensioni innaturalmente piccole e totalmente riassorbita nel brulichio delle pennellate frante e dense che, impostate sulle tonalità gialle, brune e verdi della tavolozza, restituiscono efficacemente il movimento della luce e delle ombre tra le fronde e la consistenza materica di foglie e arbusti.
Il bosco è molto probabilmente ritratto nei dintorni di Stresa, località sul lago Maggiore frequentata a partire dal 1879 insieme a Carcano, e dove l'artista si trasferisce nel 1887, rimanendovi fino al termine della sua vita.
La firma, in basso a destra, mostra la 'E' dal profilo tondeggiante, in uso dal 1877, che sostituisce la 'E' dal profilo squadrato tipica della sua prima produzione.
Sabrina Spinazzé