Asta 63 - Libri, autografi e manoscritti
-
Lot 74 Libro biblico di Esther. Probabile provenienza dall’Italia centrale; tardo XVIII secolo.
Rotolo pergamenaceo composto di fogli cuciti per complessivi mm 4350x350, con specchio di scrittura di mm 200x130 ca. all'inchiostro marroncino in ebraico quadratico non vocalizzato di "stile italiano", per 18 righi di testo a colonna. Alcune lettere ebraiche sono adorne di un trio di grazie sugli ascendenti orizzontali; a parte ciò, nessun altro decoro risulta presente nel testo. Il testo è costituito da una bellissima versione ebraica integrale del Libro biblico di Esther (1:1 - 10:3k). Il rotolo è fornito di un unico manico ligneo modanato, fissato all'anima intorno al quale si arrotola la pergamena e funzionale al trasporto e all'elevazione rituale, spezzato al fondo. Condizioni generali assai buone, eccettuati occasionali sbiadimenti e scoloriture dovute all'umidità. (1) Bellissimo esemplare intero del celebre Libro di Esther, uno dei capolavori letterari riconosciuti della Bibbia, universalmente celebrato a motivo della straordinaria consistenza umana e psicologica della sua protagonista femminile; unico libro storico della Bibbia in cui, assai notevolmente, Dio non intervenga (quanto alla esplicita dichiarazione scritturale) nelle vicende politiche e personali umane. -
Lot 75 Rabbi Yeshahyahu Pinto (“Rif”)., Sefer Kesef Tzaruf (Libro dell’Argento Puro). Amsterdam, stampatore: Yosef ben Zalman, 1729.
In-8° (mm 215x120) a stampa consistente in un commentario al Libro dei "Proverbi di Salomone", con testo biblico riportato in ebraico quadratico vocalizzato successivamente commentato da testo continuo non vocalizzato in alfabeto rashi, composto di 102 carte (203 facciate) e distribuito su 39 righi a facciata. Spazio scritto non delimitato di mm 160x100 stampato con inchiostro nero. Termini notevoli, titolature e paragrafi a modulo maggiore, sempre in inchiostro nero. Premessa al testo ebraico si legge una lettera dedicatoria in lingua spagnola intitolata "Al muy Noble y Magnifico Señor Moseh de Semuel de Pinto" e sottoscritta da "Yshac de Moseh Lopez Pereyra". Prima carta rifilata al margine superiore. Decorazione finale con intrico floreale "a cuore", anch'essa stampata in nero a centro pagina, appena dopo il colophon finale. Legatura semplice di cartone con copertina muta foderata in pergamena gialla. Condizioni di conservazione discrete: diffuso ingiallimento della carta e frequenti macchioline. (1) L'autore di questo volumetto fu l'erudito siriano rabbino Yeshahyahu Pinto ("Rif", 1564 – 1648), celebre cabalista e autore di varie opere di sapore mistico. Figlio del rabbino Yosef e profondo conoscitore della Torah, allievo di rabbi Ya'aqov Abulafia, rabbi Pinto emigrò verso la Terra Santa e si stabilì a Tzefat. In seguito alla morte del figlio Yosef rientrò a Damasco, dove fu nominato Rabbino capo. Gli accenti del Kesef Tzaruf sono ben esemplificati da queste parole dell'autore: "La Torah mi è dolce al palato quanto lo è il miele, ed è per questo motivo che ho intitolato il libro "Argento puro": perché io l'ho purificato come si fa con l'argento, e mi sono addentrato nelle sue profondità come fa chi scavi alla ricerca dell'oro. E così come colui il cui cuore anela all'oro e alle ricchezze, il mio anela a servire ha-Shem (Dio) fino alla mia morte.". -
Lot 76 Torah (Bibbia ebraica non commentata). Probabilmente Italia centrale, metà XVIII secolo.
Coppia di frammenti manoscritti di rotolo pergamenaceo, il primo dei quali misura complessivi mm 600x360, con spazio scritto di m 295x95, testo ebraico quadratico di "stile italiano" non vocalizzato disposto su singola colonna di 42 righi di testo, riportante un passo del Libro del Genesi, precisamente Gn. 29, 15-32, 10. Grazie fiorite sopra alcune lettere ebraiche, di forma elegantemente compatta e spigolosa. Condizioni della pergamena e dello scritto buone, col solo difetto di una estesa trama di macchie scure al margine sinistro del frammento, nonché qualche trascurabile sbavatura. Il secondo frammento si presenta di dimensioni appena inferiori al primo (mm 560x400) e specchio di scrittura lievemente difforme (mm 300x90), e riporta Gn. 9: 11-14: 14. L'inizio di nuovi capitoli coincide con quello di un nuovo capoverso in modo non pienamente coerente. Nessun elemento separatore tra i versetti; alcune lettere ebraiche si presentano in media a modulo piuttosto largo. Questo frammento si mostra in condizioni generali migliori del precedente, essendo affetto soltanto da alcuni schiarimenti e cadute di inchiostro, specialmente al margine superiore destro. (2) I due testi riportati sono rispettivamente Gn. 29:15-32:10, ove si narrano le vicende di Labano, Giacobbe ed Esaù, e Gn. 9:11-14:14, dove il testo inizia parlando della promessa fatta da Dio agli uomini attraverso Abramo che non vi sarà un secondo diluvio, e termina con le tribolazioni di Abramo durante le guerre contro le tribù vicine. Due pregevoli esempi di frammenti di rotolo di Torah manoscritta provenienti dell'Italia centrale, verosimilmente realizzati alla metà del Settecento. -
Lot 77 Rabbi Rafa’el ben Gabri’el Norzi (di Norcia)., Sefer Marpe’ la-Nefesh (Libro Guaritor dell’Anima). Venezia, presso la Stamparia Bragadina, anno ebraico (5)513 (AD 1752-1753).
Volume a stampa su carta vergellata misurante mm 175x115 per 38 carte totali (76 facciate), specchio di scrittura di mm 155x95, con testo interamente in ebraico quadratico anche per quanto riguarda le sezioni esplicative e "di commento" distribuito su 24 o 26 righi all'inchiostro nero su di un'unica colonna. Reclamantes su ogni carta ad eccezione di c. 23 (> 24). All'interno di copertina si legge una nota di possesso italiana datata e vergata a matita, che recita: 8 gennaio 1896 / B. Bonfiglioli Giacomo, seguite da due sigle in ebraico corsivo. Titoli delle suddivisioni tematiche interne e termini rilevanti sono enfatizzati nel volume per mezzo del grassetto e di un modulo maggiore. Frontespizio incorniciato da decorazione modulare a doppia fila concentrica di ondine stilizzate, a loro volta bordate di elementi vegetali ripetuti in pieno inchiostro nero; decoro conclusivo alla carta finale, appena più in basso del colophon, rappresentato da una specie di elemento vasale su mensola contornato da due cornucopie stilizzate a mo' di supporti architettonici. Legatura muta biancastra in brossura floscia con qualche screpolatura, in discreto stato. Le condizioni generali di questo libello si presentano buone; da segnalare soltanto sporadiche macchie e qualche angolo di pagina lievemente accartocciato. (1) Il Libro "Guaritor dell'Anima" è un breve trattato sui fondamenti delle concezione etico-teologica generale giudaica che fu composto da rabbi Rafa'el ben Gabri'el Norzi (altra lezione comune Norsa: "da Norcia", 1520 – 1583), insieme ad altre opere speculative quali il Se'a Soleth e lo Orah Chayyim (pubblicate in volume unico da Juan di Gara a Venezia nel 1579) al pio fine, insieme didattico e divulgativo, di rendere accessibile la tradizionale saggezza ebraica a quei credenti che non avessero l'istruzione o il tempo necessari a consultare col massimo profitto le compilazioni dei grandi maestri precedenti, che il Norzi non intendeva emendare, bensì compendiarne le massime dottrinali e gli intenti spirituali. -
Lot 78 Sefer Tehillim (“Libro dei Salmi”). Livorno, 1795, Ya’aqov Nunes Va’is (stampatore), approvato da Giovanni Vincenzio Falorni.
Volume a stampa tipografica completo, misurante mm 120x65 ca., per 172 carte complessive [3+166+3], con specchio di scrittura di mm. 110x55, testo ebraico quadratico all'inchiostro nero (vocalizzato al testo dei Salmi e non vocalizzato al testo di preci e sermoni diversi) distribuito su 18 righi di testo a facciata, contenente una selezione di Salmi per la recita quotidiana, ripartita per le devozioni dei singoli giorni della settimana e in occasione di particolari festività ebraiche quali il Giorno dell'Espiazione (Yom Kippur), nonché una serie di commenti, esortazioni e preci aggiuntive stampate nella scrittura rashi "del commento", che si estende fino a un massimo di 30 righi a facciata. Decorazioni riproducenti modelli a strenna e ceste fiorite di gusto neoclassico tardo-settecentesco stampate in bianconero al termine di ogni sezione; termini notevoli all'interno della pagina di testo a modulo maggiore, in grassetto. Conservato in condizioni eccellenti: minimi segni del tempo. Raffinata legatura decorata con fermaglio centrale metallico a singolo punto di chiusura. (1) La città di Livorno fu sviluppata come porto tirrenico mediceo per volontà di Cosimo I de' Medici a partire dalla metà del Cinquecento: beneficiando di un'incoraggiante politica di immigrazione, nel tempo vi si stabilì una vivace comunità ebraica per lo più sefarditica iberica od orientale. Alla fine del XVIII secolo, la stamperia ebraica livornese di proprietà di Giovanni Vincenzio Falorni, si ritrovò ad essere la sola in attività in Italia, e lo stampatore Ya'aqov Nunes-Va'is (che morrà appena trentenne il 1815), collaboratore di Refa'el Meldola, rabbino di Livorno tra il 1803 e il 1805, intraprese l'attività di diffusione di materiale liturgico ebraico a specifico beneficio dei membri delle comunità giudaiche orientali di estrazione popolare. In questo senso, la menzione a benedicente memoria del rabbino di Hebron Chaim Avraham Isra'el ben Binyamin Ze'evi (morto il 1731) risalta come assai significativa. -
Lot 79 Torah (Bibbia ebraica), frammento di rotolo; Libro dell’Esodo Probabile provenienza italiana, prima metà di XIX secolo.
Codice manoscritto su pergamena, riportante Esodo 7:1 - 12:36, misurante mm. 1460x500 ca., con testo ebraico quadratico all'inchiostro nero non vocalizzato disposto su 14 colonne totali per 42 righi a colonna. Singoli capitoli di norma privi di elementi decorativi separatori, ma distinti semplicemente dall'interruzione del testo e l'inizio del nuovo capitolo al capoverso seguente. Bella scrittura ebraica di stile "italiano", talora con lettere orizzontalmente sovraestese ad abbellire l'estetica del rigo.
Il testo riporta i passaggi inerenti alle proverbiali "Piaghe d'Egitto", ossia, nell'ordine: la mutazione dell'acqua del fiume in sangue; il flagello delle rane; la tempesta di zanzare; l'invasione di moscerini; la peste letale del bestiame; le piaghe su bestiame e persone; la pioggia di fuoco e la grandine; il flagello delle locuste; i tre giorni consecutivi di oscurità sul paese d'Egitto, e, infine, la morte dei primogeniti egiziani. (1) Rotolo frammentario preservato in condizioni discrete nonostante diverse macchie di umidità, piccole deformazioni sulla superficie pergamenacea e possibili segni di abrasione al di sopra e al di sotto della colonna centrale del secondo foglio; cuciture tra i fogli non sempre perfette. Notevole esemplare di rotolo frammentario di Torah ebraica italiana di inizio Ottocento, ottimo esempio della tarda produzione manoscritta sacra, verosimilmente a beneficio del servizio liturgico di comunità provinciali. -
Lot 80 Abu Sa’id Tahir ibn Islam bn Qasim ibn Ahmad bn Razi al-Ansari al-Khwarazmi al-Khurramshahi al-Hanafi, soprannominato “Namd-push”., Kitab al-Jawahir al-‘ibadat fi-‘ilm al-Fiqh. Composto in Persia orientale (Khorasan) o Uzbekistan, datato al colophon il 20 Dhu’l-Hijja, AH 908 (16 giugno AD 1503).
Manoscritto arabo su carta vergellata orientale, sguardie posteriori in carta europea d'importazione (filigranate con tre mezzelune crescenti), formato di 154 carte complessive [2+150+2], dal foglio di dimensioni 260x175 con spazio scritto misurante mm 195x120; testo arabo distribuito su singola colonna di 19 righi a facciata vergato in grafia naskh orientale all'inchiostro nero e titoli rubricati in inchiostro rosso chiaro per sezioni tematiche e termini notevoli. Alcune formule di passaggio e termini enfatizzati, rubricati o meno, sono talora vergati in uno stile thuluth a modulo lievemente maggiore di quello del naskh testuale. Alla carta iniziale del manoscritto leggiamo il titolo Kitab al-Jawahir Mawa'iz ("Perle dei Sermoni Edificanti"), laddove al colophon l'autentico titolo dell'opera è riportato per esteso come già menzionato, insieme con il nome dell'autore, anch'esso in formula estesa. Il testo dell'opera si apre con la rituale basmala islamica di intestazione a 3v.; timbro di possesso a 4r.; presenza regolare di reclamantes al margine inferiore sinistro di ciascuna carta. Numerose ed estese annotazioni ai margini. Carta 7 appare colorata in rosso chiaro. Condizioni generalmente buone, a eccezione di diffusi deterioramenti della carta ai margini inferiori, soprattutto in apertura; diffuse macchioline, gore di umidità, specialmente ai margini superiori e attorno la linea interna di cucitura; ingiallimento della carta e qualche lacerazione, senza pregiudizio di leggibilità tranne che alle cc. 1, 113 e 114. Bella legatura islamica su cartone ricoperto in pelle marroncina, dotata di ribalta, con piatti esterni simmetrici impreziositi da decori perimetrali concentrici ad arabesco impressi e struttura assiale centrato su medaglione a mandorla, purtroppo affetta da ampia macchia d'inchiostro all'area inferiore sinistra del piatto anteriore. (1) Il Jawahir al-Fiqh è un'opera di diritto di scuola hanafita strutturata in 10 sezioni (abwab) a loro volta suddivisi in capitoletti (fusul), che l'Autore, in questa sua unica opera, dichiara di aver voluto comporre nel segno della brevità e della tradizione dei pareri legali islamici affinché i musulmani devoti, soprattutto quando si trovino in viaggio in luoghi a maggioranza non musulmana possano avvalersi di un agile strumento di consultazione pratica riguardo alle questioni rituali ortopratiche e le norme di comportamento che si esigono dal fedele, con particolare riguardo all'etichetta islamica del viaggiatore. Altra finalità dichiarata è quella di espandere e corroborare la scuola di diritto cui l'Autore appartenne, quella hanafita. Alle prime carte l'Autore cita molte sue fonti, dalle quali si evince una spiccata predilezione per l'approccio della scuola orientale Maturidi. Tahir al-Khwarazmi fu infatti un imam e studioso sunnita di diritto hanafita vissuto nella prima metà del XIV secolo (morì dopo il 1369/'70, o AH 771), allievo della scuola hanafita bukharese di Shamsu'd-Din al-Kurlani. Si vedano i contributi di: Abylov, Abdilkhakim & Kurt in: EJRS 2022 (32) ed Elmedeni, E. (2020), in: Uluslararası Sosyal Araştırmalar Dergisi / The Journal of International Social, Vol. 13, Issue 74, in arabo). Una copia di quest'opera appartiene alla Daiber Collection dell'Università di Tokyo (ms. 18) e una seconda, non datata e verosimilmente seriore, trova posto nella Yahuda Collection (NE-1505, ms. no 770) presso la Jerusalem National University Library (JNUL). -
Lot 81 Abo’l-Qasem Ferdowsi, Shahnameh (“Libro dei Re”). Manoscritto persiano di provenienza kashmira, composto con ogni probabilità alla metà del XVIII secolo o al primo quarto del XIX secolo.
87 carte complessive [1+85+1] per 169 facciate totali (da 1v. a 85v.). Misure medie del foglio: mm. 330 x 200 ca.; misure dello specchio di scrittura: mm. 265 x 140 ca.; testo poetico persiano in metro mathnavi (distici rimati, su schemi ritmici vari) distribuito su 25 righi per 4 colonne a facciata, vergato in calligrafia nasta'liq all'inchiostro nero e titolature rubricate, nel pieno rispetto dei canoni formali compositivi dei poemi epici persiani dall'età safavide in poi. Il sistema decorativo di questo manoscritto consiste in una pregevolissima decorazione sarlawh iniziale a cupola formata da elementi a cuspide ai colori tipicamente nord-indiani di blu-azzurro, oro e rosso tenue, occupante la metà superiore della carta 1v. di apertura, nonché 7 miniature di soggetto marziale, tutte misuranti tre-quarti di pagina e poste al suo centro, ubicate alle carte: 4v. (Scena di duello a cavallo); 9v. (Eskander/Alessandro piange sul cadavere di Dara/Dario); 15v. (Bahram uccide il drago); 20r. (Rostam abbatte un turaniano in duello); 27v. (Ancora in duello, Rostam disarciona un nemico); 51r. (Rostam, morendo, trafigge a morte Shaghad) e infine a 72r. (Uccisione di Esfandiyar). Numeri di pagina segnati a matita al margine inferiore destro del verso di ogni carta, secondo una foliazione non sempre coerente. Legatura ottocentesca seriore dai piatti di cartone e foderati di velluto color sandalo, inornata. Le condizioni generali di questo manoscritto sono discrete. (1) Manoscritto persiano su carta vergellata e polita, contenente un'antologia di passaggi tratti dallo Shahnameh, il celeberrimo "Libro dei Re", di Abo'l-Qasem Ferdowsi. La materia di questo codice è definita al colophon "terzo daftar" termine traducibile come "libro" e concepito, nella presente veste manoscritta, come il terzo volume di un'opera in quattro parti – dal momento che tale porzione del poema corrisponde al quinto libro, su otto totali, dell'edizione di riferimento moderna Khaleghi-Motlaq. Si tratta, insomma, del terzo tomo di una sorta di "edizione" manoscritta multivolume realizzata in Kashmir. Lo Shahnameh ("Libro dei Re") di Abo'l-Qasem Ferdowsi costituisce di gran lunga il più celebre poema epico dell'intera tradizione persofona, la quale, come è noto, non restò mai confinata all'altopiano iranico, ma coinvolse gran parte dell'Asia Centrale e la parte centro-nordoccidentale del Subcontinente indiano. Tale opera monumentale costituì per secoli, nel quadro di un vasto canone poetico-letterario, un importante riferimento culturale per le élite locali, plasmandone profondamente l'etica personale e le virtù del "javanmardi" guerresco. -
Lot 82 Muhammad Qutta al-‘Adawi, Kitab alf layla wa layla: “Il libro delle mille e una notte”, in lingua araba. Stampato presso la stamperia di ‘Abd al-Rahman Rushdi Bey “che si trova a Bulaq”. Bulaq (Cairo), 1279 AH (AD 1862).
Due volumi In-4° grande (mm 257x175) cartacei, costituiti di 967 carte complessive, dalle singole pagine segnate con numerazione araba progressiva e coerenza testuale confermata dalla regolare apposizione dei reclamantes tra le carte. Il vol. I contiene i libri 1 e 2 su 497 carte [1+494+2] e il vol. II rilega i libri 3 e 4 su 470carte [1+468+1], con spazio scritto di mm 195x100 ca. e testo arabo in classico stile naskh a stampa tipografica in inchiostro nero distribuito su 29 righi a facciata; opera in quattro libri suddivisa in due volumi rilegati (Vol. 1: libri 1-2; Vol. 2: libri 3-4), il secondo dei quali, eccezionalmente, intonso e in barbe. Ciascuno dei quattro libri è introdotto da un frontespizio in tutto identico a quello di apertura; numerose carte del primo volume presentano rifilatura minima, il più delle volte ai margini inferiori. Al verso della carta finale spicca l'alone, molto sbiadito, di un timbro ovoidale con legenda in arabo oggi del tutto illeggibile, assai probabilmente coevo all'età di stampa. Le due legature in cartone telato, identiche per entrambi i volumi a eccezione della placchetta centrale apposta al dorso a identificare i volumi stessi, appaiono coeve o di poco posteriori e verosimilmente di origine francese, come suggerirebbe il giglio stilizzato che trova posto al decoro centrale dei piatti. Le condizioni di conservazione di questo rarissimo libro sono pressoché perfette: da rilevare soltanto il forte ingiallimento di alcune carte, diffuse tracce di umidità e tenui macchioline sparse, tutto a semplice effetto dell'usura del tempo, senza pregiudizio dell'integrità materiale né di quella testuale. (2) Seconda edizione, collazionata ed emendata a cura dello Shaykh Muhammad Qutta al-'Adawi. Questa introvabile edizione delle "Mille e Una Notte" a stampa (Kitab Alf Layla wa Layla) si presenta come versione "riveduta e corretta" (al frontespizio leggiamo infatti che lo studioso Muhammad Qutta al-'Adawi avrebbe operato "muqabala wa tashih", ossia "collazione ed emendamento") del testo dell'editio princeps in arabo approntata presso la stamperia di Bulaq nell'anno islamico 1251 (AD 1835), assai rara e di inestimabile valore. Sappiamo che lo Shaykh al-'Adawi operò al fine di correggere frequenti imprecisioni o errori e nella metrica delle numerose citazioni poetiche classiche, ma forse più ancora al fine di esercitare un confronto selettivo tra i racconti che compongono questa celeberrima raccolta di novelle arabe, così da rendere questa seconda edizione a un tempo filologicamente più rigorosa della prima e maggiormente adatta alle esigenze delle élite urbane arabe (su quest'ultimo punto, si veda al-Musawi, Muhsin J. (Columbia University), "The 'Mansion' and the 'Rubbish Mounds': 'The Thousand and One Nights' in popular Arabic tradition", in: Journal of Arabic Literature (Brill), Vol. 35, N° 3 (2004), p. 351). L'eccezionale rarità della presente edizione, il suo stretto rapporto con la prestigiosa prima edizione del 1251/1835 a cura di 'Abd al-Rahman al-Sifti al-Sharqawi e più di ogni altra cosa le perfette condizioni di conservazione dei due volumi rendono questo libro un esemplare di altissimo valore complessivo, oltre che di intrigante interesse culturale e filologico per ciò che concerne la complicata vicenda testuale ed editoriale dell'indiscusso capolavoro della narrativa araba classica. -
Lot 83 Kitab al-Nubuwwat al-Kana’isi. Stampato nel Monastero di San Giovanni Battista a Shuwayr, Libano, AD 1813.
Volume a stampa tipografica su carta vergellata spessa composto di 111 carte totali misuranti mm 310x210, [110+1] con specchio di scrittura di mm 235x150; testo arabo a caratteri di stile naskh a stampa in inchiostro nero, distribuito su 27 righi a facciata, con titolature enfatizzate da modulo più ampio e in grafia thuluth. Citazioni scritturali e loro passaggi identificativi rubricati sistematicamente, in inchiostro rosso chiaro. Singole facciate numerate in fase tipografica (da 1 a 226). Alla p. 144 registriamo un secondo colophon, mentre alla p. 161 leggiamo il primo "Kanun" (al-awwal), seguito dal secondo (al-thani) a p. 182. Dal punto di vista decorativo segnaliamo: alle pgg. 95 e 114 due colophones con immagini, la prima delle quali impressa "ex antiqua gemma hujus magnitudinis"; altra icona a pg. 119, "terminati le Lettere e i Vangeli". Splendida legatura, purtroppo danneggiata al margine inferiore sinistro del piatto anteriore (mancanza angolare e sfilacciatura) e ammaccata in più punti, con decorazione centrale a croce greca composta da elementi "ad arabesco" e bella cornice continua con motivi vegetali, oltre a decori angolari interni.Condizioni di conservazione testuali generalmente buone, ad eccezione di uno strappo a margine di c. 14 (pgg. 27/28), macchie marginali, alle pgg. 138 e 139, e, passim, qualche ingiallimento alle carte. (1) Seconda edizione di questo raro e interessante pentecostario cristiano-orientale in uso della chiesa maronita, ramo autonomo della Chiesa cattolica orientale, stampato per la prima volta nel 1765. Importante testimonianza della vitalità della cultura cristiana del Vicino Oriente, oggi minacciata da condizioni storico-politiche avverse. -
Lot 84 Muhammad ibn Abi Bakr al-Razi, Muhammad al-Birkawi, Tuhfat al-Muluk, (“I doni offerti ai Re”), con Mu’addil al-Salawat (“Sulla necessità della preghiera”). Datato all’anno del calendario islamico 1173 (corrispondente al gregoriano 1759/1760) e realizzato probabilmente nell’Anatolia centrale.
Codice manoscritto ottomano in lingua araba su carta vergellata chiara di mm 205x145 per 83 carte totali [1+47+1+34], con specchio di scrittura misurante mm 145x90 per la prima opera, mm 140x60 per la seconda. Testo arabo vergato in uno stile naskh orientale per il primo testo, e in una grafica più obliqua, tendente alla mano nasta'liq di area persiana per il secondo lavoro. Testo distribuito su 11 righi a facciata in entrambe le opere. Titolature rubricate, alcuni righi sovralineati in rosso. Il Tuhfat al-Muluk è un'agile opera propedeutica agli elementi del diritto islamico (fiqh) di scuola (madhhab) sunnita hanafita, mentre il Mu'addil al-Salawat consiste in u saggio sulla preghiera islamico-sunnita. Specchio di scrittura incorniciato (jadwal) presente soltanto al secondo trattato e consistente in una semplice linea rossa di delimitazione dello spazio scritto. Occasionali note a margine di varia natura, sia in arabo che in turco osmanico, concentrate intorno al primo dei due testi. Al contropiatto anteriore interno si notano prove di penna; varie stelle talismaniche a matita azzurra segnate alla doppia pagina bianca di intervallo fra i due trattati. Bella legatura in cartone rinforzato ricoperta in pelle scura, con doppia cornice e decorazione centrale impressa, formata da 25 decori circolari disposti a losanga, parzialmente rovinata agli angoli inferiori e scolorita appena al di sotto dell'area centrale al piatto anteriore. Condizioni di conservazione discrete nonostante la presenza di estese gore d'acqua, in particolare alla parte superiore esterna degli ultimi fascicoli; macchie, occasionali ingiallimenti e danni materiali di trascurabile entità, che in nessun caso pregiudicano la leggibilità del testo. (1) Questo manoscritto devozionale, verosimilmente destinato all'uso individuale oppure di qualche confraternita religiosa provinciale (non sufica), testimonia dell'aderenza, o quanto meno dell'interesse, del suo committente per la scuola giuridico-filosofica tradizionale dello hanafismo, uno degli antichi indirizzi della giurisprudenza tradizionale islamica di osservanza sunnita e particolarmente incoraggiata dalle politiche sultaniali ottomane lungo tutta l'età moderna. La scelta di accorpare in un unico manoscritto due autori specializzati in ambiti quali le normative della giurisprudenza e la letteratura devozionale, evidenzia la persistenza di una percezione unitaria, o quanto meno complementare, di tali ambiti personali e professionali nella civiltà ottomana sunnita. -
Lot 85 Taki Katei, Tansei Ippan: “Il Rosso e il Blu”. Tokyo, presso l’editore Hanshichi Yoshikawa. Voll. 1-2 datati novembre 1894 (27 Meiji); voll. 3-4: marzo 1898 (31 Meiji). Tipografo: Sanjiro Matsui; scultore blocco di stampa: Tokutaro Kimura.
5 volumi in-4°. Insieme completo di 5 volumi a stampa xilografica eseguita secondo il metodo nipponico detto mokuhanga, con apertura a fisarmonica, con misure al foglio mm 250x165 e allo specchio di mm 240x140. Ciascun volume si compone di 28 pagine; testo giapponese all'inchiostro nero distribuito su 12 o 7 colonne. Ciascun volume termina con un identico colophon. Questa collezione include 60 dipinti raffiguranti fiori, frutta, insetti, uccelli, bambù e rocce, case, paesaggi e varie figure. Le illustrazioni sono assai ben conservate, mantenendo i tipici colori vividi. La carta mostra ingiallimento del tempo e qualche piccola macchia, rilevata anche sulle copertine (specialmente ai voll. I e III). Su ciascuna copertina leggiamo un'etichetta riportante titolo e numero del relativo volume, nonché un timbro, verosimilmente di un precedente proprietario, che compare anche alle pgg. 1, 3 e 28 di ogni volume. Su tutte le illustrazioni è altresì presente il timbro dell'autore. (5) Tansei Ippan significa "un assaggio di tansei", termine che a sua volta designa "rosso e blu" e indica una tecnica coreana di pittura e decorazione del legno in cui questi due colori risultano dominanti. Secondo la nota introduttiva di un discepolo dell'autore, di nome Kojima Koenki, quest'opera fu composta dal pittore giapponese Taki Katei (1830 – 1901), considerato artista di genio, come libro di esercizi per allievi delle scuole di pittura. Taki Katei fu assai esperto anche di pittura cinese, avendo apprese calligrafia e pittura Ming e Qing da Chen Yizhou. Durante l'era Meiji, Taki Katei prestò servizio come artista alla corte imperiale. Questa copia fu edita vivente l'autore; esemplari ne sono conservati in diversi musei e istituti, quali il MET di New York, il British Museum di Londra e la Waseda University Library di Tokyo. -
Lot 86 Torigai Dosai, Maestro Kaibara, Kiyosechukai Kaisei Getsurei Hakubutsusen (“Edizione riveduta dell’Almanacco di storia naturale di mesi e stagioni, con annotazioni”). Osaka e Tokyo, 1804-1806-1842.
16 volumi in-12° oblungo. Opera completa, conservata nella scatola lignea originale, di mm. 310x200x100 ca., suddivisa in scomparti interni atti ad allocare i volumi a gruppi di quattro, composta in 16 volumi, ciascuno al foglio di mm 185x80, con specchio di scrittura di mm 150x70 ca.; testo giapponese all'inchiostro nero stampato in xilografia mokuhanga e distribuito mediamente su 20 colonne a pagina. I volumi si compongono dei seguenti numeri pagine: I: 93 [1+92]; II: 112; III: 112; IV: 202; V: 141 [1+140]; VI: 104; VII: 104; VIII: 131 [130+1]; IX: 51 [1+50]; X: 60; XI: 99 [98+1]; XII: 68; XIII: 83 [82+1]; XIV: 42; XV: 71 [70+1]; XVI: 55 [54+1]. Quanto alla distribuzione delle 94 illustrazioni, esse sono ripartite come segue: vol. I (8): pp. 10, 14, 16, 17, 18, 24, 31 e 61; II (5): pp. 7, 8, 10, 12 e 45; III (11): pp. 7, 9, 11, 12, 17, 87, 91, 94, 95, 96 e 98; IV (16): pp. 23, 27, 30, 32, 42, 43, 47, 54, 55, 57, 58, 108, 109, 164, 174 e 184; V (11): pp. 12, 16, 19, 28, 87, 90, 91, 94, 96, 126 e 130; VI (13): pp. 9, 11, 12, 15, 17, 30, 58, 60, 61, 62, 67, 68 e 69; VII (3): pp. 9, 11 e 12; VIII (12): pp. 9, 12, 13, 14, 61, 64, 66, 73, 85, 88, 96 e 100; IX (4): pp. 6, 10, 14 e 15; X (4): pp. 5, 7, 8 e 58; XI (3): pp. 9, 12 e 14; XII (4): pp. 5, 8, 9 e 32; XIII, XIV, XV e XVI non contengono invece alcuna illustrazione. Copertine in cartoncino azzurro a legatura giapponese in ciascun volume, tutte in buono stato. Le condizioni generali sono molto buone: alcune copertine sono prive dell'etichetta con il titolo e il numero del volume e su altre risulta in parte abrasa o poco leggibile; rilegature talora sfilacciate. Le pagine interne sono nel complesso assai ben conservate, senza difetti particolari. (16) L'opera descrive e analizza il mutare delle stagioni durante l'anno lunare, in sinergia con il calendario astrologico cinese e i relativi esagrammi dell'I-Ching (il "Libro dei Mutamenti" cinese). Gli autori pongono in relazione la ciclicità stagionale come è evidente nei cambiamenti naturali (per fiori, alberi, insetti, uccelli, etc., per gli eventi atmosferici e per il mutare della volta celeste), con stili di vita, usanze e finanche abitudini alimentari dell'epoca, fornendo altresì a sostegno di tipo autoriale citazioni da opere letterarie quali la poesia cinese classica, e quella giapponese nelle forme-genere metriche di waka, renga e altro. Opera molto consultata e apprezzata, diverse sue copie sono conservate alla Biblioteca Nazionale di Letteratura Giapponese e presso varie università, in considerazione del rilevante interesse culturale che riveste. Data e luogo di pubblicazione, pur rimontando al tardo periodo Edo, non risultano unitari, bensì ricomposti lungo un ampio lasso di tempo di quasi 40 anni. Più specificamente, i 4 libri I, II, III e "mese lunare" per la "primavera" furono stampati a Osaka nel 1804 da editori vari; per i libri IV, V, VI e "mese lunare" per l'"estate" il dato risulta mancante; la stampa dei libri VII, VIII, IX e "mese lunare" riferito all'"autunno" avvenne sempre a Osaka nel 1806, mentre i libri X, XI, XII e "mese lunare" per l'"inverno" fu approntata tra Tokyo e Osaka per essere ultimata soltanto nel 1842. -
Lot 87 Nobuhiro Sato, Somoku Rokubu Koshuho (“Metodi di coltivazione in sei parti di piante e alberi”). Tokyo, marzo 1874 (anno 7 era Meiji), presso l’editore Meizankaku Izumiyakobe - Seifukaku.
16 volumi in-4°. Insieme completo di 16 volumi illustrati a stampa xilografica mokuhanga, che raccolgono i 20 libri dell'opera. Il foglio misura all'incirca mm 220x150 con specchio di scrittura di mm 170x115; testo giapponese è stampato con inchiostro nero e distribuito su 10 colonne a facciata. I 16 volumi si compongono dei seguenti libri e numero di pagine: I (libro 1): 83 [1+82]; II (2): 42; III (3): 90; IV (4): 62; V (5 e 6): 88; VI (7): 44; VII (8): 58; VIII (9 e 10): 105 [104+1]; IX (11 e 12): 77 [1+76]; X (13): 54; XI (14): 42; XII (15 e 16): 72; XIII (17): 58; XIV (18): 44; XV (19): 74; XVI (20): 45 [44+1]. L'opera multivolume è corredata di 45 belle illustrazioni a colori, reperibili ai seguenti luoghi (libro per libro): II: pgg. 15, 16, 27, 28 e 32; III: pgg. 12, 14,.33, 34, 35, 37, 42, 56,.57, 62, 63, 67, 69, 71, 75, 80, 81 e 88; IV: pgg. 22, 43, 44, 49, 58 e 60; VIII: (disegni) pg. 16; IX - X: pgg. 23, 53 e 64; XI - XII: pgg. 30, 60, 61, 63 e 65; XIII: pgg. 5 e 42; XIV: pgg. 28, 35 e 37; XVII: pgg. 37 e 38. I volumi I, V, VI, VII, XV, XVI, XVIII, XIX e XX, infine, sono del tutto privi di illustrazioni. Le immagini di maggior pregio sono reperibili lungo i voll. II, III e IV. Al termine dell'opera (vol. XVI, pg. 44) è menzionato uno dei capiscuola della teoria agronomica ispiratrice del lavoro dell'autore: Seiryu Ichikawa. A seguire (pg. 45) un colophon conclude l'opera. Legatura di tipo giapponese, in buone condizioni. Tutti i volumi sono nel complesso ben conservati, ad eccezione di macchie da scolorimento in copertina e quarta di copertina; si rilevano lievi scollamenti agli interni copertina. (16) Nobuhiro Sato (1769 – 1850) è considerato come uno dei tre più grandi agronomi del periodo Edo, insieme a Yasusada Miyazaki e a Nagatsune Okura. L'originalità della sua opera, completata nel 1829 ma pubblicata solo nel periodo Meiji, consiste nell'intuizione di classificare le piante in sei gruppi in base a un criterio a un tempo morfologico e utilitaristico, prendendo in esame le loro parti utilizzabili: radici, fusti, corteccia, foglie, fiori e frutti. Inoltre, egli introdusse ulteriore dettaglio nella descrizione dei metodi di coltivazione di ciascuna pianta. Il libro esamina circa trecento piante coltivate, dal riso ai fagioli, dai meloni alle melanzane dalla colza al cotone, e ravanelli, carote, patate dolci, zenzero, passando agli alberi da frutto, senza tralasciare di istruire il lettore sul miglior modo di distanziare i semi. Il Somoku Rokubu Koshuho è un'importante opera di agricoltura che non solo funge da dettagliata introduzione ai metodi di coltivazione delle piante, ma illustra anche le rivoluzionarie teorie di classificazione di Nobuhiro Sato, la cui opera è stata interpretata, di volta in volta, come profondamente originale o eccessivamente astratta e poco pratica. -
Lot 88 Saggio sulla ceramica giapponese. Tokyo, 1919 (8 era Taisho), per l’editrice Matsuyama-do Shoten (editore Rihachi Fujii), la tipografia Onishi Ringoro. Tipografo: Kumao Onishi.
2 volumi in-4°. Coppia di volumi a stampa xilografica (vol. I di pgg. 135 [1+134]; vol. II di pgg. 164) eseguiti secondo il metodo mokuhanga, misuranti al foglio mm. 225x150, con specchio di scrittura di mm. 195x120; testo giapponese distribuito su di una media di 16 colonne di testo a facciata, stampato con inchiostro nero. Il frontespizio del vol. I è a colori ed espone i dati editoriali; presente un timbro di possesso. Illustrazioni sia in bianconero che a colori si ritrovano su ambedue i volumi: più precisamente, al vol. I, pg. 31, è riprodotto un reperto archeologico, presumibilmente dell'età della pietra; a pag. 106 spicca la pregiata illustrazione a colori di un vaso di ceramica per conservare le foglie da tè, cotto con una tecnica imitante la smaltatura cinese tipica del periodo Jian'an. Al vol. II, pg.20, si illustra la tecnica per l'ottenimento della particolare tonalità di blu-grigio e di azzurro chiaro utilizzate in ceramica, e a pg. 58 è illustrato un vaso cinese che, passato in mani olandesi, si trova oggi conservato al British Museum di Londra. Rilegato con copertina giapponese watoji. Entrambi i volumi sono assai ben conservati. Alcune sottolineature a penna rossa e qualche appunto a matita, verosimilmente di un precedente proprietario. (2) Nella prefazione l'Autore dichiara che quest'opera va considerata come un trattato generale sulla ceramica giapponese, per poi passare a esaminare la cronologia degli elementi utili a comprendere l'evoluzione dell'arte ceramica, ad esempio elucidando origini e funzionamento delle fornaci nelle diverse provincie nipponiche, registrando le caratteristiche dei prodotti, e descrivendo il percorso storico della ceramica partire dalle origini cinesi e coreane fino alle dinamiche del suo sviluppo dopo essere state introdotte in Giappone. -
Lot 89 Kunisada I Utagawa, La “Filastrocca della Magnifica Ruota” (Warabeuta Myomyoguruma). 1874 (6 era Meiji); luogo di edizione, tipografo ed editore non identificati.
2 volumi in-8° piccolo. Volumi 2 e 3 (di 8) a stampa xilografica giapponese mokuhanga, con illustrazioni in bianconero su ciascuna pagina, contenenti i primi 4 capitoli dell'opera. Il vol. I consta di 96 carte e il vol. II di 69 complessive, tutte egualmente misuranti al foglio mm 170x150 con specchio di scrittura di mm 160x95 ca., mentre il numero di colonne di testo a facciata risulta irregolare. Al pari degli altri ukiyo-e, anche questo annovera su ogni pagina illustrazioni a stampa in bianconero. Stato di conservazione discreto: macchie e lieve consunzione a effetto del tempo e dell'uso. Legatura in stile giapponese con copertina titolata gialla e a colori, piuttosto ben conservata. (2) Il Warabeuta Myomyoguruma risulta affine al genere del kuzazoshi, ossia storie che prendono le mosse da filastrocche tradizionali per bambini, oggi sovente poco intelligibili ai giapponesi stessi. Non deve sorprendere il fatto che i contenuti di questi ukiyo-e tratti da antiche poesiole mandate a memorie dai più piccoli possano esprimere anche situazioni angoscianti o violente, accanto alla più quotidiane e pacate descrizioni di gioie e dolori ordinari. Degno di nota, infine, è il fatto che il termine Warabeuta ("filastrocca") dà il nome anche a un brano della colonna sonora del film d'animazione "La Storia della Principessa Splendente" (Kaguyahime-no Monogatari, 2013) del famoso autore e regista contemporaneo di "anime" Hayao Miyazaki. -
Lot 90 Arata Arai, Seizoku Kocho Shiryaku Jirui Daizen Senchi Gaizu-Zen (letteralmente: “Storia principale e seguito – Riassunto della storia della Corte Imperiale – Dizionario completo – Mappe schematiche dei campi di battaglia – Opera Completa”). 1870 (inizio periodo Meiji); luogo di edizione ignoto.
Volume singolo completo a stampa xilografica giapponese mokuhanga all'inchiostro nero con apertura a fisarmonica composto da 74 pagine [1+72+1], al foglio di mm 160x125, con due tabelle iniziali e 35 illustrazioni di campi di battaglia a doppia pagina parzialmente colorate a matita e misuranti da spiegate mm 250x140 ca. Le prime due pagine dell'opera costituiscono una sorta di lista - dizionario completa delle dinastie Imperiali. La copertina reca un'etichetta con titolo e nome dell'autore; in quarta di copertina è presente la firma calligrafica di un precedente proprietario. Condizioni generali buone: si segnalano lesioni minime alle pagine iniziali e a quelle conclusive, nonché alcune macchie e altri segni del tempo. (1) Questa rarissima opera costituisce una rappresentazione, presentata attraverso 35 mappe di altrettanti campi di battaglia e luoghi fortificati, degli eventi più salienti narrati nel Kocho Shiryaku ("La storia della Casa Imperiale riassunta"), opera storica redatta in cinese classico da Aoyama Enyu, che espone la storia del Giappone dall'imperatore Jimmu all'imperatore Gokomatsu in un rigido ordine cronologico. -
Lot 91 Kosogai Sogi, Bussetsu Muryoju-Kyo: “Il Sutra lungo della contemplazione della vita infinita”. Prima era Meiji (terzo quarto del XIX secolo).
2 volumi in-16°. Due piccoli volumi manoscritti su carta di riso in formato oblungo verticale, confezionati a leporello; dimensioni al foglio di mm 150x60; spazio scritto di mm 125x50. Testo in fine calligrafia di soli caratteri cinesi (kanji) in accordo con la convenzione delle scritture buddhiste, vergati sulla sola superficie interna da una sorta di calamo o pennello di piccole dimensioni, all'inchiostro nero per il testo principale e rosso a rubricare numerazioni, capitoli e ulteriori ripartizioni interne, quali la fine di verso. I caratteri sono distribuiti su 4 colonne secondo un numero costante di 17 caratteri cinesi a colonna, per un totale di 68 kanji nelle facciate pienamente occupate dal testo. Il primo volume si compone di 58 carte o pieghe complessive di scritto, mentre il volume secondo consta di 69 carte in tutto, per 116 e 138 pagine rispettivamente. Entrambi i volumi sono stati conservati in condizioni pressoché impeccabile, ad eccezione di minimi ma inevitabili segni del tempo. Le due legature di stile giapponese sono in ottimo stato, così come le due distinte copertine decorate. L'esterno di quella del vol. 1 presenta motivi decorativi dorati su sfondo nero a riprodurre lo stile geometrico dei "mon" dei casati nipponici racchiusi in un rombo, alternandoli a un tondo decorato da un fiore stilizzato con stelo e fogliame (con gli spazi risultanti parimenti abbelliti da ornamenti vegetali). Il piatto interno riproduce una variante di decori geometrici modulari dorati, stavolta su sfondo rosso intenso. La copertina esterna del vol. 2 è abbellita da motivi geometrici ortogonali di colore nero a zone a scacchi circondate da terne di segmenti neri, il tutto su sfondo bigio, forse per via di uno sbiadimento di una coloritura dorata originaria. (2) Il testo qui trascritto è intitolato "Sutra Lungo della Contemplazione della Vita Infinita" e costituisce uno dei più importanti capisaldi della letteratura buddhista "del Grande Veicolo" (Mahayana), declinata nella cultura nipponica nei termini dottrinali della "Terra Pura Occidentale" o amidismo (scuola del Buddhismo Nichiren). Questo celebre Sutra è la traduzione giapponese dell'originale sanscrito intitolato Sukhavativyuhasutram ("Il Sutra della Nobile Terra Pura"), assai facilmente confondibile con l'omonimo "Sutra di Buddha Amitabha" (in giapponese Amida, il "Buddha dell'Eterno Splendore"). Il Bussetsu Muryoju-Kyo è noto in varie traduzioni nipponiche, nominate a seconda dell'epoca in cui ciascuna fu effettuata (non tutte sull'originale sanscrito). La trattazione riguarda una disamina dell'eccellenza delle virtù dei bodhisattva e soprattutto i voti presi da Hojo Bosatsu, intesi a diffondere il più possibile le dottrine dell'amidismo al fine di facilitare a ogni essere senziente l'ottenimento dell'illuminazione, così estinguendo il dolore del perpetuo ciclo di rinascite nella liberazione definitiva degli esseri dalle impurità e iniquità del mondo materiale. -
Lot 92 Mantei Oga, Shaka Hasso Yamato Bunko, Parte 3 (1846) e Parte 8 (1848). Edito presso la Kinjudo di Edo (antico nome di Tokyo), 1846-1848. Illustratore: Utagawa Kuniyoshi (Parte 3) e Utagawa Toyokuni (Parte 8).
4 volumi in-8°. Due dittici di identico formato a stampa mokuhanga non consecutivi, e identico numero di carte [44 a dittico - voll. I: (1+20+1) e voll. II (1+20+1), misuranti al foglio mm 175x150, con specchio di scrittura, rispettivamente, di mm 158x105 (Parte 3) e mm 160x106 (Parte 8) e numero di righi a facciata del tutto irregolare, disposti attorno alle illustrazioni testuali, che si rinvengono a ogni carta. Testo giapponese in stile corsivo, all'inchiostro nero. Un colophon al termine di ciascun volume. Le numerosissime illustrazioni in bianconero, sovente del tutto contornate dal testo, offrono un vivido e drammatico senso del moto e dell'azione, della contemplazione o della stasi. Stato di conservazione molto buono; occasionali sbiadimenti e minime cadute di inchiostro. Copertina stampata con scene a colori vivaci; volumetto rilegato in stile giapponese. (4) Due parti di un popolare adattamento ai gusti del pubblico di fine Ottocento di una celebre biografia devozionale del Buddha. La prima metà dell'opera ripercorre la vita di Shaka (Buddha) dalla nascita sino al monacato intrapreso all'età di 19 anni, culminando con l'illuminazione ottenuta dopo dodici anni di pratica. La seconda parte dell'opera descrive invece il processo attraverso cui Shaka resistette alle persecuzioni degli "eretici" per poter illuminare tutti gli esseri viventi. Fulcro della narrazione è la concezione buddhista della dialettica conflittuale tra bene e male. Le illustrazioni sono dipinte volgarizzando lo stile pittorico di palazzo, con ciò contribuendo al grande successo di quest'opera presso i lettori giapponesi di fine periodo Edo. In entrambi i dittici un volume è contrassegnato come "il Sopra" e l'altro come "il Sotto", sezione di un'estesissima opera multivolume in 232 libri, suddivisi in 58 gruppi tra dittici e trittici e pubblicata tra il 1845 e il 1871. -
Lot 93 Kokonwakan Banpozensho: “Guida illustrata alla katana”, nei voll. 10, 11 e 12 (18). 1818 (tarda era Edo); l’editore e il luogo di stampa di questa edizione risultano ignoti.
3 volumi in 8° piccolo. Trittico di volumi consecutivi integri a stampa, composti con la tecnica della xilografia nipponica mokuhanga e parte di un'opera di enciclopedica in 13 volumi. Ognuno dei libri misura al foglio mm 160x110, con uno specchio di scrittura di mm 140x88 ca.; testo giapponese all'inchiostro nero distribuito su di un numero irregolare di colonne. I volumi di questa copia comprendono il seguente numero di pagine: vol. I: 103 [1+102]; vol. II 81 [1+80]; vol. III 99 [1+98], nelle quali annoveriamo una notevole quantità di illustrazioni tecniche sulle parti componenti delle katana e talune procedure di fabbricazione, assemblaggio e i passaggi formali dell'apposizione della "firma del forgiatore". Il vol. I (ossia il vol. 10) presenta illustrazioni alle pp.19-23; 27-30; 34-39; 41-46; 49-63; 65-91 e 94-103; il vol. II (vol. 11) alle pp. 2-17; 19-30; 32-33; 35; 37-39; 41; 45-51 e 55-71; il vol. III (vol. 12), infine, reca immagini alle pp. 3-8; 10-16; pp. 21-28;.30 e 30-35; 37; 42-43; 46; 48-53; 55-61; 63; 65-66; 68-69; 72-77; 81; 83-92; 95 e 97-99. Stato di conservazione generalmente buono: trascurabili segni del tempo e piccoli guasti di tarlo. Copertine a legatura giapponese, in buono stato. (3) L'opera consiste in una trattazione tecnico-enciclopedica illustrata con intento di introduzione e di guida al mondo delle tradizionali spade katana, colmo di preziosa conoscenza tecnica come pure di rilevanti valori culturali e simbolici, ad oggi estremamente popolare sia in Giappone che in Occidente. I volumi 10, 11 e 12 offrono un elenco completo dei capolavori antichi e moderni della tecnica giapponese dell'arte della spada. -
Lot 94 Yamada Yoshimitsu, Kokon Kaji Biko (“Note sulla forgiatura antica e moderna”). AD 1830 (tarda era Edo).
7 volumi in-4° illustrati, stampati secondo la tecnica xilografica giapponese detta mokuhanga e misuranti al foglio mm 267x180, con specchio di scrittura di mm 220x150; coi seguenti numeri di pagine per volume: Vol. I: 85 [1+84]; Vol. II: 114; Vol. III: 114; Vol. IV: 124; Vol. V: 70; Vol. VI: 98; Vol. VII:152. Il testo giapponese è stampato all'inchiostro nero e distribuito su circa 8 colonne a pagina ed è abbellito da numerosissime illustrazioni di spade o loro componenti, precisamente secondo la distribuzione seguente: vol. I (pgg. 26, 27, 36, 37, 38, 39, 40, 41 e 42) e su ogni pagina dei voll. V, VI e VII, laddove i rimanenti volumi II, III e IV non recano alcuna immagine. All'interno delle copertine dei singoli volumi si rileva sovente la presenza del timbro dell'autore. Copertine lievemente danneggiate da abrasioni o segni di usura; fili di rilegatura talvolta lisi alla parte inferiore; occasionali fori e segni di tarlo. Nel complesso il set di libri risulta ben conservato. Legatura giapponese. (7) Opera di valutazione delle spade giapponesi katana pubblicato come revisione a un testo precedente (il Kaihokenjaku) di era Kansei (tardo XVIII secolo). Dopo una sommaria introduzione generale si elencano i maestri spadai, cui segue una lunga lista di iscrizioni "mei", ossia di marchi apposti sulla spada dal forgiatore e recanti il nome di quest'ultimo o l'anno di forgia. I "mei" costituiscono una base fondamentale per la valutazione delle spade giapponesi katana, rivestendo grande rilievo anche per verificare il periodo di attività del forgiatore in quanto elemento di cronologia relativa. Negli ultimi tre volumi dell'opera, infine, compaiono numerose illustrazioni dette "oshigata", ottenute dall'impressione del "nakago" (il codolo della spada) sulla sottile carta "washi" come "prova di realizzazione" o "firma" della katana. Il Koko Kaji Biko valuta la qualità delle katana assegnando la valutazione di "capolavoro supremo" a 15 spade e di "grande capolavoro" a 22, mentre 54 katana sono definite "capolavori eccellenti" e 91 meramente "capolavori", oltre a pezzi meno rimarchevoli, per un totale di 246 katana recensite. -
Lot 95 Gokoku Onna Taiheiki, “Cronaca di una grande pace e della donna che ha protetto il Paese”. Tarda era Edo - inizio era Meiji (AD 1850-1870 ca.).
9 volumi in-4°. Manoscritto nipponico misurante al foglio di mm 235x170 con specchio di scrittura irregolare; testo ripartito in 18 capitoli complessivi ed edito in 9 volumi vergati a pennello in calligrafia corsiva su carta giapponese distribuito su 9 colonne a facciata (in media). Numeri di pagine a singolo volume: I (Capp.1-2): 78 [2+74+2]; II (Capp. 3-4): 72 [2+68+2]; III (Capp. 5-6): 76 [2+72+2]; IV (Capp. 7-8): 86 [2+82+2]; V (Capp. 9-10): 84 [2+80+2]; VI (Capp. 11-12-13): 86 [2+82+2]; VII (Capp. 14-15): 72 [2+68+2]; VIII (Capp. 16-17): 90 [2+86+2]; Vol. 9 (Cap. 18): 58 [2+54+2]. Sulla scorta dell'analisi calligrafica e di un raffronto tra le varie versioni reperibili presso l'Istituto Nazionale di Letteratura Giapponese, questa copia pare risalire alla tarda dell'era Edo o al principio dell'era Meiji, ossia fra la metà e il terzo quarto del XIX secolo. Condizione di conservazione molto buone; l'opera risulta interamente leggibile. Ciascun volume mantiene la copertina con l'etichetta del titolo, compreso del numero dei capitoli. Le copertine e alcuni fogli presentano piccole macchie, alcuni segni di tarlo e segni minimi di usura. Rilegatura di stile giapponese seriore, in buono stato. (9) Sussistono numerose copie di questo romanzo, trascritte da vari autori nel corso degli anni. Sebbene l'identità dell'autore originario resti ignota, una delle teorie più accreditate ritiene che si trattasse di una spia inviata a Banshu durante il cosiddetto incidente di Ako Roshi. Il Gokoku Onna Taiheiki è in sostanza un romanzo storico scritto a metà del periodo Edo (primo quarto del XVIII secolo) e basato sull'incidente di Yanagisawa: la storia ruota attorno a Nobuko Takatsukasa, moglie di Yoshiyasu Yanagisawa, a sua volta stretto collaboratore del quinto shogun Tsunayoshi Tokugawa. Costei uccise il marito per sventare un complotto che avrebbe fatto diventare il figlio Yoshizato il nuovo shogun, per poi suicidarsi. I nomi dei personaggi echeggiano figure storiche realmente esistite, ma trattandosi di una vicenda narrata sulla base di fatti storici soltanto parzialmente confermati, l'opera ha guadagnato popolarità soprattutto come romanzo di intrattenimento. -
Lot 96 Mappa del forte di Ichi-no Tani. Luogo di stampa, stampatore e decoratore ignoti. 1860.
Foglio in carta di riso stampato su blocco di legno con tecnica xilografica giapponese mokuhanga. Misura al foglio mm 470x310, con stampa entro lo specchio misurante mm 415x285. La mappa, nello stile rappresentativo nipponico, presenta accurati profili dei rilievi e dei corsi d'acqua, delle strade e dei sentieri, come pure degli edifici e delle opere fortificate con approccio essenzialmente disegnativo e pittorico. Leggera coloritura a matita in rosa tenue, azzurrino e giallo chiaro. Indicati a stampa i punti cardinali e varie legende racchiuse in cartigli verticali all'interno della mappa, il cui perimetro esterno è costituito da una semplice linea continua nera. Preservata in buono stato di conservazione, al netto di alcuni sbiadimenti. (1) La battaglia del Forte di Ichi-no Tani, località strategica e ben munita ubicata non lungi dall'attuale città di Kobe, fu combattuta nel febbraio 1184 tra l'esercito attaccante del clan Minamoto e quello, in difesa nel forte, del clan rivale Taira, due preminenti famiglie samuraiche del periodo Heian che si stavano affrontando sanguinosamente nella cosiddetta "guerra Genpei" (1180-1185). L'episodio dell'assedio e dell'espugnazione del forte, che vide un susseguirsi di atti di eroismo da entrambe le parti, contribuì in modo determinante alla disfatta del clan Taira e aprì la strada alla fondazione del primo shogunato samuraico, quello dei Kamakura, da parte di Minamoto-no Yoritomo. -
Lot 97 Yoshiki Ochiai, Genpei Josuiki: Konko Jitsuroku (“Ascesa e Caduta della Genpei”). Pubblicato il 3 novembre 1883 (16 Meiji), per i tipi dell’editore Eisendo di Tokyo.
8 volumi (di 16) ukiyo-e a stampa xilografica mokuhanga a colori su carta, comprendenti un numero complessivo di 388 pagine, distribuite come segue tra gli 8 volumi: vol. I: 54 [1+52+1]; II: 52 [1+50+1]; III: 48 [1+46+1]; IV: 50 [1+48+1]; V: 46 [1+44+1]; VI: 52 [1+50+1]; VII: 44 [1+42+1], e VIII: 42 [1+40+1], con misura al foglio di mm 225x150 e specchio di scrittura di mm 200x125. Testo giapponese distribuito su 16 colonne a facciata in inchiostro nero. I volumi sono abbelliti da 27 illustrazioni complessive, reperibili per la precisione a: vol. I (3): pgg. 6, 23 e 42; II (3): pgg. 23, 36 e 49; III (3): pgg. 14, 35 e 46; IV (4): pgg. 13, 14, 22 e 36; V (3): pgg. 5, 22 e 35; VI (4): pgg. 11, 12, 26 e 45; VI (3): pgg. 7, 19 e 27; VIII (3): pgg. 16, 21 e 29. Colophon al termine di ciascun volume. Alla quarta di copertina di ogni volume risalta la firma calligrafica di un precedente proprietario. Legatura giapponese, copertine in ottimo stato. Condizioni di conservazione piuttosto buone; tra i volumi si registrano alcune pagine lievemente macchiate e minimi segni del tempo. (8) Il Konko Jitsuroku si riferisce a un gruppo di opere basate o influenzate dal Genpei Josuiki, un racconto militare che descrive l'ascesa e la caduta della dinastia Genpei durante le ere Jisho e Juei (AD 1177 - 1185). Si tratta di una serie di opere che raccoglie vari racconti storici relativi alla cosiddetta Guerra Genpei (1180 - 1185): in particolare funge da prologo al Gion-shoja ed è una cronistoria di quella guerra; inoltre, descrive l'inizio del regno di Minamoto-no Yoritomo, la visita di Hojo Tokimasa a Kyoto nel 1185 e l'ascesa di Kujo Kanezane e Yoshida Tsunefusa nell'intricata arena politica del Giappone dell'epoca. Prima edizione sconosciuta.