LA GRAZIA E LA FORZA. PARTE I Sessione unica
Tuesday 2 December 2025 hours 17:00 (UTC +01:00)
Francesco Michielin (1954) Infanzia, 2004
Francesco Michielin (1954)
Infanzia, 2004
Olio su tela
168 x 130 cm
Firma: "Michielin" al recto
Provenienza: Galleria Stefano Forni, Bologna; Veneto Banca SpA in LCA
Esposizioni: "Poemetto della sera", mostra personale, 20 aprile - 29 maggio 2007, Galleria Stefano Forni, Bologna
Stato di conservazione. Supporto: 80% (leggera deformazione della tela)
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Già allievo dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, stabilitosi nella Valmareno dal 1986 viene componendo in disegno e in pittura una lunga serie di paesaggi in piccole e grandi dimensioni. Di lui hanno scritto fra gli altri Corrado Castellani, Marco Goldin, Giuseppe Mazzariol e Joseph Zoderer.
Dalla presentazione di "Poemetto della sera", mostra in cui venne esposta nel 2007 l'opera in asta: "Tra il volontario e l’involontario, tra il casuale (selezionato) e l’intenzionale (inconsciamente determinato), il simbolismo fa sprofondare il piano di lettura delle opere espressamente eseguite da Francesco Michielin per questa mostra intitolata poemetto della sera. I riferimenti si stratificano nella costruzione iconografica, trasfigurando i contenuti e agglutinando i significati. La nube è falsa, l’ampia ansa del valico pube, la selva utero/embrione. Il trascorrere dal paesaggio all’organismo, dal vegetale al fisiognomico si rivolge ad una physis intesa come unità di nascita e morte, parto e sepoltura. Il distacco dal corpo della donna-madre rimanda alla fusione con il corpo della madre-terra. La femminilità, anzi, l’oggetto parziale, il genitale femminile è il luogo eminente di questa simbologia. Viene evocata la Grande Madre, signora e dea della più antica mitologia mediterranea, Sfinge e Giocasta insieme, che assume su di sé l’enigma della provenienza e la mèta del desiderio. Possiamo leggere queste opere accostando alla freudiana pulsione di morte, rivolta al ripristino della condizione inorganica prenatale, la tesi di Ferenczi, che, dissolvendo il complesso edipico nel riferimento genetico, considerava il coito come il soddisfacimento simbolico del desiderio maschile del ritorno all’origine. L’immagine convenzionale del grembo materno della natura si arricchisce di nuovi significati e diventa possibile pensare la morte come l’ultimo incesto."


