LA GRAZIA E LA FORZA. PARTE I
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Lot 121 Orazio De Ferrari (1606 - 1657), ambito di
San Daniele nella fossa dei leoni
Olio su tela
108 x 134,5 x 3 cm
Altre iscrizioni: al verso iscrizione recente in lettere maiuscole, "STROIFI ERMANNO PADOVA 1616 VENEZIA 4/7/1693"
Elementi distintivi: sul verso, etichetta Casa d’aste Semenzato (lotto 465), altre due etichette ed una annotazione in gesso con numero di inventario ("986") con numeri
Provenienza: Sotheby's, Firenze (23.05.1979, l.986); Casa d’aste Semenzato, Venezia (26-27 marzo 2011, l.465, stima: € 35.000-40.000); Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 70% (reintelo, importante deformarzione da pressione della tela a destra e sinistra, in particolare sulla fascia superiore)
Stato di conservazione. Superficie: 80% (craquelures, cadute di colore, un punto di cedimento della tela da perforazione in basso a sinistra in corrispondenza di una caduta di colore)
L'opera è catalogata, pur dubitativamente, come Orazio De Ferrari da Federico Zeri (Fototeca Zeri, scheda 58661), per evidente relazione con altre opere nella sua fototeca come la tela con "Santa Maria Maddalena penitente con un angelo" passata da Rubinacci nell'ottobre 1975 (scheda 58683) o il "Sant'Agostino che lava i piedi di Cristo nelle vesti di pellegrino" della Accademia Ligustica (scheda 58678). Maurizio Marini (nota peritale conservata in copia), conserva la attribuzione, collocando l'opera alla metà del XVII secolo, nella piena maturità dell'artista. Anche Marco Horak, in una importante scheda critica, ritiene l'opera autografa di De Ferrari, riscontrandone «la derivazione dei modi di Giovanni Andrea Ansaldo, figura tipica dell'eclettismo della pittura genovese di inizio Seicento, tanto che nelle sue tele si possono trovare influenze di Rubens e di Anton van Dyck, da cui riprese la vivacità coloristica, e dei milanesi Cerano, Giulio Cesare Procaccini e Morazzone, richiamati dall'intonazione patetica di molti suoi soggetti, ma anche di certa pittura caravaggesca. E nel "San Daniele nella fossa dei leoni" si notano in effetti tutte queste influenze, perfino un certo contrasto luministico tipico della pittura cavaraggesca, ma soprattutto sono chiare le derivazioni dalla pittura dell’Ansaldo, a sua volta mutuata dal colorismo di Rubens e van Dyck (entrambi presenti temporaneamente a Genova) nonché il rinvio ai modi di esponenti della pittura lombarda del Seicento. Il colorismo di cui si è detto, così come il contrasto luci/ombre, li ritroviamo con rese simili in molte altre opere di Orazio, come nello splendido e vivace "Ratto delle Sabine" della collezione Zerbone, nell’"Ester davanti ad Assuero", battuto dalla casa d’aste genovese Cambi o nel S. Antonio da Padova e il miracolo del piede riattaccato, apparso in tempi ancora recenti sul mercato dell'arte».
Massimo Pulini ritiene l'opera ispirata a De Ferrari, ma eseguita da un autore meno abile, che può, a prima impressione, ricordare Stefano Magnasco, o in subordine Giovanni Battista Merano, ipotesi comunque da verificare con ulteriore ricerca (comunicazione del 29 giugno 2021). Altre idee attributive sono state avanzate nel tempo (Francesco Zugno, da parte di D. Bodart, cfr. Semenzato 2011; Ermanno Stroiffi, forse sul mercato, appuntata al retro del telaio).
Quanto allo stato conservativo va segnalato che la importante deformazione bilaterale della tela, indicata nella apposita nota, non è facilmente visibile in fotografia.
Ringraziamo Marco Horak e Massimo Pulini per il supporto nella catalogazione dell'opera. -
Lot 122 Roberto Moschini (1937 - 2023)
Prove di scena, 1985
Calcografia su carta
57 x 76,4 cm
Firma: "Roberto Moschini" a matita al recto
Data: "85" a matita al recto
Altre iscrizioni: titolo ("Prove di scena") e tiratura ("7/40") a matita al recto
Elementi distintivi: sul verso, etichetta Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana con riferimenti di inventario ed analoga etichetta anonima
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 70% (ingiallimento localizzato) -
Lot 123 Guelfo Bianchini, detto Guelfo (1937 - 1997)
Senza titolo, 1959
Litografia su carta
14,1 x 26,8 cm (luce)
Firma: "Guelfo" a matita al recto
Data: "59" a matita al recto
Altre iscrizioni: indicazione della tiratura ("XX/LX") a matita al recto
Elementi distintivi: sul verso, etichetta Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana con riferimenti di inventario e analoga etichetta anonima; timbro dell'editore a secco
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Fra il 1957 e il 1963 Guelfo è a Roma e stringe rapporti con Francalancia, Bartolini, De Chirico e Cocteau. Nel 1961 è invitato da Oskar Kokoschka nel castello di Salisburgo, dove conosce Manzù. Esegue la serie di disegni "Viaggio in Austria" e ritrae Kokoschka ricevendo in cambio dall’artista austriaco il "Ritratto di Guelfo – Velfen". Conosce Marc Chagall che gli dona il disegno "Profilo di Guelfo" e in occasione del compleanno dell’artista russo Guelfo gli regalerà "Chagall ironico" (coll. Vence, Francia). Fra il 1965 e il 1973 compie numerosi viaggi in Francia dove incontra Magnelli, Picasso e Mirò. Grazie all’amicizia di George Visat, editore parigino, inizia una collezione di opere su carta. Dal 1957 il suo Studio dell’Orologio, situato all’ombra della torre dell’orologio del Borromini, è punto d’incontro e poi sede di un conciliabolo di stravaganti cultori della patafisica («scienza delle soluzioni immaginarie» che si propone di studiare «ciò che si aggiunge alla metafisica, estendendosi così lontano al di là di questa quanto questa al di là della fisica», secondo la definizione dello scrittore francese A. Jarry). Viaggia a Berlino, in Grecia e Parigi, dove incontra Ernst, Tanning, Matta, Ray, Bellmer. Questi due ultimi eseguiranno foto e disegni per Guelfo. Nel ’71 fonda il “Giornale invisibile TIC biografici” e il Museo Internazionale l’Orologio. Conosce Buñuel, Hans Richter, Masson che lo ritrae in un disegno. Conosce Hartung, invitato dalla sua scuola, e Lam a Parigi.
Nel 1974 viaggia attraverso Olanda, Danimarca, Francia. Guidi e Cagli disegnano un suo ritratto. A Parigi conosce Dalì che schizza un suo profilo e le Gallerie di Visat e Berggruen espongono le sue opere. Nel 1977 è Pericle Fazzini a eseguire un suo ritratto. Nel 1978 viene fondata l’Associazione Museo Internazionale d’Arte Moderna – l’Orologio a Fabriano e Guelfo è presidente. Madame Arp dona l’opera "Idol" di Jean Arp come simbolo del Museo di Guelfo. Nel 1979 entra come protagonista nel romanzo "La torre dell’Orologio" di Franco Simongini. Esce il filmato nella rassegna televisiva “Artisti d’oggi” "Guelfo e la torre dell’orologio" con un testo di Giuliano Briganti e intervista di Sergio Pautasso, musiche Alvin Curran. Il "Giornale Invisibile TIC (Diario di bordo biografico)" diventa visibile ed esce in edizione d’arte: "TIC di Guelfo, ovvero capricci a volo, Giorgio De Chirico, Guelfo e gli amici volanti", stampato a Roma da M. De Rossi, con la collaborazione di De Chirico, Arp, Dalì, Fazzini, Guidi, Kokoschka, Manzù, Mirò, Ray, Strazza, Turcato, poesie di Borges e altri. Al 1980 risalgono gli studi per un suo ritratto da parte di Riccardo Tommasi Ferroni. Angela Redini gli dedica un servizio televisivo: “Guelfo in bicicletta nei cortili barocchi di Roma”.
Nell'ultimo periodo della vita, si dedica anche alla produzione di vetrate. Tra le più prestigiose, quelle realizzate tra il 1983 e il 1997 per la chiesa di San Giuseppe Lavoratore di Fabriano.
Un importante nucleo di sue opere è conservato presso la Pinacoteca Civica Bruno Molajoli di Fabriano, città che ospita anche la casa-museo dell'artista, in cui è esposta la sua collezione. -
Lot 124 Raul Bartoli (1910 - 1994)
Mercato di Cupramontana, 1985
Olio su tela
90 x 70 cm
Firma: “R. Bartoli” al recto e sul verso
Data: sul verso, “1985”
Elementi distintivi: sul verso, etichetta Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana con riferimenti di inventario
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90% (alcune macchie in alto a sinistra) -
Lot 125 Giuseppe Migneco (1903 - 1997)
Donna seduta con cappello
Inchiostro su carta da spolvero
50 x 35 cm
Firma: “Migneco” al recto
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 85% (pieghe)
Stato di conservazione. Superficie: 95% -
Lot 126 Luigi Serena (1855 - 1911)
Figure nel parco, 1900 circa
Olio su tela
112,5 x 72,3 cm
Firma: “L. Serena”
Provenienza: Collezione Roberto Poloni, Montebelluna; Veneto Banca SpA in LCA
Certificati: Fotocertificato di Luciano Franchi, non datato
Stato di conservazione. Supporto: 70% (reintelo e reintelaiatura, 2002; piccole deformazioni della tela in conseguenza di microurti)
Stato di conservazione. Superficie: 70% (cadute e integrazioni; appiattimenti del colore probabilmente in seguito al rintelo)
Luigi Serena, pittore d'elezione della borghesia trevigiana a cavallo tra '800 e '900, non ebbe allievi diretti, ma fu ammirato dagli artisti più giovani per il suo spirito bohémien e antiborghese, anche quale riferimento morale, diventando una pietra miliare nell'orizzonte artistico della Marca. Saranno proprio gli artisti dell'avanguardia, in testa Arturo Martini, a promuovere la mostra postuma di Serena poco dopo la sua morte nel 1911. Pur operando prevalentemente in provincia, l'artista partecipò con successo alle più importanti esposizioni del tempo: a Venezia (1881), Milano (1883), Torino (1884), Firenze (1886), Parigi (1888) e Monaco (1890). Fu tra gli invitati alla Biennale veneziana del 1897 (Eugenio Manzato, "Treviso", in "La Pittura in Italia. L'Ottocento", Milano, 1990, p. 213).
Al volgere del secolo, nella riscoperta della natura, Serena predilige «una pittura di scarso impegno sociale, che vuole soltanto raffigurare la vita in un'ora particolare in cui il sole altissimo e sfolgorante illumina tutta la terra. Di questa, pensa Serena, basterà isolarne un piccolo pezzo, dove l'esistenza ritrova un momento di sosta e di dolcezza . Perciò la natura ancora una volta diventa fonte inesauribile di ispirazione diretta, quasi uno specchio fedele delle interne emozioni dell'animo» (Ottorino Stefani, a cura di, "Luigi Serena. 1855-1911", Ponzano Veneto, 2006, p. 109). La natura si fa occasione di gioia e di poesia.
Per il dipinto in asta è anche possibile la alternativa datazione al 1885-1887 (cfr. Aa. Vv., "Luigi Serena", Treviso, 1985, "Donna sul ponte", p. 81).