#138: Antiquariato, Arte e Dipinti Sacri
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Lot 25 Gioseffo Dal Sole (ambito di) (1654 - 1719) - Agar confortata dall'Angelo, 18° secolo h cm 22X30 in cornice h cm 32X40 Olio su rame
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Lot 26 Antonio Bellucci (attribuito_a) (Pieve di Soligo 1654 - Pieve di Soligo 1726) - Susanna e i Vecchioni, 17° secolo cm 120X194 Dipinto ad olio su tela Pittore Veneto del XVII Secolo (Antonio Bellucci, Pieve di Soligo, 1654 – Pieve di Soligo, 1726) Susanna e i Vecchioni 120x194 Olio su tela
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Lot 27 Andrea Locatelli (Roma 19.02.1695 - Roma 19.02.1741) - Paesaggio con personaggi, 17° secolo cm 72x100 - in cornice H cm 83x110 olio su tela La scena raffigurata da Locatelli nel dipinto in esame è ambientata in un tipico paesaggio romano, rurale e vivace, la cui composizione si sviluppa per piani successivi in luce e in ombra fino allo sfumato dell’orizzonte. Andrea Locatelli, allievo di Monsù Alto, lavorò al servizio di molte famiglie nobiliari romane e visse le trasformazioni culturali della città. L’animato clima di Roma e la vicinanza ad opere firmate da pittori come Salvator Rosa e Jan Frans van Bloemen influenzarono significativamente la produzione artistica di Locatelli. Il suo stile si ispira infatti al realismo dei modelli a lui contemporanei e nelle sue opere prende vita un'atmosfera di carattere arcadico pastorale e allegorico.
Il presente dipinto racchiude in sé queste peculiarità stilistiche ed effettuando un confronto con altre opere dello stesso artista si comprende la volontà di Locatelli di raccontare una visione della natura nei suoi aspetti più squisitamente bucolici. Questa comparazione si può effettuare con Paesaggio fluviale con lavandaie e pastori, opera proposta in asta dalla Casa d’Aste Christie’s oppure con Paesaggio Romano e viandanti, dipinto conservato presso la Fondazione Museo Francesco Borgogna a Vercelli. I tratti che caratterizzano lo stile di Locatelli sono la minuziosità nel digradare i piani, partendo da colpi piatti e decisi nel primo piano attraverso la rappresentazione di rocce, fogliame e vegetazione, spostandosi nella raffigurazione dettagliata dei vari personaggi che animano la scena, verso uno stemperato orizzonte diafano.
ASORstudio -
Lot 28 Biagio Betti (1535 - 1605) - Gesù processato davanti al sinedrio cm 66 x106 Olio su tela
Sprovvisto di cornice.
Biagio Betti allievo di Daniele Da Volterra, Frate laico dell'ordine dei Teatini. Personaggio eclettico fu a contatto con il mondo artistico romano ma anche d'oltralpe. Conobbe le incioni di Durer da cui fu inflienzato nellee sue composizioni. Stilisticamente rappresenta un tardo manierismo romano dell'ultimo scorcio del '500.
ASOR Studio
Perizia del Professor Claudio Strinati
Biagio Betti (Cutigliano 1545 ca. - Roma 1615) Gesù interrogato nel Sinedrio (olio su tela cm 64 x 104)
Il dipinto rappresenta il momento cruciale nella storia della Passione di Cristo quando il Redentore viene portato, dopo la Cattura nell' Orto di Getsemani, nel Sinedrio, vale a dire il Tribunale ebraico amministrato dai Sadducei e dai Farisei per essere interrogato sulle sue presunte colpe e successivamente condannato anche se la condanna vera e propria fu pronunciata da Pilato.
La scena è eseguita, nel nostro dipinto, con notevolissima perizia e raffinatezza pittorica con uno stile impeccabile e rigoroso nella definizione prospettica e alquanto sintetico e compendiario delle figure, come se l'autore dell' opera fosse prioritariamente un miniatore specializzato tale da profondere tutta la sua dottrina nella analitica definizione delle immagini accentuandone i diversi stati d' animo, dalla dolente mestizia del Cristo alla burocratica arroganza dei grandi sacerdoti che appaiono numerosissimi nel dipinto ed erano in effetti, stando alle fonti antiche, una settantina e tutti agguerritissimi.
Il nostro dipinto, proprio per ragioni strettamente stilistiche, sembra da datarsi alla fine del sedicesimo secolo e da inquadrare appunto in quell' ambiente di cultura miniatoria che ebbe annoverò esponenti notevoli, italiani e fiamminghi in quel tempo. Tra questi spicca un pittore che fu anche un eminente religioso, il padre teatino Biagio Betti di cui Giovanni Baglione scrisse una esauriente e dotta biografia, qualificandolo come personalità colta, autorevole, molto influente nel dibattito sull'arte religiosa e abile pittore, scultore e miniatore lui stesso.
In tale biografia (pubblicata nel suo libro Le Vite de' pittori, scultori e architetti, Roma
1642 (ora nell'edizione moderna a cura di Barbara Agosti e Patrizia Tosini, Officina
Libraria 2023, vol 1, p.632 segg.) è evidente l'intento teologico e prioritariamente
dottrinale delle opere eseguite dal pittore teatino, ma con una formidabile attenzione
alla qualità intrinseca dei dipinti e alla originalità iconografica. Delle opere citate dal
Baglione poche sopravvivono oggi, ma sufficienti per attribuire a Biagio Betti il dipinto
qui in esame. Infatti nella chiesa di San Silvestro al Quirinale in Roma si conserva una
grande tela, sicuramente autografa di questo artista raffigurante La Disputa di Gesù
con i Dottori (argomento analogo, ancorché diverso, a quello dell'opera qui
che, a differenza del nostro dipinto, è una vera e propria pala d'altare esemplata, dal punto di vista iconografico sulle stampe del Dürer molto studiate e conosciute al tempo del Betti. E simile è l'impostazione del nostro dipinto attribuibile, quindi, al
Betti con fondamento anche attraverso un diretto confronto con la Disputa citata che denota uno stile "nordico" analogo anche se su scala monumentale, mentre il nostro quadro è, come si è notato, assolutamente miniatorio. Del resto il Baglione dice chiaramente che il pittore Biagio Betti, "fu parimente miniatore e in carta pergamena e in ogni altra cosa esquisitamente coloriva". Sembra proprio il caso del nostro dipinto, esempio notevolissimo di una pittura-miniatoria di grande significato intrinseco e di fine qualità di stesura, ben percepibile ancora oggi malgrado qualche problema di conservazione che l'opera deve aver avuto ma che non lede minimamente l'apprezzamento e il conseguente giudizio critico.
Ritengo possibile che questo nostro dipinto sia stato eseguito in concomitanza con le celebrazioni giubilari dell'anno 1600 quando il padre Biagio Betti era al culmine della sua parabola e della sua notorietà di autorevole miniatore e pittore.
Un dipinto, quindi, rimarchevole sul piano storico artistico ed anche su quello dottrinale, cui attribuisco un cospicuo valore di E. 25.000,00
In fede,
Claudio Strinati
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Lot 29 Jan Frans van Bloemen L'Orizzonte (attribuito a) (Anversa 1662 - Roma 1749) - Gesù che prega nell'orto del Getsemani mentre i discepoli che aveva portato con se si addormentano , 17° secolo h cm 100X83 in cornice 113X98 Van Bloemen, pittore fiammingo detto l'Orizzonte, si formò dapprima in patria e dopo un soggiorno in Francia arrivò in Italia unitamente al fratello Pieter.
Il dipinto in oggetto, tipico esempio dell'arte di Van Bloemen risente di tutte le influenze stilistiche degli artisti paesaggisti come Gaspard Dughet, Claude Lorrain e di Andrea Locatelli, suo antagonista con cui contese il primato di massimo pittore in Roma, riguardo la pittura paesaggistica arcadica.
L'opera raffigura una scena biblica, ma il vero protagonista è il paesaggio, laziale nella sua collocazione geografica.
Uno scenario prettamente idialliaco che nella sua profondità evidenzia tinte delicate, quasi pastellate, dalle nuances chiare, necessarie a creare una luminosa atmosfera.
L'orografica veduta, segnata da un corso fluviale, assume in tale modo una prospettiva di fondo che segna l'orizzonte in maniera suggestiva, non per nulla il Van Bloemen veniva chiamato dai contemporanei con il nome di Orizzonte; qualche dipinto venne firmato in tal modo.
La scena biblica viene organizzata in basso con colori più scuri e tocchi di luce tra gli alberi, ad eccezione delle figure che sono realizzate con una coloristica più vivace, utile e funzionale ad accentuare e ad evidenziare l'aneddoto.
L'opera è databile nel periodo della piena maturità dell'autore fra il primo e il secondo decennio del XVIII secolo.
Bibliografia di riferimento
L. Salerno Jan Frans Van Bloemen "L'Orizzonte" e l'origine del paesaggio settecentesco, Roma 1974.
ASOR StudioVan Bloemen, pittore fiammingo detto l'Orizzonte, si formò dapprima in patria e dopo un soggiorno in Francia arrivò in Italia unitamente al fratello Pieter.
Il dipinto in oggetto, tipico esempio dell'arte di Van Bloemen risente di tutte le influenze stilistiche degli artisti paesaggisti come Gaspard Dughet, Claude Lorrain e di Andrea Locatelli, suo antagonista con cui contese il primato di massimo pittore in Roma, riguardo la pittura paesaggistica arcadica.
L'opera raffigura una scena biblica, ma il vero protagonista è il paesaggio, laziale nella sua collocazione geografica.
Uno scenario prettamente idialliaco che nella sua profondità evidenzia tinte delicate, quasi pastellate, dalle nuances chiare, necessarie a creare una luminosa atmosfera.
L'orografica veduta, segnata da un corso fluviale, assume in tale modo una prospettiva di fondo che segna l'orizzonte in maniera suggestiva, non per nulla il Van Bloemen veniva chiamato dai contemporanei con il nome di Orizzonte; qualche dipinto venne firmato in tal modo.
La scena biblica viene organizzata in basso con colori più scuri e tocchi di luce tra gli alberi, ad eccezione delle figure che sono realizzate con una coloristica più vivace, utile e funzionale ad accentuare e ad evidenziare l'aneddoto.
L'opera è databile nel periodo della piena maturità dell'autore fra il primo e il secondo decennio del XVIII secolo.
Bibliografia di riferimento
L. Salerno Jan Frans Van Bloemen "L'Orizzonte" e l'origine del paesaggio settecentesco, Roma 1974.
ASOR Studio -
Lot 30 Vescovo con libro, 17° secolo cm 89x73 in cornice cm 104x89 Olio su tela
Pittore di area Lombarda del XVII secolo.
Il dipinto manifesta uno spiccato realismo. Appare evidente la concentrazione e l'attenzione posta dal personaggio nell'atto di aprire il libro e leggere le righe del suo pensiero filosofico-religioso, appena scritto.
Sul tavolo la penna e il calamaio sono testimoni dell'atto appena compiuto dello scrivere.
Il dipinto, inoltre, esprime un gusto controriformistico conforme alla tendenza della chiesa cattolica del XVII secolo avocando un vescovo insigne, dottore della chiesa, quale Sant'Agostino.
Studio Asor.
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Lot 31 Agostino Scilla (Messina 1629 - Roma 1700) - San Giovanni Battista che predica alle folle, 17° secolo H cm 204x161- in cornice H cm 268x203 Olio su tela Perizia e video del Professore Claudio Strinati: "Il dipinto è costruito con un criterio tipico di questo eminente pittore, di cui confermo l’autografia, già da tempo estremamente rivalutato dalla storiografia ma ancora in attesa di una piena ridefinizione dalla critica contemporanea. Di origine siciliana, Scilla ebbe un importante periodo romano dove si avvicinò allo stile e ai modi di Pier Francesco Mola e Andrea Sacchi. Nel nostro dipinto tali influssi, specie quello di Mola, appaiono evidenti. La figura del Battista sottile e altissima domina la scena ambientata in un paesaggio oscuro ma nitidamente delineato. La folla si accalca intorno a lui e c’è una certa, direi voluta, accentuazione dei tipi orientaleggianti secondo un criterio che tende a ricostruire visivamente le storie raccontate in figura, in modo fantastico e verosimile insieme.
L’opera qui in esame, peraltro, sembra recare in alto a destra una sigla (difficilmente decifrabile però) che potrebbe essere forse letta in A S, sigla che Scilla appone talora nei suoi dipinti.
Lo stato di conservazione è buono ma va notato come il dipinto debba essere stato sottoposto in passato a qualche drastica pulitura che avrebbe reso poi necessaria la stesura di numerosi e diffusi ritocchi, a parer mio facilmente rimovibili con un nuovo e più aggiornato intervento.
Il nostro dipinto appare databile nel periodo che va dal formidabile ciclo di affreschi nella Cattedrale di Siracusa (1657-60) ad alcune celebrate pale d’altare monumentali come quella del Sant’Ilarione moribondo che ritengo senza dubbio utilmente confrontabile col nostro dipinto. La nostra opera si data poco dopo il 1670, anno in cui Scilla dette alle stampe un ragguardevole volume dal titolo La vana speculazione disingannata dal senso che è il primo trattato di paleontologia mai pubblicato in Italia, disciplina di cui Scilla fu grande specialista.
Un carattere, il suo, molto complesso e ricco di riferimenti anche extraestetici, di cui la nostra opera sembra significativa testimonianza.
In fede,
Claudio Strinati"
Cornice non coeva. Pittore siciliano del XVII secolo. -
Lot 32 Madonna con bambino e S. Giovannino, 18° secolo H cm 90x71 Olio su tela Pittore italiano del XVIII secolo.
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Lot 33 Pietro Paolo Vasta (scuola di) (Acireale 1697 - Acireale 1760) - Madonna del Carmelo con Bambino, 18° secolo H cm 82x63,5 - in cornice 105x85 Olio su tela In cornice coeva, doratura a mecca. Cadute di colore.
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Lot 34 Santa Rosalia con Madonna, Gesù bambino e Santi Pietro e Paolo a latere, 17° secolo cm 43 x cm 35 olio su tavola di rovere Pittore fiammingo del XVII Secolo. Riferimento alla pala da Antoon van Dyck presente al Kunsthistorisches Museum (Vienna)
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Lot 35 Ritrovamento di Mosè, 17° secolo cm 140 x cm 113 Olio su tela Pittore francese del XVII secolo.
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Lot 36 Francesco Conti (Firenze 1681 - 1760) - Annunciazione cm 88x55 in cornice cm 101,5x69 Olio su tela
Perizia del Professor Claudio Strinati.
Annunciazione
(olio su tela, cm. 101 x 69 con cornice)
Si tratta di un'opera che, per stile (la stesura mossa e movimentata delle figure e dei panneggi) e iconografia l'Arcangelo Gabriele e la Vergine sono entrambi in piedi e di pari statura e presenza nello spazio), deve esser datata all'inizio del diciottesimo secolo, riflettendo in parte la cultura pittorica della scuola romana di Carlo Maratta, probabilmente ancora in vita nel momento della creazione del nostro dipinto qui in esame; in parte il retaggio della scuola fiorentina barocca, meno nota al giorno d' oggi ma estremamente fiorente e ricca di personalità specie dopo il passaggio in città di Pietro da Cortona e Ciro Ferri che vi lasciarono insigni capolavori la cui eco è percepibile anche nel nostro dipinto.
Per ragioni di stile ritengo che l'autore del bel quadro qui in esame debba essere identificato nel fiorentino Francesco Conti che fu da giovanissimo appunto in stretto contatto con la scuola marattesca a Roma (dove fu allievo dell' eminente Giovanni Maria Morandi) ma che poi seguì una sua strada che lo portò, tornato per tempo a Firenze, a conseguire brillanti risultati nell'ambito della pittura del barocchetto toscano improntata a quei caratteri di arguzia, eleganza formale, garbato dinamismo, che mi sembrano tutti riscontrabili nella nostra opera.
Un confronto con uno dei primi capolavori giovanili del Conti, la pala d' altare della Trinità nella chiesa fiorentina di San Jacopo sopr' Arno databile entro al fine del primo decennio del diciottesimo secolo, mi induce a riconoscere la stessa mano nel nostro quadro. Tra l'altro è curioso come il modello del Padre Eterno, con una singolare calvizie ed una barba rada e nervosa, si direbbe esattamente lo stesso sia nella pala citata sia nel nostro quadro dove è canonicamente raffigurato mentre spedisce sulla
terra lo Spirito Santo in forma di colomba.
Ne concludo che il nostro dipinto è una interessante e assai bella testimonianza degli
esordi di un artista oggi certamente meno celebrato di altri suoi eminenti conterranei
e coetanei, ma di notevole interesse e come tale citato con merito sia negli scritti dei
vecchi storici dell'arte, sia in quelli di alcuni maestri della storiografia novecentesca
come Matteo Marangoni che in un suo saggio importante Settecentisti (ma non
troppo) fiorentini, nel suo volume Arte barocca, Firenze Vallecchi 1973 (II ed.) mise
bene in luce la rilevanza del Conti con argomenti tutt' ora validissimi
Opera la nostra, quindi, di rimarchevole significato storico e di fine qualità artistica garantita peraltro da un eccellente stato di conservazione.
Ritengo quindi che il valore del dipinto qui in esame si attesti, in base alle attuali condizioni del mercato Nazionale a far data da codesta perizia, ai 25.000 euro
In fede, Claudio Strinati
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Lot 37 Stazioni della Via Crucis, coppia di dipinti, 18° secolo h cm 57X76 in cornice h cm 65X85 (cadauno) Olio su tela
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Lot 38 Paesaggio fluviale con barche con pescatori e costruzioni, Venetian painter of the 18° secolo cm 42 x 72 Olio su tela Il dipinto è espressione e testimonianza di un periodo ben determinato, in cui l’uomo è necessitato di incontrare la natura e di contemplarla in tutti i suoi aspetti. La scena detta una simbologia cosmica che lega e mette in comunicazione il paesaggio in tutti i propri aspetti naturali e le attività dell’uomo che vive, partecipa di una armonia globale.
Lo stile e la qualità dell’opera consentono di accostare e identificare un pittore della cerchia di Giuseppe Zais. -
Lot 39 Antonie VAN SMINCK PITLOO (1791 - 1837) - Paesaggio con barche e personaggi con cavalli h cm 19X28 in cornice h cm 30X39 olio su tela
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Lot 40 Antonie VAN SMINCK PITLOO (1791 - 1837) - Paesaggio marino con barche e personaggi h cm 19X28 in cornice h cm 30X39 olio su tela Scuola di Posillipo
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Lot 41 Paesaggio agreste con personaggi intenti nei lavori quotidiani, Venetian scuola 18° secolo h cm 47X37 in cornice h cm 58X50 Olio su tela
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Lot 42 Paesaggio agreste con personaggi intenti nei lavori quotidiani, Venetian scuola 18° secolo h cm 48X39 in cornice h cm 58X50 Olio su tela
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Lot 43 Paesaggio campestre con personaggi e armenti, fine 18° secolo h cm 51X51 in cornice rotonda h cm 69X69
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Lot 44 Paesaggio campestre con personaggi intenti nella raccolta del grano , fine 18° secolo h cm 51X51 in cornice rotonda h cm 69X69
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Lot 45 Jan Van Kessel il Vecchio (attribuito a) (Anversa 1626 - Anversa 1679) - Gioco di Putti diametro cm 22 olio su tavola tondo "Nipote di Jean Brughel il Vecchio, in questo piccolo tondo, anche se é estraneo al genere a lui consueto, sono visibili i suoi tratti pittorici e la assidua cura dei particolari, significativo il piccolo cesto di natura morta di frutta posto alla sinistra che testimonia la grande capacità del pittore nel rappresentare il mondo naturale. Anche le farfalle che i bimbi inseguono, cercando di afferrarle, denotano l'amore del pittore per la dovizia minuziosa dei dettagli. Gran parte dei dipinti dI Kessel raffigura in maniera esatta e talvolta quasi scientifica i particolaru, esempio di finezza ed esatta esecuzione." STUDIO ASOR
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Lot 46 Uomo con gorgera e libro , 18° secolo cm 18x15, in cornice cm 38x37 olio su rame
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Lot 47 Paesaggio con costruzioni e armenti, fine 18° secolo, fine 19° secolo 50x75 cm Olio su tela Piccolo foro.
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Lot 48 Madonna Immacolata, 19° secolo h cm 51X35 olio su tavola Opera sprovvista di cornice