#138: Antiquariato, Arte e Dipinti Sacri
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Lotto 1 Il sogno di San Giuseppe, Central Italia 17° secolo h cm 76X99 in cornice h cm 80X104 olio su tela Pittore caravaggesco del secolo XVII dell'Italia centrale.
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Lotto 2 Francesco Monti (attribuito a) (1685 - 1768) - Scena di battaglia h cm 48,5X98 in cornice h cm 78X125 olio su tela
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Lotto 3 Herman van der Myn (Amsterdam 1684 - Londra 1741) - Vaso di fiori cm 76,5x63,5 in cornice cm 98x85 Olio su tela Firmato in basso al centro.
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Lotto 4 Paesaggio fluviale con quinta arborea, architetture e personaggiin cammino., 17th/18° secolo, landscape painter h cm 46X62 in cornice h cm 57,5X71 olio su tela Sullo sfondo agglomerato e sulla sinistra torrione con fortificazioni.
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Lotto 5 E.R. Menard (1862 - 1939) - Paesaggio agreste con alberi h cm 43X57 in cornice h cm 66X81 olio su cartone
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Lotto 6 Interno con personaggi, Dutch scuola 17° secolo h cm 37X54 in cornice h cm 49X66 olio su tela
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Lotto 7 Domenichino (copia da) (1581 - 1641) - Sibilla cumana, 17° secolo copia h cm 123X90 in cornice h cm 127X94 olio su tela
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Lotto 8 Francesco Maglioli (Napoli XVII secolo) - Capriccio architettonico, 17° secolo cm 130X94 in cornice cm 161 x 125,5 Dipinto ad olio su tela
"L’interessante resa prospettica e l'inventiva fantasiosa nella costruzione della quinta architettonica fanno sì che l’opera in esame si possa attribuire a Francesco Maglioli, pittore napoletano del XVII secolo dalle scarne notizie biografiche. In uno scorcio di rovine classiche si stagliano figure dai gesti misurati e dalle vesti drappeggiate che esaminano i resti dei gloriosi tempi passati. Il classicismo che emerge dai suoi dipinti è il composto connubio tra colori tenui, ombre dai tagli netti e l’acuto studio dal vero, tratti comuni delle opere del suo esiguo catalogo. Maglioli conferma la sua capacità di alzare complesse architetture curandosi di dare forma anche alle più particolari rifiniture, dimostrando una raffinata perizia tecnica.
Firmata al retro F.M., l'opera è da considerasi autografa. Era infatti comune che il pittore segnasse i suoi lavori con il suo nome o le sue iniziali a caratteri capitali come nel caso di Capriccio portuale con San Pietro che guarisce uno zoppo conservato presso la collezione Verdini a Roma o San Pietro esorcizza gli idoli pagani proveniente dalla Collezione Messinger, Monaco."
Sestieri G., Il capriccio architettonico in Italia nel XVII e XVIII secolo, vol. II, etgraphiae, 2015, pp. 326-331
ASOR Studio Questo lotto è soggetto a diritto di seguito -
Lotto 9 il Genovesino (attribuito a) (Genova 1605 circa - Cremona 1656 circa) - Bambino dormiente cm 76x103; in cornice cm 99x126 Olio su tela "Dipinto che mostra una chiara impronta naturalistica, dalle suggestioni caravaggesche. Prototipo iconografico di derivazione Reniana, Madonna in adorazione del bambino dormiente di Guido Reni. L'opera ripropone l'esatta costruzione della scena ad esclusione della Madonna. Il putto dormiente su un elegante cuscino, quasi nell'identica posizione la tenda raccolta da un lato, che svela una parte dal paesaggio in lontananza. Sicuramente il Genovesino conosceva il dipinto sopraindicato, ma rende il suo estremamente particolare, dischiudendo il sipario al paesaggio, dando un guizzo personale alla composizione. Oltre al dato iconologico, l'aspetto stilistico mostra evidenti riferimenti riguardanti le luci chiaroscurali, l'atmosfera, la stesura pastosa sezionata dall'uso dei brilli dati a punta di pennello, per definire il modellato del corpo, risultanze mediate da Orazio Gentileschi con cui aveva avuto contatti a Genova. Inoltre, il viso del bimbo, dalle paffute gote arrossate, quasi sorridente si da dare soavità e dolcezza alla composizione tutta, sembra accordarsi ai modi dello Strozzi. Questi indizi potrebbero suggerire l'idea che questa è una delle poche opere eseguite dal Miradori nella propria città natale di Genova."STUDIO ASOR
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Lotto 10 Il Riposo (attribuito a) (San Gimignano 1605 - Firenze 1660) - Arianna addolorata per l'abbandono di Teseo , 17° secolo cm 70 x cm 105; in cornice cm 90 x cm 125 olio su tela Scena mitologica raffigurante Arianna addolorata per l'abbandono di Teseo, Dioniso la consola e le offre la corona con i diamanti che costituiranno la Corona Boreale o Costellazione di Arianna. "L'opera è pervasa da una sottilissima sensualità, di ascendenza furiniana sono la morbidezza dell'incarnato di Arianna e dell'ancella. Arianna addolorata per l'abbandono di Teseo sebbene malinconica emana un castigato ma voluttuoso senso erotico, mentre si strugge per il dolore. L'appropinguarsi dell'opportunista Dioniso fa scaturire una summa di intenzioni e sentimenti tra i personaggi, si da far sembrare che i protagonisti recitino ed emergono come in una piece teatrale. Sulla scena con le loro forme dal carnato luminoso con l'espresse dei volti che esprimono emotività interiore, con l'ampiezza dai movimenti enfatici danno vita ad un'opera che si racconta da sola, impreziosita da artifici pittorici creati dal pittore, come le zone d'ombra che accendono di luce le forme. In tutto questo il pittore mostra affinità con i suoi contemporanei: Furini Francesco (1603-1641) e Cecco il Bravo (1601-1661), suoi coetanei." STUDIO ASOR
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Lotto 11 Francesco Zaganelli (attribuito a) (Cotignola 1460 - Ravenna 1532) - San Rocco, 15th/16° secolo h cm 150X61 profondità della tavola cm 2,5 tempere grasse su tavola cuspidata Opera attribuibile all'area degli Zaganelli. Questo delizioso pannello è probabilmente parte di una struttura più ampia atrribuibile a Francesco Zaganelli, attivo in area ravennate. Possiamo fare riferimento alla Santa Lucia dello stesso Zaganelli il cui stile può essere raffrontato all'opera in questione. Molto probabilmente risale al periodo della sua venuta in Veneto, chiamato a Vicenza a dipingere la Madonna della rose; durante questo soggiorno risente degli influssi veneti e sicuramente viene a contatto con le influenze dureriane di cui la nostra opera in qualche modo risente. L'opera può essere datata intorno ai primi anni del '500, in quanto fino al 1509 lo Zaganelli lavora esclusivamente a tempera
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Lotto 12 Madonna con Bambino e San Francesco in cornice scatolata laccata e dorata , 18° secolo h cm 65X73X29
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Lotto 13 Madonna con Bambino, Santa Lucia e San Domenico, Painter of the fine 17° secolo H cm 200x131 Olio su tela Telaio centinato.
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Lotto 14 Raffaello Sanzio (copia da) (Urbino 1483 - Roma 1520) - Madonna con Bambino con Santa Elisabetta e San Giovannino, 18° secolo h cm 27X20 in cornice h cm 39X30 acquerello su carta
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Lotto 15 Pietà, 17° secolo h cm 71X59 in cornice 83X70 olio su tela Opera reintelata in cornice del XIX secolo
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Lotto 16 Oronzo Malinconico (Napoli 1661 - 1709) - Maddalena penitente, 17° secolo H cm 180x121, in cornice cm 195x145 Olio su tela Perizia del Professore Claudio Strinati: «Il dipinto deriva da un noto prototipo dell’ambiente guercinesco molto imitato per tutto il Seicento e oltre nelle varie scuole d’ Italia. Qui la figura è intera e l’opera è arricchita da una pregevole Natura Morta ai piedi della Santa. Il quadro è condotto con un disegno assai corretto e appare ben lumeggiato alla moda “tenebrista” che dall’ambiente veneto si irraggia
anche nell’ Italia meridionale nel corso della seconda metà del Seicento. Proprio per questo motivo riferisco il quadro all’ interessante e raro pittore napoletano Oronzo Malinconico, membro della nota famiglia di artisti quasi tutti gravitanti nella cerchia di Luca Giordano.
Tale riferimento stilistico sembrerebbe giustificato da interessanti e vivide analogie riscontrabili per il nostro quadro nelle poche opere certe di questo artista, molto noto al suo tempo, e poi entrato in una specie di cono d’ombra da cui comincia a riemergere in tempi recenti grazie agli studi di autorevoli specialisti del periodo.
La componente guercinesca, evidente nel nostro quadro, è chiarissima anche in alcune delle opere cruciali di Oronzo come si nota nel ciclo di tele da lui eseguite per la Cappella d’Avalos a Montesarchio, presumibilmente tra l’ottavo e il nono decennio del secolo diciassettesimo. Tale constatazione induce, quindi, a datare anche il dipinto qui in esame allo stesso momento.
Vi si vede il medesimo piglio robusto e la stessa maestria di stesura che pure inducono un effetto visivo di mesta e introversa meditazione come compete al personaggio raffigurato.
Buono lo stato di conservazione.
In fede,
Claudio Strinati» -
Lotto 17 Uomo in preghiera, 18° secolo master, Northern Europe h cm 46X38 olio su tela
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Lotto 18 Madonna con Bambino, 17° secolo h cm 60X30 in cornice h cm 76X55 olio su tela
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Lotto 19 Giuseppe Meda (Milano 1534 - 1599) - Mater dolorosa H cm 40x28,8 - in cornice H cm 75x65 Olio su tavola
Giuseppe Meda, seguace di Andrea Solari.
Expertise del Professore Claudio Strinati:
"L’opera posta alla mia attenzione è inquadrabile senza dubbio alcuno quale replica certamente antica di un famoso prototipo di Andrea Solari (Milano 1465 ca.-1524).
Solari era uno dei maggiori pittori leonardeschi lombardi, molto influente al suo tempo e per tutto il Cinquecento, e oggi rivalutato tra i massimi maestri dell’epoca. Il Solari, dunque, creò questo prototipo interessante e suggestivo, ed egli stesso eseguì vari dipinti di questo stesso soggetto, oggi conservati in raccolte pubbliche (ad esempio presso la Pinacoteca di
Brera) e private. La stesura pittorica del nostro quadro qui in esame è indubbiamente antica ma non si tratta, a parer mio, di un autografo del Solario bensì di una derivazione più tarda ma sempre eseguita nell’ambito del suo diretto retaggio e nel sedicesimo secolo.
In particolare, ritengo che questa nostra versione, che è di qualità notevole e di buona conservazione, accentui il carattere religioso delle immagini attraverso due aspetti peculiari: l’espressione molto intensa della Vergine, e le grandi mani che sembrano quelle di una contadina che abbia posato per la figura onde accentuarne il carattere umile e popolare.
Ritengo che l’opera in esame sia stata eseguita nello stretto ambito della discendenza diretta dell’artista che fu particolarmente apprezzato nella cerchia lombarda di Giovanni Paolo Lomazzo e Giuseppe Arcimboldi. In questo ambito ritengo di ravvisare la mano che ha concretamente eseguito l’opera in quella del dell’eminente Giuseppe Meda (1534-1599) pittore e
architetto, che del Solario fu per certi versi seguace scrupoloso. La fattura del nostro dipinto mi induce a datarlo, infatti, verso la fine del Cinquecento, proprio nel momento di massimo splendore di Giuseppe Meda, in antico famoso per opere insigni, tra le quali degna di citazione è il grandioso affresco dell’ Albero di Jesse nella cattedrale di Monza, eseguito negli anni Sessanta del Cinquecento.
Un confronto ragionato tra le figure appunto dell’affresco dell’Albero di Jesse e il nostro quadro mi porta a concludere che siamo in presenza della stessa mano." -
Lotto 20 Annunciazione ai pastori la nascita di Gesù, Emilian scuola 17° secolo cm 25,5X97 in cornice cm 103X133 olio su tela
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Lotto 21 Adorazione dei Magi, Venetian painter 17° secolo h cm 139X70 in cornice h cm 151X82 olio su tela
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Lotto 22 Morte di S. Francesco d'Assisi, Spanish scuola of the 17° secolo. Cm 132 x 95 Olio su tela Scena sacra nella quale è presente la particolarità delle stigmate posizionate sui polsi anzichè sulle mani come di solito per tradizione. Stato di conservazione buono. Certificato della galleria Archeocity di Mario Liseni (Lorrach Germania)
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Lotto 23 Simone de Wobreck (Haarlem 1557) - Salita al calvario H cm 53 x 40, in cornice 63 x 48 Olio su tavola Expertise del Professore Claudio Strinati:
"La Salita al calvario reca iscritto sul retro (parzialmente coperto da una parchettatura presumibilmente applicata in tempi abbastanza recenti per rafforzare la stabilità del legno) la seguente dicitura: Martin de Vos Anversa 1532-1603. Dunque il riferimento, che ritengo vergato anch' esso in tempi recenti, è al celebre pittore fiammingo che fu presente anche in Italia e lasciò nel nostro Paese opere insigni nonché una fiorente bottega. E proprio di questo punto si deve trattare in rapporto al nostro quadro. L'opera qui in esame, infatti, è assolutamente fiamminga ed è con assoluta certezza databile nella seconda metà del Cinquecento, ma non denota affatto lo stile, peraltro inconfondibile, di Martin de Vos. Al contrario la nostra opera rientra in un ambito di pittura fiamminga in Italia che non deriva direttamente da de Vos ma coincide invece con una scuola di suoi conterranei a lui collaterale ma ben distinta. Caratteristico del nostro dipinto, qui in esame, è il brulicare dei personaggi che si accalcano intorno al Redentore caduto e che riflettono una duplice sentimento: etico ed estetico. Da un lato, a ben vedere, il pittore rappresenta in modo vigoroso con accenti aspri e quasi popolareschi il dolore e la mestizia della folla che si concentra e si dirada con effetto scenico molto suggestivo e coinvolgente; dall'altro si legge complessivamente nell'opera come un senso di irrisione e scherno, coerenti con la storia rappresentata. Questo tipo di rappresentazioni è tipico della cultura fiamminga che alla lontana resta addirittura collegata, in molti autori attivi anche in Italia, alla cultura di Hieronymus Bosch, risalente però alla prima metà del Cinquecento.
Ma tutto questo non appartiene alla cultura del de Vos che è invece orientato verso un austero e nobile classicismo.
Qui, nella nostra opera, si vede l'esatto contrario del classicismo. Si vede anzi un atteggiamento da parte del pittore che ha eseguito il quadro, di tipo assolutamente manieristico che corrisponde con quanto vi abbiamo notato. I caratteri stilistici del nostro quadro, quindi, sono strettamente connessi con un altro maestro fiammingo operoso nel meridione di Italia nella seconda metà del secolo sedicesimo, Simone De Wobreck. Si tratta di un nome che oggi può risultare meno noto rispetto a un de Vos, ma Simone De Wobreck fu un maestro di primissimo spicco, attivo soprattutto in Sicilia dove creò una importante schiera di discepoli e seguaci. Se si confronta il nostro quadro con un autentico capolavoro del De Wobreck come la maestosa pala d' altare della Circoncisione nella chiesa di San Domenico a Castelvetrano risulta a mio avviso lampante come siamo di fronte alla stessa mano. Analitico e pungente, vivacissimo e proliferante, il nostro quadro è stato creato da un artista della stessa mentalità e della stessa cultura figurativa che vediamo espresse nella pala di Castelvetrano. Peraltro Simone De Wobreck trattò ripetutamente il tema della Salita al calvario, come è ben documentato da almeno due pale d'altare che le fonti gli riferiscono, una già in San Francesco a Caccamo e un'altra nella chiesa di santa Maria Maddalena a Ciminna. Il nostro dipinto, insomma, deve essere considerato un rimarchevole lavoro del manierismo fiammingo in Italia, databile probabilmente tra il nono e il decimo decennio del secolo sedicesimo, negli ultimi anni di vita del De Wobreck che, nato ad Haarlem in data imprecisata ma da collocare nel quarto decennio, risulta scomparso, su base documentaria, intorno al 1596/97." Questo lotto è soggetto a diritto di seguito -
Lotto 24 Paesaggio con personaggi e armenti, 17th/18° secolo cm 94x128 , in cornice cm 118x152 Olio su tela