Sculture e Oggetti d'Arte
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Lot 325 Corpus Christi in bronzo dorato su croce in legno, Roma, XVIII secolo il Nazareno è raffigurato come privo di vita, con la testa ripiegata verso la spalla destra, con corona di spine argentata; il panneggio intorno ai fianchi è annodato a destra e caratterizzato da uno svolazzo che crea un movimento non accennato dalla figura statica verticale; ai piedi del Cristo vanitas. Croce da muro in legno con terminali in metallo dorato ed attaccaglia ad anello cm 10,5x8,7 - la croce cm cm 32x15,5
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Lot 326 Cornice in legno ebanizzato con finiture ornamentali in rame e bronzo dorati, Italia centrale XVII secolo fascia ornata da una lastra in rame dorato con lievi tracce di decorazione incisa; al centro e agli angoli fregi applicati in bronzo dorato in forma di volute contrapposte e composizioni con mascheroni cm 26x21,5 - luce interna cm 16x12
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Lot 328 Grande ostensorio a raggiera in metallo e bronzo dorati con placche in smalti policromi e gemme colorate, XX secolo teca circolare racchiusa da gemme incolore con mezza luna interna a sostegno dell'ostia consacrata; tutt'intorno si dispongono dodici medaglioni in smalti policromi raffiguranti gli apostoli; sulla sommità croce con vertici trilobati e medaglione circolare con monogramma di Cristo. Fusto con nodo centrale impreziosito da gemme viola; base quadrilobata di gusto rinascimentale decorata da pietre sintetiche rosse e verdi. Reca dedica incisa sotto la base: "En souvenir de Monsigneur De Frasse". Custodito entro scatola trapezoidale.
La pratica dell’esposizione eucaristica si sviluppò nel tardo Medioevo, in seguito alla diffusione della dottrina della Transustanziazione, formalizzata durante il IV Concilio Lateranense del 1215. Secondo tale dottrina, attraverso le parole della consacrazione pronunciate dal sacerdote durante la celebrazione eucaristica, la sostanza del pane e del vino si trasforma interamente nel corpo e nel sangue di Cristo. Già nel Sinodo di Parigi (1205-1208) era stato introdotto l’uso di elevare e mostrare l’ostia consacrata ai fedeli, rispondendo così al loro desiderio di contemplare la particola, cui era attribuito anche un potere salvifico. Inoltre, grazie alle visioni mistiche della monaca agostiniana Giuliana di Liegi, che lamentava l’assenza di una festa specificamente dedicata al Santissimo Sacramento e con il sostegno di papa Urbano IV (1195-1264), nel 1264 venne istituita la solennità del Corpus Domini, che ancora oggi commemora il mistero eucaristico istituito da Cristo durante l’Ultima Cena. Di conseguenza, l’atto di esporre l’ostia consacrata assunse un’importanza centrale, portando alla necessità di disporre di un apposito oggetto liturgico destinato a questo scopo. Inizialmente la forma dell’ostensorio derivò da quella del reliquiario, in quanto la particola consacrata era considerata come una reliquia del corpo di Cristo. L’ostensorio a raggiera, con i raggi che si dipartono dalla teca centrale, allude simbolicamente all’identificazione dell’Eucaristia col sole e rappresenta nell’insieme la tipologia più comune e più utilizzata a partire dalla metà del XV secolo. cm 88x40 - custodia cm 94x58x31 -
Lot 329 Cristo crocifisso in bronzo fuso, cesellato e dorato, Roma, fine XVII/inizi XVIII secolo la figura è ritratta viva e sofferente, con le braccia sollevate, il volto lievemente girato verso destra, lo sguardo rivolto in alto, la bocca aperta; le gambe parallele, le ginocchia lievemente piegate e le dita dei piedi contratte. cm 29x18
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Lot 330 Crocifisso legno ebanizzato e bronzo dorato, XVII secolo corpus Christi coronato di spine con aureola ad anello, rappresentato come dolente, mostra Gesù morto sulla croce, con il capo reclinato sul petto, gli occhi chiusi e il corpo abbandonato. In questa rappresentazione l’accento è posto sull’umanità e sul dolore del sacrificio. Questa immagine, diffusa dal XIII secolo, sottolinea la compassione, la sofferenza redentrice e l’identificazione di Cristo con il dolore umano. Terminali, titulus crucis e teschio in bronzo dorato. cm 52x30 - la figura cm 16x16
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Lot 331 Altarolo in legno ebanizzato, diaspri e marmi policromi, Stato Pontificio, XVII secolo Questa raffinata cornice può essere accostata a un insieme di opere analogamente lavorate, attribuite ad artigiani romani e fiorentini del Seicento. Queste cornici, spesso destinate a un uso devozionale, erano comunemente pensate per accogliere al centro un dipinto, come nel nostro caso una miniatura ovale raffigurante Santa Caterina da Siena cm 39x24
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Lot 332 Altarolo architettonico in legno ebanizzato con finiture in bronzo dorato, Manifattura Granducale, XVII secolo Base formata da due alti gradini poggianti su figure di leone, con fregi e teste di cherubino applicate ripetute sul terzo gradino sorretto da piedi a trottola. La tabella, terminante in un timpano spezzato con edicoletta centrale provvista di finestrella a cartella, presenta ai lati due colonnine con capitelli dorati tra le quali si colloca un dipinto su pergamena raffigurante “Ecco Homo” da Jacopo Ligozzi (1547 - 1627) (tavola originale nella Pinacoteca di Monaco di Baviera). La popolarità del soggetto è in parte merito dell'incisione del fiammingo Raphael Sadeler (1560 ca. - 1628/32). La scena raffigura Cristo con le mani legate e con la corona di spine, Erode in piedi a sinistra, altri tre uomini dietro, uno dei quali è un soldato con una lancia
Lievi difetti cm 45x32x7 -
Lot 334 Giuseppe, Alberto e Andrea Tipa (bottega di)
(Trapani XVIII/XIX secolo)
Fuga in Egitto La composizione, costituita da tre gruppi in avorio ambientati su un fondo erboso di muschio ed applicati su tavoletta rivestita di velluto, si articola su due livelli distinti che creano un effetto di profondità e movimento ed è racchiusa in una cornice ottagonale in legno ebanizzato a fascia concava lastronata in tartaruga. In basso si trovano le figure della Vergine Maria, raffigurata con il capo leggermente inclinato in un atteggiamento di protezione materna, in cammino col Bambino Gesù tenuto per mano; a destra San Giuseppe, che avanza reggendo un bastone e una bisaccia da viandante, simbolo del viaggio intrapreso per mettere in salvo la Sacra Famiglia. Le vesti delicatamente scolpite presentano pieghe morbide e fluide che donano naturalezza e dinamismo alla scena. In alto, idealmente sospeso su nuvole in madreperla intagliata, compare Dio Padre con drappo svolazzante e le braccia aperte in un gesto di benedizione, affiancato da due angeli.
La finezza della lavorazione e l'accostamento dei materiali indicano che l'opera era destinata a un committente di prestigio, concepita per suscitare sentimento religioso e meraviglia grazie alla sua raffinatezza e al profondo valore simbolico. intaglio in avorio cm 29x23,5 Questo lotto, accompagnato da certificato CITES e da perizia tecnica rilasciata dal Ce.S.Ar Centro Studi Archeometrici, è disponibile per la vendita solo con spedizioni all'interno della Comunità Europea. -
Lot 335 Giuseppe, Alberto e Andrea Tipa (bottega di)
(Trapani XVIII/XIX secolo)
Adorazione di pastori La composizione si sviluppa su più livelli, creando un senso di profondità e movimento che accresce il realismo della rappresentazione; la scena si compone di numerose figure ambientate su zolla erbosa costituita da muschio ed è dominata dalla figura di Dio Padre su cumulo di nubi con le braccia aperte in un gesto di benedizione, dal quale si irradiano raggi di luce che simboleggiano la gloria divina; ai lati la cometa e la colomba quale simbolo dello Spirito Santo; in basso, al centro, la Sacra Famiglia. La Vergine è ritratta seduta col Bambino Gesù in braccio; alla sua sinistra San Giuseppe in atteggiamento raccolto e devoto e tre figure di contadino con animali e doni; alla destra di Maria l'asinello accovacciato, il bue in secondo piano ed un giovane pastore ritratto mentre suona il flauto. Cornice ottagonale lastronata in tartaruga con fascia convessa; sulla sommità attaccaglia in bronzo con testa di cherubino; al verso, lungo il profilo superiore del telaio, bollo di ceralacca con insegna araldica.
La delicatezza dell’intaglio e la combinazione dei materiali suggeriscono che si tratti di un manufatto destinato a un contesto di alta committenza, realizzato con l’intento di ispirare devozione e ammirazione attraverso la sua eleganza e la sua intensa carica spirituale. intaglio in avorio cm 27x25 Questo lotto, accompagnato da certificato CITES e da perizia tecnica rilasciata dal Ce.S.Ar Centro Studi Archeometrici, è disponibile per la vendita solo con spedizioni all'interno della Comunità Europea. -
Lot 336 Grande crocifisso in tartaruga e argento, Napoli, 1872 - 1878, argentiere Gennaro Pane la figura dolente del Cristo, ritratta secondo l'iconografia del "Christus patiens", con occhi chiusi e la testa abbandonata sul braccio, reclinata a sinistra dell’osservatore. Il corpo è piegato perché le ginocchia non reggono il peso che lo spinge verso il basso; il perizoma si distingue per l’abbondanza di panneggio, creando un raffinato gioco di pieghe che accentua il movimento della figura. La raffigurazione della ferita al costato rivela l’umanità di Cristo morto sulla croce; ai piedi il teschio con tibie incrociate rimanda al Calvario, luogo della crocifissione, simbolo ricorrente dal XVII secolo che richiama la caducità della vita e la meditazione sulla morte; l'aureola raggiata, simbolo di luce irradiata dalla sua stessa origine in quanto conferita direttamente da Dio. Sulla sommità della croce è collocato un cartiglio in argento con la scritta INRI (Iesus Nazarenus Rex Iudeorum). I terminali della croce, anch’essi in argento, sono arricchiti da eleganti motivi a volute che incorniciano volti di cherubino cm 98x75 - Cristo cm 38x32 Questo lotto, accompagnato da certificato CITES e da perizia tecnica rilasciata dal Ce.S.Ar Centro Studi Archeometrici, è disponibile per la vendita solo con spedizioni all'interno della Comunità Europea.
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Lot 337 Cristo crocifisso in avorio dipinto su croce in legno con elementi in argento, Napoli e Goa, XVIII secolo L’anatomia del Cristo segue i modelli indo-portoghesi; Egli è finemente scolpito e accuratamente dipinto, presenta un incarnato delicatamente colorato, con dettagli realistici quali le ferite, la capigliatura e il perizoma.
La scultura è studiata dal punto di vista anatomico, come testimoniano le braccia tese che sostengono il corpo sofferente. La testa, cinta dalla corona di spine, è inclinata verso la spalla destra, mentre la capigliatura ricade
morbidamente sulle spalle. Il busto teso lascia intravedere le costole, mentre le gambe terminano con i piedi rigidi, sovrapposti e fissati da un unico chiodo. Lo scarno perizoma, drappeggiato, si caratterizza per un panneggio annodato sul fianco destro. La croce è arricchita da una raggiera e da un
cartiglio con il Titulus Crucis. Su quest'ultimo, realizzato in argento, è presente un marchio napoletano, suggerendo così che la scultura in avorio sia stata importata successivamente e assemblata su una croce prodotta o adattata in ambito napoletano. La croce in legno si erge base tornita con decorazioni in intarsio floreale. Al verso tre timbri di ceralacca rossa. Punzonato con il marchio per l’argento "NAP" con corona e sottostante millesimo riportante le ultime tre cifre dell'anno (non decifrabile) in uso alla corporazione degli orefici di Napoli dal 1690 fino al 1808.
Nel XVI secolo i portoghesi presero possesso di Goa e portarono con loro anche i gesuiti e il cristianesimo. Molti locali si convertirono alla nuova religione sviluppando delle fusioni religiose con l'induismo. Avori cristiani
come questo venivano esportati in Europa entrando a far parte dei tesori delle chiese o nelle Wunderkammer di collezionisti cm 32x26,5 - la croce cm 105x41x14 (la base 23x14) Questo lotto, accompagnato da certificato CITES e da perizia tecnica rilasciata dal Ce.S.Ar Centro Studi Archeometrici, è disponibile per la vendita solo con spedizioni all'interno della Comunità Europea. -
Lot 338 Piccolo stipo monetiere da viaggio in palissandro e osso, arte coloniale indo-portoghese, XVII/XVIII secolo di forma parallelepipeda con maniglie laterali in ferro, è impreziosito da inserti in osso intagliato e inciso a graffio, successivamente ripassati a china con eleganti motivi geometrici e floreali stilizzati. La parte superiore è decorata con un motivo geometrico arricchito da piccole corolle sparse, al cui centro spicca un fiore stilizzato. Sull'anta frontale, serratura e prese a pomolo in bronzo che fungono da sostegno quando la ribalta è aperta. L’interno è suddiviso in tre sezioni: le due laterali ospitano cassetti intarsiati con decorazioni a pois, mentre la sezione centrale presenta una portina intarsiata con il medesimo motivo incorniciato. Sopra queste sezioni si trova un cassetto superiore tripartito, anch’esso decorato con lo stesso motivo.
Questo stipo è progettato come monetiere da viaggio, con cassetti di piccole dimensioni ideali per custodire monete, gioielli e oggetti di valore. La disposizione dei cassetti consente di sfruttare lo spazio interno in modo
efficiente, mantenendo il contenuto al sicuro durante gli spostamenti. Il raffinato intarsio in osso e la qualità delle finiture indicano un pezzo di alta manifattura, destinato a clienti aristocratici che necessitavano di un contenitore portatile per i loro beni preziosi. Difetti cm 21x35x25 Questo lotto, accompagnato da certificato CITES e da perizia tecnica rilasciata dal Ce.S.Ar Centro Studi Archeometrici, è disponibile per la vendita solo con spedizioni all'interno della Comunità Europea. -
Lot 339 Christus Triumphans in avorio su croce lignea, Portogallo o Goa (?), fine XVIII/inizio XIX secolo la figura di Cristo, ritratta col corpo eretto, la testa ripiegata verso la spalla sinistra e gli occhi spalancati rivolti verso l'alto e la bocca aperta a richiamare non solo la morte, ma anche la risurrezione; il busto lascia emergere la definizione muscolare e le gambe, anch’esse modellate con attenzione, terminano con i piedi sovrapposti, trafitti da un unico chiodo. Il perizoma, fissato da un cordone annodato sul fianco destro, è caratterizzato da un ricco panneggio che ricade con grazia lungo il corpo. Il bordino, finemente intagliato, riproduce un motivo decorativo elaborato, probabilmente ispirato ai tessuti preziosi dell'epoca, conferendo all’intero drappeggio una sensazione di movimento e leggerezza. Sulla parte superiore della croce, titulus in avorio con iscrizione in ebraico, greco e latino. cm 70x36,5 - Cristo cm 29x29 Questo lotto, accompagnato da certificato CITES e da perizia tecnica rilasciata dal Ce.S.Ar Centro Studi Archeometrici, è disponibile per la vendita solo con spedizioni all'interno della Comunità Europea.
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Lot 340 Vaso in vetro con coperchio decorato ad arte povera, Piemonte, XVIII secolo corpo a balaustro con figure europee su fondo celeste. Difetti alla decorazione altezza cm 65
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Lot 341 Vaso in vetro con coperchio decorato ad arte povera, Piemonte, XVIII secolo decorato in vivace policromia con figure orientali, volatili, farfalle e vegetazione orientale su fondo celeste. Difetti alla decorazione altezza cm 66
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Lot 342 Piccolo stipo in legno decorato ad arte povera, Venezia, fine XVIII/inizi XIX secolo caratterizzato da decoupage realizzato con abbondanza di ritagli da stampe ispirate ai soggetti orientali, con figure minute, fiori, paesaggi con boschetti e fiumi e scene di genere, applicati su tutta la superficie. Pannello frontale a ribalta con otto cassetti di varie dimensioni, ognuno con decorazione dalle simili caratteristiche; grembiale sagomato, piedini torniti. Difetti
Questa tecnica, caratteristica del mobile veneziano del Settecento, era molto apprezzata nelle case borghesi perché imitava i più costosi arredi orientali dipinti e laccati, ma realizzati con materiali e lavorazione più accessibili. Il risultato è una decorazione ricca prodotta dall’unione tra eleganza barocca e semplicità rustica.
L'attenta e raffinata decorazione di questo stipo fa presupporre che i soggetti utilizzati possano derivare dalle stampe provenienti dalla calcografia della famiglia Remondini di Bassano del Grappa che, oltre ai giochi come il giro dell'oca o i soldatini di carta, e i libretti di storie per soddisfare i gusti del popolo minuto, produsse appositamente stampe in vari formati e con diversi soggetti, servendosi di una carta sottile che scompariva poi sotto la laccatura, in modo che si avesse l'illusione di un mobile dipinto. cm 34x42x26,5 -
Lot 343 Plasticatore del XVII secolo
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San Sebastiano L'impostazione della figura trova ispirazione dall'Apollino e dall'Afrodite di Prassitele; il Santo è rappresentato a tutto tondo, in piedi con la schiena appoggiata ad un tronco d'albero secondo l'iconografia tradizionale; il peso del corpo sostenuto dalla gamba destra, il braccio corrispondente legato all'altezza della vita al tronco dell'albero, il braccio sinistro sollevato. Ha la testa incorniciata da una folta e lunga capigliatura, lo sguardo privo di espressione rivolto verso lo spettatore e la bocca socchiusa. Base squadrata. Rotture e restauri.
terracotta altezza cm 132 -
Lot 344 Cristo crocifisso in argento fuso e cesellato, XVIII secolo su croce da tavolo in legno ebanizzato con terminali in argento, inserita in un piedistallo parallelepipedo gradinato. La figura del Salvatore è ritratta secondo l'iconografia del Christus Patiens con aureola e corona di spine, la testa lievemente rivolta verso l'alto orientata verso la spalla destra, le braccia tese, il costato reso in evidenza dal ventre fortemente rientrante, le gambe flesse con i piedi sovrapposti trattenuti da un unico chiodo. Sulla sommità titulus crucis e teschio con tibie incrociate nella parte bassa lungo l'asse verticale cm 12x10 - con la croce cm 47x22,5x7
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Lot 345 Crocifisso in legno e argento, XVIII secolo La raffigurazione di Cristo appena inchiodato sulla croce, con corona di spine e aureola ad anello, cattura l’istante drammatico in cui il corpo di Gesù è stato fissato al legno, ma non è ancora completamente abbandonato alla morte. Il volto esprime un dolore vivo e intenso, con lo sguardo rivolto verso il cielo. Le braccia sono distese e tese, le mani appena trafitte dai chiodi, il corpo è irrigidito dallo sforzo e dal dolore, ma non ancora segnato dai flagelli. Questa immagine mette in risalto l’umanità di Cristo, la violenza del supplizio e l’inizio del suo sacrificio, sottolineando il momento in cui la passione si compie fisicamente ma non è ancora conclusa. Ai piedi teschio con tibie incrociate; titulus crucis in bronzo di epoca posteriore e terminali in lamina d'argento sbalzata. cm 41x27 - la figura cm 12x10,5
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Lot 346 Busto di Isotta degli Atti XIX secolo Isotta degli Atti (1417-1468) era figlia di Francesco degli Atti, ricco mercante appartenente a una nobile famiglia originaria di Sassoferrato, nelle Marche, trasferitasi a Rimini nel Trecento.
Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, la conobbe quando lei aveva solo 13 o 14 anni, durante un soggiorno nella residenza paterna. Isotta ebbe un figlio, Giovanni, nel 1447, morto poco dopo. La relazione con Sigismondo divenne pubblica nel 1449, dopo la morte sospetta della seconda moglie di lui. Si sposarono nel 1456, unione che non portò vantaggi politici, segno di un amore sincero.
Il loro legame fu celebrato nella cosiddetta "letteratura isottea" da poeti e artisti di corte. Ebbero anche una figlia, Antonia, che sposò Rodolfo Gonzaga e fu da lui uccisa nel 1483 per adulterio.
Isotta governò Rimini prima come reggente per conto del marito in disgrazia, poi in nome del figlio Sallustio, finché questi non fu ucciso nel 1469 da Roberto Malatesta, figlio illegittimo di Sigismondo, che prese il potere.
Morì nel 1474 e fu sepolta nel Tempio Malatestiano. La sua figura ispirò anche il poeta Ezra Pound nei "Canti Malatestiani".
Il busto originale in marmo nel Camposanto di Pisa, prima assegnato a Mino da Fiesole, poi a Matteo Civitali, è da datarsi attorno al 1465.
Si veda per confronto: Anonimo fiorentino del XV secolo, "ritratto di gentildonna" (1460 - 1469), Opera della Primaziale Pisana, Pisa, in collezione Zeri terracotta policroma cm 50x46x15 Francesco Caglioti, "Matteo Civitali e il Suo tempo. Pittori, Scultori e Orafi a Lucca nel tardo Quattrocento", catalogo della mostra (Lucca, Museo Nazionale di Villa Guinigi, 2 aprile - 11 luglio 2004), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2004, pag. 50 ill. 39 -
Lot 347 Ritratto di Pietro Mellini (da Benedetto di Leonardo d'Antonio detto Benedetto da Maiano) XIX secolo Reca in basso a sinistra timbro di ceralacca non interamente leggibile.
Pietro Mellini (1411 - 1485), facoltoso mercante fiorentino e alleato della famiglia Medici, fu più volte priore della città. Nel 1474 commissionò a Benedetto da Maiano il suo busto ritratto e il pulpito con le storie di San Francesco per la basilica di Santa Croce. Il busto fu acquistato dalle Gallerie fiorentine nel 1825 e, con la riorganizzazione delle collezioni medicee, venne trasferito nel 1865 al Museo Nazionale del Bargello. L'opera, ispirata allo stile di Antonio Rossellino, raffigura un uomo anziano con grande attenzione ai tratti dell’età; l’espressione intensa e concentrata comunica emozioni complesse, mentre il ricco abito in broccatello con un lembo gettato con naturalezza sulla spalla, è reso con un modellato estremamente raffinato, che ne valorizza le pieghe e i motivi decorativi terracotta policroma cm 50x58x28 -
Lot 348 Grande piatto da parata commemorativo in rame repoussé, Francia, XIX secolo al centro ritratto di Maria Teresa d'Asburgo-Spagna, regina di Francia, con data 1660 riferita all'anno delle nozze con Luigi XIV; ampia tesa percorsa da panoplie d'armi diametro cm 62,5
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Lot 349 Grande piatto da parata commemorativo in rame repoussé, Francia, XIX secolo al centro ritratto di Francesco I di Valois Re di Francia racchiuso da una cornice di perle sbalzate; ampia tesa percorsa da girali e scudi affiancati da grifoni diametro cm 58,5
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Lot 350 Coppia di placche circolari in scagliola, fine del XVIII secolo raffiguranti vasi biansati ricolmi di fiori multiformi recisi, ambientati su una porzione di piano imitante il marmo su fondo nero; cornice circolare modanata coeva in legno dorato diametro cm 38 - in cornice cm 46