LA GRAZIA E LA FORZA. PARTE II Sessione unica
Wednesday 3 December 2025 hours 17:00 (UTC +01:00)
Giuseppe Amisani (1881 - 1941) La raccolta del fieno
Giuseppe Amisani (1881 - 1941)
La raccolta del fieno
Olio su tela
87 x 151,7 cm
Firma: “GAmisani” al recto
Altre iscrizioni: annotazione delle misure sul telaio
Provenienza: collezione privata; Banca Popolare di Intra; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 60% (consunzione della tela, tagli e sfondamenti; cornice male assemblata e con danni)
Stato di conservazione. Superficie: 60% (cadute di colore, integrazioni)
Giuseppe Amisani (Mede Lomellina 1881 – Portofino 1941) è noto soprattutto come ritrattista dell’aristocrazia e dell’alta borghesia milanese. Lavorò, tra l’altro, per i Savoia e i reali di Bulgaria, guadagnandosi l’appellativo di “pittore di principi e re”. Allievo di Cesare Tallone all’Accademia di Brera, esordì all’Esposizione di Brera con il dipinto simbolista Cleopatra lussuriosa, da cui traspariva l’ammirazione per Segantini e Previati, e riscosse un certo successo con il ritratto di Lyda Borelli, con cui vinse il premio di 3200 lire all’Esposizione nazionale di Milano del 1912, che gli permise di trasferirsi in Argentina. In Sud America si specializzò nel genere del ritratto e, rientrato in Italia, nel primo dopoguerra partecipò alla Biennale di Venezia del 1920, raggiungendo la notorietà sancita dall’articolo a firma di Raffaele Calzini comparso su Emporium (Raffaele Calzini, "Artisti contemporanei: Giuseppe Amisani", in "Emporium", LII, 1920, 312, pp. 283-293). Amisani è sostanzialmente un artista di gusto internazionale, che raccoglie l’eredità della post-romanticismo milanese, di Cremona, Bianchi, Carcano, Conconi, Gola, ma si confronta anche con maestri internazionali con Anders Zorn, Leo Pütz e Giovanni Boldini, alternando il ritratto a scene di vita quotidiana e a paesaggi realizzati durante le vacanze in Lomellina e Valtellina e sulle Alpi piemotesi. Il dipinto "La raccolta di fieno", databile agli anni Venti rientra, dunque, nella sua produzione 'estiva', debitrice anche dell’incontro con Carlo Fornara conosciuto in Val Vigezzo. Divisionista appare, infatti, la pennellata con cui è resa la luce che si riflette sul fieno, dipinto con una ricca varietà di gialli e verdi, e sui buoi, il cui manto bianco trascolora in toni violacei. È una pittura vibrante e luminosa come colto da Giorgio Nicodemi nella monografia, preziosa anche nella veste grafica, dedicata all’artista: «la sua retina sana raccoglie le vibrazioni della luce in un godimento fine e persuaso, la quale è determinata la scala cromatica che serve per chiarificare la sua visione quando deve esser tradotta nella realtà artistica dei dipinti, dove gli effetti sono ottenuti col determinare un’unità di colore per ogni soggetto in modo che tutti gli elementi che compongono il quadro riescono a svolgersi intorno ad un colore essenziale» (Giorgio Nicodemi, "Giuseppe Amisani", s.d. [1924?], p. 10). E proprio il colore, in effetti, dà forma alle figure, agli animali, ai dettagli del paesaggio, che appaiono geometrizzati, quasi astrattizzati, in una equilibratissima ricerca di forme e colori puri.
Teresa Sacchi Lodispoto


