Lot 162 | Willem van Herp (1614 ca. - 1677), bottega di Allegoria dei Cinque Sensi

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LA GRAZIA E LA FORZA. PARTE II Sessione unica
Wednesday 3 December 2025 hours 17:00 (UTC +01:00)

Willem van Herp (1614 ca. - 1677), bottega di Allegoria dei Cinque Sensi

Willem van Herp (1614 ca. - 1677), bottega di
Allegoria dei Cinque Sensi
Olio su tela
120 x 169 x 5 cm

Elementi distintivi: al verso, sul telaio, scritta a gessetto scuro "4081" e etichetta recente "WILLEM VAN HERP", con dati dell'opera e valore "€ 85.000"; altre tre etichette recenti, di cui due con riferimenti di inventario; residui di colla di una ulteriore etichetta

Provenienza: collezione privata; Semenzato, Venezia, 02.12.2001, l. 25 (con stima Lire 220.000.000-260.000.000); Finarte, Roma, 27.10.2004, l. 149 (con stima: € 70.000-80.000)

Bibliografia: Jahel Sanzsalazar, "Dissertation on Willem van Herp", s.d. (come copia n. 2 dal dipinto conservato presso il Franz Mayer Museum, Città del Messico)
Certificati: scheda critica di Mario Scippa del 16 dicembre 2024 (come attribuito a van Herp), in copia digitale

Stato di conservazione. Supporto: 80% (reintelo e telaio sostituito)
Stato di conservazione. Superficie: 60% (cadute di colore, integrazioni e presenza di vernice opacizzante)

Willem van Herp, prolifico pittore barocco fiammingo, si distinse per le sue scene religiose, mitologiche e di genere, non di rado realizzate su rame e su tavola e destinate al mercato internazionale. Formatosi tra il 1625 e il 1629 con Damiaan Wortelmans II e Hans Biermans, è registrato come artista indipendente nella Gilda di San Luca di Anversa all’inizio del 1637. Pur non essendo stato allievo di Rubens, Van Herp riprese molti motivi rubensiani e fu impiegato da Matthijs Musson per ritoccare copie commissionate da Rubens, contribuendo alla diffusione dello stile barocco fiammingo. La sua produzione è molto ampia, quasi industriale, con numerose repliche autografe o di bottega, destinate principalmente alla Spagna. Tra esse, le opere in rame, predilette per la loro durata e brillantezza, ebbero grande successo anche nei territori spagnoli d’oltreoceano.
Lo stile di Van Herp è caratterizzato da una figurazione espressiva e manierata, spesso influenzata non solo da Rubens ma anche da Anthony van Dyck, Jacob Jordaens, Gerard Seghers, Jan Boeckhorst, Hendrick van Balen, Erasmus Quellinus il Giovane, Gaspar de Crayer and Artus Wolffort, nonché da maestri italiani come Raffaello e Guido Reni, di cui eseguiva copie e pastiches.
La tela in esame raffigura uno dei suoi soggetti più fortunati, la “Allegoria dei cinque sensi”, qui tradotta in una vivace scena di osteria. Ogni personaggio, o gruppo di figure, incarna uno dei sensi: gli scambi di sguardi alludono alla vista; l’uomo che tira la veste alla cameriera e la coppia sullo sfondo al tatto; il cane a sinistra all’olfatto; i commensali alla tavola al gusto; il bambino che richiama l’attenzione dell’adulto all’udito. La composizione, estremamente riuscita nel suo impianto teatrale, si inserisce nella tradizione secentesca dell’ambientazione in interno, testimoniata, ad esempio, anche da Gregorio e Mattia Preti nella tela di analogo soggetto conservata a Palazzo Barberini, e da Pietro Paolini nella tela conservata al Walters Art Museum, di Baltimora.
Di questo soggetto, nella produzione di Van Herp, in bibliografia sono, pur in modo non unanime, ritenuti autografi: la grande tela conservata presso il Museo Nazionale di Varsavia (176x229,5 cm, inv. no. M.Ob.569), datata gli anni sessanta del Seicento; il rame, 80x113 cm, già nella collezione dello Earl of Bute (insieme ad un pendant, con cui è stato riprodotto in incisione con il titolo “A Flemish Entertainment”: vedi i paragoni fotografici); la tela conservata nella collezione Wemyss, a Gosford House, in Scozia (89 x 117 cm, iscritta "La Harpe" in basso a sinistra). Autografo anche un disegno preparatorio apparso in asta a Dusseldorf nel 1962.
Sono note, poi, numerose repliche di bottega e copie. Tra le repliche si segnalano: una tela, dipendente da quella in collezione Bute, oggi conservata al Franz Mayer Museum di Città del Messico; una composizione con presenza minima di edera sul muro, registrata presso Agnew’s, Londra, nel 1929 (montatura della Witt Library, Courtauld Institute); un esemplare, 87,5 × 115,5 cm, venduto alla XLV Asta dello Ernst Museum di Budapest, nel 1930 (lot 162); un'altra versione venduta a Bonhams, Londra, il 13 aprile 1972 (lotto 224); una replica – o forse un bozzetto – offerta come autografa presso BÁV ART Auction House, a Budapest, il 17 maggio 2017 (lotto 282) e nuovamente nell'autunno 2024; una composizione, 62×78 cm, con differenze nel gruppo di figure, venduta all'asta del Four Seasons Hotel George V, a Parigi, il 19 dicembre 2001 (lotto 52), riapparsa successivamente a Dorotheum, Vienna il 23 ottobre 2018 (lotto 179) ed il 22 ottobre 2019 (lotto 247); una composizione, venduta da Bernaerts Auctioneers, ad Anversa, il 21 febbraio 2001 (lotto 191). Tra le copie si segnalano: un esemplare, 79 × 117 cm, apparso a Bonhams, Londra, il 13 dicembre 1990 (tela già registrata nel castello di Berkeley nel 1946 e dal 1963 nella collezione di H. Parkin Smith, a Bath); una copia accreditata ad un anonimo seguace di Van Herp apparsa da Sotheby’s, Londra, il 30 aprile 2014 (lotto 764); una copia genericamente indicata come "Scuola fiamminga del XVII secolo" apparsa presso Cambi, Genova, il 13 dicembre 2019 (lotto 143); una copia antica, modesta, 66,5 x 80,5 cm, conservata presso la Gemäldegalerie di Dresda (inv. 53/93); ed infine, una copia dipinta dal paesaggista Henry Brokmann-Knudsen (1868–1933).
In questo complesso panorama di opere autografe, repliche con e senza varianti, copie, sulla base di foto ad alta definizione la dr.ssa Jahel Sanzsalazar – specialista di riferimento per Van Herp – colloca la nostra tela, già passata in asta nel 2001 e nel 2004 con stime di rilievo (rispettivamente Lire 220.000.000-260.000.000 e € 70.000-80.000), piuttosto vicina all’artista, considerandola una replica di bottega della versione Wemyss ("dependent from the Wemyss version and could be classified as a studio repetition", comunicazione del 21 maggio 2025).
All’esame visivo diretto, svolto dalla casa d’aste, il livello qualitativo dell’opera, appare elevato: al punto da aver indotto in passato a ritenerla ascrivibile direttamente a Willem van Herp, da ultimo nella approfondita scheda di Mario Scippa (con valutazione di € 20.000-25.000). La pittura di Van Herp, soprattutto negli anni Sessanta, è in genere più pastosa, in emulazione dello stile di Rembrandt, mentre nel dipinto in esame, la stesura appare in generale più liquida. Inoltre, le anatomie sono semplificate, attraverso una riduzione della volumetria (forse accentuata dalla spulitura delle sfumature) e dei dettagli (volti, arti, mani) mentre la composizione si concentra sulla scena centrale, accentuando l’ombreggiatura delle zone marginali fino a rendere quasi non riconoscibili i rilevanti elementi – per esempio, la sedia a sinistra, il personaggio accosto al muro a destra, che sono invece perfettamente visibili nella incisione della tela ex Bute. Vi sono tuttavia dettagli come la testa del cane di sinistra, o alcuni dettagli dei vasi in ceramica e dei vetri che mostrano uno stacco di stile rispetto alle figure e confermano l’intervento di più mani, di diversa abilità, confermando l’ipotesi di una opera eseguita nella struttura collaborativa della bottega.

Si ringrazia la dr.ssa Jahel Sanzsalazar per il prezioso contributo alla catalogazione dell’opera.