Asta di Antiquariato e Pittura sec. XIX
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Lot 337 Cofanetto in legno
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Lot 338 Console in massello ad un cassetto ribaltabile e 3 cassettini sottostanti, gambe con mascheroni, Bologna sec. XVII ( la parte inferiore più tarda)
cm. 140x67xh.105 -
Lot 339 Satiro accovacciato su un otre, parte centrale di fontana in marmo statuario, fine sec. XVII
restauri e mancanze -
Lot 340 Coppia di grandi sculture in legno finemente intagliato e dorato raffiguranti figure femminili,
Roma sec. XVII
h.cm. 185 -
Lot 341 Specchiera moderna di forma ottagonale
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Lot 342 "Veduta di Genova" litografia a colori, sec. XIX (macchie e mancanze)
cm. 95x35 -
Lot 343 Specchiera in porcellana bianca con fiori a rilievo, sec. XIX
cm. 50x h. 77 -
Lot 344 Orologio viennese con automi e colonne in alabastro, inizi sec. XIX (difetti e mancanze)
cm. 40x11xh.56 -
Lot 345 Coppia di tavoli realizzati sovrapponendo due vasi medicei in marmo con piani in ardesia, Genova sec. XIX
diam. cm. 110 x h. 80 -
Lot 346 Grande vaso in legno dorato da centro con bracci portaluci, Genova sec. XVIII
diam. cm. 85xh.140 -
Lot 347 Coppia di apliques in stile Luigi XVI a 6 luci in bronzo dorato e cristalli, Francia sec. XIX
cm. 50x115 -
Lot 348 Coppia di candelieri Luigi XV in argento di fusione, Punzone della Torretta anno 77, Genova sec. XVIII
h. cm.25 -
Lot 349 Grande bacile in argento finemente sbalzato a motivi di pellacce ripetute, Genova Punzone della Torretta anno 1774
cm.42x28 -
Lot 350 Zuccheriera Luigi XV in argento finemente sbalzato, Torino sec.XVIII, punzoni di Giovan Battista Caron e punzone Galletto I titolo arg.925
cm.12x10xh.9 -
Lot 351 Caffettiera Luigi XV in argento a tortiglione, coperchio con pellaccia e beccuccio terminante con testa di animale,manico in legno ebanizzato, Genova Punzone della Torretta sec.XVIII
h.cm. 26 -
Lot 352 Caminiera Luigi XIV in legno finemente intagliato e dorato,Piemonte sec. XVIII
cm. 195xh.110 -
Lot 353 Diplomatica a tre cassetti lastronata in legni vari, ricca decorazione in bronzo, piano in pelle, Francia sec.XIX (mancanze nei bronzi)
cm. 173x82xh.77 -
Lot 354 "Sacra Famiglia con San Giovannino" antica stampa, cornice in legno intagliato e dorato, sec. XIX (rotture e mancanze)
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Lot 355 Specchiera Luigi XIV in legno finemente intagliato e dorato con controspecchi, Piemonte sec. XVIII (cimasa superiore e fregi laterali non coevi)
cm. 90x180 -
Lot 356 Bassorilievo in legno intagliato raffigurante la Maddalena, sec.XVIII
cm. 30x27 -
Lot 357 Sei poltrone Luigi XV in noce con schienale imbottito, Piemonte I metà sec.XVIII
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Lot 358 Canterano in noce a tre cassetti intagliato con lesene a rilievo, Bergamo fine sec. XVII
cm. 140x61xh.105 -
Lot 359 Coppia di sedie Luigi Filippo in mogano
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Lot 360 ALESSANDRO MAGNASCO (1667-1749)
Soldati accampati fra le rovine
Indovini, cantastorie e pulcinella tra le rovine
Olio su tela, cm 55 x 70 ciascuno
Bibliografia:
A. Morandotti, Cinque pittori del Settecento. Ghislandi, Crespi, Magnasco, Bazzani, Cerruti, catalogo della mostra, Roma 1943, p. 54, tav. 31-32
M. Pospsil, Magnasco, 1944, p. 82, tavv. 114-115
B. Geiger, Magnasco. Catalogo delle pitture, Venezia 1945, p. 62
Mostra del Magnasco, catalogo a cura di A. Morassi, Genova 1949, nn. 14-15, figg. 16-17
B. Geiger, Magnasco, 1949, p. 132
G. Gamulin, Per Alessandro Magnasco, in "Commentari", XIII, 1962, p. 66
L. Muti, D. De Sarno Prignano, Alessandro Magnasco, Faenza 1994, figg. 541 cat. 299 e cat. 300
Note già dagli anni Quaranta del secolo scorso, momento di approfondite ricerche sul Magnasco e della vera riscoperta critica della figura di questo straordinario protagonista della scuola pittorica genovese, furono esposte sia alla mostra del 1943 a Roma, sia a quella curata da Antonio Morassi del 1949 a Genova, quando si trovavano nella collezione romana di S.E. Vittorio Cerruti.
Si tratta quindi di opere molto significative per la loro ricca e autorevole bibliografia, che le ha fin da subito presentate nell'ambito di due questioni centrali per la comprensione dell'opera del Magnasco. Da un lato quella iconografica dall'altro, la problematica dei rapporti di collaborazioni con altri pittori.
Per ciò che riguarda il primo aspetto, considerate "tra le più sapide piccole scene del genere zingaresco dipinte dal Lissandrino", secondo il Morassi (1947), esse rientrano in quella singolare produzione di scene di genere in cui il pittore indaga la società del suo tempo nelle sua vaste zone d'ombra, popolate di emarginati, poveri, nulla facenti.
In una delle sue scene vediamo protagonisti dei soldati, ritratti non certo in una delle loro eroiche azioni di battaglia, ma piuttosto intenti a passare il trascorre inesorabile del tempo nella noia, completamente inutili a se stessi e agli altri.
La seconda scena mostra dei gruppi di teatranti di strada intenti forse a provare un spettacolo. Sono per il Magnasco tra i protagonisti di una larga fetta sociale di cui egli sottolinea, come nel primo caso, l'emarginazione e l'inutilità.
L'aspra critica del Magnasco è nei confronti di un mondo di cui egli percepisce - e amplifica con la sua pittura severa- forti e inequivocabili segnali di sfacelo. Questo frantumarsi dei valori si ripercuote su una pittura sfatta, fatta di pennellate nervose, che si fondano su una linea spezzata, franta, vibrante. E pertanto di grande fascino e di assoluta modernità.
Questa inconfondibile sigla stilistica si percepisce qui nelle figure,mentre una diversa stesura caratterizza le architetture del fondo. Esse costituiscono il fondale scenico su cui il Magnasco interviene con la sua composizione animata da tante piccole figure, e la critica ha ipotizzato che si potesse trattare del Perugini (Pospisil e Morassi) o di Clemente Spera (Geiger) o più recentemente di un collaboratore dello stesso Spera (Muti, De Sarno Prignano).
Anna Orlando -
Lot 361 Scuola emiliana sec.XVII "Natura morta con scimmia" e "Natura morta con pappagallo" due olii
cm.49x73 e cm.49x69 -
Lot 362 Console barocca in legno intagliato e dorato, gambe a volute con putto centrale, piano in scagliola policroma con la pianta della citta di Torino, Piemonte inzi sec. XVIII (mancante di un festone, rotture nel piano di scagliola)
cm. 140x68xh.81 -
Lot 363 Coppia di antichi bracci in ferro traforato che reggono un piatto portacandele
l.cm. 60 -
Lot 364 Cassapanca con laterali a bambocci in noce, Genova sec. XVII (coperchio rifatto)
cm. 145x55xh.59 -
Lot 365 Scuola genovese sec. XVIII "Ritratto di Agostino Spinola" olio, cornice antica in legno intagliato e dorato (nel retro effige "Mons. M.Agostino Spinola 29/07/1679")
cm.46X63 -
Lot 366 LOMBARDI GIOVANNI DOMENICO (1682-1751)
Scene di mercato
Tele a pendant, 200 x 259 cm
Provenienza: antica villa toscana
Queste due grandi scene di mercato, ricche di personaggi e naturalia dipinti a colori vivaci, appartengono alla produzione di genere del pittore lucchese Gian Domenico Lombardi, detto l'Omino, come riconosciuto anche da Paola Betti che, nel 2011, ha dedicato un articolo significativo al pendant, a lei noto allora solo attraverso vecchie riproduzioni fotografiche in bianco e nero, conservate nell'Archivio Cortopassi di Lucca.
Dopo gli elogi dello storiografo Luigi Lanzi (1), che lo ricorda come maestro più che degno del concittadino Pompeo Batoni, Giovanni Domenico Lombardi è stato riportato all'attenzione della critica moderna indipendentemente, nello stesso anno 1994, da Andrea Martini (2) e da Silvia Meloni Trkulja (3). Grazie agli studi successivi della stessa Betti (4) e di Alberto Crispo (5), abbiamo oggi un profilo convincente della sua singolare attività che spazia dalla pittura di storia, al ritratto, al paesaggio fino, appunto, alle scene di genere, e che lo consacra protagonista assoluto della scena pittorica lucchese della prima metà del Settecento.
Attivo soprattutto per le chiese del territorio e per le famiglie più illustri del patriziato cittadino (i Buonvisi, i Garzoni, i Mazzarosa, i Pini e gli Spada), Lombardi lavorò anche per "Paesi Oltremontani", come attesta il suo più antico biografo, Tommaso Francesco Bernardi, e come conferma la pala raffigurante San Gregorio che intercede per le anime del Purgatorio (1746) nella chiesa del Suffragio a Rovereto, allora parte del Tirolo austriaco.
All'interno dell'opera del Lombardi le due monumentali e scenografiche scene di mercato trovano le maggiori affinità tipologiche e stilistiche con le Scene di caccia con ritratti di un gentiluomo, della consorte e dei figli di collezione privata (per la loro riproduzione fotografica cfr. A. Crispo, cit. in bibliografia, 2003 (2004), figg. 236-237), nonché con il pendant raffigurante l'Allegoria della musica e l'Allegoria della danza provenienti dalla villa di Vignamaggio a Greve in Chianti (Firenze, Case d'asta Pitti, 26-11-1987, n. 97), dove ritroviamo la stessa pennellata sintetica, effetti chiaroscurali e modelli con fisionomie e gestualità analoghi.
E' probabile che queste grandi scene, impensabili senza i viaggi di studio in Italia settentrionale compiuti verosimilmente dal Lombardi tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, risalgano ad un momento successivo a quest'esperienza fondamentale che gli permise di conoscere i dipinti dei pittori anversesi Peter Aertsen e Joachim Beuckelaer, ma anche del cremonese Vincenzo Campi o dell'austriaco, ma naturalizzato lombardo, Giacomo Francesco Cipper, detto il Todeschini.
Nella descrizione accurata del pollame, dei pesci e dei crostacei e nella varietà di fiori, frutta, melograni, uva, pesche, albicocche, susine e verdura, cardi, rape, carciofi e più tipi di insalate - si notano qualità notevoli di resa veridica da parte del Lombardi che farebbero presupporre la sua applicazione a nature morte autonome, peraltro testimoniata dalle fonti.
Le tele presentano un diverso stato di conservazione. Ottimo nella scena che illustra, partendo da sinistra, il giovane portarolo con le ceste ricche di frutta che scorta la donna alla spesa successiva destinata al pollame appare compromesso da antichi restauri in alcuni brani dell'altro episodio che vede, a sinistra, un'anziana signora contrattare con il venditore di pesce e, a destra, una mamma che osserva amorosamente l'elegantissimo bambino rivolto verso l'osservatore, probabilmente uno dei figli della nobile famiglia toscana cui le grandi tele furono in origine destinate.
Note
1) L. Lanzi, Storia pittorica dell'Italia, Bassano 1795-1796 ed. cons., Firenze 1968-1974, 3 voll., I, pp. 204-205.
2) A. Martini, Giovanni Domenico Lombardi protagonista del primo S -
Lot 367 LOMBARDI GIOVANNI DOMENICO (1682-1751)
Scene di mercato
Tele a pendant, 200 x 259 cm
Provenienza: antica villa toscana
Queste due grandi scene di mercato, ricche di personaggi e naturalia dipinti a colori vivaci, appartengono alla produzione di genere del pittore lucchese Gian Domenico Lombardi, detto l'Omino, come riconosciuto anche da Paola Betti che, nel 2011, ha dedicato un articolo significativo al pendant, a lei noto allora solo attraverso vecchie riproduzioni fotografiche in bianco e nero, conservate nell'Archivio Cortopassi di Lucca.
Dopo gli elogi dello storiografo Luigi Lanzi (1), che lo ricorda come maestro più che degno del concittadino Pompeo Batoni, Giovanni Domenico Lombardi è stato riportato all'attenzione della critica moderna indipendentemente, nello stesso anno 1994, da Andrea Martini (2) e da Silvia Meloni Trkulja (3). Grazie agli studi successivi della stessa Betti (4) e di Alberto Crispo (5), abbiamo oggi un profilo convincente della sua singolare attività che spazia dalla pittura di storia, al ritratto, al paesaggio fino, appunto, alle scene di genere, e che lo consacra protagonista assoluto della scena pittorica lucchese della prima metà del Settecento.
Attivo soprattutto per le chiese del territorio e per le famiglie più illustri del patriziato cittadino (i Buonvisi, i Garzoni, i Mazzarosa, i Pini e gli Spada), Lombardi lavorò anche per "Paesi Oltremontani", come attesta il suo più antico biografo, Tommaso Francesco Bernardi, e come conferma la pala raffigurante San Gregorio che intercede per le anime del Purgatorio (1746) nella chiesa del Suffragio a Rovereto, allora parte del Tirolo austriaco.
All'interno dell'opera del Lombardi le due monumentali e scenografiche scene di mercato trovano le maggiori affinità tipologiche e stilistiche con le Scene di caccia con ritratti di un gentiluomo, della consorte e dei figli di collezione privata (per la loro riproduzione fotografica cfr. A. Crispo, cit. in bibliografia, 2003 (2004), figg. 236-237), nonché con il pendant raffigurante l'Allegoria della musica e l'Allegoria della danza provenienti dalla villa di Vignamaggio a Greve in Chianti (Firenze, Case d'asta Pitti, 26-11-1987, n. 97), dove ritroviamo la stessa pennellata sintetica, effetti chiaroscurali e modelli con fisionomie e gestualità analoghi.
E' probabile che queste grandi scene, impensabili senza i viaggi di studio in Italia settentrionale compiuti verosimilmente dal Lombardi tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, risalgano ad un momento successivo a quest'esperienza fondamentale che gli permise di conoscere i dipinti dei pittori anversesi Peter Aertsen e Joachim Beuckelaer, ma anche del cremonese Vincenzo Campi o dell'austriaco, ma naturalizzato lombardo, Giacomo Francesco Cipper, detto il Todeschini.
Nella descrizione accurata del pollame, dei pesci e dei crostacei e nella varietà di fiori, frutta, melograni, uva, pesche, albicocche, susine e verdura, cardi, rape, carciofi e più tipi di insalate - si notano qualità notevoli di resa veridica da parte del Lombardi che farebbero presupporre la sua applicazione a nature morte autonome, peraltro testimoniata dalle fonti.
Le tele presentano un diverso stato di conservazione. Ottimo nella scena che illustra, partendo da sinistra, il giovane portarolo con le ceste ricche di frutta che scorta la donna alla spesa successiva destinata al pollame appare compromesso da antichi restauri in alcuni brani dell'altro episodio che vede, a sinistra, un'anziana signora contrattare con il venditore di pesce e, a destra, una mamma che osserva amorosamente l'elegantissimo bambino rivolto verso l'osservatore, probabilmente uno dei figli della nobile famiglia toscana cui le grandi tele furono in origine destinate.
Note
1) L. Lanzi, Storia pittorica dell'Italia, Bassano 1795-1796 ed. cons., Firenze 1968-1974, 3 voll., I, pp. 204-205.
2) A. Martini, Giovanni Domenico Lombardi protagonista del primo S -
Lot 368 Specchiera Luigi XV in legno finemente intagliato e dorato, Genova sec. XVIII(luce coeva)
cm. 67x102 -
Lot 369 Coppia di panche a due posti in legno finemente intagliato e dorato, Roma sec.XIX (difetti e mancanze)
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Lot 370 Orologio Luigi XV lastronato in palissandro con ricca decorazione in bronzo dorato, Genova I metà sec. XVIII (mancanze)
cm. 28x19x h.49 -
Lot 371 Cinque apliques a tre luci a ventaglio in legno intagliato e dorato con specchi, sec. XIX
cm. 50x63 -
Lot 372 Lampadario in bronzo dorato e finemente cesellato a 42 luci, disposte su due ordini, Francia sec. XIX
diam. cm. 100xh.135 -
Lot 373 Artista emiliano
Secolo XVII
Adorazione dei Magi
Olio su tela, cm 290 x 210
(senza giunte cm 250 x 203)
La grande tela si presenta appesantita da vecchi strati di vernice e alterata rispetto alla sue misure originali, che dovrebbero essere state inferiori in alto e in basso, dove la tela è stata giuntata con due superfici utili probabilmente a inserirla in un contesto di quadreria.
La scena raffigura l'Adorazione dei Magi ed è particolarmente vivace nella sua orchestrazione, molto ricca e teatrale e scandita su più livelli.
Al centro, la Vergine col Bambino sono illuminati da una luce particolare e costituiscono il perno compositivo. Attorno a loro, su tre lati, sono disposte le figure dei Magi, secondo una regia abbastanza singolare, che non li vede in processione l'uno dietro l'altro, come più consueto, ma quasi a creare un vortice attorno alla figura di Gesù. Il che non fa che rendere la narrazione sensibilmente dinamica. La loro diversa postura e il loro differente atteggiarsi nei confronti di Maria e Gesù conferisce altresì un senso di naturalismo, a cui contribuiscono poi tutti i dettagli. Se ne scorgono moltissimi sotto gli strati di appesantimento della vernice e del colore, e quindi possiamo solo immaginare lo squillare delle tinte e lo scintillare dei dettagli -per esempio dei gioielli e degli argenti-, una volta che il dipinto sarà sottoposto a restauro.
Si veda poi come il pittore, probabilmente un artista emiliano attivo nella prima metà del Seicento, ami arricchire la scena con inserti narrativi di gusto popolare, come per esempio il cane accovacciato sul primo piano, la corona ai piedi della Vergine, l'idea del paggio moro che regge il lungo mantello del re inginocchiato di fronte a Gesù, eccetera. Per non parlare delle altre figure quasi monocrome, tracciate con leggerezza e quasi abbozzate sul fondo.
La grazia e l'eleganza della Vergine, dal volto di matrice raffaellesca, indicano una formazione classicista del nostro pittore, e alcuni dettagli, specie il modo di gestire il colore ricco di cangiantismi e molto prezioso, suggeriscono trattarsi di un artista capace e di qualità. Questa, risulterà evidente a restauro eseguito, quando si riuscirà quasi certamente anche a determinare Un'attribuzione certa. -
Lot 374 "La Divina Pastora" antica stampa con cornice in argento sec.XIX
cm.tot. 17x24 -
Lot 375 "Ritratto di dama con orecchino di perla" olio
cm. 36,5x28,5 -
Lot 376 Armadio a due ante, Piemonte sec.XVIII
cm. 145x58 h. 225 -
Lot 377 Coppia di candelieri in rame sbalzato con tracce di doratura, Venezia sec.XVIII (montati a lampada)
h.cm.20 -
Lot 378 Apollo, busto in terracotta
cm. 53x73 -
Lot 379 Busto femmnile in bronzo sec.XIX
h.cm.25 senza base -
Lot 380 Toilette da centro lastronata in piuma di mogano, cassetto sul fronte e piano ribaltabile, Genova sec.XIX
cm. 84x43 h. 82 -
Lot 381 Acquasantiera in ceramica di Savona decorata a rocaille con al centro la Madonna di Savona con il Beato Botto, sec.XVIII
cm.20xh.25 -
Lot 382 Coppia di grandi Idrie in ceramica di Savona, decorazione bianca e blu con scene mitologiche, sec. XIX
h. cm. 48 -
Lot 383 Tavolo da centro in legno intagliato e dorato, piano in marmo, sec. XIX (difetti)
cm. 120x70xh.78 -
Lot 384 Coppia di valigie rigide Luois Vuitton in cuoio e tessuto impresso acquistate nel negozio di Montecarlo quando aveva appena aperto
cm. 59x46 h. 18