BENETTON, IL FERRO E L'ANIMA. FASE 5. PREZZI DI PARTENZA DIMEZZATI. LAST CHANCE TO BUY!
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Lot 57 Toni Benetton (1910 - 1996)
Sintesi animale, 1965
Ferro modellato a caldo
16,5 x 30 x 25 cm
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Un rapace e, forse, un pipistrello insieme: ma soprattutto, come indica il figlio Giovanni, l'occasione per Toni Benetton di applicare la volta ad una forma zoomorfa. In generale, sculture di piccole dimensioni come questa erano realizzate da Toni Benetton per se stesso nelle prime ore della mattina, oppure nei tempi morti nella realizzazione delle grandi sculture, mentre il ferro si riscaldava. In realtà, però, è facile osservare che questi piccoli oggetti hanno la funzione di sperimentare e integrare le idee fondamentali di Benetton sulla forma, in modo molto simile a quello che capitava nei disegni preparatori. -
Lot 60 Toni Benetton (1910 - 1996)
Onda marina, 1967
Ferro tagliato a fiamma ossidrica e saldato
110 x 250 x 27 cm
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Nel 1967, Benetton si trasferisce con Ada Allegro, giovane allieva diventata sua compagna, a Mogliano Veneto dove ha acquistato una villa settecentesca circondata da un vasto parco nel quale colloca le sue macrosculture. Nelle vicinanze della villa, proprio sulla riva del fiume Dese che separa le province di Treviso e Venezia, costruisce un nuovo attrezzatissimo atelier. Qui fonda l’Accademia Internazionale del Ferro dove tiene corsi di alta specializzazione artistica ai quali partecipano, grazie ad apposite borse di studio, artisti di diversi paesi.
"Onda marina" è una delle opere più importanti di Toni Benetton di questa nuova fase, in cui l'artista è impegnato a dimostrare ai giovani tutte le possibilità del ferro.
Cosa di più complesso del rappresentare, con questa materia pesante, la motilità e la leggerezza della cresta dell'onda?
Benetton usa due diverse lavorazioni. Identificata proprio nella schiuma la parte più vitale dell'onda, prima taglia la lastra con la fiamma ossidrica ottenendo le punte e il perimetro agitato e mutevole. Poi inizia la forgia battendola con mazze o maglio intorno a 1100 gradi. Con questo ultimo intervento, ottiene due effetti: arcuare la superficie proprio come l'onda e realizzarne la innervatura grazie alle differenze di spessore suscitate dai potenti colpi. Nel creare questo capolavoro - tale proprio per la difficoltà di suggerire nel metallo un elemento naturale così estremamente volubile - Benetton ha forse in mente una famosa stampa di Hokusai, "la grande onda di Kanagawa" (1830-1831), in cui la schiuma è resa proprio con gli stessi "artigli".
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lot 61 Toni Benetton (1910 - 1996)
Cavallo, 1960
Ferro modellato a caldo
199 x 120 x 93 cm
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Il “Cavallo” appartiene alla stessa serie dei precedenti, realizzata da Benetton per il Natale del 1960, a partire dalla sua esperienza con i cavalli dell'Ippodromo di Treviso. In questo caso, tuttavia, è sviluppato maggiormente in altezza, il che accentua l'effetto di agilità ed eleganza. -
Lot 65 Toni Benetton (1910 - 1996)
Forma, 1957
Matita e carboncino su carta da pacchi
50,4 x 37,5 cm
Firma: "ABtt" a matita
Data; "57" a penna
Elementi distintivi: "F" a matita
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 85%
Studio per un'opera della serie "Sintesi zoomorfe". Nell'asta è presente anche un altro foglio con lo stesso soggetto, in redazione ormai esecutiva. Benetton si interessava, negli anni Cinquanta, alle forme viventi. Le semplificava al punto che l'originario suggerimento figurativo - per esempio la forma di un vegetale o di un animale - veniva resa quasi astratta, attraverso la deformazione della lastra. -
Lot 66 Toni Benetton (1910 - 1996)
Toro. Sintesi animale, 1960
Ferro forgiato e modellato a caldo
270 x 325 x 170 cm
Bibliografia: G. Mandel, L. Rossi Bortolatto, a cura di, "Toni Benetton", Treviso, 1970; A. Màdaro, a cura di, "Toni Benetton", Treviso, 1987, p. 54; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 160; "Toni Benetton, dialoghi con la città", Treviso, 2002-2003, fig. 13
Esposizione: Giardino Salomon, Solighetto, 1960; Casa del Giorgione, Castelfranco Veneto, 1984; Opere nella città di Treviso, 2002/03
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Per Benetton il "Toro" è il corrispettivo animale del ferro, in quanto ne rappresenta la forza.
In questa grande scultura, tuttavia, ciò che maggiormente risalta è il senso di squilibrio, il movimento. L'animale sta franando al termine di una folle corsa e la massa maggiore, nella caduta, è proiettata verso l'alto. In questa inversione di valori, per cui il peso è appunto slanciato in aria, Benetton rivela tutto il suo interesse per le potenzialità del ferro come materia plastica.
Avvicinandosi alla scultura, è immediata la percezione della massa che ci sta per travolgere. È come se Benetton avesse colto l'istante perfetto per fermare e nello stesso tempo dilatare il movimento.
L'artista ricordava al figlio Giovanni che "una scultura devi poterla vedere da tutti i punti di vista". Così facendo, Benetton poneva allo scultore un obiettivo enorme, quello di non accontentarsi di una prospettiva fortunata, e liberava al contempo l'osservatore da un punto di vista obbligato, rendendolo protagonista della visione. Proprio per questo motivo, il "Toro" è inserito sul basamento tramite un perno che consente di ruotarlo.
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lot 67 Toni Benetton (1910 - 1996)
Struttura cellulare. Vivibile (bozzetto), 1970
Lamiera e tondino di ferro saldati
30 x 140 x 79 cm
Bibliografia: C. Munari, L. Rossi Bortolatto, G. Mandel, ed altri, testi di, "Toni Benetton", Treviso, 1970
Esposizione: Rotonda della Besana, Milano, 1970
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
L'opera, un bozzetto, appartiene alla serie delle "Sculture vivibili", sculture cioè che potevano non semplicemente essere viste dall'esterno, ma 'attraversate' da tutti i lati. Tre furono realizzate ed una, "Vivibile" del 1967, venne esposta alla XII Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (2010). Nell'opera in asta, salta immediatamente all'occhio il tema del ritmo. Inoltre, la parte più consistente della scultura, retta da pilastrini, è sospesa sopra alla testa dei visitatori e li invita a guardare in alto frammentando la visione del cielo grazie alle sagome dei cerchi. E in effetti l'andamento dell'intera scultura è composto da due grandi cerchi modulari. Ricorda Giovanni Benetton che per lo scultore il cerchio era la forma perfetta e la geometria una grande passione. Nell'archivio della famiglia Benetton, la scultura è intitolata "Struttura cellulare - Vivibile". L’artista era attento alla produzione scultorea contemporanea ma, in conseguenza dell'importanza che attribuiva al dialogo con l'ambiente, aveva un rapporto privilegiato con gli architetti, per esempio Carlo Scarpa e Marcello D'Olivo, con cui discuteva le opere monumentali dalla fase di ideazione fino al posizionamento. -
Lot 70 Toni Benetton (1910 - 1996)
Forma, 1965
Matita su carta da pacchi
37,5 x 50 cm
Firma: "ABntt" a matita
Data; "65" a matita
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Esemplare di "Sintesi zoomorfa", l’opera è connotata da quel massimo livello di astrazione che Benetton raggiunge a metà degli anni Sessanta e rispetto alla quale le forme animali sono, in sostanza, pretesti.
Nel disegnare l'artista si è limitato al perimetro e alla ombreggiatura dello spessore. Come sottolinea il figlio Giovanni, l'artista sta misurandosi con la lastra metallica, piatta e ancora priva degli interventi di forgia e martello, ma di cui sa immaginare il potenziale formale. -
Lot 72 Toni Benetton (1910 - 1996)
Acrobati n. 2 o Lottatori, 1959
Ferro modellato a caldo
295 x 130 x 90 cm
Bibliografia: A. Barzagni, Prometeo in villa, Asolo, 1987; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 68, 158 e p. 355 scheda 77
Esposizione: Giardino Salomon, Solighetto, 1960
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Il tema della lotta era molto importante per Benetton, partigiano nella marca trevigiana. Sportivo e parte della prima squadra di rugby di Treviso in posizione di ariete, era anche appassionato di pugilato e lotta libera. Giovanni Benetton, figlio dell'artista, ricorda bene i racconti che il padre faceva delle scazzottate di gioventù. Più d’una avvenne in una famosa taverna di Praderadego, dove bellunesi e trevigiani si sfidavano in bevute di vino in occasione della tradizionale festa del primo agosto, che naturalmente finiva sempre in rissa. Un’altra occasione di scontro era fornita dalle partite di calcio tra Treviso e Venezia.
Toni aveva sintetizzato la questione al figlio Giovanni con un monito: "ricordati che quando si va a fare a pugni servono due sacchi, uno per prenderle e l'altro per darle!"
"Acrobati n. 2" o "I Lottatori", di cui è già stato esaminato il bozzetto, è l'ultima opera in cui Benetton affronta la figura umana nella dimensione monumentale connotandola con testa, braccia e gambe.
L’artista contrappone due forme umane bidimensionali creando così un parallelepipedo. Che restituisce tridimensionalità e conferisce stabilità alla composizione.
Le successive macrosculture figurative sono lastre giocate sul rapporto tra il materiale e la proiezione dell'ombra, e la anatomia umana è conservata solo nei lavori di piccolo formato.
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lot 75 Toni Benetton (1910 - 1996)
Forma geometrica 3, 1968
Ferro modellato a caldo
22 x 13 x 7 cm
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
"Forma geometrica n. 3", un lavoro sperimentale, è in rapporto con un'altra opera registrata negli archivi Benetton sul tema dello svuotamento. Nella scultura in asta, l'artista ha ricavato, svuotando il pieno, una forma circolare entro un quadrato, mentre l'altra opera è una forma cilindrica entro la quale è ricavato un quadrato. La scelta di inclinare il cubo corrisponde all’intenzione di facilitare l'ingresso della luce, e quindi la percezione del volume cavo, in dimensione monumentale. -
Lot 77 Toni Benetton (1910 - 1996)
Tetto n. 2, 1969
Ferro tagliato a fiamma ossidrica
25 x 84 x 33 cm
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Nel boom economico degli anni Sessanta, l'Italia si riempie di nuove costruzioni, in particolare edilizia residenziale e pubblica. Benetton presto si accorge che questo proliferare di edifici non tiene conto sufficiente della qualità del vivere. La scultura - purché sappia dialogare alla pari con l'architettura e non essere un semplice "gingillo", questa la parola usata dall’artista - può fare la differenza. Benetton, sul piano teorico e della discussione pubblica, auspica che lo scultore sia chiamato a far parte del gruppo di lavoro che definisce i nuovi spazi. Ma sul piano concreto, fin dal 1960 inizia ad elaborare sculture che, in realtà, sono traduzioni della architettura ad un livello estetico ed abitativo più elevato. L'elemento chiave è il tetto, in quanto definitorio dello spazio della casa. Inizia così la serie dei tetti - cui appartiene anche l'opera in asta, "Tetto n. 2" - in allusione alle coperture che debbono proteggere le persone e come avvicinamento alla scultura. -
Lot 78 Toni Benetton (1910 - 1996)
Frammento n. 2, 1965
Ferro modellato a caldo
163 x 95 x 70 cm
Bibliografia: A. Màdaro, a cura di, "Toni Benetton", Treviso, 1987, p. 57; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 130 e 362, scheda 147
Esposizione: Galleria Giraldo, 1968; "Film festival", Asolo, 1975; Sede Banca Asolo e Montebelluna, 1987
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
La ricerca di Benetton sulla natura è anche una ricerca sul comportamento dei materiali, che, nel caso del ferro, diventa tema centrale di poesia. "Frammento n. 2" - una lastra che si arriccia sotto la forza del taglio dello scalpello in forgia - è probabilmente lo studio del comportamento del metallo non costretto da un progetto. Infatti, quest'opera - pensata per l'esterno - risulta completamente diversa se posizionata in natura o in un contesto urbano. In rapporto con gli alberi è estremamente armoniosa non solo nella forma libera, ma persino negli effetti della superfice che sembra diventare corteccia. In contesto urbano invece si stacca nettamente dalle forme rigide dell'architettura e le contrasta. In questo modo, potremmo dire, Benetton ha consentito al metallo di rivelare la sua propria forma.
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lot 81 Toni Benetton (1910 - 1996)
Scultura vivibile n. 10 (bozzetto), 1970
Lamiera di ferro
27 x 80 x 20 cm
Bibliografia: C. Munari, L. Rossi Bortolatto, G. Mandel, ed altri, testi di, "Toni Benetton", Treviso, 1970; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 69, 275, 366, scheda 206; C. Sala e N. Stringa, a cura di, "Toni Benetton. Per una scultura visibile", Torino, 2011, p. 29, tavv. XVII e XVIII
Esposizione: Rotonda della Besana, Milano, 1970
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
"Scultura vivibile n. 10" è un bozzetto per una scultura monumentale non realizzata. Evidente il rapporto con l'architettura. Nei bozzetti per le opere destinate ad essere prodotte in grande dimensione, l'artista preferisce utilizzare lastre, cioè materiali industriali, per facilitare la successiva realizzazione in loco. Il bozzetto è molto preciso anche su ulteriori elementi realizzativi: per esempio, negli angoli vi sono fori, nei quali, ad opera finita, dovevano probabilmente passare pilastrini metallici - in acciaio, tali da riflettere il colore scuro della struttura e quindi quasi scomparire alla vista, garantendo tuttavia la tenuta statica della imponente costruzione. Va notato la scelta di sviluppare il corpo dell'opera in orizzontale, soluzione molto più rara e complessa dello sviluppo verticale nella scultura monumentale. Le quattro lastre alludono forse proprio alle linee dell'orizzonte, in coerenza con una soluzione architettonica molto in uso negli anni Sessanta e Settanta nelle periferie urbane. Dell'opera esiste anche un disegno progettuale, datato 1970. -
Lot 84 Toni Benetton (1910 - 1996)
Grande molla. Rapporto elastico, 1975
Lamiera di ferro tagliata a fiamma ossidrica
275 x 240 x 240 cm
Firma: "TONI BENETTON" inciso su lastrina affissa alla base
Bibliografia: F. Solmi, M. Venturoli, P. D’Ortona e M. Pasquali, a cura di, XXXI Mostra internazionale di pittura F. P. Michetti, Francavilla al Mare, 1977; F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 94, 256, 372, scheda 274; "Catalogo internazionale d'arte moderna n.7" (speciale Toni Benetton), 1994-1995, p. 131
Esposizione: Galleria d’arte moderna, Bologna, 1977; Premio Michetti, Francavilla al mare, 1977; Toscana scultura, Stia, 1978; Giardini pubblici di Bologna, 1978; Castelfranco Veneto, 1986; Spazio Lazzari, Treviso, 2002-2003
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
La "Molla", realizzata nel 1975, è il capolavoro della serie dei "Semoventi", sculture in cui il moto, spesso sollecitato da magneti, è un elemento essenziale.
Sviluppati a partire dal 1971, i "Semoventi" sono il parallelo perfetto, in pura scultura, delle "Linee generatrici", che Benetton realizzate come sculture-strutture. Le "Linee generatrici" - con le loro enormi, monumentali dimensioni - avevano posto l'artista di fronte al problema di come dissipare la spinta del vento e il conseguente movimento della struttura. Nella "Molla", il movimento è impresso dall'uomo, e diventa suono. Il concetto fondamentale di Toni Benetton è di dare al ferro senso di leggerezza, sfruttandone l'elasticità. Di ciò la "Molla" è il migliore esempio. Attraverso una serie di calcoli molto complessi, l'artista realizza una scultura che, sollecitata dall'uomo senza fatica, incomincia a vibrare fino a che gli elementi si scontrano producendo un suono simile alle campane. Per un breve periodo - da pochi secondi a qualche minuto - l'opera è in una sorta di stasi mobile, per cui i suoni si generano inattesi: la stessa misura delle pause non è facilmente prevedibile essendo gli accordi creati dallo scontro alternativo di qualsiasi dei quasi 20 elementi. Qui Benetton si ricollega sia al tema della produzione industriale, affidando al sovrapporsi di lamine rugginose in forma di triangoli la costruzione del suo strumento, sia agli esiti della musica classica moderna, da Schoenberg, a Nono, Berio, Cage e Xenakis. Le pause diventano suono, il suono diventa materia, non c'è più distanza tra natura, atto volontario e caso.
La "Molla" fu preparata attraverso molti disegni e almeno dieci bozzetti in varie misure, di cui oggi solo quattro restano (per esempio, cfr. F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 39, 173, 176-177; C. Sala e N. Stringa, a cura di, "Toni Benetton. Per una scultura visibile", Torino, 2011, p. 30, tavv. XXI e XXII). Nel 1986, durante una esposizione a Castelfranco, il violoncellista Mario Brunello improvvisò di fronte alle telecamere RAI l’accompagnamento alla musica della "Molla" azionata da Toni Benetton.
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lot 87 Toni Benetton (1910 - 1996)
Forma orizzontale, 1966
Ferro modellato a caldo
40 x 74 x 10 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 359
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
In "Forma orizzontale" Benetton riecheggia il movimento di un animale, forse un uccello, ma rimanendo fedele alla natura semplice della lastra.
L'opera fa parte di una serie, le "Sintesi", cui l'artista si dedica per tutti gli anni Sessanta. -
Lot 89 Toni Benetton (1910 - 1996)
Studio per scultura, 1990-1993 ca.
Matita e acquerelli su carta da acquerello
44,5 x 31,5 cm
Firma: "TBntt" a penna
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%
L'acquerello, slegato dalla produzione scultorea, a prima vista rappresenta uno studio di rapporti matematici tra quadrati, ma in realtà è basato sui rapporti cromatici. La prima forma, in giallo, è effettivamente un quadrato. Ma la seconda e la terza, le "L" rovesciate in nero e blu, sono costruite bilanciando piuttosto l'intensità dei colori. L'area nera, più pesante, incontra un'area blu più ampia. Anche se si paragonano le aste e i piedi delle "L" rovesciate, si osserva che il loro rapporto non è prettamente geometrico: alla porzione più rastremata e intensa della "L" nera corrisponde la parte più ampia in blu. La datazione all'inizio degli anni Novanta è in relazione alla produzione scultorea sviluppata in particolare dal 1994 in poi, intorno ai corpi solidi ed agli effetti luminosi. -
Lot 90 Toni Benetton (1910 - 1996)
Proiezione, 1981
Ferro tagliato a fiamma ossidrica
140 x 104 x 30 cm
Firma: "TONI BENETTON", inciso nel metallo
Data; "81" inciso nel metallo
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 58; F. Batacchi, a cura di, "Toni Benetton, il genio del ferro", Stia, 2000, p. 79; R. Ridolfi, a cura di, "Toni Benetton Lo scultore taumaturgo", Fano, 2003
Esposizione: Centro storico, Stia, 2000; Centro storico, Fano, 2003
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Negli anni Ottanta, l'interesse di Benetton vira velocemente verso la proiezione delle forme geometriche ottenute dal taglio della lastra, accentuata ruotandone gli elementi. Rispetto ai tagli degli anni Settanta - in cui i giochi di luce e ombra erano molto semplificati - le proiezioni degli anni Ottanta mostrano una grande variabilità di effetti luminosi durante la giornata, a causa della rotazione del sole rispetto agli elementi geometrici. Questa "Proiezione", in particolare, mantiene la fisicità della lastra nella struttura piana rettangolare, in cui il quadrato è inserito con preciso rapporto matematico: rettangolo e quadrato sono larghi alla stessa maniera; il rettangolo è alto una volta e mezza il quadrato; il quadrato si innesta nel rettangolo a metà della propria altezza e larghezza.
L'opera è realizzata intervenendo sulla lastra di ferro con tagli a fiamma ossidrica e successiva torsione a caldo.
Della scultura esiste almeno un bozzetto (F. Batacchi, a cura di, "Toni Benetton, il genio del ferro", Stia, 2000, p. 372, scheda 281).
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lot 96 Toni Benetton (1910 - 1996)
Torsione, 1960
Ferro modellato a caldo
215 x 22 x 14 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, p. 359, scheda 115
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 85% (sostituzione della base)
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Ada Benetton mette in stretto rapporto "Torsione" con la "Grande stele", entrambe del 1960. Le due sculture sono apparentemente simili, nello slancio verticale verso il cielo. Tuttavia, come sottolinea Giovanni Benetton, la "Grande Stele" nasconde una allusione all'inorganico: è il concetto del monolite proiettato verso l'alto e indifferente all'ambiente, completamente altro dallo spazio che lo slancia. "Torsione", all'opposto, suggerisce l'organico, che si deforma e conquista l'alto con l'esperienza della vita. L'effetto è ottenuto deformando, in forgia, un piatto di metallo sottoposto in diversa inclinazione ai colpi del maglio. I disegni preliminari per questo tipo di sculture rappresentano figure umane stilizzate, rese progressivamente più astratte man mano che la scultura viene definita.
Infine, un appunto conservativo: in origine la base era una pietra grezza, scheggiata in maniera irregolare. In seguito venne sostituita con un corpo unico, in grado di garantire una maggiore stabilità.
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto. -
Lot 102 Toni Benetton (1910 - 1996)
Archetipo, 1965
Ferro forgiato
140 x 152 x 60 cm
Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 146, 231, 360 scheda 125
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
"Archetipo": il titolo si deve, nella memoria di Giovanni Benetton, figlio dell'artista, al fatto che quest'opera sta all'inizio della serie scultorea delle "Sintesi zoomorfe". Infatti, il bozzetto risale al 1962. Il soggetto va messo in relazione con la forma più semplice per rappresentare il movimento: la direzione infatti - si potrebbe meglio dire lo slancio - è immediatamente intuibile senza bisogno di elementi figurativi come teste, braccia e piedi.
L'opera richiama da vicino le grandi sculture che popolarono il mitico Giardino Salomon, un podere trasformatosi, tra il 1959 e il 1960, in un primo parco espositivo all'aperto dedicato all'opera di Benetton ed anche uno dei capolavori di Benetton, "Le Monache", del 1961, già esposto allo Hakone Open Air Museum di Tokyo (F. Batacchi, a cura di, "Toni Benetton, il genio del ferro", Stia (Ar), 2000, pp. 62-63).
Nota bene: l'opera è collocata presso la parte privata di Villa Marignana a Mogliano Veneto.