Asta 58 - Dipinti di pregio XIX e XX
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    Lot 1 Ettore De Maria Bergler
Napoli 1850 - Palermo 1938
Innocenza (1918)
Olio su tavola cm 73,5x54,5 firmato in basso a dx E.Bergler
- Ettore De Maria Bergler nacque a Napoli il 25 dicembre 1850, da padre siciliano e madre viennese. La sua formazione artistica ebbe inizio a Palermo, dove, tra il 1875 e il 1877, fu allievo di Francesco Lojacono, noto per i suoi paesaggi e marine di accurata resa realistica. Grazie al sostegno del barone Giovanni Riso di Colobria, mecenate illuminato, De Maria Bergler poté approfondire i suoi studi a Napoli e Firenze, entrando in contatto con artisti di spicco come Domenico Morelli, Filippo Palizzi e i Macchiaioli, tra cui Giovanni Fattori e Giuseppe De Nittis. Questo periodo fu fondamentale per la sua crescita artistica, permettendogli di assimilare diverse influenze stilistiche e tecniche.Negli anni successivi, De Maria Bergler si affermò come pittore di paesaggi e scene di genere tipicamente siciliane, partecipando a numerose esposizioni regionali e nazionali, tra cui l'Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92 e diverse edizioni della Biennale di Venezia dal 1901 al 1912. Le sue opere, caratterizzate da una pennellata morbida e luminosa, riflettono un naturalismo evocativo che spesso si traduce in eleganti ritratti e paesaggi vibranti di luce mediterranea.Parallelamente alla pittura da cavalletto, De Maria Bergler si distinse come decoratore, contribuendo significativamente al movimento Liberty in Italia. Collaborò con l'architetto Ernesto Basile e il mobilista Vittorio Ducrot in importanti progetti decorativi a Palermo, tra cui gli affreschi del soffitto del Teatro Massimo (1893) e la sala da pranzo del Grand Hotel Villa Igiea (1900), dove realizzò opere di puro gusto floreale, perfettamente integrate negli ambienti progettati da Basile. Inoltre, decorò interni di piroscafi come il "Giulio Cesare", il "Roma", il "Dux" e il "Caio Duilio", portando l'estetica Liberty anche nel design navale.Dal 1913 al 1931, De Maria Bergler insegnò pittura figurativa all'Accademia di Belle Arti di Palermo, influenzando una nuova generazione di artisti. Tra i suoi allievi si annovera Michele Dixitdomino. Le sue opere sono oggi conservate in importanti collezioni pubbliche, tra cui la Galleria d'Arte Moderna di Palermo, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma e la Galleria d'Arte Moderna Ca' Pesaro di Venezia.Ettore De Maria Bergler morì a Palermo il 28 febbraio 1938Ettore De Maria Bergler nacque a Napoli il 25 dicembre 1850, da padre siciliano e madre viennese. La sua formazione artistica ebbe inizio a Palermo, dove, tra il 1875 e il 1877, fu allievo di Francesco Lojacono, noto per i suoi paesaggi e marine di accurata resa realistica. Grazie al sostegno del barone Giovanni Riso di Colobria, mecenate illuminato, De Maria Bergler poté approfondire i suoi studi a Napoli e Firenze, entrando in contatto con artisti di spicco come Domenico Morelli, Filippo Palizzi e i Macchiaioli, tra cui Giovanni Fattori e Giuseppe De Nittis. Questo periodo fu fondamentale per la sua crescita artistica, permettendogli di assimilare diverse influenze stilistiche e tecniche.Negli anni successivi, De Maria Bergler si affermò come pittore di paesaggi e scene di genere tipicamente siciliane, partecipando a numerose esposizioni regionali e nazionali, tra cui l'Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92 e diverse edizioni della Biennale di Venezia dal 1901 al 1912. Le sue opere, caratterizzate da una pennellata morbida e luminosa, riflettono un naturalismo evocativo che spesso si traduce in eleganti ritratti e paesaggi vibranti di luce mediterranea.Parallelamente alla pittura da cavalletto, De Maria Bergler si distinse come decoratore, contribuendo significativamente al movimento Liberty in Italia. Collaborò con l'architetto Ernesto Basile e il mobilista Vittorio Ducrot in importanti progetti decorativi a Palermo, tra cui gli affreschi del soffitto del Teatro Massimo (1893) e la sala da pranzo del Grand Hotel Villa Igiea (1900), dove realizzò opere di puro gusto floreale, perfettamente integrate negli ambienti progettati da Basile. Inoltre, decorò interni di piroscafi come il "Giulio Cesare", il "Roma", il "Dux" e il "Caio Duilio", portando l'estetica Liberty anche nel design navale.Dal 1913 al 1931, De Maria Bergler insegnò pittura figurativa all'Accademia di Belle Arti di Palermo, influenzando una nuova generazione di artisti. Tra i suoi allievi si annovera Michele Dixitdomino. Le sue opere sono oggi conservate in importanti collezioni pubbliche, tra cui la Galleria d'Arte Moderna di Palermo, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma e la Galleria d'Arte Moderna Ca' Pesaro di Venezia.Ettore De Maria Bergler morì a Palermo il 28 febbraio 1938. - 
        
    Lot 2 Attilio Pratella
Lugo 1856 - Napoli 1949
Mergellina
Tecnica mista su cartoncino cm 28,5x45 firmato in basso a dx A.Pratella
- Attilio Pratella nacque a Lugo di Romagna il 19 aprile 1856. Studiò disegno con il pittore Ippolito Bonaveri e nel 1876 cambiò il cognome da Pratelli a Pratella, come suo fratello Francesco. Grazie a una borsa di studio, frequentò l’Accademia di Belle Arti di Bologna (1877-78) e poi Napoli, dove studiò sotto Filippo Palizzi e conobbe artisti come Renzo Corcos e Vincenzo Migliaro.Espose per la prima volta nel 1881 alla Promotrice Salvator Rosa di Napoli. Per mantenersi, dipinse vedute e scene popolari per la bottega di Giuseppe Massa, che piacquero all’imprenditore Luigi Caflisch. Collaborò anche con l’antiquario Charles Varelli e lavorò come decoratore di ceramiche per Cesare Cacciapuoti. Illustrò opere per lo scrittore Gaetano Miranda e partecipò a varie esposizioni nazionali e internazionali, guadagnando prestigio con opere come "Lavandaie al fiume" e "Sul molo".Nel 1887, sposò Annunziata Belmonte e si trasferì al Vomero, Napoli, producendo paesaggi che riflettevano una finezza tonale simile a quella di Giuseppe De Nittis. Partecipò a numerose mostre, come la Biennale di Venezia e l’Esposizione internazionale di Buenos Aires, dove presentò opere che esploravano temi atmosferici e tonali.Nonostante difficoltà economiche, continuò a esporre e ricevette riconoscimenti, come la nomina a professore onorario dell’Accademia di Napoli nel 1902. Collaborò alle illustrazioni per "Myricae" di Giovanni Pascoli e partecipò a mostre fino agli anni '30. Morì il 28 aprile 1949 a Napoli.Fonti principali includono archivi e cataloghi d'arte pubblicati tra il 1929 e il 1941.
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    Lot 3 Giuseppe Chiarolanza
Miano (NA) 1864 - Napoli 1920
Festa di paese
Olio su tela cm 80x46 firmato in basso a sx G.Chiarolanza
- Giuseppe Chiarolanza (1864-1920) fu un pittore napoletano la cui opera si caratterizzò per una profonda attenzione alla rappresentazione della natura, in particolare dei paesaggi campani. Allievo di Alfonso Simonetti all'Istituto di Belle Arti di Napoli, esordì con il suo debutto alla Mostra della Società Promotrice di Napoli nel 1880, con l’opera "Bosco di Capodimonte - Studio dal vero". Già da queste prime opere, Chiarolanza dimostrò una notevole abilità nel catturare la luce e i dettagli del paesaggio, segnando un legame profondo con il verismo e la ricerca della verità visiva.EPF - 
        
    Lot 4 Giuseppe Laezza
Napoli 1835-1905
Vesuvio visto da Pozzuoli
Olio su tela cm 52,5x94 firmato in basso a sx Giuseppe Laezza
- Giuseppe Laezza nacque a Napoli nel 1835 e si affermò come uno dei pittori più rappresentativi della tradizione paesaggistica napoletana dell'Ottocento. La sua formazione artistica si sviluppò nell'ambito della Scuola di Posillipo, corrente pittorica che privilegiava la rappresentazione dal vero dei paesaggi e delle vedute costiere, ispirandosi alla luce e ai colori del Golfo di Napoli. Seguendo le orme di artisti come Giacinto Gigante, Laezza adottò uno stile realistico, caratterizzato da una resa attenta dei dettagli e da una palette cromatica luminosa.Nel corso della sua carriera, Laezza partecipò a numerose esposizioni, sia in Italia che all'estero. Esordì nel 1877 all'Esposizione Nazionale di Napoli con opere quali Dopo il tramonto, San Germano, Cassino e Una mala pesca alla Marinella. L'anno successivo, prese parte all'Esposizione Universale di Parigi del 1878, presentando il dipinto Processione di bambini in una festa di campagna. Nel 1884 espose Un bagno pubblico a San Giovanni a Teduccio alla Mostra Nazionale di Torino. Le sue opere furono frequentemente presentate anche alle Promotrici napoletane, con titoli come Reminescenza d'autunno, Vallata del Cavone ai Ponti Rossi, Il ritorno dalla vendemmia, Casamicciola, Panorama di Pompei, Resina, Una Marina, La pioggia, Campagna di Canneto, Un cattivo tempo, Licola e Alle Paludi.Oltre alla pittura, Laezza si dedicò all'insegnamento: a partire dal 1880 fu docente presso l'Istituto di Belle Arti di Napoli, contribuendo alla formazione di numerosi giovani artisti. La sua produzione artistica spaziò tra paesaggi, scene di genere e nature morte, sempre mantenendo una coerenza stilistica improntata al realismo e a una profonda osservazione della realtà quotidiana.Nonostante il riconoscimento ottenuto in vita, Laezza morì in povertà a Napoli nel 1905, lasciando un corpus di opere che testimoniano la sua dedizione all'arte e alla rappresentazione della vita e dei paesaggi della sua terra natale. - 
        
    Lot 5 Armando Spadini
Firenze 1883 - Roma 1925
La damigella
Olio su tela cm 50x40 firmato in alto a dx Spadini
- Armando Spadini nacque a Firenze il 29 luglio 1883, figlio di Luigi, ottico, e di Maria Rigacci, sarta originaria di Poggio a Caiano. Fin da giovane mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che lo portò, nel 1893, a lavorare come apprendista decoratore nella fabbrica di terrecotte e maioliche artistiche di Jafet Torelli. Successivamente, frequentò la scuola professionale delle arti decorative industriali di Firenze, dove si formò come incisore litografo e pittore sotto la guida di Giacomo Lolli, ottenendo la qualifica di pittore nel 1900.Tra il 1900 e il 1902, e poi nel 1910, frequentò la Scuola Libera del Nudo dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove conobbe artisti come Ardengo Soffici e Adolfo De Carolis. Quest'ultimo lo coinvolse in progetti decorativi e lo introdusse nel vivace ambiente culturale fiorentino, dove Spadini collaborò con xilografie e disegni alle riviste "Leonardo" di Giovanni Papini e "Hermes" di Giuseppe Antonio Borgese.Nel 1908 sposò Pasqualina Cervone, pittrice conosciuta presso la scuola di Giovanni Fattori e sua principale musa. Nel 1910 si trasferì a Roma, inizialmente con diffidenza, ma ben presto si integrò grazie all'amicizia con il critico Emilio Cecchi e alla frequentazione del caffè Aragno, punto di ritrovo di artisti e letterati. In questo periodo, nacquero i figli Anna, futura moglie dello scrittore Leo Longanesi, e Andrea, che divenne scultore e ceramista.Spadini partecipò a diverse esposizioni, tra cui le Secessioni Romane del 1913 e del 1915, riscuotendo i primi successi. Nel 1917, a causa dei primi sintomi di nefrite cronica, fu riformato dal servizio militare e si trasferì con la famiglia in una villetta nel quartiere Parioli, che divenne un luogo di incontro per amici artisti e letterati come Antonio Baldini, Vincenzo Cardarelli, Giovanni Papini, Giuseppe Ungaretti, Giorgio De Chirico e Amerigo Bartoli.Nel 1918 espose alla mostra d'Arte Italiana di Zurigo e gli fu dedicata una personale presso la Casina Valadier. Nel 1920, grazie all'interessamento di Ugo Ojetti, che pubblicò una monografia a lui dedicata, fu nominato accademico di San Luca e ricevette un vitalizio da parte dello scrittore Olindo Malagodi, che alleviò le sue difficoltà economiche. Dal 1921 al 1925 fece parte del comitato per le Biennali romane.WikipediaNel 1921 partecipò con il gruppo "Valori Plastici" alla Fiorentina Primaverile, esponendo opere come "Ritratto di bambina", "Paese" e "Bovi nella stalla". Nel 1923 partecipò all'esposizione di arte italiana a Buenos Aires. Il culmine della sua carriera arrivò nel 1924, quando la XIV Biennale di Venezia gli dedicò una sala personale con trentasette opere, consacrandolo tra gli artisti di maggiore rilievo.Spadini morì a Roma il 31 marzo 1925. - 
        
    Lot 6 Federico Schianchi
Modena 1858 - Roma 1918
Castel Sant'Angelo Roma
Olio su tavola cm 34x54,5 firmato in basso a dx Federico Schianchi
- Federico Schianchi nacque a Modena il 6 ottobre 1858 da Ludovico Schianchi e Matilde Baroni. La sua formazione artistica ebbe inizio nel 1878 presso l'Istituto Modenese di Belle Arti, dove fu allievo di Antonio Simonazzi, docente di disegno, e di Ferdinando Manzini, insegnante di ornamento. Nel 1887 si trasferì a Roma, città che divenne il fulcro della sua attività artistica.Schianchi si specializzò nella pittura di vedute, realizzate principalmente ad acquerello e olio, raffiguranti scorci di Roma e della campagna italiana. Le sue opere si distinguono per la precisione prospettica e la delicatezza cromatica, elementi che conferiscono alle sue scene un'atmosfera serena e contemplativa. Tra i soggetti più ricorrenti vi sono il Tevere con Castel Sant'Angelo, il Foro Romano, Piazza San Pietro, Villa Borghese, l'Isola Tiberina e il Tempio della Sibilla a Tivoli.Ponti ArtNel 1883 partecipò all'Esposizione Nazionale di Belle Arti al Palazzo delle Esposizioni di Roma, presentando il dipinto Aristide che abbandona la Patria. Intorno al 1910, collaborò alla pubblicazione della Raccolta di vedute romane con le Edizioni Daneu & C., contribuendo con una serie di vedute della città eterna.Le sue opere sono state esposte in numerose aste internazionali, tra cui Christie's, dove dipinti come Roma al Foro di Nerva e Capri dalla Costiera Sorrentina hanno ottenuto significativi riconoscimenti. La sua produzione artistica continua a essere apprezzata per la capacità di catturare l'essenza dei luoghi rappresentati, offrendo uno sguardo intimo e poetico sull'Italia del suo tempo.Federico Schianchi morì a Roma il 28 dicembre 1918. - 
        
    Lot 7 Filippo Indoni
Roma 1842 - 1908
Idillio nella campagna romana
Olio su tela cm 100x75 firmato in basso a dx Indoni
- Filippo Indoni nacque a Roma nel 1842 e si affermò come uno dei più apprezzati pittori di genere della seconda metà dell'Ottocento. La sua formazione si sviluppò seguendo i modelli degli artisti coevi dell'Italia centrale e meridionale, con particolare attenzione alla tradizione napoletana. Fin dai primi anni della sua carriera, si dedicò alla rappresentazione della vita quotidiana delle classi popolari, immortalando scene di contadini, artigiani e popolani in ambientazioni rurali o urbane, spesso vestiti con costumi tradizionali.Indoni predilesse la tecnica dell'acquerello, ma lavorò anche con l'olio su tela, adottando uno stile realistico e meticoloso, capace di cogliere con sensibilità i dettagli della vita semplice e dei paesaggi italiani. Le sue opere, come "Il corteggiamento", "Pastorelli al pozzo" e "Le gitane", sono esempi emblematici della sua produzione, caratterizzata da una narrazione visiva che esalta la dignità e la serenità delle persone comuni.La sua arte fu particolarmente apprezzata dal mercato straniero, soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove le sue opere venivano spesso acquistate da collezionisti attratti dalla rappresentazione idealizzata e romantica dell'Italia rurale. Partecipò a numerose esposizioni, ottenendo consensi sia dalla critica che dal pubblico. Tra i suoi lavori più noti figura anche il ritratto di Alessandro Torlonia, realizzato per il Collegio Nazareno di Roma.Oltre alla sua attività artistica, Indoni ebbe un ruolo significativo nella formazione del giovane Umberto Coromaldi, figlio della sua seconda moglie, che divenne anch'egli un noto pittore. Filippo Indoni morì a Roma nel 1908. - 
        
    Lot 8 Federico Faruffini
Sesto San Giovanni 1833 - Perugia 1869
Adele (1865)
Olio su tela cm 74,5x111 firmato in basso a dx F.Faruffini
- Federico Faruffini nacque il 12 agosto 1833 a Sesto San Giovanni, allora parte del Ducato di Milano. Figlio di Paolo, farmacista, e di Giuseppa Albini, intraprese inizialmente gli studi di giurisprudenza presso l'Università di Pavia nel 1848. Parallelamente, coltivò la sua passione per l'arte frequentando la Civica Scuola di Pittura di Pavia, dove fu allievo di Cesare Ferreri e Luigi Trecourt. Durante questo periodo, entrò in contatto con artisti come Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni, con i quali condivise un interesse per una pittura più libera e meno accademica.La sua produzione iniziale si concentrò su soggetti storici e religiosi, influenzata dalla pittura antiaccademica di Giovanni Carnovali, detto il Piccio. Nel 1856 si trasferì a Roma, dove risiedette fino al 1858, per poi soggiornare brevemente a Venezia tra il 1859 e il 1860, studiando i maestri della pittura rinascimentale veneziana. Nel 1861 si stabilì a Milano, partecipando attivamente alla vita artistica della città.Faruffini espose le sue opere in diverse occasioni, tra cui l'Esposizione Universale di Parigi del 1867, dove presentò dipinti come "Cesare Borgia che ascolta Machiavelli" e "Morte di Ernesto Cairoli". Nel 1864 partecipò all'esposizione di Brera con opere quali "Coro della Certosa di Pavia", "Scolari di Alciato", "Annunciazione", "Sordello e Cunizza" e "Machiavelli e Borgia", ricevendo una medaglia nel 1866 per quest'ultima.Il suo stile combinava elementi del realismo con contorni sfumati e colori vivaci, anticipando le tematiche e le tecniche della Scapigliatura lombarda. Tra le sue opere più note si annoverano "La gondola di Tiziano" (1861), "Lettrice" (1865) e "Il sacrificio della Vergine al Nilo" (1865), conservate in importanti gallerie d'arte italiane.Nonostante il talento riconosciuto, Faruffini visse una vita travagliata, segnata da difficoltà economiche e personali. Nel 1869 si trasferì a Perugia, dove, sopraffatto dalle avversità, si tolse la vita il 15 dicembre dello stesso anno. - 
        
    Lot 9 Carlo Domenici
Livorno 1897 - Portoferraio (LI) 1981
Transumanza
Olio su tavola cm 70x100 firmato in basso a sx C.Domenici
- Carlo Domenici nacque a Livorno il 18 marzo 1897, in una famiglia modesta ma culturalmente vivace: il padre Cesare era marmista e suonava nella Filarmonica cittadina, mentre la madre, Matilde, proveniva da una famiglia di artigiani. Fin da giovane, Domenici mostrò un talento naturale per il disegno, che fu incoraggiato dal poeta e giornalista Giosuè Borsi, amico di famiglia, il quale lo spinse a intraprendere un percorso artistico. A tredici anni, si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studiò disegno, acquaforte e litografia, avvicinandosi allo stile dei macchiaioli.Nel 1913, a soli sedici anni, Domenici realizzò il suo primo dipinto, "Figura di Bambina", e lo espose alla Mostra della Secessione presso la Società Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma. Nel 1917, il celebre compositore Pietro Mascagni acquistò una sua opera intitolata "Venezia Livornese", riconoscendo il talento del giovane pittore. Nello stesso anno, Domenici si sposò con Bianca.Nel 1920, fu tra i fondatori del Gruppo Labronico, un'associazione di artisti livornesi che si riunivano al Caffè Bardi, condividendo l'amore per la pittura en plein air e per i paesaggi toscani. Domenici partecipò attivamente alle esposizioni del gruppo e, nel 1979, alla morte di Renato Natali, ne divenne presidente, mantenendo la carica fino alla sua scomparsa.La sua produzione artistica si concentrò principalmente su paesaggi e scene di vita rurale, con particolare attenzione alla Maremma, all'Isola d'Elba e alle marine toscane. Le sue opere, spesso realizzate su piccole tavolette, si distinguono per l'uso di colori caldi e per la capacità di cogliere la luce e l'atmosfera dei luoghi rappresentati. Tra i soggetti preferiti vi erano contadini al lavoro, buoi al pascolo e vedute di borghi e porti.Domenici espose le sue opere in numerose mostre, sia in Italia che all'estero, tra cui la Quadriennale d'Arte di Roma nel 1924, l'Esposizione dell'America del Sud nel 1926, la Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, l'Internazionale di Tokyo e una personale a Manila. Nel 1950, partecipò alla Mostra di Cinquant'anni di Pittura Toscana a Firenze e, nel 1957, all'Esposizione Nazionale al Maschio Angioino.Nel 1946, fondò il Gruppo Artisti Elbani e istituì il Premio Llewelyn Lloyd a Portoferraio, in memoria del pittore che visse e lavorò sull'Isola d'Elba. Domenici si interessò anche alla politica locale, ricoprendo la carica di consigliere comunale a Portoferraio. Dopo la morte della prima moglie, si unì a Plava Cioni, con la quale ebbe un figlio, Claudio, che seguì le orme paterne diventando pittore con il nome d'arte Claudio da Firenze.Carlo Domenici morì a Portoferraio nel 1981. - 
        
    Lot 10 Francesco Vinea
Forli 1845 - Firenze 1902
Ritratto femminile
Olio su tavola cm 30x5x22,5 firmato in alto a sx F.Vinea
- Francesco Vinea nacque a Forlì il 10 agosto 1845. Fin da giovane mostrò una spiccata inclinazione per l'arte, che lo portò a trasferirsi a Firenze, dove si iscrisse all'Accademia di Belle Arti. Tuttavia, difficoltà economiche lo costrinsero a interrompere gli studi, affrontando un periodo di precarietà durante il quale lavorò come fotografo e illustratore per riviste. Successivamente, riuscì a riprendere la formazione artistica sotto la guida di Enrico Pollastrini, sebbene per un solo anno.Contrariamente alla tendenza accademica dell'epoca, che privilegiava soggetti storici o naturalistici, Vinea sviluppò uno stile personale, caratterizzato da scene di genere ambientate in epoche passate, con personaggi in costumi settecenteschi o rococò, ritratti in interni sontuosamente arredati. Le sue opere, spesso intrise di eleganza e ironia, raffigurano momenti di vita quotidiana con un tocco teatrale e decorativo.Il successo delle sue opere fu notevole, soprattutto in Francia e Inghilterra, dove vennero apprezzate per la raffinatezza e la vivacità cromatica. Questo gli permise di condurre una vita agiata, stabilendosi in una villa a Pracchia, località appenninica, e mantenendo uno studio a Firenze, descritto come un ambiente ricco di oggetti d'arte e arredi eclettici, che spesso comparivano nei suoi dipinti.Tra le sue opere più note si annoverano "Baccanale di soldati", "Alla più bella", "La visita alla nonna", "Un rapimento", "Una bagnante", "Il Vescovo" e "Un appuntamento". Vinea si dedicò anche alla tecnica dell'acquerello, dimostrando versatilità e padronanza in diverse modalità espressive.Francesco Vinea morì a Firenze il 22 ottobre 1902. - 
        
    Lot 11 Giuseppe Amisani
Mede PV 1881 - Portofino GE 1941
Nudo femminile
Olio su tavola cm 57,5x42 firmato in basso a dx Amisani
- Giuseppe Amisani nacque il 7 dicembre 1881 a Mede Lomellina, un piccolo comune in provincia di Pavia. Dopo aver iniziato studi tecnici a Pavia, si trasferì a Milano nel 1895 per dedicarsi completamente alla pittura, sotto la guida dello scultore Ferdinando Bialetti. Successivamente, si iscrisse all'Accademia di Brera, dove affinò la sua arte con i maestri Cesare Tallone e Vespasiano Bignami. Nel 1908, con il dipinto L'Eroe, ottenne il Premio Mylius, che lo introdusse nel panorama artistico milanese, mentre nel 1912 il suo ritratto dell'attrice Lyda Borelli gli valse il Premio Fumagalli, consolidando la sua fama come ritrattista di talento.Nel 1920, partecipò alla Biennale di Venezia, dove espose il suo autoritratto, che venne successivamente acquisito dalla Galleria degli Uffizi di Firenze. La sua arte spaziava dal ritratto femminile a paesaggi, in particolare vedute delle Alpi italiane, di Rodi e della Tunisia. Nel 1924, Amisani fu invitato in Egitto per decorare il palazzo reale di Ras al-Tin e per ritrarre il giovane re Farouk, ulteriore testimonianza del suo prestigio internazionale.Le sue opere sono oggi conservate in musei di diverse città, tra cui Bari, Piacenza e Lima, in Perù. Giuseppe Amisani morì l'8 settembre 1941 a PortofinoGiuseppe Amisani nacque il 7 dicembre 1881 a Mede Lomellina, un piccolo comune in provincia di Pavia. Dopo aver iniziato studi tecnici a Pavia, si trasferì a Milano nel 1895 per dedicarsi completamente alla pittura, sotto la guida dello scultore Ferdinando Bialetti. Successivamente, si iscrisse all'Accademia di Brera, dove affinò la sua arte con i maestri Cesare Tallone e Vespasiano Bignami. Nel 1908, con il dipinto L'Eroe, ottenne il Premio Mylius, che lo introdusse nel panorama artistico milanese, mentre nel 1912 il suo ritratto dell'attrice Lyda Borelli gli valse il Premio Fumagalli, consolidando la sua fama come ritrattista di talento.Nel 1920, partecipò alla Biennale di Venezia, dove espose il suo autoritratto, che venne successivamente acquisito dalla Galleria degli Uffizi di Firenze. La sua arte spaziava dal ritratto femminile a paesaggi, in particolare vedute delle Alpi italiane, di Rodi e della Tunisia. Nel 1924, Amisani fu invitato in Egitto per decorare il palazzo reale di Ras al-Tin e per ritrarre il giovane re Farouk, ulteriore testimonianza del suo prestigio internazionale.Le sue opere sono oggi conservate in musei di diverse città, tra cui Bari, Piacenza e Lima, in Perù. Giuseppe Amisani morì l'8 settembre 1941 a Portofino. - 
        
    Lot 12 Pietro Morando
Alessandria 1889 - Alessandria 1980
Le due suore
Olio su tela cm 50x60 firmato in basso a sx P. Morando
- Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino. Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980. - 
        
    Lot 13 Pietro Morando
Alessandria 1889 - Alessandria 1980
Il coniglietto
Olio su tela cm 70x100 firmato in basso a dx P.Morando
- Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino. Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980. - 
        
    Lot 14 Pietro Morando
Alessandria 1889 - Alessandria 1980
In carrozza
Olio su tela cm 60x50 firmato in basso a sx P.Morando
- Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino. Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980. - 
        
    Lot 15 Pietro Morando
Alessandria 1889 - Alessandria 1980
Il pifferaio
Olio su tela cm 60x50 firmato in basso a dx P.Morando
- Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino. Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980. - 
        
    Lot 16 Pietro Morando
Alessandria 1889 - Alessandria 1980
Omaggio a Carra' Lungo la riva
Olio su tela cm 50x60 firmato in basso a dx P.Morando
- Pietro Morando nacque il 5 giugno 1889 nel quartiere Orti di Alessandria. Fin da giovane, mostrò una spiccata inclinazione per il disegno, che coltivò frequentando saltuariamente l'Accademia Albertina di Torino. Nel 1913, grazie a una borsa di studio, si iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Durante questo periodo, entrò in contatto con Angelo Morbelli, di cui frequentò lo studio, condividendo temporaneamente l'interesse per il divisionismo.La sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale fu determinante per la sua produzione artistica. Durante il conflitto, realizzò numerosi disegni, spesso con mezzi di fortuna, che documentavano la vita al fronte e la tragedia della guerra. Questi lavori furono successivamente raccolti nel volume "I Giganti", con una presentazione dello scultore Leonardo Bistolfi.Dopo la guerra, Morando si stabilì definitivamente ad Alessandria, pur effettuando lunghi viaggi in Francia e oltreoceano. Frequentò per decenni lo studio milanese di Carlo Carrà, con il quale condivise un'amicizia e un profondo scambio culturale. La sua pittura si caratterizzò per uno stile semplice e incisivo, con colori intensi e tratti decisi, che conferivano forza e poesia ai soggetti rappresentati, spesso ispirati alla vita quotidiana della povera gente, come facchini e contadini, oltre agli scorci della sua città e della campagna monferrina.Morando espose le sue opere in numerose mostre, tra cui la Promotrice di Torino dal 1920, la Quadriennale di Roma e la Triennale di Milano. Partecipò alla Biennale di Venezia in diverse edizioni: 1924, 1926, 1928, 1932, 1934, 1948, 1950 e 1956. Negli anni Cinquanta, le sue mostre alla Promotrice furono realizzate assieme al più giovane artista alessandrino Franco Sassi, suo estimatore. Le sue opere sono conservate presso il Museo storico italiano della guerra di Rovereto e la Pinacoteca civica di Alessandria.Pietro Morando morì ad Alessandria il 24 settembre 1980. - 
        
    Lot 17 Lodovico Raymond
Torino 1825 - 1898
Scena pompeiana (1873)
Olio su tela cm 46x37 firmato in basso a dx L.Raymond
- Lodovico Raymond nacque a Torino nel 1825 e morì nel 1898. Si formò all'Accademia Albertina di Torino sotto la guida di Carlo Arienti. Successivamente, si trasferì a Firenze, dove soggiornò per cinque anni e venne in contatto con il gruppo dei Macchiaioli, un movimento artistico che influenzò profondamente la sua produzione. Nel 1861 partecipò all'Esposizione Nazionale di Firenze con un'opera a carattere monastico, tema che avrebbe caratterizzato gran parte della sua carriera. Molti dei suoi lavori furono acquistati dalla Casa Reale, e negli anni '70 realizzò una serie di opere ambientate nell'atmosfera veneziana, città che visitò più volte. Oltre a dipingere paesaggi e vedute, si dedicò anche alla rappresentazione di scene storiche e letterarie. Le sue opere sono oggi conservate in collezioni pubbliche e private, e continuano a essere apprezzate per la loro raffinatezza e sensibilità artistica. - 
        
    Lot 18 Leonardo Roda
Racconigi 1868 - Torino 1933
Pascolo ai piedi del Cervino
Olio su tela cm 74,5x115 firmato in basso a dx L.Roda
- Leonardo Roda è nato nel 1868 a Racconigi, Italia. Cresciuto in una famiglia di alpinisti e artisti botanici, ha coltivato sin da giovane l'amore per la montagna e l'arte. Ha iniziato la sua carriera artistica nel 1889, esponendo opere presso la Promotrice di Torino.Roda era noto per i suoi dipinti di paesaggi alpini e scene della vita di montagna, spesso ritraendo il maestoso Cervino. Ha anche dipinto paesaggi della pianura padana e del mare ligure. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto riconoscimenti e premi per le sue opere, ma verso la fine degli anni '20 ha abbandonato l'attività espositiva e si è ritirato dall'ambiente artistico.La sua pittura è stata descritta come un equilibrio tra realismo e espressionismo, con un'attenzione particolare alla luce e ai cambiamenti atmosferici. Roda è stato elogiato per la sua capacità di catturare la bellezza della natura, sia nelle montagne che nella campagna.La sua salute ha iniziato a declinare negli anni '30, e Roda è morto nel 1933. Sebbene la critica dell'epoca non sia stata sempre gentile con lui, le sue opere sono ancora oggi ammirate e conservate in collezioni private e musei. - 
        
    Lot 19 Alessandro Lupo
Torino 1876 - 1953
Mercato Porta Palazzo a Torino
Olio su tela cm 85x100 firmato in basso a dx Lupo
- Alessandro Lupo è stato un noto esponente del naturalismo piemontese durante la seconda metà del XIX secolo e i primi anni del XX secolo. La sua formazione artistica è stata influenzata in modo significativo dalla guida di Vittorio Cavalleri, un maestro di grande rilievo nell'ambito artistico dell'epoca.Il suo debutto ufficiale avviene nel 1901 alla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, presentando tre studi condotti dal vero. Questo evento segna l'inizio della sua costante partecipazione alle principali mostre d'arte a livello nazionale. Tuttavia, nei primi anni della sua carriera, Lupo è spesso criticato per ciò che alcuni considerano un'eccessiva aderenza ai modelli insegnatigli dal suo maestro, Vittorio Cavalleri.Nonostante le prime opere siano state incentrate principalmente su paesaggi realizzati en plein air, nel corso degli anni Lupo inizia a diversificare i suoi soggetti artistici, fino a specializzarsi come animalista e autore di scene di mercato a partire dagli anni Venti.Un momento significativo nella carriera di Alessandro Lupo è stato nel 1921, quando ha allestito una mostra personale presso la Galleria Vinciana di Milano. Questo evento ha segnato l'inizio di una crescente attenzione critica ed espositiva nei confronti dell'artista. Tuttavia, questa fase positiva è stata bruscamente interrotta dall'esclusione di Lupo dalla Biennale di Venezia nel 1928.Nonostante le critiche sul suo stile artistico, la piacevolezza dei soggetti da lui rappresentati e il suo gusto che sembrava attardato nei confronti dei canoni artistici ottocenteschi gli hanno garantito un successo costante sul mercato dell'arte. La sua opera ha continuato ad essere apprezzata e ricercata dai collezionisti nel corso degli anni, contribuendo così a preservare il suo lascito artistico nel panorama artistico italiano. - 
        
    Lot 20 Eugenio Gignous
Milano 1850 - Stresa (VB) 1906
Nel pascolo
Olio su tela cm 75x50 firmato in basso a dx E.Gignous
- Eugenio Gignous nacque a Milano il 4 agosto 1850 da Laurent, un commerciante di seta originario del Delfinato, e da Maria Taveggia Brizzolara, milanese. Fin da giovane manifestò una spiccata inclinazione per il disegno, che lo portò a iscriversi nel 1864 all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove frequentò la scuola di ornato e successivamente quella di paesaggio sotto la guida di Luigi Riccardi e Gaetano Fasanotti .Durante gli anni di formazione, Gignous entrò in contatto con l'ambiente della Scapigliatura milanese, stringendo amicizia con artisti come Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni. Queste frequentazioni influenzarono il suo stile, portandolo a sperimentare una pittura en plein air caratterizzata da una vivace resa cromatica e da una ricerca sugli effetti della luce .Nel 1870 esordì alla XXIX Esposizione della Società per le Belle Arti di Torino con l'opera "Lavandaie della Magolfa". Negli anni successivi, si dedicò prevalentemente alla pittura di paesaggio, realizzando vedute delle campagne lombarde e piemontesi, spesso in compagnia di amici artisti come Luigi Rossi e Achille Tominetti .Verso la fine degli anni settanta, Gignous si orientò verso un naturalismo più marcato, influenzato dalle ricerche di Filippo Carcano. Insieme a quest'ultimo, nel 1879, iniziò a dipingere sul Lago Maggiore, inaugurando un repertorio tematico dedicato alle vedute del Verbano, del Mottarone e della Val d'Ossola .Nel 1887 si trasferì con la moglie Matilde Ferri e i cinque figli a Stresa, dove frequentò l'ambiente culturale del Lago Maggiore e continuò a ritrarre paesaggi montani e lacustri. In questo periodo, aprì uno studio frequentato da giovani allieve, tra cui Camilla Bellorini e Maria Zinelli .Gignous partecipò a numerose esposizioni nazionali e internazionali, tra cui l'Esposizione nazionale di Milano del 1881, l'Esposizione di Roma del 1883 e la I Esposizione internazionale di Venezia del 1895. Alcune sue opere furono acquistate dal re Umberto I e dal Ministero della Pubblica Istruzione .Colpito da un tumore alla gola, Eugenio Gignous morì a Stresa il 30 agosto 1906. - 
        
    Lot 21 Giovanni Cappa Legora
Giovanni Cappa Legora Torino 1887 - Stresa 198
L'isola Bella
Olio su tela cm 60x90 firmato in basso a dx G.Legora
- Giovanni Cappa Legora nacque a Torino nel 1826 e si spense nella stessa città nel 1892. Figlio del pittore Luigi Cappa, fu avviato fin da giovane alla carriera artistica, studiando all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove si distinse per il suo talento e la sua dedizione.La sua formazione fu influenzata dalle correnti artistiche del suo tempo, in particolare dal Romanticismo, ma Cappa Legora sviluppò uno stile personale caratterizzato da una raffinata tecnica pittorica e da una spiccata attenzione ai dettagli. Le sue opere spaziano tra vari generi, tra cui il ritratto, la pittura storica e la scena di genere, sempre con un'attenzione particolare alla resa emotiva e psicologica dei soggetti rappresentati.Durante la sua carriera, Cappa Legora partecipò a numerose esposizioni, ottenendo riconoscimenti e apprezzamenti per la qualità delle sue opere. La sua produzione artistica contribuì significativamente al panorama culturale torinese dell'Ottocento, consolidando la sua reputazione come uno dei pittori più apprezzati della sua generazione. - 
        
    Lot 22 Luigi Bocca
Vigevano (PV) 1872 - 1930
Lungo il Fiume
Olio su tela cm 101,5x166,5 firmato in basso a sx L.Bocca
- Luigi Bocca nacque nell'aprile del 1872 a Vigevano, in provincia di Pavia, in una famiglia di modeste condizioni economiche. Fin da giovane coltivò una passione per le arti visive, studiando alla Scuola di Disegno e Decorazione della Fondazione Roncalli sotto la guida di Gian Battista Garberini. Grazie al sostegno di una borsa di studio istituita da Domenico Pisani, si trasferì a Milano per proseguire la sua formazione all'Accademia di Brera, dove approfondì le sue conoscenze artistiche sotto la direzione di maestri come Giuseppe Bertini, Raffaele Casnedi e Giuseppe Mentessi.Nel 1898, al suo ritorno a Vigevano, Bocca presentò il dipinto Per tua dote all'Accademia nazionale di Torino, che venne acquistato per 2.500 lire, un risultato che evidenziò la sua crescente fama. Successivamente, intraprese un viaggio a Roma e in Sicilia con l'amico pittore Emilio Galli, durante il quale si dedicò ad attività decorative. Partecipò anche alla IV Triennale di Milano nel 1900, consolidando ulteriormente la sua carriera.Negli anni successivi, Bocca si trasferì a Chiavari, dove per circa dieci anni si dedicò alla decorazione di chiese e ville, realizzando opere che riflettevano la sua sensibilità verso i paesaggi liguri, come Scorcio di paese. Tornato a Vigevano, si sposò con Caterina Pensa e si unì a un gruppo di artisti locali, tra cui Vincenzo Boniforti, Casimiro Ottone e Ambrogio Raffele.Nel 2016, la Pinacoteca Civica "Casimiro Ottone" di Vigevano gli ha dedicato una retrospettiva, intitolata Ritratti di famiglia, che ha messo in luce il legame dell'artista con la sua cerchia familiare. Luigi Bocca morì nel 1930Luigi Bocca nacque nell'aprile del 1872 a Vigevano, in provincia di Pavia, in una famiglia di modeste condizioni economiche. Fin da giovane coltivò una passione per le arti visive, studiando alla Scuola di Disegno e Decorazione della Fondazione Roncalli sotto la guida di Gian Battista Garberini. Grazie al sostegno di una borsa di studio istituita da Domenico Pisani, si trasferì a Milano per proseguire la sua formazione all'Accademia di Brera, dove approfondì le sue conoscenze artistiche sotto la direzione di maestri come Giuseppe Bertini, Raffaele Casnedi e Giuseppe Mentessi.Nel 1898, al suo ritorno a Vigevano, Bocca presentò il dipinto Per tua dote all'Accademia nazionale di Torino, che venne acquistato per 2.500 lire, un risultato che evidenziò la sua crescente fama. Successivamente, intraprese un viaggio a Roma e in Sicilia con l'amico pittore Emilio Galli, durante il quale si dedicò ad attività decorative. Partecipò anche alla IV Triennale di Milano nel 1900, consolidando ulteriormente la sua carriera.Negli anni successivi, Bocca si trasferì a Chiavari, dove per circa dieci anni si dedicò alla decorazione di chiese e ville, realizzando opere che riflettevano la sua sensibilità verso i paesaggi liguri, come Scorcio di paese. Tornato a Vigevano, si sposò con Caterina Pensa e si unì a un gruppo di artisti locali, tra cui Vincenzo Boniforti, Casimiro Ottone e Ambrogio Raffele.Nel 2016, la Pinacoteca Civica "Casimiro Ottone" di Vigevano gli ha dedicato una retrospettiva, intitolata Ritratti di famiglia, che ha messo in luce il legame dell'artista con la sua cerchia familiare. Luigi Bocca morì nel 1930. - 
        
    Lot 23 Tranquillo Cremona
Pavia 1837 - Milano 1878
Il bel sorriso
Olio su tela cm 62x50 firmato in basso a dx T.C.
- Tranquillo Cremona nacque a Pavia il 10 aprile 1837 in una famiglia di origini ebraiche. Rimasto orfano in giovane età, intraprese gli studi artistici frequentando la Civica scuola di pittura di Pavia, dove fu allievo di Giacomo Trecourt. Nel 1852 si trasferì a Venezia per studiare all'Accademia di Belle Arti, dove fu influenzato dalla pittura veneta del Quattro e Cinquecento, in particolare dalla dissoluzione della linea di contorno tipica dell'ultimo Tiziano .Nel 1859 si trasferì a Milano per frequentare l'Accademia di Brera, dove fu orientato verso la pittura storica sotto la guida di Hayez. In questo periodo entrò in contatto con l'ambiente della Scapigliatura milanese, un movimento culturale che comprendeva artisti, poeti e musicisti con tendenze anticonformiste e antiaccademiche .Lo stile di Cremona si caratterizzò per l'uso di pennellate morbide e sfumate, influenzato dalla pittura veneta e dalla ricerca di effetti atmosferici. Le sue opere più note includono "Il bacio" (1870), "L'edera" (1878) e "Melodia" (1874), tutte caratterizzate da una resa sensibile delle emozioni e da una ricerca sulla luce e sull'atmosfera .Tranquillo Cremona morì a Milano il 10 giugno 1878 all'età di 41 anni, probabilmente a causa di avvelenamento da piombo, sostanza contenuta nei pigmenti che utilizzava. - 
        
    Lot 24 Raffaele De Grada
Milano 1885 - Milano 1957
Paesaggio rurale
Olio su tela cm 70x90 firmato in basso a dx R.Grada
- Raffaele De Grada nacque a Milano il 2 marzo 1885, primogenito di Antonio, pittore decoratore, e di Teresa Amelotti. La sua famiglia, radicata nella tradizione artistica, si trasferì in Argentina nel 1889 e successivamente in Svizzera nel 1895. Giovanissimo, assistette il padre nei lavori di decorazione di chiese e case nobili .Dal 1902 al 1908, De Grada studiò presso le Accademie di Dresda e di Karlsruhe, dove fu influenzato dalla pittura paesaggistica tedesca e dalla Secessione viennese. Nel 1913 esordì con una personale a Zurigo, città in cui si stabilì definitivamente nel 1915, sposando Magda Ceccarelli. Nel 1916 nacque a Zurigo il figlio Raffaele, che in seguito si dedicherà alla critica d'arte e alla politica .Nel 1919, De Grada decise di stabilirsi definitivamente in Italia. Nel 1920 si trasferì a San Gimignano, dove nacque la figlia Lidia, per poi stabilirsi a Settignano, vicino a Firenze. La sua prima personale italiana si tenne nel 1921 a Firenze, presso il Palazzo Antinori, ottenendo l'attenzione della critica e dell'ambiente artistico fiorentino. Nel 1922 partecipò alla Biennale di Venezia e divenne membro del movimento Novecento Italiano, esponendo alle sue mostre del 1926 e 1929 a Milano .Nel 1930 si trasferì a Milano e nel 1931 fu chiamato a insegnare all'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA) di Monza, incarico che mantenne fino all'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Continuò a dedicarsi alla pittura di paesaggio, rappresentando le periferie milanesi, la Brianza e la Toscana, influenzato dalla pittura di Corot e Cézanne.Raffaele De Grada morì a Milano il 10 aprile 1957.