IL CULTO DELL'ARREDO. II FASE. BASI D'ASTA RIBASSATE
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Lot 109 Arturo Martini (1889 - 1947)
Tobiolo, 1934
Gesso con armatura in ferro
123,6 x 154,6 x 87,7 cm (la scultura)
23,2 x 164,8 x 92,1 cm (il basamento)
Firma: “A. Martini" inciso sulla base
Provenienza: Arturo Martini; Galleria Milano, Milano; Ottolenghi Wedekind; Arturo Martini; Eredi Martini Bertagnin, Vado Ligure; Veneto Banca spa in LCA
Bibliografia: Con riguardo all’esemplare in bronzo o in gesso, Bernardi 1934 (ill.); Bertocchi 1934 (ill.); Brandi 1934 (ill.); Carrà 1934 (ill.); Ojetti 1934; Savinio 1934 (1); Savinio 1934 (2, ill.); Sinisgalli 1934; Sironi 1934 (ill.); Varagnolo 1934 (ill.); Della Porta 1935; Fiumi 1935; Gatti 1935 (ill.); Mostre 1935 (ill.); Ojetti 1935; Bernardi 1937; Bontempelli 1939 (tav. XX); Del Massa 1939 (ill.); Barbaroux-Giani 1940 (tav. 82); Costantini 1940 (p. 349); Oppo 1941 (ill); Joppolo 1946 (tav. CLXIX); Argan 1947 (tav. 2); Apollonio 1948; Franchi 1949, 1951 e 1954 (fig. 29); Sapori 1949 (p. 51 e fig. 331); Argan 1956 (fig. 15); Argan 1958 (fig. 15); Perocco 1962 (fig. 44, p. 80); Perocco 1966 (n. 326), fig. 242; Martini, “Colloqui”, 1968 e 1997, passim; Bargellini 1970 (fig. 119); Bellonzi 1974 (tav. VI); De Micheli 1981 (p. 75); Ghianda 1985 (p. 86); Fergonzi 1986 (p. 929); Vianello 1989 (p. 60); Vianello-Baldacci 1991 (p. 41, n. 27); Fergonzi 1995, (p. 110); G. Vianello, N. Stringa, C. Gian Ferrari, “Arturo Martini. Catalogo ragionato della scultura, Vicenza, 1998 (n. 385, p. 259; con soluzioni della bibliografia precedente); Marco Goldin, a cura di, "Da Ca' Pesaro a Morandi. Arte in Italia 1919-1945 dalle collezioni private", Cornuda, 2002, pp. 110 - 111 (ill.)
Esposizioni: con riguardo all’esemplare in bronzo o in gesso, Milano 1934 (n. e fig. 3); Venezia 1934 (sala 27, n. 36); Parigi 1935 (sala 16); Venezia 1948 (n. 12, p. 25); Torino 1952 (p. 85 e tav. 275); Firenze 1967 (n. e fig. 1183); Treviso 1967 (n. 115, fig. 114); Roma 1972 (p. 306); Pietrasanta 1981 (p. 151); Milano 1985 (n. e fig. 46); Milano 1986 (n. e fig. 10); Londra 1989 (n. e fig. 111); Matera 1989 (n. e fig. 43); Milano 1989 (n. 17); Parigi-Londra-Firenze 1991 (n. e fig. 31, pp. 110-111); Bolzano 1994 (pp. 66-67); Venezia 1995 (n. e fig. 104, p. 252); Parigi 1997 (n. VI e 37, p. 532); Marco Goldin, a cura di, "Da Ca' Pesaro a Morandi. Arte in Italia 1919-1945 dalle collezioni private", Conegliano, Palazzo Sarcinelli, 21 aprile - 30 giugno 2002
Stato di conservazione. Supporto: 50% (segmentazioni conseguenti all’uso per fusione; fessurazioni soprattutto sulla base, dovute a distribuzione non uniforme del peso in fase di trasporto; tassellature di fissaggio alla base; integrazioni e restauri con gessi di diversa pasta, soprattutto alla base; danni da urto e da frizione minori, soprattutto alla base)
Stato di conservazione. Superficie: 85% (depositi; differenze cromatiche dovute alle diverse paste di gesso)
Arturo Martini termina il gesso "Tobiolo" - capolavoro della sua fase matura - verso la fine del 1933, mentre il bronzo, da collocare nella piscina del parco di Villa Ottolenghi Wedekind ad Acqui Terme, viene fuso all'inizio del 1934. Sul piano formale, come racconta nei "Colloqui sulla scultura" (1944-1945), l'artista si ispira alla Fontana di Bartolomeo Ammannati in piazza della Signoria a Firenze, avendo però come modello - se ne ha conferma nella corrispondenza con i committenti - una piccola scultura, raffigurante un pescatore che stringe tra le mani un pesce: di Herta Ottolenghi-Wedekind, essa stessa artista. Tant'è che Martini fu inizialmente soltanto incaricato di portare in dimensione naturale il bozzetto, Arturo Ottolenghi intendeva collocare al centro della piscina la scultura della moglie. Ma Martini prese una propria via, di innovazione anche rispetto alle proprie esperienze precedenti e che gli valse per la prima volta l'apprezzamento unanime della critica, fino alla consacrazione alla Mostra d'Arte Italiana a Parigi: il "Corriere della Sera" riprodusse la scultura in prima pagina, il 17 maggio 1935, con le autorità italiane e francesi in ammirazione.
Il soggetto è preso dalla Bibbia, in particolare dal capitolo VI del Libro di Tobia, dove si racconta come Tobia ha trovato in un pesce il medicamento per la cecità del padre Tobi: «Il giovane partì insieme con l'angelo e anche il cane li seguì e s'avviò con loro. Camminarono insieme finché li sorprese la prima sera; allora si fermarono a passare la notte sul fiume Tigri. Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi, quand'ecco un grosso pesce balzò dall'acqua e tentò di divorare il piede del ragazzo, che si mise a gridare. Ma l'angelo gli disse: «Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire». Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a riva. Gli disse allora l'angelo: «Aprilo e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili in disparte e getta via invece gli intestini. Il fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti». Il ragazzo squartò il pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il fegato; arrostì una porzione del pesce e la mangiò; l'altra parte la mise in serbo dopo averla salata. Poi tutti e due insieme ripresero il viaggio, finché non furono vicini alla Media. Allora il ragazzo rivolse all'angelo questa domanda: «Azaria, fratello, che rimedio può esserci nel cuore, nel fegato e nel fiele del pesce?». Gli rispose: «Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo e cesserà in essa ogni vessazione e non ne resterà più traccia alcuna. Il fiele invece serve per spalmarlo sugli occhi di uno affetto da albugine; si soffia su quelle macchie e gli occhi guariscono».
Il tema della scultura riposa dunque nella ricerca, nel coraggio, nella scoperta e nello stupore, in stretto rapporto con la poetica del Realismo magico, che lo scultore abbraccia alla ricerca di una forma pura, distanziandosi dalle movenze arcaiche a lungo sperimentate e qui riecheggiate soltanto nello sguardo 'etrusco' di Tobia/Tobiolo.
La scultura è imponente, Martini decide di sottolinearne la forza, con un modellato leggermente più grande del reale, in linea con la visione distanziata in ambiente aperto. A seguito del successo prima alla galleria Milano, aperta a Milano nel 1928 dal critico d’arte ed editore Enrico Somarè, e poi alla Biennale di Venezia, nel 1934, l'opera fu ceduta sia nella versione in gesso sia in quella in bronzo agli Ottolenghi. Il gesso fu più tardi riscattato da Martini che lo ha conservato nella Casa Museo di Vado Ligure.
Dove è stato acquistato da Veneto Banca direttamente dagli eredi Martini, nel 2002, quale «gesso originale del "Tobiolo"», con il diritto "a trarne una copia in bronzo", che fu collocata nel parco del centro direzionale dell'Istituto di Credito a Montebelluna. Frattanto il bronzo originale di Villa Ottolenghi Wedekind è stato sostituito da una copia. I bronzi sono oggi, dunque, tre, di cui due autorizzati (quello originario Ottolenghi e quello di Veneto Banca), ed uno non autorizzato (quello ora a Villa Ottolenghi Wedekind).
La condizione del gesso mostra i segni dell'impiego per la produzione in bronzo, in particolare le linee di arginatura dei pezzi di stampo. La struttura in gesso ha una armatura in ferro interna. L'opera è stata oggetto di un accurato restauro nel 2007 da parte di Nuova Alleanza.
L'opera si presenta ancorata, con viti passanti la base, ad un piano di liste di legno, a loro volta fissate ad una struttura di metallo. Il peso della struttura in metallo rende necessaria la massima attenzione negli spostamenti poiché se essa si flette si aprono alcune leggere fessurazioni già esistenti nel gesso. La terza immagine del corredo fotografico mostra il basamento in legno e metallo. Nelle altre immagini il basamento è stato eliminato fotograficamente al solo fine di focalizzare l'attenzione sulla scultura.
La scultura è stata fotografata con luci di diverso colore per consentire il più attento apprezzamento della superficie e dei volumi. -
Lot 110 Franco Giuli (1934 - 2018)
Senza titolo
Serigrafia su carta
68,5 x 68,4 cm (luce)
Firma: "Giuli" a matita al recto
Altre iscrizioni: indicazione della tiratura a matita al recto ("XIII/XXV")
Elementi distintivi: etichetta della Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana con riferimento inventariale e analoga etichetta anonima
Provenienza: Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90% (depositi)
Franco Giuli condusse una ricerca incessante sull’astrazione geometrica e sull’indagine su struttura e materiali, in cui si impone la riflessione sull’utilizzo del cartone ondulato come mezzo espressivo di elezione. Invitato a partecipare nel 1972 alla XXXVI Biennale di Venezia, ha esposto in sedi importanti in Italia e all’estero, accompagnato da autorevoli voci critiche del tardo Novecento: Giorgio Di Genova, Enrico Crispolti, Filiberto Menna, Bruno Corà ed altri.
Una ricca retrospettiva venne presentata nel 2013 presso la Galleria Edieuropa di Roma. A Bruno Corà si deve la curatela delle sue ultime due personali, “Franco Giuli: le costruzioni pittorico-plastiche e oltre” presso il Museo Bilotti, Roma, nel 2016, e “Strutture e spazi di superficie” presso il Museo Riso di Palermo nel 2017. -
Lot 111 Pietro Santi Bartoli (1635 - 1700)
Il lutto di Persefone per le nozze di Prosperpina
Inchiostro a penna
15 x 44,6 cm (il disegno)
Provenienza: Felix Semyonov, New York - Roma
Stato di conservazione. Supporto: 60% (foglio reciso in due parti tenute insieme con nastro adesivo; piegature)
Stato di conservazione. Superficie: 60%
Si tratta del disegno preparatorio per la tavola 53 delle "Meraviglie dell'antica Roma" ("Admiranda Romanorum Antiquitatum"), la prima di due stampe che riproducono un fregio raffigurante il ratto di Proserpina e il lutto di Cerere per le nozze della figlia, conservato a Palazzo Mazzarino, a Roma. L'opera a stampa fu pubblicata, con illustrazioni di Santi Bartoli, da Giovanni Giacomo de' Rossi a Roma, nel 1693.
A sinistra si vede Plutone che rapisce Proserpina e alla destra di nuovo Plutone (o Giove) seduto sul trono, e a fianco a lui il cane Cerbero, Mercurio e la giovane velata.
La attribuzione del foglio, condivisa da Francesco Grisolia (comunicazione scritta del 12 aprile 2021), è suggerita dalle similitudini con una figura angelica conservata al British Museum (inv. 1952,0121.13), di cui ci ha fatto memoria di Nicholas Turner (comunicazione del 4 aprile 2021), nonché con l'ampio corpus dei lavori grafici di Santi Bartoli oggi al Royal Collection Trust (per esempio: RCIN 909683, copia da un antico affresco romano; RCIN 909650, copia da un dipinto sepolcrale). Analogo, nello suo sviluppo orizzontale. è anche uno studio di fregio con Baccanti, copiato dall'antico, apparso in asta a Christie's Londra (OMD, 15.12.1999, lotto 27), mentre la fisionomie trovano riscontro nel volume con 96 disegni apparso presso la stessa casa d'aste il 30 gennaio 2014 (lotto 13).
Il foglio in asta appare di particolare interesse sul piano della tecnica di lavoro di Santi Bartoli nella preparazione della matrice incisa. Speculare rispetto alla stampa, che lo riprende nei più dettagliati tratti, se ne discosta vistosamente nella definizione della testa equina sullo sfondo, qui prospiciente fino all'occhio e più arretrata nella incisione.
Il lotto è completato dalle due pagine che compongono l'incisione.
Ringraziamo il prof. Francesco Grisolia e il dr. Nicholas Turner, per il supporto nella schedatura dell'opera. -
Lot 112 Carel Lodewijk Dake Junior (1886 - 1946)
Paesaggio Sawah con un vulcano sullo sfondo
Olio su tela
49,5 x 80 cm
Firma: firma al recto
Provenienza: Christie's Amsterdam, 21.4.1998, lotto 1; collezione privata
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90% -
Lot 113 Azerbaijan (I quarto del XX secolo)
Tappeto Karabagh Kasim Ushag
Vello in lana su armatura in lana, con nodo simmetrico
337 x 167 cm
Elementi distintivi: etichetta della Galleria d’arte Martinazzo, Montebelluna (con riferimento “Dagistan Caucaso”)
Provenienza: Galleria d’arte Martinazzo, Montebelluna; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 60% (restauri integrativi)
Stato di conservazione. Superficie: 60%
Tappeto di dimensioni insolitamente grandi con il caratteristico disegno dei Kasim Ushag derivato dei motivi degli antichi tappeti a drago assieme ad altri elementi più tipicamente Karabagh -
Lot 114 Godfrey Kneller (1646 - 1723), (?)
Autoritratto
Olio su tela
76,5 x 63,3 cm
Provenienza: Felix Semyonov, New York - Roma
Stato di conservazione. Supporto: 70% (rintelo e rintelaiatura)
Stato di conservazione. Superficie: 70% (danni da frizione e da urto; cadute e integrazioni anche sul volto; alcune piccole mancanze)
Godfrey Kneller dominò la ritrattistica inglese per 30 anni: pittore favorito di Guglielmo III e della regina Anna, gentiluomo della Camera Privata, nominato Baronetto nel 1715, si promosse assiduamente attraverso autoritratti e la pubblicazione di stampe dei suoi dipinti, cambiando immagine pubblica nel corso della sua carriera: da giovane affascinante nello spirito del suo idolo Antoon Van Dyck a pilastro dell'establishment, vestito con classe e nobile come tutti i suoi modelli.
Kneller indossa, in questo autoritratto, la tipica sciarpa bianca che compare anche nel ritratto a tre quarti di figura inciso da John Faber nel 1735 /(Royal Collection Trust, RCIN 657636). Tenendo presente che il dipinto in esame abbisogna di una pulitura, un interessante confronto stilistico si può fare con il "Ritratto di Charles Mordaunt,terzo barone di Peterborough", conservato alla National Portrait Gallery (NPG 5867). -
Lot 115 Venezia (I metà del XVIII secolo)
Coppia di specchiere con tema di Flora e ninfe, 1730 ca.
Legno di cirmolo intagliato e dorato, specchi incisi
214 x 139 x 36,5 cm
Provenienza: Avati Colonna, Stigliano (?); Palazzo Colonna, Roma (?); Guido Bartolozzi Antichità, Firenze, 2008; Veneto Banca SpA in LCA
Bibliografia: per confronto, Giovanni Mariacher, "Specchiere italiane e cornici da specchio dal XVI al XIX secolo", Milano, 1963, tav. 64 (altro esemplare)
Stato di conservazione. Supporto: 60% (danni da urto con caduta di materiale; molte fratture ricomposte in modo maldestro, tra cui uno dei fregi superiori dei cimieri; vetri centrali non antichi; danni da ossidazione ai vetri; schienali degli specchi centrali sostituti da cartoni; un ricciolo distaccato)
Stato di conservazione. Superficie: 70% (abrasioni della doratura e cadute della doratura e della preparazione)
La datazione intorno al 1730 è emersa durante la preparazione dell'asta. Con autonoma perizia, Maricetta Parlatore Melega ha proposto una datazione leggermente più tarda, la metà del XVIII secolo. Nella scheda di Guido Bartolozzi, del 2008, la coppia è datata alla seconda metà del XVIII secolo. -
Lot 116 Persia occidentale (Ultimo quarto del XX secolo)
Tappeto Bijar
Vello in lana su armatura in cotone, con nodo simmetrico
298 x 205 cm
Elementi distintivi: etichetta della Galleria Martinazzo, Montebelluna
Provenienza: Galeria Martinazzo, Montebelluna; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 80%
Stato di conservazione. Superficie: 80%
Esemplare con fitto disegno, a tutto campo, di palmette su fondo blu. Produzione del Kurdistan persiano. -
Lot 117 Francia (II metà del XIX secolo)
Madame Rey
Matita nera e rossa e gessetto su carta
33,4 x 22,7 cm
Altre iscrizioni: al recto, al margine inferiore, l'iscrizione a inchiostro "Me Rey" e l'iscrizione a matita "Mme Ray"
Provenienza: Felix Semyonov, New York - Roma
Stato di conservazione. Supporto: 70% (più punti in adesione al supporto)
Stato di conservazione. Superficie: 80% (macchie, abrasioni, decolorazioni)
Probabilmente derivato da una stampa, il foglio è di difficile datazione. -
Lot 119 Italia (Fine del XIX secolo - Inizi del XX secolo)
Colonna composita
Alabastro, metallo
97 x 28 cm
Provenienza: Felix Semyonov, New York - Roma
Stato di conservazione. Supporto: 60% (importante frattura al fusto e altri danni minori, passaggi per elettrificazione)
Stato di conservazione. Superficie: 75% (principalmente graffi) -
Lot 120 Area veneta (II quarto del XVIII secolo), (?)
Gruppo di quattro poltrone con decori floreali
Legno di cirmolo e di frutto intagliato e dorato
125 x 77 x 75 cm (ogni poltrona)
Provenienza: Mario Lazzari, Rimini, 2008; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 75% (tarli e integrazioni minori; tessuti e imbottitura sostituiti; innesti delle gambe anteriori atipici)
Stato di conservazione. Superficie: 30% (eliminazione quasi completa della doratura originale, con evidenza degli strati sottostanti)
La datazione al II quarto del XVIII secolo, è emersa in sede di preparazione dell'asta. Precedentemente le sedie sono state attribuite alla prima metà del Settecento. Anche Maricetta Parlatore Melega, in autonoma perizia, ha confermato una datazione alla metà del XVIII secolo. Nel 2008, le poltrone sono state oggetto di restauro da parte di Vittorio Donà. -
Lot 122 Azerbaijan (II quarto del XX secolo)
Tappeto Kazak
Vello in lana su armatura in lana, con nodo simmetrico
247 x 129 cm
Elementi distintivi: etichetta anonima con riferimento alle caratteristiche del tappeto
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 70% (sfilacciatura ad una testata, da fermare prima di ulteriori danni)
Stato di conservazione. Superficie: 65%
Tappeto con impianto a tre medaglioni e tripla cornice di bordura, caratterizzato da colori chimici tipici degli anni ‘30-‘40 del XX secolo. -
Lot 123 Limoges (XVII secolo)
Ritratti di Claudio e Galba
Smalto su metallo
7,4 x 5,6 x ,4 cm (ciascuno)
Provenienza: Felix Semyonov, New York - Roma
Stato di conservazione. Supporto: 85%
Stato di conservazione. Superficie: 60% (sbeccature) -
Lot 124 Venezia (II quarto del XVIII secolo)
Gruppo di quattro poltrone
Tiglio intagliato e dorato con campi bulinati e laccati; tessuti
123 x 75 x 81,5 cm
Provenienza: Surprise di Paola Cuoghi, Modena, 2011; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 80% (leggera tarlatura; pannelli dorsali fissati al telaio; tessuti e imbottitura sostituiti)
Stato di conservazione. Superficie: 40% (doratura estremamente abrasa; sollevamenti anche della preparazione; danni da urto; parti posteriori incongruamente porporinate)
In sede d'asta è stata precisata al II quarto del XVIII secolo. La scheda Cuoghi data il nucleo più genericamente al XVIII secolo. Maricetta Parlatore Melega, in autonoma perizia, ha confermato la datazione al XVIII secolo. -
Lot 125 Leon Richet (1843 - 1907)
Paesaggio a Barbizon
Olio su tela
40 x 60,6 cm
Firma: firma al recto (poco leggibile)
Elementi distintivi: segni di passaggi d'asta al verso
Provenienza: Christie's Londra, 26.6.1998, lotto 64; collezione privata
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90% -
Lot 126 Venezia (II quarto del XVIII secolo)
Coppia di poltrone
Legno di noce, intagliato e dorato
119,5 x 73 x 72,5 cm
Provenienza: Surprise di Paola Cuoghi, Modena, 2008; Veneto Banca SpA in LCA
Certificati: certificato emesso da Surprise di Paola Cuoghi, Modena, non datato
Stato di conservazione. Supporto: 80% (scollamenti, per esempio dell’arco superiore e dei braccioli; rinforzi angolari non antichi; tessuti e imbottitura sostituiti)
Stato di conservazione. Superficie: 60% (ampie consunzioni, nei braccioli fino al legno; cadute della doratura e della preparazione) -
Lot 127 India (I quarto del XX secolo)
Tappeto Amritsar
Vello in lana su armatura in cotone, con nodo asimmetrico
465 x 360 cm
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 60%
Stato di conservazione. Superficie: 45% (usura diffusa, interventi di rimpelamento con colori incongrui)
Esemplare a fondo azzurro chiaro con elementi in giallo e bianco avorio tipici della produzione di Amritsar. Disegno a tutto campo senza medaglione. -
Lot 129 Francia (Fine del XIX secolo - Inizi del XX secolo)
Ritratto di Van Dyck
Gesso a stampo
47,8 x 22 x 14,8 cm
Firma: « ..ohn Paris » sulla base
Altre iscrizioni: « Van Dyck »
Provenienza: Felix Semyonov, New York - Roma
Stato di conservazione. Supporto: 80% (fratture ricomposte per esempio alla testa, alla caviglia destra ed alla base del cippo)
Stato di conservazione. Superficie: 85% (depositi) -
Lot 130 Francia (Fine del XIX secolo - Inizi del XX secolo)
Ritratto di Michelangelo
Gesso a stampo
46 x 14 x 14,8 cm
Firma: «..ohn Paris» e monogramma sulla base
Altre iscrizioni: « M.ANGELO » sulla base
Provenienza: Felix Semyonov, New York - Roma
Stato di conservazione. Supporto: 60% (usura, resezioni, fratture e integrazioni, per esempio la testa, un polso, un piede e tre angoli della base)
Stato di conservazione. Superficie: 70% (abrasioni e depositi) -
Lot 131 Persia occidentale (II metà del XX secolo)
Tappeto Hamadan
Vello in lana su orditi in cotone e trama in lana
290 x 158 cm
Elementi distintivi: etichetta anonima con riferimento alle misure e ad un numero, probabilmente, di inventario
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 70% (danni alle cimose laterali)
Stato di conservazione. Superficie: 50% (aggressione da tarme, con limitate mancanze di nodi nel vello)
Tappeto di villaggio, molto rustico, ma con colori già chimici e di produzione tarda. -
Lot 132 Fratelli Mascheroni (1970)
Salotto IDOS composto da due divani a tre sedute e una poltrona
Pelle di vitellino, legno, acciaio
87 x 241 x 87 cm (ogni divano)
87 x 112 x 87 cm (poltrona)
Elementi distintivi: marchio “FRATELLI MASCHERONI MADE IN ITALY”
Provenienza: Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90% (leggere usure della pelle)
Nota bene: l'oggetto va ritirato a cura e spese dell'acquirente presso l'ex Centro Direzionale di Veneto Banca a Montebelluna. -
Lot 133 Lorenzo di Giovanni de Carris da Matelica, detto Giuda (1466 - 1555)
Madonna della Misericordia, 1495-1500
Affresco staccato riportato su pannello
50,3 x 51 cm (affresco)
86,2 x 56,4 cm (supporto)
Provenienza: chiesa di Santa Maria della Misericordia (fino al luglio 1809); Cupramontana, casa Rosetti; Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana
Bibliografia: B. Molajoli, "Un affresco quattrocentesco scoperto a Cupramontana", in "Rassegna Marchigiana", novembre-dicembre 1932, X, n. 11-12; G. Donnini, E. Parisi Presicce, "Tesori d'arte tra Fabriano e Cupramontana", Falconara, 1994, p. 242; G. Donnini, in G. Paoletti e A. Perlini, a cura di, "La Chiesa di Jesi", 'tanta egregia e sublime arte' ", Jesi, 2000, pp. 55-56; F. Garroni, A. Perlini, R. Quarchioni, a cura di, "L'iconografia della Vergine a Jesi e nella Vallesina", Jesi, 2006, pp. 6-7; Giorgio Mangani e Barbara Pasquinelli, a cura di, "Guida di Cupramontana, La storia, l'arte, i musei", Ancona, 2011, p. 19; M. Mazzalupi, "Luca di Paolo da Matelica, o le sorprese degli archivi", in A. Delpriori e M. Mazzalupi, a cura di, "Luca di Paolo e il Rinascimento nelle Marche", Perugia, 2015, p. 44, n. 3; M. Mazzalupi, in A. Delpriori, a cura di, "Lorenzo De Carris e i pittori eccentrici nelle Marche del primo Cinquecento", Perugia, 2016, cat. 9. pp. 86-87 (ill.)
Esposizioni: Sede di Veneto Banca, poi Intesa Sanpaolo in Cupramontana, 2016-2019
Stato di conservazione. Supporto: 50% (frammento)
Stato di conservazione. Superficie: 60% (ampie cadute di colore, risarcite anche con interventi recenti e in parte ancora non trattate)
Segnala Matteo Mazzalupi (2016) che il «delicato frammento apparteneva a una "Mater misericordiae", come denuncia l'ampio aprirsi del mantello azzurro, che in origine proteggeva le figurette dei fedeli raccolti sotto di esso. Alle spalle della Vergine cadeva un grosso drappo a decori dorati, mentre a sinistra sono visibili parti del braccio sinistro e di un'ala di un angelo il cui pendant è invece perduto completamente». Allo studioso si deve il merito di aver restituito, indagandone in particolare le fisionomie e la cromia, la nostra Madonna a Lorenzo de Carris, in confronto con la Pala Turelli per Santa Maria a Matelica (1493-1494) e con gli affreschi della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Baregnano di Camerino. La attribuzione - confermata da Alessandro Delpriori (comunicazione del 21 settembre 2021) - supera le precedenti ipotesi di Bruno Molajoli (a un seguace del Pinturicchio) e di Donnini e Parisi Presicce (1994, p. 242, e 2000), che colgono «un raffaellismo sul tipo di quello sviluppato da Vincenzo Pagani, l'artista di Monterubbiano che svolse un ruolo di primo piano nel capitolo cinquecentesco della pittura marchigiana».
Secondo Bruno Molajoli, che ne diede notizia nel 1932 riportando le ricerche di due appassionati del luogo, Giorgio Umani e don Ulderico Fazi, parroco della locale chiesa di San Leonardo, in «un libro di memorie della chiesa di Santa Maria della Misericordia, custodito presso quella parrocchia, i due avevano ritrovato la notizia che nel luglio 1809, nello staccare a massello in Santa Maria un affresco raffigurante la Madonna della Misericordia firmato dai fratelli Dionisio, Giacomo e Girolamo Nardini da Sant’Angelo in Vado, si rinvenne su un muro retrostante un frammento di soggetto simile, che fu poi a sua volta staccato e trasferito nella casa di tale Luigi Rosetti», acquistata il 2 giugno 1900, quale propria sede, dalla Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana. Come nota Mazzalupi (2016), sulla scorta di Molajoli (p. 10), l'affresco dei Nardini, che si conserva tuttora nella rinnovata chiesa della Misericordia «potrebbe rispecchiare almeno in parte l’originaria composizione di quello più antico; la sostituzione fu dettata probabilmente da problemi statici del muro primitivo, che dovette essere rafforzato aggiungendovi davanti una nuova muratura, sulla quale fu eseguito il nuovo dipinto». I termini cronologici sono piuttosto incerti anche se appare verisimile che la chiesa originaria della Madonna della Misericordia sia stata eretta nel 1492, come riporta Molajoli (p. 6, sulla scorta di precedente bibliografia e senza poter verificare la fonte della notizia), e probabile la datazione dell'affresco dei Nardini a pochi anni dopo il passaggio del secolo. Ne consegue, sia su base stilistica sia in ragione dei termini ante quem e post quem offerti dalla costruzione delle chiesa e dall'affresco dei Nardini, una datazione tra il 1495 e il 1500 per l'opera in asta. Una datazione più precisa non è possibile: benché il citato libro di memorie attribuisca la commissione dell'affresco al comune, alla confraternita e al popolo "del Massaccio”, nome medievale di Cupramontana, nell'archivio storico comunale di ciò non v'è traccia.
Ringraziamo Alessandro Delpriori per il supporto nella catalogazione dell'opera. -
Lot 134 Persia occidentale (Ultimo quarto del XX secolo)
Tappeto Bijar
Vello in lana su armatura in cotone, con nodo simmetrico
351 x 252 cm
Elementi distintivi: etichetta della Galleria d’arte Martinazzo, Montebelluna
Provenienza: Galleria d’arte Martinazzo, Montebelluna, 2006; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Tappeto con classico disegno a rose dei Bijar del Kurdistan iraniano. Piccolo medaglione stellare, al centro, su campo avorio. -
Lot 135 Germania (Fine del XVIII secolo - Inizi del XIX secolo)
Ritratto di Goethe da giovane (?)
Matita su carta preparata
22 x 16,3 cm
Provenienza: Felix Semyonov, New York - Roma
Stato di conservazione. Supporto: 60%
Stato di conservazione. Superficie: 60%
Il ritratto, molto fresco, ricorda le fattezze di Johann Wolfgang von Goethe (1749 - 1832). Rispetto alla fisionomia che presenta nel celebre ritratto di Johann Heinrich Wilhelm Tischbein (1751–1829), il poeta sarebbe qui, tuttavia, più giovane di qualche anno. È l'effetto di un foglio in presa diretta, rispetto ad un ritratto di piena compostezza? Al verso del cartoncino di supporto è applicato un secondo disegno, una figura delineata a matita ripassata a penna su carta velina, 17,3x7,5 cm., che pure richiama, nella semplificazione lineare delle forme, la comunità tedesca a Roma a cavallo tra fine del XVIIII e inizi del XIX secolo.
La identificazione con il giovane Goethe non è condivisa da Mareike Hennig, direttrice del complesso Goethe-Haus, Goethe-Museum und Kunstsammlungen di Francoforte ed autorità sulla vita del poeta. La dr.ssa Hennig segnala che nei ritratti conosciuti "parte del mento di Goethe è più snello e sottile, la bocca non è così piena e morbida e la fronte è più lunga. Inoltre l'artista cerca di sottolineare la sorprendente abbondanza di capelli, che Goethe non ha mai avuto in questo modo" (comunicazione del 12 aprile 2021).
Un secondo disegno, incluso nel lotto, appare vicino a Johann Friedrich Overbeck (1789-1869).
Ringraziamo la dr.ssa Mareike Hennig per il supporto nella catalogazione dell'opera.