ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE

ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE

Tuesday 14 September 2021 hours 15:00 (UTC +01:00)
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  • Francesco Sebaldo Unterperger (Cavalese 1706 - 1766)
    Lot 25

    Francesco Sebaldo Unterperger (Cavalese 1706 - 1766)

    San Giuseppe con Gesù bambino

    Olio su tela

    St. Josep with Jesus

    Oil on canvas

    77 x 62 cm


    Gli storici concordano nel sostenere una presenza del pittore trentino a Venezia e un suo apprendistato presso la bottega di Giambattista Pittoni. Le opere di questo mutevole pittore partono dalle tonalità perlacee, probabilmente desunte dal fratello Michelangelo, anch’egli pittore, e maturano in un colorismo veneto derivato dalla sua permanenza veneziana. Stilisticamente l’influenza pittoniana si averte attorno alla metà del XVIII secolo quando Francesco perde contatto col fratello, oramai stabilmente a Vienna. Intorno al 1750 vanno moltiplicandosi i dipinti ispirati da Pittoni, quindi passando a effetti chiaroscurali più morbidi e ad una paletta più accesa e in linea col nuovo stile rocaille. Però, per comprendere l’arte di Francesco Sebaldo, artista eclettico bisogna ricordare che egli ebbe modo di confrontarsi col pittore altoatesino Paolo, Paul, Troger, pittore dal forte sentimentalismo patetico, nato nella Val Pusteria da una famiglia di artisti, con formazione artistica si svolse a Venezia dove, all'inizio del secondo decennio del Settecento, fu in contatto con pittori quali Piazzetta e Federico Bencovich. Inoltre come la tela” Madonna e San Francesco” conservata presso la Comunità di Cavalese di Nicola Grassi, già in collezione del nostro pittore, egli al pari del fratello Michelangelo, ha avuto molta ammirazione per il pittore friulano. La nostra opera trova punti di sicura attinenza nel confronto tra il nostro Gesù bambino e il Divin Bambino della pala di San Vincenzo, 1752, Chiesa di Falzes; oppure col Gesù della pala “Madonna dà il Carine a San Simone Stock della Parrocchiale di San Nicolò d’Ega, realizzata nella seconda metà degli anni ’50 del XVIII secolo. Questo doppio dettaglio, oltre alla morbida e pastosa pennellata con cui è realizzato il perlaceo corpicino del Gesù, memore di Michelangelo Unterperger, ci permettono di datare l’opera attorno al sesto decennio del Settecento. A suffragare la tesi l’imponente figura del San Giuseppe che pare una trascrizione vernacolare dell’alto linguaggio scenico pittoniano

  • Carlo Cignani (Forlì 1628 - 1712)
    Lot 26

    Carlo Cignani (Forlì 1628 - 1712)

    Carità

    Olio su tela

    Charity

    Oil on canvas

    70 x 93 cm


    L’opera è corredata da una scheda di studio redatta dal Prof. Egidio Martini, che verrà rimessa all’acquirente


    Scrive l’esimio Professore: Il dipinto raffigura la Carità, ed è, a mio giudizio, opera di Carlo Cignani (Forlì 1628 - 1712). E’ un soggetto ripetuto più volte dal pittore; ciò dimostra la sua piacevolezza, oltre che alla sua qualità pittorica. Esso si lega bene ad altri dipinti del Cignani, come ad esempio ai Cinque Sensi, della Galleria Sabaudia di Torino e alla Carità, del Museo di Castelvecchio di Verona: opere che ritengo, come la presente in esame, della maturità del pittore

  • Giovanni Battista Beinaschi, Giovanni Battista Benasca, Giovanni battista Benaschi (Fossano 1636 . Napoli 1688)  bottega/seguace
    Lot 27

    Giovanni Battista Beinaschi, Giovanni Battista Benasca, Giovanni battista Benaschi (Fossano 1636 . Napoli 1688) bottega/seguace - workshop/follower

    Volto di filosofo o volto di santo

    Olio su tela

    Philosopher's face or saint's face

    Oil on canvas

    60 x 47 cm


    Dopo un primo apprendistato a Torino, presso "Monsù Spirito" ancor oggi non pittore sconosciuto e senza fonti, il giovane piemontese si trasferisce a Roma nel 1652. Qui opera nella bottega di Pietro del Po, anche se le influenze maggiormente evidenti, in questa fase, sono di Lanfranco, del quale è, di fatto, seguace tra i più fedeli. A Roma egli conosce e diviene sodale di Cerrini, condividendone il fare pittorico con contorni ondulati e morbidi, rese con un colore raffinate con chiaroscuri che ricordano quanto fatto dal Guercino. Altro artista e amico a formare lo stile del nostro con il quale condivide l’ammirazione per i modi del Lanfranco. Con il Brandi si presta alla pittura a fresco con suggestioni di Mattia Preti, conseguentemente conosce ed apprezza il naturalismo la pittura tenebrosa. Raggiunta Napoli, Beinaschi accresce la sua formazione, sviluppando i modi originariamente lanfranchiani schiarendo le tinte e attenuando il risalto grafico dei contorni delle figure al fine di realizzare una maggiore fusione cromatica e un più mosso pittoricismo. E’ significativo ricordare che Beinaschi in questa fase si mette raggiunge risultati molto simili con quanto offrivano Luca Giordano e Francesco Solimena. Nella città partenopea, inoltre, il nostro eclettico e curioso pittore approfondisce quanto visto e appreso a Roma ed entra in contatto col crudo naturalismo di Ribera, grazie alla rivisitazione di Battistello Caracciolo e Guillaume Courtois il Borgognone. Il nostro dipinto si caratterizza per una forte ascendenza napoletana e ha il suo tocco di estrema drammaticità nella mano che denuncia sorpresa e nella bocca aperta che rappresenta una discussione in atto, oppure un sintomo di stupore o paura. Un’opera certa del Beinaschi a cui avvicinarla la troviamo a Genova, Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso ( inv. PR 130) “Le lacrime di San Pietro”

  • Francesco Hayez (Venezia 1791 - Milano 1882) cerchia di
    Lot 28

    Francesco Hayez (Venezia 1791 - Milano 1882) cerchia di - circle of

    Santa Maria Maddalena penitente 

    Olio su tela

    Saint Mary Magdalene penitent

    Oil on canvas 

    100 x 74 cm 


    L’opera è semplicemete ispirata dal prototipo da Guido Reni, essa coglie larga parte del capolavoro reniano conservato alla Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Corsini, ma Il nostro autore porta delle modifiche sostanziali, interpretando, quindi, l’opera: sposta e gira il teschio nella mano di Maddalena, omette i due angeli, modifica le fattezze della croce, cambia la fluente capigliatura, il paesaggio, aggiunge la pisside/lacrimatoio. La qualità pittorica è elevatissima, le pennellate sono attente e veloci, segno di una mano matura e di spessore. La tavolozza è schiarita e aggraziata, grazie a delle tonalità cristalline. Tutti elementi che permettono di attribuire la tela all'ambito di Francesco Hayez

  • Margherita Caffi (Cremona 1647 - Milano 1710) bottega di
    Lot 29

    Margherita Caffi (Cremona 1647 - Milano 1710) bottega di - workshop of

    Cesto di fiori

    Olio su tela

    Basket of flowers

    Oil on canvas 

    50 x 65 cm


    Figlia del pittore di origine francese Vincenzo Volò, attivo in Lombardia, in special modo a Milano nel Seicento. Margherita nasce a Cremona nel 1647, assume il cognome sposandosi in giovane età con il pittore cremonese Ludovico Caffi presso il quale completò forse la sua formazione di artista. Risulta ammessa all'Accademia di San Luca a Milano, insieme alla sorella Francesca detta la Vicenzina a partire dal 1697, secondo un documento ritrovato recentemente da Alberto Cottino. Rinomata e richiesta in tutta Europa la Caffi ha prestato la sua arte per gli arciduchi del Tirolo, la casa regnante di Spagna e i granduchi di Toscana; in particolare la sua arte fu molto apprezzata da Vittoria Della Rovere. Con l’inizio del Diciottesimo secolo ha aperto a Milano una importante bottega ove sono passati numerosi pittori della scena locale, tant’è che le nature morte e i dipinti di fiori del primo Settecento milanese risento della sua influenza. Pittoricamente, al pari del padre e della sorella, mostra un'estrema libertà della stesura pittorica, un intreccio di pennellate libere, e briose a mano sciolta. In questo senso mostra affinità espressive con Elisabetta Marchioni e con l’enigmatico pittore convenzionalmente chiamato Pseudo Guardi

  • Margherita Caffi (Cremona 1647 - Milano 1710) bottega di
    Lot 30

    Margherita Caffi (Cremona 1647 - Milano 1710) bottega di - workshop of

    Cesto di fiori

    Olio su tela

    Basket of flowers

    Oil on canvas

    50 x 65 cm


    Figlia del pittore di origine francese Vincenzo Volò, attivo in Lombardia, in special modo a Milano nel Seicento. Margherita nasce a Cremona nel 1647, assume il cognome sposandosi in giovane età con il pittore cremonese Ludovico Caffi presso il quale completò forse la sua formazione di artista. Risulta ammessa all'Accademia di San Luca a Milano, insieme alla sorella Francesca detta la Vicenzina a partire dal 1697, secondo un documento ritrovato recentemente da Alberto Cottino. Rinomata e richiesta in tutta Europa la Caffi ha prestato la sua arte per gli arciduchi del Tirolo, la casa regnante di Spagna e i granduchi di Toscana; in particolare la sua arte fu molto apprezzata da Vittoria Della Rovere. Con l’inizio del Diciottesimo secolo ha aperto a Milano una importante bottega ove sono passati numerosi pittori della scena locale, tant’è che le nature morte e i dipinti di fiori del primo Settecento milanese risento della sua influenza. Pittoricamente, al pari del padre e della sorella, mostra un'estrema libertà della stesura pittorica, un intreccio di pennellate libere, e briose a mano sciolta. In questo senso mostra affinità espressive con Elisabetta Marchioni e con l’enigmatico pittore convenzionalmente chiamato Pseudo Guardi

  • Christian Horneman (Copenaghen 1765 - 1844)
    Lot 31

    Christian Horneman (Copenaghen 1765 - 1844)

    Ritratto allegorico maschile

    Cornice in legno ebanizzato e tartaruga

    Olio su avorio

    Allegorical man's portrait 

    Ebonized wood and tortoiseshell frame

    Oil on ivory

    14 x 10,5 cm


    Horneman ha frequentato la Royal Danish Academy of Fine Arts dal 1780, ottenendo più volte degli encomi. Nel 1787 lascia la Danimarca e viaggia per sedici anni, perfezionandosi in miniature di ritratto. In questo periodo ha anche visitato l'Italia e Vienna, dove ha potuto studiare Johann Heinrich Wilhelm Tischbein, Heinrich Füger e Daniel Chodowiecki. Durante il soggiorno tedesco realizza il ritratto in miniatura di Ludwig van Beethoven, Joseph Haydn e un importante taccuino di schizzi, ora conservato alla Galleria nazionale danese. Nel 1803 Horneman torna in Danimarca, e l'anno successivo è nominato pittore di miniature nella contea reale danese. A tutti gli effetti, egli è stato il ritrattista che ha riempito il vuoto dopo la morte di Cornelius Høyer e Jens Juel. 

    Nell'opera in questione, osserviamo un paesaggio ai margini di un porto, ove spicca un veliero che batte bandiera danese, campeggia il ritratto allegorico virile. A sorreggere l’effigie troviamo Hermes (Mercurio), dio protettore dei viaggi e dei viaggiatori, e un putto portante una corona di alloro a simboleggiare la gloria

  • Rosalba Carriera (Venezia 1675 - 1757) attribuito - attributed
    Lot 32

    Rosalba Carriera (Venezia 1675 - 1757) attribuito - attributed 

    Allegoria del Fuoco (Dalla serie dei quattro elementi)

    Pastello su carta

    Allegory of Fire (From the series of the four elements) 

    Pastel on paper 

    56 x 46 cm


    Rosalba Carriera è tra i maggiori artisti del Settecento europeo. Viene considerata l’artista donna più grande di tutti i tempi. Il suo stile è il più attento e penetrante della società veneziana ed europea del Settecento, fondamentale per lo sviluppo della ritrattistica francese. Con i suoi ritratti ha scandagliato in modo impareggiabile ideali di grazia e di eleganza di un’epoca: il canto del cigno della nobiltà europea che dopo qualche decennio avrebbe perso il proprio status all’interno della società rinnovata dalle idee illuministiche. Educata a coltivare le arti, come si conveniva alle ragazze del tempo, Rosalba e le due sorelle studiano musica, letteratura, pittura, ricamo e lingue straniere. Presto Rosalba si dedica allo studio della pittura, specialmente nelle miniature e nei ritratti, approfondendo e riscoprendo la tecnica del pastello, all’epoca dimenticata. Diventata famosa per la delicatezza delle sue miniature, comincia a ritrarre le personalità più imminenti dell'epoca usando la tecnica del pastello, in cui primeggiava in Europa. Grazie alle sfumature delicatissime e ai segni di colore puro che questa tecnica permette, nelle sue opere i committenti trovavano sia un'estrema delicatezza nei vellutati incarnati sia la precisione realistica dei particolari. Grazie al suo successo e alla conoscenza delle lingue, è accolta dalle corti di tutta l'Europa, dove accresceva la sua fama dipingendo miniature e ritratti per le famiglie reali e per la nobiltà di corte. Muore a Venezia poco più che ottantenne, il 15 aprile 1757, dopo un decennio doloroso per l’avvenuta cecità. Ricordiamo la sua abitudine di fare una copia, o più copie, di tutti i dipinti eseguiti dal 1720. Il pastello da noi preso in esame, di sublime bellezza, non a caso trova la sua copia, anche nelle misure, nella serie degli elementi della Gemaldegalerie di Dresda. Per un confronto si veda:

    B. Sani, Rosalba Carriera 1673-1757: Maestra del pastello nell'Europa ancien régime, Torino 2007, pp. 360 sgg., cat. 416, fig. 416b

    F. Zava Boccazzi, in Rosalba Carriera "prima pittrice de l'Europa", catalogo della mostra a cura di G. Pavanello, Venezia 2007, p.19

    A. Henning, Rosalba Carriera e la collezione dei suoi pastelli a Dresda, in Rosalba Carriera 1673-1757: atti del Convegno internazionale di studi 26-28 aprile 2007, Venezia, Fondazione Cini, Chioggia, Auditorium San Niccolo, a cura di G. Pavanello, Verona 2009, p. 303, cat.1-27

  • Guido Reni (Bologna 1575 - 1642) bottega/seguace - workshop/follower
    Lot 33

    Guido Reni (Bologna 1575 - 1642) bottega/seguace - workshop/follower

    "Trionfo di Giobbe"

    Olio su tela

    "Triumph of Job"

    Oil on canvas

    170 x 130 cm

     

    L’opera riproduce la pala oggi a Parigi, Cattedrale di Notre-Dame, proveniente dalla chiesa di Santa Maria dei Mendicanti a Bologna, realizzata dal maestro felsineo tra il 1621 e il 1636

  • Pieter Paul Rubens (Siegen 1577 - Anversa 1640) bottega / seguace - workshop /follower
    Lot 34

    Pieter Paul Rubens (Siegen 1577 - Anversa 1640) bottega / seguace - workshop / follower

    Caritas romana

    Olio su tela

    Roman caritas

    Oil on canvas 

    126 x 101 cm


    Il dipinto ricalca lo stile pittorico di Rubens, detto “il principe del barocco”: il grande maestro ha rivoluzionato tanto la pittura fiamminga quanto quella europea. La sua prima formazione si deve ai maestri Otto van Veen (1558-1629) e Jan Brueghel il Vecchio. Fondamentale per la sua crescita artistica è il suo viaggio in Italia. Ha soggiornato, studiato e dipinto per otto anni nel Bel Paese, facendo tappa prima a Venezia, dove studia Tiziano, Veronese e Tintoretto. In seguito, entrato in contatto con Vincenzo I Gonzaga duca di Mantova, diviene loro pittore di corte, carica che conserva sino alla fine del suo soggiorno italiano. A Mantova, Rubens ha modo di studiare da vicino e assiduamente la ricca collezione ducale. Realizzando copie di diversi dipinti famosi ha modo di esercitarsi tecnicamente sugli esempi dei più grandi maestri. Nel 1601 venne inviato dal duca a Roma, dove ha modo di ampliare ulteriormente i suoi orizzonti figurativi, grazie alla copia di modelli di Michelangelo e Raffaello e allo studio dell'antico, guardando anche alla coeva produzione artistica del Carracci, di Caravaggio e di Federico Barocci. Lasciata l’Italia si stabilisce ad Anversa, ove organizza il suo atelier, applicando i metodi di produzione organizzata, ovvero impiegando i suoi collaboratori con criteri razionali e in base alle singole specializzazioni. Tra i molti pittori usciti dalla bottega di Rubens o fortemente influenzati dal maestro, ricordiamo: Cornelis e Paul de Vos, Thomas Willeboirts

    Bosschaert, Jacob Jordaens, Pieter Van Mol, Victor Wolvoet, Joanna Vergouwen, Jan Boeckhorst detto Lange Jan, Lucas Van Uden, Theodor Van Thulden, Peter Van Lint, Willem Van Harp, Vincent Adrianssen, Pieter Van Avont, Jan e Hendrick van Balen, Theodor Boeyemans o Boeijermans, Vincent Malò, Gerard Segher Gaspar de Crayer e Abraham Willemsens

  • Maestro fiammingo attivo in Italia nel XVI secolo
    Lot 35

    Maestro fiammingo attivo in Italia nel XVI secolo

    Predica di San Giovanni Battista

    Olio su tela

    Flemish master active in Italy in the 16th century

    Sermon of St. John the Baptist

    Oil on canvas 

    130 x 104 cm


    L’opera va ricondotta alla produzione dei pittori fiamminghi al Sud Italia, attivi nel XVI secolo e in particolar modo a Napoli, ove operano Dirk Hendricksz chiamato Teodoro d'Errico, Cornelis Smet, Wenzel Cobergher e Pietro Torres; nelle regioni come in Abruzzo con Rinaldo fiammingo ed Aert Mijtensuali; in Puglia con Gaspar Hovic, in Calabria di Pietro Torres, Teodoro d'Errico e Cesare Smet. In Sicilia, alcuni degli artisti citati ebbero modo di soggiornare. La mobilità degli artisti e della circolazione di opere condussero a una significativa mutazione linguistica dell’arte meridionale, con reciproche interferenze che determinarono effetti di adattamento e/o di contaminazione sul terreno dello stile, delle iconografie, delle tipologie della cultura figurativa locale

  • Paul de Vos (Hulst 1592 - Anversa 1678)
    Lot 36

    Paul de Vos (Hulst 1592 - Anversa 1678)

    Combattimento tra animali da cortile

    Olio su tela

    Fight between poultry animals

    Oil on canvas 

    115 x 179 cm 


    Il dipinto va confrontato con l'opera di Paul de Vos passata presso Tajan il 19 dicembre 2001 lotto n° 45


    Paul de Vos si forma con Denis van Hove e di David Remeeus. Cognato di Frans Snyders, subisce il fascino e l’influenza della sua arte. Presto si trasferisce ad Anversa, ove entra nella Gilda di San Luca dal 1620. Riconosciuto tra i più importanti esponenti della scena pittorica locale, ha modo di collaborare con Pieter Paul Rubens, Erasmus Quellinus, Antoon van Dyck, e Jan Wildens, realizzando nei loro dipinti scene di caccia, di selvaggina oppure trofei. Paul de Vos è stato attivo anche in Spagna, dove tra l’altro, con Snyders e Rubens nel biennio 1637-1638, collabora al celebre ciclo nel castello del Buen Retiro e nella Torre de la Parada a Madrid. Infine, tra il 1633 e il 1640, è a servizio di Filippo d'Arenberg duca d'Arschot, nobile fiammingo agli arresti domiciliari a Madrid, dove si trovava in missione diplomatica dal dicembre 1633, avendo il compito, assegnatogli dagli Stati Generali della Repubblica delle Sette Province Unite, di trattare con Filippo IV di Spagna per ottenere la pace. Le sue opere sono influenzate da Snyders per quanto riguarda le tematiche di caccia e di animali, ma si distanzia dal cognato per la sua libertà interpretativa e originalità tecnica. Tra i musei che conservano le sue opere si possono menzionare il Museo di San Pietroburgo, il Museo del Prado, il Museo del Louvre, la Galleria Belvedere di Vienna, e in Italia i musei di Roma, Bologna e Torino

  • Francesco Fracanzano (Monopoli 1612 - Napoli 1656)
    Lot 37

    Francesco Fracanzano (Monopoli 1612 - Napoli 1656)

    Sant’Andrea

    Olio su tela

    St. Andrew

    Oil on canvas

    105 x 85 cm 


    Trasferitosi a Napoli con la famiglia nel 1625, Francesco Fracanzano sposa, ventenne, la sorella di Salvator Rosa, Giovanna. Sempre a Napoli, secondo De Dominici, si forma con il fratello Cesare, nella bottega di Juseppe de Ribera. La ricchezza dei riferimenti culturali, non esclusivamente ribeschi, fa ipotizzare che le sue prime opere siano frutto dell’incontro del riberismo con le influenze di Antoon van Dyck. Sempre alla fase iniziale del pittore sono stati ricondotti quei dipinti in cui il Fracanzano cita brani di autentico naturalismo, sulla scia di Filippo Vitale, Giovanni Do, il Maestro degli Annunci ai pastori e Bartolomeo Bassante. In seguito, pur restando fedele al verbo del Ribera, appaiono nella sua pittura gli elementi classicistici, da Massimo Stanzione a Simon Vouet, elementi che nel progredire della sua attività diverranno prevalenti. Alla metà del quarto decennio l’artista sposa le proposte di matrice fiamminga, adontando una tecnica in grado di conciliare le scelte pittoriche più innovative con una cura dei dettagli di Vouet, nonché il suo perlaceo incarnato dei volti, e l'austero contenimento della forma di Francesco Guarino e Bernardo Cavallino. A una fase successiva va riferita la tela raffigurante l'Ecce Homo, del 1647 e oggi conservata nella collezione Morton B. Harris a New York. Essa documenta come nel quinto decennio fosse rinata in Francesco la sensibilità naturalistica, in questa fase marcatamente caratterizzata da asprezza compositiva. All'ultima fase dell'attività del F. appartiene la Morte di s. Giuseppe per l'Arciconfraternita dei Pellegrini, del1652. L’opera testimonia la ritrovata ieraticità guariniana, accumunata dalla ripresa della sua vena classicistica come nel resto della sua tarda produzione. Oltre alla convergenza stilistica e compositiva tra la nostra opera e le opere certe di Francesco, anche l’analisi sulla tecnica esecutiva ci conforta nell’attribuzione. Lo strato pittorico è grumoso e denso, e oltre questa corposità materica riscontriamo il suo vigoroso effetto luministico e vibrato cromatismo, sostenuto dal caratteristico arrossamento dei volti. Per la qualità che l’opera evidenzia, il tema impostato con equilibrio scenico e il vibrato naturalismo, a nostro giudizio, posizionano la tela nell’ultimo decennio di vita dell’autore

  • Francesco de Mura (Napoli 1696 - 1782) bottega / seguace di - workshop/follower
    Lot 38

    Francesco de Mura (Napoli 1696 - 1782) bottega / seguace di - workshop / follower

    Allegoria delle Arti

    Allegoria della Forza

    Olio su rame

    Allegory of the Arts

    Allegory of Strength

    Oil on copper 

    19,5 x 16 cm


    Domenico Viola è il suo primo maestro, poi passa nell’atelier di Francesco Solimena, il quale influenza il giovane de Mura che lascia gradualmente il naturalismo e il chiaroscuro accentuato, cioè la lezione di Mattia Preti avuta durante l’anno di permanenza nella bottega di Domenico Viola. Un schiarimento della sua tavolozza e tematiche arcadiche lo aggiornano verso il Rococò e Luca Giordano. Tra il 1741 e il 1743 soggiorna e opera a Torino dove conosce il pittore il conterraneo Corrado Giaquinto con il quale affina ulteriormente il suo modo di interpretare a pittura assumendo uno stile più vaporoso, vivace e imperioso. Tornato a Napoli, ormai artista maturo e di riconosciuto valore, è accolto alla corte spagnola. Nella sua bottega si sono formati tre imminenti pittori del tardo Settecento napoletano, quali Pietro Bardellino, Fedele Fischetti e Giacinto Diano. Con questi che furono a loro volta maestri di rilevanza, sono cresciuti altri allievi che hanno svolto la professione di pittori in ambito minore ma non per questo di scarsa qualità, essi sono: Romualdo Formosa, Francesco Palumbo, Luigi Velpi, Nicola Peccheneda, Oronzo Tiso, Nicola Menzele , Vincenzo Cannizzaro, Vincenzo De Mita. Con molta probabilità tra questi nomi si nasconde l’autore delle nostre due interessanti e belle opere nate da prototipi di De Mura, rispettivamente oggi al Louvre di Parigi e Museo di Palazzo Reale a Torino

  • Alessandro Casolani (Siena 1571 - 1639)
    Lot 39

    Alessandro Casolani (Siena 1571 - 1639)

    Volto di Maria Maddalena

    Olio su tela

    Maria Maddalena's face

    Oil on canvas

    52 x 40 cm 


    Expertise di Maurizio Marini disponibile su richiesta


    Alessandro Casolani fu allievo di Ventura Salimbeni e Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio; nella sua arte si avvisano altresì influenze dal Barocci e dal Veronese. Opera nel contado senese, a Genova, Napoli e Pisa, ma di queste sue attività rimangono poche tracce. Sono in loco gli affreschi eseguiti intorno al 1600, in collaborazione con Pietro Sorri, nella Certosa di Pavia. Le opere più significative del suo percorso artistico sono legate alla sua città natale, come gli affreschi alla Torre del Mangia impreziositi da figure allegoriche, la Natività della Vergine nella chiesa di San Domenico, il Presepe realizzato per i Servi e il Martirio di san Bartolomeo per la chiesa del Carmine, gli affreschi nell’Oratorio di Santa Caterina. L’opera in esame ci riconduce all’interesse del Casolani per la pittura veneta: in questa tela in effetti emerge una visione cromatica vivida ed esuberante. A riprova della tesi attributiva, tra gli innumerevoli esempi, si vedano il volto di Maria in “Sacra famiglia con San Giovannino e Santa Caterina da Siena” e “Vergine annunciata” delle Collezioni Monte Paschi di Siena

  • Pandolfo Reschi (Danzica 1643 - Firenze 1696)
    Lot 40

    Pandolfo Reschi (Danzica 1643 - Firenze 1696) 

    Paesaggio con rovine e cavalieri 

    Olio su tela

    Landscape with ruins and knights

    Oil on canvas 

    71 x 58 cm


    Pittore di origine polacca, Pandolph Resch è conosciuto universalmente con il nome italianizzato di Pandolfo Reschi. Giunto come militare in Italia poco più che ventenne, si forma con Jacques Courtois detto il Borgognone e Salvator Rosa. Dividendo la dimora con Pieter Mulier detto Cavalier Tempesta, ha avuto modo di sviluppare la componente atmosferica nel suo paesaggismo. Mise alla prova le sue capacità dipingendo battaglie e paesaggi, della pittura di genere con una vocazione precoce al vedutismo. Il dipinto è uno splendido inedito siglato con la "P" di Pandolfo sulla coscia del cavallo bianco in primo piano, con un borgo fortificato medievale di architettura tipicamente toscana, verso il quale convergono tre cavalieri di rango

  • Gabriele Bella (Venezia 1720 - 1799) attribuito
    Lot 41

    Gabriele Bella (Venezia 1720 - 1799) attribuito - attributed

    Il Bucintoro a San Nicolò di Lido il giorno dell'Ascensione

    Olio su tela 

    The Bucintoro in San Nicolò di Lido on Ascension Day

    Oil on canvas 

    54 x 69 cm


    Le scarse notizie biografiche ci indicano che Bella è attivo fra il 1740 ed il 1782 e iscritto alla fraglia a Venezia nel 1760. Dimenticato per anni , il suo nome riemerge dall’oblio durante il XX secolo, quando viene giustamente riscoperto grazie alle sue tele, ove è possibile ammirare la vita a Venezia nella seconda metà del XVIII secolo, dalle scene d’interni a quelle pubbliche delle grandi cerimonie. Gran parte della sua produzione si trova nella pinacoteca Querini-Stampalia, a Venezia, ove sono presenti una settantina di opere. Spesso Bella dipinge le sue vedute veneziane partendo dalle incisioni di Canaletto, Carlevarijs e Marischi, inserendo poi i personaggi e descrivendo un dato avvenimento. Un giusto confronto può esser fatto con le tele della Querini Stampalia oppure con l’opera "Veduta del Canal Grande", passata alla Casa d'Aste Cambi di Genova il 16/11/2016, la quale mostra lo stesso taglio prospettico e una qualità esecutiva molto prossima

  • Giuseppe Nogari (Venezia 1699 - Venezia 1763) copia da
    Lot 42

    Giuseppe Nogari (Venezia 1699 - Venezia 1763) copia da - copy from

    Fumatore di pipa

    Olio su tela

    Pipe smoker

    Oil on canvas 

    65 x 50 cm


    L’opera, di raffinata esecuzione, probabile prova accademica, è una copia del medesimo soggetto dipinto dal Nogari e oggi conservato alla Galleria Sabauda di Torino

  • Hendrick Mommers (Haarlem 1627 - 1697)
    Lot 43

    Hendrick Mommers (Haarlem 1627 - 1697)

    Mercato con antiche rovine e vista sul Tevere

    Olio su tela

    Firmato in basso a sinistra

    Market among ancient ruins with a view of the Tiber

    Oil on canvas

    Signed lower left

    68 x 95 cm 


    Hendrik Mommers è stato un allievo di Nicolaes Berchem, pittore specializzato in scene pastorali. I due artisti giunsero insieme a Roma, dove si fermarono fra 1644 e il 1646, estasiati dalla bellezza dell’Urbe e della campagna laziale. A Roma, Mommers dipinge scene pastorali con animali e scene di mercato con mazzi di ortaggi, usando come sfondo le piazze romane o paesaggi con antiche rovine. Il soggiorno romano continua a nutrire la sua fantasia anche dopo il ritorno in patria, quando si specializza nel genere italianizzante, seguendo le orme di Johannes Lingelbach ad Amsterdam e Anton Goubau ad Anversa. Dipinse anche paesaggi olandesi, con figure di pastori e con bestiame al pascolo, sotto fondali di cieli immensi e solcati da nuvole, utilizzando una tavolozza di tinte calde e bionde che ricorda quella dei paesaggi, con scene di genere, dipinti da Aelbert Jacobsz Cuyp

  • Francesco Furini (Firenze 1603 - 1646) bottega / seguace - workshop / follower
    Lot 44

    Francesco Furini (Firenze 1603 - 1646) bottega / seguace - workshop / follower

    Venere, Cupido e Marte

    Olio su tela

    Venus, Cupid and Mars

    Oil on canvas

    42 x 33 cm


    Di umili origini, Francesco Furini riprende da suo padre Filippo i primi rudimenti dell'arte, per passare succesivamente presso la guida di Matteo Rosselli. Ha subito, parimenti, l’influenza di Domenico Passignano e di Giovanni Bilivert. Nella bottegga del del Rosselli conosce Lorenzo Lippi, Baldassare Franceschini e Giovanni da San Giovanni. Nel 1619 si reca a Roma dove apprende a fa propria l’arte di Caravaggio e dei suoi allievi. Tornò poi a Firenze, immatricolandosi nell'Accademia dei pittori dove tra i suoi committenti ed estimatori vi fu Galileo Galilei. Furini è stato un pittore molto apprezzato in patria e oltre i confini toscani, in quanto la sua pittura elegante, raffinata e sottilmente melanconica era molto apprezzata presso le cattoliche europee. Lo stile pittorico dell'artista Furini è caratterizzato da una pittura morbida e sensuale, adattata a soggetti biblici e mitologici, spesso declinati al femminile

  • Francesco Ruschi (Roma 1600/1610 - Treviso 1661)
    Lot 45

    Francesco Ruschi (Roma 1600/1610 - Treviso 1661)

    Salomè con la testa del Battista

    Olio su tela

    Salome with the head of the Baptist

    Oil on canvas 

    74 x 92 cm


    Dopo un apprendistato nella bottega del Cavalier d’Arpino, è a stretto contatto con alcune personalità di spicco del caravaggismo romano degli anni Venti. Nello stesso tempo coltiva l’amicizia con Francesco Albani, e s’interessa a quanto proposto da Pietro da Cortona, come “Ercole e Onfale", Christie’s a New York nel 2001, conferma. Tra il 1628 e il 1629 giunge a Venezia, probabilmente al seguito del padre medico. L’ambiente veneziano impresse sulla sua tavolozza un amore verso Veronese, percepibile nei dipinti degli anni Trenta. Secondo lo storiografo Carlo Ridolfi, a Ruschi fu chiesto, dalle autorità della Serenissima, di «rinnovare» due teleri del Tintoretto in Palazzo Ducale, visto che lo consideravano in grado di comprendere e calarsi nello stile del grande maestro veneziano meglio di altri. Tra il 1639 e il 1651 si dedicò a uno degli incarichi più impegnativi e prestigiosi, come la decorazione del soffitto della chiesa di S. Anna a Venezia e alcuni i dipinti di storia romana e con episodi biblici per il collezionismo privato, riconoscibili per i contorni netti e le cromie ricche dai toni acidi e stridenti, in cui emerge la sua vocazione decorativa, elaborata in un classicismo accademico, elegante sino alla leziosità. Al quinto decennio si collocano il S. Giovanni Battista che indica Cristo come l’Agnello di Dio, della basilica di S. Giusto a Trieste; la S. Orsola delle Gallerie dell’Accademia di Venezia; e l’Allegoria della Verità e della Misericordia di Odessa (Museo di arte occidentale e orientale), nonchè la Diana nella pinacoteca Querini Stampalia a Venezia. Nel 1656 si trasfere a Treviso, dove opera al servizio di varie chiese del luogo e del contado, comunque rimangono ben saldi i contatti con Venezia da dove arrivano significative commisioni per il duomo di Murano a la chiesa di Santa Teresa. La pittura di Ruschi si pone come anello di congiunzione tra il tardo manierismo e quello veneziano, con il suo particolare avvicinamento ai modi veronesiani. A lui deve qualcosa il Carpioni, ma soprattutto la generazione di pittori macadamizzanti nati anche grazie al suo apporto: Giovanni Carboncino, Valentin Lefèbre, Giovanni Antonio Flumiani oltre a Antonio Zanchi, Pietro Negri, Francesco Rosa e Federico Cervelli, che il Temanza (1738, 1963, p. 84) ci dice essere stati suoi allievi. La nostra tela mostra significative aderenze con quanto il Ruschi ha prodotto circa a metà del secolo Diciassettesimo, per esempio, con le sopraccitate Allegoria della Verità e della Misericordia (olio su tela, 71,2 x 106,8 cm; Odessa, Museo d’Arte Occidentale e Orientale) e l’Ercole e Onfale, esitata da Christie’s a New York il 3 ottobre del 2001

  • Giuseppe Cades (Roma 1750 - 1799) attribuito - attributed
    Lot 46

    Giuseppe Cades (Roma 1750 - 1799) attribuito - attributed

    Gesù Bambino dormiente

    Olio su tela

    Sleeping Child Jesus

    Oil on canvas 

    73,5 x 103,5 cm


    Giuseppe Cades è un artista precoce: nato a Roma da famiglia di origine francese, ha un talento tale da portarlo al successo appena sedicenne. La sua formazione si deve a Domenico Corvi e all'Accademia di San Luca. Amante e imitatore dell’arte cinquecentesca egli media con la tarda cultura barocca e classicista, esprimendosi rara grazia e felicità cromatica. Elementi che ben si colgono osservando la nostra tela in esame, esaltata dalla pennellata fluida e cromaticamente preziosa, supportata da doti disegnative di assoluto rilievo. Il modello del Divin Bambino dormiente risale alla pittura padana tardo manierista e post tridentina: in questo caso è ingentilito con esiti toccanti grazie al suo gusto per il colori tenui, morbidi, chiari e dal limitato chiaroscuro, desunti dai modelli nordici e soprattutto francesi, molto in voga a Roma nel XVIII secolo

  • Scuola tedesca o austriaca del XVIII secolo
    Lot 47

    Scuola tedesca o austriaca del XVIII secolo
    Cinque dipinti raffiguranti uccelli
    Olio su tavola
    German or Austrian School of the 18th century
    Five paintings with birds
    Oil on board
    23 x 30 cm

  • Joseph Parrocel (Brignoles 1646 - Parigi 1704)
    Lot 48

    Joseph Parrocel (Brignoles 1646 - Parigi 1704)

    Tre cavalieri

    Olio su tela

    Three knights

    Oil on canvas

    54 x 73 cm


    Figlio d’arte, appartiene ad una famiglia di artisti di rango, più o meno noti per l’esiguo numero di opere pervenute. Tra questi, meritano essere citati: Georges Parrocel (1540-1614 c.), Barthélemy Parrocel (1595-1660), Jean Barthélemy Parrocel e Louis Parrocel (1634-1694). Alla morte del padre nel 1660, da cui aveva appreso l’arte pittorica, Joseph si trasferì a Marsiglia, ove Il suo talento come pittore fu ben presto notato. Ricevette una commissione per la produzione di un numero di dipinti rappresentanti scene della vita di Sant'Antonio da Padova per la chiesa di San Martino. Successivamente, dopo essere stato a Parigi, partì per un viaggio in Italia, dove soggiornò per otto anni. A Roma conosce Jacques Courtois, detto il Borgognone, e affina la sua tecnica pittorica, diventando un pittore di battaglie. Sempre a Roma ha modo di studiare le opere di Salvator Rosa, da cui fu influenzato in modo particolare. Lascia Roma per Venezia, dove pensava di stabilirsi, ma dopo aver subito un tentativo di assassinio, torna a Parigi. Qui, ben presto, diventa membro dell'Académie royale de peinture et de sculpture. Sebbene osteggiato da Charles Le Brun, direttore e cofondatore dell’accademia, grazie al marchese di Louvois decora una delle sale da pranzo dell'Hôtel des Invalides a Parigi, con scene delle conquiste di Luigi XIV. Grazie al successo di questo intervento, a Joseph arrivano altre prestigiose commissioni, come la decorazione del castello di Marly e del palazzo di Versailles. Nel periodo dal 1685 al 1688 eseguì undici dipinti per la Salle du Grand Couvert al castello di Versailles.

    Joseph Parrocel deve la sua notorietà soprattutto alle sue scene di battaglie, ma eseguì anche opere a tema storico e religioso, come San Giovanni Battista orante e Sant'Agostino che soccorre gli infermi. Dopo il 1700, collabora eseguendo scene di battaglie agli sfondi di ritratti, con Hyacinthe Rigaud e Gabriel Blanchard. La tela in esame mostra l'originale tecnica dell'artista, caratterizzata da uno stile ad esecuzione libera, saettante e vibrante, dove ogni forma è perfettamente definita ma si dissolve nell’ambiente circostante. Due importanti conferme della tesi attributiva le troviamo in “Scena della storia antica”, del Los Angeles County Museum of Art e “Scena storica con re su carro da guerra”, collezione privata. Entrambe le opere sono datate 1680-90: questo dato comune ci permette di ipotizzare la stessa datazione per l’opera esaminata

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ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE


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  • 14 September 2021 hours 15:00 ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE (1 - 351)

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