Asta di Macchiaioli, Ottocento & Novecento

Asta di Macchiaioli, Ottocento & Novecento

martedì 15 dicembre 2015 ore 16:00 (UTC +01:00)
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  • INTRODUZIONE AL CATALOGO La collezione di opere di macchiaioli,...
    Lotto 1

    INTRODUZIONE AL CATALOGO
    La collezione di opere di macchiaioli, post-macchiaioli e artisti dell'Ottocento Italiano che qui presentiamo si è formata tra la fine dell'Ottocento e gli anni Sessanta del secolo ventesimo ed è rimasta per quasi cinquant'anni nelle sale della famiglia veronese da cui proviene: accanto a dipinti acquistati direttamente dai pittori o dai loro eredi, compaiono opere inedite o già in collezioni prestigiose, come quella di Mario Galli, grande referente dei macchiaioli; oppure in stretta connessione con la storia personale degli artisti, come il Cabianca che ferma le onde di Castiglioncello o il raro D'Ancona che ritrae il proprio giardino a Volognano.

    Tra gli highlights della collezione, vale la pena ricordare il capolavoro di Amisani, dipinto nel suo triennio egiziano; la splendida e cupa Milano innevata di Mosè Bianchi e, per contrasto, l'abbagliante Terrazza di Capri di Vincenzo Irolli; l'idillio del laghetto delle anatre di Guglielmo Ciardi e lo straordinario Studio per il quadro degli ossessi di Domenico Morelli.

    E, inoltre, altri due Ciardi e due Fragiacomo; un Delleani, un Tommasi e ancora Favretto e Toma, questi ultimi non firmati ma chiaramente riconducibili ai loro autori. Infine, due rari esempi di pittura dell'Ottocento al femminile, come lo stupendo Ritratto di Signora di Carola De Agostini, che non sfigura accanto ai due ritratti di Tallone, e la pregevole e milanesissima Festa di Sant'Ambrogio di Carlotta Sacchetti.

    Proveniente da altra collezione, invece, la Sala d'armi del migliore Cavaglieri.

  • GIUSEPPE AMISANI(Mede Lomellina, 1881 - Portofino, 1941)Oasi nei pressi della...
    Lotto 2

    GIUSEPPE AMISANI
    (Mede Lomellina, 1881 - Portofino, 1941)

    Oasi nei pressi della piramide di Chefren
    circa 1922-25

    Olio su cartone, cm 60 x 43
    Cornice d'epoca in legno intagliato e dipinto
    Firmato Amisani in basso a destra
    Provenienza: 1. Ex-libris della Galleria Pesaro, Milano. Fondata nel 1917 dal collezionista Lino Pesaro negli ambienti del Palazzo Poldi Pezzoli, nel 1923 vi espose il primo nucleo di artisti del movimento "Novecento": le esposizioni erano organizzate secondo una concezione moderna, in cui ai visitatori era data la possibilità di interagire e confrontarsi con gli artisti. La galleria divenne presto uno dei principali centri artistici e culturali italiani, al punto da dimostrare a livello internazionale la centralità di Milano nel mondo artistico. L'attività si concluse tragicamente il 31 dicembre 1937 con la «Mostra dei sette di Brera», a causa del suicidio di Lino Pesaro per l'inasprirsi delle leggi razziali contro la comunità ebraica.
    2. Collezione privata, Verona.

    Il dipinto risale al periodo 1922-25, epoca in cui Amisani soggiornò in Egitto per affrescare il palazzo di Ra's al-Tin (in arabo: قصر رأس التين‎, Qaṣr Raʾs al-Tīn) storico edificio di Alessandria d'Egitto, già Palazzo Reale, appena ricostruito e trasformato in sede del Governo egiziano: in questi anni, il pittore lombardo si innamorò del paesaggio africano, che descrisse con materia densa e intensamente variopinta.

    Giuseppe Amisani è stato uno dei rappresentanti della scapigliatura tardoromantica. I suoi disegni e dipinti sono considerati molto particolari grazie agli afflati cromatici in cui la velatura è sostituita dai vigorosi colpi di spatola, una tecnica rivoluzionaria e innovativa all'epoca nonostante la classicità e l’eleganza dei ritratti fatta di grigi, ombre e luci che conferiscono ai visi un verismo sorprendente. Peculiarità è che molte delle opere più interessanti sono realizzate ad olio su cartone che crea dei particolari effetti visivi.

    Giovanni Luigi Zucchini afferma che i suoi «ritratti muovono da un impianto inizialmente ancora legato alla tradizione verso una visione più sciolta, vicina agli stilemi liberty, fino a personaggi fortemente profilati nella luce a colpi di spatola densamente carica di colore e infine alle figure ed ai paesaggi dipinti in Egitto, dove la luce si staglia fortemente in immagini di forti contrasti tra luci ed ombre, in una pregnanza di materia cromatica fortemente esibita».

    Bibliografia: Giorgio Nicodemi, Giuseppe Amisani, Milano, 1924; Raffaele Calzini, G. Amisani: con otto tavole a colori, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, 1942; Chiara Gatti e Leo Lecci (a cura di), Giuseppe Amisani, Il pittore dei Re, catalogo Skira, 2008.

  • SALVATORE BALSAMO(Napoli, 1894-1922)Il Gallocirca 1920Olio su tela, cm 44 x...
    Lotto 3

    SALVATORE BALSAMO
    (Napoli, 1894-1922)

    Il Gallo
    circa 1920

    Olio su tela, cm 44 x 36
    Firmato Sal Balsamo in basso a sinistra
    Cornice fiorentina in legno intagliato e dorato
    Provenienza: Collezione privata, Verona.

    Dipinto della maturità di Balsamo, questo esempio di "macchia" applicata allo studio degli animali rivela una padronanza di mezzi espressivi che avrebbe probabilmente permesso a Balsamo di diventare uno dei grandi del suo tempo se la morte precocissima non avesse troncato la sua carriera, a ventisei anni.

    Si forma a Napoli seguendo gli insegnamenti di Vincenzo Irolli, Giuseppe Casciaro e Eugenio Scorzelli, ma alla definizione dei canoni stilistici attraverso cui interpreta la rappresentazione dei paesaggi e delle marine campane, soggetti preminenti nel suo repertorio, concorre anche l'osservazione delle opere di Nicolas De Corsi. Segnalatosi per la robustezza delle opzioni cromatiche adottate, si rivolge anche ai temi di figura e di genere, come testimonia l'Interno con tre figure di donna appartenente alla Galleria d'Arte Moderna di Milano.

    Bibliografia: Salvatore Balsamo, in «Raccolta Fondazione Cariplo», 2000-2015.

  • LEONARDO BAZZARO(Milano, 1853-1937)Camoglicirca 1935Olio su tavola, cm 27 x...
    Lotto 4

    LEONARDO BAZZARO
    (Milano, 1853-1937)

    Camogli
    circa 1935

    Olio su tavola, cm 27 x 42
    Cornice posteriore in legno dorato
    Firmato Bazzaro in basso al centro
    Provenienza: 1. Raccolta Artisti dell'Ottocento, Milano (timbro di galleria sul retro, titolo e autentica di Gustavo Predaval, datata 3 luglio 1971). 2. Collezione privata, Verona.

    Questa tavoletta appartiene all'estrema maturità di Leonardo Bazzaro, lontana dalla materia della sua stessa pittura e caratterizzata da uno spiccato intimismo, con accentuazioni malinconiche e infantili e una pennellata più liquida e meno incisiva.

    Tra i più grandi, amati e prolifici artisti dell’Ottocento Italiano, Leonardo Bazzaro è tra gli autori più presenti nei Musei e Istituzioni nazionali e Internazionali, con oltre sessanta opere: trascurato dalla critica del dopoguerra, in tempi più recenti è stato riconosciuto e ammirato come uno dei principali protagonisti della scena culturale e artistica del suo tempo.
    Dopo i primi insegnamenti ricevuti presso lo studio del pittore Gaetano Fasanotti, si iscrive a Milano all’Accademia di Belle Arti di Brera dove nel 1878 ottiene il premio Fumagalli. Negli anni successivi esegue vedute prospettiche ambientate nelle chiese e nei palazzi milanesi: il successo di pubblico e critica ottenuto in occasione delle principali manifestazioni nazionali e internazionali lo spingono a interessarsi anche alla ritrattistica e alla pittura di paesaggio, per la quale preferisce soggetti eseguiti a Venezia e a Chioggia.
    Fino alla sua morte, Bazzaro continua a partecipare a numerose rassegne lombarde, alle Biennali veneziane e alle Quadriennali romane riscuotendo sempre molto successo presso i collezionisti che gli richiedono repliche dei soggetti più fortunati.
    Le sue qualità di colorista, mentre danno di preferenza le calde trasparenze delle ombre crepuscolari e autunnali, sanno rendere anche la fresca gaiezza primaverile e mattutina sempre con una pittura libera e rapida.

    Bibliografia: G. Nicodemi, In memoria di Leonardo Bazzaro, Milano 1938. S. Rebora, Leonardo Bazzaro, Soncino, 1997. Laura Casone, Leonardo Bazzaro, catalogo online Artgate della Fondazione Cariplo, 2010. F.L. Maspes-E. Savoia, Leonardo Bazzaro. Catalogo generale delle opere, Antiga Edizioni, 2011.
    S. Bosi, Leonardo Bazzaro. Un protagonista dell'Ottocento lombardo, in «Leonardo Bazzaro e i grandi maestri del Naturalismo lombardo», catalogo della mostra, a cura di E. Savoia, Bottegantica, Milano, 2011, pp. 5-7.

  • LUIGI BECHI (Firenze, 1830-1919)Tetti rustici soleggiatiOlio su tavola, cm 17...
    Lotto 5

    LUIGI BECHI
    (Firenze, 1830-1919)

    Tetti rustici soleggiati

    Olio su tavola, cm 17 x 12
    Cornice di epoca posteriore in legno dorato e dipinto
    Firmato dall'autore Luigi Bechi sul retro del dipinto.
    Provenienza: 1. Collezione di Mario Galli, no. 32 (sua firma sull'ex-libris della collezione). 2. Collezione privata, Verona.

    Sembra questa essere la casa di Diego Martelli a Castiglioncello: se l'impressione fosse confermata sarebbe questo un documento di uno dei primi soggiorni estivi di Bechi a Castiglioncello, il periodo in cui Bechi comincia a dipingere en plein air.

    Allievo del Bezzuoli e del Pollastrini, si staccò presto dal gusto storico e accademico del primo Ottocento, stringendo legami con D'Ancona De Tivoli, Fattori, Signorini, Borrani e Cecioni e rivolgendosi alle nuove istanze dei macchiaioli dei quali divenne un seguace, creando deliziose piccole composizioni senza tuttavia affrancarsi completamente dal gusto minuzioso della prima maniera verista.

    Bibliografia: C.R. Taschetta, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol VII., 1970.
    A. Franchi, I Macchiaioli toscani, Milano 1945, pp. 30, 34. M. Borgiotti, I Macchiaioli, Firenze 1946, p. 57.

  • LUIGI BETTINELLI(Bergamo, 1824-1892)Il Monte di Pietà visto dalla Renulacirca...
    Lotto 6

    LUIGI BETTINELLI
    (Bergamo, 1824-1892)

    Il Monte di Pietà visto dalla Renula
    circa 1860

    Olio su cartone telato, cm 29 x 23,3
    Cornice in legno intagliata e dorata
    Firmato Luigi Bettinelli Bergamo nel retro del dipinto
    Provenienza: Collezione privata, Verona.

    Questo pregevole e raro dipinto, sicuramente eseguito nel periodo romano (1857-1862), raffigura il campanile a vela del Palazzo del Monte di Pietà di Roma (com'era ancora nel secolo diciannovesimo) visto dalle povere case del Rione Regola, prima della sua ristrutturazione, avvenuta nell'ultimo quarto dell'Ottocento.

    Regola è il settimo rione di Roma: il nome deriva da Renula (attestato ancora dalla toponomastica di via Arenula), ovvero da quella rena (sabbia) soffice che ancora oggi il fiume Tevere deposita durante le piene. Anche a causa delle frequenti inondazioni del Tevere, gran parte della zona era paludosa, e fu bonificata verso la fine del Medioevo.
    La costruzione dei muraglioni del Tevere del 1875 cambiò radicalmente il volto del rione, cancellando tutta quella realtà che si era costruita intorno al fiume nel corso dei secoli.

    Bettinelli studiò pittura all'Accademia Carrara di Bergamo con Ronzoni da cui fu poi inviato a perfezionarsi con lo studio diretto delle antichità a Roma. Il periodo romano è considerato il più felice dell'arte del Bettinelli: di questo periodo sono anche moltissimi schizzi vivi ed efficaci di scene di vita romana e monumenti della città ad acquerello con l'uso della seppia. Dopo il ritorno a Bergamo, la sua arte perse vigore, ma mantenne sempre tuttavia eccellenti qualità nella resa prospettica di architetture definite con minuta esattezza. Nella sua città, Bettinelli si dedicò soprattutto alla pittura di genere, con figure di popolani in costume, scene di cortili e di edifici rurali, vedute di chiese e loro interni.
    Nella maturità si dedicò al restauro della Chiesa di Santa Caterina in Bergamo (1878).
    I suoi dipinti, rari e di piccole proporzioni, sono conservati presso privati bergamaschi (collezione Bonomi, Cavalli, ecc.); suoi disegni si trovano presso l'Accademia e la Biblioteca Civica Angelo Mai” di Bergamo, le collezioni del Castello Sforzesco di Milano e la Biblioteca dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte a Roma.

    Bibliografia: Banca Provinciale Lombarda, Collezioni private bergamasche<(i>, vol. IV, Monumenta Bergami, 1983; AA. VV., Vedute e paesaggi acquerellati dal XVII al XIX secolo, Accademia Carrara, Bergamo, 2009.

  • MOSE' BIANCHI(Monza, 1840-1904)Donne sotto la neve al CarrobbioOlio su tavola...
    Lotto 7

    MOSE' BIANCHI
    (Monza, 1840-1904)

    Donne sotto la neve al Carrobbio

    Olio su tavola ottagonale, cm 56 x 45
    Firmato M. Bianchi in basso a destra
    Cornice di epoca posteriore in legno dorato e passe-partout cremisi
    Provenienza: Collezione Privata, Verona.

    La tavola appartiene ad una serie di vedute di Milano, tra le migliori realizzazioni della maturità, come Milano sotto la neve, Periferia milanese lungo il Naviglio e Cavalcando, un tramonto sulla darsena di Porta Ticinese.

    Il Carrobbio a Milano è la parte parte conclusiva di via Torino, all'incrocio con corso di Porta Ticinese. Il termine deriva dal latino quadrivium, che indicava appunto un incrocio; con la volgarizzazione della lingua il termine si trasformò prima in quadruvium, quindi in carruvium e finalmente carrobbio ampliando il suo significato per comprendere i luoghi con intenso traffico di carri.
    «Una delle parti più squallide e desolate» di Milano: così Manzoni ricorda il Carrobbio, ancora nel 1630. Zona popolare lo era stata da sempre: attorno alle mura abitavano i più poveri, gli “irregolari”, quelli senza fissa dimora; ci bivaccavano i soldati; ci si aggiravano le prostitute.
    Nella vivina piazza si trovava anche una famosissima osteria, soprannominata dei Tre Scanni. I sedili erano riservati ai tre prelati d’alto bordo che, il giorno della Befana, dovevano portare la pesantissima urna che conteneva le reliquie dei Re Magi, prima ancora che il Barbarossa se la portasse a Colonia. Così, arrivati stanchi sfiniti dal Duomo, i tre monsignori si fermavano nella celebre bettola con tutto il seguito per riprendere fiato, bagnarsi la gola con qualche bicchiere di buon vino, scambiare quattro chiacchiere e proseguire il cammino.
    La trattoria esisteva ancora nel secolo scorso. Nell’agosto del 1943 il Carrobbio fu sconvolto dai bombardamenti.

    Mosè Bianchi si iscrive nel 1856 all'Accademia di Brera di Milano dove è allievo di Schmidt, Bisi, Zimmermann, Sogni e del direttore Giuseppe Bertini, avendo per compagni di corso Federico Faruffini, Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni e Filippo Carcano con i quali dividerà per qualche anno lo studio milanese in via San Primo.In ripetuti viaggi a Venezia produce vedute lagunari che gli procurano grande popolarità, tanto da ripetere numerose versioni di una delle sue tele di maggior successo, La laguna in burrasca (1879), oggi nel Museo Godi Valmarana di Lugo Vicentino.
    È ammirato dai contemporanei Antonio Fontanesi e Domenico Morelli che considerano di straordinaria modernità la sua pittura, la cui corda romantica lo porta a rappresentare anche la vita degli “umili”.

  • VINCENZO CABIANCA(Verona 1827 - Roma 1902)CastiglioncelloOlio su cartone...
    Lotto 8

    VINCENZO CABIANCA
    (Verona 1827 - Roma 1902)

    Castiglioncello

    Olio su cartone telato, cm 20 x 8,5
    Cornice e passe-partout in legno dorato, di epoca posteriore.
    Monogrammato V.C. 80 in basso a sinistra
    Provenienza: 1. Raccolta Eredi Cabianca, tre timbri al retro del dipinto, dove è incollato un tassello cartaceo con il titolo e il nome (autografi di Cabianca?). 2. Collezione privata, Verona.

    Questa spumosa impressione di onde risale al primo anno dei sereni soggiorni estivi a Castiglioncello (1880-88) nella tenuta di Diego Martelli che fu il buen retiro di tutti i pittori della cerchia macchiaiola. A quelle atmosfere marine, sature di sole e di colore, il pittore si ispirò spesso, come nei "Sassi nel botro di Castiglioncello" conservato nella Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, con il quale condivide la solenne semplicità.

    Cabianca iniziò a dipingere nella natia Verona, continuando poi presso l'Accademia di Venezia e dal 1851 a Milano sotto la guida e l'influenza di Domenico Induno. Pur essendo a stretto contatto con Telemaco Signorini e Odoardo Borrani dal 1853 (anno in cui si trasferì a Firenze anche per sottrarsi alla persecuzione della polizia austriaca per i suoi ideali patriottici) fino al 1855 dipinse soprattutto interni.
    Nel 1858 aderì completamente alla poetica dei Macchiaioli, evidenziandosi per il marcato gusto chiaroscurale.
    Negli anni sessanta del secolo, Cabianca si lasciò influenzare da elementi romantici e convenzionali oltre a farsi prendere la mano dalla sua abilità tecnica.
    Nel 1870 si trasferì a Roma e cominciò a dedicarsi anche agli acquerelli che ebbero un particolare successo in Inghilterra, rinunciando quindi al passaggio alla seconda fase delle ricerche del gruppo di pittori dei macchiaioli, che il Signorini definì "realismo migliore".

    Bibliografia: Ferdinando Arisi, Cabianca, Vincenzo, in «Dizionario biografico degli italiani», vol. 15, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1972. T. Panconi, Il Nuovo dopo la Macchia, Origini e affermazione del Naturalismo toscano, Pisa 2009.

  • NICCOLO' CANNICCI(1846-1906)La caprettaOlio su tela, cm 29,6 x 21,8Firmato N....
    Lotto 10

    NICCOLO' CANNICCI
    (1846-1906)

    La capretta

    Olio su tela, cm 29,6 x 21,8
    Firmato N. Cannicci in basso a sinistra
    Cornice di epoca posteriore in legno dorato e dipinto
    Provenienza: Collezione Privata, Verona.

    Figlio del pittore Gaetano Cannicci, frequentò l'Accademia di Belle Arti di Firenze, sotto la guida di Giuseppe Marubini e di Enrico Pollastrini e, dal 1868, la lezione macchiaiola di Giovanni Fattori e Telemaco Signorini. A Firenze partecipò alle riunioni del "Comitato Decentrista" promosso da Diego Martelli nel 1876, nato per rivendicare maggiore autonomia delle Accademie locali.
    Ben presto, complici anche le sue caratteristiche umane inclini alla sensibilità e alla delicatezza, venne spinto verso soggetti rurali e campagnoli, che riuscì a risolvere con un sentimento poetico della natura che talvolta si risolve in maniera idilliaca e talvolta crepuscolare come in questo idillio pastorale tra una bambina e la sua capretta.

    Bibliografia: F. Sapori, Cannicci. Pittore, Torino, Edizioni d'Arte E. Celanza,1920. L. Lombardi, Niccolò Cannicci, Edizioni dei Soncino, 1995.

  • PARIDE CASTELLAN(Gradisca d'Isonzo 1911 - Firenze 1988)Case di Vilès1936Olio...
    Lotto 11

    PARIDE CASTELLAN
    (Gradisca d'Isonzo 1911 - Firenze 1988)

    Case di Vilès
    1936

    Olio su tavola, cm 28,3 x 38
    Cornice coeva in legno intagliato e dipinto
    Firmato P. Castellan in basso a sinistra; sul retro, il titolo Case di Vilès (Gorizia) e la data di composizione Dicembre 1936, quasi certamente di mano dell'autore
    Provenienza: Collezione Privata, Verona.

    Nato a Gradisca nel 1911, Paride Castellan trascorse gran parte della sua vita personale e artistica a Firenze, dove si conserva gran parte delle sue opere. Lì ha ebbe modo di entrare in contatto diretto con molte delle figure chiave del Novecento artistico italiano, tra cui Luigi Michelacci, l'ultimo dei macchiaioli a sua volta proveniente dalla scuola di Giovanni Fattori. Da Michelacci apprese la «severa coscienza strutturale della macchia», come annotò Silvio Benco, un disegno assai forte e una spiccata propensione per il paesaggio. «Un potente paesaggista» che ha restituito vedute di grande intensità, la campagna e le colline friulane, le rive dell'Isonzo, ma anche la terra toscana e la Sicilia, la Svizzera e Tripoli, luoghi quest'ultimi conosciuti nei numerosi viaggi all'estero.
    I suoi colori sono densi, tanto da suggere effetti quasi materici che costruiscono le volumetrie, in special modo nella serie dei ritratti, in cui Castellan cerca sempre di far emergere il lato più intimo e segreto del soggetto.

    Bibliografia: C. Feresin-D. Penco-P. Matteini, Paride Castellan nel 1° centenario dalla nascita (1911-2011), catalogo della mostra, Gradisca, Galleria La Fortezza, 5-30 novembre 2011. C. Feresin, Omaggio a Paride Castellan pittore che amava la laguna, in «Il Piccolo», 11 aprile 2011.

  • MARIO CAVAGLIERI(Rovigo 1887 - Pavie-sur-Gers 1969)Sala d'Armi1923Olio su...
    Lotto 12

    MARIO CAVAGLIERI
    (Rovigo 1887 - Pavie-sur-Gers 1969)

    Sala d'Armi
    1923

    Olio su tela, cm 60,5 x 80,5
    Cornice coeva in legno intagliato, dorato e dipinto
    Firmato e datato Mario Cavaglieri 1923 in alto a sinistra
    Provenienza: 1. Cartiglio coevo nel quale si legge distintamente Mario Cavaglieri e Salle d'armes in lingua francese. 2. Altro cartiglio con monogramma nel quale appare il titolo in italiano Sala d'armi. 3. Timbri sul telaio della collezione di Adrian Brugger, München. 4. Collezione privata, Mantova.

    Dipinta a Piacenza nel 1923, questa straordinaria tela raffigurante la sala d'armi di un palazzo nordico appartiene al periodo della migliore creatività di Cavaglieri, quello compreso tra il 1909 e il 1925, anno in cui lasciò l’Italia per stabilirsi in Francia.

    S’iniziò all’arte a Padova, con il pittore Giovanni Vianello. Era suo compagno di studi, fino al 1908, Felice Casorati; ambedue gli allievi conservarono molta gratitudine al loro maestro, profondo conoscitore della tecnica della pittura ad olio e ad affresco.
    Non ancora ventenne, nel 1907 espose alla mostra della Società amatori e cultori di belle arti a Roma. Nel 1909 figurava con tre opere alle mostre di Ca’ Pesaro a Venezia, celebri esposizioni giovanili d’avanguardia che si contrapponevano vivacemente al carattere accademico delle prime biennali. Nella mostra collettiva del 1910, pure a Ca’ Pesaro, espose in una sala quattordici opere. Nella collettiva annuale del 1912 a Ca’ Pesaro, a Venezia, ottenne una seconda mostra personale di diciannove opere e fu presente per la prima volta anche in una selezione di giovani artisti alla Biennale, dove figurerà poi ininterrottamente fino al 1924.
    Nel 1911 espose a Roma, nel 1913 a Monaco, nel 1914 e nel 1915 alla Permanente di Milano e quindi a Parigi, ottenendo un notevole successo. Nel 1919 tenne una mostra insieme con Hans St-Lerche a casa Cagiati a Milano (Longhi, 1919) e nel 1920 un’altra personale alla galleria Pesaro di Milano, insieme con St-Lerche e Alberto Martini (presentazione nel catalogo di V. Pica). Dal 1921 al 1925 soggiornò a Piacenza e quindi si stabilì a Pavie-sur-Gers, presso Auch in Guascogna, in una bella villa al centro di una vasta tenuta di sua proprietà. In questa casa passò tutta la vita, alternando lunghi soggiorni a Parigi e in Italia.

    Cavaglieri fu un pittore naturalmente portato già dal primo decennio del Novecento a superare il naturalismo verista allora in voga e a fare propria la lezione dell’impressionismo francese secondo un’interpretazione molto personale, che lo avvicina piuttosto a Bonnard e a Vuillard che agli impressionisti classici. L’artista predilesse per molti anni un soggetto quasi unico, l’interno delle sue stanze, quelle belle sale di palazzi di provincia, cariche di mille cose inutili e decorative: nature morte e perfino paesaggi sono visti da questo interno in un’aria ovattata, ferma, senza tempo.

  • EUGENIO CECCONI(Livorno 1842 - Firenze 1903)Maremma grossetanaOlio su tavola,...
    Lotto 13

    EUGENIO CECCONI
    (Livorno 1842 - Firenze 1903)

    Maremma grossetana

    Olio su tavola, cm 18x9
    Cornice posteriore in legno dipinto e dorato
    Firmato E. Cecconi in basso a destra
    Provenienza: Collezione Privata, Verona.

    Appartenente alla cerchia dei Macchiaioli livornesi, Cecconi si laurea in giurisprudenza e esercita la pratica legale fino agli anni Sessanta; contemporaneamente segue le lezioni di Enrico Pollastrini all’Accademia di Belle arti di Firenze. Cessata la professione legale e si occupa a tempo pieno di pittura, avvicinandosi al gruppo dei macchiaioli (1866) e prediligendo le ambientazioni paesaggistiche di Castiglioncello e delle campagne pisane.
    Nel 1871 compie un viaggio in Tunisia insieme al pittore Adolfo Belimbau, facendo tesoro di questa esperienza nel cromatismo acceso dei suoi quadri successivi. Si stabilisce poi a Firenze e comincia ad intensificare la sua attività espositiva, che dura per tutti gli anni ’90, prima di dedicarsi ad una feconda critica d’arte. Trovatosi in improvvise ristrettezze economiche decide allora di aprire una scuola di pittura a Livorno.

    Bibliografia: R. De Grada, I macchiaioli, Milano, 1967.

  • GUGLIELMO CIARDI(Venezia, 1842-1917)Paesaggio con anitreOlio su tela, 38 x...
    Lotto 14

    GUGLIELMO CIARDI
    (Venezia, 1842-1917)

    Paesaggio con anitre

    Olio su tela, 38 x 56,7
    Cornice coeva in legno dorato
    Firmato G. CIARDI in basso a destra
    Provenienza: Collezione Privata, Verona.

    Studia nel collegio di Santa Caterina e poi all'Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel gennaio del 1868 lascia la sua città natale per un viaggio d'istruzione che lo porta prima a Firenze, dove incontra i macchiaioli e Nino Costa, poi a Roma e a Napoli dove lavora per diversi mesi a contatto con gli artisti della Scuola di Posillipo e della Scuola di Resìna oltre che con Filippo Palizzi.
    Dai macchiaioli derivò un impianto tonale equilibrato e robusto, una sintesi più larga e serena nella composizione, pur ammorbidendo la "macchia" in effetti atmosferici più fluidi ed avvolgenti.
    Ai primi del 1869 è di nuovo a Venezia: i soggetti dei suoi dipinti sono quelli della laguna veneta e quelli della campagna trevigiana, dove si reca per lunghi soggiorni.
    Dal 1885 trascorre i periodi estivi in varie località delle Dolomiti e la sua pittura si arricchisce di un nuovo soggetto, quello della montagna.
    Acclamato dal pubblico e dalla critica, ha esposto le sue opere nelle più importanti mostre d'arte. Molte sue opere sono conservate nelle raccolte Galleria d'arte moderna di Venezia; qualche bella veduta lagunare si trova nell'archivio di beni storico-artistici di Banca Intesa Sanpaolo.

    Bibliografia: M. e F. Pospisil, Guglielmo Ciardi, Firenze 1946. N. Stringa, Guglielmo Ciardi. Catalogo generale dei dipinti, Milano, 2007. E. Savoia, F. L. Maspes (a cura di), Guglielmo Ciardi, protagonista del vedutismo veneto dell'Ottocento, catalogo della mostra, Milano, 2013.

  • GUGLIELMO CIARDI(Venezia, 1842-1917)Pescatori in LagunaOlio su tavola, 16,8 x...
    Lotto 15

    GUGLIELMO CIARDI
    (Venezia, 1842-1917)

    Pescatori in Laguna

    Olio su tavola, 16,8 x 29
    Cornice in legno intagliata e dorata
    Firmato G. CIARDI in basso a sinistra
    Provenienza: Collezione Privata, Verona.

    Studia nel collegio di Santa Caterina e poi all'Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel gennaio del 1868 lascia la sua città natale per un viaggio d'istruzione che lo porta prima a Firenze, dove incontra i macchiaioli e Nino Costa, poi a Roma e a Napoli dove lavora per diversi mesi a contatto con gli artisti della Scuola di Posillipo e della Scuola di Resìna oltre che con Filippo Palizzi.
    Dai macchiaioli derivò un impianto tonale equilibrato e robusto, una sintesi più larga e serena nella composizione, pur ammorbidendo la "macchia" in effetti atmosferici più fluidi ed avvolgenti.
    Ai primi del 1869 è di nuovo a Venezia: i soggetti dei suoi dipinti sono quelli della laguna veneta e quelli della campagna trevigiana, dove si reca per lunghi soggiorni.
    Dal 1885 trascorre i periodi estivi in varie località delle Dolomiti e la sua pittura si arricchisce di un nuovo soggetto, quello della montagna.
    Acclamato dal pubblico e dalla critica, ha esposto le sue opere nelle più importanti mostre d'arte. Molte sue opere sono conservate nelle raccolte Galleria d'arte moderna di Venezia; qualche bella veduta lagunare si trova nell'archivio di beni storico-artistici di Banca Intesa Sanpaolo.

    Bibliografia: M. e F. Pospisil, Guglielmo Ciardi, Firenze 1946. N. Stringa, Guglielmo Ciardi. Catalogo generale dei dipinti, Milano, 2007. E. Savoia, F. L. Maspes (a cura di), Guglielmo Ciardi, protagonista del vedutismo veneto dell'Ottocento, catalogo della mostra, Milano, 2013.

  • GUGLIELMO CIARDI(Venezia, 1842-1917)Campagna venetaOlio su cartoncino, 17 x...
    Lotto 16

    GUGLIELMO CIARDI
    (Venezia, 1842-1917)

    Campagna veneta

    Olio su cartoncino, 17 x 12
    Cornice in legno intagliata e dorata
    Firmato G. CIARDI in basso a sinistra
    Provenienza: Collezione Privata, Verona.

    Studia nel collegio di Santa Caterina e poi all'Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel gennaio del 1868 lascia la sua città natale per un viaggio d'istruzione che lo porta prima a Firenze, dove incontra i macchiaioli e Nino Costa, poi a Roma e a Napoli dove lavora per diversi mesi a contatto con gli artisti della Scuola di Posillipo e della Scuola di Resìna oltre che con Filippo Palizzi.
    Dai macchiaioli derivò un impianto tonale equilibrato e robusto, una sintesi più larga e serena nella composizione, pur ammorbidendo la "macchia" in effetti atmosferici più fluidi ed avvolgenti.
    Ai primi del 1869 è di nuovo a Venezia: i soggetti dei suoi dipinti sono quelli della laguna veneta e quelli della campagna trevigiana, dove si reca per lunghi soggiorni.
    Dal 1885 trascorre i periodi estivi in varie località delle Dolomiti e la sua pittura si arricchisce di un nuovo soggetto, quello della montagna.
    Acclamato dal pubblico e dalla critica, ha esposto le sue opere nelle più importanti mostre d'arte. Molte sue opere sono conservate nelle raccolte Galleria d'arte moderna di Venezia; qualche bella veduta lagunare si trova nell'archivio di beni storico-artistici di Banca Intesa Sanpaolo.

    Bibliografia: M. e F. Pospisil, Guglielmo Ciardi, Firenze 1946. N. Stringa, Guglielmo Ciardi. Catalogo generale dei dipinti, Milano, 2007. E. Savoia, F. L. Maspes (a cura di), Guglielmo Ciardi, protagonista del vedutismo veneto dell'Ottocento, catalogo della mostra, Milano, 2013.

  • VITO D'ANCONA(Pesaro 1825 - Firenze 1884)Il giardino a VolognanoOlio su...
    Lotto 17

    VITO D'ANCONA
    (Pesaro 1825 - Firenze 1884)

    Il giardino a Volognano

    Olio su tavola, cm 24 x 16
    Cornice moderna in legno dorato
    Provenienza: 1. Collezione di Mario Galli, Firenze (iscrizione e firma di possesso al retro in matita blu). 2. Collezione privata, Verona.

    Come annotato sul retro del dipinto, questa brillante composizione floreale apparteneva al giardino della villa dei D'Ancona a Volognano, in provincia di Firenze: il dipinto era di proprietà dello scultore fiorentino Mario Galli, appassionato collezionista e massimo referente del suo tempo per la pittura macchiaiola, che possedeva anche i Cipressi a Volognano, recentemente venduto in all'asta (Pananti, 31 ottobre 2015, lotto 252).

    Vito D'Ancona nacque a Pesaro da un'agiata famiglia di religione ebraica. Cominciò il suo tirocinio artistico a Firenze studiando incisione presso Samuele Jesi, poi nel 1844 fu ammesso all'Accademia di Belle Arti, dove fu allievo di Giuseppe Bezzuoli. Condivise con l'amico Serafino De Tivoli la passione per la novità impressionista e i primi dipinti en plein air. Nel 1848 partecipò alla spedizione dei Mille.
    Nel 1850 frequentò i Macchiaioli che si ritrovavano al Caffè Michelangelo a Firenze, soprattutto Signorini. Era lui che, colto e benestante, metteva al corrente gli amici delle novità culturali europee. D'Ancona raggiunse il successo con temi di vita comune trattati come all'epoca si trattavano i soggetti storici a Firenze, cioè con toni molto contrastati, di suggestione quasi espressionistica, oppure con l'uso di una luce non sfumata, di forte carica emotiva. Da segnalare anche i paesaggi, tipicamente macchiaioli, o le scene storiche, dove le suggestioni impressionistiche si coniugano ad una rievocazione fantastica.

    Bibliografia: LXVI Opere di Macchiaioli della raccolta di Mario Galli, catalogo della vendita (Firenze, Materazzi e Fantechi), Firenze 1926. M.B. Guerrieri Borsoi, D'Ancona, Vitale (Vito)
    , in «Dizionario biografico degli italiani», Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1986. T. Panconi (a cura di), Vito D'Ancona, La pittura Storica, Pisa, 2000. T. Panconi, I Macchiaioli, Il Nuovo dopo la Macchia, origini e affermazione del Naturalismo toscano, Pisa, 2009.

  • CAROLA DE AGOSTINI(Cuggiono 1878 - Milano 1957)Ritratto di signora1908Olio su...
    Lotto 18

    CAROLA DE AGOSTINI
    (Cuggiono 1878 - Milano 1957)

    Ritratto di signora
    1908

    Olio su tela, cm 60 x 85
    Cornice d'epoca in legno dorato
    Firmato Milano 12 gen. 1908 Carola De Agostini in basso a sinistra
    Provenienza: Collezione privata, Verona.

    Uno splendido ritratto della belle époque, e una rara preziosa testimonianza dell'Ottocento italiano al femminile.

    Formatasi dapprima privatamente e dopo all’Accademia di Brera con G. Mentessi e F. Brambilla, si diplomò in disegno, volgendosi in seguito all’insegnamento presso le Regie Scuole Normali. Dedita alla ritrattistica e agli studi di figura, dal 1906 al 1918 espose assiduamente i suoi pastelli alle rassegne milanesi (1910, Sorelline o Cuffietta azzurra) applicandosi, seppure più raramente, anche alla pittura a olio.

    Bibliografia: C. Bonagura, (a cura di) Dizionario degli Artisti, Istituto Matteucci, Lucca, 2012.

  • ANACLETO DELLA GATTA detto NINO(Sezze 1868 - Carmignano 1932)Case con orti e...
    Lotto 19

    ANACLETO DELLA GATTA detto NINO
    (Sezze 1868 - Carmignano 1932)

    Case con orti e lavatoi

    Olio su tavola, cm 15,6 x 22,7
    Cornice posteriore in legno dorato e dipinto
    Firmato N. Della Gatta in basso a destra
    Provenienza: Collezione privata, Verona.

    Pregevole composizione, da annoverare tra i migliori esiti dell'opera del pittore romano apparsi recentemente sul mercato.

    Dopo un probabile apprendistato a Roma, fu allievo di O. Borrani a Firenze. Alle esposizioni fiorentine presentò dal 1889 soprattutto quadri di figura e di paese (1889, Ore calde; 1902, Lavandaie; 1907, Ritorno).
    Residente nel capoluogo toscano almeno fino al 1931, eseguì numerose tempere con scorci del vecchio ghetto (Firenze, Museo Topografico “Firenze com’era”).

    Bibliografia: C. Bonagura, (a cura di) Dizionario degli Artisti, Istituto Matteucci, Lucca, 2012.

  • LORENZO DELLEANI(Pollone Biellese 1840 - Torino 1908)Campagna in...
    Lotto 20

    LORENZO DELLEANI
    (Pollone Biellese 1840 - Torino 1908)

    Campagna in Ottobre
    1897

    Olio su tavola, cm 25,5 x 37
    Cornice coeva in legno dorato e dipinto
    Datato 12.10.97 in basso a destra. Autentica sul retro della tavola Opera autentica di Lorenzo Delleani, Milano, 12. 7. 1948 firmata Griseri (?)
    Provenienza: Collezione privata, Verona.

    Si forma all’Accademia Albertina di Torino, allievo di Cesare Gamba e Carlo Arienti. Inizialmente si dedica alla pittura di storia riportando diversi riconoscimenti ufficiali. Nel 1874 espone al Salon di Parigi. Dalla fine del settimo decennio si assiste al progressivo aggiornamento dei suoi mezzi espressivi e del suo repertorio tematico, in direzione di una rinnovata attenzione allo studio dal vero del paesaggio.
    Con l’inizio degli anni Ottanta si dedica esclusivamente ad una pittura en plein air, condotta in dense pennellate di colore che catturano la luce, adottando tra i soggetti preferiti vedute piemontesi raffigurate al variare della luce e delle stagioni. Nel 1899 partecipa alla III Esposizione internazionale d'arte di Venezia. La partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1905 con circa quaranta opere e la partecipazione all’Esposizione internazionale d’arte di Monaco, nello stesso anno, sanciscono il successo internazionale dell’artista.
    Tra i suoi dipinti, sono numerosi i paesaggi di montagna, caratterizzati da colori brillanti e da una pennellata pastosa e veloce; particolarmente apprezzati dai collezionisti sono quelli del periodo 1883-1889. Delleani non amava dipingere città ma paesaggi naturali soprattutto della zona biellese: i suoi luoghi preferiti furono Torino, dove trascorse parecchi inverni, Biella, Pollone e il castello di Miradolo, ospite dei conti Cacherano di Bricherasio ed in particolare dalla contessa Sofia, la sua allieva prediletta.

    Bibliografia: G. Deabate, Il pittore dei Sacri Monti: L. D., in «Natura e arte», XII (1903-04), pp. 818-24. L. Mallè, Le arti figurative in Piemonte, Torino 1974, pp. 234 s., 237, ill. nn. 870-874; L. Mallè, La pittura dell'Ottocento piemontese, Torino 1976, pp. 85-90, ill. nn.428-445, pp. 253-57 (recens. di A. Griseri, in «Studi piemontesi», VI [1977], p. 481). D. Taverna, M. Marchiando Pacchiola, I Delleani di Palazzo Vittone, con un omaggio a Sofia di Bricherasio (carteggio inedito), Quaderno 4 della Collezione Civica d'Arte di Pinerolo, Pinerolo 1982.

  • FELICE DEL SANTO (Skikda, 1864 – La Spezia, 1934) Le pescheOlio su tavola, cm...
    Lotto 21

    FELICE DEL SANTO
    (Skikda, 1864 – La Spezia, 1934)

    Le pesche

    Olio su tavola, cm 15,7 x 23
    Cornice di epoca posteriore in legno dipinto
    Firmato F. Del Santo in basso a destra
    Provenienza: Collezione privata, Verona.

    Nato in Algeria, a Philippeville (l'odierna Skikda), visse e lavorò a La Spezia, prendendo attiva parte all'attività culturale della città, che proprio in quegli anni conosceva un vivace sviluppo.Studiò pittura con Barabino e con Mussini. Ebbe come allievo Piero Gaudenzi, con cui serbò una duratura amicizia. Artisticamente si tenne vicino alle tematiche e alla composizione della pittura dei Macchiaioli, influenzato in particolare da Fattori. Fu stimato ritrattista ed esecutore di paesaggio e di bozzetti in cui predilesse il piccolo formato. Si occupò anche di urbanistica, soprattutto progettando i Giardini pubblici che a La Spezia andavano sorgendo contemporaneamente alla costruzione dell'Arsenale Militare.

  • GUIDO FARINA(Verona 1896 - Padova 1957)Casetta in TrentinoOlio su tavola...
    Lotto 22

    GUIDO FARINA
    (Verona 1896 - Padova 1957)

    Casetta in Trentino

    Olio su tavola telata, cm 40,9 x 24
    Cornice coeva in legno dipinto
    Firmato farina in basso a destra
    Provenienza: Collezione privata, Verona.

    Frequenta l'Accademia Cignaroli di Verona. Negli anni Venti si avvicina agli artisti della Scuola di Burano. Nel 1924 viene invitato, per la prima volta, alla XIV Esposizione Internazionale d’arte della città di Venezia. In quegli anni è vicino al Novecento Italiano ed partecipa alla Prima e alla Seconda Mostra del gruppo (Milano, 1926 e 1929). Nel 1931 ha la prima personale alla Galleria del Milione di Milano e partecipa alla Prima Quadriennale nazionale d’arte di Roma dove la Galleria Mussolini acquista un'opera. Viaggia di frequente a Parigi e in Inghilterra, Germania, Svizzera e Austria. Si cimenta anche nella decorazione e nell'affresco (Verona, Museo di Castelvecchio, 1925-1929 e Palazzo del Podestà, 1929-1930).
    I dipinti del F. ebbero una crescente fortuna di mercato e, a partire dalla seconda metà degli anni Venti, raggiunsero quotazioni considerevoli. Dalle 67 opere vendute fra il 1918 ed il 1926 si giunse alle 143 del periodo 1926-1934 (Reynolds-Thorpe, 1967). Lo stesso re Vittorio Emanuele III, che acquistò per la sua collezione quattro dipinti, contribuì a tale fenomeno.
    Al successo di mercato si aggiunse il crescente favore della critica. Con Rossi, Martini, Casorati e Semeghini, partecipò alla cosiddetta scissione di Ca' Pesaro (1923), in polemica con l'arretratezza delle esposizioni veneziane. Nel 1923 fu invitato alla Quadriennale di Torino, e l'anno successivo fu presente alla Biennale di Venezia, dove le sue opere furono riproposte ininterrottamente fino al 1948. Partecipò alle due mostre del Novecento italiano (1926 e 1929), pur non adeguandosi strettamente alle caratteristiche di stile ed alla poetica tipiche di quel movimento.

    Bibliografia: S. Baganzani, Un artista sincero - G. F., in «Il Garda», V (1930), pp. 39-41; A. E. Kessler, La XIX Biennale a Venezia e gli artisti veronesi, in «L'Arena», 27 maggio 1934; U. Ojetti, G. F. alla Quadriennale romana, in «Corriere della sera», 3 febbraio 1935; J. Z. Simeonì Zanollo, Ricordi dì G. F., in «Vita veronese», XI (1958), pp. 35 ss.; G. Silvestri, in G. F.: pittore della luce (catalogo della mostra), Verona 1959, pp. 7-18; B. Reynolds e L.Thorpe, Guido Farina, Verona, 1967. F. Butturini e G. Cortenova, Guido Farina, catalogo della mostra, Verona,Palazzo Forti 16 maggio-21 giugno 1992.

  • GIACOMO FAVRETTO(Venezia 1849-1887)Corso Santa Anastasia a VeronaOlio su...
    Lotto 23

    GIACOMO FAVRETTO
    (Venezia 1849-1887)

    Corso Santa Anastasia a Verona

    Olio su carta applicata su tavoletta, cm 8 x 18
    Cornice di epoca posteriore in legno dorato
    Provenienza: Collezione privata, Verona.

    Abbandonata la bottega di falegname paterna, frequentò dal 1864 l'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove le lezioni impartitegli misero in luce le qualità innate di pittore, evidenziate in una delle sue opere maggiori La lezione di anatomia (1873).
    Nel 1878 compì un viaggio a Parigi insieme a Guglielmo Ciardi. Il viaggio fu determinante per l'evoluzione della sua arte, come tecnica e come soggetti (non solo scene di intimità familiare ma anche soggetti in costume settecentesco). Riscosse un ottimo successo, si fece conoscere a livello internazionale e assimilò una certa tendenza al manierismo.
    Verso il 1880, l'artista si convertì verso un'animazione realistica, un uso della coloristica controllato, un grande dispiego inventivo e una delicatezza tonale: negli ultimi anni le opere del Favretto assunsero una sempre crescente luminosità ed una struttura sempre più naturalistica.
    Le prime interpretazioni critiche, che vedevano in Favretto il moderno erede della tradizione coloristica veneta, da Tiziano a Tiepolo e Longhi (Molmenti, 1895, pp. 18 ss.; Ojetti, 1930; Soniarè, 1935, pp. 28 s.), sono state più tardi integrate dall'analisi delle diverse componenti che confluirono nella prima formazione dell'artista, avvenuta in un momento storico di transizione, nella Venezia da poco italiana e in un ambiente artistico accademico e periferico, ma non del tutto estraneo alle conquiste del realismo dell'Italia centromeridionale.

    Bibliografia: P. G. Molmenti, Esposizione internazionale d'arte veneta a Venezia. Giacomo Favretto, Roma 1895. U. Ojetti, Bello e brutto, Milano 1930, p. 265. E. Somaré, Giacomo Favretto, Milano 1935. G. Perocco-R. Trevisan, Giacomo Favretto, Torino 1986 (con ampia bibliografia e catalogo completo delle opere). G. Pavanello, La pittura dell'Ottocento a Venezia, in «La pittura in Italia. L'Ottocento», Milano 1991, I, pp. 188-192 e passim. Ossidazione alla vernice ottocentesca.

  • EMILIO FILIPPINI(Cattolica, 1870-1938)1. Pianura in Romagna2. Inverno1....
    Lotto 24

    EMILIO FILIPPINI
    (Cattolica, 1870-1938)

    1. Pianura in Romagna
    2. Inverno

    1. Tempera su cartone, cm 17,5 x 20,5
    2. Tempera su cartone, cm 15 x 22
    Cornici dorate e intagliate
    Timbri di autentica sul retro dei dipinti
    Provenienza: Collezione privata, Verona.

    Essenzialmente paesaggista, risente dell'influenza della pittura veneziana dell’Ottocento specie quella di Guglielmo Ciardi: una pittura molto impegnata sul piano formale e di qualità sempre molto alta, che rifiuta i grandi formati e i sontuosi cromatismi dell'olio per affidare soprattutto a piccoli fogli dipinti a pastello pensieri sereni e severi, anzi meditazioni sulla natura, sul paesaggio, sugli uomini e sugli animali.

    Dopo aver trascorso parte dell‘infanzia in Friuli presso lo zio paterno, frequenta l’Accademia di Belle Arti a Venezia poi quella di Roma ed infine quella di Urbino dove completa gli studi.Nel 1898 ritorna a Cattolica, lavorando pressoché isolato nell’ambiente artistico riminese, schivo di mondanità e di clamori.
    A Cattolica ha dipinto in solitudine per una quarantina d'anni esponendo poche volte e a malincuore la sua produzione: che è frutto di una meditazione solitaria sulla natura, sugli effetti della luce, sull'incanto del colore.

    Bibliografia: Pier Giorgio Pasini, Emilio Filippini, pittore solitario 1870-1938, Banca Popolare Valconca, 1999.

  • PIETRO FRAGIACOMO(Trieste 1856 - Venezia 1922)Strada biancaOlio su tavola, cm...
    Lotto 25

    PIETRO FRAGIACOMO
    (Trieste 1856 - Venezia 1922)

    Strada bianca

    Olio su tavola, cm 24 x 16
    Cornice dorata e passe-partout in velluto cremisi
    Firmato P. Fragiacomo in basso a destra. Autentica sul retro del dipinto Opera di Pietro Fragiacomo, proveniente dalla famiglia dell'artista, dalla quale è stato acquistato. Venezia, 28 giugno 1941 (firma non identificata).
    Provenienza: 1. Eredi Fragiacomo (fino al 1941). 2. Collezione privata, Verona.

    Nel 1879 si iscrive ai corsi superiori all'Accademia delle Belle Arti di Venezia dove ha come maestri il "Viola", dal quale apprese le tecniche relative alla rappresentazione prospettica, e Guglielmo Ciardi, uno dei maggiori rappresentanti della pittura paesistica veneta di questo periodo. In questi anni stringe amicizia con Giacomo Favretto e Ettore Tito.
    Raggiunge quindi la prima vera affermazione alla Triennale di Milano del 1891, dove espose il quadro intitolato Pace, comprato da re Umberto. Un'altra opera dal titolo D'inverno fu acquistata dalla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma.
    Sincero e fedele nella vita come nell’arte, Fragiacomo fu un "lirico del paesaggio", conosciuto e apprezzato soprattutto per i suoi paesaggi lagunari: mai si scostò da questi temi, che ritrasse con abilità di poeta, rendendone in modo profondo il silenzio, la solitudine, la pace e comunicando tutto il suo amore per quel mare piatto che lambisce strisce di sabbia affioranti dall'acqua.

    Bibliografia: V. Pica, Pietro Fragiacomo, in «Emporium», XXII (1905), pp. 403-416; U. Ojetti, Ritratti d'artisti italiani, Milano 1911, pp. 181-192; V. Pica, Pietro Fragiacomo, Bergamo 1912; P. Scarpa, Fragiacomo, Bergamo 1934; P. Campopiano, Pietro Fragiacomo. Poeta lagunare, s.l. né d. (ma Cremona 1995);. Un catalogo generale delle opere del Fragiacomo è in corso di redazione a cura di Andrea Baboni.

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Asta di Macchiaioli, Ottocento & Novecento

Sessioni

  • 15 dicembre 2015 ore 16:00 Prima Sessione - dal lotto 1 al lotto 47 (1 - 76)
  • 15 dicembre 2015 ore 16:30 Seconda Sessione - dal lotto 48 al lotto 76