500 ANNI DI AUTOGRAFI - PARTE PRIMA

500 ANNI DI AUTOGRAFI - PARTE PRIMA

giovedì 21 marzo 2024 ore 18:00 (UTC +01:00)
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  • Vittorio Emanuele III di Savoia (Napoli 1869 - Alessandria d'Egitto 1947), Saluti dal Principe a un graduato
    Lotto 57

    Vittorio Emanuele III di Savoia (Napoli 1869 - Alessandria d'Egitto 1947)
    Saluti dal Principe a un graduato
    Dedica autografa firmata su ritratto fotografico
    (cm 19x12)
    Firma/data: Torino, 28/7 1889
    Stato di conservazione: buono (lievi tracce di foxing)
    Numero componenti del lotto: 1

    Dedica autografa, su ritratto fotografico, firmata dal Principe di Napoli e di Piemonte, immortalato in divisa militare. Datata 'Torino, 28/7 1889'. Fotografia Schemboche - Torino. Vittorio Emanuele III di Savoia è stato Re d'Italia (dal 1900 al 1946), Imperatore d'Etiopia (dal 1936 al 1943), Primo Maresciallo dell'Impero (dal 4 aprile 1938) e Re d'Albania (dal 1939 al 1943). Il suo lungo regno (46 anni) vide, oltre alle due guerre mondiali, l'introduzione del suffragio universale maschile (1912) e femminile (1945), delle prime importanti forme di protezione sociale, il declino e il crollo dello Stato liberale (1900-1922), la nascita e il crollo dello Stato fascista (1925-1943), la composizione della questione romana (1929), il raggiungimento dei massimi confini territoriali dell'Italia unita e le maggiori conquiste in ambito coloniale (Libia ed Etiopia). Vittorio Emanuele non ebbe un'infanzia molto felice, perché l'educazione di Casa Savoia, severa e di stampo militaresco, non favoriva l’espansività e gli slanci affettivi e perché nessuno dei suoi genitori si occupò mai di lui. Come suo precettore fu scelto il colonnello di Stato Maggiore Egidio Osio, che era stato militare all'ambasciata italiana a Berlino. Alcuni dicono che la severità di Osio ebbe effetti deleteri sul carattere del futuro sovrano, rendendolo ancora più insicuro e introverso; tuttavia questo fatto viene smentito anche dal rapporto di amicizia che il principe continuò a serbare con il suo precettore, intrattenendo una corrispondenza quasi giornaliera e difendendolo dalle accuse rivoltegli. Elevato al rango regio, frequentò le sedute d'inaugurazione dell'Accademia Nazionale dei Lincei, così come di altre associazioni di stampo scientifico, alle quali si avvicinava per i suoi interessi. Tra tutte le sue passioni, in ambito culturale, svettavano forse la numismatica, la storia e la geografia. Estimatore di William Shakespeare, parlava quattro lingue, tra cui il piemontese e il napoletano, ma non amava né il teatro, né i concerti. Al compimento dei vent'anni, Vittorio Emanuele essendo ormai diventato maggiorenne, fu assegnato al 1º Reggimento fanteria "Re" a Napoli, dove rimase per ben cinque anni. A Napoli strinse amicizia con il principe Nicola Brancaccio, instradandolo alla vita notturna napoletana. Per il giovane Principe il periodo napoletano fu forse il più felice della sua vita: imparò a parlare fluentemente il napoletano ed ebbe anche diverse amanti, tra cui la baronessa Maria Barracco. Un fatto poco noto è che durante il suo periodo a Napoli entrò in conflitto con il colonnello Luigi Cadorna e tra i due nacque una feroce antipatia che durò tutta la vita e che ebbe evidenti conseguenze vent'anni dopo, durante la Grande Guerra. La questione del matrimonio del giovane principe divenne oggetto di estrema preoccupazione per Umberto I di Savoia e Margherita, venne, dunque, combinato il matrimonio tra il Principe di Napoli e una Principessa montenegrina, Elena. Il fidanzamento tra Vittorio ed Elena fu una vera e propria "congiura", alla quale parteciparono praticamente tutte le case regnanti europee, e l'unico a esserne all'oscuro fu proprio il Principe. Il primo incontro tra i due avvenne a Venezia nel 1895: per sicurezza Elena era stata fatta accompagnare dalla sorella Anna, nell'eventualità che Vittorio preferisse l'una all'altra. Tuttavia la preferenza del Principe andò proprio a Elena, che era riuscita a colpirlo con la sua bellezza. Morì ad Alessandria il 28 dicembre 1947, il giorno dopo la firma della Costituzione italiana.

  • Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours (Parigi 1644 - Torino 1724), Il vollto femminile del potere in Piemonte; esenzioni militari, Cuneo, Marchese di S. Giorgio, Bottaro
    Lotto 58

    Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours (Parigi 1644 - Torino 1724)
    Il vollto femminile del potere in Piemonte; esenzioni militari, Cuneo, Marchese di S. Giorgio, Bottaro
    Lettera firmata
    Una pagina in-8 su bifolio
    Firma/data: Moncalieri 20 ottobre 1681
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera firmata, datata 'Moncalieri 20 ottobre 1681', di Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, l'ultima discendente dei conti del Genevese, erede dei duchi di Nemours, e delle baronie di Fossigny e di Beaufort. Maria Giovanna Battista divenne duchessa nel 1665, quando Carlo Emanuele II decise di risposarsi dopo la morte della prima moglie, Francesca Maddalena d'Orléans. La madre del duca, Maria Cristina di Borbone-Francia, aveva già progettato un possibile matrimonio tra il figlio e la lontana cugina Giovanna, ma all'ultimo la scelta della futura duchessa ricadde sulla francese. Quando sia Francesca che Maria Cristina si spensero, a poca distanza l'una dall'altra, Carlo Emanuele II scelse di risposarsi con la lontana cugina. Descritta da molti come una donna dal carattere freddo, autoritario ed animata da grandi ambizioni, quando anche il duca, ancora giovane, si spense a Torino, Maria Giovanna Battista, assunse la reggenza del Ducato di Savoia fino alla maggiore età del figlio Vittorio Amedeo II. Il suo desiderio di potere non si fermò al compimento da parte del figlio dell'età stabilita affinché quest'ultimo potesse salire al trono: ella cercò di far sposare al giovane Vittorio Amedeo la cugina Isabella Luisa di Braganza, figlia del re del Portogallo Pietro II e di sua sorella Maria Francesca di Savoia-Nemours, con la speranza di farlo diventare re a Lisbona. Se il figlio si fosse trasferito in terra portoghese, Giovanna Battista avrebbe potuto governare ancora a lungo in Piemonte.
    Vittorio Amedeo II, intuendo il piano della madre e spinto dai suoi ministri, inscenò un colpo di Stato dichiarandola decaduta e priva di ogni autorità politica e Giovanna dovette piegarsi alla volontà del figlio. Lasciata in disparte dalla politica, Maria Giovanna Battista decise di dedicarsi all'arte: per suo esplicito ordine molte vie di Torino vennero ampliate, furono costruite chiese e, in particolare, fu ammodernato il Palazzo Madama, per opera dello Juvarra. Interessante documento che testimonia il ruolo della principessa come Reggente di Savoia, carica acquisita in seguito alla repentina scomparsa di Carlo Emanuele II (1675). La missiva è indirizzata al 'Marchese di San Giorgio', probabilmente Guido Francesco Biandrate Aldobrandino, conte di San Giorgio, governatore di Asti, Nizza e Vercelli: "Gentiluomo della Camera di Sua Altezza Reale, marescial di campo e governatore del Castello di Nizza" nella quale ordina di far cancellare tale "Bottaro di Cuneo" dal registro di guerra "e non venga più molestato per detto fatto". Una pagina in-8, su bifolio. Indirizzo manoscritto alla quarta.

  • Tommaso Francesco di Savoia (Torino 1596 - ivi 1656), Ordine di sostegno all'esercito, Monsignor di Besse, Guerra dell’Interdetto (1605-1607)
    Lotto 59

    Tommaso Francesco di Savoia (Torino 1596 - ivi 1656)
    Ordine di sostegno all'esercito, Monsignor di Besse, Guerra dell’Interdetto (1605-1607)
    Lettera manoscritta
    Una pagina in-4, controfirmata, su bifolio
    Firma/data: li 15 novembre 1617
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Interessante lettera manoscritta intestata "Il Prencipe Thomaso generale della Cavaleria di Sua Altezza" a firma "Thomaso" datata 'li 15 novembre 1617'. Tommaso Francesco di Savoia, più spesso citato semplicemente come Tomaso di Savoia era figlio di Carlo Emanuele I e di Caterina Michela d'Asburgo ed è stato il capostipite del ramo Savoia-Carignano. Nel 1620 divenne infatti, per disposizione del padre, Principe di Carignano dando origine alla linea dei Savoia-Carignano, dalla quale discenderanno i futuri Re d'Italia di Casa Savoia. Nella missiva: "Comandano... communità di San Peire sua valle et Rossana et altre dove allogiarà la compagnia di Monsignor di Besse" di pagare il tributo dovuto per sostentare l'esercito. L'episodio si colloca nella fase finale della prima guerra del Monferrato, durata dal 1613 a 1617, scoppiata a causa di una crisi nella successione del Monferrato, che vede scontrarsi gli opposti interessi del Piemonte, della Francia, degli Asburgo e di Venezia. Nel settembre del 1616, nell'ultima fase di guerra, Carlo Emanuele I mandò un nuovo esercito supportato da forze francesi. Le forze sabaude sconfissero inizialmente gli Spagnoli e presero Alba. Le truppe di don Pedro però attaccarono Vercelli, conquistandola dopo 2 mesi d'assedio. A questo punto, la situazione politica si era ribaltata: Francia e Spagna volevano ristabilire gli equilibri internazionali, mentre i Veneziani non volevano un eccessivo potenziamento sabaudo. Fu quindi stabilito un capitolato di pace a Parigi il 6 settembre 1617, e poi di nuovo a Madrid il 26 settembre, in base al quale i Savoia dovevano accettare che il Monferrato andasse a Ferdinando Gonzaga (1587 –1626), VI duca di Mantova e dunque Duca del Monferrato. Soluzione che fu ratificata con la pace di Pavia del 9 ottobre 1617.
    Una pagina in-4, controfirmata, su bifolio.

  • Robert Abbott (Aleppo 1772 - 1853), Venezia - Napoleonica - Siria
    Lotto 64

    Robert Abbott (Aleppo 1772 - 1853)
    Venezia - Napoleonica - Siria
    Lettera autografa firmata
    Due pagine in-8
    Firma/data: Aleppo 9 agosto 1798
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera autografa firmata, Aleppo 9 agosto 1798 del mercante della Compagnia delle Indie ed Agente Generale in Aleppo per S.M. il Re della Gran Bretagna, nella quale viene riportato il testo di una missiva dell'Internunzio Cesareo alla Porta alla Porta Ottomana "riguardante la persona dell'ex veneto Console"" nella città siriana di Aleppo, per la stravagante condotta" di quest'ultimo (il console Morana) "per voler continuare a sostenersi Console d'una Repubblica che più non esiste, con aver ancora mancato alli riguardi dovuti alla Consolare Imperiale Rappresentanza sostenuta dal Sig.re Picciotto...". Due pagine in-8. Macchia di umidità non compromette la lettura del testo. La Repubblica di Venezia era scomparsa l'anno precedente, con il celebre Trattato di Campoformio del 18 ottobre 1797.

  • Cesare Bianchetti (Bologna 1775 - ivi 1849), Napoleonica
    Lotto 65

    Cesare Bianchetti (Bologna 1775 - ivi 1849)
    Napoleonica
    Lettera autografa firmata
    Tre pagine in-8 su bifolio
    Firma/data: Lucca Luglio 1845
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Nominato podestà di Bologna da Napoleone Bonaparte (incarico che ricoprì dal 1811 al 1814), fu tra i più autorevoli esponenti della massoneria della città felsinea. Amante delle arti, fu intimo di molti intellettuali ed artisti, tra cui Ugo Foscolo, Giuseppe Bossi ed Antonio Canova. Lettera autografa firmata, datata Lucca Luglio 1845, indirizzata al giurista e patriota Antonio Silvani (1783-1847), professore di diritto civile all'università di Bologna e ministro di Grazia e Giustizia nel governo delle Province Unite (1831). Nella prima parte prega il Silvani di fornirgli alcuni ragguagli circa la compravendita di alcune proprietà immobiliari. "Esisterà, mi figuro, presso gli Eredi Mazzoni, una scrittura privata che metterà in chiaro tutto questo: e siccome io feci la vendita di quelle due casette, per valutarne l'importo convenuto...". In seguito commenta alcune questioni politiche relative ai rapporti diplomatici tra Stato della Chiesa a Ducato di Lucca. "Qui vi è gran scompiglio per tutti quelli che sono contemplati o per un titolo, o per l'altro nelle nuove convenzioni fra i due Governi di Roma, e di Lucca...". Tre pagine. in-8, su bifolio. Indicante autografi e timbri postali alla quarta.

  • Vittorio Colli di Felizzano (Alessandria 1787 - Torino 1856), Napoleonica - scambio di inviti
    Lotto 67

    Vittorio Colli di Felizzano (Alessandria 1787 - Torino 1856)
    Napoleonica - scambio di inviti
    Lettera autografa firmata
    Una pagina in-8
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Figlio del marchese Luigi Colli di Felizzano, già generale di divisione dell'esercito francese, e della nobildonna sarda Maria Cristina Canalis, egli era pronipote di Vittorio Alfieri. Nato l'11 agosto 1787 ebbe per padrino il re Vittorio Amedeo III di Savoia. Giovanissimo intraprese la carriera militare sull'esempio del padre nelle schiere dell'esercito napoleonico francese, divenendo sottotenente nella "Legione del Mezzogiorno". Viceprefetto di Alessandria e poi di Pistoia, prese poi parte sul campo alle guerre della quarta e della quinta coalizione antinapoleonica al fianco del generale Andrea Massena che lo portò con lui a Napoli e poi all'assedio di Gaeta. Egli prese parte alla Battaglia di Eylau ed alla Battaglia di Friedland, venendo poi aggregato alle truppe del maresciallo Jean-Baptiste Jules Bernadotte e prendendo parte alla Battaglia di Essling, ove ottenne la croce della legion d'onore. Alla caduta del regime napoleonico e con la restaurazione della monarchia sabauda, la sua perizia in materia di amministrazione pubblica venne ampiamente ripagata dai Savoia con la nomina a Consigliere e poi a Sindaco di Torino, incarico già detenuto da suo suocero Giacomo Asinari di Bernezzo, di cui egli aveva sposato la figlia Felicita.
    Lettera autografa firmata, senza data, del militare e uomo politico, ministro degli affari esteri del Regno di Sardegna nel 1849 e senatore dal 1848 al 1854, nella quale prega il corrispondente di "changer l'invitation destiné au marquis Spinola, contre une autre en faveur de M. le Chevalier Ferrari, Colonel du Regiment d'Aoste Cavallerie...". Una pagina in-8.

  • Hyacinthe De la Tour (Saluzzo 1747 - Torino 1814), Napoleonica - Valli di Lanzo
    Lotto 68

    Hyacinthe De la Tour (Saluzzo 1747 - Torino 1814)
    Napoleonica - Valli di Lanzo
    Lettera autografa firmata
    Una pagina in-8
    Firma/data: Turin le 20 Avril 1812
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera autografa firmata datata "Turin le 20 Avril 1812" dell’ecclesiastico agostiniano - arcivescovo di Sassari, e in seguito di Torino, nominato Conte dell’Impero da Napoleone nel 1808 - diretta a 'Les Fabriciens de la Paroisse de Usseglio' ai quali comunica di non potere soddisfare alcune loro richieste di tipo economico per alcuni lavori agli edifici della chiesa. "C’est impossible que vous puissiez obtenir, Messieurs, ce que vous demandez, parce que les interêts des particuliers sont mélés avec ceux de l’eglise et du Presbytère...". Una pagina in-8. Indirizzo autografo e traccia di sigillo alla quarta.

  • Gioacchino Napoleone Pepoli (Bologna 1825 - ivi 1881), Mancate elezioni del Marchese Costabilli
    Lotto 69

    Gioacchino Napoleone Pepoli (Bologna 1825 - ivi 1881)
    Mancate elezioni del Marchese Costabilli
    Carteggio costituito da quattro lettere autografe firmate
    Quattro pagine in-8
    Firma/data: Li 1 Ottobre 1874
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 4

    Carteggio costituito da quattro lettere autografe firmate da Gioacchino Napoleone Pepoli, politico, Senatore del Regno d'Italia e Sindaco di Bologna. Figlio del marchese Guido Taddeo Pepoli e della principessa Letizia Murat, figlia di Gioacchino Murat quindi nipote di Napoleone Bonaparte. Nel 1844 Pepoli sposò la principessa Federica Guglielmina di Hohenzollern-Sigmaringen, figlia di Carlo di Hohenzollern-Sigmaringen e cugina di Federico Guglielmo IV di Prussia. Attivo nelle rivolte del 1848, fu comandante della Guarda Civica di Bologna e contrastò l'occupazione austriaca della città. In esilio in Toscana dal 1849 al 1852, partecipò all'insurrezione nella Legazione delle Romagne del 1859 che portò all'annessione della regione al Regno d'Italia.
    Dal 1860 fu Commissario Generale dell'Umbria nella fase dell'annessione di tale regione nel neonato Regno d'Italia. Pepoli ebbe un ruolo importante per l'area di Terni in quanto si impegnò per l'edificazione della "Fabbrica d'Armi" nel 1875 e per la creazione nella città umbra dell'attuale Istituto Tecnico Industriale. Fu poi parlamentare dalla VII alla X legislatura, ricoprendo gli incarichi di ministro dell'agricoltura, industria e commercio nel Governo Rattazzi I (1862) e ministro plenipotenziario a Pietroburgo (1863). Dal 1866 al 1868 fu sindaco di Bologna. Il 12 marzo 1868 venne nominato Senatore del Regno. Il suo archivio personale è oggi conservato all'Archivio di Stato di Bologna.
    Le quattro lettere, risalenti all'arco cronologico 1857-1874, vertono su questioni politiche: "Non ebbi nessuna comunicazione delle elezioni di cui ella mi parla. Credevo anzi a quanto mi si disse ieri che il Marchese Costabilli fosse stato eletto...", "...comunicazione delle elezioni a Ferrara". Probabilmente Pepoli fa riferimento alle elezioni del Consiglio provinciale di Bologna e di Ferrara, in cui Pepoli fu più volte eletto. Quattro pagine in-8.

  • Pier Luigi Mabil (Parigi 1752 - Noventa di Piave 1836), Caffé Pedrocchi - ossi di balena - napoleonica
    Lotto 70

    Pier Luigi Mabil (Parigi 1752 - Noventa di Piave 1836)
    Caffé Pedrocchi - ossi di balena - napoleonica
    Lettera autografa firmata
    Una pagina in-8
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera autografa firmata, senza indicazione di data, del letterato, traduttore e uomo politico (ricoprì cariche a Milano durante il periodo del Regno Italico): "Ricompiego una delle due carte, ma non intendo di ledere la vostra paternità, pigliate ciò che vi aggrada, rigettate il resto, quanto all’altra carta, la rivedremo insieme alla prima vostra venuta. Vi ringrazio…e ne sono contentissimo…". Mabil richiede inoltre l'invio di "ossi di balena" e cita Pedrocchi "che va dritto alla immortalità per un strada che non avrei potuto immaginare". Destinatario della missiva è forse lo stampatore Antonelli, oppure l'archietto Giuseppe Iappelli cui A ntonio Pedrocchi affidò al realizzazione del celebre caffè di Padova. Mabil fu anche accademico patavino. Una pagina in-8.

  • Antonio Paravia (n. Corfù 1754), Repubblica di Venezia - Occupazione francese - Governo democratico - Paghe ai soldati
    Lotto 71

    Antonio Paravia (n. Corfù 1754)
    Repubblica di Venezia - Occupazione francese - Governo democratico - Paghe ai soldati
    Documento autografo
    Una pagina
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Documento autografo (senza data) dell'ufficiale della Repubblica di Venezia Antonio Paravia, nel quale si impegna all'elargizione di lire trecento alla sua compagnia di soldati, coinvolgendo il Comitato Militare istituito nella Repubblica di Venezia durante l'occupazione francese (12 mag.-18 ott. 1797) e governi democratici (1797-1798). Si noti il bel richiamo alle parole chiave della rivoluzione francese, "Libertà" e "Eguaglianza". Le difficoltà finanziarie avevano infatti ridotto la cassa destinata alle paghe dei soldati, facendo divampare le diserzioni. Analoghi documenti sono stati nominati da altri comandanti veneziani. "Allorché questa nazione per mezzo del suo Comitato mi autorizzò a produrre la nota de' danni sofferti...". "Io m'offro, dico, di distribuirla ai creditori soldati, ritenendo già da qualcuni di voi bastantemente giusti e ragionevole per appagarsi di questa aspettazione, il nome di persona sicura a Verona per farglieli pervenire...". Il capitano Antonio Paravia fu ufficiale di fanteria della Serenissima iniziando la sua carriera militare come cadetto alla scuola militare di Corfù. Fu imbarcato su vascelli della marina da guerra veneta e per tale motivo visitò gran parte del Mediterraneo orientale e centrale partecipando successivamente alla spedizione del Capitano da Mar Angelo Emo contro il Sultanato di Tunisi (1785/6). Negli anni che vanno dal suo arruolamento del 1754 fino al 1797 compliò un monumentale "Mio portafogli di viaggi, osservazioni e memorie e frammenti historici del mio tempo", ora custodito nella Biblioteca del Museo Correr di Venezia. In centinaia di pagine divise in sei corposi volumi si trovano testi, immagini e curiosità: storia antica, commerci, oggetti, usi e costumi, arte, zoologia e geografia. Le sue immagini a china e acquerello rappresentano luoghi, avvenimenti e cartografie, urbane e militari.

  • Gioacchino Napoleone Pepoli (Bologna 1825 - ivi 1881), Emigrati politici - Padova - riparto tasse in Veneto
    Lotto 72

    Gioacchino Napoleone Pepoli (Bologna 1825 - ivi 1881)
    Emigrati politici - Padova - riparto tasse in Veneto
    Lettera firmata
    Tre pagine in-4, su bifolio
    Firma/data: Padova, li 18 settembre 1866
    Stato di conservazione: buono (strappo in corrispondenza del sigillo, non lede il testo)
    Numero componenti del lotto: 1

    Interessante lettera firmata da Gioacchino Napoleone Pepoli, datata 'Padova 18 settembre 1866', diretta a Cesare Loria. Pepoli fu Commissario del Re Vittorio Emanuele II, dal 8 luglio al 9 dicembre 1866 in Veneto, a Padova, durante l'annessione della regione al Regno d'Italia, avvenuta nelle giornate di domenica 21 e lunedì 22 ottobre dello stesso anno. Nella missiva, Pepoli, in veste di Commissario del Re, nomina Cesare Loira a far parte della Commissione locale che valuti il diritto degli emigrati politici ad un sussidio governativo: "onde addolcire che non vanno mai disgiunte dall'abbandono dei propri focolari..." inoltre "... avvisando alla necessità di ricorrere all'opera di onorevoli cittadini che animati da sentimenti patriottici e generosi...determinava con Regio Decreto 14 Agosto 1864...". Il Regio Decreto del 14 agosto 1864 con cui è approvato il "riparto fra le Provincie del Regno del contingente d'imposta sui redditi della ricchezza mobile pel 2.° semestre 1864", entra in vigore il 7 settembre 1864, undici giorni prima della missiva di Pepoli. Tre pagine in-4, su bifolio. Indirizzo manoscritto alla quarta. Traccia di sigillo in ceralacca rossa.

  • Fanny De Beauharnais (Parigi 1737 - ivi 1813), Raccomandazioni per un amico
    Lotto 73

    Fanny De Beauharnais (Parigi 1737 - ivi 1813)
    Raccomandazioni per un amico
    Lettera autografa firmata
    Due pagine in-4
    Firma/data: Paris, 25-I-1812
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera autografa firmata della poetessa francese Fanny De Beauharnais, datata 'Paris, 25-I-1812'. Raccomandazioni per favorire l'entrata in servizio di un amico in qualità di ufficiale nell'esercito napoleonico. Fanny era zia di Josephine de Beauharnais, prima moglie di Napoleone I. Scrisse poesie fin dall'infanzia: membro dell'Accademia dell'Arcadia, tenne un vivace salotto letterario e filosofico. Due pagine in-4.

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500 ANNI DI AUTOGRAFI - PARTE PRIMA

La parte prima di una selezione di oltre trecento autografi, con rilevanti nuclei risorgimentale e del novecento italiano. Tra gli altri, documenti emessi dalla cancelleria papale, su privilegi e Inquisizione.

Sessioni

  • 21 marzo 2024 ore 18:00 Sessione unica (2 - 158)

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Presso la sede di Bonino di Roma, su appuntamento da prendere alla email matteo.smolizza@bonino.us

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