ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE

ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE

martedì 14 settembre 2021 ore 15:00 (UTC +01:00)
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  • Francesco Trevisani (Capodistria 1656 - Roma 1746)
    Lotto 73

    Francesco Trevisani (Capodistria 1656 - Roma 1746)

    Madonna con Gesù Bambino e angeli musici

    Olio su tela

    Madonna with Child Jesus and musician angels

    Oil on canvas

    161 x 111 cm


    Si ringrazia il Prof. Michele Danieli per l'attribuzione


    La formazione artistica di Francesco Trevisani è veneziana, presso Antonio Zanchi, uno degli esponenti di maggior spicco della poetica dei "tenebrosi” a Venezia, sorta con l’arrivo in laguna di Luca Giordano e Giovan Battista Langetti. Il giovane pittore si trasferisce a Roma nel 1678, dove rimane tutta la vita, potendo godere della protezione del cardinale veneziano Pietro Ottoboni, nipote del papa Alessandro VIII, uno dei personaggi più importanti dell’epoca all’Urbe. In breve tempo diviene uno dei più importanti discepoli e seguaci di Carlo Maratta, con una forte inclinazione classicista, come si nota nei suoi interventi a San Silvestro in Capite eseguiti tra il 1696/1697. Alla morte di Giovanni Battista Gaulli, il Baciccio, Trevisani conclude l'opera da questo iniziata nella Basilica di San Pietro, costituita dalla preparazione dei cartoni per i mosaici della Cappella Battesimale. Il clima arcadico, regnante negli ambienti culturali romani, tende a voler disciplinare gli estri del barocco seicentesco, considerati eccessivi e di cattivo gusto: in antitesi propina un ritorno all’essenzialità dei modelli classici, pervasi da un intenso patetismo teatrale. Pittore di fama europea, tra i più alti esponenti del Rococò continentale, fu il pittore più pagato del suo tempo. Alla sua morte il suo lascito artistico è colto e tramandato da quelli che il Pascoli ricorda tra i suoi allievi: Claudio Francesco Beaumont, Andrea Casali, Gregorio Guglielmi, Girolamo Pesce, Francesco Bertosi e Filippo Palazzeschi. Il confronto per la nostra opera è l’importantissimo dipinto di Trevisani, presente al Louvre. Le due opere ricalcano la stessa impostazione con la variante della postura della Vergine, l’assenza del San Giovannino presente solo nella tela francese, ma nel nostro dipinto è presente lo squisito inserto di “pittura al lume di candela” alle spalle della Madonna che rende la nostra opera un lavoro degno di menzione

  • Scuola italiana del XVII secolo
    Lotto 74

    Scuola italiana del XVII secolo

    Seguace di Antoon van Dyck (Anversa 1599 – Londra 1641)

    Ecce Homo o Uomo dei dolori

    Olio su tela

    Italian school of the 17th century

    Follower of Antoon van Dyck (Antwerp 1599 - London 1641)

    Ecce Homo or Man of Sorrows

    Oil on canvas 

    46 x 36 cm 


    L'artista in questione è allievo e amico del pittore Pieter Paul Rubens, dal quale ha appreso la tecnica e in parte lo stile, che poi evolverà su binari caratterizzati da un linguaggio personale.

    Dopo la giovinezza trascorsa ad Anversa giunge in Italia, dove compie il rituale viaggio di formazione, caratteristico di tutti i grandi pittori fiamminghi del suo tempo. Nel Bel Paese ha modo di osservare e far propria la lezione dei grandi maestri, nel suo taccuino di disegni compaiono esercizi di copia di opere del Giorgione, Raffaello, Guercino, Carracci, Bellini, Tintoretto, Leonardo e Tiziano suo pittore favorito. Di ritorno dall'Italia, passò in Inghilterra alla corte di Carlo I Stuart, dove si occupò quasi esclusivamente di ritratti. Il suo soggiorno ha avuto modo di lasciare una traccia indelebile della sua arte, soprattutto nella città di Genova, sua prima tappa italiana, dove prende alloggio presso i pittori fiamminghi Lucas e Cornelis de Wael. A Genova opera talvolta con Jan Roos, pittore stabilmente operoso sotto la lanterna e italianizzato in Giovanni Rosa. Prima del suo addio definitivo all’Italia ha avuto modo di risiedere per brevi periodi e esercitare la sua professione a Roma, Firenze, Mantova, Venezia e in Sicilia. Il suo Ecce Homo è un’opera tra le più conosciute, deriva dal medesimo tema del suo amato Tiziano. Il prototipo dell’opera lo troviamo al Barber Institute di Birmingham, o meglio alla versione semplificata di Capodimonte, anche se il nostro Gesù ci appare ammantato. E’ significativo segnalare che in Liguria, nelle varie collezioni pubbliche, troviamo ben quattro copie di questo dipinto

  • Francesco Vanni (Siena 1563 - 1610)
    Lotto 75

    Francesco Vanni (Siena 1563 - 1610)

    Madonna adora il Bambino dormiente

    Olio su tavola

    Madonna adores the Sleeping Child

    Oil on panel

    58,5 x 48,5 cm


    Francesco Vanni nasce a Siena. Poco dopo essere rimasta vedova, la madre sposa il pittore Arcangelo Salimbeni, che risulta essere il primo maestro del giovane artista. Con Giovanni De’ Vecchi va prima a Roma, passando a Bologna nella bottega di Bartolomeo Passarotti. Ritorna a Siena dopo il 1580, iniziando la sua attività in proprio nell'oratorio inferiore di San Bernardino, denunciando un'ovvia influenza del Salimbeni e un influsso romano con citazioni dallo Zuccari. Intorno al 1585 la sua arte subisce una nuova linfa d’ispirazione, grazie all’attenzione di Vanni per l’arte di Federico Barocci, anche se rimangono ricordi evidenti del suo passaggio a Bologna, in quanto emergono elementi che suggeriscono un rapporto con i Carracci: una prova è data dalla figura dell’Eterno nell’Annunziazione della chiesa di Santa Maria dei Servi. Seguono quindici anni di attività senese, ove il baroccismo rimane comunque un dato esteriore, ispiratore delle composizioni e dei tratti fisionomici delle figure, piuttosto che una piena e pedissequa al Barrocci. Considerato dal Cardinale Leopoldo de’ Medici pittore di prima classe assieme a Ventura Salimbeni e Baldassare Peruzzi, egli cerca nella sua arte di allontanarsi dalle bizzarre e fredde realizzazioni del tardo Manierismo, per ricercare un’arte fedele al solco della tradizione cinquecentesca che trova la sua origine in Raffaello e prosegue nel Correggio e nei già citati Barocci e Carracci. La nostra opera ci riconduce all’arte del Vanni con sicurezza grazie alla tela quasi identica commissionata, con altre tre, nel 1591 dalla Compagnia di Santa Caterina in Fontebranda. Le quattro tele si trovano ora nella stanza attigua all’Oratorio detto “della cucina” nel Santuario della casa di Santa Caterina. Le due opere mostrano lo stesso impianto, anche se vi sono evidenti variazioni: la posizione del capo del Bambino, la mancanza del drappo e della rosa in mano a Gesù. Nel contempo se il volto della nostra Madonna richiama stilemi toscani cinquecenteschi, quello della tela di Siena è tipicamente baroccesco. Ad una analisi stilistica si può supporre che la nostra opera sia da datarsi nel primo Seicento, periodo del secondo soggiorno romano, quando compaiono i fondi scuri e indefiniti

  • Charles François Lacroix, Charles François Lacroix de Marseille (Marsiglia circa 1700 - Berlino 1779 o 1782) seguace di
    Lotto 76

    Charles François Lacroix, Charles François Lacroix de Marseille (Marsiglia circa 1700 - Berlino 1779 o 1782) seguace di - follower of

    Paesaggio con ponte e cascata

    Olio su tela

    L’opera presenta in basso a destra presenta una firma “Alfieri”

    Landscape with bridge and waterfall

    Oil on canvas 

    Signed "Alfieri" at the bottom right 

    75 x 100 cm


    Charles François Lacroix de Marseille è un pittore di paesaggi e marine ispirato allo stile di Claude Joseph Vernet , Jean-Joseph Kapeller (1702-1790) e Henry d'Arles . Ha soggiornato a Roma nel 1754 e trascorrerà la su vita tra l'Italia e la Provenza

  • Bottega dei Bassano (attiva nel XVII secolo)
    Lotto 77

    Bottega dei Bassano (attiva nel XVII secolo)

    Cena in Emmaus

    Olio su tela

    Bassano workshop (active in the 17th century)

    Emmaus diner

    Oil on canvas

    105 x 135 cm


    L’opera riprende il dipinto del 1576-77 realizzato da Jacopo da Ponte assieme al virtuoso figlio Francesco Bassano e oggi in collezione privata (Vedi pag. 166 e fig. 62, in “Jacopo Bassano”, Catalogo della mostra di Bassano del Grappa e Forth Worth 1992-1993, a cura di Paola Marini e B.L Brown). La bottega dei Bassano fiorita nel corso del Cinquecento attorno a Jacopo da Ponte, grazie all’alto numero di committenze fu portata avanti dai vari successori sino a metà del Seicento. Grazie agli epigoni di terza generazione toccò il XVIII secolo. Nella grande famiglia dei Bassano troviamo: Francesco da Ponte, Giambattista da Ponte, Leandro da Ponte e Girolamo da Ponte ovvero i figli, più o meno dotati, di Jacopo Bassano. Passando ai tanti pittori detti “bassaneschi” annoveriamo: Jacopo Apollonio, Marcantonio Dordi, Nicola de Nicola, G.B. Zampezzi, Giacomo Guadagnin, Antonio Scajaro, Michele Pietra, Luca e Giulio Martinelli, infine l’imitatore e copista Giovanni Battista Volpato morto nel 1706

    L’opera riprende il dipinto del 1576-77 realizzato da Jacopo da Ponte assieme al virtuoso figli

  • Scuola italiana del XVII / XVIII secolo
    Lotto 78

    Scuola italiana del XVII / XVIII secolo
    Testa di Profeta
    Olio su tela
    Italian school of the 17th / 18th century
    Head of a Prophet
    Oil on canvas
    33 x 24 cm

  • Bottega dei Maganza (attivi a Vicenza tra il il 1580 e il 1630 circa)
    Lotto 79

    Bottega dei Maganza (attivi a Vicenza tra il il 1580 e il 1630 circa)

    Salita al calvario

    Olio su tela

    Ascent to Calvary

    Oil on canvas 

    120 x 170 cm


    La famiglia vicentina dei Maganza conta tre generazioni di pittori: la prima è iniziata con Giambattista il Vecchio; la seconda con suo figlio Alessandro; l’ultima è stata formata dai figli di quest’ultimo, ovvero Giambattista, Girolamo e Marcantonio. L’importanza della bottega dei Maganza nel panorama del tardo manierismo veneto risiede nel fatto che fu molto operosa a Vicenza e provincia, ma non solo: le loro opere furono eseguite per luoghi di culto come Bergamo, Brescia, Cremona, Padova e l’Aquila. Si venne a determinare a Vicenza un filone tardo manieristico saldamente legato ai dettami controriformisti che, a differenza di quanto produceva Palma il Giovane a Venezia, rivisitando la veemenza del Tintoretto, cercava di fondere quest’ultimo con la statuarietà nobile ed elegante del Veronese e con una venatura di mestizia rurale legata all’influenza dei Bassano. La nostra opera evidenzia un complesso schema compositivo, con il lungo corteo che si dipana davanti a noi e in lontananza sulle pendici del Calvario. L’idea pare derivare dagli schemi di Frans Francken, magari desunta tramite stampa o da parte di qualche pittore fiammingo operoso in Veneto. Del Tintoretto notiamo l’influenza nel personaggio centrale che trascina Gesù con una corda, nonché il gruppo di armigeri a cavallo che rimandano alle figure in groppa dei destrieri della crocifissione della Scuola di San Rocco. La Madonna, posta al margine destro, mostra affinità con la sua riscrittura che fece Jacopo Bassano della Mater Dolorosa del Tiziano. Due lampi veronesiani, per plasticità e vivacità cromatica, in un impianto cromatico complessivamente spento, li ritroviamo nel soldato di spalle in primo piano e la Maddalena genuflessa in basso a sinistra. Tutti elementi che confluiscono convintamente verso la tesi attributiva declinata

  • Avanzino Nucci (Gubbio 1552 ca. - Roma 1629) attribuito - attributed
    Lotto 80

    Avanzino Nucci (Gubbio 1552 ca. - Roma 1629) attribuito - attributed

    Sacra Famiglia e San Giovannino

    Olio su tavola

    Holy Family and St. John

    Oil on panel

    49 x 42 cm


    Avanzino Nucci è stato un importante esponente del tardo manierismo romano e centro italiano. Nato a Città di Castello, si è formato nella bottega di Niccolò Circignani detto il Pomarancio. Pittore di una certa notorietà ha potuto aprire una bottega, nella quale ha avuto fra i suoi allievi Bernardino Gagliardi. E' documentato il suo coinvolgimento in tutti i cantieri romani promossi da Sisto V tra il 1585 e il 1590, occasione in cui Nucci, in sintonia con altri maestri sistini, come Baldassarre Croce e Paris Nogari, propugna uno stile rigoroso e controllato. Durante il soggiorno nel Meridione, nel quale opera per il monastero certosino di San Martino, Nucci evidenzia influenze del Cavalier d’Arpino, l’artista più autorevole attivo in quegli anni nella certosa partenopea. Nelle opere del periodo si avverte una freschezza inventiva e una scioltezza prima sconosciuta: perde lo stile paludato degli anni romani e si avvertono istanze tardomanieriste col sobrio naturalismo di Cristoforo Roncalli, Baldassarre Croce. Nella sua produzione finale, tra primo e terzo decennio del Seicento, gli impegni si concentrarono in ambito romano: S. Lorenzo in Lucina, S. Rocco a Ripetta, S. Biagio a Montecitorio, S. Giuseppe dei Falegnami, S. Silvestro al Quirinale e molti altri di assoluto prestigio

  • Elisabetta Sirani (Bologna 1638 - 1665)
    Lotto 81

    Elisabetta Sirani (Bologna 1638 - 1665)

    Gesù bambino benedicente con putti

    Olio su tela

    Il dipinto è nella sua tela d'origine

    Blessing Jesus with cherubs

    Oil on canvas

    The painting is in perfect condition and in its original canvas 

    79 x 104 cm


    L'opera è corredata da uno studio del Professore Michele Danieli


    Elisabetta è la primogenita di Margherita e Giovanni Andrea Sirani, pittore bolognese di fama e assistente di Guido Reni. Sin da giovane, Elisabetta studia presso il padre, e già a diciassette anni licenzia le sue prime opere. La sua prima attività di produzione è dedicata a piccole opere per la devozione domestica e ben presto diviene nota per la grazia e l’eleganza delle sue rappresentazioni sacre, specie Madonne, oppure di eroine bibliche o letterarie. Elisabetta eseguì in pubblico, davanti ai suoi committenti, tra membri della famiglia Medici, i ritratti della duchessa di Parma e quella di Baviera, secondo la moda dell’epoca e per allontanare le dicerie che che non fosse lei la vera autrice di tali capolavori. Alla produzione pittorica associa anche apprezzate incisioni all'acquaforte, usando i disegni dei suoi dipinti. Elisabetta Sirani fa parte dell’elite artistica femminile tra Cinque e Seicento assieme a Lavinia Fontana, figlia di Prospero, la romana Artemisia Gentileschi, figlia di Orazio e la veneziana Marietta Robusti, figlia del Tintoretto. Nelle sue opere si denotano le influenze paterne, il morbido classicismo di Guido Reni e la dolcezza di Raffaello, anche se è indubbio essa abbia un linguaggio pittorico elevato e autonomo, composto da un ovattato naturalismo, con una componente veneta e con certi risultati che ricordano il nitore “metallico” di talune opere del Guercino

  • Gerard Seghers o Segers (Anversa, 1591 - 1651) bottega
    Lotto 82

    Gerard Seghers o Segers (Anversa, 1591 - 1651) bottega/workshop

    Gesù in casa di Marta e Maria

    Olio su tela

    Jesus in Martha and Maria's house

    Oil on canvas

    134 × 188 cm


    L’opera in esame è una copia tratta dall’originale ora conservato a Madrid, al Museo del Prado. Gerard Seghers i forma probabilmente nelle botteghe di Hendrick van Balen il Vecchio e di Abraham Janssens, nel 1608 è ammesso nella Gilda di San Luca. Tra il 1611 e il 1620 soggiorna in Italia, prima a Roma e poi a Napoli, dove opera al servizio del Cardinale Zapata y Mendoza. In seguito lo ritroviamo a Madrid, ove, per alcuni anni, opera presso la corte di Filippo III re di Spagna. Tornato ad Anversa nel 1620, nel 1637 diventa pittore alla corte del principe-cardinale Ferdinando; nel 1646 è nominato decano della gilda, succedendo a Rubens quale pittore più ricco e famoso del suo tempo. Il suo stile risente della permanenza in Italia, soprattutto di Caravaggio e dei caravaggisti, tra i quali, a sua volta, rientra a pieno titolo. Oltre a questa componente, dopo il suo ritorno ad Anversa la sua pittura risente dell’influenza di Rubens, soprattutto nelle giunoniche figure femminili e nella monumentalità scenica. Nella una sua importante bottega operano suo figlio Jean-Baptiste e Thomas Willeboirts Bosschaert. È molto probabile che il dipinto in questione sia una replica di bottega, vista la non trascurabile qualità, realizzata dagli aiuti sotto la direzione e correzione in corso d’opera del maestro

  • Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d'Arpino (Arpino 1568 - Roma 1640)
    Lotto 83

    Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d'Arpino (Arpino 1568 - Roma 1640)

    Testa del Battista

    Olio su tela

    St. John Baptist's head

    Oil on canvas

    53 x 74 cm


    Si ringrazia il professor Michele Daniele per l'attribuzione


    Nel 1577 la famiglia di Giuseppe Cesari lascia Arpino e si trasferisce a Roma in cerca di migliori prospettive di vita. Sin da ragazzino emerge la sua volontà di essere pittore e a soli 14 anni: prima è macinatore di colori nei lavori al terzo piano della Loggia del Palazzo Vaticano, poi partecipa alla pratica della pittura decorativa a fresco. 

    Protetto da papa Gregorio XIII, Sisto V, Clemente VIII, Paolo V, tanto da poterlo definire quasi un pittore di corte, sebbene gli sia stata offerta massima libertà d’impresa. Alle contorsioni plastiche dei manieristi, egli contrappone la dignità iconica ed estatica dei profeti e apostoli anziani, il fascino e la grazia della gioventù di ambo i sessi, grazie al suo senso naturale verso la bellezza decorativa e della pienezza dei colori. Queste caratteristiche corrispondono al suo temperamento, esattamente come il senso dell’eleganza e del movimento. Nel 1583 è ammesso all’Accademia Artistica di S. Luca di cui sarà eletto membro e poi presidente più volte fino al 1631 quando lo sostuisce il Bernini. Tre anni più tardi è ammesso nella Congregazione dei Virtuosi del Pantheon; conseguentemente sono giunte al Cesari commesse sempre più prestigiose come i grandi affreschi per San Lorenzo in Damaso. Questi affreschi sono l’esplicazione dell’arte del Cavaleir d’Arpino in quanto fondono la grazia di Raffello e Michelangelo con Guido Reni, Domenichino e Pietro da Cortona. Intorno al 1590, fa un viaggio in nord Italia per perfezionare le sue conoscenze pittoriche. Il risultato lo si avverte negli affreschi della Cappella Olgiati (1592), capolavoro assoluto dell’artista, che inaugura un nuovo brillante modo di dipingere con una gamma cromatica rinvigorita sotto l’influsso della pittura toscana ed emiliana: Pontormo a Firenze, Correggio a Parma, il Gatti e il Campi a Cremona, lo Scarsellino a Venezia. Raggiunge l’apice della sua carriera diventando il pittore preferito del pontificato Aldobrandini e ottenendo le commesse più significative in Vaticano e nell’Urbe, come la decorazione del Salone dei Conservatori in Campidoglio e Il gigantesco affresco della "Battaglia dei Romani e dei Veienti" (Roma, Palazzo dei Conservatori, 1597/98). Successivamente, insieme agli affreschi, esegue molti quadri di piccole dimensioni, come la pregiata tela della Cattura di Cristo, una drammatica scena notturna definita dal Bellori, che pur ripudia il Cesari, "la più bella opera che facesse il Cavaliere". Le luci violente danno un senso di drammaticità alla scena, un dipinto probabilmente fondamentale per il giovane Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, che per alcuni mesi frequenta la bottega del Cesari. Alla morte di Clemente VIII, il suo successore Paolo V affida al Cesari la supervisione della decorazione pittorica della Cappella Paolina di S. Maria Maggiore, ove egli si rifà a Raffaello e Michelangelo e agli ideali del Rinascimento, ovvero alludendo al classicismo raffaellesco con citazioni della scuola bolognese e Guido Reni in particolare. Non attirato dai primi richiami del Barocco il Cavalier d’Arpino non segue i nuovi orientamenti di cultura e di gusto, indirizzandosi ad una maniera severa, rigida, quasi reazionaria, nascono dipinti velati di melanconica, fredda e irreale, fondati su una cromia raffinatissima, sofisticata e coinvolgente

  • Jacob Ferdinand Voet (Anversa 1639 - Parigi 1689) attribuito/attributed
    Lotto 84

    Jacob Ferdinand Voet (Anversa 1639 - Parigi 1689) attribuito/attributed 

    Ritratto di nobildonna

    Olio su tela

    Portrait of a noble woman

    Oil on canvas

    74 x 60 cm


    L'opera ha tutte le tipicità espressive e qualitative della ritrattistica di Voet. Attivo a Roma tra il 1663 e il 1679, opera anche a Milano nel 1680, a Firenze nel 1671, infine tra 1672 e il 1684 si trova a Torino. Ritrattista di estrema qualità e ambitissimo dalla nobiltà, ha lasciato ampia testimonianza della sua arte, soprattutto a Roma. La nostra opera si può comparare alla "Galleria delle belle", ovvero all'ampia serie di ritratti femminili ritraenti le donne dei più nobili casati romani, oggi in larga parte visibile presso Palazzo Farnese di Ariccia. Un riferimento importante per la resa pittorica molto simile lo ritroviamo nel ritratto conservato al Museo Sforzesco di Milano, attribuito al Voet, codificato al numero 508 dell'inventario (vedi pag 194, foto1354 Catalogo "Museo Arte Antica del Castello Sforzesco" Pinacoteca tomo V)

  • Scuola veneziana del XIX secolo
    Lotto 85

    Scuola veneziana del XIX secolo

    Santa Maria dei Servi

    Olio su tela

    Venetian School of the 19th century

    Santa Maria dei Servi

    Oil on canvas

    52 x 90 cm


    Dell'imponente chiesa dei Servi presso San Marziale oggi non ci resta che qualche frammento architettonico e la cappella del Volto Santo o dei Lucchesi adiacente all'antica fabbrica. Dell’antica e grandiosa fabbrica ci restano solo quattro immagini nella storia, la prima la troviamo nel dettaglio dell'insula di S.Maria dei Servi tratto da "Venetie MD" di J. de'Barbari, nell’icisione “Veduta della chiesa di S. Maria dei Servi” di L. Carlevarijs, 1703, riproposta dal Lovisa nel 1720. L’opera da cui il nostro dipinto deriva, ovvero “Veduta di Venezia con la chiesa di S. Maria dei Servi a Cannaregio” di Bernardo Bellotto detto il Canaletto, oggi al The Snite Museum of Art, University of Notre Dame, Notre Dame (Indiana, Stati Uniti d'America). Il dipinto in questione ricalca il prototipo del Bellotto, cosa molto in uso tra i vedutisti veneziani del XIX secolo. Vista la rilettura in chiave non aulica ma popolaresca dell’originale piuttosto che ai Grubacs, Caffi, Migliara, Moja, la ricerca di una possibile paternità deve essere rintracciata tra Vicenzo Chilone, Giuseppe Borsato, Tommaso Viola, Giuseppe Coen e Luigi Querena, ultimi testimoni del verbo canalettiano

  • Scuola inglese del XIX secolo
    Lotto 86

    Scuola inglese del XIX secolo

    Ritratto di nobildonna

    Miniatura su avorio

    11,5 x 9 cm

    Ritratto di gentiluomo

    Miniatura su cartoncino

    13 x 11 cm

    English school of the 19th century

    Portrait of a noblewoman

    Miniature on ivory

    11.5 x 9 cm

    Portrait of a gentleman

    Miniature on cardboard

    13 x 11 cm

  • Pasquale Ottino (Verona 1570 - 1630) attribuito - attributed
    Lotto 87

    Pasquale Ottino (Verona 1570 - 1630) attribuito - attributed

    Madonna dei Sette Dolori, Compianto del Cristo deposto

    Olio su ardesia

    Monogramma P O f sul retro

    Madonna of the Seven Sorrows, Lamentation of the deposed Christ

    Oil on slate

    Monogram P O f on the back

    16,5 x 16,5 cm


    Pasquale Ottino si forma con Alessandro Turchi, detto l'Orbetto, Marcantonio Bassetti, Santo Creara nell’atelier di Felice Brusasorci. Dopo aver concluso le opere del defunto maestro, si trasferisce a Roma dopo un breve soggiorno a Rimini. La sua pittura rispecchia la sua cultura poliedrica, e nei suoi dipinti si intravedono varie influenze, dal classicismo emiliano al tardo manierismo romano, dal caravaggismo alla pittura riformata di Ludovico Carracci. Quest'opera mostra un’impostazione rigidamente geometrica ed equilibrata, elemento che ci fa propendere per riferirla al primo periodo romano dell’Orbetto, ipotizzando un’influenza di Poussin. Alla struttura volutamente essenziale corrisponde un fare pittorico fine e ricco di particolari e al contempo sobrio, avulso da eccesivi effetti chiaroscurali. Il risultato è una piccola opera devozionale dal carattere fortemente intimo, in piena adesione con il corso dottrinale della chiesa post Concilio di Trento

  • Marco Ricci (Belluno 1676 - Venezia 1730) attribuito - attributed
    Lotto 88

    Marco Ricci (Belluno 1676 - Venezia 1730) attribuito - attributed

    Paesaggio con viandanti e castello

    Olio su tavola

    Landscape with wayfarers and castle

    Oil on board

    27 x 35 cm


    Marco Ricci nasce a Belluno il 5 giugno 1676. Da giovane raggiunge lo zio dimorante a Venezia, luogo dove inizia la sua formazione pittorica seguendo le orme di Sebastiano Ricci, realizzando opere di soggetto storico o religioso. Per Marco Ricci, ricordato quale massimo esponente del paesaggismo veneto tra Sei e Settecento, fondamentale è stato il viaggio a Roma, dove ha avuto modo di studiare le opere di Salvator Rosa e dei tanti paesaggisti italiani e non presenti all’Urbe. A Venezia, Ricci aveva studiato i paesaggi del primo Cinquecento, in particolare gli esempi di Domenico Campagnola e del primo Tiziano. La sua bravura consiste nell'aver compreso e assimilato varie anime del paesaggismo, dall’ampiezza prospettica del Campagnola, al paesaggio fatto di giochi di luce del Tiziano, sino al paesaggio eroico del Rosa dall’ampia valenza simbolica, letteraria e filosofica. In seguito, dopo qualche tempo dal suo rientro a Venezia, è coinvolto in una rissa conclusasi con un omicidio. Questo fatto tragico costringe Marco Ricci a fuggire da Venezia e rifugiarsi a Spalato in Dalmazia, dove lavora nella bottega di Antonio Francesco Peruzzini. Ottenuta la possibilità di far rientro in patria, inizia una fitta collaborazione con lo zio, coinvolto nella pittura di paesaggio dal nipote. Nel 1708 segue Charles Montagu, Conte di Manchester a Londra dove era stato invitato, assieme ad Antonio Pellegrini, per dipingere le scenografie per l’opera italiana nel Queen's Theatre di Haymarket, realizzando le scene del "Pirro e Demetrio" di Alessandro Scarlatti e Nicola Haym. Dopo una lite con Pellegrini ripara momentaneamente a Venezia, mentre l'anno successivo ritorna a Londra con lo zio e vi rimane due anni. In seguito torna definitivamente a Venezia, dove risulta iscritto alla Fraglia dei pittori nel 1726 e nel 1727 e dove muore il 21 gennaio 1730. L'opera in questione, dalla fresca e cristallina cromia, nasce secondo uno schema compositivo ripetitivo in seno alla produzione paesaggistica del Ricci

  • Jacques-Philippe Caresme (Paris 1734 - 1796) bottega di - workshop
    Lotto 89

    Jacques-Philippe Caresme (Paris 1734 - 1796) bottega di - workshop

    Baccanale

    Olio su tela

    Bacchanal

    Oil on canvas

    60 x 91 cm


    Pittore e incisore, Jacques-Philippe Caresme è stato allievo di Charles-Antoine Coypel, anche se mostra una leggerezza pittorica e una inclinazione rocaille molto affine a Francois Boucher. Debutta brillantemente nel 1767 al Salon, ove partecipa assiduamente negli anni dopo, esponendo ritratti, dei baccanali e delle nature morte. Pittore di talento e di raffinata piacevolezza, è ricordato come uno dei migliori pittori di Francia del XVIII secolo. Varie sue opere sono conservate in musei francesi, cui Bordeaux, La Rochelle, Nantes

  • Stefano Maria Legnani detto il Legnanino (Milano 1661 - 1713) attribuito a - attributed
    Lotto 90

    Stefano Maria Legnani detto il Legnanino (Milano 1661 - 1713) attribuito a - attributed

    Natività

    Olio su tela

    Nativity

    Oil on canvas

    55,5 x 67,5 cm


    Dopo un primo apprendistato a Bologna nella bottega di Carlo Cignan, Stefano Maria Legnani si trasferisce a Roma, entrando così in contatto con Carlo Maratta, o Maratti, e la sua cerchia. Sempre a Roma incontra l'arte di Giovan Battista Gaulli, passaggio formativo fondamentale visto che da questi egli apprende il suo stile vibrante di preziosità cromatica e la morbidezza vellutata della sua palletta. Successivamente fa un importante soggiorno torinese, ove raccoglie ampi consensi. Operando per il conte Ottavio Provanadi Druent, di fianco a Legnanino risultano attivi Francesco Trevisani, grazie a quattro tele inviate da Roma, e il bolognese Antonio Ha?ner. A Genova ha modo di approfondire la scena pittorica genovese: soggiorna sotto la Lanterna tra il 1710 e il 1712, facendo propria la lezione di Domenico Piola e Gregorio de Ferrari, artisti che saranno fondamentali per la maturazione del Legnanino. Le varie influenze le ritroveremo nelle opere più mature, caratterizzate da tonalità luminose e sfumate. Nell'opera in esame lo stile è ancora legato agli esempi emiliani e alla “Adorazione dei pastori” di Guido Reni, Certosa di San Martino Napoli, da cui pare derivare. La pittura è saggiamente condotta con mano felice e decisa, definita per aree circostanziate e senza sfumature. Il tratto è breve e calligrafico nel delineare i particolari, le figure sono scevre dalle plastiche movenze Roccocò: tutti elementi che ci fanno pensare ad una datazione legata al XVII secolo. Per queste osservazioni l’opera va, a nostro giudizio, datata intorno agli anni ’80 del XVII secolo

  • Scuola italiana del XVII/XVIII secolo
    Lotto 91

    Scuola italiana del XVII / XVIII secolo
    Madonna con bambino
    Olio su tela
    Italian School of the 17t /18th century
    Madonna with Child
    Oil on canvas
    74 x 60 cm

  • Bernardino Bison (Palmanova 1762 - Milano 1844)
    Lotto 92

    Bernardino Bison (Palmanova 1762 - Milano 1844)

    Pescatori 

    Tempera, gouache, su carta

    Fishermen

    Tempera, gouache, on paper 

    d 115 mm 


    Bison inizia la sua formazione presso il pittore bresciano Gerolamo Romani, poi a Venezia con Costantino Cedini, ma entrambi i maestri lasciano poca impronta sul giovane artista. Dopo aver soggiornato a Ferrara opera sovente nell’entroterra veneto, mentre allo scadere del secolo è attivo a Trieste. Nel 1831 si trasferisce a Milano, città dove muore nel 1844. Il delizioso tondo, formato amato dal nostro artista, è caratterizzato dal colorismo tenue e da una composizione sapientemente equilibrata. Probabilmente, era stato fatto per lo studio di un’opera di maggiori dimensioni e complessità, eseguita nel periodo milanese che va dal 1831 al 1844

  • Scuola emiliana del XVIII secolo
    Lotto 93

    Scuola emiliana del XVIII secolo
    Battaglia
    Olio su tela
    Emilian school of the 18th century
    Battle
    Oil on canvas
    23 x 32,5 cm

  • Govaert Flinck (Kleve 1615 - Amsterdam 1660) seguace di - follower
    Lotto 94

    Govaert Flinck (Kleve 1615 - Amsterdam 1660) seguace di - follower
    Ritratto di regina africana
    Olio su tela
    Portrait of an African Queen
    Oil on canvas
    91,5 x 66 cm

  • Scuola lombarda sel XVII/XVIII secolo
    Lotto 95

    Scuola lombarda del XVII/XVIII secolo
    Coppia di ritratti ovali di prelati
    Olio su tela
    Lombard school of the 17th / 18th century
    A pair of oval portraits of prelates
    Oil on canvas
    74 x 56 cm

  • Scuola francese del XVIII secolo
    Lotto 96

    Scuola francese del XVIII secolo
    Ritratto di prelato
    Olio su tela
    French School of the 18th century
    Friar portrait
    Oil on canvas
    77 x 63 cm

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ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE


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  • 14 settembre 2021 ore 15:00 ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE (1 - 351)

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