40 Selezionati Dipinti dell'800
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Lotto 161 Charles Achille d'Hardiviller
(Francia 1795 - post 1835)
MARIA CAROLINA, DUCHESSA DI BERRY, AL BALLO TURCO ALLE TUILERIES
olio su tela, cm 68x83,5
firmato e datato 1829" in basso a destra
Provenienza
Eredi Marie-Caroline Duchesse de Berry
Bibliografia
Vicomte de Reiset, Marie-Caroline, Duchesse de Berry, 1816-1830, Paris 1906
Il sontuoso ballo in costumi orientali è ambientato all'interno dello storico Palazzo delle Tuileries, già posto sulla riva destra della Senna, di fronte al Palazzo del Louvre e all'interno degli omonimi giardini. La costruzione dell'edificio, partita nel 1564, era stata commissionata da Caterina de' Medici, vedova di Enrico II di Francia, all'architetto Philibert de l'Orme; durante il regno di Enrico IV (1589-1610), l'edificio fu ampliato verso sud, a congiungersi con la Grande Galerie che correva lungo il fiume, e poi ancora verso nord alla metà del XVII secolo. Una nuova ala fu poi costruita nel 1808, sotto Napoleone: con la trasformazione in residenza imperiale, gli interni del palazzo vennero ridecorati in stile impero. L'edificio andò distrutto il 23 maggio 1871, in seguito all'incendio appiccato da uomini agli ordini dell'estremista Dardelle, durante la repressione della Comune; nel 1882 l'Assemblea Nazionale Francese decretò la demolizione delle rovine del palazzo, che ebbe luogo nel 1883.
"La duchesse de Berry était la reine de la mode, et peu d'années après son arrivée à Paris, son influence n'avait pas tardé à se faire sentir sur ce chapitre délicat et charmant. Si, dès 1820, les robes s'était uniquement grace à elle, parce qu'elle avait, nous l'avons dit, le pied d'une petitesse excessive et que son instinctive coquetterie l'avait engagée à user d'un advantage dont elle tirait à juste titre une certaine vanité. Je possède une paire de ses souliers, les derniers qu'elle ait portés, et qui mesurent vingt-deux centimètres et demi de longueur sur cinq centimètres de largeur; ils portent le nom de Hubert, chausseur breveté, 111, faubourg Saint-Honoré; ce sont d'étroits cothurnes en taffetas noir, auxquels viennent s'attacher les rubans qui se croisaient sur le bas de la jambe; ils sont carrés du bout, tout à fait plats et sans talons; mais la semelle, mince comme du papier de soie, se renfle sous une talonette dont la princesse rehaussait le manque d'élévation de sa taille. Lorsqu'elle se promenait sur la terrasse des Tuileries, les passants s'arretaient pour admirer ce pied de Cendrillon. -
Lotto 162 Edgard Maxence
(Nantes 1871 - La Bernerie 1954)
LE MYSTERE DES ROSES o ROSA MYSTICA
olio su tavola, diam. cm 163
firmato a sinistra
Provenienza
Collezione privata
Esposizioni
Salon, Parigi, 1918
Bibliografia
P. Mille, Le Salon de 1918, in Gazette des beaux-arts", 1918, pp. 198-220, illustrato a p. 220
Il dipinto fu esposto nel 1918 al Salon di Parigi con il titolo Rosa Mystica, e illustrato nello stesso anno nell'articolo di recensione alla mostra pubblicato sulla Gazette des beaux-arts da Pierre Mille. Dell'opera si conserva una versione di dimensioni minori (tempera su tavola, diametro 48 cm) alla National Gallery of Victoria, a Melbourne.
"Allievo, presso l'Ecole des Beaux-Arts di Parigi, di Delaunay prima e di Gustave Moreau poi, negli anni 1890 Edgar Maxence (1871-1954) contribuì a diffondere il Simbolismo tra il grande pubblico, applicando una tecnica del tutto ortodossa a soggetti mistici. Nelle sue opere si congiungono gli influssi dei Preraffaelliti e di Moreau, arricchiti dalla ripresa di motivi e di tecniche ispirati ai Primitivi italiani, in primo luogo per i fondi oro e le cornici di gesso dai disegni molto elaborati. Maxence svolse la duplice attività di ritrattista e di pittore mistico, dipingendo tele in cui santi e angeli in vesti medievali si muovono in un'atmosfera irreale".
(R. Temperini, Estetiche della modernità, in La pittura in Europa. La pittura francese, III, Milano 1999, p. 887)" -
Lotto 163 Frederic James Shields
(Hartlepool 1833 - Merton 1911)
a) THE LOST SHEEP
b) THE TALENTS
c) THE GREAT SUPPER
d) THE PRODIGAL SON'S RETURN
oli su tela, cm 81,5x205 (a, d), cm 81,5x276,5 e senza cornice (b, c)
titolati in basso a sinistra (b, c) e in basso a destra (a, d)
(4)
Provenienza
Collezione privata, Firenze
Per tradizione orale i quattro dipinti si dicono provenienti dalla collezione di Lord Maurice Egerton of Tatton a Tatton Park House in Cheshire, Inghilterra.
Frederic James Shields nasce il 14 marzo 1833 a Hartlepool, in Inghilterra. Dopo un'infanzia trascorsa in estrema povertà, si trasferisce nel 1848 a Manchester, dove prosegue la sua formazione artistica già avviata a Londra e dove comincia a lavorare come illustratore. Nel 1864 si sposta a Londra, dove conosce Dante Gabriel Rossetti e il gruppo dei Preraffaelliti, e dove risente dell'influsso della produzione di William Blake. Il rapporto con Rossetti, e con la famiglia di questi, rimane sempre strettissimo. Nel 1865 viene eletto socio della Old Water-Colour Society, e nel 1876, dopo un viaggio in Italia, si trasferisce definitivamente nella capitale inglese. La sua produzione comprende disegni a carboncino, oggetti di arte applicata, vetrate ma soprattutto dipinti murali di soggetto religioso: sue sono le decorazioni della Cappella di Eaton Hall, in Cheshire, della cappella privata di WH Houldsworth a Kilmarnock, della chiesa di St. Elisabeth, a Reddish in Stockport, e della Cappella dell'Ascensione, a Bayswater Road in Londra. Fu un uomo profondamente religioso, e ciò influenza anche la scelta dei soggetti, che diventano col tempo sempre più mistici. Muore il 26 febbraio 1911 e viene sepolto nella Merton Old Church, nel borgo di Merton a Londra. -
Lotto 164 Cesare Bartolena
(Livorno 1830 - 1903)
LA PARTENZA DEL SOLDATO
olio su tela, cm 33,5x51,5
firmato in basso a destra
sul retro: iscritto Cesar Bartolena / Livourne (Toscana)", timbro della Galleria d'Arte Cerruti di Milano
Provenienza
Galleria d'Arte Cerruti, MilanoCollezione privata" -
Lotto 165 Augusto Lovatti
(Roma 1852 - Capri 1921)
L'ACQUAIOLA
olio su tela riportata su masonite, cm 43x30
firmato in basso a destra -
Lotto 166 Domenico Induno
(Milano 1815 - Milano 1878)
TRE DONNE CHE LEGGONO UNA LETTERA o LA NOTIZIA
olio su tela, cm 27,5x33,5
firmato al centro a sinistra
L'opera è corredata di autentica su fotografia di Gustavo Predaval (Milano, 6.4.1948).
Provenienza
Collezione privata -
Lotto 167 Bartolomeo Bezzi
(Fucine d'Ossana 1851 - Cles 1923)
VEDUTA DI VERONA
olio su tela, cm 85x120
firmato e datato 914" in basso a destraBartolomeo Bezzi nacque a Fucine d'Ossana (Trento) il 6 febbraio 1851 da Domenico.A undici anni, orfano di padre, lasciò Fucine e girò per la penisola. A vent'anni s'iscrisse all'Accademia di Brera, dove ebbe a maestri Bertini e Carcano. Dovette però presto interrompere il suo tirocinio perché ammalato; ma ingegno e volontà gli permisero nel 1882 di vincere a Milano il premio Fumagalli. Fu la prima di una serie di vittorie che il pittore ottenne in Italia e all'estero: egli fu infatti accolto come socio nelle accademie di Milano; Bologna, Venezia, Ferrara, Verona e Monaco di Baviera.A Roma, alla Galleria d'Arte Moderna, sono conservati Mulini a Verona (1884) e A sera (1890). Giorno di maggio gli fece ottenere la medaglia d'argento all'Esposizione Universale di Parigi del 1889 e Notte di primavera fu premiata con medaglia d'oro alla mostra del 1891 a Monaco di Baviera.Dedicò parte della sua attività alla propaganda irredentista, partecipando a manifestazioni artistiche che si prefiggevano l'affermazione dell'italianità del Trentino (cfr. E. Bittanti Battisti, Dalla corrispondenza di un pittore-patriota trentino [B. B.], in Studi trentini di scienze storiche, XXVIII [1949], pp. 182-185).L'argomento pittorico ch'egli preferì a ogni altro fu il paesaggio, ed è nel paesaggio che la sua arte raggiunse i maggiori risultati; ma si conoscono ancora di lui ottimi ritratti e non indegni quadretti di genere. Le regioni che più l'ispirarono furono la Lombardia e le Venezie e in modo particolare il Trentino e, tra le città, Venezia, Verona, Roma. Il paesaggio finisce per essere, per lui, veramente lo specchio d'uno stato d'animo: Bezzi è un romantico e talvolta indulge a riprodurre episodicamente la natura e il particolare, per quell’amore del vero che fu il fondamento di tanta pittura italiana ottocentesca, specie nella seconda metà del secolo. Ma l'intimo ideale della pittura bezziana è un altro: lo porta verso i poetici grigi di Corot, da una parte, e verso gli estatici silenzi di Segantini, dall'altra. Più di un critico infatti ha scritto di lui paragonandolo al grande paesaggista francese. Visse tra Verona (1880-90) e Venezia (sino al 1910); nel 1910 si recò a Roma per preparare lavori per la Esposizione universale del 1911. Nel 1913 si stabilì a Verona, ma una malattia nervosa gli impedì di dedicarsi ancora alla pittura. Morì a Cles, nel Trentino, il 7 ottobre 1923. " -
Lotto 168 Alessandro Milesi
(Venezia 1856 - Venezia 1945)
AL MERCATO
olio su tela, cm 112x154
firmato e iscritto Venise" in basso a sinistra" -
Lotto 169 Mosè Bianchi
(Monza 1840 - 1904)
CHIOGGIA o MARINA CON FIGURE
olio su tela, cm 48x74
firmato e datato "1889" in basso a destra
sul retro: timbro della Galleria d'Arte Sacerdoti di Milano, etichetta "XIII Mostra Internazionale d'Arte della Città di Venezia 1922 n. 993"
Provenienza
Galleria d'Arte Sacerdoti, Milano
Collezione Bergomi
Collezione privata
Esposizioni
XIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, 1922, n. 993
Bibliografia
G. Marangoni, Mosè Bianchi, Bergamo (s.a.), p. 199
XIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia. Catalogo. Seconda edizione, 1922, p. 100 n. 40
E. Somarè, Storia dei pittori italiani dell'Ottocento, I, Milano 1971, tav. 214
Catalogo Bolaffi della pittura italiana dell'Ottocento. 4, Torino 1972, p. 39 -
Lotto 170 Gaetano Chierici
(Reggio Emilia 1838 - 1920)
I PRIMI PASSI
olio su tela, cm 54,5x77
firmato e datato 1871" a destra
ProvenienzaCollezione Leone Minassian, VeneziaBibliografia
Gaetano Chierici, pittore (1838-1920), Milano 1938, n. 57" -
Lotto 171 Luigi Bertelli
(Caselle, San Lazzaro Savena 1833 - Bologna 1916)
MONTE DONATO
olio su tela, cm 86x130
firmato in basso a destra
Provenienza
Collezione privata, BolognaLuigi Bertelli nacque a Caselle, frazione a settentrione di San Lazzaro di Savena, nella tenuta dei conti Malvasia di cui il padre Giuseppe era fattore. Sin da giovanissimo s'appassionò alla pittura di paesaggio e - per forza di cose autodidatta - inizialmente guardò al Basoli ed ai contemporanei paesisti della vicina Bologna. Tuttavia i contatti con Bologna furono del tutto saltuari e non servirono ad affinare la mano del Bertelli che esprimeva, con una pittura spontanea, semplice e spesso rude - come ben dimostrano l'Autoritratto giovanile e le opere intorno al 1860 (cfr. Studio, Bologna, Galleria d'Arte Moderna) - le emozioni provate di fronte alla natura e cercava di risolvere i problemi di luce e di immagine, riuscendo talvolta anche a dipingere opere, sotto tal riguardo, intense (Cascinale, Bologna, collezione Romagnoli).Utile al Bertelli fu il viaggio a Parigi intrapreso nel 1867in occasione della Esposizione universale: nonostante l'interessamento del Malvasia, la speranza di affermarsi in quella città fu delusa, ma egli ebbe modo di scoprire che vi sono, in Francia, artisti specialmente di paesaggio, che in Italia non abbiamo confronti" e si riferiva per lo più ai pittori della scuola di Barbizon, a Courbet, Corot e Millet, al quale, forse per la comune origine contadina, il B. guardò in particolar modo, fino ad eseguire la copia di una sua opera. Al ritorno in patria egli cercò di mettere a frutto la lezione dei paesisti francesi e di Millet, rafforzandola con reminiscenze di pittura lombarda, i cui modi, avrebbe assimilato in un soggiorno a Milano.In seguito si stabili a Bologna con la numerosa famiglia (aveva sposato nel 1857 Matilde Benetti); ma la sua situazione economica divenne sempre più disastrosa anche per debiti contratti per rimettere in funzione un'antica fornace di mattoni.Nel 1870 ottenne una medaglia d'argento alla Mostra nazionale di Belle Arti di Parma, dove espose Luogo ameno, e intorno a questa data vanno collocati molti paesaggi, tra cui Muro merlato (Firenze, collezione Crespi) e Il crepaccio. Nel 1880 fu presente alla Esposizione nazionale di Torino con "un bosco assai pettinato" (L. Chirtani, in Illustrazione italiana, 8 agosto 1880, p. 86) e nel 1883 si guadagnò la medaglia d'oro all'Esposizione d'arte sacra a Roma con Due frati.Sempre alla ricerca di nuovi effetti, prese a dipingere frequentemente nelle ore mattutine e serali, attratto dalle diverse possibilità di luce: Stagno al mattino (circa 1880; Bologna, collezione Minelli) -
Lotto 172 Antonio Puccinelli
(Castelfranco Di Sotto (PI) 1822 - Firenze 1897)
LA MODA
olio su tela, cm 61x130,5
firmato in basso a sinistra
Provenienza
Collezione privata, MilanoPresentiamo in catalogo un'insolita opera di Puccinelli, che descrive un vivace spaccato di vita cittadina. A nostro parere potrebbe trattarsi di una strada fiorentina, successiva al trasferimento della capitale del Regno d'Italia nel capoluogo toscano. E' difficile identificare la via, che potrebbe essere una strada del centro storico dove sorgevano i negozi più chic e alla moda, come quelli illustrati nel dipinto. La datazione dell'opera è ipotizzabile tra la fine degli anni Sessanta e il decennio successivo. Dalla fine del 1839 Antonio Puccinelli fu allievo di Giuseppe Bezzuoli all'Accademia di Firenze, che frequentò fino al 1848, sostenuto da un sussidio granducale. Prima del 1844 entrò in contatto con la Scuola Pia dei Padri Scolopi a Volterra e dall'ambiente intellettuale e aristocratico della cittadina ricevette commissioni, incoraggiamenti e orientamenti politici. Frequentava intanto il Caffè Michelangiolo e aveva realizzato ritratti di amici artisti (Salvino Salvini, 1849, Roma, Accademia di San Luca). Dal 1849 al 1852 usufruì del pensionato di studio a Roma, dove attese ai saggi d'obbligo ed eseguì la Passeggiata del Muro Torto (coll. privata), precoce intuizione di pittura di macchia. Concluso il perfezionamento con un breve soggiorno a Venezia, rientrò a Firenze, dove nel 1854, per l'inglese W. Sloane, dipinse L'Accademia platonica, primo di una serie di soggetti medicei destinati alla restaurata Villa di Careggi presso Firenze (Leone X a Careggi, 1858; Cosimo Pater Patriae, 1867). La notorietà raggiunta all'apparire dell'opera gli valse la nomina all’Accademia fiorentina. Nella produzione di questi anni si inserirono anche una serie di nudi, studi di figure femminili (La tradita, esposto a Genova nel 1855, coll. privata) e ritratti, come quello della Nobildonna Morrocchi (1855-1860, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti), testimonianza di una personale ed elevata interpretazione dell’ingrisme toscano. Nei temi storici andava frattanto accogliendo elementi comuni al rinnovamento allora in atto in Toscana (Dino Compagni anima i fiorentini, 1859; Lucrezia Borgia, esposto a Firenze nel 1861, entrambi perduti). Al concorso Ricasoli ottenne nel 1860 l'allogazione del Ritratto di Vincenzo Gioberti e un secondo premio per Federico Barbarossa vinto dalla Lega lombarda (bozzetto in coll. privata). Nel 1861 fu chiamato alla cattedra di pittura presso l'Accademia di Bologna e da quel momento si divise fra l'insegnamento e i lunghi soggiorni in Toscana, a Firenze e a Pistoia.