ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE
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Lotto 109 Gian Domenico Valentino (Roma 1630 circa - Imola (?) post 1698)
Interno di cucina con personaggio e natura morta
Olio su tela
Kitchen interior with character and still life
Oil on canvas
50 x 66 cm
Pittore romano attivo per qualche anno ad Imola, Gian Domenico Valentino è stato spesso confuso con Cristoforo Munari. La sua presenza in terra d’Emilia è data dalle iscrizioni ritrovate al retro di alcune sue tele, che ci informano del fatto che il pittore era ad Imola sia nel 1661 sia nel 1881, anche se le ricerche d’archivio dimostrano che il suo luogo di residenza e attività sia stata prevalentemente Roma. Il suo stile pittorico trova le sue radici nelle nature morte olandesi e fiamminghe del Seicento: in particolar modo, ci appaiono come rielaborazione barocca degli esempi di David Teniers. Questa tipologia di produzione pittorica è molto amata nella Roma della seconda metà del XVII secolo, e si riallaccia alla pittura del Fieravino, probabilmente in parallelo a Carlo Manieri. L’opera in esame s’iscrive al corpus della produzione del pittore romano per l’ottima qualità inventiva con cui sono esposti gli infiniti oggetti all’interno della rurale cucina e per come essi siano rappresentati. Il confronto puntuale con le opere certe del Valentino è possibile farlo con le tele presentate in “La pittura morta in Emila e Romagna”, a cura di Daniele Benati e Lucia Peruzzi, pag. 260-268
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Lotto 110 Antonio Allegri detto il Correggio (Correggio 1489 - 1534) cerchia/seguace - circle of/follower
Santa Maria Maddalena Penitente
Olio su tela
Saint Mary Magdalene Penitent
Oil on canvas
95 x 80 cm
Antonio Allegri, detto il Correggio, è uno dei più importanti pittori rinascimentali italiani. Probabilmente ha studiato a Modena e Mantova, giusto in tempo di conoscere il famoso pittore di corte Andrea Mantegna. Il maestro lascia con le sue opere mantovane una sensibile influenza in Correggio al pari di un altro grande artista amato dal giovane emiliano, ovvero Leonardo da Vinci, dal quale apprende soprattutto la morbidezza del contorno e il famoso “sfumato”. La sua formazione si chiude col soggiorno romano dove ha avuto il modo di osservare altri due immensi maestri del suo tempo ovvero Michelangelo e Raffaello. Nella pittura da cavaletto emerge la sua lirica ed eleganza, i tempi mitologici e religiosi hanno carattere liricamente sensuale e una dimensione intima. Sebbene non abbia avuto allievi, la sua arte ha influenzato molto l’ambiente emiliano del suo secolo, tanto quanto grandi artisti che seppero avvalersi della sua lezione, citiamo: Bartolomeo Schedoni, il Pordenone, i Carracci, Giovanni Lanfranco, Peter Paul Rubens. L’opera in esame, evidentemente di origine emiliana, si rifà ad un particolare di una tela del Correggio realizzata per la chiesa di San Giovanni Evangelista di Parma, oggi alla Galleria Nazionale della stessa città. La figura è la medesima, ma è completamente differente sia il contesto tematico sia il paesaggio che circonda la santa
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Lotto 111 Scuola francese del XVIII secolo
Commedia nel parco
Olio su tela
Opera firmata in basso a destra, firma non decifrata
French School of the 18th century
Comedy in the park
Oil on canvas
Unknown signature lower right
60 x 49 cm
L’opera in esame è la tipica espressione della pittura francese del XVIII secolo. Iniziato con Watteau e Boucher, questo genere pittorico, ove si esaltavano la vita di corte, l’arte, l’eleganza, i sensi e spesso con velature erotiche riscuote ampio successo. Molti sono i pittori ad operare per accontentare le tante commissioni: tra questi citiamo Jacques Philippe Caresme, Johann Heinrich Keller, Jean Baptiste Pater, Jean Jacques Bachelier e soprattutto Nicola Lancret, che ha influenzato l’autore della nostra tela
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Lotto 112 Melchior de Hondecoeter, o Hondecoutre o Hondekoeter o Hondecooten (Utrecht, 1636 – Amsterdam, 3 aprile 1695) seguace di - follower of
Gallo, Galline, pulcini e colombi
Olio su tela
Rooster, hens, chicks and doves
Oil on canvas
93 x 125 cm
La nostra opera è una pregevolissima testimonianza del successo di Melchior anche dopo la sua morte. In essa infatti notiamo, soprattutto nella realizzazione dei volatili, una qualità pittorica eccelsa; segno che questa tela non è nata con intenti puramente decorativi, ma è frutto di un pittore di estrema raffinatezza. Melchior de Hondecoeter è uno dei membri di una famiglia di artisti. Si è formato col padre Gysbert e con lo zio Jan Baptist Weenix. E’ da sempre stato considerato il più famoso pittore di uccelli dei Paesi Bassi, tanto da essere sopranominato il Raffaello degli animali. E’ stato un artista prolifico e molte sue opere sono sparse in moltissimi musei rappresentato in molti musei
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Lotto 113 Ugo Celada da Virgilio (Cerese 1895 - Varese 1995)
Natura morta
Olio su tela
Still life
Oil on canvas
70 x 52 cm
Ugo Celada da Virgilio nasce nel Mantovano, a Cerese. Sin da giovane emerge come talentuoso disegnatore, frequentando la Scuola di Arti e Mestieri. Grazie agli ottimi risultati ottiene una borsa di studio che gli permette di iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove è allievo del pittore Cesare Tallone.
Nel 1920 espone alla Biennale di Venezia, firmando le sue opere col nome d’arte di Ugo Celada da Virgilio. L’esperienza veneziana si ripete anche nel 1924, nel 1926 e nel 1936. Grazie alla sua arte originale, che si muove tra il Realismo Magico e la Nuova Oggettività, egli riscuote notevole successo. Viene avvicinato a Gregorio Sciltian, Antonio Donghi e Cagnaccio di San Pietro, all’epoca uno dei massimi artisti a livello internazionale
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Lotto 114 Pittore Romano del XVIII secolo
Paesaggio con viandanti
Olio su tela
Roman painter of the 18th century
Landscape with wayfarers
Oil on canvas
36 x 28,5 cm -
Lotto 115 Scuola Italiana della fine XVIII secolo
Paesaggio con figure
Olio su tela
Italian school of the late 18th century
Landscape with figures
Oil on canvas
35 x 44 cm -
Lotto 116 Scuola Italiana del XVIII secolo
Ritratto di nobildonna
Olio su tela
Italian school of the 18th century
Portrait of a noblewoman
Oil on canvas
97 x 75 cm -
Lotto 117 Giuseppe Bazzani (Mantova 1690 - 1769)
Studio per il volto di Maria con dei fiori
Studio per Madonna e Gesù Bambino
Coppia di dipinti a forma ovale ,olio su tela
Study for the Face of Mary with Flowers
Study for Madonna and Child Jesus
Pair of oval oval paintings on canvas
31 x 23 cm
I bozzetti sono da attribuire al genio creativo di Giuseppe Bazzani: pittore poliedrico, inizia come allievo di Giovanni Campi, dimostrando subito una forte personalità, influenzata sicuramente da Rubens e Francesco Maffei. L’esecuzione rapida e guizzante, l’utilizzo intenso e morbido del colore lo portano rapidamente all’attenzione della critica del tempo e della committenza ecclesiastica e privata. Sono rare le notizie documentate riguardanti la sua vita: opera quasi esclusivamente a Mantova, e nel 1752 diventa maestro di pittura presso l’Accademia di Belle Arti, dove nel 1767 ne diventa direttore. Analizzando i due dipinti in questione, riscontriamo notevoli affinità con la “Deposizione’’ del Museo Diocesano di Mantova, con “Sansone che perde le forze dopo il taglio dei capelli” della Chiesa di San Michele a Leffe (BG) e con “Alessandro e la regina Sisigambi” di Palazzo D’Arco a Mantova. Inoltre, notiamo fortissime analogie con il ciclo dei “Misteri del rosario” di Borgoforte, anch’essi ovali e di piccole dimensioni. Nel nostro caso, oltre alla fisionomia, si notano facilmente la stessa espressione nel volto delle modelle e lo stesso dolce abbandono. Quello che più caratterizza e lega a doppio filo le nostre due tele a tutto il "ciclo dei misteri” è l’atmosfera che racchiude i personaggi, quasi avvolti in una nebbia densa e calda che illanguidisce la scena, consacrandone la resa sognante e poetica a testimonianza dell’animo nobile e della mano felice dell’autore, che ancora oggi non è considerato all’altezza dei maggiori pittori Rococò lombardi e veneziani
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Lotto 118 Scuola lombarda del XVIII secolo
Tobiolo e l'angelo
Olio su tela
Lombard School of the 18th century
Tobiolo and the angel
Oil on canvas
116 x 92 cm
La tela in esame è stata conservata sempre in collezione privata, con la tradizionale attribuzione al varesino Pietro Antonio Magatti (Varese, 20 giugno 1691 - 26 settembre 1767), dato probabilmente basato su una tradizione orale con qualche base storica. La raffinata opera mostra, in effetti, quel gusto per la scena di profilo di G.G. Dal Sole, maestro del Magatti, ma anche influenze venete, di Francesco Maffei in particolare, nonché richiami a Francesco Nuvolone e al suo approccio garbato ed elegante ai modi del barocco
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Lotto 119 Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro (Napoli 1609/1612 - 1675)
Strage degli innocenti
Olio su tela
The massacre of the Innocents
Oil on canvas
100,5 x 146 cm
Una delle fonti antiche per la vita di Domenico Gargiulo è Bernardo de Dominici, che lo cita in “Vita de’ pittori, scultori, ed architetti napoletani vol. 3”. Domenico nasce a Napoli il 1612, ed è figlio di Pietro Antonio, che per professione è forgiatore di spade. Da qui, con molta probabilità, gli è stato attribuito lo pseudonimo di “spadaro”. Per seguire la sua indole artistica diventa allievo di Aniello Falcone, nella cui bottega aveva per compagni d’apprendistato Carlo Coppola, Andrea de Lione, Paolo Porpora, Marzio Masturzo e Salvator Rosa. Fondamentale, altresì per la specializzazione nella pittura di paesaggio o scene cittadine affollate da figure cariche di tensione, realizzate con minuto descrittivismo, è l’interesse di Micco per i modelli di Jacques Callot. Poco più che ventenne inizia la sua attività in proprio, grazie alle commissioni di Antonio Piscicello, che gli richiede la realizzazione dell’eruzione del Vesuvio (1631), poi la rivolta di Masaniello (1647) e infine la peste a Napoli (1656): tre assoluti capolavori, dove Gargiulo, con estrema freddezza riporta realisticamente tre momenti drammatici del popolo napoletano, dipinti che sanno ancora impressionare per la loro lucida crudezza. Dalla fine degli anni 30, l’artista opera per i certosini realizzando gli affreschi nella Certosa di San Martino. Sempre il De Dominici sottolinea l'importanza della collaborazione con Viviano Codazzi da Bergamo, secondo lui iniziata a partire dal 1647, sotto il patrocinio di Gaspar Roomer. I due sperimentano dei lavori a quattro mani con l'inserimento delle vivaci scene del Gargiulo nelle scene monumentali e di rovine del pittore bergamasco. Di seguito, frequentando la bottega di Aniello Mele, rivenditore di quadri, conosce l'ormai anziano Vaccaro e suo figlio Nicola, Giovan Battista Ruoppolo e Luca Giordano: quest’ultimo contribuisce ad una sua nuova fase pittorica ne subisce l’influenza pittorica. L’influenza del Giordano la si può vedere, per esempio nell’ “Adorazione dei pastori”, ove il freddo realismo è sostituito dalla ricercatezza plastica delle figure e esuberante teatralità. L’opera in esame, torva significative aderenze con quanto lo Spadaro ha prodotto. Oltre ai te dipinti sopraccitati, il confronto può essere arricchito dal paragone con il Martirio di Sant’Agata e Martirio di Sant’Orsola, già Colnaghi, pubblicati da Nicola Spinosa a pag. 296 e 297 di “Civiltà del Seicento a Napoli”
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Lotto 120 Francesco Montemezzano (Verona 1555 - Venezia 1602) attribuito - attributed
Ritratto di nobildonna
Olio su tela
Portrait of a noblewoman
Oil on canvas
113 x 93 cm
Formato nella bottega di Paolo Veronese, nel 1570, con Benedetto Caliari, decora il Vescovado trevigiano e nel 1575 operò nella Chiesa di San Francesco della Vigna, a Venezia, realizzando due tele. Maestro molto impegnato nei territori della Serenissima e influenzato da l maestro, nel 1581 realizza Il Battesimo di Cristo a Lendinara; mentre 1590 l'opera raffigurante il Martirio dei santi Fermo e Rustico, destinato all'omonima chiesa di Lonigo, nei pressi di Vicenza. Importante è la sua attività di ritrattista come dimostrano i due ritratti del Museo Civico di Padova, il ritratto femminile del Metropolitan Museum di New York, del Rijksmuseum di Amsterdam, di Palazzo Pitti a Firenze, nel Staatliche Kunstsammlungen di Dresda e Herzog Anton Ulricht Museum di Braunschweig. Egli anche nei ritratti segue le orme di Paolo Caliari, non senza punte di assoluta personalità. Il nostro tema di confronto ce lo offre puntuale il ritratto di gentildonna con figlioletto degli Eremitani di Padova. La nostra effigiata e quella del Museo hanno il medesimo collo di pizzo, gli stessi bracciali al polso, anche i risvolti delle maniche seppur di diverse dimensioni sono molto simili. Come l’opera del museo patavino anche la presente va datata intorno alla metà degli anni ’80 del Cinquecento