Asta N. 450 - Arte Moderna e Contemporanea

Asta N. 450 - Arte Moderna e Contemporanea

mercoledì 4 dicembre 2019 ore 16:00 (UTC +01:00)
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  • Sironi Mario - Composizione, 1950-1952 ca
    Lotto 49

    Mario Sironi (1885-1961) Composizione, 1950-1952 ca; olio su tavola, cm 45x52
    firma apocrifa SIRONI in basso a destra
    Opera archiviata presso l’Associazione per il Patrocinio e la Promozione della figura e dell’Opera di Mario Sironi, con il n. 201/19 RA
    Autentica su fotografia a cura di Francesco Meloni in data 17 marzo 2006; Provenienza:
    Galleria La Nuova Città, Brescia
    Collezione privata, Milano

  • Sironi Mario - Composizione, databile alla prima metà degli anni Cinquanta
    Lotto 50

    Mario Sironi (1885-1961) Composizione, databile alla prima metà degli anni Cinquanta; tempera diluita, matita grassa e matita su carta, cm 28,7x42,8
    firma autografa “SIRONI” in basso a destra
    Opera archiviata dall’Associazione per il Patrocinio e la Promozione della Figura e dell’Opera di Mario Sironi, Milano, con il numero 285/19 RA; l’opera presenta leggera ondulazione della carta, buono stato di conservazione

  • Bonichi detto Scipione Gino - Senza titolo
    Lotto 51

    Gino Bonichi detto Scipione (1904-1933) Senza titolo; inchiostro su carta, cm 21,5x32,5; Provenienza:
    Collezione Bonichi, Roma
    Galleria Annunciata, Milano
    Collezione privata, Verona

  • Marini Marino - La Monaca, 1929
    Lotto 52

    Marino Marini (1901-1980) La Monaca, 1929; gesso, cm 25,5x25x28
    Opera registrata presso la Fondazione Marino Marini, Pistoia, con il n. 251, in data 18 ottobre 2010;

  • Grosz George - Senza titolo
    Lotto 53

    George Grosz (1893-1959) Senza titolo; olio su tela, cm 81x61
    ; L’autenticità dell’opera è stata confermata per iscritto dal Professor Ralph Jentsch. L’opera è indicata dal numero di catalogo del lascito dell'artista 1-A11-6. Il dipinto in oggetto verrà inserito nel catalogo delle opere su tela di George Grosz. Su richiesta si può ricevere a pagamento un certificato fotografico.


  • Guidi Virgilio - Ponte dell’Accademia, 1945
    Lotto 54

    Virgilio Guidi ( 1892-1984) Ponte dell’Accademia, 1945; olio su tela, cm 40x50
    firmato e datato al retro; Bibliografia:
    F. Bizzotto, D. Marangon, T. Toniato, Virgilio Guidi. Catalogo Generale dei dipinti, Electa, Milano, 1998, Vol.I, p. 326, n. 7

  • Guidi Virgilio - Figura, 1940
    Lotto 55

    Virgilio Guidi ( 1892-1984) Figura, 1940; olio su tela, cm 50x40
    firmato in basso a destra
    firmato e datato al retro; Bibliografia:
    F. Bizzotto, D. Marangon, T. Toniato, Virgilio Guidi. Catalogo Generale dei dipinti, Electa, Milano, 1998, Vol.I, p. 277, n. 31

  • Mafai Mario - Senza titolo, 1957 ca
    Lotto 56

    Mario Mafai (1902-1965) Senza titolo, 1957 ca; olio su tavoletta, cm 27,4x35,5
    firmato in basso a destra
    Opera registrata presso il Centro Studi Mafai Raphaël, Roma, con il n. M195707P19, in data 10 ottobre 2019;

  • Mafai Mario - Villa Borghese da via Margutta, 1940 ca
    Lotto 57

    Mario Mafai (1902-1965) Villa Borghese da via Margutta, 1940 ca; olio su tela, cm 35x28
    firmato al retro
    Etichetta al retro della Galleria d’Arte L’Approdo, Roma
    Opera registrata presso il Centro Studi Mafai Raphaël, Roma, con il n. M194008P19, in data 10 ottobre 2019;

  • Funi Achille - Apollo uccide le figlie di Niobe, 1946-1950
    Lotto 58

    Achille Funi (1890-1972) Apollo uccide le figlie di Niobe, 1946-1950; tempera all’uovo e tecnica mista su cartoncino intelato, cm 210x415
    firmato e datato “1950” in basso a destra; Bibliografia:
    N. Colombo, Achille Funi. Catalogo ragionato dei cartoni, Leonardo Arte, Milano 1996, n. I.160, p. 155
    N. Colombo, Gli affreschi di Achille Funi nel nostro teatro, in Teatro Manzoni. La nuova stagione teatrale 2002-2003, Milano 2002, p.s.n. (riproduzione a colori dell’affresco)

    Achille Funi ha rappresentato l’espressione più classicista nel consesso dell’originario gruppo del “Novecento” milanese, nato ufficialmente attorno a Margherita Sarfatti nel 1923 e confluito dal 1925 nel più esteso Novecento Italiano.
    L’amore per la cultura classica, coltivato dall’artista ferrarese fin dall’adolescenza, si formava sugli autori greci, sulla commedia e sulla tragedia antica, accentuando la propensione verso la rappresentazione dei miti, di cui Funi può essere ritenuto, insieme con Giorgio de Chirico, il più fedele cantore in ambito novecentesco italiano.
    Apollo uccide le figlie di Niobe costituisce il cartone preparatorio, condotto all’elaborazione avanzata e pressoché prossima all’esito compiuto, dell’omonimo affresco realizzato tra il 1946 e il 1950 nel foyer del Teatro Manzoni di Milano, megalografia appartenente al ciclo di pitture parietali commissionate al maestro dall’amico architetto Alziro Bergonzo (Bergamo 1906-Milano 1997), autore del progetto; tra il 1946 e il 1950 Funi lavorava dapprima ai cartoni preparatori e successivamente ai riquadri murali sul tema della mitologia, della tragedia e della commedia antica.
    L’opera qui in esame, verosimilmente firmata e datata dall’autore ad avvenuto compimento dell’intero ciclo, fu acquisita dall’architetto Bergonzo nel 1950, alla fine dei lavori di decorazione del teatro, per essere collocata con notevole impatto visivo nell’ampio soggiorno della sua dimora milanese, dove permaneva fino ad alcuni anni dopo la sua scomparsa, a seguito di cui veniva trasferita dagli eredi in altro contesto abitativo.
    La leggendaria tematica omerica affrontata da Funi si riferisce al noto mito di Apollo, che per vendetta nei confronti della prolifica Niobe, madre di quattordici figli, ne aveva ucciso le sette bellissime figlie femmine: Niobe aveva infatti peccato di superbia osando farsi vanto della propria fecondità a scapito di Leto, madre di soli due figli, Apollo e Artemide.
    La visione apollinea funiana e la perizia tecnica nell’affrontare le anatomie secondo i rigorosi canoni classici si ritrova nella statuaria bellezza del giovane Apollo, raffigurato sul lato destro frontalmente e con l’arco imbracciato, mentre a sinistra sette corpi femminili feriti e morenti si avviluppano in una tragica contorsione.
    La scena è inquadrata in un paesaggio minerale da cui è bandito ogni riferimento alla vegetazione: lo spazio centrale è occupato dalla pietra, fattore primario della “costruzione” e, sul lato sinistro, da un elemento classico della edificazione, identificato nel portale di un tempio.
    Funi reiterava nelle scelte iconografiche di questi anni il mito del recupero in pittura dei valori architettonici, venuto alla luce a ridosso del primo conflitto mondiale e culminato negli anni venti e trenta quale risposta alla necessità di rigenerazione del contesto sociale e del vissuto umano, usciti entrambi in frantumi dalle tragedie della guerra.
    L’opera in esame testimonia il perdurare nel periodo postbellico della forza visionaria di un maestro della pittura murale che con Mario Sironi fu il più qualificato protagonista di quella tensione epica di identificazione con i gloriosi modelli delle civiltà passate, maturata tra gli anni trenta e i quaranta.
    Nicoletta Colombo
    Achille Funi ha rappresentato l’espressione più classicista nel consesso dell’originario gruppo del “Novecento” milanese, nato ufficialmente attorno a Margherita Sarfatti nel 1923 e confluito dal 1925 nel più esteso Novecento Italiano.
    L’amore per la cultura classica, coltivato dall’artista ferrarese n dall’adolescenza, si formava sugli autori greci, sulla commedia e sulla tragedia antica, accentuando la propensione verso la rappresentazione dei miti, di cui Funi può essere ritenuto, insieme con Giorgio de Chirico, il più fedele cantore in ambito novecentesco italiano.
    Apollo uccide le glie di Niobe costituisce il cartone preparatorio, condotto all’elaborazione avanzata e pressoché prossima all’esito compiuto, dell’omonimo affresco realizzato tra il 1946 e il 1950 nel foyer del Teatro Manzoni di Milano, megalografia appartenente al ciclo di pitture parietali commissionate al maestro dall’amico architetto Alziro Bergonzo (Bergamo 1906 - Milano 1997), autore del progetto; tra il 1946 e il 1950 Funi lavorava dapprima ai cartoni preparatori e successivamente ai riquadri murali sul tema della mitologia, della tragedia e della commedia antica.
    L’opera qui in esame, verosimilmente firmata e datata dall’autore ad avvenuto compimento dell’intero ciclo, fu acquisita dall’architetto Bergonzo nel 1950, alla ne dei lavori di decorazione del teatro, per essere collocata con notevole impatto visivo nell’ampio soggiorno della sua dimora milanese, dove permaneva no ad alcuni anni dopo la sua scomparsa, a seguito di cui veniva trasferita dagli eredi in altro contesto abitativo.
    La leggendaria tematica omerica affrontata da Funi si riferisce al noto mito di Apollo, che per vendetta nei confronti della prolifica Niobe, madre di quattordici gli, ne aveva ucciso le sette bellissime glie femmine: Niobe aveva infatti peccato di superbia osando farsi vanto della propria fecondità a scapito di Leto, madre di soli due gli, Apollo e Artemide.
    La visione apollinea funiana e la perizia tecnica nell’affrontare le anatomie secondo i rigorosi canoni classici si ritrova nella statuaria bellezza del giovane Apollo, raffigurato sul lato destro frontalmente e con l’arco imbracciato, mentre a sinistra sette corpi femminili feriti e morenti si avviluppano in una tragica contorsione.
    La scena è inquadrata in un paesaggio minerale da cui è bandito ogni riferimento alla vegetazione: lo spazio centrale è occupato dalla pietra, fattore primario della “costruzione” e, sul lato sinistro, da un elemento classico della edificazione, identificato nel portale di un tempio.
    Funi reiterava nelle scelte iconografiche di questi anni il mito del recupero in pittura dei valori architettonici, venuto alla luce a ridosso del primo conflitto mondiale e culminato negli anni venti e trenta quale risposta alla necessità di rigenerazione del contesto sociale e del vissuto umano, usciti entrambi in frantumi dalle tragedie della guerra.
    L’opera in esame testimonia il perdurare nel periodo postbellico della forza visionaria di un maestro della pittura murale che con Mario Sironi fu il più qualificato protagonista di quella tensione epica di identificazione con i gloriosi modelli delle civiltà passate, maturata tra gli anni trenta e i quaranta.
    Nicoletta Colombo

  • Portinari Candido - Deserto del Neguev, 1956
    Lotto 59

    Candido Portinari (1903-1962) Deserto del Neguev, 1956; inchiostro su carta, cm 37x26,5
    firmato, intitolato e datato in basso a sinistra; Provenienza:
    Collezione privata, Milano

    Bibliografia:
    Eugenio Luraghi, Israel Disegni di Candido Portinari, 1959, p. 59, ILTE

    Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
    Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha de nito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
    Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
    Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
    E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
    Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
    Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
    In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.


    Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
    Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
    Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
    Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
    Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
    E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
    Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
    Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
    Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
    Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra.

  • Portinari Candido - Senza titolo (Figura di uomo)
    Lotto 60

    Candido Portinari (1903-1962) Senza titolo (Figura di uomo); pastelli colorati su carta, cm 31x21,5
    firmato, dedicato “para Marina” e datato in basso a destra; Provenienza:
    Collezione privata, Milano

    Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
    Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha definito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
    Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
    Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
    E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
    Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
    Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
    In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.


    Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
    Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
    Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
    Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
    Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
    E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
    Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
    Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
    Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
    Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra.

  • Portinari Candido - Figura femminile, 1948
    Lotto 61

    Candido Portinari (1903-1962) Figura femminile, 1948; pastelli colorati su carta, cm 31,5x24
    firmato, dedicato “para Eugenio...” e datato in basso a destra; Provenienza:
    Collezione privata, Milano

    Bibliografia:
    Eugenio Luraghi, Disegni di Portinari, 1955, p. 133, ILTE

    Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
    Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha definito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
    Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
    Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
    E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
    Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
    Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
    In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.


    Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
    Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
    Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
    Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
    Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
    E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
    Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
    Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
    Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
    Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra.

  • Portinari Candido - Senza titolo (Figura femminile con bambino), 1948
    Lotto 62

    Candido Portinari (1903-1962) Senza titolo (Figura femminile con bambino), 1948; tecnica mista su carta, cm 27x17
    firmato in basso a destra, datato in basso a sinistra; Provenienza:
    Collezione privata, Milano

    Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
    Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha de finito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
    Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
    Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
    E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
    Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
    Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
    In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.


    Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
    Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
    Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
    Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
    Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
    E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
    Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
    Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
    Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
    Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra.

  • Portinari Candido - La raccolta delle banane
    Lotto 63

    Candido Portinari (1903-1962) La raccolta delle banane; tecnica mista su carta, cm 33x40
    firmato in basso a destra; Provenienza:
    Collezione privata, Milano

    Esposizioni:
    Candido Portinari, Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi, Comune di Milano, 1963

    Bibliografia: Candido Portinari, Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi, Comune di Milano, 1963, tav. 43

    Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso. Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha definito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile. Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume. Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York. E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro. Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960. Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”. In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra. Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso. Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor. Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil. Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas. Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque. E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele. Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro. Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960. Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”. Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra.

  • Portinari Candido - Cangaceiros, 1950
    Lotto 64

    Candido Portinari (1903-1962) Cangaceiros, 1950; inchiostro su carta, cm 37x35
    firmato, intitolato e datato in basso a destra
    dedicato in basso “para Eugenio...”; Provenienza:
    Collezione privata, Milano

    Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
    Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha de nito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
    Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
    Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
    E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
    Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
    Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di in uenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
    In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.


    Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
    Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
    Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
    Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
    Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
    E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
    Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
    Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
    Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
    Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra.

  • Portinari Candido - Spaventapasseri
    Lotto 65

    Candido Portinari (1903-1962) Spaventapasseri; tecnica mista su carta, cm 23x16; Provenienza:
    Collezione privata, Milano


    Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
    Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha de nito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
    Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
    Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
    E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
    Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
    Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di in uenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
    In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.


    Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
    Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
    Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
    Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
    Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
    E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
    Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
    Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
    Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
    Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra.

  • Portinari Candido - Monte das Oliveiras Jerusalem, 1956
    Lotto 66

    Candido Portinari (1903-1962) Monte das Oliveiras Jerusalem, 1956; pastelli e matite a colori su carta, cm 18x26
    firmato, intitolato e datato in basso a destra, dedicato “a querio Eugenio...” in alto a destra; Provenienza:
    Collezione privata, Milano

    Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
    Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha definito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
    Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
    Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
    E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
    Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
    Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
    In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.


    Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
    Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
    Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
    Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
    Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
    E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
    Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
    Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
    Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
    Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra.

  • Portinari Candido - Senza titolo
    Lotto 67

    Candido Portinari (1903-1962) Senza titolo; acquerello su carta, cm 13x25; Provenienza:
    Collezione privata, Milano

    Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
    Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha definito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
    Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
    Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
    E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
    Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
    Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
    In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.


    Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
    Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
    Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
    Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
    Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
    E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
    Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
    Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
    Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
    Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra.

  • Portinari Candido - Senza titolo, 1959
    Lotto 68

    Candido Portinari (1903-1962) Senza titolo, 1959; matite e pastelli colorati su carta, cm 16x11
    firmato e datato in basso a destra; Provenienza:
    Collezione privata, Milano

    Bibliografia:
    “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960

    Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
    Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha definito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
    Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
    Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
    E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
    Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
    Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
    In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.


    Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
    Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
    Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
    Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
    Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
    E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
    Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
    Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
    Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
    Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra.

  • Balla Giacomo - Spazio + velocità, 1913 ca
    Lotto 69

    Giacomo Balla (1871-1958) Spazio + velocità, 1913 ca; vernice su lamina d’oro (applicata su cartoncino), cm 9x14,5 [cartoncino cm 10,5 x 19,5]
    firmato in basso a sinistra
    Nel retro, di mano di Luce ed Elica Balla, la dedica: Al sig. Bellolli \ che tanto ammira e \ comprende l’arte di \ nostro padre Luce Balla \ Elica; Provenienza:
    Collezione privata

    L’opera presenta l’iconografia della matita realizzata su carta da Giacomo Balla nel 1913 e intitolata in basso a destra: SPAZIO + VELOCITA’ (catalogata da Luce Balla al n. 407: pubblicata nel 1962, Archivi del Futurismo n.103, e nel 1982 da G. Lista al n.299). Questa – di misure più piccole 9x14.5– viene realizzata da Balla sempre nel 1913 ma su lamina d’oro: contemporaneamente, con la medesima tecnica, Balla dipinge il motivo catalogato da Luce Balla al n. 210 dal titolo Forma Rumore (esposta a Milano nel 2008 n. II.39 e pubblicato nel 1982 da G. Lista al n. 343). Lo Spazio + velocità su lamina d’oro viene regalato dalle Signorine Luce ed Elica Balla al sig. Bellolli che tanto ammira e comprende l’arte di nostro padre, come si legge nel retro del cartoncino.
    Roma 12 novembre 2019 Elena Gigli

  • Severini Gino - Nascita dell’Italsider, 1960
    Lotto 70

    Gino Severini (1883-1966) Nascita dell’Italsider, 1960; tecnica mista su carta, cm 30x23
    firmato in basso a destra; Si tratta del bozzetto preparatorio per la copertina del primo numero della rivista Italsider.

    “Il direttore artistico Eugenio Carmi ha fatto lavorare diversi scultori in quegli anni alla Italsider, tra i quali mio cognato Nino Franchina, che ha realizzato diverse grandi sculture eseguite presso la Fabbrica a Conigliano.”
    Romana Severini Brunori


    Bibliografia:
    Catalogo della grafica Gino Severini, Ed. Prandi - Reggio Emilia, 1982, p. 202, ripr. in b/n

  • Fiume Salvatore - Le bagnanti
    Lotto 71

    Salvatore Fiume (1915-1997) Le bagnanti; olio su masonite, cm 36x54
    Autentica su fotografia dell'artista;

  • Rossi Attilio - Dodecaedro giallo
    Lotto 72

    Attilio Rossi (1909-1994) Dodecaedro giallo; olio su tela, cm 52x64
    firmato e datato in basso a sinistra
    Etichetta al retro della XXIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, 1948
    Etichetta al retro della Società di Belle Arti di Verona, 49° Esposizione Nazionale d’Arte
    Opera registrata presso l’Archivio Storico Attilio Rossi; Provenienza:
    Collezione privata, Milano

    Esposizione:
    XXIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, 1948
    Società di Belle Arti di Verona, 49° Esposizione Nazionale d’Arte

    Bibliografia:
    Attilio Rossi le opere 1933-1944 a cura di Luciano Caramel, Giunti, 1996, p. 38

Lotti dal 49 al 72 di 181
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Asta N. 450 - Arte Moderna e Contemporanea

Sessioni

  • 4 dicembre 2019 ore 16:00 Sessione Unica (1 - 181)

Esposizione

MILANO

via San Marco 22


Sabato 30 Novembre ore 10-19

Domenica 1 Dicembre ore 10-19

Lunedì 2 Dicembre ore 10-19

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