Lotto 16 | Giovanni Battista Langetti Genova 1635 – Venezia 1676 IL MARTIRIO DI SAN...

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Asta N. 81 - Dipinti Antiche e del XIX Secolo Sessione Unica - dal lotto 1 al lotto 77
mercoledì 30 novembre 2016 ore 18:30 (UTC +01:00)

Giovanni Battista Langetti Genova 1635 – Venezia 1676 IL MARTIRIO DI SAN...

Giovanni Battista Langetti Genova 1635 – Venezia 1676 IL MARTIRIO DI SAN SEBASTIANO olio su tela, cm 166 x 119. Bibliografia: G.B. De Siati, Contributo agli studi sulla mostra genovese del 1949 alla giovinezza milanese di Alessandro Magnasco (1667 – 1749), in Primo Catalogo delle raccolte private di “Ipotesi” 1978-1979, edizione di Ipotesi, Rapallo 1978, n. 1, p. II, pp. II-III, ill. (come A. Magnasco) Il dipinto, reso noto come opera di Alessandro Magnasco su suggerimento di Mario Bonzi (comunicazione scritta al proprietario, ante 1978), in anni in cui la conoscenza del pittore ligure ma veneziano d’adozione Giovanni Battista Langetti non era ancora stata messa correttamente a fuoco, va oggi senza alcuna esitazione riferito a quest’ultimo. Sul pittore ha dedicato una vita di ricerche Marina Stefani Mantovanelli, a cui si deve infine la monografia del 2011 con un corposo catalogo ragionato (Giovanni Battista Langetti. Il Principe dei Tenebrosi, Ed. Soncino, Soncino 2011). Sfuggito all’attenzione degli studiosi, dopo la prima pubblicazione, quest’opera non compare nella monografia, ma presenta caratteri di stile che ne evidenziano la assoluta coerenza con l’opera tutta del Langetti, e in particolare è accostabile ad alcune tele che, come questa, non si riducono alla sola figura, ma presentano composizioni più affollate. Al di là della nascita e di una precoce probabile formazione nella sua città natale, verosimilmente presso Giovanni Battista Carlone, il Langetti è già a Roma presso Pietro da Cortona alla metà del secolo, proprio intorno al 1650, quando aveva poco circa 15 anni. Già orfano di entrambi i genitori, il suo legame con la famiglia Carlone a Genova non era poi tale da impedirgli di scegliere una diversa città per la sua futura carriera. Dopo un viaggio a Napoli, approderà dunque a Venezia già nella seconda metà degli anni Cinquanta, per rimanervi tutta la vita, diventando presto uno dei più importanti esponenti della corrente dei “Tenebrosi”. Ogni sua opera palesa tutte le componenti della sua formazione composte in una maniera che risulta singolare e ben riconoscibile. Le vediamo anche in questo riuscitissimo Martirio di san Sebastiano: il gusto per un colore fatto da pennellate materiche, seducenti nella loro corposità, e la predilezione per il rosso acceso come rialzo cromatico nel buio della scena, tutto già suggerito nella giovinezza da Giovanni Battista Carlone, grande colorista della scuola pittorica genovese dopo Rubens; la complessa composizione impostata sui principi della bipartizione dei piani, dell’uso delle diagonali incrociate su cui imperniare la scena, del dinamismo e dell’asimmetrica, secondo i canoni del più puro barocco imparato a Roma presso Pietro da Cortona; il verismo esplicito nella definizione dei nudi, qui nella figura del protagonista che è debitrice della lezione appresa dal viaggio a Napoli dove osserva attentamente a fa proprie il realismo crudo di Ribera; il “tenebrismo” generale per il registro luministico che gioca su pochi bagliori in un assetto sostanzialmente buio, senza però l’accentuazione “filosofica” che prediligerà in seguito con la scelta di soggetti con figure singole ed eroiche, come Catone, Tantalo, Sansone, Giona, Marsia ecc.. Tra queste anche San Sebastiano, privo delle figure dei comprimari che vediamo qui, in opere verosimilmente successive a questa, che va assegnata piuttosto alla prima maturità. Eseguita probabilmente all’inizio del settimo decennio, essa assomma tutte la componenti della formazione lasciando vivo il gusto per la narrazione e prelude a quell’intensità che verrà esasperata più tardi con opere più esplicitamente “tenebrose”. Anna Orlando