Lotto 54 | Mastro della prima metà del XVI secolo (o della prima metà del Seicento)...

Bertolami Fine Art - Piazza Lovatelli 1, 00186 Roma
Asta N. 20 - Arte Antica, Moderna e Contemporanea Prima Sessione - dal lotto 1 al lotto 80
giovedì 17 dicembre 2015 ore 16:30 (UTC +01:00)

Mastro della prima metà del XVI secolo (o della prima metà del Seicento)...

Mastro della prima metà del XVI secolo (o della prima metà del Seicento) Madonna in trono con i SS. Alberto di Chiaravalle e Caterina da Siena Olio su tela cm. 140 x 108 Il dipinto è opera di complessa attribuzione anche se i caratteri rimandano, a nostro avviso, a un maestro raffaellesco nell’orbita del Penni, che lavora però, fatto atipico per l’epoca, ad olio su tela anziché su tavola. La qualità del dipinto è alta, tale da far propendere per una personalità inedita, vicina forse ai modi di Jacopo Siculo, ma con morbidezze che rimandano anche con forza al versante correggesco, soprattutto nel volto della Vergine. La composizione è inedita, almeno non è stato in questa sede possibile rintracciare un prototipo dal quale questa sacra conversazione potrebbe derivare. La solidità delle figure è indubbiamente più romana, evidente soprattutto nel chiaroscuro scultoreo, cangiante e luminoso dei panneggi, mentre particolari come la protome leonina del trono della Vergine restituiscono un timbro più manierista, unitamente al brano di paesaggio nello sfondo, con uno scorcio marino e un arco naturale di rocce, forse un indizio a spostare più avanti la datazione, alla metà del XVI secolo. In questa sede riteniamo tuttavia doveroso riportare una prima ipotesi formulata sul dipinto da Maurizio Marini attraverso una perizia scritta del 1990; lo studioso non ritenne l’opera cinquecentesca ma pienamente seicentesca, assegnandone la paternità a Giovanni Mannozzi, detto Giovanni da San Giovanni (San Giovanni Valdarno, 1592 – Firenze, 1636). Mannozzi è stato un maestro attivo nel primo trentennio del Seicento, a cavallo quindi tra la fine della stagione manierista e l’inizio del Barocco, ma nella maggior parte della sua produzione mostra un linguaggio ancora figlio della stagione tardo-cinquecentesca, arrivando a poter essere considerato un’alternativa tra il classicismo e il naturalismo d’inizio seicento. Si tratta di una personalità di frontiera e di grande finezza, simile a casi come quello di Agostino Ciampelli, anche lui toscano ma di una generazione precedente. Proprio la grande originalità del linguaggio di Mannozzi ne ha fatto un maestro minore completamente soppiantato dal caravaggismo e dal carraccismo imperanti nella prima fase del Barocco. In effetti alcuni confronti tra la nostra pala e i dipinti di Mannozzi sembrano trovare dei punti di contatto, seppure non dirimenti, tenendo anche conto del fatto che il maestro toscano dipinse quasi solo affreschi e raramente olii su tela. Si vedano gli Angeli in volo che intrecciano ghirlande, in casa Buonarroti a Firenze, le figure femminili allegoriche nel palazzo dell’Antella a Firenze, il Matrimonio Mistico di Santa Caterina presso palazzo Pallavicini Rospigiosi a Pistoia o il volto della figura allegorica principale nella scena con la Quiete che pacifica i venti nella villa La Quiete a Quarto, presso Firenze. Interessante, al proposito, un disegno preparatorio per una scena con Matrimonio mistico di Santa Caterina del Gabinetto Disegni degli Uffizi (inv. 2067 S) dove si ripropone, seppure in controparte, il movimento della Vergine seduta col Bambino in grembo e una santa inginocchiata a destra (cfr. I. Della Moniva, Giovanni da San Giovanni. Disegni. Bologna 1994, pp. 80-81) Riteniamo tuttavia, in questa sede, di propendere per una collocazione cinquecentesca del dipinto, proponendola come opera di alta qualità e di difficile collocazione, stilistica e cronologica.