Asta 261 - Dipinti Sessione unica
martedì 10 giugno 2025 ore 16:00 (UTC +01:00)
VINCENZO MARINELLI<BR>San Martino d'Agri 1819-Napoli 1892<BR>"Ferrante Carafa e Masaniello" ("Ferrante Carafa porta trionfalmente per la città di Napoli in groppa Masaniello tratto di prigione") ante 1869
VINCENZO MARINELLI
San Martino d'Agri 1819-Napoli 1892
"Ferrante Carafa e Masaniello" ("Ferrante Carafa porta trionfalmente per la città di Napoli in groppa Masaniello tratto di prigione") ante 1869
62x44 olio su tela
Autentica della Dott.ssa Luisa Martorelli in fotocopia rilasciata a Napoli nell'aprile del 2009
Trattasi del bozzetto per il grande dipinto, di analogo soggetto, del Marinelli conservato alla GAM di Torino, acquistato da Umberto di Savoia nel 1873 all'Esposizione Universale di Vienna.
Il dipinto raffigura la rivolta antispagnola contro il provvedimento dell'Inquisizione istituito da don Pedro di Toledo l'11 maggio 1547, insurrezione popolare che precorse di cento anni la più celebre rivolta napoletana del 1647, le cui conseguenze politiche e sociali ebbero eco in tutta Europa.
Il quadro, conservato alla GAM, conseguì notevole consenso di critica e di pubblico dopo la presentazione alla mostra Promotrice di Napoli nel 1869 e quando, presentato all'Esposizione Nazionale di Parma del 1870, ottenne la medaglia d'oro. L'opera fu presente anche all'esposizione Universale di Vienna del 1873, dopo l'acquisto di Umberto di Savoia, principe di Piemonte, che la donò alle collezioni civiche di Torino. Rispetto al dipinto finito, costruito in dimensioni "al vero", per restituire il valore del trionfo della memoria storica, in un quadro di personaggi presentati a grandezza naturale, il bozzetto rivela tratti di originalità e ingenua freschezza, che testimoniano l'idea originaria impressa dall'artista.
Il luogo è quello reale e popolare della piazza San Gaetano da Thiene, all'incrocio tra la chiesa di San Lorenzo, di cui si scorge solo il campanile, che tuttavia l'artista decide di trasferire nella posizione prospettica di osservazione della Basilica di San Paolo Maggiore. Della chiesa monumentale s'intravede parte del pronao, riadattato su un tempio antico, che presenta, come si vede nel dipinto, le grandi colonne ad alto fusto, vestigia della memoria classica della Neapolis greco-romana.
La città raffigurata nel bozzetto è assolutamente fedele al reale, le abitazioni in asse alla chiesa di San Paolo rispecchiano la fedeltà dell'edilizia popolare, ancora oggi immutata sulla strada del decumano maggiore. Diversamente, nel quadro finito c'è una ricerca d'invenzione di uno stile rinascimentale italiano che abbellisce e modifica le abitazioni di quel luogo, forse nel tentativo di armonizzare alla storia del Seicento i caratteri urbanistici di quell'angolo di città. A confronto dell'opera di maggiori dimensioni, il bozzetto rimarca una freschezza di tratto e di libera invenzione, soprattutto nelle figure del popolo ritratte in primo piano.
Mentre il quadro grande sembra evocare citazioni colte dalla pittura di matrice caravaggesca del Seicento napoletano (la figura a terra dell'accattone seminudo), nel piccolo bozzetto c'è un'osservazione più vera della natura e dei gesti del popolo napoletano. Un esempio è suggerito dalla presenza dei piccoli scugnizzi a piedi scalzi che guardano con una certa ammirazione, di spalle all'osservatore, il loro eroe Masaniello, nelle sembianze di un adolescente, in groppa al cavallo bianco di don Ferrante Carafa, che lo ha liberato dalle prigioni di Castel Capuano.
Lo studio dei personaggi in costume è desunto da modelli studiati in posa come si riscontra negli atelier dei pittori del tempo (Celentano e Morelli) che facevano uso, da qualche decennio, anche della fotografia per migliorare i dettagli dei costumi e dell'abbigliamento.
Si riscontrano affinità stilistiche comuni tra il nostro bozzetto e il bozzetto del Marinelli, L'insurrezione napoletana del 1547, di proprietà del Comune di Napoli, che rievoca un altro momento glorioso delle rivolte della storia di Napoli scaturite dalla reazione popolare nei confronti dell'oppressione politica dell'Inquisizione spagnola.
