Pre-Asta Asta 63 - Dipinti di selezionati del XIX e XX
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Lotto 25 Domenico De Bernardi
Besozzo (VA) 1892 - 1963
"Campagna 1946"
Olio su tavola cm 16,5x22 firmato in basso a sx D.Bernardi
- Domenico De Bernardi nacque a Besozzo (in provincia di Varese) il 21 febbraio 1892. Inizialmente si iscrisse alla facoltà di ingegneria presso l’Università di Pavia, su richiesta del padre, ma dopo qualche tempo abbandonò gli studi per seguire la sua vera inclinazione: la pittura. Pur senza una formazione accademica formale, De Bernardi ricevette consigli e stimoli da artisti come Lodovico Cavaleri che, insieme ad altri, lo incoraggiarono a percorrere la strada dell’arte.Dopo questo passaggio decisivo, De Bernardi iniziò a dedicarsi con passione alla pittura, prediligendo il paesaggio e il “genere paese”: per lui le campagne, i borghi, i paesaggi lacustri e rurali del Varesotto e dintorni divennero soggetti ricorrenti. Nonostante la sua base rimanesse Besozzo, viaggiò spesso, anche lungo la riviera ligure, in cerca di stimoli e spunti nuovi.Tra le sue prime affermazioni importanti c’è la partecipazione, nel 1920, alla Biennale di Venezia, con il dipinto intitolato «Nebbie». Da allora la sua carriera prese una piega espositiva regolare: prese parte a numerose edizioni delle Biennali di Venezia, alla Quadriennale di Roma e a molte rassegne nazionali. Nel corso degli anni Trenta, con alcuni lavori, affinò la sua tavolozza, rendendola più luminosa e ricca di vibrazioni, segno evidente dell’influenza del viaggio che fece in Libia: quello fu un momento di svolta per il suo linguaggio cromatico.De Bernardi non si limitò al paesaggio: si confrontò anche con nature morte, scene di paese e scorci urbani. Tra le sue opere più conosciute c’è «Mattino», un paesaggio sereno che rappresenta un borgo immerso in una luce chiara e nitida, esempio della sua capacità di cogliere l’atmosfera del luogo con delicatezza.Dopo la Seconda guerra mondiale si ritirò a vita privata a Besozzo, continuando a dipingere ma limitando le sue partecipazioni pubbliche. Pur vivendo in tempi di profondi cambiamenti nell’arte, mantenne una coerenza stilistica e non si lasciò attrarre da mode di avanguardia, concentrandosi piuttosto sulla sincerità della propria visione.Morì a Besozzo il 13 luglio 1963. -
Lotto 26 Emilio Parma
Monza 1874 - 1950
"Besana Brianza 1940"
Olio su tavola cm 27,5x40,5 firmato in basso a dx E.Parma
- Emilio Parma nacque a Monza il 30 giugno 1874 e fin da giovane mostrò una spiccata attitudine per la pittura. Si formò presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove studiò presso la scuola di illustri artisti dell’epoca perfezionando tecnica e sensibilità cromatica.Il suo percorso artistico si sviluppò soprattutto nei campi del ritratto e del paesaggio. Ammirato per la capacità di cogliere la luce e le atmosfere con armonia, realizzò numerosi ritratti per la borghesia e l’alta società monzese e lombarda, molti dei quali confluirono nella raccolta nota come Quadreria dei Benefattori, presso l’ospedale San Gerardo di Monza.Parma non trascurò però il paesaggio: amava raffigurare scorci naturali, ville, angoli di tranquillità, fino a scene montane e vedute lacustri. In molte sue tele emerge una sensibilità attenta all’equilibrio visivo, alla resa dei riflessi, alla modulazione del colore e della luce, che conferiscono alle opere una qualità contemplativa e pacata.Accanto all’attività di artista fu anche educatore: per decenni diresse la scuola di disegno nella sua città natale e insegnò arte decorativa e disegno negli istituti locali. Questo impegno lo consacrò come figura di riferimento nella provincia, capace di trasmettere competenze e passione a generazioni di studenti.La sua carriera attraversò la prima metà del Novecento, un periodo di profondi cambiamenti sociali e culturali, ma lui rimase fedele a un linguaggio figurativo classico, misurato e rispettoso della tradizione. Morì a Monza il 14 novembre 1950Emilio Parma nacque a Monza il 30 giugno 1874 e fin da giovane mostrò una spiccata attitudine per la pittura. Si formò presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove studiò presso la scuola di illustri artisti dell’epoca perfezionando tecnica e sensibilità cromatica.Il suo percorso artistico si sviluppò soprattutto nei campi del ritratto e del paesaggio. Ammirato per la capacità di cogliere la luce e le atmosfere con armonia, realizzò numerosi ritratti per la borghesia e l’alta società monzese e lombarda, molti dei quali confluirono nella raccolta nota come Quadreria dei Benefattori, presso l’ospedale San Gerardo di Monza.Parma non trascurò però il paesaggio: amava raffigurare scorci naturali, ville, angoli di tranquillità, fino a scene montane e vedute lacustri. In molte sue tele emerge una sensibilità attenta all’equilibrio visivo, alla resa dei riflessi, alla modulazione del colore e della luce, che conferiscono alle opere una qualità contemplativa e pacata.Accanto all’attività di artista fu anche educatore: per decenni diresse la scuola di disegno nella sua città natale e insegnò arte decorativa e disegno negli istituti locali. Questo impegno lo consacrò come figura di riferimento nella provincia, capace di trasmettere competenze e passione a generazioni di studenti.La sua carriera attraversò la prima metà del Novecento, un periodo di profondi cambiamenti sociali e culturali, ma lui rimase fedele a un linguaggio figurativo classico, misurato e rispettoso della tradizione. Morì a Monza il 14 novembre 1950. -
Lotto 27 Ambrogio Alciati
Vercelli 1878 - Milano 1929
"Il Risposo"
Olio su tavola cm 32x23,5 firmato in basso a sx A.Alciati
- Antonio Ambrogio Alciati nacque a Vercelli il 5 settembre 1878. In giovane età frequentò l’Istituto di Belle Arti della sua città e in seguito, grazie a una borsa di studio, si trasferì a Milano per proseguire gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera. Qui seguì i corsi di maestri come Vespasiano Bignami e Cesare Tallone, che ne influenzarono sensibilmente la formazione artistica e lo avviarono verso la ritrattistica.All’inizio della sua carriera, Alciati mostrò una predilezione per atmosfere romantiche e sfumate, con tinte delicate e una resa morbida delle figure. Con il tempo, il suo stile si evolse verso una pennellata più decisa e un cromatismo più vivo, pur mantenendo una grande sensibilità nella descrizione dei soggetti. La sua dote maggiore fu la capacità di cogliere non solo l’aspetto esteriore ma anche l’anima dei ritratti: donne e uomini borghesi, figure eleganti e ambienti raffinati divennero spesso protagonisti delle sue tele, richieste da una committenza milanese di alto livello.Alciati riuscì a imporsi come uno dei ritrattisti italiani più apprezzati dei primi decenni del Novecento. Partecipò regolarmente a importanti esposizioni, tra cui le Biennali di Venezia e le mostre milanesi, e nel 1920 ottenne la cattedra di disegno della figura all’Accademia di Brera, succedendo a Tallone. In questa veste, contribuì alla formazione di una nuova generazione di artisti, trasmettendo competenza tecnica e attenzione psicologica al ritratto.Oltre ai ritratti realizzò anche affreschi in ville e chiese lombarde e alcune scene di genere. I suoi lavori, oggi conservati in collezioni pubbliche e private, testimoniano una capacità di fondere la tradizione figurativa con una sensibilità moderna e vibrante.Morì a Milano il 7 marzo 1929. -
Lotto 28 Giuseppe Costantini
Nola NA 1844 - San Paolo Belsito NA 1894
"La Sgranatura Delle Pannocchie"
Olio su tavola cm 32x15 firmato in basso a sx G.Costantini
- Giuseppe Costantini nacque a Nola, in provincia di Napoli, l’8 giugno 1844. Compì i suoi studi artistici all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dapprima come allievo di Giuseppe Mancinelli e poi sotto la guida di Vincenzo Petruccelli. Una volta completata la formazione si dedicò alla pittura di genere, scegliendo come soggetti privilegiati scene di vita quotidiana, interni domestici, figure popolari, spesso ambientate in contesti poveri o umili, con un realismo attento e pacato.A partire dal 1870 fece ritorno a Nola, dove diresse una scuola di disegno applicato alle arti fino al 1893. Questo incarico lo legò al territorio e gli permise di esercitare un’attività continuativa da artista e insegnante. Pur mantenendo la propria base nella provincia, non rinunciò a confrontarsi con il mercato dell’arte più ampio: partecipò con regolarità a mostre e Promotrici, esponendo opere caratterizzate da una sensibilità intimista e da un’attenzione sincera verso la quotidianità del popolo.Le sue tele ritraggono con delicatezza donne, bambini, anziani, famiglie, ambienti domestici o rurali, mobili e oggetti di vita comune, costruendo un ritratto empatico di una realtà spesso ignorata. I suoi dipinti mostrano maestria nel rendere la luce, nel rappresentare texture di stoffe e arredi, e nel fissare momenti di tranquillità, di lavoro, di gioco, di convivialità, tutto con un’adesione discreta e rispettosa al vero. Opere come La scuola del villaggio, Un concerto, Post prandium, La madre e A sessant’anni (tra le sue opere più note) testimoniano questo approccio, capace di unire osservazione sociale e qualità compositiva.Non cercò effetti drammatici né un realismo “impegnato” in senso polemico. Al contrario costruì un realismo accogliente, pacato, carico di umanità: la sua pittura conserva un tono gentile e partecipe, attento alla dignità di soggetti semplici, senza retorica, con un afflato quasi consolatorio verso quella che possiamo chiamare vita quotidiana.Giuseppe Costantini morì il 29 maggio 1894 a San Paolo Belsito, in provincia di Napoli. -
Lotto 29 Napoleone Grady
Santa Cristina (PV) 1860 - Brusimpiano (VA) 1949
"Giornata Di Caccia"
Olio su tela cm 50x75 firmato in basso a sx N.Grady
- Napoleone Luigi Grady nacque nel 1860 a Santa Cristina, in provincia di Pavia. Fin dalla giovinezza coltivò una forte inclinazione per l’arte, scegliendo di seguire la propria passione contro il volere della famiglia che lo destinava a una carriera medica. Entrò all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si formò sotto la guida di insegnanti come Giuseppe Bertini e Raffaele Casnedi. Subito dopo il suo debutto ufficiale nel 1881, iniziò a esporre regolarmente, proponendo quadri di genere, ritratti femminili e studi di figura che dimostravano un grande talento nel cogliere espressività e delicatezza, soprattutto nella resa della luce sull’incarnato.In questa prima fase mostrò una predilezione per soggetti eleganti, femminili e sentimentali. Molti dipinti ritraggono donne in pose riflessive o romantiche, ambientate in interni soffusi di luce o in scenari suggestivi, conformi ai gusti borghesi dell’epoca. La sua abilità nel disegno e la sensibilità estetica lo resero presto apprezzato come ritrattista e pittore di figure.Negli anni Novanta dell’Ottocento Grady mutò sensibilmente il proprio orizzonte artistico: abbandonò progressivamente la pittura di figura per dedicarsi al paesaggio. Questa scelta lo portò a viaggiare e a raffigurare ambienti molto diversi: marine e borghi sulla Riviera ligure, valli e montagne tra Lombardia e Piemonte, scorci lacustri e scene di vita rurale. Nei suoi paesaggi visse la luce come elemento centrale: cieli, acque, riflessi, atmosfera, tutti elementi che seppe trattare con sensibilità e delicatezza, mostrando una tavolozza misurata e una pennellata attenta agli effetti dell’ambiente.Negli anni successivi Grady continuò a partecipare a mostre sia in Italia sia all’estero, confermando la sua versatilità e la capacità di reinventarsi. In particolare, le sue marine e i suoi paesaggi costieri e alpini conquistarono un pubblico amante della natura, della quiete e della luce.Verso la fine della sua vita si trasferì a Brusimpiano, sul Lago di Lugano, dove trascorse gli ultimi anni immerso nella natura che tanto aveva amato rappresentare. Morì nel 1949Napoleone Luigi Grady nacque nel 1860 a Santa Cristina, in provincia di Pavia. Fin dalla giovinezza coltivò una forte inclinazione per l’arte, scegliendo di seguire la propria passione contro il volere della famiglia che lo destinava a una carriera medica. Entrò all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si formò sotto la guida di insegnanti come Giuseppe Bertini e Raffaele Casnedi. Subito dopo il suo debutto ufficiale nel 1881, iniziò a esporre regolarmente, proponendo quadri di genere, ritratti femminili e studi di figura che dimostravano un grande talento nel cogliere espressività e delicatezza, soprattutto nella resa della luce sull’incarnato.In questa prima fase mostrò una predilezione per soggetti eleganti, femminili e sentimentali. Molti dipinti ritraggono donne in pose riflessive o romantiche, ambientate in interni soffusi di luce o in scenari suggestivi, conformi ai gusti borghesi dell’epoca. La sua abilità nel disegno e la sensibilità estetica lo resero presto apprezzato come ritrattista e pittore di figure.Negli anni Novanta dell’Ottocento Grady mutò sensibilmente il proprio orizzonte artistico: abbandonò progressivamente la pittura di figura per dedicarsi al paesaggio. Questa scelta lo portò a viaggiare e a raffigurare ambienti molto diversi: marine e borghi sulla Riviera ligure, valli e montagne tra Lombardia e Piemonte, scorci lacustri e scene di vita rurale. Nei suoi paesaggi visse la luce come elemento centrale: cieli, acque, riflessi, atmosfera, tutti elementi che seppe trattare con sensibilità e delicatezza, mostrando una tavolozza misurata e una pennellata attenta agli effetti dell’ambiente.Negli anni successivi Grady continuò a partecipare a mostre sia in Italia sia all’estero, confermando la sua versatilità e la capacità di reinventarsi. In particolare, le sue marine e i suoi paesaggi costieri e alpini conquistarono un pubblico amante della natura, della quiete e della luce.Verso la fine della sua vita si trasferì a Brusimpiano, sul Lago di Lugano, dove trascorse gli ultimi anni immerso nella natura che tanto aveva amato rappresentare. Morì nel 1949. -
Lotto 30 Mario Disertori
Trento 1895 - 2013 Padova 1980
"Paesaggio 1927"
Olio su tavola cm 33,5x44,5 firmato in basso a sx M.Disertori
- Mario Disertori nacque a Trento nel 1895 e si avvicinò alla pittura giovanissimo, sostenuto dal riconoscimento del suo talento da parte di alcuni artisti dell’epoca. Nel 1912 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove sviluppò un linguaggio sensibile al colore e alla luce. L’anno seguente partecipò alla sua prima mostra insieme a un gruppo di giovani pittori che cercavano nuove strade espressive, e da quel momento iniziò un percorso di crescita costante.Dopo un periodo di studi a Firenze, città che contribuì a raffinare il suo senso della forma e dell’armonia, Disertori si trasferì a Padova nel 1922 per insegnare pittura presso la scuola d’arte locale. Divise per molti anni la sua attività tra Padova e Venezia, alternando l’insegnamento alla ricerca personale. Questa doppia appartenenza gli permise di fondere due approcci: la misura e la struttura della tradizione toscana con la luminosità e le atmosfere diafane della pittura veneta.La parte più significativa della sua produzione è legata al paesaggio. Disertori amava dipingere all’aria aperta e rappresentare colline, campagne, borghi silenziosi, rive di laghi e tratti della Riviera ligure. La sua attenzione si concentrava sulle variazioni della luce, sui cambiamenti delle stagioni, sui passaggi tonali che suggeriscono quiete e profondità. Nel tempo la sua tavolozza si fece più chiara e limpida, con colori luminosi e ben modulati che caratterizzano le opere della maturità.Accanto ai paesaggi realizzò nature morte, scorci rurali e qualche figura, mantenendo sempre una predilezione per l’equilibrio compositivo e per un uso del colore che trasmette sobrietà e serenità. Partecipò a numerose esposizioni, incluse diverse edizioni della Biennale di Venezia e varie rassegne regionali, consolidando il suo nome nel panorama artistico del Triveneto.Mario Disertori morì a Padova nel 1980. -
Lotto 31 Ernesto Giuliano Armani
Male' 1898 - Rovereto 1986
"Cavallo solitario"
Olio su tavola cm 34,5x44 firmato in basso a dx Armani
- Ernesto Giuliano Armani nacque a Malè nel 1898, in Val di Sole, e fin da ragazzo mostrò una naturale inclinazione per il disegno e l’acquerello. Crebbe in un ambiente familiare sensibile all’arte, poiché il nonno era conosciuto come autore di vedute locali e gli trasmise i primi insegnamenti. Dopo il trasferimento a Rovereto entrò nella Scuola Reale Elisabettina, dove cominciò a formarsi in modo più strutturato.Terminata la Prima guerra mondiale si spostò a Vienna per studiare all’Accademia di Belle Arti. Successivamente si laureò in Architettura a Milano, anche se ben presto comprese che la sua strada era la pittura. Nel 1923 si presentò al pubblico con una mostra personale a Berlino, sul Kurfürstendamm, ottenendo apprezzamenti che lo incoraggiarono a proseguire con rinnovata convinzione.Rientrato in Italia si stabilì a Milano e nel 1926 tenne una personale alla Bottega di Poesia. Il successo di questa mostra fu decisivo. Nei mesi successivi espose a Brescia una serie di acquerelli dedicati a scorci urbani, che incontrarono un entusiasmo tale da venire acquistati rapidamente. In questo periodo entrò in contatto anche con figure importanti del panorama culturale italiano e realizzò vedute richieste da personaggi di spicco.Negli anni seguenti viaggiò a lungo in Europa. Espose in Olanda, in città come Amsterdam, Rotterdam e L’Aia, e sviluppò una sensibilità pittorica che univa realismo e poesia. Le sue opere di quel periodo includono marine, paesaggi, cattedrali, vedute urbane e scorci europei osservati con sguardo attento e meditativo.Armani fu un artista versatile. Dipinse ritratti, paesaggi, architetture, realizzò disegni a china, bozzetti pubblicitari e lavorò anche come scenografo. I suoi acquerelli sono particolarmente apprezzati per la delicatezza del colore, per l’attenzione alla luce e per l’equilibrio tra precisione e atmosfera. Era un pittore che cercava armonia e misura, lontano dalle mode più rumorose del suo tempo.Negli anni Trenta compì un lungo viaggio in America del Sud, dove soggiornò in Argentina, Brasile e Uruguay, ampliando ulteriormente il suo repertorio. Tornato in Italia si stabilì in Liguria e continuò a lavorare con costanza, dedicandosi anche al ritratto e accogliendo nuove commissioni.Ernesto Giuliano Armani morì nel 1986 a Rovereto. -
Lotto 32 Ulvi Liegi
Livorno 1858 - 1939
"Porto di Livorno"
Olio su tavola cm 9x18 firmato in basso a sx Ulvi Liegi
- Ulvi Liegi nacque a Livorno nel 1858 con il nome di Luigi Moisè Levi, in una famiglia ebrea agiata. Dalla giovinezza manifestò una forte inclinazione per la pittura e iniziò a studiare con artisti locali. Nel 1880 si trasferì a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti e nel contempo si avvicinò al gruppo dei Macchiaioli grazie all’amicizia e all’influenza di artisti come Giovanni Fattori e Telemaco Signorini.Nei primi anni della sua attività adottò lo stile macchiaiolo e iniziò a dipingere “dal vero”, ossia all’aperto, rappresentando paesaggi, scorci di campagna, scene di vita quotidiana. Tra il 1886 e il 1889 compì viaggi a Parigi e Londra, dove entrò in contatto con le avanguardie europee, specialmente con l’Impressionismo; queste esperienze lo portarono a evolvere il proprio linguaggio pittorico, introducendo nel suo stile tocchi più liberi, maggiore attenzione al colore e alla luce, e una sensibilità più moderna.Dopo un lungo periodo trascorso soprattutto a Firenze, con frequenti soggiorni in Liguria, nel 1908 tornò stabilmente a Livorno. Qui visse fino alla morte, dedicandosi non solo alla pittura ma anche alla promozione dell’arte locale. Nel 1920 divenne presidente a vita del Gruppo Labronico, associazione che raccoglieva artisti legati alla tradizione livornese e che mirava a diffonderne l’eredità.La sua produzione è vasta, ma tra le opere più significative figurano vedute urbane e marine, paesaggi toscani, scene legate alla quotidianità di Livorno, interni e scorci di mare. Col passare degli anni il suo stile si fece più maturo e personale: la pennellata si alleggerì, i colori divennero più vivaci e l’atmosfera delle sue tele acquistò una qualità luminosa e vibrante, capace di trasmettere emozioni e sensazioni delicate legate alla luce del Mediterraneo e ai silenzi delle strade e dei porti.Negli ultimi anni della sua vita continuò a dipingere con costanza, pur vivendo in condizioni economiche difficili e con un riconoscimento che non sempre rifletteva il valore della sua arte. Morì a Livorno nel 1939Ulvi Liegi nacque a Livorno nel 1858 con il nome di Luigi Moisè Levi, in una famiglia ebrea agiata. Dalla giovinezza manifestò una forte inclinazione per la pittura e iniziò a studiare con artisti locali. Nel 1880 si trasferì a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti e nel contempo si avvicinò al gruppo dei Macchiaioli grazie all’amicizia e all’influenza di artisti come Giovanni Fattori e Telemaco Signorini.Nei primi anni della sua attività adottò lo stile macchiaiolo e iniziò a dipingere “dal vero”, ossia all’aperto, rappresentando paesaggi, scorci di campagna, scene di vita quotidiana. Tra il 1886 e il 1889 compì viaggi a Parigi e Londra, dove entrò in contatto con le avanguardie europee, specialmente con l’Impressionismo; queste esperienze lo portarono a evolvere il proprio linguaggio pittorico, introducendo nel suo stile tocchi più liberi, maggiore attenzione al colore e alla luce, e una sensibilità più moderna.Dopo un lungo periodo trascorso soprattutto a Firenze, con frequenti soggiorni in Liguria, nel 1908 tornò stabilmente a Livorno. Qui visse fino alla morte, dedicandosi non solo alla pittura ma anche alla promozione dell’arte locale. Nel 1920 divenne presidente a vita del Gruppo Labronico, associazione che raccoglieva artisti legati alla tradizione livornese e che mirava a diffonderne l’eredità.La sua produzione è vasta, ma tra le opere più significative figurano vedute urbane e marine, paesaggi toscani, scene legate alla quotidianità di Livorno, interni e scorci di mare. Col passare degli anni il suo stile si fece più maturo e personale: la pennellata si alleggerì, i colori divennero più vivaci e l’atmosfera delle sue tele acquistò una qualità luminosa e vibrante, capace di trasmettere emozioni e sensazioni delicate legate alla luce del Mediterraneo e ai silenzi delle strade e dei porti.Negli ultimi anni della sua vita continuò a dipingere con costanza, pur vivendo in condizioni economiche difficili e con un riconoscimento che non sempre rifletteva il valore della sua arte. Morì a Livorno nel 1939. -
Lotto 33 Gino Romiti
Livorno 1881 - 1967
"Scorcio a Livorno"
Olio su tavola cm 12x25 firmato in basso a sx Gino Romiti
- La vita di Gino Romiti, nato a Livorno nel 1881 e scomparso nel 1967, è una storia di determinazione e passione che ha attraversato il mondo dell'arte con notevole impatto. Cresciuto in una famiglia modesta, Romiti si trovò presto ad affrontare le sfide finanziarie, ma non abbandonò mai la sua innata passione per la pittura.A soli sedici anni, riuscì a entrare alla Scuola di Guglielmo Micheli a Livorno, una vera e propria fucina d'arte, dove ebbe l'opportunità di interagire con artisti di spicco come Llewelyn Lloyd, Amedeo Modigliani e Giovanni Fattori. Questo periodo formativo fu fondamentale per plasmare la sua carriera artistica.Sin dall'inizio, Romiti partecipò a importanti esposizioni, tra cui la Permanente di Milano, la Biennale di Venezia e l'Internazionale di Bruxelles. Nel 1920 fu uno dei fondatori del Gruppo Labronico, un'associazione artistica che nacque proprio nel suo studio e di cui fu presidente dal 1943 al 1967. Durante questo periodo, le sue opere subirono un'importante influenza dall'esperienza divisionista, concentrandosi su tematiche legate alla sua città natale, come le pinete di Ardenza e i paesaggi marini. Grazie al suo profondo interesse per il mare, creò anche opere singolari che ritraevano il fondo marino.Purtroppo, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo portò ad arruolarsi e combattere in Albania, dove realizzò numerosi disegni ispirati al paesaggio e alla vita militare. La sua intensa attività espositiva continuò nel 1922 con la partecipazione alla prima edizione della Primavera Fiorentina. L'ultima sua personale, la quarantacinquesima, si tenne a Siena presso la Galleria "La Balzana" nel 1964, e molte furono le sue retrospettive.Gino Romiti era non solo un talentuoso artista ma anche un uomo di profonda spiritualità e religiosità. La sua interpretazione pittorica della vita rifletteva il suo spirito cristiano di accettazione e fede. Le sue opere trasmettevano una luce "vera" che eguagliava la luce di Dio. La natura era la sua fonte d'ispirazione, e in essa trovava purezza, pace e serenità, rappresentando con semplicità ed entusiasmo ogni aspetto cromatico.I suoi quadri erano spesso caratterizzati da luminosità e cromatismi intensi. La rappresentazione della luce era centrale in tutte le sue opere, rendendo ogni forma e contenuto dorati e vibranti. Questi giochi di luce e colori si fondevano in una sinfonia che invitava alla riflessione e talvolta alla preghiera. La sua abilità nel catturare la luce in modo magistrale induceva alla meditazione e suggeriva una pausa nell'agitazione umana, incoraggiando le persone a riflettere sulla loro esistenza in rapporto all'Universo. Questo Universo era simbolicamente rappresentato dalla bellezza della natura, vista come l'elemento perfetto e sublime della creazione divina, e Romiti, con umiltà, portava rispetto a questa grandezza. Le opere di Gino Romiti erano veri e propri inno alla vita, una testimonianza della sua profonda connessione con il mondo che lo circondava e con la spiritualità che permeava ogni aspetto della sua arte. -
Lotto 34 Giovanni Lomi
Livorno 1889 - 1969
"Sulla spiaggia"
Olio su tavola cm 26x32 firmato in basso a dx G.Lomi
- Giovanni Lomi nacque a Livorno nel 1889 e morì nella stessa città nel 1969. Rimasto orfano in giovane età, fu affidato a una famiglia contadina, dove sviluppò una precoce passione per il disegno e la pittura. Iniziò la sua carriera artistica intorno al 1918 e tenne la sua prima mostra personale a Firenze nel 1922. Nel corso della sua carriera, Lomi partecipò a numerose esposizioni, tra cui diverse edizioni della Biennale di Venezia e delle Quadriennali romane. Fu membro attivo del Gruppo Labronico, un'associazione di artisti livornesi, e le sue opere furono influenzate dalla corrente dei Macchiaioli, mostrando affinità con artisti come Telemaco Signorini e Giovanni Fattori. Parallelamente alla pittura, Lomi coltivò una carriera come baritono, esibendosi in ambito operistico. Tra le sue opere più note si annoverano paesaggi toscani e scene di vita quotidiana, caratterizzati da una tavolozza cromatica delicata e una tecnica pittorica che riflette l'influenza macchiaiola. Le sue opere sono state vendute in numerose aste, consolidando la sua reputazione nel panorama artistico italiano -
Lotto 35 Giovanni Bartolena
Livorno 1886 - Livorno 1942
"Pascolando 1915"
Olio su cartone cm 13x27 firmato in basso a dx G.Bartolena
- Giovanni Bartolena nacque a Livorno il 24 giugno 1866 in una famiglia benestante che contava già artisti tra le proprie fila. Fu lo zio, pittore stimato di scene belliche e ritratti, a trasmettergli i primi rudimenti dell’arte. Da giovane Bartolena si trasferì a Firenze per studiare alla Scuola Libera del Nudo sotto la guida del maestro Giovanni Fattori, entrando in contatto con l’ambiente dei Macchiaioli e facendo amicizia con altri artisti come Telemaco Signorini e Silvestro Lega.Nonostante l’ambiente di studio, la sua esuberanza e il gusto per una vita mondana spesso lo allontanarono dall’accademia. Una crisi economica familiare negli anni ’90 lo costrinse a guardare con maggior serietà alla pittura. Nel 1892 espose per la prima volta in pubblico alla Promotrice di Torino e negli anni successivi presentò suoi lavori anche a Firenze. Il suo cammino però subì interruzioni: nel 1898 si trasferì a Marsiglia, dove visse per un breve periodo, lavorando come conducente di tram a cavalli, prima di rientrare in Italia e stabilirsi a Lucca e poi a Firenze.Dopo la Prima guerra mondiale fece ritorno a Livorno. In quegli anni iniziò una fase intensa e produttiva: si dedicò con continuità a nature morte, paesaggi, marine e vedute di ambienti familiari alla sua terra. Nel 1925 un mercante tessile livornese divenne suo mecenate e nel 1926-1927 Bartolena tenne a Milano la sua prima mostra personale, accolto favorevolmente dalla critica. Seguì una serie di partecipazioni a esposizioni nazionali, tra cui la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma.Il suo stile, pur radicato nella tradizione derivata dai Macchiaioli, si caratterizzò per un uso intenso del colore, una tavolozza vivace e una pennellata spontanea, capace di restituire con immediatezza la luce, i contrasti e l’atmosfera della natura e degli oggetti. Predilesse soggetti come cavalli, paesaggi rurali, nature morte con frutta o fiori, marine e scene di campagna. La sua pittura mostrava un forte coinvolgimento emotivo e una sensibilità sincera verso la realtà, filtrata attraverso una visione impressionista e materica.Pur godendo di una certa notorietà critica, Bartolena visse spesso in condizioni precarie e mantenne una vita segnata dalla solitudine e da scelte indipendenti: rifiutò legami stabili con galleristi o mercanti, preferendo mantenere la propria libertà creativa. Questo atteggiamento lo portò a vendere le sue opere quasi esclusivamente per necessità, senza mai cercare compromessi commerciali.Giovanni Bartolena morì il 16 febbraio 1942 a Livorno in estrema povertà e solitudine. -
Lotto 36 Ludovico Tommasi
Livorno 1866 - Firenze 1941
"Paesaggio toscano"
Olio su cartone cm 37.5x44.5 firmato in basso a dx L.Tommasi
- Ludovico Tommasi nacque a Livorno il 16 luglio 1866 da Luigi e Isolina Vivoli. In famiglia la musica aveva un ruolo importante: egli studiò violino al Conservatorio di Firenze, mostrando fin da giovane una sensibilità per le arti. Sebbene non avesse una formazione pittorica accademica tradizionale, la presenza frequente del maestro Silvestro Lega nella villa di famiglia a Bellariva attirò Ludovico verso la pittura. Seguendo l’esempio del fratello Angiolo e grazie agli insegnamenti informali, iniziò a dipingere copiando dal vero, lavorando all’aperto, coltivando un rapporto diretto con la natura.Il suo debutto in pubblico come pittore risale al 1884, quando espose un “studio dal vero” alla Promotrice fiorentina. Nei primi anni varcò la soglia di diverse esposizioni, incluso un esordio nel 1886 all’Esposizione di Belle Arti di Livorno. Dopo un periodo passato a Milano per il servizio militare, durante il quale affinò la sua mano attraverso il disegno, tornò in Toscana e riprese a dedicarsi prevalentemente alla pittura di paesaggio e alla scena di vita rurale, ispirandosi alle colline, alle campagne, ai borghi toscani e agli scorci dell’Arno.Negli anni Novanta del XIX secolo e nei primi del Novecento si avvicinò, insieme al cerchio di artisti che frequentava (tra i quali Plinio Nomellini), alle ricerche divisioniste, reinterpretandole secondo una sensibilità personale: nella sua tavolozza comparvero giochi di luce e colore, pennellate più libere, un’intensità luminosa che ben si adattava ai paesaggi toscani. Partecipò con regolarità a importanti mostre italiane, nel 1905 contribuì alla decorazione della I Mostra d’Arte Toscana ospitata a Firenze e negli anni successivi aderì al gruppo Giovane Etruria, impegnato nella rivitalizzazione della tradizione naturalistica toscana.Nel 1912, sentendosi sempre più attratto dalla grafica, fondò con un collega la Libera Scuola di Acquaforte a Firenze, dedicandosi con passione all’incisione, all’acquaforte e alla litografia. Il suo versante di incisore divenne complementare alla pittura, offrendo nuove possibilità espressive e un diverso rapporto con la luce e il tratto.Con il passare degli anni il suo stile si fece più meditativo e contenuto. Le sue opere mature restituiscono armonie delicate, atmosfere tranquille, paesaggi rurali, scorci di campagna, scene di vita quotidiana con figure semplici e quotidiane, prive di retorica, dove la natura e l’uomo convivono in equilibro. Tommasi riuscì a coniugare la lezione della macchia, l’esperienza divisionista e una sensibilità intima, dando vita a un linguaggio personale che riflette un attaccamento profondo alla terra toscana e al paesaggio come humus dell’animo.Ludovico Tommasi morì a Firenze il 7 febbraio 1941. -
Lotto 37 Renuccio Renucci
Livorno 1880 - 1947
"Marina a Livorno"
Olio su tavola cm 54x56.5 firmato in basso a dx R. Renucci
- Renuccio Renucci nacque a Livorno nel 1880 in una famiglia agiata e lontana dalle campagne artistiche, ma sin da ragazzo manifestò una forte attrazione per la pittura. Quando incontrò Ugo Manaresi comprese che la sua strada non sarebbe stata quella del commercio di famiglia e decise di dedicarsi all’arte. Iniziò a dipingere osservando dal vero la realtà del porto, delle barche, della gente che lavorava intorno al mare: quei soggetti divennero subito la sua fonte d’ispirazione principale.Nei primi anni il suo stile fluttuava tra suggestioni divisioniste e un senso decorativo elegante. Con il tempo però Renucci maturò una cifra personale: eliminò ogni retorica romantica e adottò uno sguardo più realistico e insieme poetico sulla vita marinara. Le sue marine, i porti di Livorno, le imbarcazioni, i pescatori al lavoro o al rientro dalla pesca notturna divennero i protagonisti di dipinti in cui la luce, l’atmosfera, il colore e il movimento dell’acqua trovano rendizioni di grande sensibilità.Quando scoppiò la Prima guerra mondiale si trovò nella Maremma, nel borgo di Bibbona: anche lì continuò a dipingere, tradusse in immagini le sue impressioni sul paesaggio rurale, sulle campagne, sui casolari, sui silenzi della terra. Fu così che la sua tavolozza si arricchì di tonalità più terrose e atmosfere familiari. In quegli anni consolidò il suo legame con il territorio toscano e rafforzò il suo stile, ormai ben riconoscibile.Tra le sue opere sono frequenti marine al tramonto, notturni sul mare, scene di porto con vele, reti, luci sull’acqua. Meno spesso si dedicò a nature morte o ad altri soggetti, ma quando lo fece mantenne la stessa attenzione alla luce, alla composizione e ai dettagli realistici. Per molte famiglie e collezionisti toscani le sue tele rappresentarono un ritratto autentico della vita costiera, del lavoro della pesca, della quiete sospesa di Livorno e della Toscana di inizio Novecento.Renuccio Renucci morì a Livorno nel 1947. -
Lotto 38 Giovanni Governato
Saluzzo (CN) 1889 - Genova 1951
"Nel porto di Genova 1929"
Olio su tavola 30x50 firmato in basso a dx G.Governato
- Giovanni Governato nacque a Saluzzo nel 1889 e da bambino si trasferì con la famiglia a La Spezia. Fin dai primi anni mostrò una propensione naturale per il disegno e per le arti figurative, un interesse che lo portò a iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Roma. Qui studiò figura, decorazione e tecniche plastiche, affinando una preparazione solida che gli sarebbe stata utile nelle successive sperimentazioni.Nei primi anni della sua attività si avvicinò al divisionismo, attratto dai giochi di luce e dalla scomposizione cromatica che questo linguaggio permetteva. La fase più innovativa della sua carriera arrivò però dopo la Prima guerra mondiale, quando si orientò verso il Futurismo. In questo periodo collaborò come incisore e xilografo con riviste d’avanguardia, partecipò a rassegne importanti e usò anche lo pseudonimo Cromatico, segno della sua particolare attenzione al potere del colore. Nel 1921 prese parte a un’esposizione parigina dedicata ai pittori futuristi italiani, un momento centrale per la sua affermazione nel panorama artistico del tempo.Con il passare degli anni maturò il desiderio di una pittura meno legata alle provocazioni teoriche e più attenta alla realtà visibile. Si trasferì a Genova Nervi e dedicò le sue energie alla rappresentazione del paesaggio ligure. Le sue marine, i borghi di costa, i porti e i sentieri che si affacciano sul mare mostrano una nuova sensibilità, costruita su luce naturale, atmosfere silenziose e colori raccolti. Il suo tratto rimase deciso, ma venne modulato da una visione più meditativa e personale.Governato non si limitò alla pittura. Lavorò come incisore, scultore e autore di opere miste, sperimentando vari materiali e tecniche. Realizzò anche decorazioni e interventi plastici in edifici religiosi e civili, segno di un temperamento curioso e aperto a forme artistiche differenti. Partecipò alla vita culturale ligure con coerenza e discrezione, mantenendo un impegno continuo nella ricerca e nella produzione.La sua vita attraversò fasi complesse anche sul piano sociale e politico, ma negli ultimi anni scelse una dimensione più raccolta. Continuò a lavorare fino alla fine, mantenendo viva una pittura che univa memoria delle avanguardie e amore per il paesaggio.Giovanni Governato morì a Genova nel 1951. -
Lotto 39 Achille Bozzato
Chioggia 1886 - Cremona 1954
"Canale Chioggiotto"
Olio su tavola cm 50x34 firmato in basso a dx a.Bozzato
- Attilio Achille Bozzato nacque a Chioggia nel 1886, in un ambiente profondamente legato alla laguna e alla vita marina. Fin da giovane mostrò sensibilità per il colore e per la luce riflessa sull’acqua, elemento che divenne un tratto distintivo della sua arte. La città, con le sue calli, i suoi canali e la quotidianità dei pescatori, fu la sua prima scuola e il suo principale repertorio di immagini.La pittura di Bozzato si affermò soprattutto attraverso paesaggi lagunari, marine e scorci di Chioggia. Le sue opere raffigurano barche ormeggiate, fondali luminosi, cieli che si specchiano nell’acqua e figure colte nella semplicità della vita quotidiana. La sua tecnica, generalmente legata all’olio su tela o su tavola, si distingue per una pennellata morbida e controllata, capace di restituire l’atmosfera dei luoghi con una chiarezza immediata. Le sue scene ricche di luce, spesso ambientate all’alba o al tramonto, evocano la calma e il ritmo lento della vita lungo la laguna.Accanto alle vedute marittime dipinse anche figure, scene intime di interni, donne ritratte in momenti di quiete, giovani colti nell’armonia del gesto, piccoli frammenti di vita popolare che rivelano un interesse sincero per la dimensione umana. Anche in questi soggetti emerge la stessa attenzione per il colore e per la luce che caratterizza i suoi paesaggi.Nel corso della sua attività Bozzato lavorò con costanza, lasciando un corpus di opere che conservano la memoria di una Chioggia viva, operosa e autentica. La sua pittura non cercò mai effetti grandiosi, ma puntò alla poesia del quotidiano e alla verità dei luoghi, affidandosi al potere evocativo della luce e ai riflessi che animano la superficie dell’acqua.Attilio Achille Bozzato morì a Cremona nel 1954. - Attilio Achille Bozzato (1886-1954) è stato un pittore italiano noto per le sue rappresentazioni vivide e dettagliate di Chioggia e Venezia. Nato a Chioggia, Bozzato ha dedicato gran parte della sua carriera artistica a immortalare scorci caratteristici della sua città natale e della laguna veneta.Le sue opere si distinguono per l'accuratezza nella rappresentazione dei paesaggi urbani e marini, spesso arricchite da scene di vita quotidiana che conferiscono un'atmosfera autentica e suggestiva. Tra i suoi soggetti preferiti vi erano i canali di Chioggia, le piazze di Venezia e le attività dei pescatori.Bozzato ha partecipato a numerose esposizioni, ottenendo riconoscimenti per la sua abilità nel catturare la luce e l'atmosfera dei luoghi rappresentati. Le sue opere sono oggi conservate in collezioni pubbliche e private, testimoniando l'importanza del suo contributo all'arte paesaggistica italiana. -
Lotto 40 Stefano Bersani
Melegnano (MI) 1872 - Lora (CO) 1914
"Giardino Fiorito"
Olio su tavola cm 23x24 firmato in basso a sx S.Bersani
- Stefano Bersani nacque a Melegnano nel 1872 in una famiglia che, grazie alla sua inclinazione artistica, lo spinse a dedicarsi all’arte. Si trasferì a Milano per studiare all’Accademia di Belle Arti di Brera, sotto la guida di Giuseppe Bertini. Qui apprese le tecniche della pittura classica e cominciò a esplorare temi diversi, dimostrando una particolare attenzione per la composizione, la luce e l’atmosfera.Fin dagli inizi si distinse per la sua capacità di dipingere scene d’interno e soggetti complessi. Il dipinto “Il taglio del grano” gli valse il Premio Mylius, un riconoscimento importante che certificò il suo talento. Successivamente con l’opera “L’Antro” vinse il Premio Fumagalli (1895), confermando la sua padronanza nella rappresentazione degli interni e nella resa di ambientazioni ricche di tensione emotiva e compositiva.Con il passare del tempo Bersani ampliò la propria ricerca: si dedicò a rappresentazioni sacre, a scene di vita quotidiana e di paese, prendendo ispirazione dal realismo semplice e intenso di Millet. La sua pittura si fece espressiva nel ritrarre contadini, figure umili, ambienti domestici o rurali, con una luce intima e una sensibilità verso la condizione umana. Ebbe anche un interesse per la pittura “decorativa” e per l’arte applicata, espandendo il suo raggio creativo al di là della tela.Durante la sua carriera espose ripetutamente in Italia e all’estero, ottenendo consenso e apprezzamento. Nonostante la sua produzione non sia vasta come quella di altri grandi nomi, le sue opere mostrano una profondità autentica e una cura sincera per la forma, la luce e il sentimento. Con la sua arte Bersani cercò di raccontare il quotidiano, la fatica, la quiete, le ombre e le luci della vita semplice.Stefano Bersani morì a Lora (Como) nel 1914.