IMPORTANTI DIPINTI ANTICHI | Opere provenienti da una storica collezione romana e altre prestigiose committenze
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Lotto 201 Pittore romano della seconda metà del XVIII secolo
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Madonna che legge olio su tela cm 75x62 - con cornice cm 105,5x93 Si tratta di un'opera derivata dalla celebre Madonna che legge di Pierre Subleyras, conservata nella Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini. La composizione e i dettagli riprendono fedelmente l’originale, documentando la diffusione e l’apprezzamento della pittura di Subleyras nella committenza romana dell’epoca. già collezione G. Sterbini; collezione Lupi; collezione privata, Roma Pubblicato in Fondazione Zeri n. 61773 -
Lotto 202 Federico Barocci (bottega di)
(Urbino 1535 - 30 settembre 1612 Urbino)
Vocazione di San Pietro e Sant'Andrea olio su tela cm 106x76 - in cornice cm 115x90 L’opera è una versione della celebre Vocazione di san Pietro e sant’Andrea di Federico Barocci, conservata nei Musées Royaux des Beaux-Arts a Bruxelles. La composizione e i dettagli richiamano fedelmente l’originale del maestro, riproponendo con grande accuratezza la scena della chiamata degli Apostoli e lo stile luminoso e dinamico tipico di Barocci. già collezione G. Sterbini; collezione Lupi; collezione privata, Roma Pubblicato in Fondazione Zeri n. 30352
A. Venturi, La Galleria Sterbini in Roma. Saggio illustrativo, 1906, pp. 229-231, n. 57 fig. 96 -
Lotto 203 Christian Wilhelm Ernst Dietrich, detto Christian Dietricy (attribuito a)
(Weimar 30 ottobre 1712 - Dresda 23 aprile 1774)
Eremita in una taverna rocciosa olio su tela cm 104x131 - con cornice cm 114x145 Un’opera simile è conservata nella collezione del Museo Nazionale di Norvegia, acquisita nel 1840 dalla raccolta del pittore romantico Johann Christian Dahl di Dresda. Anche in quel caso, il dipinto non reca firma ed è stato storicamente attribuito a Dietrich, suggerendo un interessante dialogo stilistico con la nostra opera. già collezione Lupi; collezione privata, Roma -
Lotto 204 Francesco Albani (attribuito a)
(Bologna 17 agosto 1578 - Bologna 4 ottobre 1660)
Baccanale olio su tavola cm 18x34 - in cornice cm 31x47 già collezione Lupi; collezione privata, Roma -
Lotto 205 Gasparo Lopez
(Napoli 1637 - Firenze o Venezia 0)
Pendant di nature morte con vasi di fiori olio su rame cm 36,5x27 - con cornice cm 59,5x50 ciascuno già collezione G. Sterbini; collezione Lupi; collezione privata, Roma Pubblicati in Fondazione Zeri n. 86393, n. 86394
Bibliografia di riferimento:
L. Salerno, La natura morta italiana 1560-1805, Roma 1984, pp. 249-251 -
Lotto 206 Pittore del XVIII secolo
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Annunciazione olio su tela cm 267x179,5 - con cornice cm 285x200 già collezione Lupi; collezione privata, Roma -
Lotto 207 Pittore romano del XIX secolo
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Ritratto di Papa Leone XIII olio su tela cm 106,5x76 - con cornice cm 144x114,5 nato Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci (Carpineto Romano, 2 marzo 1810 - Roma, 20 luglioo 1903)
Il pontefice è raffigurato a mezza figura, con abiti pontificali e atteggiamento solenne, secondo l’iconografia ufficiale diffusa durante il suo pontificato. La composizione e i dettagli richiamano da vicino la celebre stampa di Pasquale Proja, realizzata nel corso del regno di Leone XIII e largamente diffusa all’epoca, divenendo modello iconografico di riferimento per numerosi artisti. Tale stampa, con Benedetto Durani come inventore, è menzionata nel Catalogo dei Beni Culturali (Ministero della Cultura), testimonianza della sua ampia fortuna e influenza nel panorama figurativo di fine Ottocento. già collezione Lupi; collezione privata, Roma -
Lotto 208 Scuola Veneto Cretese del XVI secolo
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La Trinità Olio su tavola cm 31x54 La Trinità, conosciuta anche come Ospitalità di Abramo, rappresenta l’episodio biblico dell’apparizione dei tre angeli ad Abramo e Sara presso la quercia di Mamre. L’opera raffigura il momento in cui la Trinità si manifesta per annunciare ad Abramo e sua moglie la futura nascita di una discendenza. collezione privata, Siena -
Lotto 209 Scuola Veneto Cretese del XVI secolo
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Cuspide centinata a fondo oro con Angeli e Santi olio su tavola cm 21x60 La tavola presenta una composizione complessa con un grande rotolo curvato a centina, aperto al centro e probabilmente recante un testo sacro (Legge Nuova?). Alle spalle del rotolo si riconosce un'assemblea di Apostoli, raffigurati in atteggiamenti di ascolto o partecipazione. La parte superiore della tavola termina in cuspide centinata, che delimita la scena e accentua la profondità prospettica della composizione. La tavola, per stile e tipologia, potrebbe risalire al XVI–XVII secolo e rientrare nella tradizione delle rappresentazioni apostoliche di area veneta e cretese. collezione privata, Siena -
Lotto 210 Tiberio Billò
(Siena 1540 ca. - post 1597?)
Madonna in gloria fra San Pietro e San Domenico olio su tavola cm 172x99,5 Iscrizioni in basso S. PIETRO', 'S. DOMENICO sotto le rispettive figure dei santi, [...] [M]EDIOLANENSIS, intorno allo stemma in basso al centro
In basso al centro: stemma non identificato
Si riporta di seguito la scheda del Prof. Marco Ciampolini:
Il dipinto ha una tradizionale struttura piramidale, con in alto la Madonna con il Bambino in gloria incoronata da due angeli e in basso due santi genuflessi in adorazione. In basso al centro compare uno stemma con un animale rampante che strige fra le zampe un serpente, intorno una scritta che si legge solo per metà ..EDIOLANENSIS Si tratta quindi della commissione di un mecenate senese che ebbe un incarico, presumibilmente in ambito ecclesiastico, a Milano. Il dipinto infatti si inquadra nell'alveolo della scuola senese. In particolare è opere di uno di quei pittori che dopo il collasso della Repubblica di Siena (1555), rifondarono la scuola locale ispirandosi ai capiscuola del primo Cinquecento. La ripresa dell'attività artistica iniziò richiamando a Siena da Lucca, dove si era trasferito nel 1556, Il Riccio, il riconosciuto depositario della tradizione locale, per affidargli (1566) i prestigiosi cantieri decorativi dell'abside del Duomo e dell'Oratorio di santa Caterina d'Alessandria. Il Riccio di lì a poco morì (1571), ma ebbe il modo di formare artisti in grado di continuare e innovare la sua arte. Il più importante dei quali fu Arcangelo Salimbeni. Con questi stipulò una società (1572) Tiberio Billò che produsse gli affreschi (1574) del salone di Palazzo Chigi Saracini e degli ambienti attigui, riempiendo i soffitti con svelte figurine di gusto beccafumiano. Proprio con la produzione di Tiberio Billò si lega questa paletta, basta confrontarla con la Madonna con il Bambino e santi di San Lorenzo a Sovicille di poco anteriore al 1575, essendo menzionata nella Visita Apostolica condotta in quell'anno da monsignor Francesco Bossi. collezione Privata, Siena G. Milanesi, Documenti per la storia dell'arte senese, vol. III, Siena, presso Onorato Porri, 1856, pp. 226, 243)
A. Bagnoli, Una visita al museo civico e diocesano d'arte sacra, in Montalcino e il suo territorio, a cura di Roberto Guerrini, Siena, Caleido per Banca di Credito Cooperativo di Sovicille, 1998, pp. 139-141) -
Lotto 211 Bartolomeo Mazzuoli (e bottega)
(Siena 1674 - Siena 29 giugno 1749)
Rivestimento in terracotta dorata di un'immagine della Sacra Famiglia Olio su tavola, terracotta dorata e centinata cm 100x55,5 - con cornice cm 105x62 Si riporta di seguito la scheda del Prof. Marco Ciampolini:
L'opera è immaginata come un'icona bizantina. In quella cultura infatti le immagini sacre, di forte valore devozionale, venivano coperte da una lamina di metallo prezioso, in particolare argento, che attraverso finestrelle, praticate sulla lamina, lasciava vedere i volti dei personaggi, e nel caso delle Madonne odighitrie, anche la mano sinistra della Vergine. Anche in occidente, a partire dalla Controriforma, per valorizzare un'immagine di forte valore devozionale, si usò accompagnare immagine antiche, specie del Duecento e del Trecento, con quadri tabernacolo, nei quali santi ed angeli adoravano una vecchia opera posta in una finestrella al centro del quadro. Nell'occidente, però, si usava far vedere l'intera composizione non solo le teste, come in questo caso che rimane un unicum. La produzione di quadri tabernacolo fu particolarmente praticata a Siena, dove abbondavano tavole antiche. Anche in questo caso siamo di fronte a un'opera senese, da ricondurre all'ambito della famiglia Mazzuoli, che dominò la produzione scultorea della città in età barocca. In particolare la vibrante fluidità degli angeli adoranti, ma in definitiva il dinamismo di ogni parte della composizione, è lo stesso che osserviamo nei bozzetti in terracotta per la pala in stucco di un altare nel Museo d'Arte Sacra della Val d'Arbia di Buonconvento, che Vincenzo Di Gennaro, nel suo monumentale lavoro sulla famiglia di scultori, assegna a Bartolomeo Mazzuoli, anche se nell'opera in esame qualche incertezza induce a vedervi l'intervento della bottega.
Senese appare anche la pittura sotto il rivestimento in terracotta. I suoi caratteri, che ricordano, con maggior asprezza e minor qualità, quelli di Rutilio Manetti, sono perfettamente compatibili con quelli di Simondio Salimbeni, il figlio di Ventura, che dopo la morte del padre (1613), si convertì al caravaggismo manettiano. collezione privata, Siena Tomoo Matsubara, The 'Picture Tabernacle' in the Sixteenth and Seventeenth Century Siena, in Studies in Western Art, 3, 2000, pp. 112-125
Vincenzo Di Gennaro, Arte e industria a Siena in età barocca, Bartolomeo Mazzuoli e la bottega di famiglia nella Toscana meridionale, [Torrita di Siena], Istituto per la Valorizzazione delle Abbazie Storiche della Toscana, 2016, p. 148 nota 82, figg. col. 4.89-4.90 -
Lotto 212 Pittore veneto del XVI secolo
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Crocifissione multipla olio su tela cm 49x64,5 - con cornice cm 57,5x74,5 La composizione non rappresenta un episodio storico, ma una variante teologica della Crocifissione, concepita come meditazione visiva sul mistero della Redenzione. Cristo crocifisso al centro è affiancato da una serie di condannati, secondo un’iconografia rara e di intensa drammaticità, riconducibile al tema del Crucifixus dolorosus. I ladroni (Disma e Gesta), raffigurati su croci biforcute (a Ypsilon), richiamano il simbolo dell’Albero della Conoscenza, strumento del peccato originale; la croce diritta di Cristo diventa invece emblema della Redenzione. Questa distinzione, diffusa in età post-tridentina, riflette la teologia della Controriforma, che sottolineava il contrasto tra peccato e salvezza. La molteplicità delle croci — ben oltre la consueta triade del Calvario — accentua il carattere corale del sacrificio e amplifica la tensione devozionale, evocando la dimensione universale della colpa e della redenzione.
Lo stile del dipinto, caratterizzato da un modellato vigoroso e da un uso drammatico della luce, suggerisce un ambito veneto o emiliano tardo-cinquecentesco, vicino alla sensibilità di Tintoretto o Palma il Giovane. L’opera, di intensa potenza espressiva, traduce con efficacia il pathos della Passione e il senso teologico della vittoria sul peccato attraverso la sofferenza di Cristo.
collezione Privata, Siena Bibliografia di riferimento:
R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, Milano, 1960
G. P. Bellori, Le vite de’ pittori, scultori e architetti moderni, Roma, 1672
E. Kirschbaum, Lexikon der christlichen Ikonographie, Roma, 1968, vol. II, s.v. Crucifixus dolorosus
L. Réau, Iconographie de l’art chrétien, Paris, 1955–1959, vol. II: Iconographie de la Bible. Le Nouveau Testament, pp. 497–510 -
Lotto 213 Pittore Senese del XVII secolo
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San Paolo Apostolo Olio su tela cm 55,5x42,5 con cornice cm 65x52 collezione privata, Siena -
Lotto 214 Aurelio Martelli, detto Il Mutolo
(Siena 1644 - Siena 1721)
San Girolamo Olio su tela cm 86,5x69 - con cornice cm 101x82,5 Questo quadro raffigura San Girolamo nello studio mentre scrive ed è firmato e datato da Aurelio Martelli, detto il Mutolo, pittore senese attivo nella seconda metà del Seicento. La firma autografa dell’artista appare sulla pagina del libro che il santo tiene tra le mani, come se fosse lo stesso San Girolamo a scriverla. Il testo, parzialmente illeggibile, recita: Io Aurelio Martelli ho fatto questo santo e l’ho cavato da una abbozzatura di Pietro Sorri, pittore celebre (...) l'avvenire (...) meglio in un altro quadro. Piacerà a Dio. 23 giugno 1663. La scritta rivela il metodo di lavoro di Martelli, che sviluppava le opere a partire da studi e abbozzi di maestri precedenti, seguendo le indicazioni del proprio insegnante. Questo documento diretto offre un raro esempio della sua pratica artistica e del legame con la tradizione pittorica senese del XVII secolo. Il quadro mostra attenzione ai dettagli, cura compositiva e un’esplicita espressione di devozione religiosa.
Da Martelli si conoscono alcune opere documentate o tradizionalmente a lui attribuite, tra cui il Martirio di San Bartolomeo e la Madonna in trono col Bambino e santi conservate nella chiesa di San Bartolomeo a Orgia (Sovicille, Siena). A lui viene altresì attribuito il ritratto di Giovanni di Ambrogio Sansedoni (XVII secolo), sebbene alcune attribuzioni rimangano ancora incerte. Le opere di Martelli riflettono l’attività di un pittore senese del Seicento, ancora poco studiato, di cui restano testimonianze frammentarie sia della produzione pittorica sia della biografia. collezione privata, Siena M. Ciampolini, Aurelio Martelli detto il Mutolo. In Pittori senesi del Seicento, Marco Ciampolini (ed.), Siena, 2010, 317-323 -
Lotto 215 Francesco Bartalani
(Siena 1569 - 1609)
Santa Caterina da Siena olio su tela cm 76,5x61 - con cornice cm 92x77 SI riporta di seguito la scheda del Prof. Marco Ciampolini:
La delicata santa Caterina, che stringe amorevolmente un crocifisso con lo stesso braccio con cui sostiene il giglio, è un'opera che unisce la dolce grazia di Alessandro Casolani alla delicatezza cromatica di Francesco Vanni, pittori dalla cui arte prese avvio lo stile di Francesco Bartalini, uno dei più apprezzati pittori senesi del suo tempo, che non ha goduto della fortuna storiografica dei suoi colleghi. L'intensa santa Caterina, infatti, è paragonabile alle garbate figure della Madonna col Bambino e i santi Sigismondo e Giovanni Battista dipinta da Bartalini per la chiesa Sant'Innocenza a Piana presso Buonconvento e oggi nel locale Museo d'Arte Sacra della Val d'Arbia, opera datata 1604, anno che possiamo ritenere prossimo anche per l'opera in esame. collezione privata, Siena -
Lotto 216 Francesco Trevisani (attribuito a)
(Capodistria 1656 - Roma 1746)
Sacra Famiglia con San Giuseppe e San Giovannino olio su tela cm 130,5x95,5 - con cornice cm 135x100 -
Lotto 217 Simondio Salimbeni
(Roma 1590 ca. - Siena 1643)
Ritratto di Girolamo Piccolomini vescovo di Montalcino e Pienza olio su tela cm 75x63 - con cornice cm 85x74 Iscrizione: illeggibile, nella lettera che sostiene in mano il personaggio
MR GIROLAMO/V. DI MONTALCI/NO 1510, sul retro della tela
Si riporta di seguito la scheda del Prof. Ciampolini:
Il personaggio viene raffigurato nell'atto di ricevere una lettera, espediente che consente di conoscerne l'identità. Purtroppo la scritta sul biglietto è illeggibile. Apprendiamo però il nome del monsignore raffigurato attraverso l'iscrizione posta a pennello sul retro del dipinto. Si tratta di Girolamo Piccolomini [juniore] che fu nominato vescovo di Montalcino, diocesi al tempo unita con quella di Pienza, il 9 dicembre 1510. Il ritratto dunque è eseguito 'a memoria' e non dal vero, infatti la tela è chiaramente seicentesca. In particolare si lega alla produzione si Simondio Salimbeni, figlio del più famoso Ventura, che nella Siena di primo Seicento, fu un apprezzato ritrattista. Il dipinto in esame si allinea infatti a quello di un venticinquenne, eseguito da Simondio intorno al 1620 e appartenente alle collezioni dei Conservatori Femminili Riuniti di Siena. collezione privata, Siena Marco Ciampolini, Pittori Senesi del Seicento, Siena, Nuova Immagine Editrice, 2010, p. 723) -
Lotto 218 Francesco Nasini (attribuito a)
(Piancastagnaio 8 giugno 1611 - Castel del Piano 27 gennaio 1695)
Ritratto di Francesco Augusto Piccolomini come Cavaliere di Malta olio su tela cm 75,5x61 - con cornice cm 87,5x73,5 Iscrizioni: CAV. F. AUGUSTO / DI GIOVAN BATT.A PICCOLOMINI / D'ANNI 25, in un'etichetta sul retro
Si riporta di seguito un estratto della scheda del Prof. Marco Ciampolini:
Il personaggio è raffigurato con l'abito di Cavaliere di Malta, ciò potrebbe indicare la realizzazione dipinto per celebrare l'entrata del personaggio nell'ordine cavalleresco. Il personaggio, è incluso per il fatto di essere figlio di Virginia Chigi, nella serie dei Ritrattini di Palazzo Chigi ad Ariccia (inv.219). Il piccolo dipinto di Ariccia lo ritrae nel 1657 fanciullo si sette anni, per cui sappiamo che era nato nel 1650. Dunque seguendo le indicazioni dell'iscrizione sul retro del dipinto, che ci informa che il personaggio piccolomineo è ritratto a venticinque anni, deduciamo che la pittura fu eseguita nel 1675. Questo è un periodo di transizione per la scuola senese, transizione fra la generazione barocca di Raffaello Vanni (che era morto nel 1673) e di Bernardino Mei (che ormai, stabilmente a Roma, morirà nel 1676) e la generazione barocchetta che sarà a Siena monopolio della famiglia Nasini, di Francesco, Antonio Annibale, Antonio, Tommaso, Giuseppe Nicola e Apollonio, attivi in ogni parte dell'antico Stato Senese, e anche oltre, fin oltre la metà del Settecento.
Il capostipite della famiglia, Francesco, fu colui che copri a Siena il ruolo di caposcuola nel decennio (1670-1680) prima che si affermassero i suoi figli Antonio e Giuseppe Nicola. Francesco Nasini fu pure un abile ritrattista come dimostrano i ritratti di Orazio Adami e Ottavio Rocca affrescati sopra i rispettivi monumenti funebri nell'Abazia, quello di Abdom, personaggio altomedievale alla base della fondazione dell'Abazia. collezione privata, Siena M. Ciampolini, Pittori Senesi del Seicento, Siena, Nuova Immagine Editrice, 2010, p. 446 -
Lotto 219 Pittore senese del XVIII secolo
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Ritratto di Enea Piccolomini delle Papesse olio su tela cm 90x64 - con cornice cm 98,5x73 Iscrizione in basso: Enea Piccolomini delle Papesse collezione privata, Siena -
Lotto 220 Hendrik Gerritsz Pot (attribuito a)
(Amsterdam 1580 ca. - Amsterdam 15 ottobre 1657)
Ritratto maschile (L'Avaro) olio su tela cm 36,5x31 - con cornice cm 51,5x47,5 L'opera raffigura un uomo intento ad accumulare denaro, simbolo della cupidigia umana. Realistica e ricca di dettagli, mette in evidenza l’avidità attraverso gesti e oggetti quotidiani, con un sottile tocco di ironia morale. Una versione dello stesso soggetto è conservata presso la Galleria degli Uffizi di Firenze, realizzata su tavola, con il titolo The Miser e datata 1640. collezione privata, Siena -
Lotto 221 Pittore del XVII secolo
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Ritratto di Vittoria della Rovere olio su tela cm 73x57 - con cornice cm 82x67 Il dipinto raffigura Vittoria della Rovere in abito da vedova, entro cornice coeva. Ne esistono altre versioni: una di ambito mantovano, ca. 1670-1675, conservata a Palazzo Pitti (inv. 1890, n. 2670); una al Musée des Beaux-Arts di Chambéry (inv. 677); e una presso la Galleria Corsini di Firenze. collezione privata, Siena -
Lotto 222 Pittore del XVII secolo
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Studio di figura femminile distesa Olio su tela cm 17x27,5 - con cornice cm 21,2x32 collezione privata, Siena -
Lotto 223 Pittore Senese del XVII secolo
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Ritratto di gentiluomo olio su rame cm 7,2x5 - con cornice cm 16,8x14 collezione privata, Siena -
Lotto 224 Pittore del XVII secolo
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Studio con testa di vecchio odio su tela cm 35x26 - con cornice cm 41,5x33 collezione privata, Siena