500 anni di autografi

500 anni di autografi

giovedì 14 settembre 2023 ore 18:00 (UTC +01:00)
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  • Michele Spinelli (XVIII-XIX secolo), Storia Ecclesiastica
    Lotto 25

    Michele Spinelli (XVIII-XIX secolo)
    Storia Ecclesiastica
    Lettera autografa firmata
    Una pagina
    Firma/data: Roma, 9 febbraio, 1810
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera autografa firmata dal padre teatino Michele Spinelli, superiore dell'Ordine dei Chierici Regolari Teatini, nella quale si concede la possibilità a: 'Josepho Mariae Castellamonte Professo' di insegnare la 'Scientia... nulloque impedimento canonico teneri...' e in particolare lo si presenta al cardinale vicario o al suo vice -in considerazione del fatto che egli è deputato all'amministrazione del sacramento della penitenza presso i Teatini - perché sia esaminata la sua dottrina e sia ammesso all'esercizio del sacramento per uomini e donne presso la chiesa di Santa Andrea della Valle a Roma.
    Una pagina.

  • Domenico Svampa (Montegranaro 1851 - Bologna 1907), Giovanni Tebaldini
    Lotto 26

    Domenico Svampa (Montegranaro 1851 - Bologna 1907)
    Giovanni Tebaldini
    Righi autografi su biglietto da visita
    Una pagina
    Firma/data: Loreto 11.12.1904
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Righi autografi su biglietto da visita dell'arcivescovo di Bologna e Cardinale Domenico Svampa, datati 'Loreto 11.12.1904', indirizzati al compositore, musicologo e direttore d'orchestra Giovanni Tebaldini. Domenico Svampa nel 1861 entrò nel Seminario di Fermo, dove nel 1867 conobbe don Giovanni Bosco, venuto a far visita all'arcivescovo Filippo de Angelis. Svampa nel 1872 vinse il concorso d'ammissione ed entrò nel Seminario Pio di Roma, poi accorpato nel 1913 dal Pontificio Seminario Romano Maggiore, insieme ad altri due seminaristi, Roberto Papiri di Montefortino (futuro arcivescovo e principe di Fermo) e Raffaele Astorri (futuro protonotario apostolico e vicario generale di Fermo). Dopo un breve periodo passato nella sua terra natale, papa Leone XIII lo chiamò ad insegnare al Seminario di Sant'Apollinare. L'11 dicembre 1886 venne nominato cameriere segreto soprannumerario di Sua Santità ed il 28 maggio 1887 venne nominato vescovo di Forlì. Nel concistoro del 18 maggio 1894 papa Leone XIII lo proclamò cardinale destinandolo all'arcidiocesi di Bologna. Il 22 giugno ricevette la nomina a cardinale presbitero di Sant'Onofrio e fino alla creazione del cardinale Pietro Maffi, effettuata da Pio X, fu il porporato italiano più giovane. Accolse le più svariate iniziative, ad esempio, istituì le casse rurali, il giornale cattolico l'"L'Avvenire d'Italia", il “Piccolo credito romagnolo” e un istituto d'istruzione per il popolo insieme ai salesiani fondati proprio dal suo caro amico Don Bosco. Il 30 maggio 1903 pubblicò la notificazione per la festa del Corpus Domini per compendiare l'enciclica di papa Leone XIII, "De Sanctissima Eucharistia". Nell'agosto dello stesso anno partecipò al conclave, durante il quale era uno dei sette cardinali con maggiori probabilità di essere eletto papa, ma un ictus gli paralizzò il viso durante le cerimonie di apertura e gli rese difficile parlare, lo afflisse e per questo non fu scelto e votò per il cardinale Sarto, futuro Papa Pio X. Il cardinale Svampa fu precursore della riconciliazione fra Stato Italiano e Chiesa cattolica e si ritrovò al centro di un delicatissimo caso diplomatico che creò non poco scalpore in Italia e in Europa. Vittorio Emanuele III si recò a Bologna nel 1904; il cardinale, conscio dei rapporti tesi fra Santa Sede e Monarchia, desiderava poter accogliere il Re senza contrariare il Pontefice, e per tale motivò inviò in Vaticano il legale della Curia bolognese (avvocato R. Ambrosini) per chiedere il permesso di ossequiare il monarca italiano. Il Papa in persona incoraggiò il cardinale Svampa. Nelle ore successive l'alta nobiltà bolognese ed i rappresentanti della classe dirigente organizzarono un banchetto per rendere onore al Re e ovviamente l'invito fu esteso anche al cardinale Svampa, il quale accettò di partecipare nonostante non avesse ricevuto ancora un'approvazione esplicita dalla Santa Sede. L'unico inconveniente fu che il giorno del banchetto combaciava con un giorno di digiuno e quindi, per non creare disagi al cardinale, si organizzò un secondo "menù di magro". Proprio da questo espediente prese il titolo il libro di Giulio Andreotti, "Pranzo di magro per il cardinale". Purtroppo la lettera con il consenso del Papa - limitato ad un incontro personale e riservato di Svampa con il Re - arrivò in ritardo ed il cardinale partecipò al pranzo con il Re, suscitando non poco scalpore nei cattolici italiani e bolognesi. Tale evento rappresentava, per il popolo, un chiaro segno di distensione nei rapporti fra Santa Sede e Monarchia; il cardinale stesso ricevette numerosissimi biglietti e lettere di ringraziamento e lode da parte di molte persone legate soprattutto dell'area socialista e progressista e ciò non fu ben visto da Roma. Il Pontefice in persona riprese il cardinale Svampa scrivendo più lettere. L'umiliazione per lo Svampa fu enorme e lo spinse a rassegnare le dimissioni, che non furono però accolte. Egli continuò il suo ministero dalla malattia e dai tragici lutti che colpirono la sua famiglia nelle Marche. Il cardinale si spense il 10 agosto 1907 lasciando una grandissima eredità spirituale e la grande responsabilità di aver incominciato il lungo processo di riconciliazione fra Stato Italiano e Chiesa cattolica. Per tutto ciò che fece il New York Times gli dedicò ventidue articoli.

  • Pietro Tacchi Venturi (San Severino Marche, 1861 - Roma 1956), Collegio San Francesco Saverio, Pina Tacchi Venturi
    Lotto 27

    Pietro Tacchi Venturi (San Severino Marche, 1861 - Roma 1956)
    Collegio San Francesco Saverio, Pina Tacchi Venturi
    Tre lettere firmate
    Tre pagine in-16
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 3

    Tre lettere firmate (due integralmente autografe, la terza dattata con poscritto autografo) - (comprese tra il 1934 e il 1955) di uno dei più eminenti gesuiti del tempo - già grande tessitore della 'conciliazione' fra Papato e Italia fascista - e autorevole intellettuale cattolico Pietro Tacchi Venturi. Dopo aver terminato gli studi al Liceo Sant'Apollinare di Roma, entrò nella Compagnia di Gesù il 12 novembre 1878, cominciando il suo noviziato in Francia a Cossé-le-Vivien. Nel 1887 si iscrisse alla Sapienza, dove si laureò in lettere nel 1891. Il 28 luglio 1892 fu ordinato presbitero. Si guadagnò una reputazione come studioso di storia e di letteratura: i suoi articoli apparvero sulla "Civiltà Cattolica". Importante lavoro di Tacchi Venturi fu la pubblicazione di scritti inediti di Matteo Ricci, il missionario gesuita in Cina: le "Opere storiche del P. Matteo Ricci, S.J." furono stampate in due volumi nel 1911 e nel 1913 e contengono l'epistolario di Ricci e i suoi "Commentari della Cina". Tacchi Venturi divenne amico di Mussolini, prima che salisse al potere, per questa ragione divenne "lo strumento normale per i messaggi fra il papa e Mussolini". Questi rapporti con Mussolini furono ufficializzati quando papa Pio XI scelse padre Tacchi Venturi per negoziare l'acquisto dell'antica biblioteca di Palazzo Chigi dal governo fascista. La scelta di Mussolini di donarla diede l'avvio al processo di riconciliazione fra l'Italia e la Santa Sede, che era stato problematico dopo la conquista di Roma del 1870, che aveva privato il Papa del suo stato. Tacchi Venturi fu un negoziatore dei Patti Lateranensi (1929), che posero fine alla "Questione romana" e riconobbero la sovranità della Santa Sede e diedero origine allo Stato della Città del Vaticano. Il New York Times descrisse Tacchi Venturi come il "principale negoziatore, che rimane nell'ombra ed è quasi sconosciuto". Tacchi Venturi fu tenuto al corrente da Mussolini dei preparativi per le leggi razziali fasciste ed espresse riserve sull'effetto delle leggi sui cattolici, sia per i matrimoni misti sia per gli ebrei convertiti al Cattolicesimo. In particolare, Tacchi Venturi cercò di evitare il divieto di matrimoni fra "ariani" e "non ariani". Dopo che i suoi tentativi di mitigare le leggi razziali ebbero scarso frutto, padre Tacchi Venturi intervenne presso Mussolini per richiedere esenzioni per singoli casi, tanto di ebrei convertiti al cristianesimo quanto di ebrei che professavano il giudaismo. Dopo l'elezione di Pio XII nel conclave del 1939, fu annunciato che don Francesco Tomasetti, procuratore generale dei Salesiani, avrebbe sostituito Tacchi Venturi come messaggero non ufficiale fra il Papa e Mussolini. Tacchi Venturi rimase il rappresentante ufficiale presso la Direzione della Polizia e il Consiglio superiore sulla demografia e la razza. In qualche occasione si servì della sua influenza per agevolare ebrei convertiti al Cattolicesimo. Dopo la morte di Mussolini, Pietro Tacchi Venturi, ormai ottantaquattrenne, non ebbe più ruoli di rilievo e si dedicò nuovamente all'attività di storico. Le missive sono dirette ad alcuni famigliari: "La tua lettera ultima è veramente deliziosa, rallegra con le più dolci speranze gli estremi miei giorni e penso che tu e Pino non potrete mai benedire Idio che ha singolarmente benedetto la vostra unione...". Tre pagine in-16 obl. (due su carta intestata 'Collegio S. Francesco Saverio'). E' unita una busta viaggiata con indirizzo autografo.

  • Placido Maria Tadini (Moncalvo 1759 - Genova 1847), Reale Basilica di Superga
    Lotto 28

    Placido Maria Tadini (Moncalvo 1759 - Genova 1847)
    Reale Basilica di Superga
    Lettera autografa firmata
    Una pagina in-4, su bifolio
    Firma/data: Genova li 27 Giugno 1842
    Stato di conservazione: buono (lievi strappi al margine destro)
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera autografa firmata, datata 'Genova li 27 Giugno 1842' dell'illustre ecclesiastico, arcivescovo di Genova (dal 1832) e Cardinale (elevato da Gregorio XVI dal 1835) diretta al preside di teologia morale ed eloquenza sacra della Reale Accademia di Superga. "Rendo i miei più cordiali ringraziamenti a V.S. Rev.ma dell'erudito e leggiadro libro sulla Reale Basilica di Superga. io l'ho letto con piacere e molto m'è piaciuto, e per l'eleganza con cui è scritto, e per i principi...". Una pagina in-4, su bifolio. Indirizzo autografo e traccia di sigillo alla quarta.

  • Ascanio Turamini (Siena 1586 - 1647), Maremma
    Lotto 29

    Ascanio Turamini (Siena 1586 - 1647)
    Maremma
    Lettera autografa firmata
    Una pagina in-4
    Firma/data: Roccastrada 5 8bre 1646
    Stato di conservazione: buono (macchia di umidità; lacuna al margine inferiore, non lede il testo)
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera autografa firmata, datata 'Roccastrada 5 8bre 1646' del prelato, vescovo di Grosseto Ascanio Turamini. Esercitò, a Siena, la professione di avvocato e fu anche docente di diritto civile presso l'ateneo senese. Venne nominato vescovo di Grosseto il 2 marzo 1637 e consacrato tredici giorni dopo dal cardinale Francesco Maria Brancaccio. Tra le iniziative, ci fu l'ampliamento della chiesa parrocchiale di San Nicola a Roccastrada e il nuovo regolamento per le monache del convento delle Clarisse. Sotto il suo vescovato venne nuovamente consacrato il duomo di Grosseto. La missiva è relativa alla pratica del commercio da parte degli ecclesiastici in Maremma: "dalla quale si possa sperare buon esito già che per altra maniera, o sarà in tutto tolto il comercio alle persone ecclesiastiche in giudizio...". Una pagina in-4.

  • Antonio Felice Zondadari (Siena 1740 - ivi 1823), Ministro di Francia
    Lotto 30

    Antonio Felice Zondadari (Siena 1740 - ivi 1823)
    Ministro di Francia
    Lettera firmata
    Una pagina in-4
    Firma/data: Siena 22 Aprile 1821
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera firmata, datata 'Siena 22 Aprile 1821' dell'ecclesiastico, inquisitore generale di Malta (1777-1785), arcivescovo metropolita di Siena (1895-1923), creato cardinale da Pio VII il 23 febbraio 1801, Antonio Felice Zondadari. La missiva è diretta al "Signor Ministro di Francia" a Firenze: "Rendo a Vostra Eccellenza le mie distinte grazie per la gentilezza usatami di trasmettermi la Lettera che S.M. Cristianissima ha avuto la clemenza di scrivermi...". Una pagina in-4.

  • Giacinto Placido Zurla (Legnago 1769 - Palermo 1834), Ringraziamenti per la promozione
    Lotto 31

    Giacinto Placido Zurla (Legnago 1769 - Palermo 1834)
    Ringraziamenti per la promozione
    Lettera firmata
    Una pagina in-8 su bifolio
    Firma/data: Roma 14 Giugno 1823
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera firmata, datata 'Roma 14 Giugno 1823' del prelato, creato Cardinale da Pio VII nel concistoro del 10 marzo 1823, Cardinale vicario di Roma dal 1824 alla morte, Giacinto Placido Zurla. La missiva è diretta a Padre Bruschelli, reggente della chiesa di Sant'Agostino a Orvieto, nella quale lo ringrazia per la: "...mia Promozione...". "Vivo sicuro ch'Ella vorrà aggiungere anche le sue Preghiere all'Altissimo per me...". Una pagina in-8, su bifolio. Indirizzo e traccia di sigillo alla quarta.

  • Cardinale Luigi Lambruschini (Sestri Levante 1776 - Roma 1854), Stato Pontificio - Conte Ercole Gaddi
    Lotto 32

    Cardinale Luigi Lambruschini (Sestri Levante 1776 - Roma 1854)
    Stato Pontificio - Conte Ercole Gaddi
    Passaporto
    Due pagine in folio
    Firma/data: 17 aprile 1841
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera patente firmata dal Cardinale Luigi Lambruschini Segretario di Stato durante il pontificato di Gregorio XVI. Studiò teologia a Genova e Roma, ma fu costretto a lasciare la città eterna nel 1798 all'avvento della Repubblica Romana. Divenuto segretario della neo costituita Sacra Congregazione degli affari ecclesiastici straordinari, si distinse in campo diplomatico per i suoi contributi ai trattati di pacificazione con molti stati, in particolare con il Regno delle Due Sicilie e con la Baviera. Il 3 ottobre 1819 venne consacrato arcivescovo di Genova. Fu creato cardinale dal Pontefice Gregorio XVI nel 1831 e fu prescelto quale nuovo cardinal segretario di Stato di papa Gregorio XVI in sostituzione del cardinale Tommaso Bernetti. Nel 1846, alla morte di papa Gregorio XVI, rassegnò, come d'uso, le dimissioni dalla carica di Segretario di Stato. Nel successivo conclave, pare che egli, con Tommaso Pasquale Gizzi, sia stato l'unico altro candidato contrapposto al cardinale risultato poi vincente, ossia il Mastai Ferretti, Papa Pio IX.
    Nella lettera, datata '17 aprile 1841', per il Conte Ercole Gaddi: "Tutte le autorità Civili e Militari dello Stato Pontificio lasceranno passare liberamente il Sig. Conte Ercole Gaddi." Sono presenti quattro firme del Cardinale Lambruschini e diversi timbri della "direzione di Polizia nella leg. di Forlì."

  • Antonio Lamberto Rusconi (Cento 1743 - Imola 1825), Nomina di Assistente Governativo dei lavori a Palazzo Comunale d'Imola
    Lotto 33

    Antonio Lamberto Rusconi (Cento 1743 - Imola 1825)
    Nomina di Assistente Governativo dei lavori a Palazzo Comunale d'Imola
    Lettera firmata
    Una pagina in-4
    Firma/data: Ravenna 21 Maggio 1822
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera firmata, datata 'Ravenna 21 Maggio 1822' da Antonio Lamberto Rusconi, prelato, nominato da Pio VII vescovo di Imola e cardinale nel 1816, Antonio Lamberto Rusconi. La missiva è indirizzata al "Sig. Ingegnere in Capo" di Ravenna: "...per Assistente Governativo dei lavori che si eseguiscono al Palazzo Comunale d'Imola dalla parte delle Carceri, è stato nominato il Sig.r Felice Conti col soldo giornaliero di baj: 35". Una pagina in-4, indirizzo manoscritto, timbro e traccia di sigillo alla quarta.

  • Antonio Fiordibello (Modena 1510 - ivi 1574), La Rosa d'Oro - Regina Caterina d'Asburgo - Regno di Portogallo e Algarve - Pio IV
    Lotto 34

    Antonio Fiordibello (Modena 1510 - ivi 1574)
    La Rosa d'Oro - Regina Caterina d'Asburgo - Regno di Portogallo e Algarve - Pio IV
    Minuta firmata
    Carteggio di otto manoscritti
    Due pagine in-4, su bifolio
    Otto pagine in-16
    Firma/data: 1 settembre 1563
    Stato di conservazione: buono (fori al ductus dovuti all'acidità dell'inchiostro ferrogallico)
    Numero componenti del lotto: 9

    Antonio Fiordibello fu un celebre umanista modenese, segretario di Papa Pio IV. La minuta datata '1 settembre 1563' è redatta a Roma, «apud Sanctum Petrum» e diretta alla Regina del Portogallo Caterina d'Asburgo, nella quale si comunica l’invio di una "rosa ex auro fabrefacta", la Rosa d'Oro, benedetta dal Pontefice, la quale le sarà recapitata attraverso Michele de Castro, fratello del celebre oratore portoghese Alvaro. Presenti numerose cancellazioni e correzioni di mano del Fiordibello. Due pagine in-4, su bifolio. È unito carteggio di otto copie di manoscritti di Antonio Fiordibello riprodotti da un copista del 900, uniti in un unico fascicolo nel 1918: "Letti nella seduta ordinaria 22 giugno 1918". Il nucleo proviene dalla collezione di Augusto Maestro, Modena, in parte confluita alla Biblioteca Estense. Otto pagine in-16.

  • Tommaso Maria Mamachi (Chio 1713 - Tarquinia 1792), Dibattito sull'autorità del papa - Arcivescovo di Torino Francesco Luserna Rorengo di Rorà
    Lotto 35

    Tommaso Maria Mamachi (Chio 1713 - Tarquinia 1792)
    Dibattito sull'autorità del papa - Arcivescovo di Torino Francesco Luserna Rorengo di Rorà
    Due lettere autografe firmate
    Due pagine in-4
    Tre pagine in-4

    Firma/data: (Santa Maria sopra) Minerva Roma 22 febbraio 1777
    (Santa Maria sopra)Minerva Roma 9 marzo 1776

    Stato di conservazione: discreto (lacuna centrale in corrispondenza della firma "Fra Tommaso Mamachi" di cui lede l'iniziale e una parola del testo; macchia di umidità)
    Numero componenti del lotto: 2

    Insieme di due importanti lettere autografe firmate dell'erudito domenicano, professore di Fisica alla Sapienza di Roma, e direttore della Casanatense, indirizzate all'Arcivescovo di Torino Francesco Luserna Rorengo di Rorà (1732-1778) circa la sua attività di polemista in difesa della Santa Sede. Chiamato а Roma, insegnò nel collegio di Propaganda Fide (1740), fu Segretario della Congregazione dell'Indice (1779) e Maestro dei Sacri Palazzi (1781), continuando la sua attività di polemista ed erudito. '(Santa Maria sopra) Minerva Roma 22 febbraio 1777'. Due pagine in-4. Il corrispondente ha gradito il suo lavoro. "Del resto ella ben vede se con tutta somnissione, e volentieri mi adatto a quanto mi si ordina da superiori e a quali rischi mi esponga per obbedir loro, e come a qualunque costo e di fatica e di salute mi assuma per la verità e per la giustizia delle incombenze, che sovente mi sembrano superiori alle mie forze". Minerva Roma 9 marzo 1776'. "Io stimo moltissimo codesti signori dell'Università di Turino e il loro così, pel mio libro, vantaggioso giudizio mi dà coraggio maggiore per proseguire a lavorare con allegria...L' assicuro che io, senza punto badare alle ciarle, che si vanno spargendo, tirerò innanzi a scrivere con vigore. Ella lo vedrà dagli effetti. Le cialre si fanno principalmente in Roma però moltissimi sono, saranno miei avversari, e piuttosto che lasciarsi superare dalla forza della verità saranno per Febronio, come lo sono pel Contini..". Firmato F. Tommaso M. Mamachi. Tre pagine in-4.
    La propria opera a cui fa riferimento nelle lettere è la 'Epistolae ad Just Febroniumde ratione regendae christianae reipublicae deque legitima Romani Pontificis potestate' - edita a Roma fra il 1776 e il 1778 - scritta in opposizione alle teorie di Johann Nikolaus von Hontheim (noto con il nome di Giustino
    Febronio) vescovo ausiliare di Treviri, autore del 'De Statu Ecclesiae et legittima Potestate Romani Pontificis liber singularis reuniendos dissidentes in Religione Christianos compositus' (1763) il cui scopo consisteva nel riavvicinare la Chiesa Protestante a quella Cattolica abolendo l'antica autorità del Papa.

  • Rodolfo Pio (Carpi 1500- Roma 1564), Uffici di mala natura nel clero
    Lotto 36

    Rodolfo Pio (Carpi 1500- Roma 1564)
    Uffici di mala natura nel clero
    Lettera autografa firmata
    Quattro pagine
    Firma/data: 1 maggio 1538
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera autografa firmata dal “Car/v? di Carpi” ad un “Monsignore”, datata 1 maggio 1538. Probabilmente si tratta del Cardinale Rodolfo Pio, vescovo di Faenza dal 1528 e nunzio apostolico in Francia nel 1530. Nella lettera il cardinale discute riguardo “uffici di mala natura”, di quando andò in Francia da legato pontificio “...io fui creato legato per venire(?) in Francia…” e cita il Cardinale Agostino Trivulzio, cardinale, legato pontificio e amministratore apostolico di alcune città italiane e francesi.

  • Patriarca Adeodato Piazza (Vigo di Cadore 1884 - Roma 1957), Benedizioni
    Lotto 37

    Patriarca Adeodato Piazza (Vigo di Cadore 1884 - Roma 1957)
    Benedizioni
    Firma autografa su fotografia
    (cm 15x11)
    Firma/data: Venezia 15.II.1934
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Firma autografa su ritratto fotografico applicato su passepartout. La dedica autografa al margine inferiore: "Alla Famiglia Bellotti benedicendo e bene augurando."

  • Maria Teresa d'Asburgo-Lorena (Firenze 1801 - Torino 1855), Napoleonica
    Lotto 38

    Maria Teresa d'Asburgo-Lorena (Firenze 1801 - Torino 1855)
    Napoleonica
    Lettera firmata
    Una pagina in-4
    Firma/data: Torino il 20 Febbraio 1833
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera firmata, datata Torino il 20 febbrajo 1833 della Regina di Sardegna, consorte di Carlo Alberto di Savoia, e madre del "Re galantuomo", diretta al Cardinal Fesch (1763-1839), zio di Napoleone Bonaparte (in quanto fratello della madre Letizia Ramolino). "Con particolarissimo gradimento ho ricevuto gli augurii che all'avvicinarsi delle Feste del S.mo Natale V.S. Ill.ma mi ha sì cortesemente espressi...". Una pagina in-4, indirizzo manoscritto e sigillo in cera sotto carta alla quarta.

  • Maria di Borbone-Soissons (Parigi 1606 – ivi 1692), Principessa di Carignano
    Lotto 39

    Maria di Borbone-Soissons (Parigi 1606 – ivi 1692)
    Principessa di Carignano
    Tre lettere firmate
    Otto pagine in-4
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 3

    Tre lunghe lettere firmate, dalla figlia ed unica erede di Carlo di Borbone conte di Soissons, sposa di Tommaso Francesco di Savoia principe di Carignano e princesse du sang presso la corte di Luigi XIII dove si trasferì all’indomani della morte del marito. Le missive, risalenti all’arco cronologico 1652-1664, si riferiscono alla lunga permanenza di Maria presso la corte francese. Per un totale di otto pagine in-4, in francese.

  • Eulalia di Borbone Spagna Madrid, 1864 – Irun, 1958, Alice Mary Hughes
    Lotto 40

    Eulalia di Borbone Spagna Madrid, 1864 – Irun, 1958
    Alice Mary Hughes
    Fotografia con dedica autografa firmata dalla principessa
    Una pagina
    Firma/data: Torino, 1900
    Stato di conservazione: buono (lieve mancanza al margine superiore destro del passe-partout)
    Numero componenti del lotto: 1

    Bella fotografia scattata da Alice Mary Hughes (1857-1939) alla principessa Eulalia di Spagna con dedica autografa firmata al margine inferiore dalla giovane reale. "A son cousin Thomas (di Savoia - Genova). Comme souvenir des jours passé ensemble et en preuve d’amitié sincère. Sa cousine devouée". Torino, 1900. Cm 16 x 10, in bianco e nero. Applicata su passe-partout beige di cm 29,5 x 21,2.
    Alice Mary Hughes fu pioniera della fotografia al femminile, specializzata in ritratti di donne e di bambini.

  • Angela Maria Caterina d’Este (1656 - Bologna 1722), Este - Savoia - Guerre di religione
    Lotto 41

    Angela Maria Caterina d’Este (1656 - Bologna 1722)
    Este - Savoia - Guerre di religione
    Carteggio costituito da quattro lettere firmate

    Sei pagine
    Firma/data: Torino il 4 agosto 1703
    Torino 8 gennaio 1707
    Asti 20 gennaio 1714

    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 4

    Maria Caterina fu protagonista di una grande storia d'amore. Il 10 novembre 1684, sposò Emanuele Filiberto di Savoia, iI Principe di Carignano. Il matrimonio venne ostacolato dalla Francia, allora sotto il dominio di Luigi XIV, che voleva imporre al Savoia le nozze con una principessa francese. Una cerimonia per procura si svolse a Modena dove il fratello celibe di Caterina, Cesare Ignazio d'Este, prese il posto dello sposo; un'altra cerimonia privata si tenne al Castello di Racconigi, residenza estiva dei Principi di Carignano. Dopo le nozze, gli sposi vissero per qualche tempo in esilio a Bologna, in conseguenza dell'ostilità francese al loro matrimonio. Solo nel giugno del 1685, ricevuto il perdono da parte di Luigi XIV, poterono rientrare a Torino, eleggendo a residenza il palazzo Carignano.
    Carteggio costituito da quattro lettere firmate, della nobildonna, meglio nota come Maria d’Este Savoia, figlia di Borso d’Este dei duchi di Modena e Reggio e sposa di Emanuele Filiberto di Savoia nel 1684. La prima, dat. Torino il 4 agosto 1703, indirizzata al Marchese Zambeccari, è relativa ai fatti d'arme e politici come il passaggio "in queste parti a piciole truppe incaminate verso li cantoni heretici et altre parti le famiglie de’ religionari del Principato d’Oranges, a’ quali il Re ha assegnato tempo prefisso per vendere suoi beni e ritirarsi quando non volessero rendersi catolici" o notizie portate dagli "ultimi avisi [che] parlano che l’armata inglese et olandese va sempre più accostandosi ad Anversa giudicandone che miri a formarne l’assedio". La seconda datata Torino 8 gennaio 1707, è inviata al Duca Mattei, in occasione delle feste natalizie; una terza lettera, datata Asti 20 gennaio 1714 e diretta al Duca Bonelli, verte su alcuni soggiorni della sovrana nei feudi bolognesi. Chiude l'insieme una quarta ed ultima missiva indirizzata al generale Feltz (lacuna al margine destro ha asportato la data). Per un totale di sei pagine in vario formato.

  • Angela Maria Caterina d’Este (1656 - Bologna 1722), Este - Savoia - Reggimento dei dragoni di Ginevra
    Lotto 42

    Angela Maria Caterina d’Este (1656 - Bologna 1722)
    Este - Savoia - Reggimento dei dragoni di Ginevra
    Lettera autografa firmata

    Una pagina in-8, su bifolio
    Firma/data: Lucques li 2 novemb. 1717

    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera autografa firmata, datata Lucques li 2 novemb. 1717 della Principessa, diretta a "monsieur le Comte de Carpene, liutenent dans le regiment des dragons Gennevois à Turin", di cortesia. Una pagina in-8, su bifolio. Carta brunita. Indirizzo alla quarta.

  • Filippo Francesco d’Este (S. Martino in Rio 1673 - Corteleona 1723), Este - Malattia mentale
    Lotto 43

    Filippo Francesco d’Este (S. Martino in Rio 1673 - Corteleona 1723)
    Este - Malattia mentale
    Lettera autografa firmata
    Due pagine in-8, su bifolio
    Firma/data: Nice ce 2 mars 1697
    Stato di conservazione: buono (macchia di umidità)
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera autografa firmata, datata de Nice ce 2 mars 1697 del Marchese di San Giuliano, figlio primogenito di Sigismondo III d'Este e di Maria Teresa Grimaldi, relativa ad un viaggio di rientro in Italia che toccherà alcune città, tra cui Torino. Due pagine in-8, su bifolio. La missiva costituisce uno dei pochissimi documenti relativi a Filippo Francesco d’Este, naturale successore al marchesato di S. Giuliano ma che le fonti definiscono prematuramente 'istupidito'. Per questo motivo egli cedette il proprio posto al fratello minore Carlo Filiberto II d’Este (1678-1752) trascorrendo la propria vita nel feudo di Corteleona.
    Clinio Cottafavi nelle sue ricerche storiche su San Martino in Rio, scriverà: "Il primogenito di Sigismondo terzo divenuto scemo ed aggravato da mille molestie, si era reso incapace di poter reggere i feudi: la sua posizione egli se l'aggravava anche sempre più con una vita scorretta e punto morale. Onde il padre suo nel 1727 prese a trattare con lui per la rinuncia del suo diritto di primogenito a Carlo Filiberto, l'unico degli altri suoi figli maschi, che gli fosse rimasto. E vi riusciva: con una convenzione, sotto scritta dalle parti in Corteolona, ove dimorava sempre Francesco Filippo con la sua donna, Luigia Sorbellini (in realtà Luigia Serbelloni), si stabiliva che alla morte di Sigismondo III, i diritti di primogenitura sarebbe spettati al terzogenito Carlo Filiberto. (Archivio Comunale di San Martino)". Claudio Donati nel suo lavoro di ricerca sul ramo degli Este di San Martino, scriverà: "Molte nubi si addensarono in questi primi decenni del settecento sui destini della famiglia: la morte dello zio Carlo Filiberto senza eredi legittimi nel 1714, il rimbecillimento del cugino Francesco Filippo nel 1715 quando era prossimo alle nozze con Luigia Serbelloni (costretta così a farsi monaca)..."

  • Sigismondo III d’Este (1577 - Torino 1628), Marchese di Lanzo e di Borgomanero
    Lotto 44

    Sigismondo III d’Este (1577 - Torino 1628)
    Marchese di Lanzo e di Borgomanero
    Lettera firmata
    Una pagina in-4
    Firma/data: Chambéry 14 Xbre 1627
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Sigismondo era figlio del marchese Filippo II Francesco d'Este e di Margherita di Savoia, figlia legittimata del duca di Savoia, Carlo Emanuele I. Nel 1653, alla morte del padre, a soli sei anni, ereditò i titoli e il feudo, sotto la reggenza della madre. Nel 1671 sposò a Torino, Maria Teresa Grimaldi, figlia di Ercole Grimaldi, principe ereditario del Principato di Monaco e Aurelia Spinola dei Principi di Molfetta. Nel 1727 Sigismondo trattò e ottenne dal figlio primogenito, Francesco Filippo, gravemente disturbato, la sua rinuncia nei diritti dinastici in favore dell'altro figlio maschio sopravvissuto, Carlo Filiberto II d'Este.
    Lettera firmata datata Chambéry 14 Xbre 1627 del Marchese di Lanzo e di Borgomanero. Quietanza di pagamento. "...la somme de mille deux cent cinquante florins...". Una pagina in-4, intestazione ms. 'Le Marquis de Lans'.

  • Dorotea di Lorena (Deneuvre 1545 - Nancy 1621), Lettera a Muzio Sforza - influenza in questioni giudiziarie
    Lotto 45

    Dorotea di Lorena (Deneuvre 1545 - Nancy 1621)
    Lettera a Muzio Sforza - influenza in questioni giudiziarie
    Lettera firmata
    Una pagina in-4
    Firma/data: Nansi li 17 7bre 1604
    Stato di conservazione: buono (lacuna al margine inferiore, non lesiva del testo)
    Numero componenti del lotto: 1

    Interessante lettera firmata, datata Nancy li 17 7bre 1604, dell'ultimogenita di Francesco I di Lorena e Cristina di Danimarca, indirizzata a Muzio Sforza, marchese di Caravaggio e membro del "Consiglio Secretto per Sua Maestà Catholica", nella quale lo prega di favorirla relativamente ad una questione giudiziaria: "la qual prego con ogni affetto favorirmi che quanto prima sia finita la Causa, et sia tenuto più conto della mia reputazione di quello, è stato tenuto sin qui, che deve all'obbligo grandissimo che le tengo come congiunta di affinità seco la rendo sicuro cghe il ... Duca mio fr.llo ne sentirà il maggior gusto del mondo, ed in tutte le occ.oni possibile se ne mostrerà grato...". Una pagina in-4.
    Dorotea è stata così chiamata in onore della zia materna. Nacque storpia o zoppa, causa che venne attribuito allo stress della madre durante la gravidanza (suo padre morì un mese dopo la sua nascita, il 12 giugno 1545). Dorotea è stata descritta come una persona di un certo fascino. Aiutò il fratello a progettare i giardini terrazzati, ornati da fontane e aranceti, nel recinto del palazzo ducale. Partecipò al matrimonio tra il re di Francia e Luisa di Lorena-Vaudémont a Reims nel 1573.

  • [Giovanni I di Sassonia (Dresda, 12 dicembre 1801 – Pillnitz, 29 ottobre 1873)]
    Lotto 46

    [Giovanni I di Sassonia (Dresda, 12 dicembre 1801 – Pillnitz, 29 ottobre 1873)]

    Righi autografi
    Una pagina in-8
    Firma/data: 4 giugno 1872
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    I primi righi autografi, senza Firma/data: "Giovanni Muraro capo di Stazione a [...]. La sua moglie desidera d'esser impiegata a Pordenone dov'era prima, perché ci sono sepolti due figli suoi". I secondi righi, datati '4 giugno 1872', sono stati firmati da Enea Bignami, nei quali egli afferma che il testo precedente è stato scritto dal Re Giovanni I di Sassonia: ' Autografo di S.lle il Re Giovanni di Sassonia...'. Una pagina in-8 incollata su supporto cartaceo. Interessante anche il profilo del certificatore, Andrea Bignami. Compiuti gli studi in Svizzera, si arruolò nella guardia civica bolognese, raggiungendo il grado di capitano. Il 19 marzo 1848 accorse a Milano e qui, arruolatosi volontario in cavalleria, fu assunto quale ufficiale di ordinanza del generale T. Lechi, comandante la nuova guardia nazionale. Assegnato ai primi di aprile al quartier generale di Carlo Alberto alle dipendenze del generale Salasco, passò poi allo Stato Maggiore della IV divisione, comandata da Ferdinando di Savoia, cui si strinse di fraterna amicizia. Collocato in aspettativa al termine del conflitto, Bignami esaminò le cause della disfatta nel volume anonimo, ma posteriormente da lui stesso riconosciuto come suo, 'Campagnes d'Italie de 1848-49 par un Lieutenant d'Etat Major de l'Armée Piémontaise' (Turin 1849), in cui espresse giudizi acuti sui protagonisti della guerra. Ritornato a Bologna, si dedicò all'attività finanziaria e, operando in società col 'Banco R. Rizzoli' e quello dei 'Fratelli Cataldi', nel 1852 impiantò a Bologna una filanda meccanica per la lavorazione della canapa e del lino. Oggetto di particolare interesse fu per lui quello ferroviario, di cui divenne uno dei maggiori esperti italiani: sarà membro dell'amministrazione della ferrovia "Vittorio Emanuele" e poi delle Ferrovie dell'Alta Italia. Partecipò alla terza guerra d'indipendenza come capitano di Stato Maggiore della divisione di Bologna prima e di Firenze poi; dopo l'armistizio, quale esperto commerciale e ferroviario. Sull'argomento delle ferrovie Bignami ha lasciato due scritti interessanti: nel primo, dedicato al Rothschild,'Le domaine des chemins de fer du Sud de l'Autriche et de la Haute Italie' (Turin 1868), egli esaminava i punti fondamentali dell'economia dell'Italia e dell'Austria in rapporto soprattutto col problema delle comunicazioni ferroviarie. Il secondo scritto,'Cenisio e Fréjus' (Firenze 1871), da lui stesso tradotto in francese: 'La percée des Alpes' (Paris 1872) narrava le vicende del traforo, corredandole con notizie sulla storia, la geografia e la geologia della regione.

  • Adalberto di Savoia-Genova (Torino 1898 - ivi 1982), Società Caccia di Ampezzo
    Lotto 47

    Adalberto di Savoia-Genova (Torino 1898 - ivi 1982)
    Società Caccia di Ampezzo
    Lettera autografa firmata
    Due pagine in-4
    Firma/data: Cortina d'Ampezzo 5 Agosto 1926
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Lettera autografa firmata datata 'Cortina d'Ampezzo 5 Agosto 1926' di Adalberto di Savoia-Genova, Generale del Regio Esercito Italiano durante le due guerre mondiali. Nella missiva il Duca ringrazia per aver ricevuto un invito: "Gentilissimo Cavaliere, La ringrazio sentitamente del gentile invito fattomi a nome della Società Caccia di Ampezzo, che ho accolto con molto gradimento...". Due pagine in-4. Adalberto di Savoia-Genova fu un principe di 'Casa Savoia', appartenente al ramo Savoia-Genova. Nel periodo interbellico era spesso citato con il titolo di duca di Bergamo. Quarto figlio di Tommaso di Savoia-Genova e di Isabella di Baviera. Suo padre era nipote di Carlo Alberto di Savoia e di Giovanni di Sassonia. Sua madre era nipote di Ludovico I di Baviera e pronipote di Carlo IV di Spagna e di Francesco I delle Due Sicilie. Il 22 settembre 1904 il Re Vittorio Emanuele III, suo cugino, gli conferì il titolo di duca di Bergamo. Partecipò alla prima guerra mondiale e combatté con il suo reparto sul Montello nell'ottobre 1917 e in Vallagarina nel febbraio 1918. Successivamente la sua carriera militare si svolse fra l'Italia e l'Africa Orientale Italiana.
    Dopo l'occupazione italiana dell'Albania per Adalberto si parlò della nomina a luogotenente generale del Re, in quanto aveva rappresentato 'Casa Savoia' al matrimonio di Re Ahmet Lekë Bej Zog, suscitando molte simpatie fra gli albanesi. Il duca di Bergamo intrattenne una lunghissima relazione con Anita Scarzella, una nobile piemontese che, però, non si concluse con il matrimonio per via dell'opposizione di Umberto II. Nonostante vivesse in anni così importanti per l'Italia, Adalberto si tenne sempre lontano dalla mondanità e dalla corte e condusse una vita ritirata.

  • Carlo Alberto di Savoia - Carignano (Torino 1798 - Oporto 1849), Carlo Maffei di Boglio primo scudiero di Carlo Alberto di Savoia, opposizione alla promozione
    Lotto 48

    Carlo Alberto di Savoia - Carignano (Torino 1798 - Oporto 1849)
    Carlo Maffei di Boglio primo scudiero di Carlo Alberto di Savoia, opposizione alla promozione
    Minuta interamente autografa firmata
    Una pagina in-8, su bifolio
    Firma/data: 24 dicembre 1846
    Stato di conservazione: buono
    Numero componenti del lotto: 1

    Minuta interamente autografa firmata datata '24 dicembre 1846' del Re di Sardegna dal 1831 al 1849, indirizzata al Generale Carlo Maffei di Boglio (1772-1854), primo scudiero di Carlo Alberto di Savoia - Carignano e Gran Mastro del Corpo d'artiglieria di stanza al Palazzo reale di Torino. Carlo Alberto di Savoia-Carignano durante il periodo napoleonico visse in Francia dove acquisì un'educazione liberale. All'età di 12 anni Carlo Alberto e la madre furono ricevuti da Napoleone Bonaparte, che conferì al ragazzo il titolo di conte dell’Impero e una rendita vitalizia di 100.000 franchi. Come principe di Carignano nel 1821 diede e poi ritirò l'appoggio ai congiurati che volevano imporre la costituzione al re di Sardegna Vittorio Emanuele I. Divenne conservatore e partecipò alla spedizione legittimista contro i liberali spagnoli del 1823. Non destinato al trono, diventò re dello Stato sabaudo nel 1831, alla morte dello zio Carlo Felice che non aveva eredi. Da sovrano, dopo un primo periodo conservatore durante il quale appoggiò vari movimenti legittimisti d'Europa, nel 1848 aderì all'idea di un'Italia federata guidata dal Papa (neoguelfismo) e libera dagli Asburgo. Nello stesso anno concesse lo Statuto, la carta costituzionale che sarebbe rimasta in vigore (prima nel Regno di Sardegna e poi nel Regno d'Italia) fino al 1947. Guidò le forze che portarono alla prima guerra di indipendenza contro l'Austria ma, abbandonato da papa Pio IX e dal re Ferdinando II delle Due Sicilie, nel 1849 fu sconfitto e abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele. Morì in esilio qualche mese dopo nella città portoghese di Oporto. Il suo tentativo di liberare l'Italia settentrionale dall'Austria rappresentò il primo sforzo dei Savoia di mutare gli equilibri della penisola dettati dal Congresso di Vienna. L'opera sarà ripresa con successo dal figlio Vittorio Emanuele, che diverrà il primo re d'Italia. Nella missiva il Re di Sardegna gli comunica con rammarico che il "Conseil des Chevaliers de l'Ordre reunis" ha deliberato di non potergli accordare una promozione. Una pagina in-8, su bifolio.

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Una selezione di oltre trecento autografi, con rilevanti nuclei risorgimentale e del novecento italiano. Tra gli altri, documenti emessi dalla corte aragonese e dalla cancelleria papale, su guerre, privilegi e Inquisizione.

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