#68: Dipinti d'eccezione e Antiquariato

#68: Dipinti d'eccezione e Antiquariato

venerdì 16 giugno 2023 ore 16:30 (UTC +01:00)
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  • Natura morta di fiori in grande vaso, XVIII Secolo
    Lotto 1

    Natura morta di fiori in grande vaso, XVIII Secolo cm 130 x cm 110 Strappo di affresco riportato su tela Di forma ovale.

  • Natura morta di fiori in grande vaso, XVIII Secolo
    Lotto 2

    Natura morta di fiori in grande vaso, XVIII Secolo cm 130 x cm 110 Strappo di affresco riportato su tela Di forma ovale.

  • Fabrizio  Chiari (1615 ca 1695)  - Trionfo di Venere, 16° Secolo
    Lotto 3

    Fabrizio Chiari (1615 ca 1695) - Trionfo di Venere, 16° Secolo h cm 171 x 176 Olio su tela Da Tiziano. L'opera è corredata da uno studio sui pigmenti effettuata dalla facoltà di fisica nucleare del professore Paolo Romano, dell'Università di Catania, che certifica la natura dei pigmenti. Presente expertise del Prof. Strinati " 

    Il dipinto raffigurante il cosiddetto Omaggio a Venere (olio su tela, cm . 171 x 176) e una copia di altissima qualità nonché in discretostato di

    conservazione del celeberrimo dipinto di Tiziano Vecellio (attualmente

    conservato al Museo del Prado di Madrid) conosciuto abantiquo sia col

    titolo di Festa degli Amorini (come talora si trova ancoraoggi citato) sia con

    quello, ben pit famoso appunto, di Omaggio a Venere.

     

    Tiziano lo dipinse per i Camerini di alabastro di Alfonso |d’ Este signore di

    Ferrara. Costui aveva approntato nel Palazzo Ducale dellasua citta appunto

    una sorta di meraviglioso studiolo per decorare il qualeinvito alcuni tra i

    piu grandi pittori italiani attivi al suo tempo, cioè all’inizio del Cinquecento.

    E tra questi Tiziano ovviamente spiccava per incomparabilefama e

    intrinseca grandezza. L" Omaggio a Venere riscosse unsuccesso strepitoso,

    tanto da diventare uno dei quadri più amati dagli artististessi e dai critici

    d’ arte tanto da essere copiato da molti dei più insignipittori d’ Europa tra

    il sedicesimo e il diciassettesimo secolo come Rubens, Reni,Poussin!

     

    La nostra copia, qui in esame, risale probabilmente allostesso periodo

    storico in piena fase “neoveneta”, come la chiamo RobertoLonghi nei suoi

    studi sulla corte estense e il suo enorme influsso. Dunquela nostra copia

    potrebbe datarsi circa cento anni dopo o poco più rispettoall’originale

    tizianesco eseguito intorno al 1520, e riferirsi all’ambienteromano che

    ebbe un vero e proprio culto verso la magnificenza dell’arteveneta

    quando, nella citta eterna, domino il grande pittore earchitetto Pietro da

    Cortona che, pur toscano, fu devotissimo seguace dei maestriveneziano

    del Cinquecento. Tra i molti allievi e collaboratori delCortona che si

    dedicarono con particolare impegno a incrementare con leloro opere

    questo affascinante gusto veneteggiante a Roma, ritengo siapossibile

    individuare proprio l'autore della nostra copia.

     

    Valutando la materia pittorica della nostra copia e laqualita eccellente del

    disegno e di quella che potremmo chiamare una vera e propria

    reinterpretazione dello stile tizianesco, ritengo che aeseguire il quadro qui

    in esame sia stato un ben preciso seguace del Cortona.

    Si tratta del Maestro romano Fabrizio Chiari (1615ca.-1695), un artista

    lodatissimo al suo tempo, dotto classicista e cultore delgusto veneto come

    si vede in uno dei suoi capolavori, l'immenso e bellissimoaffresco

    raffigurante la Riconciliazione di Giacobbe ed Esau nellacosiddetta Galleria

    di Alessandro VII al Quirinale, eseguito negli anniCinquanta del Seicento.

     

    Mi sembra qui di riconoscervi la stessa mano che ha eseguitola magnifica

    copia qui in esame, di marcato gusto naturalistico, difinissima qualità della

     

    materia pittorica e del disegno, prettamente seicenteschi.

     

    Un dipinto, in definitiva, di notevole interessestorico-artistico e di

    eccellente qualità.

     

    In fede, Claudio Strinati"

  • Ritratto di bambino con fiori rosa, in cornice antica, XVII Secolo
    Lotto 4

    Ritratto di bambino con fiori rosa, in cornice antica, XVII Secolo Cm 78x63, in cornice cm 100x85 Dipinto ad olio su tela

  • Pietro Paolo Vasta (attribuito a) (Acireale 1697-Acireale  1760)  - Cardinale, XVIII Secolo
    Lotto 5

    Pietro Paolo Vasta (attribuito a) (Acireale 1697-Acireale 1760) - Cardinale, XVIII Secolo H cm 72x60, in cornice cm 80x67 Dipinto ad olio su tela Da restaurare, cadute di colore.

  • Ritratto di nobiluomo
    Lotto 6

    Ritratto di nobiluomo Cm 80x65 in cornice cm coeva 98x78 XVIII secolo

  • Giandomenico  Tiepolo (attribuito a) (Venezia 1727-Venezia 1804)  - Carro dell'aurora con putti, amorini e ninfe, XVIII Secolo
    Lotto 7

    Giandomenico Tiepolo (attribuito a) (Venezia 1727-Venezia 1804) - Carro dell'aurora con putti, amorini e ninfe, XVIII Secolo H mm 425 x 525 / in cornice cm 60 x 73 Disegno a inchiostro bruno su carta vergata

  • Venezia Palazzo Ducale, XVIII Secolo
    Lotto 8

    Venezia Palazzo Ducale, XVIII Secolo cm 70 x cm 100, in cornice cm 90 x cm 120 Olio su tela In splendida cornice. 

  • Marina con navi e architetture, XVIII Secolo
    Lotto 9

    Marina con navi e architetture, XVIII Secolo h cm 55 x 71, in cornice 65 x 81 olio su tela

  • Ovale, paesaggio con albero e contadino
    Lotto 10

    Ovale, paesaggio con albero e contadino h cm 57 x 38, in cornice 89 x 61 Olio su cartone telato

  • Pieter Cornelisz  van Soest (attribuito a) (1581-1647)  - Scena con velieri, XVII Secolo
    Lotto 11

    Pieter Cornelisz van Soest (attribuito a) (1581-1647) - Scena con velieri, XVII Secolo cm 90x155, in cornice cm 111x177 Olio su tavola Pittore olandese specialista in marine. L'opera raffigura una scena della Prima o Seconda guerra anglo-olandese, in cui la flotta inglese, alleata della Repubblica Genovese, metteva accanto alla propria bandiera quella della Croce di San Giorgio per non subire attacchi dagli alleati.

  • Natura morta di fiori, XVII-XVIII Secolo
    Lotto 12

    Natura morta di fiori, XVII-XVIII Secolo H cm 50x36 Olio su tela applicata su tavola Opera di pittore Italiano.

  • Elena Recco (Napoli 1654-Madrid 1715)  - Natura morta di pesci, XVII Secolo
    Lotto 13

    Elena Recco (Napoli 1654-Madrid 1715) - Natura morta di pesci, XVII Secolo cm 40 x cm 48, in cornice cm 52 x cm 60 olio su tela Presente Perizia del Prof.Strinati.

    "La Natura Morta di pesci (olio su tela, cm.37 x 47, in cornice 50 x 62) è un'opera che rientra bene nell'ambito della produzione di Elena Recco, insigne pittrice specialista di questo genere, figlia del grande maestro napoletano Giuseppe Recco e lungamente attiva accanto al padre (nonché al poco noto fratello Nicola Maria) tra Napoli e la Corte reale di Spagna presso la quale si trasferì, seguendo appunto suo padre, verso la fine del diciassettesimo secolo e dove rimase a lungo, onorata di importantissime e primarie commissioni.
    Basandoci sull'anagrafica nota e documentata dalla storiografia della Recco (Napoli 1654, Madrid 1715) il quadro qui in esame, dal punto di vista stilistico e materico, mi appare sicuramente databile entro il primo decennio del Settecento, nella fase più matura della produzione dell'insigne artista. Giungo a tale considerazione confrontando la nostra opera soprattutto con alcuni dipinti provenienti dalla antica collezione Orsini di Gravina di Puglia (oggi totalmente dispersa in varie proprietà) dove figuravano in effetti Nature Morte di pesci veramente notevolissime di Elena Recco, ancorché gli inventari le riportino talvolta in errore col nome del grande padre Giuseppe.
    Riporto al proposito quale caso scuola, di grande interesse storico e artistico, una Natura Morta di pesci, estremamente vicina alla nostra, pubblicata da Lucio Galante, in La Natura Morta in Italia, tomo secondo, Electa Milano 1989, p.971, n. 1183, col nome di Giuseppe Recco ma in realtà capolavoro assoluto della figlia Elena.
    La Recco si specializzò oltremodo nel genere della pittura dei pesci, e il nostro dipinto appare molto significativo per il metodo, tipico e distintivo dell'autrice, di mescolare le immagini di pesci come se fossero stati gettati in disordine sul bancone del pescivendolo, in attesa di essere distribuiti ai vari clienti ed avventori.
    La materia pittorica nel nostro caso è spessa e corposa e anche questo è un elemento peculiare che caratterizza la produzione di questa grande, pittrice che merita un posto a sé, e di spicco assoluto, nella grande ed alta storia della Natura Morta a Napoli tra Seicento e Settecento. Concludo notando lo stato di conservazione del dipinto qui in esame come molto buono e confermandone pertanto la qualità intrinseca piuttosto alta. Stimo quindi il dipinto in relazione alle attuali condizioni di mercato internazionale alla quotazione di E. 18.000,00 (diciottomila).
    In fede, Claudio Strinati"

  • Stazione di posta e viaggiatori a cavallo, XVII Secolo
    Lotto 14

    Stazione di posta e viaggiatori a cavallo, XVII Secolo cm 47 x 54, in cornice 60 x 73 olio su tela Pittore fiammingo del XVII secolo

  • Soggetto storico con Re e personaggi, XVIII Secolo
    Lotto 15

    Soggetto storico con Re e personaggi, XVIII Secolo h cm 76 x 107, in cornice 90 x 120 olio su tela

  • Cornelis de Baellieur (attribuito a) (Anversa 1607-1671)  - Interno di stalla con personaggi e animali
    Lotto 16

    Cornelis de Baellieur (attribuito a) (Anversa 1607-1671) - Interno di stalla con personaggi e animali Cm 49x67, in cornice 63,5x81 Dipinto ad olio su tela

  • San Giuseppe con Bambin Gesù, Second half of the 17° Secolo
    Lotto 17

    San Giuseppe con Bambin Gesù, Second half of the 17° Secolo Cm 135x77, opera sprovvista di cornice Dipinto ad olio su tela

  • Sosta di viaggiatori con cavalli, XVII Secolo
    Lotto 18

    Sosta di viaggiatori con cavalli, XVII Secolo cm 31 x 39, in cornice 42 x 50 olio su tavola Pittore fiammingo del XVII secolo

  • Gaspare  Da Pesaro (attribuito a) (Operante a Palermo 1413-1461)  - Madonna in trono col Bambino tra i SS.Giovanni e Girolamo
    Lotto 19

    Gaspare Da Pesaro (attribuito a) (Operante a Palermo 1413-1461) - Madonna in trono col Bambino tra i SS.Giovanni e Girolamo Cm 42,5x32,5 Tempera su tavola Presente expertise del Prof. Claudio Strinati :
    "La tavola raffigurante la Madonna in trono col Bambino tra i Ss. Giovanni
    Battista e Girolamo ( tempera su tavola, cm 42,5 x 32,5) è un’opera inedita
    databile, per motivi stilistici e con relativa approssimazione, al primo
    quarto del secolo quindicesimo e attribuibile, sia pur per via indiziaria in
    mancanza di confronti certi, a Gaspare da Pesaro, un pittore attivo
    lungamente nel meridione d’ Italia, attestato da numerose carte d’archivio
    e testimonianze manoscritte e poi a stampa delle fonti che ci informano
    della sua attività, ma di cui non rimane neppure un’ opera certa, per firme
    o documenti.
    E tuttavia gli indizi che si riscontrano nel dipinto possono far pensare che
    ci troviamo di fronte ad un’opera di qualità finissima nonché di eccellente
    conservazione e di rilevante interesse storico-artistico, probabilmente di
    mano di questo mitico pittore. Le fonti ci permettono, infatti, di inquadrare
    prima di tutto i termini cronologici sicuri del suo lavoro.
    Nato nell’ ultimo decennio del secolo quattordicesimo, il pittore e
    miniatore Gaspare da Pesaro morì nel 1461 dopo una carriera fervida e
    onorata anche da grandissimi committenti come il re di Napoli Alfonso il
    magnanimo che lo invitò alla corte di Gaeta per affidargli un incarico
    inerente alle sue competenze di miniatore che, per quel tempo, significava
    la fornitura sia di opere su carta sia di dipinti su tavola di piccolo o
    piccolissimo formato, idonei ad essere collocati su una scrivania o in uno
    studiolo.
    Specialista della pittura sacra, soprattutto dei Gonfaloni e degli Stendardi,
    ma specializzato anche in opere di minore formato e di elegante
    iconografia, Gaspare da Pesaro fu certamente un esponente di spicco di
    quella scuola marchigiana del Quattrocento che annovera una serie di
    figure rimarchevoli, tra cui Giovanni Antonio da Pesaro nella prima metà
    fino a Nicola di Maestro Antonio da Ancona nella seconda metà. Lo stile del
    nostro quadro, qui in esame, è prettamente marchigiano, con un misto di
    naturalismo (il bellissimo e tornitissimo bambino e il volto quasi sferico
    della Madonna) e tendenza goticheggiante astraente (la figura del Battista
    così emaciata o l’ arguto san Girolamo intento nella lettura). Queste figure
    appartengono ad una tipologia di immagini che caratterizzano tutta la
    cultura dell’area adriatica influenzata solo parzialmente dalla scuola
    veneziana ma partecipe anche di quella cultura dalmata che fu così
    determinante per un altro veneto-marchigiano eccelso, Carlo Crivelli col
    quale il nostro dipinto ha qualche punto di contatto. La tradizione
    attribuisce, sovente con scarso fondamento, a Gaspare da Pesaro opere
    molto diverse tra loro, tra cui addirittura il Trionfo della Morte di Palermo.
    Nondimeno l’appartenenza della nostra tavola alla cultura marchigiana
    adriatica sembrerebbe lampante, mentre l’impossibilità di condurre
    confronti convincenti con altre opere di autori acclarati, induce a pensare
    di trovarsi di fronte ad un artista insigne si, ma largamente dimenticato
    dalla storiografia.
    Tutte queste deduzioni mi portano, allora, a pensare che l’identikit
    probabile di Gaspara da Pesaro possa coincidere con quello che si vede nel
    nostro quadro. Il nitido baldacchino fa pensare, peraltro, alla pittura
    processionale di cui Gaspare da Pesaro fu noto maestro e l’idea, da
    autentico miniatore, di non dipingere il nimbo della Vergine ma di ricavarlo
    dal fondo oro su cui l’intera tavola è dipinta, sembrerebbe un escamotage
    raffinato ed elegante, degno di una mente pittorica colta.
    Quel misto di ironico e insieme di solenne, è caratteristica peculiare di
    questa arte adriatica e un certo rapporto con l’altro famoso pesarese del
    tempo, Giovani Antonio, rende ancor più plausibile l’identificazione del
    nostro quadro con questo sconosciuto ma notevole pittore. E ancor più
    interessante è apprendere dalle fonti che Gaspare, nel primo periodo della
    sua attività fu in stretti rapporti di collaborazione con un pittore, di cui pure
    ignoriamo tutto, chiamato Niccolò di Magio, senese.
    E un certo influsso dell’ambiente senese del primo Quattrocento è pure
    presente nella nostra opera qui in esame. Le prime notizie che abbiamo di
    Gaspare sono inerenti al suo primo matrimonio contratto nel 1415. Sembra
    probabile che il nostro dipinto sia databile proprio in quel torno di tempo."

  • Giuseppe Diamantini (Fossombrone 1623-Venezia 1705)  - Caino ed Abele, Eigh° decade of the seventeen° Secolo
    Lotto 20

    Giuseppe Diamantini (Fossombrone 1623-Venezia 1705) - Caino ed Abele, Eigh° decade of the seventeen° Secolo Cm 76x101 in cornice cm 97x122 Dipinto ad olio su tela
    Corredata da perizia del Prof. Strinati: "Il notevolissimo e pregevole dipinto raffigurante Abele morto con sullo sfondo la figura di Caino in lontananza (olio su tela, cm.171 x 176) è un

    magnifico, e splendidamente conservato autografo, a mio avviso, del grande pittore veneto ancorché di origine marchigiana(perché nato a

    Fossombrone nel 1623) Giuseppe Diamantini.

     

    Diamantini è un singolarissimo artista dal gusto quasi preromantico e dalla

    parabola lunga e complessa che lo porto a stabilirsi per gran parte della sua vita a Venezia dove morì nel 1705 in un clima culturale,debitore

    soprattutto alla colta tradizione bolognese, molto mutatorispetto ai presupposti barocchi tipici della sua gioventù.  

    Problematiche, queste, ampiamente illustrate nella pregevolemonografia

    di A.M. Ambrosini Massari, M. Cellini, M. Luzi, Giuseppe Diamantini, 1623-

    1795-pittore e incisore dalle Marche a Venezia, Ancona, il lavoro editoriale

    2021.

    Il dipinto posto alla mia attenzione riflette la peculiare tendenza del


    ragguardevole maestro verso il cosiddetto “tenebrismo”,tendenza tipica

    di vari pittori dell’ambiente veneto del tempo ma che in Diamantini trova una realizzazione veramente singolare e personalissima.

    Il nostro dipinto risale con precisione all’ottavo decennio del secolo diciassettesimo quando Giuseppe Diamantini, insieme con altri eminenti

    pittori, partecipo ai lavori artistici nel magnifico Palazzo Gritti Badoer a Venezia lasciandovi opere notevoli che ritengo ben si confrontano col

    quadro qui in esame. 

    Il soggetto, patetico e tragico al contempo, era molto amato dagli artisti dell’epoca e quindi Diamantini si inserisce ad alto livello in un clima

    figurativo di fervida emotività e come incombente sullo spettatore.

    Appare estremamente suggestivo lo scorcio della figura immersa


    nell’oscurità profondissima, magnificamente contrastante con l'accecante chiarore della mandibola d’asino con la quale Caino, nel racconto biblico,

    percosse il fratello uccidendolo.

     Un autentico piccolo capolavoro." 

  • San Bartolomeo, Second half of the 17° Secolo
    Lotto 21

    San Bartolomeo, Second half of the 17° Secolo Cm 99x70, in cornice cm 106x79 Dipinto ad olio su tela

  • Giovanni Bernardino   Azzolino (Cefalù 15712-Napoli 1645)  - Madonna con Bambino e S.Giovannino, XVI Secolo
    Lotto 22

    Giovanni Bernardino Azzolino (Cefalù 15712-Napoli 1645) - Madonna con Bambino e S.Giovannino, XVI Secolo cm 144 x148 Olio su ardesia Famiglie Maira di Palermo. Presente Experties del Prof. Strinati Claudio:
    “Il notevole dipinto raffigurante la Madonna col bambino e san Giovannino ( olio su
    ardesia, cm. 144x148) è un bellissimo esempio di quella pittura su pietra che si diffuse
    moltissimo in ogni parte d’ Italia tra la fine del Cinquecento e il primo quarto del
    Seicento. Lo stato di conservazione dell’opera è buono ma un certo oscuramento della
    superficie ( dovuta anche alla natura del supporto) cui comunque un buon restauro
    può mettere sicuro rimedio essendo la pellicola pittorica sostanzialmente sana), non
    impedisce una corretta lettura dell’ opera.
    Questa è di ispirazione toscaneggiante, tanto che nelle fattezze della Madonna riprende
    prototipi latamente definibili come raffaelleschi perchè ispirati a dipinti della tarda
    attività di Raffaello Sanzio, dipinti che nel corso del Cinquecento raggiunsero fama
    universale.
    Ma se lo stile è certamente di ispirazione toscana, l’opera qui in esame è invece
    certamente inquadrabile nella grande scuola meridionale del primissimo Seicento che
    vide attivi pittori insigni anche se oggi meno frequentati dagli studi. Tra questi spiccano
    alcuni protagonisti della pittura latamente definibile come napoletana. Si tratta di
    maestri che traggono i propri spunti proprio dall’ambiente toscano e fiorentino in
    particolare, molto apprezzato nell’ Italia tutta ( in proposito si veda il recente catalogo
    Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento, Galleria
    Borghese, Officina Libraria 2022-2023, a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia
    Cavazzini, molto esauriente sull’argomento) e nel regno di Napoli in particolare.
    Tra questi pittori uno in specifico è da considerare quale l’autore del nostro quadro, e
    si tratta di Giovanni Bernardino Azzolino ( Cefalù 1572-Napoli 1645) autore in realtà
    celebratissimo alla sua epoca e oggi meno noto. Raffinato classicista, finissimo
    disegnatore e colorista, garbato e tenero nelle espressioni, Azzolino ha avuto una
    carriera importante svoltasi in vari centri del meridione d’ Italia e ancora vi si
    conservano di lui opere eccellenti.
    Il quadro qui in esame gli spetta certamente e deve essere stato eseguito verso la fine
    degli anni venti del Seicento come attesta il confronto con alcune opere sue
    sicuramente datate, come quelle eseguite, appunto sul cadere degli anni venti, per il
    Pio Monte della Misericordia a Napoli, contraddistinte da quel suo stile solido,
    magistralmente chiaroscurato e classicheggiante, in modo del tutto simile a quello che
    si vede nel nostro quadro, qui in esame.”

  • Pieter Coecke van Aelst (attribuito_a) (Flemish 1502-1550)  - Madonna con libro e Gesù bambino.
    Lotto 23

    Pieter Coecke van Aelst (attribuito_a) (Flemish 1502-1550) - Madonna con libro e Gesù bambino. Cm 40x30 Dipinto ad olio su tavola "Eccellente pittore rinascimentale fiammingo ha vissuto in Italia dove ha avuto modo di apprezzare l'arte dei pittori italiani suoi contemporanei. Fu un grande estimatore di Raffaello, a cui spesso si inspira, come ad esempio in questo dipinto, seppur sostanzialmente rimane ateo entro canoni e sviluppi stilistici suoi propri. Ha dato un contributo importante alla grande arte rinascimentale nelle fiandre. Disegnatore, pittore ed editore di trattati di architettura fu conteso dai più famosi personaggi del suo tempo: Carlo V, Francesco I Re di Francia, Enrico VIII d'Inghilterra, Cosimo I dei Medici. In tale opera è evidente l'influenza dei modi rinascimentali italiani. Egli avvia nei Paesi Bassi il passaggio e la transizione dalla concezione tardo gotica a quella rinascimentale. Gli scritti e i trattati di Sebastiano Serlio gli furono di esempio. Questo dipinto, semplice, probabilmente per una committenza privata, si ispira in qualche modo alla Madonna del Connestabile da Raffaello. Infatti, la rappresentazione della Madonna e del bambino è resa in maniera reale e fluida, donando naturalità alla scena. Egli abolisce lo sfondo paesaggistico e incentra la figurazione sui due personaggi dando cosi più forza al significato spirituale. Traspare ed è palpabile un’armonia mesta e malinconica, allo stesso tempo una serenità trasmessa dai personaggi, soprattutto nello sguardo di Maria, che legge la profezia sulla morte di Gesù, con dolce rassegnazione mentre il bambino la ingiunge a leggere indicando con il dito. Le forme sono ben calibrate e la gestualità del bimbo indicante e della Madonna che lo stringe alla vita in maniera protettiva, rendono la scena felice e ridondante di armonia. Una luce che sembra provenire da una finestra incentra i personaggi e illumina gli abiti dipinti in maniera morbida e fluida. Fu di esempio per tutti quei pittori olandesi- manieristi della seconda metà del 500. 40x30, olio su tavola. Provenienza: illustra famiglia catanese." ASORstudio



  • Santa Rosalia con Madonna e Gesù Bambino e Santi Pietro e Paolo a latere
    Lotto 24

    Santa Rosalia con Madonna e Gesù Bambino e Santi Pietro e Paolo a latere Pittore fiammingo del XVII Secolo. Santa Rosalia con Madonna e Gesù Bambino e Santi Pietro e Paolo a latere, riferimento alla pala da Antoon van Dyck presente al Kunsthistorisches Museum (Vienna). 43x35, Olio su tavola di rovere.Pittore fiammingo del XVII Secolo. Santa Rosalia con Madonna e Gesù Bambino e Santi Pietro e Paolo a latere, riferimento alla pala da Antoon van Dyck presente al Kunsthistorisches Museum (Vienna). 43x35, Olio su tavola di rovere.

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#68: Dipinti d'eccezione e Antiquariato

La vendita apre con una selezione importante di dipinti d'eccezione: all'incanto opere di Fabrizio Chiari, Giuseppe Diamantini, Giovanni Bernardino Azzolino, Sir John Lavery, Raffaello Sorbi, Telemaco Signorini, Vincenzo Irolli e molti altri. Segue un'accurata scelta di mobili e oggetti di antiquariato, art de la table e gioielli.

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  • 16 giugno 2023 ore 16:30 #68: Dipinti d'eccezione e Antiquariato (1 - 314)

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