Asta 37: 15 aprile 2023 ore 15:00 "Monti e Colli" - Auction 37: 15 April 2023 at 15.00 "Mountains and Hills"

Asta 37: 15 aprile 2023 ore 15:00 "Monti e Colli" - Auction 37: 15 April 2023 at 15.00 "Mountains and Hills"

sabato 15 aprile 2023 ore 15:00 (UTC +01:00)
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  •  Carlo Musso Balangero TO 1907 - Torino 1968 Via del paese a Pragelato
    Lotto 25

    Carlo Musso Balangero TO 1907 - Torino 1968 Via del paese a Pragelato Olio su cartone cm 39x50.
    Musso Carlo, si diploma in scultura presso la Regia Accademia albertina di belle arti di Torino nel 1882. Con il fratello Secondo e con Francesco Papotti è contitolare, dal 1886 al 1908, della ditta Fratelli Musso e Papotti, attiva nella realizzazione di apparati decorativi in scagliola, stucco lucido, cemento comune e pietra artificiale, apparati effimeri, modelli e monumenti funebri. La ditta Fratelli Musso e Papotti, dal 1909 ditta Carlo Musso, chiude nel 1936, dopo mezzo secolo di attività, nel corso del quale progetta e realizza gli apparati decorativi delle dimore private di esponenti della famiglia reale, della nobiltà e della nascente borghesia imprenditoriale piemontese, le sedi di istituzioni pubbliche, enti religiosi, istituti bancari e assicurativi sempre in rapporto e collaborazione con i più affermati ingegneri e architetti esponenti della cultura eclettica e del nuovo stile floreale. Particolarmente significativi per indagare i rapporti tra architettura e decorazione, i progetti in collaborazione con Carlo Ceppi, Pietro Fenoglio, Giovanni Chevalley e Annibale Rigotti, così come, per indagare la lavorazione e la messa in opera del litocemento, i rapporti con l’impresa Porcheddu, agente e rappresentante in Italia del Sistema Hennebique, con la quale partecipa a diversi cantieri torinesi tra cui si cita casa Priotti (1900-1909, progetto Ceppi). Rilevanti anche la partecipazione alle Esposizioni nazionali e internazionali su coinvolgimento dei comitati organizzatori e della committenza imprenditoriale, gli interventi di restauro in collaborazione con la Soprintendenza all’arte medievale e moderna (poi ai monumenti) per il recupero e l’integrazione di stucchi antichi nel santuario della Consolata, al castello di Moncalieri, a Palazzo Reale, a Palazzo Madama e alla reggia di Venaria e l’attività didattica prestata da Carlo Musso e Francesco Papotti presso le scuole tecniche San Carlo e dall’architetto Giovanni Clemente, direttore della ditta, presso il liceo artistico dell’Accademia albertina.

  • Alberto Neuschuler Vienna 1867- tornetti Viu (TO) 1944 Lavando i panni nelle valli di Lanzo
    Lotto 26

    Alberto Neuschuler Vienna 1867- tornetti Viu (TO) 1944 Lavando i panni nelle valli di Lanzo Olio su tela cm 50x70.
    Alberto NEUSCHULLER è un artista nato in Austria nel 1867 e deceduto nel 1944.

  • Giuseppe Conti Pittore del XIX - XX secolo Svizzero Pascolo in alta quota
    Lotto 27

    Giuseppe Conti Pittore del XIX - XX secolo Svizzero Pascolo in alta quota Olio su tela cm 70x95.
    Pittore italiano.

  • Oreste Albertini Torre del Mangano (PV) 1887 - Besano (VA) 1953 Paesaggio collinare
    Lotto 28

    Oreste Albertini Torre del Mangano (PV) 1887 - Besano (VA) 1953 Paesaggio collinare Olio su tavola cm 30x40.
    Frequentò la Scuola civica di pittura a Pavia, a tredici anni divenne apprendista affreschista presso Cesare Maroni. Nel 1910 continuò gli studi alla Scuola di decorazione all'Umanitaria di Milano e frequentò i corsi dell'Accademia di Brera. Per diversi anni esercitò la pittura in modo amatoriale, senza farne una professione. Dal 1921 si trasferì a Besano dove trascorse tutta la sua vita. Allestì un atelier anche a Milano dove partecipò per diversi anni alle esposizioni della Permanente. Dopo alcuni dipinti dove sperimentò il divisionismo, dipinge i paesaggi delle Dolomiti e delle campagne del varesotto, in particolare Besano e Viconago.

  •  Luigi Boffa Tarlatta  Rialmosso ( VC ) 1889 - Quittengo  ( VC ) 1965 Alta valle di Cervo ( Vercelli )
    Lotto 29

    Luigi Boffa Tarlatta Rialmosso ( VC ) 1889 - Quittengo ( VC ) 1965 Alta valle di Cervo ( Vercelli ) Olio su tela cm 120x150.
    Nato a Rialmosso (Vercelli) il 14 luglio 1889, vive a Torino. Cresciuto nella luce della scuola di Paolo Gaidano e di Giacomo Grosso nell'Accademia di Torino più che la tecnica della pittura vi imparò come si possa giungere alla personalità dell'espressione. Insegnò per qualche tempo prospettiva scenografica e teoretica nella stessa Accademia che l'aveva avuto allievo e, dedicatosi solamente alla pittura, ha gradatamente perfezionato la sua arte riuscendo a improntare opere che rivelano la sua personalità di compositore e colorista di salda e vigorosa perizia tecnica. Ha esposto assiduamente alle principali mostre italiane ed estere. Nel 1919, "Il ritratto di mia madre" fu premiato a Firenze con medaglia d'oro; "Il canto triste di una maschera" ebbe una medaglia d'argento dal Ministero della Pubblica Istruzione. Anche il quadro "I lavoratori" venne premiato con medaglia d'oro all'Esposizione di Lima ed attualmente adorna l'aula del Parlamento del Perù assieme ad altre due tele "Confiteor" e "Barche pescherecce". Più di un centinaio di sue opere sono sparse in varie collezioni al Perù. Ha eseguito grandiose decorazioni nel Duomo di Monticelli. Altre opere: "Il viveur"; "L'avv. Sciolla"; "Il violinista"; "Le ceneri"; "I cantori"; "La pipetta"; "Ragazza inquieta"; "Madonna"; "Visione di donna"; "Danzatrice stanca"; "Ritratto di mons. Pietro Sgarzini"; "Festa e processione al Santuario"; "Ricreazione al castello"; "Ritorno dalla festa sul lago"; "Donne in chiesa". Tratta di preferenza la figura, ma interpreta con sentimento il paesaggio specie quello montano della Valle di Oropa, dei Lago d'Orta e degli Appennini toscani.

  • Giovanni Battista Ciolina Toceno 1870 -  1955  (Verbano-Cusio-Ossola)   Luci e ombre
    Lotto 30

    Giovanni Battista Ciolina Toceno 1870 - 1955 (Verbano-Cusio-Ossola) Luci e ombre Olio su tela cm 43x58.
    Nato nel 1870 in una famiglia di agricoltori della Val Vigezzo, frequenta la scuola d'arte Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore – dove stringerà forti rapporti di amicizia con altri futuri pittori come Carlo Fornara, Gian Maria Rastellini e Lorenzo Peretti Junior – per cinque anni a partire dal 1882, seguendo gli insegnamenti di Enrico Cavalli, grande conoscitore dell'arte francese di quell'epoca e storico innovatore della pittura vigezzina. Artista di talento e precoce, con le opere Ritratto della madre (1890) e L'ombrellino rosso (1892) dimostra di avere raggiunto un livello di eccellenza. In compagnia dell'amico e collega Carlo Fornara, trascorre un lungo soggiorno a Lione fra il 1895 e il 1896, al fine di studiare i grandi maestri e aggiornarsi sulle novità della pittura d’Oltralpe. Al ritorno in Italia si volge al Divisionismo, applicando la nuova tecnica sull'esempio di Giovanni Segantini. Dopo l’esordio con il dipinto Il filo spezzato alla terza Triennale di Brera nel 1897, apre uno studio a Milano, dove produce numerose tele di ambito divisionista fra cui La lavandaia, Fanciulla che guarda dalla finestra e Mestizia crepuscolare. Partecipa a numerose mostre in Italia e all'estero, per approdare, dopo un graduale abbandono del divisionismo, alla Biennale di Venezia del 1907 con il dipinto Preludio di primavera, frutto di una pittura di largo impasto, che mantiene la luminosità della prima produzione ma con l'aggiunta di un lirismo malinconico tipico del neoimpressionismo, spesso affidato a composizioni di largo e possente respiro (Ritorno all'alpe, Toceno al tramonto). Allo scoppio della Grande guerra, Ciolina lascia Milano e si ritira in Val Vigezzo, dove continua a dipingere paesaggi, nature morte e affreschi a carattere religioso fino alla morte.

  • Carlo Costantino Tagliabue Bresso (MI) 1880 - Milano 1960 Dintorni di Cortina d'Ampezzo
    Lotto 31

    Carlo Costantino Tagliabue Bresso (MI) 1880 - Milano 1960 Dintorni di Cortina d'Ampezzo Olio su tavola cm 69,5x99,5

  • Carlo Musso Balangero TO 1907 - Torino 1968 Paesaggio innevato
    Lotto 32

    Carlo Musso Balangero TO 1907 - Torino 1968 Paesaggio innevato Olio su tavola cm 30x40.
    Musso Carlo, si diploma in scultura presso la Regia Accademia albertina di belle arti di Torino nel 1882. Con il fratello Secondo e con Francesco Papotti è contitolare, dal 1886 al 1908, della ditta Fratelli Musso e Papotti, attiva nella realizzazione di apparati decorativi in scagliola, stucco lucido, cemento comune e pietra artificiale, apparati effimeri, modelli e monumenti funebri. La ditta Fratelli Musso e Papotti, dal 1909 ditta Carlo Musso, chiude nel 1936, dopo mezzo secolo di attività, nel corso del quale progetta e realizza gli apparati decorativi delle dimore private di esponenti della famiglia reale, della nobiltà e della nascente borghesia imprenditoriale piemontese, le sedi di istituzioni pubbliche, enti religiosi, istituti bancari e assicurativi sempre in rapporto e collaborazione con i più affermati ingegneri e architetti esponenti della cultura eclettica e del nuovo stile floreale. Particolarmente significativi per indagare i rapporti tra architettura e decorazione, i progetti in collaborazione con Carlo Ceppi, Pietro Fenoglio, Giovanni Chevalley e Annibale Rigotti, così come, per indagare la lavorazione e la messa in opera del litocemento, i rapporti con l’impresa Porcheddu, agente e rappresentante in Italia del Sistema Hennebique, con la quale partecipa a diversi cantieri torinesi tra cui si cita casa Priotti (1900-1909, progetto Ceppi). Rilevanti anche la partecipazione alle Esposizioni nazionali e internazionali su coinvolgimento dei comitati organizzatori e della committenza imprenditoriale, gli interventi di restauro in collaborazione con la Soprintendenza all’arte medievale e moderna (poi ai monumenti) per il recupero e l’integrazione di stucchi antichi nel santuario della Consolata, al castello di Moncalieri, a Palazzo Reale, a Palazzo Madama e alla reggia di Venaria e l’attività didattica prestata da Carlo Musso e Francesco Papotti presso le scuole tecniche San Carlo e dall’architetto Giovanni Clemente, direttore della ditta, presso il liceo artistico dell’Accademia albertina.

  • Adolfo Rolla Buenos Aires 1899 - Torino 1967 Neve alta Alpe di Mera
    Lotto 33

    Adolfo Rolla Buenos Aires 1899 - Torino 1967 Neve alta Alpe di Mera Olio su tela cm 50x65.
    Allievo di Giacomo Grosso e Cesare Ferro all’Accademia di Torino, espone ancora allievo, per la prima volta nel 1924 alla Promotrice di Torino, successivamente a tutte le esposizioni della Promotrice e degli Amici dell’Arte, a Milano alla Permanente, a Bologna alla Mostra del Paesaggio, a Firenze a Palazzo Pitti nel 1927. Fu attivo a Buenos Aires in Argentina e a Torino. Morì a Torino nel 1967.

  • Luigi Binaghi Como 1890 - 1978 Nevicata montana
    Lotto 34

    Luigi Binaghi Como 1890 - 1978 Nevicata montana Olio su tela applicata su masonite cm 69,5x99,5.
    Nato a Como, ove risiede, l'11 ottobre 1890. Autodidatta. Espose la prima volta a Milano, alla Permanente nel 1917, il quadro "Reminiscenze". Partecipò poi, nel 1923, alla Quadriennale di Torino con la tela "Dalla capanna Principe Amedeo (Cervino)" e nel 1924, alla Mostra Annuale presso la Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente nel Palazzo di Brera a Milano, figurò con "Aria pura - piccolo Flambeau". Alla Mostra Bolognese del Paesaggio del 1928 inviava una "Veduta di montagna"; nel 1929 ancora alla Permanente milanese esponeva "Arditi propositi", acquistato dagli eredi Marzorati di Como. Altre sue opere: "Verso la vita"; "Riflessi"; "Laghetto di Foscagno"; "La gloria degli umili"; "Val Porcellizzo"; "Inverno a Motta". Ha tenuto oltre venti personali in gallerie di Milano, Como, Sondrio, Lecco, Varese, Santiago del Cile. Fu premiato alla nazionale di Como del 1927 e alla Mostra della Montagna in Lissone.

  •  Luigi Binaghi Como 1890 - 1978 Neve in alta montagna
    Lotto 35

    Luigi Binaghi Como 1890 - 1978 Neve in alta montagna Olio su tela applicata su masonite cm 99x134.
    Nato a Como, ove risiede, l'11 ottobre 1890. Autodidatta. Espose la prima volta a Milano, alla Permanente nel 1917, il quadro "Reminiscenze". Partecipò poi, nel 1923, alla Quadriennale di Torino con la tela "Dalla capanna Principe Amedeo (Cervino)" e nel 1924, alla Mostra Annuale presso la Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente nel Palazzo di Brera a Milano, figurò con "Aria pura - piccolo Flambeau". Alla Mostra Bolognese del Paesaggio del 1928 inviava una "Veduta di montagna"; nel 1929 ancora alla Permanente milanese esponeva "Arditi propositi", acquistato dagli eredi Marzorati di Como. Altre sue opere: "Verso la vita"; "Riflessi"; "Laghetto di Foscagno"; "La gloria degli umili"; "Val Porcellizzo"; "Inverno a Motta". Ha tenuto oltre venti personali in gallerie di Milano, Como, Sondrio, Lecco, Varese, Santiago del Cile. Fu premiato alla nazionale di Como del 1927 e alla Mostra della Montagna in Lissone.

  • Ottorino Campagnari Mestre 1910 - Torino 1982 Gressoney-La-Trinité
    Lotto 36

    Ottorino Campagnari Mestre 1910 - Torino 1982 Gressoney-La-Trinité Olio su masonite cm 50x40.
    Campagnari Ottorino, artista paesaggista dello stile tardo ottocentesco , attivo già da giovanissimo ,predilesse soggetto montano e vigorose mareggiate della costa ligure soprattutto presso Varigotti dove era solito soggiornate. Fu presente a numerose rassegne nazionali tra le quali la Promotrice di belle arti di Torino del 1942. Tenne personali, sia in Italia che all’estero a numerose collettive. Composizioni che risultano piacevoli, aspetti di una capacità espressiva, certamente di non minore interesse rispetto ai paesaggi, sostenuta da una solida, attenta preparazione che in molti casi gli ha permesso di cogliere la piacevole rispondenza di un interno con figura ed il mondo, semplice, profondamente vero che lo circonda. Un’impostazione che ha mantenuto inalterata nel tempo la sua struttura, la sua suggestiva adesione alle montagne care a Maggi, a Musso, a Rolla e ad Angelo Abrate. Risulta pertanto chiaro che in questo artista il dialogo con la natura mantiene inalterati i presupposti con la genuinità dell’immagine, con la fedeltà all’ambiente, ‘con la coerente testimonianza di un dipingere che si fa apprezzare dal pubblico per il costante amore per l’antica « veduta », per il cordiale « intento rappresentativo », per quella sua raffigurazione gradevole, pronta a recepire il senso ultimo di una tradizione paesistica che sembra resistere ad ogni rivolgimento estetico, che appartiene indissolubilmente alla cultura figurativa piemontese dell’ottocento e del primo novecento. Una tradizione e una cultura artistica che sono i segni indelebili del nostro vivere, del nostro procedere fra ansie e violenze e che pur nell’evoluzione del gusto e del costume, hanno una decisiva influenza presso gli amanti di un « genere » mai definitivamente tramontato, ma inteso quale richiamo sentito ed avvertito in alternativa alle pressanti, soffocanti, talvolta drammatiche giornate della nostra inquieta esistenza. Ottorino Campagnari ha raggiunto perciò una propria, inconfondibile linea espressiva, una propria capacità nel rendere lieve ed impalpabile il candido manto della neve, nel recuperare gli ultimi elementi di un paesaggio che si trasforma e muta con il trascorrere delle stagioni.

  • Cesare Maggi Roma 1881 - Torino 1962 Pascolo
    Lotto 37

    Cesare Maggi Roma 1881 - Torino 1962 Pascolo Olio su cartone cm 50x34.
    Nacque a Roma il 13 gennaio 1881 durante una tourneé dei suoi genitori, Andrea e Pia Marchi, attori nella compagnia Bellotti-Bon. Venne indirizzato agli studi classici, che svolsero tra Firenze e Lucca; ma all’età di sedici anni iniziò la sua formazione artistica presso lo studio di Vittorio Corcos a Firenze e, nel 1897, presso quello di Gaetano Esposito a Napoli. Nel 1898 avvenne il suo esordio pubblico in occasione della LII Esposizione annuale della Società di belle arti di Firenze con i dipinti Occasi di novembre mesti (Carducci) e Almeno c’è il fuoco, acquistato da un privato. Nello stesso anno si recò a Parigi, dove frequentò l’accademia del pittore Fernand Cormon. Rientrato in Italia, nel 1899 assistette alla mostra commemorativa in onore di Giovanni Segantini al palazzo della Società di belle arti di Milano, che fu una vera rivelazione per il M., affascinato dalla luce della pittura segantiniana, al punto da volerne carpire la tecnica in loco. Per questo motivo si trasferì, nello stesso 1899, nell’Engadina, dove già Segantini aveva lavorato in completo isolamento. Il soggiorno però si interruppe bruscamente nell’aprile del 1900, per la morte, a Roma, della madre. Dopo un breve periodo a Torino, il M. riprese le sue sperimentazioni dal vero a Forno Alpi Graie, in provincia di Torino. Sempre nel 1900 a Milano stipulò un contratto in esclusiva con il mercante Alberto Grubicy, che sancì la sua piena appartenenza al gruppo divisionista. L’anno seguente conobbe Giacomo Grosso, che lo introdusse al Circolo degli artisti e alla Promotrice delle belle arti di Torino. Sempre nel 1901 prese parte alla XLIII Esposizione della Società di incoraggiamento alle belle arti al Circolo degli artisti di Torino. L’anno successivo ottenne la sua prima personale al palazzo della Società di belle arti di Milano, nell’ambito della rassegna di pittori divisionisti organizzata da Grubicy. In questa occasione presentò solo dipinti di soggetto montano, dando avvio a quella fama di “pittore della montagna”, alla cui elaborazione contribuì l’abilità commerciale e promozionale di Grubicy, che pesò notevolmente sul giudizio della critica anche dopo la fine della stagione divisionista e del rapporto del Maggi con il mercante, nel 1913. Il contratto con Grubicy gli imponeva una produzione a ritmo serrato di dipinti. Tale condizione determinò una sorta di discrimine all’interno della sua produzione tra le opere destinate al pubblico, di buona fattura ma di scarsa ricerca, e quelle destinate alle esposizioni ufficiali, in cui tentò di innovare in senso personale il linguaggio divisionista. Nel 1904, dopo aver sposato Anna Oxilia, dalla quale ebbe due figlie, Giovanna e Pia, si trasferì nella località montana La Thuile, in Val d’Aosta, per approfondire lo studio dal vero. Nel 1905 presentò il dipinto Mattino di festa alla Esposizione internazionale di Venezia, acquistato dalla New South Wales Gallery di Sidney e successivamente intitolato Val d’Aosta. Italia. Nel 1907 esordì in ambito internazionale al Salon des peintres divisionnistes italiens a Parigi e fu invitato a partecipare all’Esposizione internazionale di Venezia, evento che segnò un momento importante nella sua carriera. Gran parte della critica colse la maturità ormai acquisita; una delle sue opere esposte, La prima neve, fu contesa da due prestigiosi musei, il Civico Museo Revoltella di Trieste e la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, che acquistò infine il dipinto. Si aprì così per il Maggi un periodo particolarmente felice, ricco di partecipazioni e riconoscimenti in importanti rassegne italiane ed estere. Nel 1908 fu presente alla V Esposizione d’arte italiana, itinerante in America meridionale; l’anno seguente si aggiudicò la medaglia d’oro di seconda classe alla X Internationale Kunstausstellung al Glaspalast di Monaco di Baviera. Sempre nel 1909 partecipò alla LXXIX Esposizione internazionale della Società amatori e cultori di belle arti di Roma e alla VIII Esposizione internazionale della città di Venezia, cui partecipò anche nel 1910. Alla Esposizione internazionale di Roma del 1911 presentò L’ultimo pascolo. La sala personale alla X Esposizione internazionale della città di Venezia del 1912 segnò una nuova svolta nella sua carriera. Per un anno l’artista concentrò gli sforzi su questo evento, che gli offriva l’occasione di riscattarsi dal marchio di “pittore della montagna” e nel contempo di mostrare il suo progressivo allontanamento dai modi divisionisti. In questa circostanza espose, infatti, oltre a opere di soggetto montano, anche una marina, Il mare, e quattro ritratti. La critica, polemica con l’istituzione per l’elevato numero di sale personali, non fu particolarmente benevola con lui. Ottenne, però, il favore del pubblico, favore confermato anche in ambito internazionale in occasione della personale alla galleria d’arte Gerbrands, ad Amsterdam, nel 1913, che gli valse numerose committenze. Sempre nel 1913 il M. lasciò La Thuile per stabilirsi definitivamente a Torino e per chiudere così la sua stagione di sperimentazione divisionista. Tuttavia, alla Biennale di Venezia del 1914, presentò ancora, accanto a opere come il Ritratto della contessa Olga Stenbock Fermor, vicino alla maniera di Grosso, un’opera di matrice segantiniana come Serenità (poi titolata L’ombra. La chiamata alle armi, nel luglio del 1915, non comportò l’interruzione della sua ricerca. Anzi, sia in montagna (con il 3 reggimento alpini) sia in mare (venne nominato commissario di bordo e imbarcato anche per rotte internazionali) ebbe modo di perfezionare il suo stile; e la sua pennellata divenne più ampia e distesa, soprattutto nelle marine. Congedato nel 1919, tornò a Torino. L’anno successivo fu nuovamente alla Biennale di Venezia, dove espose prevalentemente ritratti. La sua attività espositiva riprese intensa e foriera di nuovi successi, come l’acquisto, alla I Primaverile di Fiamma (Roma, 1922) del dipinto Chiesetta alpina da parte della Galleria nazionale d’arte moderna. Nello stesso anno, conobbe a Milano il suo nuovo mercante, Antonio Sianesi, con il quale riprese a dipingere diversificando, come in passato, la propria produzione tra le opere destinate al mercato e quelle più propriamente di ricerca. Nel 1926 giunse un nuovo, importante riconoscimento con l’acquisto nel corso della LXXXIV Esposizione nazionale della Promotrice delle belle arti di Torino del dipinto Neve da parte della Galleria civica di Torino, la cui politica di acquisizioni era stata oggetto di una forte polemica da parte dell’artista stesso nel 1923. In questi anni lo stile del M. subì l’inevitabile influenza della corrente Novecento, anche se ciò non comportò una vera adesione al movimento. In realtà la confluenza verso lo stile novecentista sembrò l’approdo naturale della sua ricerca, in termini sia di soggetto sia di stile, laddove la sua pittura, chiusa la fase divisionista, si era indirizzata sempre più verso una maggiore solidità nell’impianto compositivo. Nel 1935 fu nominato supplente di Cesare Ferro alla cattedra di pittura dell’Accademia Albertina di Torino. L’incarico segnò l’inizio della sua carriera di insegnante, che continuò ininterrotta fino al 1951 presso l’istituzione torinese e, fino alla morte, in forma privata. Parallelamente proseguì la sua attività espositiva presso numerose rassegne nazionali. Oltre alla continuativa partecipazione alla Biennale di Venezia, dove ottenne una nuova sala personale nel 1940 e dove espose anche nel 1942 e nel 1948, va ricordata la sua presenza, nel 1939, al primo Premio Bergamo e al primo Premio Cremona. A quest’ultimo fu presente anche negli anni successivi, riscuotendo sempre un grande successo; nella prima edizione vinse il terzo premio, l’anno successivo, il secondo e, nel 1941, vinse il primo premio con il trittico di intonazione retorica Italica gens. Nel 1947 fu nominato accademico di S. Luca. Nel contempo si diradarono i rapporti con il mercante Sianesi e nacque una nuova collaborazione con i galleristi Fogliato, presso i quali iniziò a esporre frequentemente, anche accompagnato dagli allievi, grazie ai quali la sua pittura mantenne sempre una certa freschezza, nonostante il ritorno al tema della montagna. Nel 1953 fu pubblicato il primo studio sistematico della sua opera, una monografia curata da Anna Maria Bounous. Nello stesso anno, con la partecipazione alla mostra Peintres du Piémont à Marseille, si chiuse la sua attività espositiva all’estero. I problemi di salute, aggravati dalla depressione seguita alla morte della moglie nel 1957, e alcune polemiche da lui suscitate (come quella per il mancato invito alla Biennale di Venezia del 1952), contribuirono a diradare i suoi impegni espositivi. Nel 1959 la grande retrospettiva Figure e paesaggi di C. M. alla galleria della Gazzetta del popolo a Torino segnò la sua definitiva consacrazione pubblica. L’11 maggio 1961 morì a Torino.

  • Pompilio Seveso Milano 1877 - 1949 Lo steccato
    Lotto 38

    Pompilio Seveso Milano 1877 - 1949 Lo steccato Olio su tela cm 72x103.
    Nacque da umile famiglia e iniziò giovanissimo a cimentarsi con l'arte. Pompilio Seveso segue i corsi dell'Accademia di Brera tra il 1893 e il 1895, e la sua scuola del nudo tra il 1904 e il 1909 e tra il 1915 e il 1916, per poi dedicarsi da autodidatta all'osservazione della produzione di Leonardo Bazzaro, Emilio Longoni e Filippo Carcano. Fu proprio l'amicizia di questi maestri, in particolare di Longoni che spesso accompagnava a dipingere in montagna, a plasmare la sua abilità di pittore. Nel primissimo Novecento da giovane ebbe una parentesi molto significativa di divisionismo, per attinenze non conducibile all'amico Longoni ma con le opere e la lezione di Fornara. Successivamente i soggetti della sue opere, tutte riprese dal vero, assumevano una connotazione post-scapigliata vicina a Bazzaro o Gignous. Fanno spesso riferimento ai paesaggi dei suoi soggiorni di Feriolo, sul Lago Maggiore, della Valmalenco e della Valtellina.

  • Amedeo Merello Genova 1890 - Fumeri (GE) 1979 Tranquillita Alpina Dolomiti del Brenta
    Lotto 39

    Amedeo Merello Genova 1890 - Fumeri (GE) 1979 Tranquillita Alpina Dolomiti del Brenta Olio su tela cm 80x60.
    Pittore italiano.

  • Cesare Maggi Roma 1881 - Torino 1962 Chiesetta montana
    Lotto 40

    Cesare Maggi Roma 1881 - Torino 1962 Chiesetta montana Olio su tavola cm 29x41.
    Nacque a Roma il 13 gennaio 1881 durante una tourneé dei suoi genitori, Andrea e Pia Marchi, attori nella compagnia Bellotti-Bon. Venne indirizzato agli studi classici, che svolsero tra Firenze e Lucca; ma all’età di sedici anni iniziò la sua formazione artistica presso lo studio di Vittorio Corcos a Firenze e, nel 1897, presso quello di Gaetano Esposito a Napoli. Nel 1898 avvenne il suo esordio pubblico in occasione della LII Esposizione annuale della Società di belle arti di Firenze con i dipinti Occasi di novembre mesti (Carducci) e Almeno c’è il fuoco, acquistato da un privato. Nello stesso anno si recò a Parigi, dove frequentò l’accademia del pittore Fernand Cormon. Rientrato in Italia, nel 1899 assistette alla mostra commemorativa in onore di Giovanni Segantini al palazzo della Società di belle arti di Milano, che fu una vera rivelazione per il M., affascinato dalla luce della pittura segantiniana, al punto da volerne carpire la tecnica in loco. Per questo motivo si trasferì, nello stesso 1899, nell’Engadina, dove già Segantini aveva lavorato in completo isolamento. Il soggiorno però si interruppe bruscamente nell’aprile del 1900, per la morte, a Roma, della madre. Dopo un breve periodo a Torino, il M. riprese le sue sperimentazioni dal vero a Forno Alpi Graie, in provincia di Torino. Sempre nel 1900 a Milano stipulò un contratto in esclusiva con il mercante Alberto Grubicy, che sancì la sua piena appartenenza al gruppo divisionista. L’anno seguente conobbe Giacomo Grosso, che lo introdusse al Circolo degli artisti e alla Promotrice delle belle arti di Torino. Sempre nel 1901 prese parte alla XLIII Esposizione della Società di incoraggiamento alle belle arti al Circolo degli artisti di Torino. L’anno successivo ottenne la sua prima personale al palazzo della Società di belle arti di Milano, nell’ambito della rassegna di pittori divisionisti organizzata da Grubicy. In questa occasione presentò solo dipinti di soggetto montano, dando avvio a quella fama di “pittore della montagna”, alla cui elaborazione contribuì l’abilità commerciale e promozionale di Grubicy, che pesò notevolmente sul giudizio della critica anche dopo la fine della stagione divisionista e del rapporto del Maggi con il mercante, nel 1913. Il contratto con Grubicy gli imponeva una produzione a ritmo serrato di dipinti. Tale condizione determinò una sorta di discrimine all’interno della sua produzione tra le opere destinate al pubblico, di buona fattura ma di scarsa ricerca, e quelle destinate alle esposizioni ufficiali, in cui tentò di innovare in senso personale il linguaggio divisionista. Nel 1904, dopo aver sposato Anna Oxilia, dalla quale ebbe due figlie, Giovanna e Pia, si trasferì nella località montana La Thuile, in Val d’Aosta, per approfondire lo studio dal vero. Nel 1905 presentò il dipinto Mattino di festa alla Esposizione internazionale di Venezia, acquistato dalla New South Wales Gallery di Sidney e successivamente intitolato Val d’Aosta. Italia. Nel 1907 esordì in ambito internazionale al Salon des peintres divisionnistes italiens a Parigi e fu invitato a partecipare all’Esposizione internazionale di Venezia, evento che segnò un momento importante nella sua carriera. Gran parte della critica colse la maturità ormai acquisita; una delle sue opere esposte, La prima neve, fu contesa da due prestigiosi musei, il Civico Museo Revoltella di Trieste e la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, che acquistò infine il dipinto. Si aprì così per il Maggi un periodo particolarmente felice, ricco di partecipazioni e riconoscimenti in importanti rassegne italiane ed estere. Nel 1908 fu presente alla V Esposizione d’arte italiana, itinerante in America meridionale; l’anno seguente si aggiudicò la medaglia d’oro di seconda classe alla X Internationale Kunstausstellung al Glaspalast di Monaco di Baviera. Sempre nel 1909 partecipò alla LXXIX Esposizione internazionale della Società amatori e cultori di belle arti di Roma e alla VIII Esposizione internazionale della città di Venezia, cui partecipò anche nel 1910. Alla Esposizione internazionale di Roma del 1911 presentò L’ultimo pascolo. La sala personale alla X Esposizione internazionale della città di Venezia del 1912 segnò una nuova svolta nella sua carriera. Per un anno l’artista concentrò gli sforzi su questo evento, che gli offriva l’occasione di riscattarsi dal marchio di “pittore della montagna” e nel contempo di mostrare il suo progressivo allontanamento dai modi divisionisti. In questa circostanza espose, infatti, oltre a opere di soggetto montano, anche una marina, Il mare, e quattro ritratti. La critica, polemica con l’istituzione per l’elevato numero di sale personali, non fu particolarmente benevola con lui. Ottenne, però, il favore del pubblico, favore confermato anche in ambito internazionale in occasione della personale alla galleria d’arte Gerbrands, ad Amsterdam, nel 1913, che gli valse numerose committenze. Sempre nel 1913 il M. lasciò La Thuile per stabilirsi definitivamente a Torino e per chiudere così la sua stagione di sperimentazione divisionista. Tuttavia, alla Biennale di Venezia del 1914, presentò ancora, accanto a opere come il Ritratto della contessa Olga Stenbock Fermor, vicino alla maniera di Grosso, un’opera di matrice segantiniana come Serenità (poi titolata L’ombra. La chiamata alle armi, nel luglio del 1915, non comportò l’interruzione della sua ricerca. Anzi, sia in montagna (con il 3 reggimento alpini) sia in mare (venne nominato commissario di bordo e imbarcato anche per rotte internazionali) ebbe modo di perfezionare il suo stile; e la sua pennellata divenne più ampia e distesa, soprattutto nelle marine. Congedato nel 1919, tornò a Torino. L’anno successivo fu nuovamente alla Biennale di Venezia, dove espose prevalentemente ritratti. La sua attività espositiva riprese intensa e foriera di nuovi successi, come l’acquisto, alla I Primaverile di Fiamma (Roma, 1922) del dipinto Chiesetta alpina da parte della Galleria nazionale d’arte moderna. Nello stesso anno, conobbe a Milano il suo nuovo mercante, Antonio Sianesi, con il quale riprese a dipingere diversificando, come in passato, la propria produzione tra le opere destinate al mercato e quelle più propriamente di ricerca. Nel 1926 giunse un nuovo, importante riconoscimento con l’acquisto nel corso della LXXXIV Esposizione nazionale della Promotrice delle belle arti di Torino del dipinto Neve da parte della Galleria civica di Torino, la cui politica di acquisizioni era stata oggetto di una forte polemica da parte dell’artista stesso nel 1923. In questi anni lo stile del M. subì l’inevitabile influenza della corrente Novecento, anche se ciò non comportò una vera adesione al movimento. In realtà la confluenza verso lo stile novecentista sembrò l’approdo naturale della sua ricerca, in termini sia di soggetto sia di stile, laddove la sua pittura, chiusa la fase divisionista, si era indirizzata sempre più verso una maggiore solidità nell’impianto compositivo. Nel 1935 fu nominato supplente di Cesare Ferro alla cattedra di pittura dell’Accademia Albertina di Torino. L’incarico segnò l’inizio della sua carriera di insegnante, che continuò ininterrotta fino al 1951 presso l’istituzione torinese e, fino alla morte, in forma privata. Parallelamente proseguì la sua attività espositiva presso numerose rassegne nazionali. Oltre alla continuativa partecipazione alla Biennale di Venezia, dove ottenne una nuova sala personale nel 1940 e dove espose anche nel 1942 e nel 1948, va ricordata la sua presenza, nel 1939, al primo Premio Bergamo e al primo Premio Cremona. A quest’ultimo fu presente anche negli anni successivi, riscuotendo sempre un grande successo; nella prima edizione vinse il terzo premio, l’anno successivo, il secondo e, nel 1941, vinse il primo premio con il trittico di intonazione retorica Italica gens. Nel 1947 fu nominato accademico di S. Luca. Nel contempo si diradarono i rapporti con il mercante Sianesi e nacque una nuova collaborazione con i galleristi Fogliato, presso i quali iniziò a esporre frequentemente, anche accompagnato dagli allievi, grazie ai quali la sua pittura mantenne sempre una certa freschezza, nonostante il ritorno al tema della montagna. Nel 1953 fu pubblicato il primo studio sistematico della sua opera, una monografia curata da Anna Maria Bounous. Nello stesso anno, con la partecipazione alla mostra Peintres du Piémont à Marseille, si chiuse la sua attività espositiva all’estero. I problemi di salute, aggravati dalla depressione seguita alla morte della moglie nel 1957, e alcune polemiche da lui suscitate (come quella per il mancato invito alla Biennale di Venezia del 1952), contribuirono a diradare i suoi impegni espositivi. Nel 1959 la grande retrospettiva Figure e paesaggi di C. M. alla galleria della Gazzetta del popolo a Torino segnò la sua definitiva consacrazione pubblica. L’11 maggio 1961 morì a Torino.

  • Severino Ferraris Prestinone (VB) 1903 - 1979 Inverno senza neve
    Lotto 41

    Severino Ferraris Prestinone (VB) 1903 - 1979 Inverno senza neve Olio su tela cm 50x60.
    Nato il 5 settembre 1903 a Craveggia Prestinone (Novara), ove risiede. Frequentò la scuola di Belle Arti in S. Maria Maggiore. E' nipote del pittore Carlo Fornara. Partecipò alle mostre regionali ed ha esposto alla Nazionale di Milano, alla Promotrice di Torino, alle sindacali di Novara, al Premio Bognanco 1953, alla I Nazionale d'Arte pura a Napoli, ecc. Ha opere nella Pinacoteca Galletti di Domodossola, al Museo del Paesaggio di Pallanza, al Museo di Latina e in molte raccolte private. Sono sue le pale d'altare nelle chiese di S. Biagio in Domodossola e di Stella Maris in Cervia.

  • Arnaldo Nussi Cividale del Friuli (UD) 1902 - 1977 Prima luce a Macugnaga firmato in basso a dx A.Nussi
    Lotto 42

    Arnaldo Nussi Cividale del Friuli (UD) 1902 - 1977 Prima luce a Macugnaga firmato in basso a dx A.Nussi Olio su tela cm 50 x 70.
    Pittore italiano.

  • Augusto Laforet  Milano 1881 - Ghiffa 1970 ( Verbano-Cusio-Ossola ) La vecchia chiesa a Macugnaga
    Lotto 43

    Augusto Laforet Milano 1881 - Ghiffa 1970 ( Verbano-Cusio-Ossola ) La vecchia chiesa a Macugnaga Olio su tavola cm 55x62.
    Pittore del XIX-XX.

  • Mario Moretti Foggia Mantova 1888 - Pecetto di Macugnaga VB 1954 Alpe Pedriola
    Lotto 44

    Mario Moretti Foggia Mantova 1888 - Pecetto di Macugnaga VB 1954 Alpe Pedriola Olio su tavola cm 33x42.
    Mario Moretti Foggia nasce a Mantova il 25 dicembre 1882. Studia a Verona all’Accademia Cignaroli e poi a Milano all’Accademia di Brera, discepolo di Mosè Bianchi, di Giuseppe Mentessi e di Cesare Tallone. Paesaggista e ritrattista dipinse ad olio, tempera, acquarello e a fresco. Esordì a Milano nel 1902. Ottenne numerose medaglie d’oro: all’Esposizione di Mantova per il complesso delle opere (1902), a Milano con l’opera Fratellanza (1908) e a Como grazie a Fresca Mattinata (1909). E’ del 1925 invece il Premio Cassani ricevuto a Milano per il dipinto L’ora del rosario. Tra il 1920 e il 1926 espone molto a Venezia: nel 1920 Nel cantuccio di Venezia e Nel Campiello, nel 1924 Nevicata e nel 1926 Compiacenze materne. Nel 1927,a Firenze, in occasione dell’ottantesima Esposizione Nazionale di Palazzo Pitti, presentò Vera e Sole invernale. La Galleria d’Arte moderna di Milano conserva il Trittico dei Magi (Ecce sidus, Imus, Adoremus), e la Galleria del palazzo Ducale di Mantova l’opera Danza la circassa. Suoi quadri sono presenti nella collezione del Quirinale e presso gallerie pubbliche e private in Italia, Svizzera, Stati Uniti e America Latina. Instancabile viaggiatore, soggiornò a lungo in Oriente dove eseguì numerosi studi di costumi e paesaggi esposti a Londra, Parigi e Bruxelles. Partecipò a varie mostre collettive nazionali ed internazionali, tra il 1922 e il 1954 diede vita a 10 personali con grande successo di pubblico e critica. Mario Moretti Foggia muore nel 1954 a Pecetto di Macugnaga .

  • Mario Moretti Foggia Mantova 1888 - Pecetto di Macugnaga VB 1954 Macugnaga
    Lotto 45

    Mario Moretti Foggia Mantova 1888 - Pecetto di Macugnaga VB 1954 Macugnaga Olio su tavola cm 33x42.
    Mario Moretti Foggia nasce a Mantova il 25 dicembre 1882. Studia a Verona all’Accademia Cignaroli e poi a Milano all’Accademia di Brera, discepolo di Mosè Bianchi, di Giuseppe Mentessi e di Cesare Tallone. Paesaggista e ritrattista dipinse ad olio, tempera, acquarello e a fresco. Esordì a Milano nel 1902. Ottenne numerose medaglie d’oro: all’Esposizione di Mantova per il complesso delle opere (1902), a Milano con l’opera Fratellanza (1908) e a Como grazie a Fresca Mattinata (1909). E’ del 1925 invece il Premio Cassani ricevuto a Milano per il dipinto L’ora del rosario. Tra il 1920 e il 1926 espone molto a Venezia: nel 1920 Nel cantuccio di Venezia e Nel Campiello, nel 1924 Nevicata e nel 1926 Compiacenze materne. Nel 1927,a Firenze, in occasione dell’ottantesima Esposizione Nazionale di Palazzo Pitti, presentò Vera e Sole invernale. La Galleria d’Arte moderna di Milano conserva il Trittico dei Magi (Ecce sidus, Imus, Adoremus), e la Galleria del palazzo Ducale di Mantova l’opera Danza la circassa. Suoi quadri sono presenti nella collezione del Quirinale e presso gallerie pubbliche e private in Italia, Svizzera, Stati Uniti e America Latina. Instancabile viaggiatore, soggiornò a lungo in Oriente dove eseguì numerosi studi di costumi e paesaggi esposti a Londra, Parigi e Bruxelles. Partecipò a varie mostre collettive nazionali ed internazionali, tra il 1922 e il 1954 diede vita a 10 personali con grande successo di pubblico e critica. Mario Moretti Foggia muore nel 1954 a Pecetto di Macugnaga .

  • Carlo Costantino Tagliabue Bresso (MI) 1880 - Milano 1960 Il Cervino
    Lotto 46

    Carlo Costantino Tagliabue Bresso (MI) 1880 - Milano 1960 Il Cervino Olio su tavola cm 49x59

  • Ottorino Campagnari Mestre 1910 - Torino 1982 Il Cervino dalla Valtournenche
    Lotto 47

    Ottorino Campagnari Mestre 1910 - Torino 1982 Il Cervino dalla Valtournenche Olio su cartone cm 39,5x50,5.
    Campagnari Ottorino, artista paesaggista dello stile tardo ottocentesco , attivo già da giovanissimo ,predilesse soggetto montano e vigorose mareggiate della costa ligure soprattutto presso Varigotti dove era solito soggiornate. Fu presente a numerose rassegne nazionali tra le quali la Promotrice di belle arti di Torino del 1942. Tenne personali, sia in Italia che all’estero a numerose collettive. Composizioni che risultano piacevoli, aspetti di una capacità espressiva, certamente di non minore interesse rispetto ai paesaggi, sostenuta da una solida, attenta preparazione che in molti casi gli ha permesso di cogliere la piacevole rispondenza di un interno con figura ed il mondo, semplice, profondamente vero che lo circonda. Un’impostazione che ha mantenuto inalterata nel tempo la sua struttura, la sua suggestiva adesione alle montagne care a Maggi, a Musso, a Rolla e ad Angelo Abrate. Risulta pertanto chiaro che in questo artista il dialogo con la natura mantiene inalterati i presupposti con la genuinità dell’immagine, con la fedeltà all’ambiente, ‘con la coerente testimonianza di un dipingere che si fa apprezzare dal pubblico per il costante amore per l’antica « veduta », per il cordiale « intento rappresentativo », per quella sua raffigurazione gradevole, pronta a recepire il senso ultimo di una tradizione paesistica che sembra resistere ad ogni rivolgimento estetico, che appartiene indissolubilmente alla cultura figurativa piemontese dell’ottocento e del primo novecento. Una tradizione e una cultura artistica che sono i segni indelebili del nostro vivere, del nostro procedere fra ansie e violenze e che pur nell’evoluzione del gusto e del costume, hanno una decisiva influenza presso gli amanti di un « genere » mai definitivamente tramontato, ma inteso quale richiamo sentito ed avvertito in alternativa alle pressanti, soffocanti, talvolta drammatiche giornate della nostra inquieta esistenza. Ottorino Campagnari ha raggiunto perciò una propria, inconfondibile linea espressiva, una propria capacità nel rendere lieve ed impalpabile il candido manto della neve, nel recuperare gli ultimi elementi di un paesaggio che si trasforma e muta con il trascorrere delle stagioni.

  • Lodovico Zambeletti Milano 1881 - 1966 Il Cervino da Zermatt
    Lotto 48

    Lodovico Zambeletti Milano 1881 - 1966 Il Cervino da Zermatt Olio su tela applicata cartone cm 59x90

Lotti dal 25 al 48 di 50
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Asta 37: 15 aprile 2023 ore 15:00 "Monti e Colli" - Auction 37: 15 April 2023 at 15.00 "Mountains and Hills"

La prossima asta all'incanto della Casa d'aste Santa Giulia che si terrà Sabato 15 Aprile alle ore 15:00, si concentrerà sui paesaggi montuosi e collinari.

Saranno 50 lotti che riguardano la pittura dell’ottocento e del primo novecento, frutto di una lunga ed attenta ricerca dei nostri esperti.

In asta potrete trovare dipinti di Cesare Maggi, Alfredo Beisone, Arnaldo Nussi, Leonardo Roda, Lorenzo Delleani, Alessandro Lupo, Luigi Boffa Tarlatta, Adolfo Rolla, Carlo Costantino Tagliabue e tanti altri pittori del periodo.


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Santa Giulia Auction House's next auction, to be held on Saturday 15 April at 3 pm, will focus on mountain and hill landscapes.

There will be 50 lots concerning 19th and early 20th century painting, the result of long and careful research by our experts.

The auction will feature paintings by Cesare Maggi, Alfredo Beisone, Arnaldo Nussi, Leonardo Roda, Lorenzo Delleani, Alessandro Lupo, Luigi Boffa Tarlatta, Adolfo Rolla, Carlo Costantino Tagliabue and many other painters of the period.


Sessioni

  • 15 aprile 2023 ore 15:00 19th and 20th century Italian paintings (1 - 50)

Esposizione

Siamo lieti di invitarvi a visitare la mostra dell'asta 37 presso la nostra galleria.

L'esposizione si terrà il Venerdì, dalle ore 15:00 alle ore 18:00.

Ricordiamo che è sempre possibile visitare la galleria in altri giorni, vi invitiamo a prendere un appuntamento.


We are pleased to invite you to visit the Auction 37 exhibition at our gallery.

The exhibition will be held on Fridays from 3 p.m. to 6 p.m.

We would like to remind you that it is always possible to visit the gallery on other days, please make an appointment.

Pagamenti e Spedizioni

SHIPPING:

The price of shipping may vary depending on the size of the painting and the final destination, you can request a shipping quote up to 1 day before the auction.


PAYMENT: 

Bank transfer, credit or debit card.


SPEDIZIONE:

Il prezzo della spedizione può variare in base alle dimensioni del dipinto e alla destinazione finale, è possibile richiedere un preventivo per la spedizione fino a 1 giorno prima dell'asta.


PAGAMENTO: 

Bonifico bancario, carta di credito o debito.


Condizioni di vendita

Scarica il documento di Condizioni di Vendita

Commissioni

Al prezzo di aggiudicazione sono da aggiungere i diritti di asta pari al 25% fino ad € 400.000, ed al 15% su somme eccedenti tale importo, comprensivo dell'IVA prevista dalla normativa vigente.


Auction fees of 25% up to € 400,000, and 15% on sums above that amount, inclusive of VAT as provided for by current legislation, are to be added to the adjudication price.

Rilanci

  • da 0 a 500 rilancio di 50
  • da 500 a 2000 rilancio di 100
  • da 2000 a 5000 rilancio di 200
  • da 5000 a 100000 rilancio di 1000
  • da 100000 in avanti rilancio di 5000