ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE
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Lotto 37 Francesco Fracanzano (Monopoli 1612 - Napoli 1656)
Sant’Andrea
Olio su tela
St. Andrew
Oil on canvas
105 x 85 cm
Trasferitosi a Napoli con la famiglia nel 1625, Francesco Fracanzano sposa, ventenne, la sorella di Salvator Rosa, Giovanna. Sempre a Napoli, secondo De Dominici, si forma con il fratello Cesare, nella bottega di Juseppe de Ribera. La ricchezza dei riferimenti culturali, non esclusivamente ribeschi, fa ipotizzare che le sue prime opere siano frutto dell’incontro del riberismo con le influenze di Antoon van Dyck. Sempre alla fase iniziale del pittore sono stati ricondotti quei dipinti in cui il Fracanzano cita brani di autentico naturalismo, sulla scia di Filippo Vitale, Giovanni Do, il Maestro degli Annunci ai pastori e Bartolomeo Bassante. In seguito, pur restando fedele al verbo del Ribera, appaiono nella sua pittura gli elementi classicistici, da Massimo Stanzione a Simon Vouet, elementi che nel progredire della sua attività diverranno prevalenti. Alla metà del quarto decennio l’artista sposa le proposte di matrice fiamminga, adontando una tecnica in grado di conciliare le scelte pittoriche più innovative con una cura dei dettagli di Vouet, nonché il suo perlaceo incarnato dei volti, e l'austero contenimento della forma di Francesco Guarino e Bernardo Cavallino. A una fase successiva va riferita la tela raffigurante l'Ecce Homo, del 1647 e oggi conservata nella collezione Morton B. Harris a New York. Essa documenta come nel quinto decennio fosse rinata in Francesco la sensibilità naturalistica, in questa fase marcatamente caratterizzata da asprezza compositiva. All'ultima fase dell'attività del F. appartiene la Morte di s. Giuseppe per l'Arciconfraternita dei Pellegrini, del1652. L’opera testimonia la ritrovata ieraticità guariniana, accumunata dalla ripresa della sua vena classicistica come nel resto della sua tarda produzione. Oltre alla convergenza stilistica e compositiva tra la nostra opera e le opere certe di Francesco, anche l’analisi sulla tecnica esecutiva ci conforta nell’attribuzione. Lo strato pittorico è grumoso e denso, e oltre questa corposità materica riscontriamo il suo vigoroso effetto luministico e vibrato cromatismo, sostenuto dal caratteristico arrossamento dei volti. Per la qualità che l’opera evidenzia, il tema impostato con equilibrio scenico e il vibrato naturalismo, a nostro giudizio, posizionano la tela nell’ultimo decennio di vita dell’autore
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Lotto 38 Francesco de Mura (Napoli 1696 - 1782) bottega / seguace di - workshop / follower
Allegoria delle Arti
Allegoria della Forza
Olio su rame
Allegory of the Arts
Allegory of Strength
Oil on copper
19,5 x 16 cm
Domenico Viola è il suo primo maestro, poi passa nell’atelier di Francesco Solimena, il quale influenza il giovane de Mura che lascia gradualmente il naturalismo e il chiaroscuro accentuato, cioè la lezione di Mattia Preti avuta durante l’anno di permanenza nella bottega di Domenico Viola. Un schiarimento della sua tavolozza e tematiche arcadiche lo aggiornano verso il Rococò e Luca Giordano. Tra il 1741 e il 1743 soggiorna e opera a Torino dove conosce il pittore il conterraneo Corrado Giaquinto con il quale affina ulteriormente il suo modo di interpretare a pittura assumendo uno stile più vaporoso, vivace e imperioso. Tornato a Napoli, ormai artista maturo e di riconosciuto valore, è accolto alla corte spagnola. Nella sua bottega si sono formati tre imminenti pittori del tardo Settecento napoletano, quali Pietro Bardellino, Fedele Fischetti e Giacinto Diano. Con questi che furono a loro volta maestri di rilevanza, sono cresciuti altri allievi che hanno svolto la professione di pittori in ambito minore ma non per questo di scarsa qualità, essi sono: Romualdo Formosa, Francesco Palumbo, Luigi Velpi, Nicola Peccheneda, Oronzo Tiso, Nicola Menzele , Vincenzo Cannizzaro, Vincenzo De Mita. Con molta probabilità tra questi nomi si nasconde l’autore delle nostre due interessanti e belle opere nate da prototipi di De Mura, rispettivamente oggi al Louvre di Parigi e Museo di Palazzo Reale a Torino
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Lotto 39 Alessandro Casolani (Siena 1571 - 1639)
Volto di Maria Maddalena
Olio su tela
Maria Maddalena's face
Oil on canvas
52 x 40 cm
Expertise di Maurizio Marini disponibile su richiesta
Alessandro Casolani fu allievo di Ventura Salimbeni e Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio; nella sua arte si avvisano altresì influenze dal Barocci e dal Veronese. Opera nel contado senese, a Genova, Napoli e Pisa, ma di queste sue attività rimangono poche tracce. Sono in loco gli affreschi eseguiti intorno al 1600, in collaborazione con Pietro Sorri, nella Certosa di Pavia. Le opere più significative del suo percorso artistico sono legate alla sua città natale, come gli affreschi alla Torre del Mangia impreziositi da figure allegoriche, la Natività della Vergine nella chiesa di San Domenico, il Presepe realizzato per i Servi e il Martirio di san Bartolomeo per la chiesa del Carmine, gli affreschi nell’Oratorio di Santa Caterina. L’opera in esame ci riconduce all’interesse del Casolani per la pittura veneta: in questa tela in effetti emerge una visione cromatica vivida ed esuberante. A riprova della tesi attributiva, tra gli innumerevoli esempi, si vedano il volto di Maria in “Sacra famiglia con San Giovannino e Santa Caterina da Siena” e “Vergine annunciata” delle Collezioni Monte Paschi di Siena
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Lotto 40 Pandolfo Reschi (Danzica 1643 - Firenze 1696)
Paesaggio con rovine e cavalieri
Olio su tela
Landscape with ruins and knights
Oil on canvas
71 x 58 cm
Pittore di origine polacca, Pandolph Resch è conosciuto universalmente con il nome italianizzato di Pandolfo Reschi. Giunto come militare in Italia poco più che ventenne, si forma con Jacques Courtois detto il Borgognone e Salvator Rosa. Dividendo la dimora con Pieter Mulier detto Cavalier Tempesta, ha avuto modo di sviluppare la componente atmosferica nel suo paesaggismo. Mise alla prova le sue capacità dipingendo battaglie e paesaggi, della pittura di genere con una vocazione precoce al vedutismo. Il dipinto è uno splendido inedito siglato con la "P" di Pandolfo sulla coscia del cavallo bianco in primo piano, con un borgo fortificato medievale di architettura tipicamente toscana, verso il quale convergono tre cavalieri di rango
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Lotto 41 Gabriele Bella (Venezia 1720 - 1799) attribuito - attributed
Il Bucintoro a San Nicolò di Lido il giorno dell'Ascensione
Olio su tela
The Bucintoro in San Nicolò di Lido on Ascension Day
Oil on canvas
54 x 69 cm
Le scarse notizie biografiche ci indicano che Bella è attivo fra il 1740 ed il 1782 e iscritto alla fraglia a Venezia nel 1760. Dimenticato per anni , il suo nome riemerge dall’oblio durante il XX secolo, quando viene giustamente riscoperto grazie alle sue tele, ove è possibile ammirare la vita a Venezia nella seconda metà del XVIII secolo, dalle scene d’interni a quelle pubbliche delle grandi cerimonie. Gran parte della sua produzione si trova nella pinacoteca Querini-Stampalia, a Venezia, ove sono presenti una settantina di opere. Spesso Bella dipinge le sue vedute veneziane partendo dalle incisioni di Canaletto, Carlevarijs e Marischi, inserendo poi i personaggi e descrivendo un dato avvenimento. Un giusto confronto può esser fatto con le tele della Querini Stampalia oppure con l’opera "Veduta del Canal Grande", passata alla Casa d'Aste Cambi di Genova il 16/11/2016, la quale mostra lo stesso taglio prospettico e una qualità esecutiva molto prossima
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Lotto 42 Giuseppe Nogari (Venezia 1699 - Venezia 1763) copia da - copy from
Fumatore di pipa
Olio su tela
Pipe smoker
Oil on canvas
65 x 50 cm
L’opera, di raffinata esecuzione, probabile prova accademica, è una copia del medesimo soggetto dipinto dal Nogari e oggi conservato alla Galleria Sabauda di Torino
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Lotto 43 Hendrick Mommers (Haarlem 1627 - 1697)
Mercato con antiche rovine e vista sul Tevere
Olio su tela
Firmato in basso a sinistra
Market among ancient ruins with a view of the Tiber
Oil on canvas
Signed lower left
68 x 95 cm
Hendrik Mommers è stato un allievo di Nicolaes Berchem, pittore specializzato in scene pastorali. I due artisti giunsero insieme a Roma, dove si fermarono fra 1644 e il 1646, estasiati dalla bellezza dell’Urbe e della campagna laziale. A Roma, Mommers dipinge scene pastorali con animali e scene di mercato con mazzi di ortaggi, usando come sfondo le piazze romane o paesaggi con antiche rovine. Il soggiorno romano continua a nutrire la sua fantasia anche dopo il ritorno in patria, quando si specializza nel genere italianizzante, seguendo le orme di Johannes Lingelbach ad Amsterdam e Anton Goubau ad Anversa. Dipinse anche paesaggi olandesi, con figure di pastori e con bestiame al pascolo, sotto fondali di cieli immensi e solcati da nuvole, utilizzando una tavolozza di tinte calde e bionde che ricorda quella dei paesaggi, con scene di genere, dipinti da Aelbert Jacobsz Cuyp
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Lotto 44 Francesco Furini (Firenze 1603 - 1646) bottega / seguace - workshop / follower
Venere, Cupido e Marte
Olio su tela
Venus, Cupid and Mars
Oil on canvas
42 x 33 cm
Di umili origini, Francesco Furini riprende da suo padre Filippo i primi rudimenti dell'arte, per passare succesivamente presso la guida di Matteo Rosselli. Ha subito, parimenti, l’influenza di Domenico Passignano e di Giovanni Bilivert. Nella bottegga del del Rosselli conosce Lorenzo Lippi, Baldassare Franceschini e Giovanni da San Giovanni. Nel 1619 si reca a Roma dove apprende a fa propria l’arte di Caravaggio e dei suoi allievi. Tornò poi a Firenze, immatricolandosi nell'Accademia dei pittori dove tra i suoi committenti ed estimatori vi fu Galileo Galilei. Furini è stato un pittore molto apprezzato in patria e oltre i confini toscani, in quanto la sua pittura elegante, raffinata e sottilmente melanconica era molto apprezzata presso le cattoliche europee. Lo stile pittorico dell'artista Furini è caratterizzato da una pittura morbida e sensuale, adattata a soggetti biblici e mitologici, spesso declinati al femminile
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Lotto 45 Francesco Ruschi (Roma 1600/1610 - Treviso 1661)
Salomè con la testa del Battista
Olio su tela
Salome with the head of the Baptist
Oil on canvas
74 x 92 cm
Dopo un apprendistato nella bottega del Cavalier d’Arpino, è a stretto contatto con alcune personalità di spicco del caravaggismo romano degli anni Venti. Nello stesso tempo coltiva l’amicizia con Francesco Albani, e s’interessa a quanto proposto da Pietro da Cortona, come “Ercole e Onfale", Christie’s a New York nel 2001, conferma. Tra il 1628 e il 1629 giunge a Venezia, probabilmente al seguito del padre medico. L’ambiente veneziano impresse sulla sua tavolozza un amore verso Veronese, percepibile nei dipinti degli anni Trenta. Secondo lo storiografo Carlo Ridolfi, a Ruschi fu chiesto, dalle autorità della Serenissima, di «rinnovare» due teleri del Tintoretto in Palazzo Ducale, visto che lo consideravano in grado di comprendere e calarsi nello stile del grande maestro veneziano meglio di altri. Tra il 1639 e il 1651 si dedicò a uno degli incarichi più impegnativi e prestigiosi, come la decorazione del soffitto della chiesa di S. Anna a Venezia e alcuni i dipinti di storia romana e con episodi biblici per il collezionismo privato, riconoscibili per i contorni netti e le cromie ricche dai toni acidi e stridenti, in cui emerge la sua vocazione decorativa, elaborata in un classicismo accademico, elegante sino alla leziosità. Al quinto decennio si collocano il S. Giovanni Battista che indica Cristo come l’Agnello di Dio, della basilica di S. Giusto a Trieste; la S. Orsola delle Gallerie dell’Accademia di Venezia; e l’Allegoria della Verità e della Misericordia di Odessa (Museo di arte occidentale e orientale), nonchè la Diana nella pinacoteca Querini Stampalia a Venezia. Nel 1656 si trasfere a Treviso, dove opera al servizio di varie chiese del luogo e del contado, comunque rimangono ben saldi i contatti con Venezia da dove arrivano significative commisioni per il duomo di Murano a la chiesa di Santa Teresa. La pittura di Ruschi si pone come anello di congiunzione tra il tardo manierismo e quello veneziano, con il suo particolare avvicinamento ai modi veronesiani. A lui deve qualcosa il Carpioni, ma soprattutto la generazione di pittori macadamizzanti nati anche grazie al suo apporto: Giovanni Carboncino, Valentin Lefèbre, Giovanni Antonio Flumiani oltre a Antonio Zanchi, Pietro Negri, Francesco Rosa e Federico Cervelli, che il Temanza (1738, 1963, p. 84) ci dice essere stati suoi allievi. La nostra tela mostra significative aderenze con quanto il Ruschi ha prodotto circa a metà del secolo Diciassettesimo, per esempio, con le sopraccitate Allegoria della Verità e della Misericordia (olio su tela, 71,2 x 106,8 cm; Odessa, Museo d’Arte Occidentale e Orientale) e l’Ercole e Onfale, esitata da Christie’s a New York il 3 ottobre del 2001
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Lotto 46 Giuseppe Cades (Roma 1750 - 1799) attribuito - attributed
Gesù Bambino dormiente
Olio su tela
Sleeping Child Jesus
Oil on canvas
73,5 x 103,5 cm
Giuseppe Cades è un artista precoce: nato a Roma da famiglia di origine francese, ha un talento tale da portarlo al successo appena sedicenne. La sua formazione si deve a Domenico Corvi e all'Accademia di San Luca. Amante e imitatore dell’arte cinquecentesca egli media con la tarda cultura barocca e classicista, esprimendosi rara grazia e felicità cromatica. Elementi che ben si colgono osservando la nostra tela in esame, esaltata dalla pennellata fluida e cromaticamente preziosa, supportata da doti disegnative di assoluto rilievo. Il modello del Divin Bambino dormiente risale alla pittura padana tardo manierista e post tridentina: in questo caso è ingentilito con esiti toccanti grazie al suo gusto per il colori tenui, morbidi, chiari e dal limitato chiaroscuro, desunti dai modelli nordici e soprattutto francesi, molto in voga a Roma nel XVIII secolo
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Lotto 47 Scuola tedesca o austriaca del XVIII secolo
Cinque dipinti raffiguranti uccelli
Olio su tavola
German or Austrian School of the 18th century
Five paintings with birds
Oil on board
23 x 30 cm -
Lotto 48 Joseph Parrocel (Brignoles 1646 - Parigi 1704)
Tre cavalieri
Olio su tela
Three knights
Oil on canvas
54 x 73 cm
Figlio d’arte, appartiene ad una famiglia di artisti di rango, più o meno noti per l’esiguo numero di opere pervenute. Tra questi, meritano essere citati: Georges Parrocel (1540-1614 c.), Barthélemy Parrocel (1595-1660), Jean Barthélemy Parrocel e Louis Parrocel (1634-1694). Alla morte del padre nel 1660, da cui aveva appreso l’arte pittorica, Joseph si trasferì a Marsiglia, ove Il suo talento come pittore fu ben presto notato. Ricevette una commissione per la produzione di un numero di dipinti rappresentanti scene della vita di Sant'Antonio da Padova per la chiesa di San Martino. Successivamente, dopo essere stato a Parigi, partì per un viaggio in Italia, dove soggiornò per otto anni. A Roma conosce Jacques Courtois, detto il Borgognone, e affina la sua tecnica pittorica, diventando un pittore di battaglie. Sempre a Roma ha modo di studiare le opere di Salvator Rosa, da cui fu influenzato in modo particolare. Lascia Roma per Venezia, dove pensava di stabilirsi, ma dopo aver subito un tentativo di assassinio, torna a Parigi. Qui, ben presto, diventa membro dell'Académie royale de peinture et de sculpture. Sebbene osteggiato da Charles Le Brun, direttore e cofondatore dell’accademia, grazie al marchese di Louvois decora una delle sale da pranzo dell'Hôtel des Invalides a Parigi, con scene delle conquiste di Luigi XIV. Grazie al successo di questo intervento, a Joseph arrivano altre prestigiose commissioni, come la decorazione del castello di Marly e del palazzo di Versailles. Nel periodo dal 1685 al 1688 eseguì undici dipinti per la Salle du Grand Couvert al castello di Versailles.
Joseph Parrocel deve la sua notorietà soprattutto alle sue scene di battaglie, ma eseguì anche opere a tema storico e religioso, come San Giovanni Battista orante e Sant'Agostino che soccorre gli infermi. Dopo il 1700, collabora eseguendo scene di battaglie agli sfondi di ritratti, con Hyacinthe Rigaud e Gabriel Blanchard. La tela in esame mostra l'originale tecnica dell'artista, caratterizzata da uno stile ad esecuzione libera, saettante e vibrante, dove ogni forma è perfettamente definita ma si dissolve nell’ambiente circostante. Due importanti conferme della tesi attributiva le troviamo in “Scena della storia antica”, del Los Angeles County Museum of Art e “Scena storica con re su carro da guerra”, collezione privata. Entrambe le opere sono datate 1680-90: questo dato comune ci permette di ipotizzare la stessa datazione per l’opera esaminata