ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE

ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE

lunedì 19 aprile 2021 ore 15:00 (UTC +01:00)
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Lotti dal 49 al 96 di 525
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  • Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento1591 – Bologna 1666) copia da
    Lotto 49

    Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666) copia da-copy from
    "Sibilla Samia"
    Olio su tela
    Oil on canvas
    127 x 100 cm

  • Scuola Olandese del XVII/XVIII secolo
    Lotto 50

    Scuola Olandese del XVII/XVIII secolo
    "Paesaggio con ponte e pastori"
    Olio su tela
    Dutch School of the 17th/18th century
    "Landscape with bridge and shepherds"
    Oil on canvas
    60,5 x 82 cm

  • Raffaello Sanzio (Urbino 1483 - Roma 1520) cerchia/seguace-circle of/follower
    Lotto 51

    Raffaello Sanzio (Urbino 1483 - Roma 1520) cerchia/seguace-circle of/follower
    "Sacra famiglia con agnello e San Giovanni Battista"
    Olio su carta applicata su tela
    "The Holy family with lamb and Saint John the Baptist"
    Oil on paper applied on canvas
    Original work measures: 32.5 x 24 cm
    Measurements of current work: 40.5 x 30.5 cm

    Si ringrazia il Dott. Alex Cavallucci per aver analizzato l’opera e suggerito la paternità alla Scuola Romagnola del XVI secolo.

    Il monocromo, chiamato anche grisaille o grisaglia, originariamente verteva sulla raffigurazione raffaellesca; successivamente l’opera è stata ingrandita esattamente di 3,5 cm sul lato sinistro, 4 cm sul lato inferiore, 3 cm sul lato destro e 4 cm sul lato superiore. Come detto, questo raffinato dipinto si ispira alla “Sacra Famiglia con l'agnello” di Raffaello Sanzio, conservata al Prado di Madrid. Estremamente interessante notare come il pittore non sia affatto fermato a copiare pedissequamente l’originale: da una parte ha arricchito, ergo personalizzato, l’opera aggiungendo il San Giovanni Battista. la rupe e il filiforme albero presente a sinistra, dall’altra ha omesso diversi edifici dello sfondo, l’immagine della fuga in Egitto prospicente il castello, i decori dell’abito della Vergine, infine, la collana di corallo di Gesù. La qualità dell’opera fa avanzare una collocazione geografica precisa: la Romagna. In questa zona l’influenza raffaellesca è stata notevole grazie all’opera di Girolamo Marchesi, detto Girolamo da Cotignola, fedele assertore dell’arte dell’urbinate. Se Ravenna era più attenta all’arte d’oltralpe, grazie all’esperienze ferraresi del XV secolo di Cosme Tura ed Ercoli de Roberti, riviste dai fratelli Zaganelli in Romagna, spetta a Forlì e Faenza la divulgazione del verbo toscano e marchigiano. È nel reticolo d’esperienze tardo rinascimentale, a cui aderiscono, tra gli altri, i forlivesi Francesco Menzocchi e Livio Modigliani, che va ricercato l’autore di questo prezioso documento pittorico. A tal proposito si rimanda alla bibliografia del compianto Prof. Giordano Viroli, profondo indagatore delle opere romagnole del XVI secolo.

  • Scuola lombarda della fine del XVI secolo
    Lotto 52

    Scuola Lombarda della fine del XVI secolo
    "La filatrice"
    Olio su tela
    Lombard School of the late 16th century
    "The spinner"
    Oil on canvas
    69 x 54 cm

    L’opera si inserisce nel filone di pittura nato tra Emilia e bassa Lombardia che vede l’elaborazione in chiave grottesca delle scene di vita quotidiana, esse sono caratterizzate da un intenso realismo popolaresco di chiara ascendenza nordica. I principali maestri di questa tematica furono Bartolomeo Passerotti a Bologna e Vincenzo Campi a Cremona

  • Thomas Wijck (Beverwijk 1616 - Haarlem 1677)
    Lotto 53

    Thomas Wijck o Wyck (Beverwijk 1616 - Haarlem 1677)
    "Piazza di Roma con mercato"
    Olio su tela
    "View of Rome with market"
    Oil on canvas
    68 x 89 cm

    Cresciuto in una famiglia di artisti, il giovane Thomas crescendo scopre e ama l'arte di Peter van Lear, Il Bamboccio, già noto anche in Olanda grazie alla sua produzione romana di bambocciate. Verso il 1640 è a Roma, città che ama ritrarre nei suoi luoghi anonimi e popolari. Piazzette, cortili con panni al sole, pergolati e muri scalcinati, una città viva ma che mostra il fantasma della sua gloria antica. Sono questi luoghi che utilizzava per mettere in scena i suoi racconti di quotidianità romana, ove immortalava le lavandaie o improvvisati mercati di uova e ortaggi. In questa specifica produzione Thomas trova punti di contatto col succitato maestro, il Bamboccio, ma anche con Jan Miel e Johannes Lingelbach. Wijck, come pittore di paesaggista avverte l'influenza anche dal pittore olandese Jan Asselijn, conosciuto a Roma e col quale visita Napoli. La tela presentata riporta i caratteri peculiari della produzione di Wijck dedicata a Roma, soprattutto in essa compare un elemento, la nobile scortata da paggio che regge l'ombrello parasole, che ci permette di sciogliere il dubbio attributivo in suo favore

  • Scuola Italiana del XVIII/XIX  secolo
    Lotto 54

    Scuola Italiana del XVIII/XIX secolo
    "Cristo deposto"
    Olio su tavola
    Italian School of the 18th/19th century
    "Deposed Christ"
    Oil on panel
    20 x 37 cm

  • Antonio Travi, detto il Sestri (Genova 1608 - 1665) e bottega
    Lotto 55

    Antonio Travi, detto il Sestri (Genova 1608 - 1665) e bottega
    "Paesaggio con rovine e pastore" e "Paesaggio con pastori e armenti"
    Due dipinti olio su tela
    Antonio Travi, known as Sestri (Genoa 1608 - 1665) and workshop
    "Landscape with ruins and shepherd" and "Landscape with shepherds and herds"
    Two oil paintings on canvas
    71 x 117 cm

    Allievo di Bernardo Strozzi, Antonio Travi è un raro paesaggista genovese della prima metà del XVII secolo. Influenzata dall'arte fiamminga, la sua pittura inizialmente segue l'arte di Goffredo Wals e del romano Agostino Tassi. Nelle sue opere alterna luminose e metafisiche scenografiche rovine con brani paesaggistici brulli e umbratili risolti con pennellate veloci e pastose La nostra coppia di tele risponde alle peculiarità stilistiche e tecniche del suo fare pittorico e si suppone una collocazione cronologica alla maturità del pittore, al sesto decennio, quando la sua produzione è numerosa e spesso realizzata con la collaborazione della bottega.

  • Marcantonio Franceschini (Bologna 1648 - 1729) attribuito - attributed
    Lotto 56

    Marcantonio Franceschini (Bologna 1648 - 1729) attribuito-attributed
    "Vergine orante"
    Olio su tela
    "Praying Virgin"
    Oil on canvas
    68 x 57 cm

    Nato e cresciuto a Bologna nel 1665, è studente del pittore Giovanni Maria Galli da Bibbiena, e completa la sua formazione nell’atelier di Carlo Cignani. A seguito del maestro, opera nei portici delle chiese di San Bartolomeo e dei Servi a Bologna, mentre a Parma lavora sugli affreschi del Palazzo del Giardino. Nel 1683 apre una propria bottega in città, dove molti pittori si formeranno: Tommaso Aldrovandini, Giacomo Boni, Francesco Caccianiga, Antonio Cifrondi, Pietro Antonio Avanzini e Gaetano Ferratini. Pittore di notevole bravura, è tutt’oggi ammirato per la sua finissima tecnica. La sua pittura, per mezzo della bellezza, vuol trasmettere il sublime senso spirituale, intellettuale, morale, estetico dei suoi personaggi. Sono molti i musei che espongono le sue opere: Dulwich Picture Gallery di Londra, Honolulu Museum of Art, Kunsthistorisches Museum e il Liechtenstein Museum di Vienna, Metropolitan Museum of Art di New York e in Italia i Musei Civici di Macerata, Museo Glauco Lombardi di Parma, Pinacoteca Nazionale di Bologna e il Polo Museale di Firenze. La Vergine orante in questione mostra la raffinata tecnica del Franceschini: pennellate liquide e precise, tonalità tenui rafforzate dall’intenso azzurro del manto della vergine. Il disegno del volto rivolto al cielo, in questo verso o in controparte, è un motivo assai ripreso nel corpus di Franceschini, e innumerevoli sono le figure in questa posa. Tra tutte, una in particolare è degna di nota: la “Madonna in preghiera”, ora a Parigi nella collezione Pierre Rosemberg (Vedi “Marcantonio Franceschini” di Dwight C. Miller, edizioni Artema 2001, pag. 242 figura 139)

  • Scuola Romana del XVII secolo
    Lotto 57

    Scuola Romana del XVII secolo
    "San Giuseppe"
    Olio su tela
    Roman School of the 17th century
    "St. Joseph"
    Oil on canvas
    62 x 48 cm
    L'opera, in passato, è stata attribuita a Simone Cantarini detto il "Pesarese".

  • Guido Reni (Bologna 1575 - 1642) Bottega/Seguace- Workshop/Follower
    Lotto 58

    Guido Reni (Bologna 1575 - 1642) Bottega/seguace-workshop/follower
    "San Giovanni Evangelista"
    Olio su tela
    "Saint John the Evangelist"
    Oil on canvas
    72,2 x 59,5 cm

    Il dipinto è una fedele copia dell’opera di Guido Reni, più volte replicata dal maestro e dalla sua bottega. Reni raffigurò più volte gli Evangelisti e gli Apostoli. Oggi, delle serie complete, la critica ritiene autografa quella conservata negli USA presso la Bob Jones University di Greenville. Una serie mancante del San Marco è in collezione romana, ed è attribuita alla bottega del Reni, specificatamente all’allievo Francesco Gessi con possibili interventi del maestro. Infine a Napoli è conservata la serie del Pio Monte della Misericordia, che il Professor Causa attribuisce con prudenza al Giovan Giacomo Sementi, l’allievo che seguì Reni nella città partenopea. In particolare, la tela in questione denota una tavolozza dai toni umbratili, che ricordano il fare pittorico di Simone Cantarini

  • Scuola Toscana del XVII secolo
    Lotto 59

    Scuola Toscana del XVII secolo
    "Volto di Cristo" e "Volto della Madonna"
    Coppia di dipinti olio su tavola
    Tuscan School of the 17th century
    "Face of Christ" and "Face of the Madonna"
    A pair of oil paintings on panel
    38 x 27 cm

    La considerevole qualità della coppia di tavole induce a pensare che esse siano opera di un valente maestro fiorentino del Seicento. Attinenze le troviamo con la pittura psicologica di Francesco Furini e la colta arte di Domenico Cresti, o Crespi, detto il Passignano. L’influenza di Francesco la si nota nella profonda tragica consapevolezza che il volto di Maria emana, consapevole della sorte di suo figlio. L’ampia cultura pittorica del Passignano invece emerge dal ritratto di Gesù, ove si avvertono sia le influenze romane sia venete con l’uso del colore pastoso e un po' cupo, e una meditata inosservanza dei rigidi contorni del disegno per ottenere effetti morbidi ed espressivi

  • Camillo Procaccini (Parma 1561 - Milano 1629)
    Lotto 60

    Camillo Procaccini (Parma 1561 - Milano 1629)
    "L'Assunta"
    Olio su tela
    "The Assumption"
    Oil on canvas
    114 x 87 cm

    Provenienza: lotto 406
    Asta di Arredi e dipinti antichi - Oggetti d'arte - Disegni - Incisioni
    19/03/2007, Finarte, Milano

    Camillo Procaccini, di origine emiliana, è figlio del pittore Ercole il Vecchio e fratello di Carlo Antonio e Giulio Cesare, anch'essi pittori. Milanese d'adozione, si forma nella bottega paterna, ispirandosi ai modelli del manierismo emiliano. La sua prima opera è "S. Giovanni Battista alla fonte", realizzata a sedici anni nel 1577 e conservata presso la Galleria Estense di Modena: si scorgono ispirazioni apprese dai modelli di Raffaello, Michelangelo e Pellegrino Tibaldi. Dopo una breve esperienza fiorentina con il pittore Gian Paolo Bonconti, lo ritroviamo a Bologna impegnato nella cattedrale di cittadina insieme a Bartolomeo Cesi e Giovanni Battista Cremonini. Esce dalle mura cittadine per dirigersi a Reggio Emilia, ove lavora nel presbiterio di S. Prospero, tra il 1585 e il 1587. Nel Giudizio universale del catino absidale, Procaccini coniuga con geniale inventiva echi della pittura di Federico Zuccari con una vena narrativa esuberante grottesca che rimanda a Bartolomeo Passerotti. Nonostante il successo in terra emiliana, il maestro decise di cogliere l’invito del conte Pirro I Visconti Borromeo, trasferendosi a Milano nel 1587 e lasciando incompiuti gli affreschi in S. Prospero, completati solo dopo una decina d’anni. Al suo arrivo a Milano, Camillo opera per Pirro I, tra il 1587 e il 1589, nella decorazione con tematica profana della villa di Lainate. Oltre a questo impegno si afferma come pittore di temi sacri. Porta a compimento a Milano, entro il 1590, l’Assunzione della Vergine già in S. Francesco Grande, oggi presso la Pinacoteca di Brera, nonché la “Trasfigurazione” di collezione Borromeo. A partire dalla fine del Cinquecento, Procaccini appiana la tensione creativa modificando il suo linguaggio, che diviene severo. Infatti, l'artista sposa i canoni controriformati caldeggiati da Federico Borromeo, e diventa uno dei loro massimi divulgatori in chiave pittorica, tanto da influenzare i maestri locali, tra i quali l’esordiente Giovan Battista Crespi, detto il Cerano. Nel primo decennio del secolo l’artista va a Piacenza, dove tra il 1600 e il 1605 esegue la monumentale e concitata “Strage degli innocenti” di S. Sisto. Tra il 1605 e il 1609 prese parte al ciclo di affreschi e tele per l’abside e il presbiterio del Duomo ove opera anche Ludovico Carracci. Nel biennio 1607-1608 riceve commissioni a Lodi, Cremona e Castiglione delle Stiviere. Porta a termine il ciclo di dipinti per la collegiata di Bellinzona, e partecipa alla serie di teleri “Allegorie delle Province Sabaude” per Carlo Emanuele I di Savoia, eseguita insieme a Cerano, Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone, Giovan Mauro della Rovere, detto il Fiamminghino, e al fratello Giulio Cesare. In seguito, opera quasi esclusivamente per commissioni milanesi, con alcune sortite per dipingere “Nascita della Vergine” per S. Maria delle Grazie a Brescia e le tele commissionate per la cappella di S. Carlo Borromeo per la chiesa detta dei “Tolentini” a Venezia. A coronamento di un’intensa carriera, nel 1627 Gómez Suárez de Figueroa duca di Feria, governatore spagnolo a Milano, commissiona a Procaccini due dipinti, oggi perduti, destinati alle collezioni dei reali di Spagna e allestiti nel Salon Nuevo dell’Alcázar di Madrid.
    La tela in esame va riferita al suo ultimo periodo di attività. In essa ritroviamo un linguaggio posato e severo, le scelte cromatiche sono controllate nell’umbratile impostazione generale. Le pose degli apostoli, simmetricamente disposti, sono composte malgrado l’eccezionalità dell’avvenimento: tutte peculiarità che ci rimandano al messaggio dottrinale del Borromeo e della Controriforma, che Procaccini sposa nei primi anni del XVII secolo e che lo accompagnerà nei decenni seguenti

  • Vincenzo Chilone (Venezia 1758 - 1839)
    Lotto 61

    Vincenzo Chilone (Venezia 1758 - 1839)
    "Veduta veneziana"
    Olio su tela
    "Venetian view"
    Oil on canvas
    46 x 74 cm

    Vincenzo Chilone nasce nel 1758. Sin dalle sue prime esperienze pittoriche si dedica alle vedute veneziane, seguendo il solco di Giovanni Antonio Canal “ Canaletto” (Venezia, 1697 - 1768). La sua fede canalettiana è assoluta, tanto da potersi definire uno dei due maggiori prosecutori della lezione del maestro, assieme all’inglese Wiliam James (documentato a Londra dal 1746 al 1771). Inoltre con i Grubacs, Giuseppe Bernardino Bison, Ippolito Caffi e Giuseppe Borsato, è uno dei più valenti traghettatori della grande tradizione vedutistica settecentesca nel XIX secolo. La sua qualità pittorica è assoluta, la sua tecnica è meticolosa, con una sorprendente attenzione per il dettaglio. Le sue opere godono di una chiara luminosità, grazie alla quale le sue vedute veneziane si ammantano di riflessi cristallini, contemporaneamente, una dimensione intimistica pervade le sue opere anticipando le espressioni pittoriche di cultura romantica

  • Scuola Genovese del XVII secolo
    Lotto 62

    Scuola Genovese del XVII secolo
    "San Nicola da Tolentino tra angeli in volo"
    Olio su tela polilobata
    Genoese School of the 17th century
    "St.Nicholas of Tolentino among flying angels"
    Oil on polylobed canvas
    124 x 100 cm

    La pregevole tela, giunta in patina antica, proviene da una collezione privata veneta. Mostra inequivocabili dati della cultura pittorica genovese del secondo Seicento. Questo ritrovamento, apparentemente inspiegabile, induce a pensare che essa sia figlia della mano di Domenico Piola. Padre dei pittori Anton Maria Piola, Paolo Gerolamo Piola e Pier Francesco Piola, egli è documentato attivo in Italia del nord e in Veneto nel biennio 1684-1685.

  • Giuseppe Nuvolone (Milano 1619 - 1703)
    Lotto 63

    Giuseppe Nuvolone (Milano 1619 - 1703)
    "Rebecca e Eliezer al pozzo"
    Olio su tavola
    "Rebecca and Eliezer at the well"
    Oil on panel
    38 x 49 cm

    L'opera illustra un episodio del Vecchio Testamento. Eliezer è il servo più anziano di Abramo, il quale lo manda ad Aran, in Mesopotamia, alla ricerca della moglie per il figlio Isacco. Giunto a destinazione di sera, quando le donne sono radunate intorno al pozzo per attingere l'acqua, una giovane fanciulla di nome Rebecca, pronipote di Abramo, disseta con la sua brocca Eliezer e le sue bestie. Il servo di Abramo interpreta il generoso gesto come un segnale divino, e va a chiedere la giovane in sposa al padre.
    Siamo di fronte ad una tipica opera di Giuseppe Nuvolone, figlio di Panfilo e fratello Carlo Francesco, entrambi pittori. Si forma seguendo il fratello, e la sua incondizionata adesione alle scelte di stile fatte da Carlo Francesco ha reso in passato le due produzioni difficilmente distinguibili. In realtà la sua pittura diverge per l'uso du una tavolozza più chiara e, talvolta, per una vena di tragicità difficilmente riscontrabile in Carlo Francesco. L’opera in esame trova due puntuali riferimenti che rendono inequivocabile la sua paternità: “Rebecca ed Eleazar” olio su tela, 178.5 x 135 cm, passata a Milano da Christie’s il 29 novembre 2006, ove si ripete pressoché identica la metà di sinistra della nostra tavola con in primo piano le medesime figure del servo e Rebecca; la tela di bottega, 69 x 86 cm, conservata all’Accademia Carrara di Bergamo, ove è presente al centro del dipinto la stessa figura femminile che versa l’acqua nel pozzo. L’opera si presenta con una patina molto antica, ed è da sempre in collezione privata italiana

  • Bernardino Scapi detto Bernardino Luini (Dumenza 1481 circa - Milano 1532) bottega
    Lotto 64

    Bernardino Scapi detto Bernardino Luini (Dumenza 1481 circa - Milano 1532) bottega-workshop
    "Venerabile Maria Caterina Brugora"
    Olio su tavola
    "Venerable Maria Caterina Brugora"
    Oil on panel
    61,4 x 44,7 cm

    Si ringrazia il Professore Michele Danieli per aver confermato l’attribuzione
    Si ringrazia il Professore Alessandro Delpriori per aver confermato l’attribuzione

    La Venerabile Maria Caterina Brugora è ritratta in puro stile rinascimentale, ossia a mezzo busto, con la sua veste da monaca benedettina. Sul capo porta una corona di spine, come segno di partecipazione alla Passione di Cristo. Nella mano destra tiene il Sacro Cuore di Gesù e il Crocifisso, mentre l’altra mano, poggiata sulle sacre scritture, regge una palma. Sulla spalla compare una colomba bianca, a simboleggiare la sua purezza. Sullo sfondo è raffigurato quanto riporta il cartiglio posto alla sommità della tavola, ovvero gli accadimenti del 1524 occorsi al Pusterla, alleato di Francesco II Sforza che, caduto in mano alle truppe francesi, riesce a fuggire miracolosamente e portarsi in salvo con l’intercessione della Brugora. L’opera viene riferita a Luini grazie ad un documento di un autore anonimo redatto tra il 1627 e il 1638, stagione nella quale inizia il processo di beatificazione della monaca benedettina. In questa scrittura si cita esplicitamente l’esistenza del dipinto eseguito da "ab excellentissimo eorum temporum pictore Lovino", che raffigura la beata Brugora assieme alla raffigurazione del miracolo che la monaca fece al nobile milanese Giovanni Battista Pusterla. Il dipinto ritenuto originale dalla critica, ovvero quello sopraccitato, già presso il complesso di San Simpliciano è conservato dal 2012 nei locali della Facoltà di Teologia a Milano. Altre versioni ritenute di bottega si trovano presso Villa Cagnola-Fondazione Ambrosiana Paolo VI a Gazzada; una realizzata su tela è conservata nei depositi della Galleria d’arte Moderna di Milano (inventario 5259)

  • Adriaen Van de Velde (Amsterdam 1636 - 1732) seguace-follower
    Lotto 65

    Adriaen Van de Velde (Amsterdam 1636 - 1732) seguace- follower
    "Pastori al guado"
    Olio su tela
    "Shepherds at the river"
    Oil on canvas
    30 x 34 cm

    La pregevole tela è una tipica espressione del paesaggismo nordico italianizzante. Il tema del paesaggio italiano idealizzato nasce come diretta conseguenza del ritorno ai luoghi natii dei pittori olandesi, dopo il viaggio studio in Italia e a Roma in particolare. Tra i molti artisti che dipinsero nella nostra penisola prima di far ritorno in patria vanno sicuramente citati: J. Pinas, C. Van Poelenburgh, J. Both, J. asselyn, N. Berchem, C.Dujardin e J.B. Weenix. Questi artisti portano in patria l’immagine dell’Italia, del Lazio in particolare, come luogo di bellezza poetica ove l’inverno dura appena qualche mese, il territorio pianeggiante è dolcemente mosso dalle colline e attraversato da placidi corsi d’acqua. Un luogo inoltre dove bellezza e storia s’incontrano, grazie al patrimonio di rovine e monumenti d’epoca romana sparsi un po' ovunque. In particolare la nostra opera ha attinenza con la produzione di Adriaen Van de Velde il quale era solito riprendere queste scene di vita popolare, nel contesto naturale, da un punto di vista molto ravvicinato, con particolare bravura nella rappresentazione degli animali

  • Nicolas Poussin (Les Andelys 1594 - Roma 1665) cerchia-circle of
    Lotto 66

    Nicolas Poussin (Les Andelys 1594 - Roma 1665) cerchia-circle of
    "Gesù guarisce il cieco"
    Olio su tela
    "Jesus heals the blind man"
    Oil on canvas
    46 x 73 cm

    L’opera è una divagazione pittorica nata dal prototipo di Nicolas Poussin conservato al Louvre. Sebbene la rappresentazione si ripeta rispecchiando la stessa simmetria e distribuzione dei volumi molte sono le divergenze tra i due dipinti. Innanzitutto la scena anziché svolgersi all’aperto con la città di Gerico posta sulla collina retrostante, si compie all’ombra di un colonnato. I tre personaggi sulla destra sono quasi identici ma con una postura delle mani più plastica ed eloquente; inoltre il primo di essi, quello che ci dà le spalle, tiene in mano un libro. Gesù appare quasi identico mentre il resto dei personaggi della parte sinistra sono differenti. L’unica figura presente in ambo i dipinti è la donna che regge tra le braccia un bimbo. C’è in quest’opera un’adesione chiara alla pittura di Nicolas anche se riletta con un tocco di naturalismo. Probabilmente l’intento dell’autore è quello di riscrivere in prosa il linguaggio aulico del colto maestro francese

  • Anton Van Dyck (Anversa 1599 - Londra 1641) seguace-follower
    Lotto 67

    Anton Van Dyck (Anversa 1599 - Londra 1641) seguace-follower
    "Studio per il volto incoronato di Cristo"
    Olio su tela (senza telaio appoggiata su pannello)
    "Study for the crowned face of Christ"
    Oil on canvas (without frame , applied on panel)
    43 x 35 cm

    La notevole qualità dell’opera emerge sebbene la patina che la ricopre ne infici la godibilità.
    Essa è riferita all’ambito di artisti nato attorno alla figura di Anton Van Dyck e che fa della pittura alla “brava” la sua peculiarità. Il volto di Cristo, infatti, è pittoricamente risolto con pochissimo colore. Questa tecnica lascia trasparire il supporto, che diventa esso stesso parte integrante dell’opera, e nel nostro caso questa soluzione esecutiva si denota particolarmente nella barba e nei capelli. Le flebili ombre, di questo viso illuminato, sono realizzate con una garbata velatura verdognola, mentre i colpi di luce, dosati alla perfezione, donano un forte realismo all’incarnato. Un riferimento utile può essere il disegno "Studio di un volto femminile rivolto verso l’alto", Londra, British Museum, Department of Prints and Drawings

  • Bartolomeo Bimbi (Settignano 1648 - Firenze 1729)
    Lotto 68

    Bartolomeo Bimbi (Settignano 1648 – Firenze 1729)
    "Natura morta all’aperto"
    Olio su tela
    "Outdoors still life "
    Oil on canvas
    88 x 97 cm

    Bartolomeo Bimbi nasce il 15 maggio 1648 a Settignano, nei dintorni di Firenze. Inizia l’apprendistato nella bottega di Lorenzo Lippi, e termina la sua formazione presso Onorio Marinari. Nel 1670 si trasferisce a Roma seguendo il cardinale Leopoldo de’ Medici: giunto all’Urbe entra in contatto con Mario Nuzzi, detto Mario de’ Fiori, il maggior esponente capitolino di nature morte floreali. Ritornato in patria lavora dipingendo vasi di fiori e ghirlande intorno a immagini devote, presso Angelo Gori, modesto pittore fiorentino. Ben presto s’impone nella scena artistica locale, giungendo a lavorare per la corte medicea, prevalentemente a servizio di Cosimo III de' Medici e poi della figlia, l'Elettrice Palatina Anna Maria Luisa de' Medici. I soggetti dei suoi quadri non si limitano alle composizioni di fiori e frutta, ma rappresentano spesso "meraviglie di natura": agrumi, conchiglie, le più strane varietà vegetali ed animali. Bimbi collabora con il granduca, per sodisfare il desiderio del Medici di catalogare le specie botaniche: un intento enciclopedico che vede Bimbi collaborare con Antonio Micheli, botanico di corte. Le nature morte di Bartolomeo sono particolari e originali: si distinguono dalle altre perché, nel loro intento illustrativo, sono organizzate per specie, stagione o provenienza, talvolta mettendo in risalto l’eccezionalità della forma, del peso, dell’aspetto. Nella nostra tela, di riguardevole qualità, i frutti sono adagiati su di un piccolo davanzale di terra, oltre al quale si nota una degradante pianura delimitata, in lontananza, da azzurre colline. La luce aurea illumina la scena facendo brillare ciliegie, mele, susine, la polpa del cocomero smezzato e i melograni in basso a destra. Particolare tanto interessante quanto prezioso è la presenza di un vaso con una giovane pianta in fiore: essa è, con ottima probabilità, una pianta d’agrumi che esibisce la sua fioritura tardo estiva. Per un confronto puntuale, i riferimenti precisi circa la sua maniera di trattare queste specie vegetali e per l’ambientazione della rappresentazione, si ritrovano nelle opere tutt’oggi conservate presso la villa medicea di Poggio a Caiano “Arance, cedri, bergamotti limoni e lumie”, “Ciliegie” e “Mele” nonché le opere “Frutta e uccelli” e “Frutta e funghi” conservate a Palazzo Pitti a Firenze

  • Scuola Italiana del XVIII secolo
    Lotto 69

    Scuola Italiana del XVIII secolo
    "Ritratto con guanti bianchi"
    Olio su tela
    Italian School of the 18th century
    "Portrait with white gloves"
    Oil on canvas
    100,5 x 81,5 cm

  • Scuola Italiana del XVI/XVII secolo
    Lotto 70

    Scuola Italiana del XVI/XVII secolo
    "Ritratto di profilo"
    Olio su tela
    Italian School of the 16th/17th century
    "Profile portrait"
    Oil on canvas
    62,3 x 46,1 cm

  • Giuseppe Vermiglio (Alessandria 1587 circa – 1635 circa)
    Lotto 71

    Giuseppe Vermiglio (Alessandria 1587 circa – 1635 circa)
    "San Floriano" o "San Fiacrio"
    Olio su tela
    "Saint Florian" or "Saint Fiacre"
    Oil on canvas
    130,5 x 99,3 cm

  • Pieter Van Laer detto il Bamboccio (Haarlem 1599 circa - 1642) attribuito-attributed
    Lotto 72

    Pieter van Laer detto il Bamboccio (Haarlem 1599 circa - 1642) attribuito-attributed
    "Scena campestre"
    Olio su tavola
    "Country scene"
    Oil on panel
    60 x 74 cm

    Nato in Olanda, si forma nella sua città natale, spostandosi nel 1625 a Roma. Il soprannome “Bamboccio” con cui è noto è dovuto alla sua deformazione fisica. Giunto all’Urbe, entra in contatto con Poussin e risente delll’influenza di Elsheimer. La sua pittura basata sul realismo popolaresco è una versione teatralizzata che fonde la pittura di Caravaggio e delle scene popolari nordiche. A questa scuola aderirono pittori fiamminghi, olandesi attivi a Roma, come Jan Miel, Andries Both, Karel Dujardin, Thomas Wijck, Johannes Lingelbach, Jan Asselyn, Pieter van Lint, Michiel Sweerts e Keil Eberhard, mentre tra gli italiani i due maggiori esponenti sono Viviano Codazzi, Michelangelo Cerquozzi. Tra le sue opere più note si ricordano "Festa nella campagna romana" (Vienna, Kunsthistorische Museum) e "Giocatori di bocce" (Dresda, Gemäldegalerie)

  • Giovanni Andrea de Ferrari (Genova 1598 – circa 1669) attribuito
    Lotto 73

    Giovanni Andrea de Ferrari (Genova 1598 – circa 1669) attribuito
    "San Francesco in meditazione"
    Olio su tela
    "Saint Francis in meditation"
    Oil on canvas
    118 x 87 cm

    Giovanni Andrea de Ferrari è allievo di Bernardo Castello e di Strozzi, di cui, in seguito, è strettissimo collaboratore. Riconosciuto sin da giovane quale valente pittore, riceve importanti commissioni fin da giovane, quali: la "Giustizia", commissionata dal governo della Repubblica, oggi a Palazzo Bianco, la "Predica di s. Tommaso davanti al re delle Indie", realizzata nel 1624, per l'oratorio di San Tommaso, il "Martirio di Sant'Andrea", ora in Santa Maria dei Servi e la "Vergine che intercede per le anime purganti" nella chiesa del Carmine. Oltre alle commissioni pubbliche ed ecclesiastiche, numerose sono le opere destinate alle nobili famiglie genovesi e della provincia. Collabora con Giovanni Andrea Ansaldo, e ha tra i suoi allievi alcuni tra i più noti pittori della scuola genovese del Seicento: Valerio Castello, Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto, Giovanni Bernardo Carbone, Sebastiano Cervetto e Giovanni Andrea Podestà. L'opera esprime pienamente la pittura di Giovanni Andrea, con la pittura "sfatta" e le sue cupe tinte, e soprattutto la sua abilità "espressionista" di tradurre nell' opera l'intimo rapporto psicologico del Santo meditabondo grazie al sapiente impianto chiaroscurale di matrice caravaggesca

  • Scuola Emiliana del XVIII secolo
    Lotto 74

    Scuola Emiliana del XVIII secolo
    "Ritratto di nobile"
    Olio su tela
    Emilian School of the 18th century
    "Portrait of a noble"
    Oil on canvas
    98 x 80 cm

  • Gianantonio o Giovanni Antonio Guardi (Vienna 1699 - Venezia 1760)
    Lotto 75

    Gianantonio o Giovanni Antonio Guardi (Vienna 1699 - Venezia 1760)
    "Capriccio architettonico"
    Olio su tela
    "Architectural capriccio"
    Oil on canvas
    93 x 129 cm

    La grande tela giunge da un’importante raccolta privata di un colto collezionista, egli la riconduceva a Francesco Guardi e derivata dagli esempi di Marco Ricci. L’ipotesi seppur intelligentemente indirizzata è errata e l’opera va ricondotta al fratello maggiore Gianantonio, come dimostrano gli studi dell’insuperato esperto in materia, Antonio Morassi. Lo studioso pubblica nella sua poderosa opera dedicata ai Guardi un dipinto identico al presente, con una variante che vede l’assenza dei due personaggi a sinistra. Egli inserisce questa opera nel momento di collaborazione tra Gianantonio e Michele Marieschi. In effetti esiste un’opera di Michele Marieschi quasi identica e proveniente dalla collezione del Lord Chelsea, passata nel mercato italiano, oggi in ubicazione ignota (vedi “Michele Marieschi” opera completa di Succi pag. 373; “Michele Marieschi” opera completa di Ralph Toledano pag. 133). Ralph Toledano, in questa occasione, ribadisce la tesi di Morassi, accenna ad una collaborazione tra Michele e Gianantonio. In effetti e del tutto evidente, osservando la nostra tela, come essa sia la trascrizione guardesca dell’invenzione di Michele. Partendo dall’ampio cielo esso è eseguito a larghe pennellate leggere zizzaganti, il colore tende al verde come nelle più intense opere protoromantiche di Francesco Guardi. In primo piano riprendendo la descrizione di Morassi “A destra, sotto un portico diroccato, due soldati seduti conversano accanto ad alcune botti. Nel porticciolo sono ormeggiate alcune imbarcazioni e sulla riva stanno ritte due figurette di turchi, sullo sfondo architetture fantastiche e rovine romane”; Il terreno è realizzato, come nella produzione guardesca, per grandi macchie e pennellate convulse ove al prevalere dell’ocra s’alternano brevi brani di verde. Ad osservare le rovine e gli edifici, essi sono dipinti con la caratteristica pennellata compendiaria dei Guardi che alla descrizione particolareggiata preferivano la pennellata sciolta e sfatta in grado di dare la grave aria decadente che contraddistingue i loro capricci. Infine l’acqua, ferma e perfettamente piatta, nella sua essenza plumbea è l’ennesima riprova della tesi espressa

  • Pittore veneziano dell’inizio del XV secolo (Jacopo Bellini?)
    Lotto 76

    Pittore veneziano dell’inizio del XV secolo
    (Jacopo Bellini?)
    "Madonna col Bambino"
    Tempera e oro su tavola
    Venetian painter of the early 15th century
    (Jacopo Bellini?)
    "Madonna and Child"
    Tempera and gold on panel
    55,1 x 37,2 cm
    L'opera giunge corredata da uno studio redatto dal Professore Alessandro Delpriori dell'Università di Firenze, disponibile su richiesta.

  • Liberale da Verona (Verona 1441 - 1526)
    Lotto 77

    Liberale da Verona (Verona 1441 - 1526)
    "Crocifissione"
    Olio su tavola
    "Crucifixion"
    Oil on panel
    45,5 x 161 cm

    L'opera è accompagnata da uno studio del Professor Alessandro Delpriori dell'Università di Firenze, disponibile su richiesta
    The work is accompanied with a study by Professor Alessandro Delpriori of the University of Florence, available on request

    Liberale da Verona nasce a Verona 1455, il pittore ha la sua prima formazione nella bottega di Domenico Morone e presenta altresì influenze ferraresi. E' sicuramente, tra 1466 e il 1467, in Toscana, dove lavora per Monteoliveto e poi per il Duomo di Siena come miniatore. Dopo aver frequentato Francesco di Giorgio e Sano di Pietro, verso gli anni Settanta, torna a Verona dove apre una valente bottega. Oltre alle miniature e ai capilettera, tra i più fini dell'intero panorama nazionale del tempo, va ricordato i suoi capolavori pittorici, quali: il "Salvator Mundi" d el Duomo di Viterbo e il perduto "San Sebastiano" già a Berlino presso il Kaiser Friedrich Museum.
    La tavola è stata conservata da decenni presso un raffinato collezionista che la pensava opera ferrarese, visti i forti accenni nordici. Essa è stata in seguito studiata e esattamente riconosciuta quale opera di Liberale da Verona dal Professor Alessandro Delpriori dell'Università di Firenze. L'ampio ed esaustivo studio è consultabile su richiesta e sarà rimesso al compratore

  • Girolamo Negri detto il Boccia (Bologna 1648 (?) - post 1718)
    Lotto 78

    Girolamo Negri detto il Boccia (Bologna 1648 (?) - post 1718)

    "San Matteo"

    Olio su tela

    "Saint Matteo"

    Oil on canvas

    75 x 65,3 cm


    Pittore bolognese, Girolamo Negri detto il Boccia inizia la sua formazione presso Domenico Maria Canuti e Lorenzo Pasinelli. Oltre che nella sua città natale, l'artista ha lasciato le sue opere anche a Modena, Mirandola, Faenza e nei dintorni di Cesena in Romagna.

  • Scuola Romana della fine del XVIII secolo
    Lotto 79

    Scuola Romana della fine del XVIII secolo
    "San Pietro da Verona, San Pietro Martire"
    Olio su tela
    Roman School of the late 18th century
    "Saint Peter of Verona, Saint Peter Martyr"
    Oil on canvas
    63 x 49,5 cm

    La tela mostra consonanza stilistica con la Scuola Romana della seconda metà del Settecento: in particolare è influenzata dalla pittura cristallina di Anton Raphael Meng. Un confronto utile lo ritroviamo con l'opera del sopraccitato maestro, “Immacolata”, conservata in Collezione Lemme

  • Scuola Toscana del XVII secolo
    Lotto 80

    Scuola Toscana del XVII secolo
    "Ritratto del condottiero Niccolò Piccinino"
    Olio su tela
    Tuscan School of the 17th century
    "Portrait of the warlord Niccolò Piccinino"
    Oil on canvas
    64 x 51 cm

  • Scuola Romana del XVI/XVII secolo
    Lotto 81

    Scuola Romana del XVI/XVII secolo

    "Adorazione dei pastori" e "Adorazione dei Magi"

    Due dipinti a olio su marmo

    Roman School of the 16th/17th century

    "Adoration of the Shepherds" and "Adoration of the Magi"

    Two oil paintings on marble

    23,5 x 45 cm cm


    L'eccezionale coppia di opere presentate mostra i canoni stilistici di una stagione ancora poco esplorata della pittura italiana, il tardo manierismo romano; periodo pittorico e culturale che si esprime tra lo splendore del pontificato di Paolo III Farnese e i rigori della Controriforma.

    Gli artisti coinvolti sono più o meno celebri e di varia estrazione geografica: Francesco Salviati, Leonardo Grazia da Pistoia, Jacopino del Conte, Giulio Mazzoni, Girolamo Siciolante da Sermoneta, Pompeo Cesura, Lorenzo Sabatini, Girolamo Muziano, Taddeo e Federico Zuccari, Antonio Tempesta e Cristoforo Roncalli. Questi artisti hanno svolto il compito di tramandare alla seconda metà del secolo l'intreccio tra la persistente tradizione raffaellesca e il mondo creativo del vecchio Michelangelo, spingendo le risorse formali della cultura manierista fino alle estreme conseguenze e creando così le premesse per l'avvento del naturalismo e del Barocco

  • Maestro della Scuola Fiamminga del XVII secolo
    Lotto 82

    Maestro della Scuola Fiamminga del XVII secolo
    "Cristo e l'adultera"
    Olio su tela
    Master of Flemish School of the 17th century
    "Christ and the adulteress"
    Oil on canvas
    137,5 x 195,5 cm

    L'eccezionale opera è da riferire alla scuola fiamminga del XVII secolo. Per una puntuale ricostruzione storico artistica dell'opera, crediamo fondamentale citare l'esistenza di un acquerello su carta, oggi in collezione privata italiana, quasi identico ed appartenuto a Sir Joshua Reynolds. Egli riteneva l'opera quale autentica di Antoon van Dyck (vedi foto allegata) e come tale passa, dopo la sua morte, nelle mani della nipote, che la esita in asta da Phillips nel marzo del 1798. La tanto svelta quanto precisa pennellata, dosata sapientemente anche negli spessori, da motivo fondato di credere che ci troviamo di fronte ad un capolavoro di un importante maestro, purtroppo ancora anonimo

  • Scuola veneziana della fine del '700
    Lotto 83

    Scuola Veneziana di fine XVIII secolo
    "Piazza San Marco"
    Olio su tela
    Venetian School of the late 18th century
    "Saint Mark square"
    Oil on canvas
    27 x 41 cm

    L’opera mostra una raffinata e cristallina stesura pittorica. I monumenti di Piazza san Marco sono resi con estrema precisione e mostrano l’antica disposizione con la chiesa di San Geminiano, demolita nel 1807. Il tocco pittorico è svelto soprattutto nella definizione dei personaggi presenti in piazza, le loro vesti, infatti, ci paiono vivide grazie a brillanti e zizzaganti colpi di luce. Il cielo è solcato da innocue nubi mattutine anch’esse rese vivide grazie a colpi di bianco. L’opera va ascritta ad anonimo artista seguace di Bernardo Bellotto detto il Canaletto

  • Giuseppe Romani (Como? 1654/57 - Modena 1727)
    Lotto 84

    Giuseppe Romani (Como? 1654/57 - Modena 1727)
    "Filatrice"
    Olio su tela
    "The spinner"
    Oil on canvas
    108,5 x 89,5 cm

    Nato probabilmente a Como, Giuseppe Romani si forma seguendo la corrente naturalistica lombarda. In un secondo tempo si trasferisce in Emilia e trova a Modena ospitalità, lavorando sia per la corte estense sia per il clero locale, anche se tele della collezione Zambeccari, conservate presso la Pinacoteca di Bologna, inducono a pensare che il suo raggio di commissioni e successo fosse piuttosto ampio in regione. Le opere che sanciscono il suo successo sono caratterizzate dai soggetti popolareschi, i pitocchi, dove emerge la sua bravura per la trascrizione dei soggetti di vita quotidiana, colti con candido naturalismo. Tra le molte opere paragonabili, si nota la stretta attinenza con l’anziana donna seduta a destra nel dipinto “Giocatori di carte”, conservato presso la collezione d’arte della Cassa di Risparmio di Cesena

  • Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 - Bologna 1666)
    Lotto 85

    Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 - Bologna 1666)
    "San Francesco di Paola"
    Olio su tela
    "Saint Francis of Paola"
    Oil on canvas
    126,6 x 99,5 cm
    L'opera giunge corredata dall'expertise della dottoressa Alessandra Artale, rimesso all'acquirente.
    Scrive la studiosa:
    A mio giudizio, il dipinto è interamente autografo per il filo di colore, per la materia sabbiosa, per l’immediatezza di una pennellata di straordinaria sicurezza sia nel disegno
    che nel colorire. Quindi daterei questo dipinto intorno al 1660, cioè nella piena maturità dell’artista di Cento. Peraltro, la qualità del dipinto in questione è di una raffinatezza assoluta, con una esecuzione perfetta, come altre opere della piena maturità di Guercino, e basterebbe questo per dirimere la questione. I brani fenomenali sono tanti: il volto e le mani del santo, il paesaggio quasi argenteo che appare dietro il muretto con il cielo solcato da nuvole che paiono muoversi e far ondeggiare l’esile albero. La figura del santo emerge dal fondo con una forza interiore che arriva dal cielo, a cui il santo guarda con un’espressione di assoluta intensità che si ripercuote sull’intera figura, dalla posizione delle mani al suo incedere lento ma inesorabile. E’ questa un’immagine levigata, risolta con un uso sapiente del chiaroscuro, ma nitida e dall’aura di perfetto e nobile classicismo, dove evidente è lo stacco delle zone di luce da quelle in ombra.
    Dott.ssa Alessandra Artale

  • Evaristo Baschenis (Bergamo 1617 - 1677)
    Lotto 86

    Evaristo Baschenis (Bergamo 1617 - 1677)
    "Natura morta con uccelli"
    Olio su tela
    "Still life with birds"
    Oil on canvas
    69 x 82 cm

    Evaristo Baschenis nasce a Bergamo il 4 dicembre del 1617. In gioventù si dedica agli studi per diventare sacerdote, al disegno e alla pittura. Lo troviamo operativo verso la metà del secolo, quando dipinge composizioni di natura morta di diversi soggetti: tappetti, cuscini ricamati, vasi istoriati, vasellame di cucina, funghi, polli, lumache; altri ancora con pesci, uccelli, verdure, cofanetti, conchiglie. Più tardi nasce l'attrazione per la composizione di strumenti musicali, soggetto che gli ha consentito di raggiungere la sua più alta espressione artistica. La nostra opera rappresenta vari uccelli appesi su fondo scuro, tema ricorrente per Baschenis, che grazie a questo fondale fa risaltare, con pennellata sicura e cromaticamente vibrante, il piumaggio delle bestiole. Se da una parte colpisce la naturalezza e precisione “nordica” nella descrizione accurata degli uccelli, dall’altra si evidenzia il realismo, tanto che i suoi uccelli spennati impattano con l’osservatore per la loro impietosa crudezza

  • Gianandrea Sirani (Bologna 1610 - 1670)
    Lotto 87

    Gianandrea Sirani (Bologna 1610 - 1670)
    "Giuditta e Oloferne"
    Olio su Tela
    "Giuditta and Holofernes"
    Oil on canvas
    115,3 x 90,7 cm

    L'opera in questione evidenzia la sua origine reniana. Precisamente si riferisce ad una creazione già attribuita a Guido Reni (olio su tela, 120 X 99 cm), pubblicata da Stephen Pepper ("Guido Reni. L'opera completa", 1988). L’elemento determinante per la nostra attribuzione è un’analoga tela che, a nostro giudizio, mostra indiscutibili analogie stilistiche, e che il professor Massimo Pulini pubblica nel suo saggio “Gianandrea Sirani, una storia da riscrivere: la pittura da camera e d’altare; novità e aggiornamenti”, 1 febbraio 2020, pubblicato da AboutArtonline. Circa la produzione di Sirani, di questo soggetto riportiamo le parole scritte dall’esimio Professore: “Una delle iconografie più fortunate di Gianandrea è di certo la Giuditta con la testa di Oloferne alla presenza della fantesca. L’abitudine alla duplicazione, acquisita nelle stanze di Guido, portò Gianandrea a divenire copista di sé stesso: lo dimostrano proprio invenzioni riuscite come questa, della quale si conosce una traduzione incisoria e varianti anche scalate in periodi distanti tra loro, fino a un esemplare dai toni accalorati che va al passo con le ultime opere del Sirani (malgrado sia transitato come opera di Cerrini)”. Lo studioso si riferisce esattamente all’opera a cui facciamo riferimento, passata da Sotheby’s Milano, lotto 63, il 17 novembre del 2008. Le due opere, la nostra e questa pubblicata, a nostro giudizio mostrano elementi stilistici coincidenti, che vanno dal “tono accalorato” fatto notare dal Professore, alle evidenti analogie nel trattamento dei panneggi e nella realizzazione dei gioielli. Rimarchevole è la calda luce che rischiara la scena, più dorata e mistica di quella presente nell’opera pubblicata: una luce aurea che leviga tessuti e incarnati, donando una lettura più omogenea, intima e profonda

  • Scuola Lombarda o Emiliana della fine del XVI secolo
    Lotto 88

    Scuola Lombarda o Emiliana della fine del XVI secolo
    "Vecchia contadina con due galline"
    Olio su Tela
    Lombard or Emilian School of the late 16th century
    "Old farmer with two chickens"
    Oil on canvas
    63,2 x 51,2 cm

  • Scuola Lombarda del XVII/XVIII secolo
    Lotto 89

    Scuola Lombarda del XVII/XVIII secolo
    "Santa Maria Maddalena penitente"
    Olio su tela
    "Lombard School of the 17th/18th century"
    Saint Mary Magdalene penitent
    Oil on canvas
    182 x 252 cm

    Proveniente da nobile famiglia lombarda, la notevole tela va registrata come espressione superlativa del secondo Seicento milanese. L'opera gelosamente custodita non è mai stata studiata e mostra a nostro giudizio due marcate influenze. La prima ci porta verso Filippo Abbiati, pittore dall'ampio bagaglio formativo che vedeva associate la scuola veneta e genovese. Di queste ritroviamo la vivacità del chiaroscuro e l'estro dinamico compositivo che ricorda da una parte Antonio Zanchi dall'altra Valerio Castello. Il secondo filone d'indagine ci porta verso Giovanni Stefano Danedi detto Il Montalto, elegante e compito pittore che al dinamismo compositivo preferiva dare forme di plastica monumentalità alle sue figure, talvolta accompagnate da quinte paesaggistiche dai toni cupi e serali

  • Scuola Emiliana del XVII/XVIII secolo
    Lotto 90

    Scuola Emiliana del XVII/XVIII secolo
    "Santa Caterina da Siena"
    Olio su tela
    Emilian School of the 17th/18th century
    "Saint Catherine of Siena"
    Oil on canvas
    90 x 72 cm

  • Guido Reni (Bologna 1575 - 1642) bottega-workshop
    Lotto 91

    Guido Reni (Bologna 1575 - 1642) bottega-workshop
    "Vergine con Gesù bambino e San Giovannino"
    Olio su rame
    "The Virgin and Child with Saint John"
    Oil on copper
    26 x 19 cm

    Il dipinto è una fedele copia dell’ opera su rame di Guido Reni conservata al Louvre. Originariamente faceva pendant con "Vergine che cuce accompagnata da tre angeli", dipinto perduto ma noto in molte copie. L’ottima qualità con cui il nostro dipinto è eseguito ci permette di giudicare questo piccolo rame come espressione della bottega, ovvero sotto la direzione di Guido. Il Gesù bambino indubbiamente è l’elemento che emerge per qualità, la sua immagine denota una ricerca e una resa naturalista di alto spessore; la tenda rossa a sinistra è realizzata con superba capacità realizzativa ed essa riverbera dell’aurea luce che permea la scena; infine, pregevoli sono l’accentuato chiaroscuro del San Giovannino nonché il brillante blu di lapislazzuli dell’abito della Vergine

  • Andrea Mainardi detto il Chiaveghino (Cremona 1550 circa - 1617)
    Lotto 92

    Andrea Mainardi detto il Chiaveghino (Cremona 1550 circa - 1617)
    "Trionfo dell’Eucarestia"
    Olio su tela
    "Triumph of the Eucharist"
    Oil on canvas
    153 x 112 cm

    Provenienza: lotto 406
    Asta di Arredi e dipinti antichi - Oggetti d'arte - Disegni - Incisioni
    19/03/2007, Finarte, Milano

    Figlio di Sepolcro Mainardi, sconosciute sono le generalità della madre. Andrea nasce a Cremona intorno al 1550, probabilmente nella parrocchia dei SS. Siro e Sepolcro. Il soprannome curioso con cui viene chiamato sia lui che tutti i membri della sua famiglia favorisce l'ipotesi che vivessero tutti presso il piccolo canale cittadino, chiamato Chiavega. Sono discordi le fonti sul suo alunnato: secondo Orlandi è allievo di Giulio Campi, secondo Lamo è invece scolaro di Bernardino Campi, e non è scorretto pensare che lo sia stato di entrambi.
    La sua prima opera certa è l’affresco firmato e datato 1577 che raffigura la Madonna in trono fra i SS. Agostino e Nicola da Tolentino per la chiesa cremonese di S. Agostino; in origine nel coro, poi strappato e trasferito nella cappella del Ss. Sacramento.
    Le sue prime esperienze dimostrano uno stretto legame con Bernardino e Giulio Campi, suoi maestri ed ispiratori, mentre col passar degli anni, formandosi un’espressione pittorica personale, in Mainardi si riscontra un avvicinamento alla pittura lombardo-emiliana e a G.B. Trotti detto il Malosso. Le opere della prima maturità mostrano un’impostazione bilanciata e simmetrica, un uso di colori contrastanti, vividi e laccati che ricordano certi esempi bresciani e bergamaschi. In seguito il Mainardi risente della pittura del pavese Benardino Gatti detto Sojaro, attivo a Cremona nel settimo decennio e ivi morto nel 1576. Di questi anni è uno dei massimi capolavori del Mainardi, Il “Cristo sotto il torchio”, realizzato nel 1594 per la chiesa cremonese di S. Agostino: godibile tela dal caldo colorito, ricolma di personaggi dai ricchi vestiti e ben bilanciati sebbene l’insieme goda di complesso dinamismo scenico.
    All’ultimo periodo, invece va riportata la deliziosa tela in esame che gode dell’equilibrio geometrico del primo Chiaveghino, che dispone in perfetta simmetria i due angeli e li colora di tinte tanto vive quanto delicate, probabilmente apprese dal massimo pittore cremonese del periodo, ovvero Giovanni Battista Trotti detto il Malosso. La designazione della tela alla fase estrema dell’attività del Mainardi è testimoniata dal disegno (penna su carta; pennello; inchiostro bruno; acquerello di 245 mm x 330 mm), di cui l’opera è l’esatta trascrizione pittorica, conservato al Museo Civico Ala Ponzone, datato dagli studiosi intorno al 1605-1607. L’estrema qualità dell’opera, che risalta all’interno del corpus mainardesco, ci permette di catalogarla tra i suoi migliori lavori in assoluto. Di rimarchevole fattura e bellezza è la splendida cornice, con stemmi nobiliari, probabilmente della famiglia committente, che tutt’oggi veste la nostra tela

  • Francesco Tironi (Venezia 1745 - 1797) attribuito-attributed
    Lotto 93

    Francesco Tironi (Venezia 1745 - 1797) attribuito-attributed
    "Canal Grande a Rialto"
    Olio su tela
    "Grand Canal at Rialto"
    Oil on canvas
    71 x 94 cm

    Riscoperto e valorizzato da Dario Succi, Francesco Tironi può essere considerato l’ultimo vedutista del Settecento veneziano. Luca Carlevarijs, Antonio Canal detto il Canaletto, Francesco Guardi, Michele Marieschi e Bernardo Bellotto sono le massime espressioni del celebre vedutismo veneziano, al loro fianco operavano molti artisti cosiddetti “minori” come: G.B. Cimaroli, A.Stom, F. Albotto, A. Domenichini alias Maestro della Fondazione Langmatt, Gabriel Bella, A. Joli, F. Battaglioli e gli stranieri J. Richter, H.F. Van Lint, William James. Uno di questi è Francesco Tironi di cui abbiamo scarne notizie biografiche, arrivate a noi grazie al Moschini. Egli è debitore verso Canaletto e Guardi, del primo spesso utilizza le incisioni per strutturare le sue vedute, mentre del secondo coglie le tinte scure, le figure astratte e malinconiche, il tutto eseguito con guizzo e sveltezza. Le sue vedute veneziane non brillano di luce semmai sembrano istantanee di una città immobile e stanca, il presagio dell’imminente fine del millenario splendore della Serenissima. La nostra opera presenta elementi chiaramente riferibili al Tironi, come la grande nuvola ad uncino, l’attenzione geometrica nella realizzazione dei palazzi, le ondine realizzate con segmenti di bianco, le caratteristiche figurine, longilinee e stilizzate rialzate con tratti di biacca

  • Lodovico Antonio David (Lugano 1648 - Roma (?) post 1709)
    Lotto 94

    Lodovico Antonio David (Lugano 1648 - Roma (?) post 1709)
    "Natività"
    Olio su tela
    "Nativity"
    Oil on canvas
    197 x 295 cm

    Riferendoci all’ Orlandi di David, abbiamo le seguenti notizie: "Uscito dagli studi umani [...] si è applicato alla pittura in Milano sotto la disciplina del Cav. Francesco del Cairo l'anno 1666, e morto questo maestro, passò sotto la direzione d'Ercole Procaccini. Un anno dopo si portò a Venezia, trattenendosi a copiare le opere di Tiziano, Paolo Veronese, Tintoretto, ecc. Di là passò a Bologna, invitatovi dal Colonnello Bati Rospigliosi, e vi si trattenne tutta la sede vacante, finché fu creato papa Clemente X [il conclave durò dal 20 dic. 1669 al 29 apr. 1670], nel qual tempo disegnò tutta la sala Magnani de' Carracci, parte del claustro di S. Michele in Bosco, e le tavole d'altare principali de' medesimi e d'altri loro famosi discepoli, con documenti benignissimi del sig. Carlo Cignani, di cui si Pregia di essere il minimo de' suoi discepoli. Ritornò poi a Venezia e un anno dopo andò a Mantova, ove disegnò tutte le opere di Giulio Romano, gli arazzi di Raffaello e altre cose; poi ritornò a Venezia, e vi si è trattenuto sino al giugno 1684 [...]".
    Dell’operato di David restano pochi dipinti a Venezia e Roma: in essi si nota la sua complessa e profonda sua cultura: egli infatti non era solo pittore, ma un vero e proprio intellettuale atto alla storia e alla matematica. In effetti la sua pittura rispecchia il suo vorticoso girovagare, mostrando una vena pittorica votata al plasticismo e al luminismo di origine lombarda, un’influenza emiliana soprattutto correggesca, rinvigorita dai contatti con il tenebrismo veneziano. Le due opere che contribuiscono alla nostra tesi attributiva sono “L’adorazione dei pastori” e “L’adorazione dei Magi”, tutt’oggi conservate presso la cappella dei Santi Fondatori, chiesa di sant’Andrea al Quirinale, a Roma

  • Ludovico Carracci (Bologna 1555 - 1619) cerchia - circle of
    Lotto 95

    Ludovico Carracci (Bologna 1555 - 1619) cerchia – circle of

    "Cristo portacroce"

    Olio su tela

    "Christ carrying the cross"

    Oil on canvas

    66,3 x 53,5 cm

  • Scuola Toscana del XVI secolo
    Lotto 96

    Scuola Toscana del XVI secolo
    "Ritratto di donna"
    Olio su tavola
    Tuscan School of the 16th century
    "Portrait of a woman"
    Oil on panel
    72 x 55 cm

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ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE

Sessioni

  • 19 aprile 2021 ore 15:00 ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE (1 - 525)

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