ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE

ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE

lunedì 19 aprile 2021 ore 15:00 (UTC +01:00)
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  • Gherardo Poli (Firenze 1676 - Pisa  post 1739)
    Lotto 1

    Gherardo Poli (Firenze, 1676 - Pisa post 1739)
    "Veduta di una piazza"
    Olio su tela
    "View of a square"
    Oil on canvas
    54 x 71 cm

    L'opera, proveniente da importante collezione milanese, è in ottimo stato di conservazione e si presenta in patina. Il dipinto denota chiaramente tutte le peculiarità stilistiche di Gherardo, il quale ha sapientemente fuso le suggestioni di Marco Ricci e soprattutto Jacques Callot, dal quale prende spunto per le sue vedute cittadine popolate di pitocchi

  • Antonio Zanchi (Este 1631 - Venezia 1722)
    Lotto 2

    Antonio Zanchi (Este 1631 – Venezia 1722)
    "Studio di volto d'uomo"
    Olio su tela
    "Study of a man's face"
    Oil on canvas
    26 x 20 cm

  • Bernardo Strozzi detto Il Prete Genovese (Genova 1581/82 - Venezia 1664) cerchia/seguace - cirle of/follower
    Lotto 3

    Bernardo Strozzi detto Il Prete Genovese (Genova 1581/82 - Venezia 1664) cerchia/seguace -circle of/follower
    "Santo martire incoronato di fiori"
    Olio su tela
    "Holy martyr crowned with flowers"
    Oil on canvas
    85 x 71 cm

    L’opera, dal soggetto non identificato, raffigura un santo martire mentre alcuni angeli lo incoronano di fiori. Nella parte inferiore egli indica una stampa o un disegno con l’immagine di una città, della quale egli è probabilmente il patrono. Dal punto di vista stilistico, il dipinto mostra peculiarità espressive e tecniche dello Strozzi: pertanto l’opera va assegnata ad un artista cresciuto vicino al maestro, Giovanni Andrea De Ferrari, Ermanno Stroiffi e Antonio Travi, oppure nell’ampio panorama personalità pittoriche influenzate dallo stesso

  • Scuola Romana del XVIII secolo
    Lotto 4

    Scuola Romana del XVIII secolo
    "Paesaggio con pastore"
    Olio su tela
    Roman school of the 18th century
    "Landscape with shepherd"
    Oil on canvas
    32 x 40,5 cm

    Al retro un’antica etichetta con scritto “Gaspard Dughet, called Poussin 1613 – 1675”e dati biografici in inglese.
    Il panorama paesaggistico tra Sei e Settecento a Roma ci presenta un nucleo di maestri accomunati tra loro per stile e tecnica. Essi, sensibili alle novità intellettuali che serpeggiavano in Europa e nell’Italia stessa, trasformarono il paesaggio romano da eroico e classicheggiante in lieta visione di favola arcaica. Jan Frans Van Bloemen detto “L’Orizzonte” (Anversa 1662 – Roma 1749), è per molti versi l’erede ideale di Gaspard Dughet. Egli, comunque, matura una forte personalità indipendente e sostituisce alla visione solitaria ed estatica del francese un gusto narrativo grazie ai numerosi personaggi, spesso colloquianti, presenti nelle sue opere. Con Andrea Locatelli (Roma 1695 -1741), la paesaggistica romana, apre definitivamente la stagione della pittura arcadica. Egli popola le dolci vallate laziali di viandanti e pastori intenti nella loro semplice quotidianità, traghettando il paesaggio romano da filosofico e allusivo a letterario e narrativo. L’opera di Locatelli supera i suoi limiti anagrafici e vive nei decenni successivi grazie all’apporto degli allievi e seguaci: Paolo Monaldi (Roma 1710 – post 1779), Paolo Anesi (Roma 1697 – 1773) e Giovanni Battista Busiri (Roma 1698 – 1757).

  • Maestro Lombardo del XVIII secolo
    Lotto 5

    Maestro Lombardo del XVIII secolo
    "Scena biblica"
    Olio su tela
    Lombard painter of the 18th century
    "Biblical Scene"
    Oil on canvas
    68 x 80 cm

  • Carlo Antonio Tavella (Milano 1668 - Genova 1738)
    Lotto 6

    Carlo Antonio Tavella (Milano 1668 - Genova 1738)
    "Paesaggio con pescatrice e figure classiche"
    Olio su tela
    "Landscape with fisherwoman and classical figures"
    Oil on canvas
    28,5 x 44 cm

    Alunno di Giuseppe Merati e del vedutista/paesaggista Johann, Giovanni, Grevenbroeck o Greuenbrech, detto " Solfarolo", nel 1695 Tavella opera con Pieter Mulier, detto "Cavalier Tempesta" o il "Tempesta", una delle figure imprescindibili per la nascita del paesaggismo in Italia. Abile e apprezzato paesaggista, collabora in questa veste con Alessandro Magnasco, Domenico e Paolo Gerolamo Piola. L'opera, oltre che a brillare per la sua ineccepibile qualità, è interessante per l'enigmatico soggetto che mostra la virtù della donna, pratica e attaccata al sostentamento giornaliero, contrapposta alle due figure maschili, distaccate e classicheggianti, intente a filosofeggiare

  • Carlo Antonio Tavella (Milano 1668 - Genova 1738)
    Lotto 7

    Carlo Antonio Tavella (Milano 1668 - Genova 1738)
    "Riposo dei viandanti"
    Olio su tela
    "The rest of the wayfarers"
    Oil on canvas
    28,5 x 44 cm

    Alunno di Giuseppe Merati e del vedutista Johann, Giovanni, Grevenbroeck o Greuenbrech, detto " Solfarolo", nel 1695 Tavella opera con Pieter Mulier, detto "Cavalier Tempesta" o il "Tempesta", una delle figure imprescindibili per la nascita del paesaggismo in Italia. Abile e apprezzato paesaggista, collabora in questa veste con Alessandro Magnasco, Domenico e Paolo Gerolamo Piola

  • Sebastiano Ricci (Belluno 1659 - Venezia 1734)
    Lotto 8

    Sebastiano Ricci (Belluno 1659 - Venezia 1734)
    "Vergine orante"
    Olio su tela (ovale)
    "Praying Virgin"
    Oil on canvas (oval)
    71 x 56 cm
    Ringraziamo il Professore Enrico Lucchese che conferma l'attribuzione dopo aver visto le foto HD del dipinto. In particolare, in base alla fotografia, data l'opera attorno al 1686 approcciandola alla "Pietà della Vergine" eseguita per l'Oratorio delle Cappuccine Nuove di Parma, vedi catalogo "Sebastiano Ricci" Bruno Alfieri Editore a Cura di Annalisa Scarpa, opera n. 373 pag. 275-276 - Foto 20 pag. 376.

    Di Sebastiano Ricci abbiamo una descrizione mirabile grazie a Pallucchini, che scrive: “Uno dei maestri più significativi della svolta in senso rococò della cultura figurativa veneziana del primo Settecento. Assieme a Gianantonio Pellegrini e Jacopo Amigoni, il bellunese va costituendo una visione del tutto nuova, sia nell’impiego dei mezzi espressivi come nello spirito decorativo, che assume un aspetto tipicamente rococò tanto nella grande decorazione come nel quadro di cavalletto”.
    Sceso in laguna dalla natia Belluno, svolge qui la sua prima fase d’apprendistato, anche se da subito la sua attenzione è attirata dalla pittura decorativa dei bolognesi, Annibale Carracci in primis, e del barocco romano, su tutti gli esempi di Pietro da Cortona e del Baciccia.
    Pittore errante, primo dei veneti a varcare le Alpi, nel suo girovagare coglie molteplici stimoli: tra questi fondamentale è il suo incontro con l’arte di Luca Giordano, visto a Firenze. Tornato a Venezia dopo un ventennio, all'inizio del XVIII secolo, egli impone la sua visione dell’arte pittorica, facendo svoltare sistematicamente il panorama pittorico tra le lagune. Egli porta l’evoluzione stilistica a Venezia, colta nel suo girovagare, e da veneto qual era, ne dà una interpretazione fondata principalmente su una rivisitazione dei canoni dell’eleganza e della bellezza coloristica che fu del Veronese. L’opera in esame è un considerevole esempio della prima produzione di Sebastiano Ricci, in cui compaiono evidenti richiami stilistici romano-emiliani, evidenziati soprattutto nell’accento fortemente patetico dell’espressione e nel cristallino blu del manto della vergine. A sugello della tesi attributiva si nota come questo volto, probabilmente nato da esempi carracceschi, si riperpetui costantemente nella produzione riccesca. Il volto della Vergine lo ritroviamo oltre che nella “Pietà” della chiesa parmense delle Cappuccine Nuove, segnalata dal Prof. Lucchese, anche nella Santa Cecilia, già in collezione Newhause a New York; il volto di Maria compare ancora nella “Crocifissione con la Vergine e i SS Giovanni e Carlo Borromeo”, oggi agli Uffizi di Firenze e realizzata 1704. Il disegno, inoltre, è stato utilizzato da Ricci anche per soggetti mitologici, e lo ritroviamo nella figura di Dafne sia nell’ovale realizzato per i Fulcis nei primi anni del Settecento, sia nella grande tela “Apollo e Dafne” realizzata intorno al 1720 per i Gabrielli a Roma.

  • Justus o Giusto Sustermans, Justus o Giusto Suttermans (Anversa 1597 - Firenze 1681) attribuito
    Lotto 9

    Justus o Giusto Sustermans, Justus o Giusto Suttermans (Anversa 1597 - Firenze 1681) attribuito-attributed
    "Ritratto di spaniel "King Charles" e spaniel "Cocker"
    Olio su tela
    "Portrait of" King Charles "spaniel and" Cocker "spaniel"
    Oil on canvas
    35 x 51 cm

    L'opera per qualità, impostazione e tecnica rimanda immediatamente alle opere simili che l'artista fiammingo dipinse per la famiglia Medici. Il riferimento più pertinente sono i due spaniel, all'epoca cani rarissimi e di rango, immortalati da Sustermans nel dipinto delle collezioni medicee (Sustermans - Sessant'anni alla corte dei Medici, Palazzo Pitti 1983, pag. 65 del catalogo) oppure, sempre di Sustermans, i due spaniel presenti, in compagnia di altri cani, nel dipinto pubblicato in "The Burlington Magazine" da Rolf Kultzen, con l'interessante particolare del collare avente lo stemma mediceo. Gli spaniel erano probabilmente i cani di Vittoria della Rovere, moglie del granduca Ferdinando II de' Medici, come afferma Marco Chiarini nel catalogo della mostra fiorentina già citata. Nella tela in questione, le due bestiole sono ritratte con estrema naturalezza mentre giocano e le loro figure emergono dal fondale scuro. La stesura pittorica alterna superfici piatte e scarne di colore con altre dove il volume del pelo è determinato sapientemente con pennellate tanto pastose quanto vibranti di luce, evidenziando il fare pittorico di un artista maturo ed estremamente sicuro. Inoltre, un elemento interessante sono i collari dei due cani, che portano come sonagli delle sfere metalliche. Vista la loro diposizione, quasi sicuramente queste sfere sono sei, quindi esse rimandano ai sei bisanti, o come venivano comunemente chiamate, alle sei palle presenti nello stemma mediceo

  • Giuseppe Diotti (Casalmaggiore 1779 - 1846) attribuito - attributed
    Lotto 10

    Giuseppe Diotti (Casalmaggiore 1779 – 1846) attribuito - attributed
    "Ritratto"
    Olio su tela
    "Portrait"
    Oil on canvas
    60 x 47 cm

  • Scuola Italiana del XVIII secolo
    Lotto 11

    Scuola Italiana del XVIII secolo
    "Vaso di fiori e libro"
    Olio su tela
    Italian School of the 18th century
    "Vase of flowers and book"
    Oil on canvas
    35 x 27 cm

  • Viviano Codazzi (Bergamo 1603/04 o 1606 - Roma 1670)
    Lotto 12

    Viviano Codazzi (Bergamo 1603/04 o 1606 - Roma 1670)
    "Veduta di porto con rovine e personaggi"
    Olio su tela
    "View of port with ruins and characters"
    Oil on canvas
    49 x 67 cm

    Viviano Codazzi (Codacci, Codazzo, Codozo, Codagora, Codaora, Codahorra) è ritenuto uno dei padri del rovinismo italiano. Bergamasco di nascita, la sua carriera artistica si è svolta tra Napoli e Roma. Risulta operare all’Urbe dal 1620 al 1634, momento in cui la sua attività si concentra nel fondere il vedutismo di S. Scorza e A. Tassi, con il realismo caravaggesco e dei bamboccianti, collaborando principalmente col Cerquozzi, con François Perrier e con Jan Miel. Nel 1634 si stabilisce a Napoli, ove stringe amicizia con Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro, suo fedele collaboratore. Le opere del periodo napoletano sono molto varie e nascono da molteplici influenze culturali. Da un lato Viviano segue la tradizione della prospettiva e del quadraturismo rinascimentali, dall'altro il pittore ama la "veduta ideata", magica e fiabesca, dal gusto preromantico e sviluppata a Roma dai pittori fiamminghi, tedeschi e francesi, che vede B. Breenbergh e C. van Poelenburg i maggiori rappresentanti. Ultimi, ma i più marcati, sono gli influssi del vedutismo realistico dei bamboccianti e soprattutto quello eroico-tragico di Salvator Rosa. Torna a Roma intorno al 1648, dove risiede stabilmente, salvo brevi assenze, fino alla morte, che lo coglie il 5 novembre del 1670. La sua influenza, oltre che sul figlio Niccolò Codazzi, si palesa in A. Tassi, F. Gagliardi, A. Salucci, G. Ghisolfi, L. Coccorante, A. M. Costa, G. Greco, Lemarie e Soria. Tale è stata la sua centralità nel tema della veduta rovinistica che anche i maestri come Pannini, Canaletto e Bellotto, denunciano di aver attinto nozioni dalla sua arte. La tela qui presentata va ricondotta al maestro bergamasco per la sua canonica composizione, che vede una fuga prospettica data dai resti a destra che si propagano sino al faro in lontananza. A bloccare, anche se solo in parte, la fuga verso l’orizzonte, di fronte a noi si ergono i resti di un colonnato di antico fasto. Tra le rovine tre enigmatiche figure: un filosofo intento allo studio e altre due che dibattono. L’aria è dorata, il sole illumina il mare e indora le rovine creando un effetto misto di antica grandiosità e mesta decadenza. Essa trova adeguati confronti con altre opere pubblicate da Giancarlo Sestieri “Il Capriccio architettonico in Italia nel XVII e XVIII secolo”, Foligno 2015; e D.R. Marshall “Viviano and Niccolò Codazzi and the Baroque Architectural Fantasy”, Roma 1993

  • Francesco de Mura (Napoli 1696 – 1782) bottega - workshop
    Lotto 13

    Francesco de Mura (Napoli 1696 – 1782) bottega - workshop
    "Sposalizio mistico di Santa Caterina"
    Olio su tela
    "Mystical marriage of Saint Catherine"
    Oil on canvas
    100 x 80 cm

    Dopo un primo apprendistato presso Domenico Viola, passa nello studio di Francesco Solimena, il quale influenza l'arte di De Mura nei suoi primi decenni d'attività. Nei primi anni '40 soggiorna a Torino dove incontra il conterraneo Corrado Giaquinto. Tornato a Napoli, col suo bagaglio di esperienze, viene accolto da un vasto consenso, tanto da essere ricevuto alla corte di Spagna. Grazie al suo disegno preciso, alla sua tecnica morbida e alla sua tavolozza delicata egli è uno dei grandi maestri del classicismo-rococò napoletano. L'opera è di eccelsa qualità tanto che, in via del tutto cautelativa, viene presentata come uscita dalla bottega dell'artista, ovvero eseguita sotto la sua direzione e col suo intervento diretto in talune parti della tela.

  • Andrea di Bartolo (Siena 1358/1364 – 1428) Bottega-Workshop of
    Lotto 14

    Andrea di Bartolo (Siena 1358/1364 – 1428) Bottega-Workshop of
    "San Ludovico da Tolosa"
    Tempera e oro su tavola
    "St. Louis of Toulouse "
    Tempera and gold on panel
    Diametro 17 cm

    Si ringrazia il Prof. Alessandro Delpriori per aver confermato l’attribuzione

    Figlio di Bartolo di Maestro Fredi, con incerti riferimenti biografici, lo sappiamo iscritto nel Breve dell'Arte nel 1389, ovvero presso il ruolo dei pittori di quella città. All'inizio della sua carriera lavora nella bottega del padre, seguendone lo stile e creando una confusione attributiva tra i due. La sua personalità emerge solo dopo la morte del padre, quando i suoi dipinti mostrano stilemi prossimi a Spinello Aretino; risentono anche dell'influenza di Taddeo di Bartolo. Le opere migliori del suo ampio catalogo le ritroviamo nelle tavole di piccolo formato e nelle miniature

  • Scuola Veneziana del XVII/XVIII secolo
    Lotto 15

    Scuola Veneziana del XVII/XVIII secolo
    "Testa di carattere o uomo sorridente"
    Olio su tela
    Monogrammato LPF
    Provenienza: Castello Visconti di Somma Lombardo (Varese)
    Christie's, Roma, asta del 17 dicembre 2003 (come Scuola Veneziana)
    Venetian School of the 17th/18th century
    "Head of Old Man or laughing man"
    Oil on canvas
    LPF monogrammed
    Provenance: Visconti Castle of Somma Lombardo (Varese)
    Christie's, Rome, auction of December 17, 2003 (as Venetian School)
    46,5 x 38 cm

    Opera proveniente dalla Collezione Visconti, esposta a Venezia "Teste di fantasia del Settecento veneziano", Fondazione Cini, Galleria di Palazzo Cini di Campo San Vio e pubblicata nell'omonimo catalogo, pagine 68 e 69

  • Karel Dujardin (Amsterdam 1626 - Venezia 1678) attribuito
    Lotto 16

    Karel Dujardin (Amsterdam 1626 - Venezia 1678) attribuito-attributed
    "Paesaggio con viandanti"
    Olio su tela
    "Landscape with travellers"
    Oil on canvas
    59,5 x 50,5 cm

    Dopo il suo alunnato presso Nicolaes Berchem, Karel si trasferisce in Italia nel 1642, dove, seppur giovanissimo, entra nella comunità d'artisti Bentvueghels di Roma. Successivamente viaggia e soggiorna in Francia e nei Paesi Bassi, ritorna a Roma nel 1675 per risiedere poi a Venezia fino alla morte. La sua arte è una sintesi mirabile della sua predisposizione paesaggistica e del suo interesse per la pittura bambocciante.

  • Anton Maria Vassallo (Genova 1617/18 - Milano 1660)
    Lotto 17

    Anton Maria Vassallo (Genova 1617/18 - Milano 1660)
    "Angelo Custode"
    Olio su tela
    "The Guardian Angel"
    Oil on canvas
    37,5 x 50,5 cm

    L'opera è corredata da un expertise redatto dalla dottoressa Anna Orlando, disponibile su richiesta

    Questa incantevole tela, dall'altissima qualità esecutiva, è opera del pittore genovese Antonio Maria Vassallo "il più fiammingo dei genovesi" così definito dalla dott.ssa Anna Orlando autrice della monografia sul pittore (Anton Maria Vassallo, Sagep, 1999).
    Le informazioni sulla vita del pittore le riporta il biografo R. Soprani nelle "Vite de' pittori, scultori, ed architetti genovesi" (in questa seconda edizione rivedute, accresciute, ed arricchite di note da Carlo Giuseppe Ratti, Tomo primo, 1768-1769, pp 332-333) che presto dalla morte ci fu rapito: e il poco di lui dipinto superò in merito il molto di tanti altri, che lunga via fornirono. (Soprani,/Ratti, p. 332). Allievo di Vincent Malò (Cambrai 1606/1067-Roma 1650/51 circa) .. si rendette in breve padrone del vago, e grazioso colorire del Maestro, che dal famosissimo Rubens appreso l'avea” (p. 332). Aperta bottega propria dipinse " tele ad olio in grande, e in piccolo, nel quali a meraviglia riusciva. Ebbe occasioni di fare ritratti: e n'acquistò molto grido per la somiglianza, che avevano co' proposti originali: siccome pure assai fu stimata la sua perizia nel dipingere al naturale fiori, frutti, animali, e paesi; per divenire universale in Pittura ” ( p. 333).
    Le sue opere risentono dell’influenza dei suoi colleghi contemporanei Sinibaldo Scorza e Grechetto (Giovanni Benedetto Castiglione).
    La scena raffigurata nella tela, iconografia molto diffusa nell’arte, è "L’angelo custode” dipinto devozionale realizzato per il mercato privato viste le piccole dimensioni. Il soggetto principale è appunto l’angelo che nella tradizione cristiana ci viene affiancato dalla nascita ed ha lo scopo di accompagnarci, aiutarci e proteggerci durante tutto il cammino della nostra vita.
    Il nostro dipinto è corredato dalla scheda attributiva della dott.ssa Anna Orlando che suggerisce una datazione entro il 1640 sottolineandone il "brio e la velocità di esecuzione" non mancando le delicatezze: qui per esempio nell’utilizzo di alcune pennellate minute con il colore rosa.

  • Scuola Francese del XVIII secolo
    Lotto 18

    Scuola Francese del XVIII secolo
    "Scena erotica con suora fustigata da frate"
    Olio su tavola
    French School of the 18th century
    "Erotic scene with a nun flogged by a friar "
    Oil on panel
    29,2 x 36,5 cm

  • Achille Lampugnani (Milano 1836 - Novara 1904) attribuito
    Lotto 19

    Achille Lampugnani (Milano 1836 - Novara 1904) attribuito - attributed
    "Il sacco di Roma del 1084"
    Olio su tela
    "The sack of Rome in 1084"
    Oil on canvas
    175 x 235 cm

    Lampugnani presenta una tela di questo soggetto nel 1861, in occasione del premio di pittura "Luigi Canonica" presso la Reale Accademia di Belle Arti di Milano

  • Guido Reni (Bologna 1575 - 1642) bottega/seguace - workshop/follower
    Lotto 20

    Guido Reni (Bologna 1575 - 1642) bottega/seguace - workshop/follower
    "Trionfo di Giobbe"
    Olio su tela
    "Triumph of Job"
    Oil on canvas
    170 x 130 cm

    L’opera riproduce la pala oggi a Parigi, Cattedrale di Notre-Dame, proveniente dalla chiesa di Santa Maria dei Mendicanti a Bologna, realizzata dal maestro felsineo tra il 1621 e il 1636

  • Scuola Lombarda del XVII secolo
    Lotto 21

    Scuola Lombarda del XVII secolo
    "Davide e Golia"
    Olio su tela
    Lombard School of the 17th century
    "David and Goliath"
    Oil on canvas
    58 x 44 cm

  • Scuola Lombarda del XVIII secolo
    Lotto 22

    Scuola Lombarda del XVIII secolo
    "Ritratto di nobiluomo"
    Olio su tela
    Lombard School of the 18th century
    "Portrait of a nobleman"
    Oil on canvas
    112 x 97 cm

    L’opera colpisce per la ricchezza e la bellezza dell’abito. Il nobiluomo ci appare in piedi davanti al suo scrittoio. Veste una marsina grigia, ricca di ricami dorati, con larghi bottoni e maniche risvoltate, anch’esse finemente ricamate, su sottomarsina dorata e camicia bianca arricchita da cravatta. Il richiamo va a Vittore Ghislandi, detto Frà Galgario, e alle ricche vesti dei due capolavori “Ritratto del conte Tassis”, oggi a Brera, e “Ritratto di cavaliere dell’ordine costantiniano”, conservato al Museo Poldi Pezzoli di Milano. È assai probabile, quindi, che la tela in questione sia lombarda e risalente agli anni ’20 del XVIII secolo

  • Scuola Romana della fine del XVIII secolo
    Lotto 23

    Scuola Romana della fine del XVIII secolo
    "Ritratto di nobiluomo"
    Olio su tela
    Roman School of the late 18th century
    "Portrait of a nobleman"
    Oil on canvas
    90 x 76 cm

    L’opera ha strette affinità con la produzione della ritrattistica romana della seconda metà del Settecento. Oltre all’influsso di Pompeo Batoni, principe dei ritrattisti romani dell’epoca, essa mostra un legame con i ritratti di Domenico Corvi

  • Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1488/1490 – Venezia, 27 agosto 1576) copia seicentesca
    Lotto 24

    Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1488/1490 – Venezia, 27 agosto 1576) copia seicentesca - copy of the 17th century
    "Venere che benda Amore"
    Olio su tela
    "Venus blindfolding Love"
    Oil on canvas
    114 x 166 cm

    L'opera proviene da un'importante collezione privata lombarda. Le dimensioni, la qualità pittorica e la splendida cornice rendono l'insieme di assoluto fascino e fanno presupporre che in origine fosse conservata nel loro palazzo cittadino.

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ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE

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