Asta N. 450 - Arte Moderna e Contemporanea
-
Lotto 49 Mario Sironi (1885-1961) Composizione, 1950-1952 ca; olio su tavola, cm 45x52
firma apocrifa SIRONI in basso a destra
Opera archiviata presso l’Associazione per il Patrocinio e la Promozione della figura e dell’Opera di Mario Sironi, con il n. 201/19 RA
Autentica su fotografia a cura di Francesco Meloni in data 17 marzo 2006; Provenienza:
Galleria La Nuova Città, Brescia
Collezione privata, Milano -
Lotto 50 Mario Sironi (1885-1961) Composizione, databile alla prima metà degli anni Cinquanta; tempera diluita, matita grassa e matita su carta, cm 28,7x42,8
firma autografa “SIRONI” in basso a destra
Opera archiviata dall’Associazione per il Patrocinio e la Promozione della Figura e dell’Opera di Mario Sironi, Milano, con il numero 285/19 RA; l’opera presenta leggera ondulazione della carta, buono stato di conservazione -
Lotto 51 Gino Bonichi detto Scipione (1904-1933) Senza titolo; inchiostro su carta, cm 21,5x32,5; Provenienza:
Collezione Bonichi, Roma
Galleria Annunciata, Milano
Collezione privata, Verona
-
Lotto 52 Marino Marini (1901-1980) La Monaca, 1929; gesso, cm 25,5x25x28
Opera registrata presso la Fondazione Marino Marini, Pistoia, con il n. 251, in data 18 ottobre 2010; -
Lotto 53 George Grosz (1893-1959) Senza titolo; olio su tela, cm 81x61
; L’autenticità dell’opera è stata confermata per iscritto dal Professor Ralph Jentsch. L’opera è indicata dal numero di catalogo del lascito dell'artista 1-A11-6. Il dipinto in oggetto verrà inserito nel catalogo delle opere su tela di George Grosz. Su richiesta si può ricevere a pagamento un certificato fotografico.
-
Lotto 54 Virgilio Guidi ( 1892-1984) Ponte dell’Accademia, 1945; olio su tela, cm 40x50
firmato e datato al retro; Bibliografia:
F. Bizzotto, D. Marangon, T. Toniato, Virgilio Guidi. Catalogo Generale dei dipinti, Electa, Milano, 1998, Vol.I, p. 326, n. 7 -
Lotto 55 Virgilio Guidi ( 1892-1984) Figura, 1940; olio su tela, cm 50x40
firmato in basso a destra
firmato e datato al retro; Bibliografia:
F. Bizzotto, D. Marangon, T. Toniato, Virgilio Guidi. Catalogo Generale dei dipinti, Electa, Milano, 1998, Vol.I, p. 277, n. 31 -
Lotto 56 Mario Mafai (1902-1965) Senza titolo, 1957 ca; olio su tavoletta, cm 27,4x35,5
firmato in basso a destra
Opera registrata presso il Centro Studi Mafai Raphaël, Roma, con il n. M195707P19, in data 10 ottobre 2019; -
Lotto 57 Mario Mafai (1902-1965) Villa Borghese da via Margutta, 1940 ca; olio su tela, cm 35x28
firmato al retro
Etichetta al retro della Galleria d’Arte L’Approdo, Roma
Opera registrata presso il Centro Studi Mafai Raphaël, Roma, con il n. M194008P19, in data 10 ottobre 2019; -
Lotto 58 Achille Funi (1890-1972) Apollo uccide le figlie di Niobe, 1946-1950; tempera all’uovo e tecnica mista su cartoncino intelato, cm 210x415
firmato e datato “1950” in basso a destra; Bibliografia:
N. Colombo, Achille Funi. Catalogo ragionato dei cartoni, Leonardo Arte, Milano 1996, n. I.160, p. 155
N. Colombo, Gli affreschi di Achille Funi nel nostro teatro, in Teatro Manzoni. La nuova stagione teatrale 2002-2003, Milano 2002, p.s.n. (riproduzione a colori dell’affresco)
Achille Funi ha rappresentato l’espressione più classicista nel consesso dell’originario gruppo del “Novecento” milanese, nato ufficialmente attorno a Margherita Sarfatti nel 1923 e confluito dal 1925 nel più esteso Novecento Italiano.
L’amore per la cultura classica, coltivato dall’artista ferrarese fin dall’adolescenza, si formava sugli autori greci, sulla commedia e sulla tragedia antica, accentuando la propensione verso la rappresentazione dei miti, di cui Funi può essere ritenuto, insieme con Giorgio de Chirico, il più fedele cantore in ambito novecentesco italiano.
Apollo uccide le figlie di Niobe costituisce il cartone preparatorio, condotto all’elaborazione avanzata e pressoché prossima all’esito compiuto, dell’omonimo affresco realizzato tra il 1946 e il 1950 nel foyer del Teatro Manzoni di Milano, megalografia appartenente al ciclo di pitture parietali commissionate al maestro dall’amico architetto Alziro Bergonzo (Bergamo 1906-Milano 1997), autore del progetto; tra il 1946 e il 1950 Funi lavorava dapprima ai cartoni preparatori e successivamente ai riquadri murali sul tema della mitologia, della tragedia e della commedia antica.
L’opera qui in esame, verosimilmente firmata e datata dall’autore ad avvenuto compimento dell’intero ciclo, fu acquisita dall’architetto Bergonzo nel 1950, alla fine dei lavori di decorazione del teatro, per essere collocata con notevole impatto visivo nell’ampio soggiorno della sua dimora milanese, dove permaneva fino ad alcuni anni dopo la sua scomparsa, a seguito di cui veniva trasferita dagli eredi in altro contesto abitativo.
La leggendaria tematica omerica affrontata da Funi si riferisce al noto mito di Apollo, che per vendetta nei confronti della prolifica Niobe, madre di quattordici figli, ne aveva ucciso le sette bellissime figlie femmine: Niobe aveva infatti peccato di superbia osando farsi vanto della propria fecondità a scapito di Leto, madre di soli due figli, Apollo e Artemide.
La visione apollinea funiana e la perizia tecnica nell’affrontare le anatomie secondo i rigorosi canoni classici si ritrova nella statuaria bellezza del giovane Apollo, raffigurato sul lato destro frontalmente e con l’arco imbracciato, mentre a sinistra sette corpi femminili feriti e morenti si avviluppano in una tragica contorsione.
La scena è inquadrata in un paesaggio minerale da cui è bandito ogni riferimento alla vegetazione: lo spazio centrale è occupato dalla pietra, fattore primario della “costruzione” e, sul lato sinistro, da un elemento classico della edificazione, identificato nel portale di un tempio.
Funi reiterava nelle scelte iconografiche di questi anni il mito del recupero in pittura dei valori architettonici, venuto alla luce a ridosso del primo conflitto mondiale e culminato negli anni venti e trenta quale risposta alla necessità di rigenerazione del contesto sociale e del vissuto umano, usciti entrambi in frantumi dalle tragedie della guerra.
L’opera in esame testimonia il perdurare nel periodo postbellico della forza visionaria di un maestro della pittura murale che con Mario Sironi fu il più qualificato protagonista di quella tensione epica di identificazione con i gloriosi modelli delle civiltà passate, maturata tra gli anni trenta e i quaranta.
Nicoletta Colombo
Achille Funi ha rappresentato l’espressione più classicista nel consesso dell’originario gruppo del “Novecento” milanese, nato ufficialmente attorno a Margherita Sarfatti nel 1923 e confluito dal 1925 nel più esteso Novecento Italiano.
L’amore per la cultura classica, coltivato dall’artista ferrarese n dall’adolescenza, si formava sugli autori greci, sulla commedia e sulla tragedia antica, accentuando la propensione verso la rappresentazione dei miti, di cui Funi può essere ritenuto, insieme con Giorgio de Chirico, il più fedele cantore in ambito novecentesco italiano.
Apollo uccide le glie di Niobe costituisce il cartone preparatorio, condotto all’elaborazione avanzata e pressoché prossima all’esito compiuto, dell’omonimo affresco realizzato tra il 1946 e il 1950 nel foyer del Teatro Manzoni di Milano, megalografia appartenente al ciclo di pitture parietali commissionate al maestro dall’amico architetto Alziro Bergonzo (Bergamo 1906 - Milano 1997), autore del progetto; tra il 1946 e il 1950 Funi lavorava dapprima ai cartoni preparatori e successivamente ai riquadri murali sul tema della mitologia, della tragedia e della commedia antica.
L’opera qui in esame, verosimilmente firmata e datata dall’autore ad avvenuto compimento dell’intero ciclo, fu acquisita dall’architetto Bergonzo nel 1950, alla ne dei lavori di decorazione del teatro, per essere collocata con notevole impatto visivo nell’ampio soggiorno della sua dimora milanese, dove permaneva no ad alcuni anni dopo la sua scomparsa, a seguito di cui veniva trasferita dagli eredi in altro contesto abitativo.
La leggendaria tematica omerica affrontata da Funi si riferisce al noto mito di Apollo, che per vendetta nei confronti della prolifica Niobe, madre di quattordici gli, ne aveva ucciso le sette bellissime glie femmine: Niobe aveva infatti peccato di superbia osando farsi vanto della propria fecondità a scapito di Leto, madre di soli due gli, Apollo e Artemide.
La visione apollinea funiana e la perizia tecnica nell’affrontare le anatomie secondo i rigorosi canoni classici si ritrova nella statuaria bellezza del giovane Apollo, raffigurato sul lato destro frontalmente e con l’arco imbracciato, mentre a sinistra sette corpi femminili feriti e morenti si avviluppano in una tragica contorsione.
La scena è inquadrata in un paesaggio minerale da cui è bandito ogni riferimento alla vegetazione: lo spazio centrale è occupato dalla pietra, fattore primario della “costruzione” e, sul lato sinistro, da un elemento classico della edificazione, identificato nel portale di un tempio.
Funi reiterava nelle scelte iconografiche di questi anni il mito del recupero in pittura dei valori architettonici, venuto alla luce a ridosso del primo conflitto mondiale e culminato negli anni venti e trenta quale risposta alla necessità di rigenerazione del contesto sociale e del vissuto umano, usciti entrambi in frantumi dalle tragedie della guerra.
L’opera in esame testimonia il perdurare nel periodo postbellico della forza visionaria di un maestro della pittura murale che con Mario Sironi fu il più qualificato protagonista di quella tensione epica di identificazione con i gloriosi modelli delle civiltà passate, maturata tra gli anni trenta e i quaranta.
Nicoletta Colombo -
Lotto 59 Candido Portinari (1903-1962) Deserto del Neguev, 1956; inchiostro su carta, cm 37x26,5
firmato, intitolato e datato in basso a sinistra; Provenienza:
Collezione privata, Milano
Bibliografia:
Eugenio Luraghi, Israel Disegni di Candido Portinari, 1959, p. 59, ILTE
Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha de nito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.
Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra. -
Lotto 60 Candido Portinari (1903-1962) Senza titolo (Figura di uomo); pastelli colorati su carta, cm 31x21,5
firmato, dedicato “para Marina” e datato in basso a destra; Provenienza:
Collezione privata, Milano
Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha definito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.
Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra. -
Lotto 61 Candido Portinari (1903-1962) Figura femminile, 1948; pastelli colorati su carta, cm 31,5x24
firmato, dedicato “para Eugenio...” e datato in basso a destra; Provenienza:
Collezione privata, Milano
Bibliografia:
Eugenio Luraghi, Disegni di Portinari, 1955, p. 133, ILTE
Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha definito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.
Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra. -
Lotto 62 Candido Portinari (1903-1962) Senza titolo (Figura femminile con bambino), 1948; tecnica mista su carta, cm 27x17
firmato in basso a destra, datato in basso a sinistra; Provenienza:
Collezione privata, Milano
Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha de finito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.
Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra. -
Lotto 63 Candido Portinari (1903-1962) La raccolta delle banane; tecnica mista su carta, cm 33x40
firmato in basso a destra; Provenienza:
Collezione privata, Milano
Esposizioni:
Candido Portinari, Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi, Comune di Milano, 1963
Bibliografia: Candido Portinari, Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi, Comune di Milano, 1963, tav. 43
Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso. Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha definito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile. Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume. Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York. E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro. Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960. Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”. In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra. Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso. Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor. Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil. Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas. Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque. E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele. Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro. Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960. Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”. Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra. -
Lotto 64 Candido Portinari (1903-1962) Cangaceiros, 1950; inchiostro su carta, cm 37x35
firmato, intitolato e datato in basso a destra
dedicato in basso “para Eugenio...”; Provenienza:
Collezione privata, Milano
Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha de nito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di in uenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.
Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra. -
Lotto 65 Candido Portinari (1903-1962) Spaventapasseri; tecnica mista su carta, cm 23x16; Provenienza:
Collezione privata, Milano
Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha de nito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di in uenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.
Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra. -
Lotto 66 Candido Portinari (1903-1962) Monte das Oliveiras Jerusalem, 1956; pastelli e matite a colori su carta, cm 18x26
firmato, intitolato e datato in basso a destra, dedicato “a querio Eugenio...” in alto a destra; Provenienza:
Collezione privata, Milano
Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha definito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.
Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra. -
Lotto 67 Candido Portinari (1903-1962) Senza titolo; acquerello su carta, cm 13x25; Provenienza:
Collezione privata, Milano
Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha definito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.
Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra. -
Lotto 68 Candido Portinari (1903-1962) Senza titolo, 1959; matite e pastelli colorati su carta, cm 16x11
firmato e datato in basso a destra; Provenienza:
Collezione privata, Milano
Bibliografia:
“Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960
Candido Portinari (1903-1962) è considerato uno dei pittori moderni più importanti del Brasile. La sua arte oscilla tra realismo ed espressionismo, influenzata anche dal post-cubismo di Picasso.
Germain Bazin, conservatore del Louvre, ha definito Portinari “il Michelangelo brasiliano” per l’ampiezza e la potenza delle sue opere. Renée Huyghe, direttore del Louvre e Jean Cassou, direttore del Museo d’Arte moderna di Francia ne hanno riconosciuto il grande valore. Alla Biennale di Venezia, nel 1957, Portinari rappresentò il Brasile.
Negli anni, l’arte di Portinari si è affermata sempre più sia sul piano nazionale, sia a livello internazionale, culminando tra l’altro in due recenti importanti mostre postume.
Nel 2014, al Grand Palais di Parigi, vennero esposti, insieme a numerose altre opere, anche i due giganteschi quadri “La guerra” e “La pace” che da molti anni campeggiano nella sede dell’ONU, a New York.
E nel 2017, a Roma, presso la sede di Palazzo Pamphili dell’Ambasciata brasiliana gli venne dedicata un’altra ampia rassegna. Portinari, che è di origini venete, è conosciuto anche in Italia grazie a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905- 1991), alla cui famiglia alcune di queste opere sono dedicate, noto per essere stato presidente dell’Alfa Romeo ma anche un poliedrico intellettuale, scrittore ed editore, il quale nel 1948, su presentazione di Rafael Alberti, conobbe Portinari a Rio de Janeiro.
Fu un incontro rivelatore per Luraghi, appassionato di pittura da sempre, che rimase impressionato dalle sue opere spesso gigantesche e tragiche. Tra i due nacque una profonda amicizia e Luraghi volle far conoscere all’Italia l’attività artistica che ammirava. Dapprima pubblicò molti articoli su testate giornalistiche, il primo dei quali nel 1948 sul settimanale “Tempo”, e successivamente quattro libri: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milano, 1951; “Disegni di Candido Portinari”, ILTE, Torino, 1953; “Israel”, ILTE, Torino, 1959; “Brasil”, ILTE, Torino, 1960.
Luraghi seppe analizzare a fondo la dura e complessa vicenda pittorica di Portinari, mettendone in rilievo le forti valenze sociali che si ispiravano alle misere condizioni degli ultimi. “Certo, di influenze formali se ne potranno trovare anche molte” scrisse Luraghi “(...) ma la pittura di Portinari risulta poi assolutamente sua, in modo inconfondibile e prepotente. L’importante in questo pittore è ciò che dice e la forza e la persuasione con cui lo dice. (...) per Portinari, pur fatte le debite proporzioni, ci si trova di fronte a un’opera che non ha modo di essere confusa con quella di nessun altro”.
In ne, nel 1963, dopo la scomparsa dell’artista avvenuta nel 1962, Luraghi curò un’importante mostra nel Palazzo Reale di Milano e, in collaborazione con il Governo brasiliano, ne organizzò poi un’altra nel 1974 a Ginevra.
Candido Portinari (1903-1962) é considerado uma dos pintores modernos mais importantes do Brasil. A sua arte oscila entre o realismo e o expressionismo, in uenciado também pelo pós-cubismo de Picasso.
Germain Bazin, curador do Louvre, de niu Portinari como “o Michelangelo brasileiro” pela amplitude e potência de suas obras. Renée Huyghe, diretor do Louvre e Jean Cassou, diretor do Museu de Arte Moderna da França reconheceram seu grande valor.
Na Bienal de Veneza, em 1957, Portinari representou o Brasil.
Ao longo dos anos, a arte de Portinari se estabeleceu cada vez mais, tanto nacional quanto internacionalmente, culminando em outras duas recentes importantes exposições póstumas.
Em 2014, no Grand Palais de Paris, foram exibidos, juntamente com inúmeras outras obras, incluindo os dois gigantes quadros “Guerra” e “Paz” que há muitos anos está na sede da ONU, em Nova Iorque.
E em 2017, em Roma, na sede do Palazzo Pamphilj da Embaixada do Brasil, outra extensa exposição foi dedicada a ele.
Portinari, de origem veneziana, também é conhecido na Itália graças a Giuseppe Eugenio Luraghi (1905-1991), cuja família algumas dessas obras são dedicadas, conhecido por ser presidente da Alfa Romeo, mas também um intelectual multifacetado, escritor e editor, no qual em 1948, mediante apresentação de Rafael Alberti, conheceu Portinari no Rio de Janeiro.
Foi um encontro revelador para Luraghi, que sempre foi apaixonado por pintura, cou impressionado com seu trabalho frequentemente gigantes e trágicos. Entre os dois nasce uma profunda amizade e Luraghi queria que a Itália soubesse da atividade artística que ele admirava. Primeiro, ele publicou muitos artigos em jornais, o primeiro dos quais em 1948 no semanal “Tempo” e, posteriormente, quatro livros: “Portinari” Edizioni della Meridiana, Milão, 1951; “Desenhos de Candido Portinari”, ILTE, Turim, 1953; “Israel”, ILTE, Turim, 1959; “Brasil”, ILTE, Turim, 1960.
Luraghi foi capaz de analisar minuciosamente a dura e complexa história pictórica de Portinari, destacando os fortes valores sociais que inspiraram as más condições dos últimos. “É claro que de in uências formais se encontram muitas”, escreveu Luraghi, “(...) mas a pintura de Portinari é absolutamente sua, de maneira inconfundível e autoritária. O importante neste pintor é o que ele diz e a força e persuasão com que ele diz isso. (...) para Portinari, embora tenham sido feitas as devidas proporções, estamos diante de um trabalho que não tem como ser confundido com o de qualquer outra pessoa”.
Finalmente, em 1963, após a morte do artista em 1962, Luraghi curou uma importante exposição no Palazzo Reale em Milão e, em olaboração com o Governo brasileiro, organizou ainda outra em 1974, em Genebra. -
Lotto 69 Giacomo Balla (1871-1958) Spazio + velocità, 1913 ca; vernice su lamina d’oro (applicata su cartoncino), cm 9x14,5 [cartoncino cm 10,5 x 19,5]
firmato in basso a sinistra
Nel retro, di mano di Luce ed Elica Balla, la dedica: Al sig. Bellolli \ che tanto ammira e \ comprende l’arte di \ nostro padre Luce Balla \ Elica; Provenienza:
Collezione privata
L’opera presenta l’iconografia della matita realizzata su carta da Giacomo Balla nel 1913 e intitolata in basso a destra: SPAZIO + VELOCITA’ (catalogata da Luce Balla al n. 407: pubblicata nel 1962, Archivi del Futurismo n.103, e nel 1982 da G. Lista al n.299). Questa – di misure più piccole 9x14.5– viene realizzata da Balla sempre nel 1913 ma su lamina d’oro: contemporaneamente, con la medesima tecnica, Balla dipinge il motivo catalogato da Luce Balla al n. 210 dal titolo Forma Rumore (esposta a Milano nel 2008 n. II.39 e pubblicato nel 1982 da G. Lista al n. 343). Lo Spazio + velocità su lamina d’oro viene regalato dalle Signorine Luce ed Elica Balla al sig. Bellolli che tanto ammira e comprende l’arte di nostro padre, come si legge nel retro del cartoncino.
Roma 12 novembre 2019 Elena Gigli
-
Lotto 70 Gino Severini (1883-1966) Nascita dell’Italsider, 1960; tecnica mista su carta, cm 30x23
firmato in basso a destra; Si tratta del bozzetto preparatorio per la copertina del primo numero della rivista Italsider.
“Il direttore artistico Eugenio Carmi ha fatto lavorare diversi scultori in quegli anni alla Italsider, tra i quali mio cognato Nino Franchina, che ha realizzato diverse grandi sculture eseguite presso la Fabbrica a Conigliano.”
Romana Severini Brunori
Bibliografia:
Catalogo della grafica Gino Severini, Ed. Prandi - Reggio Emilia, 1982, p. 202, ripr. in b/n -
Lotto 71 Salvatore Fiume (1915-1997) Le bagnanti; olio su masonite, cm 36x54
Autentica su fotografia dell'artista; -
Lotto 72 Attilio Rossi (1909-1994) Dodecaedro giallo; olio su tela, cm 52x64
firmato e datato in basso a sinistra
Etichetta al retro della XXIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, 1948
Etichetta al retro della Società di Belle Arti di Verona, 49° Esposizione Nazionale d’Arte
Opera registrata presso l’Archivio Storico Attilio Rossi; Provenienza:
Collezione privata, Milano
Esposizione:
XXIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, 1948
Società di Belle Arti di Verona, 49° Esposizione Nazionale d’Arte
Bibliografia:
Attilio Rossi le opere 1933-1944 a cura di Luciano Caramel, Giunti, 1996, p. 38 -
Lotto 73 Ennio Morlotti (1910-1992) Girasoli; olio su tela, cm 40x35
firmato in basso a destra; Bibliografia:
Ennio Morlotti Catalogo ragionato dei dipinti, a cura di Donatella Biasin; Gianfranco Bruno, Pier Giovanni Castagnoli, Skira, Milano, 2000, p. 350, n. 908
-
Lotto 74 Carol Rama (1918-2015) Dorina, 1946; matita colorata e acquerello su carta, cm 23,6x15,8
intitolato, firmato e datato in basso
Opera registrata presso l'Archivio Carol Rama, Torino, con il n. 0738
L’opera per la sua importanza storico artistica è stata notificata dal Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo di Milano in data 11 luglio 2018.; Provenienza:
Collezione privata, Torino
Collezione privata, Milano
Si tratta di un importante lavoro che appartiene alla serie dei cosiddetti “acquerelli”, un nucleo ristretto di opere su carta realizzate dalla giovane artista torinese Carol Rama tra la ne degli anni Trenta del XX secolo e i primi anni del secondo dopoguerra. Tale nucleo è considerato dalla critica una tra le serie più preziose dell’intera produzione dell’autrice, per rarità di esemplari e per l’alto valore artistico da essi rappresentato. Questa carta in particolare rappresenta un assoluto inedito, mai pubblicata né presentata in esposizioni, riflesso di una maturità tecnica che la pone tra gli esempi di più alto valore all’interno del corpus di “acquerelli”.
La composizione di questa Dorina, molto più che nelle altre già note della serie, si sviluppa a partire dalla fissità frontale dello sguardo femminile, dove la memoria dei volti ieratici prodotti dalla storia dell’arte antica si sovrappone a uno spleen tutto novecentesco, fatto di perdita della coscienza nelle sensazioni del corpo. In questa versione di Dorina in particolare l’erotismo si ricongiunge con la sacralità. Infatti mai come in questo esemplare i serpente, oltre che immagine del peccato e del desiderio sessuale, torna ad essere attributo iconografico della Pizia, simbolo della capacità di essere abitati dalla sapienza e insieme dalla violenza del dio. Questo serpente, a differenza di altri più stilizzati e resi da Carol Rama con veloci campire, e costruito pittoricamente per scaglie intrecciate, come un animale ctonio dalla pelle scabrosa. L’usuale coroncina floreale che circonda la testa femminile, costituita di esili steli nelle altre variazioni del soggetto, qui si trasforma in una ramificazione che cresce a raggiera dietro le ciocche di capelli neri, che possiedono la leggerezza e l’eleganza di petali. Quei rami su cui cresce a spirale una più sottile vegetazione, come una giovane edera desiderante aggrappata a un tronco non suo, disposti tutto attorno al capo di Dorina, fanno da corona, come i rettili attorno al volto della Gorgone, così che il corpo della donna e il suo sguardo divengono punto di congiungimento tra la vitalità erotica dell’istinto animale e la forza generatrice vegetale in un ciclo di elementi simbolici che si trasformano continuamente l’uno nell’altro.
-
Lotto 75 Arturo Carmassi (1925 - 2015) Forme in grigio e azzurro, 1953; olio su tela, cm 70x80
datato sul telaio al retro
Autentica su fotografia dell’artista; Bibliografia:
Arturo Carmassi - dipinti, Bollettino della Galleria del Milione, n. 6, Milano, febbraio 1954, ill. in copertina -
Lotto 76 Giosetta Fioroni (1932) Senza titolo, 1959; olio su tela, cm 81x100
firmato in basso a destra
firmato e datato al retro; -
Lotto 77 Bruno Cassinari (1912-1992) Finestra sul mare. Blick durchs Fenster aufs Meer, 1953; olio su tela, cm 116x146
firmato e datato in basso a destra; Provenienza:
Torino, Schreiber
Collezione privata, Milano
Esposizioni:
Zurigo, Kunsthaus, Junge Italianische Kunst, 21 novembre 1953 - 8 gennaio 1954, n. 34
Milano, Galleria Bonaparte, Mostra d'apertura, novembre - dicembre 1973, p. 49, ripr.
Bibliografia:
Rosci, Cassinari. Catalogo generale dei dipinti, Electa, Mlano, 1998, n. 1953 71 -
Lotto 78 Giuseppe Allosia (1910-1983) Composizione nucleare, 1952; tecnica mista su tela, cm 60x35
firmato e datato in basso a sinistra
L’autenticità dell’opera è stata confermata dal Dottor Dino Molinari, in data 24 Novembre 2006; Provenienza:
Galleria il Salotto, Genova
Collezione Figaro, Novi Ligure
Collezione privata, Rapallo
Bibliografia:
7 pittori di Numero: Allosia, Bisio, Borella, Fasce, Mesciulam, Scanavino, Sturla, Genova, De Ferrari, 2011, Catalogo della mostra, Rapallo, Antico Castello, 15 luglio - 28 agosto -
Lotto 79 Giuseppe Allosia (1910-1983) Senza titolo, 1951; tecnica mista su tela, cm 70x50
firmato e datato al retro; Provenienza:
Collezione privata, Rapallo
Esposizioni:
Giuseppe Allosia, Comune di Cogorno S. Salvatore dei Fieschi, 16 maggio - 3 giugno 1984, ripr. a cat. n. 11
Bibliografia:
7 pittori di Numero: Allosia, Bisio, Borella, Fasce, Mesciulam, Scanavino, Sturla, Genova, De Ferrari, 2011, Catalogo della mostra, Rapallo, Antico Castello, 15 luglio - 28 agosto
-
Lotto 80 Douglas Swan (1935-2000) Senza titolo; olio su tela, cm 100x82
firmato in basso a destra; -
Lotto 81 Douglas Swan (1935-2000) Orange net, 1961; olio su tela, cm 120x80
firmato, intitolato e datato al retro
Timbro al retro della Galleria del Milione, Milano; -
Lotto 82 Frédéric Benrath (1930-2007) Nuage, 1960; olio su tela, cm 100x100
firmato e datato al retro
Etichetta al retro della Galleria d’Arte Beniamino, Sanremo
Etichetta al retro della Galleria Carini, Milano; Provenienza:
Collezione privata, Milano
Esposizioni:
Ecole de Paris, 1970 -
Lotto 83 Jean Messagier (1920-1999) Mars contourné, 1958; olio su tela, cm 90x130
firmato in basso a destra
intitolato e datato al retro
Timbro al retro della “Douane Centrale” di Parigi; -
Lotto 84 Alfredo Chighine (1914-1974) Spiaggia e personaggio, 1960; olio su tela, cm 146x97
firmato e datato in basso a destra
intitolato e datato al retro; L’opera presenta craquelure con sollevamento del colore dovuto ad un colpo ricevuto dal retro, piccola mancanza nella parte centrale del bordo inferiore (sul colore blu) -
Lotto 85 Giuseppe Santomaso (1907-1990) Senza titolo, 1962; tecnica mista su carta, cm 42x32
firmato e datato in basso a sinistra
Opera registrata presso l’Archivio Giuseppe Santomaso, a cura della Galleria Blu, Milano, con il n. SCT/2104; -
Lotto 86 Arnaldo Pomodoro (1926) Disco, 1989; bronzo dorato, diametro cm 13
firmato sulla base
es. 8/9
9 esemplari e 2 prove d’artista
Autentica su fotografia dell’artista
Opera registrata presso l’Archivio Arnaldo Pomodoro, Milano, con il n. 612; -
Lotto 87 Pinot Gallizio (1902-1964) La luna impara a ballare, 1956-1957; inchiostri tipografici, frottage e monotipo su telina industriale, cm 82x58 su tela di cm 100x64,5
intitolato al retro
Opera registrata presso l’Archivio Pinot Gallizio, Torino, con il n. 56MO85; Provenienza:
Galleria Martano, Torino
Collezione privata, Torino
Esposizioni:
Genova, 1975, Galleria Martini e Ronchetti, cat. n. 8
Alba, Palazzo delle mostre e dei congressi, 1994, cat. Ag. 70 (ill.)
Parma, Galleria Mazzocchi, “I monotipi”, 1998, pubbl. a cat.
Roma, Galleria Comunale d’Arte Moderna, “Le tribù dell’Arte”, 2001
Presente nei titoli autografi elencati sul Diario dell’artista.
Bibliografia:
Catalogo Generale delle opere di P. Gallizio, Mazzotta Ed., 2001, n. 56MO85 p. 469
-
Lotto 88 Jorge Eielson (1924-2006) Paesaggio infinito della costa del Perù, 1962; olio e sabbia su tela, cm 90x110
firmato e datato al retro
Opera registrata presso l'Archivio Jorge Eielson, Saronno, con il n. JE0748; -
Lotto 89 Hsiao Chin (1935) Senza titolo, 1960; tecnica mista su carta di riso, cm 40x57
firmata e datata in basso al centro
difetti; -
Lotto 90 Enrico Baj (1924-2003) Senza titolo, 1953 ca; tempera su carta applicata su tavola, cm 50x100
firmato in basso a sinistra
Autentica su fotografia a cura di Roberta Cerini Baj; l'opera si presenta in buono stato di conservazione -
Lotto 91 José De Guimaraes (1939) Pássaro azul, 1986; scultura papier mãché, cm 109x70
firmato e datato al retro; Provenienza:
Galleria del Naviglio, Milano
Collezione privata, Milano
Bibliografia:
G. Dorfles, M. Le Bot, B. Pinto de Almeida, José De Guimarães, Edicões Afrontamento, Porto, 1991, ill. p. 92 -
Lotto 92 Giulio Turcato (1912-1995) Composizione, 1969; olio e tecnica mista su tela, cm 90x80
firmato in basso a sinistra
firmato al retro
Etichetta al retro della Galleria don Chisciotte, Milano
Opera registrata presso l’Archivio Giulio Turcato, Roma, con il n. EP221513BM11TB; -
Lotto 93 Mario Deluigi (1901-1978) Grattage grigio, 1954; tecnica mista su tela, cm 100x51
Opera registrata presso l’Archivio Mario Deluigi, Venezia, con il n. 0657
Autentica su fotografia a cura di Caterina De Luigi Bianchi, in data 15 novembre 1998; Provenienza:
Galleria L’Elefante, Treviso
Collezione privata, Milano
Esposizioni:
Venezia 1950-59, Il rinnovamento della pittura in Italia, Palazzo dei Diamanti, Ferrara, 1999
Spazialismi a confronto, Virgilio Guidi e Mario Deluigi, Museo Civico di Santa Caterina, Treviso, 2007
Mario Deluigi Gino Morandis, Studio d’Arte G.R., Sacile PN, a cura di Giovanni Bianchi e Barbara Morandi, 20 dicembre 2014 - 28 febbraio 2015
Spazialisti a Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 2018
Bibliografia:
Venezia 1950-59, Il rinnovamento della pittura in Italia, Palazzo dei Diamanti, Ferrara, 1999, p. 98, ripr. a cat. n. 12
Spazialismi a confronto, Virgilio Guidi e Mario Deluigi, Museo Civico di Santa Caterina, Treviso, Edizione GMV Libri, 2007, ripr. a cat. 111
Mario Deluigi Gino Morandis, Studio d’Arte G.R., Sacile PN, a cura di Giovanni Bianchi e Barbara Morandi, Dario De Bastiani Editore, Vittorio Veneto, 2014, ripr. a cat. a colori
Spazialisti a Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 2018, p. 92 ripr. a colori -
Lotto 94 Mark Tobey (1890-1976) Senza titolo, 1960; tempera su carta, cm 33,4x18,7
firmato e datato in basso a destra
Autentica su fotografia a cura del Dottr Heiner Hachmeister (n. 18/10/19-60.63), Committee Mark Tobey (CMT) e verrà inclusa nel Catalogo Ragionato di Mark Tobey, attualmente in preparazione; -
Lotto 95 Raymond Hains (1926-2005) Dessin du film Pènelope, 1952; inchiostro e tecnica mista su carta, cm 32,5x41,5
firmato e datato in basso a destra
Autentica su fotografia dell’artista; -
Lotto 96 Man Ray (1890-1976) Figures with geometrical objects, 1944; inchiostro su carta, cm 30x27
firmato in basso a destra, datato in basso a sinistra
Eseguito a Hollywood nel 1944
Opera registrata presso il Man Ray Expertise Committee, Parigi, con il numero 0029-D-2019; Provenienza:
Studio Marconi, Milano
Collezione privata, Milano
Andrew Strauss and Timothy Baum of the Man Ray Expertise Committee have confirmed the authenticity of this work and that it will be included in the Catalogue of Works on Paper of Man Ray, currently in preparation. L’opera presenta imbrunimento della carta e segni dovuti alla prima incorniciatura.