Importanti Dipinti Antichi
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Lotto 25 Scuola veneto-emiliana, sec. XVII
SAN SEBASTIANO CURATO DALLE PIE DONNE
olio su tela, cm 136x133
Provenienza: già collezione Ludovico Lipparini, Venezia;
collezione Vergara Graco, Parma;
collezione Vanzetti-Notarbatolo di Sciara, Milano;
per successione ereditaria agli attuali proprietari, Milano
Su indicazione orale dei proprietari il dipinto appartenne alla collezione del pittore Ludovico Lipparini (Bologna 1800-Venezia 1856) che studiò all'Accademia di Venezia, di cui diventerà professore nel 1831. Visse inoltre a Roma, Napoli e Parma e in occasione proprio di quest'ultimo soggiorno il presente dipinto passò probabilmente nella collezione Vergara Graco.
Emma Vergara-Graco, nei suoi Ricordi famigliari, racconta del padre che fu professore di pittura della duchessa Maria Luisa di Borbone alla corte di Parma e presso la direzione delle gallerie della stessa città . Fu inoltre collezionista, appassionato in particolar modo di dipinti antichi. -
Lotto 26 Scuola emiliana, sec. XVII
AMORE E PSICHE
olio su tela, cm 81x95 -
Lotto 27 Scuola francese, sec. XVII
SACRA FAMIGLIA CON SAN GIOVANNINO IN UN PAESAGGIO
olio su tavola, cm 42,5x32 entro cornice antica riccamente intagliata a foglie e fiori e dorata
Provenienza: nobile famiglia lucchese -
Lotto 28 Simone Pignoni
(Firenze 1611-1698)
ALLEGORIA DELLA PUREZZA (SANTA REPARATA)
olio su tela, cm 72,5x58
Bibliografia: G.Cantelli, Repertorio della pittura fiorentina del Seicento, Firenze 1983, p. 122, fig. 639
Da tempo noto agli studiosi fiorentini, il dipinto qui offerto presenta una figura femminile più volte replicata da Simone Pignoni che, variandone le vesti e gli attributi iconografici, la piegò ad impersonare soggetti diversi. La ritroviamo ad esempio, identificabile come Santa Caterina d'Alessandria grazie alla ruota del martirio, in un dipinto nell'Arcivescovado di Rouen databile nel quinto decennio del Seicento che ne costituisce probabilmente la più antica apparizione; la stessa modella ricorre poi, quale Elisabetta di Ungheria, in una tela di raccolta privata riferibile alla bottega dell'artista, mentre la posizione delle mani è ripresa nella Santa Caterina nella raccolta della Cassa di Risparmio di Pistoia. Ritorna infine con numerose varianti nell'Allegoria della Temperanza venduta in questa sede nell'autunno 2013, a conferma della fortuna di una formula compositiva che consentiva all'artista fiorentino di proporre il suo ideale di bellezza muliebre nei più diversi soggetti sacri o profani.
Notevole anche per la qualità dei suoi panneggi impreziositi da ricami, la nostra allegoria, che può anche essere identificata come Santa Reparata per via della palma del martirio, si iscrive nel gusto dei pittori fiorentini per i materiali più sontuosi, di cui seppero restituire l'aspetto con raffinata maestria. -
Lotto 29 Scuola romana, sec. XVII
RITRATTO DI POETA
olio su tela, cm 60x49,5 -
Lotto 30 Cerchia di Giovanni Francesco Guerrieri, sec. XVII
SALOME' CON LA TESTA DI SAN GIOVANNI BATTISTA
olio su tela, cm 99x72 -
Lotto 31 Attribuito a Baldassarre Franceschini, detto il Volterrano
(Volterra 1611-Firenze 1690)
CRISTO CORONATO DI SPINE
olio su tela, cm 66x51
sul retro iscritto: "Venuta da Firenze dalla Casa del Signor Principe Don Giulio Cesare Rospigliosi nel 1845" e "Venuto da Firenze dalla Casa del Signor Principe nel 1845"
Provenienza: collezione Rospigliosi, Firenze;
collezione Rospigliosi, Roma;
vendita Rospigliosi 14 dicembre 1932, lotto 135, Roma;
collezione privata, Firenze;
Christie's Milano, asta 26 novembre 2009, lotto 57
Bibliografia: Catalogo della raccolta di quadri....che arredava l'appartamento di S.E. il Principe Don Gerolamo Rospigliosi....che sarà venduta all'asta nel Palazzo Rospigliosi in Roma....da lunedi 12 a sabato 24 dicembre 1932.... riprodotto in A. Negro, Paesaggio e figura. Nuove ricerche sulla Collezione Rospigliosi, Roma 2000, p. 147, n. 135.
Opera notificata con decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Milano, 2 maggio 2012
Inventariato nel 1856 da Tommaso Minardi come opera "della figlia di Carlo Dolci" ovvero Agnese, (cfr. A. Negro, La Collezione Rospigliosi, Roma 1999, p. 348, n. 4), e posto in vendita nel 1932 con un’attribuzione al maestro fiorentino, il dipinto qui offerto sembra piuttosto riconducibile al catalogo del Volterrano in virtù di puntuali riscontri con sue opere documentate. Si veda in particolare il Cristo coronato di spine, raffigurato nell’atto di indicare (come il nostro) la piaga del costato, entrato nel 1685 nella raccolta del Gran Principe Ferdinando e identificato da Marco Chiarini nei depositi delle Gallerie fiorentine (Gli “Ecce Homo” di Baldassarre Franceschini, il Volterrano, in “Arte Cristiana” 73, 1985, p. 195 e fig. 5). Il nostro dipinto è inoltre da mettere in relazione con il disegno a inchiostro in asta a Londra (Sotheby’s,3 luglio 1980) nell’ambito di una serie di fogli dell’artista toscano (Charles Mc Corquodale, Drawings by Baldassarre Franceschini called Volterrano, Londra 1980, p. 48, n. 61 a-b), nuovamente analizzato da Marco Chiarini. La linea ovale che nel disegno incornicia la figura ha suggerito allo studioso di collegarlo al dipinto di tale formato ricordato dal Baldinucci come eseguito dal Volterrano per il marchese Gondi, e tuttora esistente nella collezione. Ignota è invece l’origine del nostro dipinto, verosimilmente acquistato da Giuseppe Rospigliosi (1755-1833), a Firenze dal 1792, ed ereditato dal figlio Giulio che trasferì a Roma la raccolta paterna. -
Lotto 32 Attribuito a Vincenzo Dandini
(Firenze 1607-1675)
POMONA
olio su tela, cm 59x40,5
In questa sensuale raffigurazione di Pomona si possono cogliere strette analogie stilistiche con opere di Vincenzo Dandini, come la Baccante (Galleria Corsini, Firenze) in cui ricorre una simile impostazione della figura a mezzo busto con il seno appena svelato, una vicinanza nei tratti fisionomici e nella conduzione della materia pittorica sottile e trasparente. Attribuzione espressa con parere orale da Sandro Bellesi. -
Lotto 33 Bottega di Bartolomeo Cavarozzi, sec. XVII
SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA
olio su tela, cm 71x52
margini ridotti
L'inedito dipinto qui presentato ripete parzialmente la figura di Santa Caterina dal noto dipinto di Bartolomeo Cavarozzi conservato al Museo del Prado, ove la giovane donna è raffigurata in ginocchio davanti al Bambino e alla Vergine incoronata da angeli: una variazione sul tema delle nozze mistiche della santa che l'artista viterbese trasforma in scena intima e reale con la presenza, tra le quinte, di un giovanissimo spettatore, oltre che di Giuseppe sullo sfondo.
Capolavoro di Bartolomeo Cavarozzi, il dipinto del Prado è generalmente riferito al periodo spagnolo dell'artista, che tra il 1617 e il 1619 e forse una seconda volta nel 1620-21 seguì il suo protettore, il Marchese Giovanni Battista Crescenzi, alla corte di Filippo III: un'ipotesi suggerita, oltre che dal suo probabile percorso stilistico, dalla presenza di numerose repliche di questa composizione, autografe o di bottega, in collezioni spagnole pubbliche e private. Di antica provenienza spagnola sarebbe anche la versione oggi nella raccolta di Dexia-Crediop, generalmente considerata di sicura autografia come la replica parziale a Houston, Sarah Campbell Blaffer Foundation, limitata al solo gruppo della Vergine incoronata dagli angeli. Come il nostro dipinto, quest'ultima costituisce probabilmente, una "memoria" parziale della pala madrilena -
Lotto 34 Pittore bolognese, sec. XVII
SANTA CECILIA
olio su tela, cm 120x99
Corredato da attestato di libera circolazione
L'opera proveniente da una collezione privata è stata per tradizione orale sempre riferita a Simone Cantarini, a favore del quale allo stato attuale degli studi non può essere espressa un'attribuzione certa. La Santa Cecilia denota nell'impostazione una chiara matrice bolognese con suggestioni cantariniane e in particolare, nell'atteggiamento di volgere lo sguardo al cielo si coglie un'ispirazione reniana.
Il dipinto mostra inoltre affinità compositive e stilistiche con le opere del pittore bolognese, allievo e prosecutore dell'opera di Cantarini, Lorenzo Pasinelli a cui peraltro il nostro dipinto è stato riferito in un parere scritto di Andrea Emiliani. Simile nel taglio a tre quarti della figura e nel gioco di luci alla Santa Cecilia della Pinacoteca Nazionale di Bologna il nostro dipinto evidenzia tuttavia una differente stesura, più omogenea e a larghe campiture, rispetto al ductus pittorico di Pasinelli solitamente caratterizzato da una pennellata veloce. -
Lotto 35 Pier Dandini
(Firenze 1646-1712)
APPARIZIONE DELLA VERGINE A SANT'ANTONIO DA PADOVA CON IL BAMBINO
olio su tela, cm 53x43
Il dipinto è corredato da parere scritto di Francesca Baldassari, Firenze, 12 febbraio 2013. La studiosa evidenzia per il bozzetto qui presentato affinità stilistiche con la Visione mistica di san Francesco Saverio della collezione della Banca Popolare di Vicenza, Palazzo Alberti, Prato e ne sottolinea il "cromatismo vivace, ricco di contrasti chiaroscurali, le pennellate rapide e il notevole taglio scenico" -
Lotto 36 Pittore fiorentino, sec. XVIII
DECOLLAZIONE DI SAN GIOVANNI BATTISTA
olio su tela, cm 188x131
Il dipinto riprende dalla tela di Pier Dandini (Firenze 1646-1712) eseguita per la chiesa di San Giovannino dei Cavalieri di Firenze nel 1692. Secondo un'indicazione orale di Sandro Bellesi, l'autore del nostro dipinto potrebbe essere un pittore fiorentino prossimo al figlio di Pier Dandini, Ottaviano (Firenze 1690- 1740). -
Lotto 37 Attribuito a Pier Dandini
(Firenze 1646-1712)
MOSE' E L'ATTRAVERSAMENTO DEL MAR ROSSO
olio su tela, cm 120x160 senza cornice -
Lotto 38 Pittore fiorentino, sec. XVII
DAVID CON LA TESTA DI GOLIA
olio su rame, cm 30,5x24
lievi cadute di colore
Provenienza: già nobile famiglia romana;
per successione ereditaria agli attuali proprietariCorredato da attesato di libera circolazione
Il prezioso dipinto su rame qui presentato raffigurante David con la testa di Golia colpisce per la fiera e attraente bellezza del giovane e per la raffinata e ricercata esecuzione dei più minimi dettagli come l'impugnatura dorata della spada e la sacca di pelliccia che contiene le pietre, utilizzate insieme alla fionda per sconfiggere Golia.
Il nostro dipinto che rientra a pieno titolo nella pittura fiorentina del Seicento raffigura un soggetto più volte replicato tra i pittori fiorentini come nel dipinto firmato da Carlo Dolci della Pinacoteca Nazionale di Brera e nel più articolato Trionfo di David di Matteo Rosselli del Museo del Louvre di Parigi. Forti affinità stilistiche si possono in particolare riscontrare con un dipinto raffigurante David con la testa di Golia rintracciato nell'archivio fotografico Zeri riferito dallo studioso, attraverso una nota autografa sul verso della fotografia, a Cristofano Allori che tuttavia riteniamo per ragioni stilistiche possa essere avvicinato piuttosto alla pittura di Ottavio Vannini. Lo studioso ne documentava inoltre il passaggio da una collezione privata lucchese al mercato antiquario bolognese (Fototeca Zeri, busta 524, fasc. 1, inv. 111091). Puntuali riscontri emergono dal confronto fra la figura del David e quella del nostro dipinto, in particolare nei tratti fisionomici del volto, definiti mediante dolci passaggi chiaroscurali; come ad esempio le labbra morbide e carnose; oltre all'uso di una simile impostazione compositiva in cui è esibita in primo piano la testa recisa del gigante.
Ragioni stilistiche ed esecutive sembrano pertanto ricondurci verso Ottavio Vannini (1585-1644) per il suo particolare uso di campiture compatte condotte con colori vivaci e smaltati. Piuttosto esemplificativo il confronto con le fisionomie maschili di Vannini come quella di Sisara nel Giaele e Sisara del Seminario Maggiore di Firenze e ancor più importante il raffronto con il dipinto raffigurante David con la testa di Golia di collezione privata. In quest'ultimo dipinto David viene rappresentato al centro della composizione con un taglio ravvicinato all'altezza del ginocchio che ricorre anche nel nostro rame, seppur con una diversa posizione del corpo. Il giovane David afferra nella mano sinistra le ciocche dei capelli della testa di Golia che risulta nella fisionomia quasi sovrapponibile a quella del nostro dipinto e nella mano destra brandisce la spada. Ulteriori vicinanze si possono riscontrare nel volto e nella figura del giovane eroe vincitore resi tuttavia nell'esecuzione del nostro dipinto in maniera più morbida e naturale. -
Lotto 39 Scuola toscana, sec. XVII
IL BUON SAMARITANO
olio su tela, cm 210x170
Provenienza: già collezione Pucci, Granaiolo;
collezione privata, Montecatini -
Lotto 41 Scuola fiorentina, sec. XVII
CRISTO DEPOSTO CON LA VERGINE E MARIA MADDALENA
olio su tela, cm 93x121
Provenienza: già collezione Pucci, Granaiolo;
collezione privata, Montecatini -
Lotto 42 Lorenzo Lippi
(Firenze 1606-1665)
SACRA FAMIGLIA
olio su tela, cm 102,5x88
Provenienza: già collezione Scopinich, Milano;
collezione privata, MilanoBibliografia: F. Wittgens, Dipinti inediti del Seicento, in “L’arte”, 6, 1933, pp. 445-446, fig. 451; F. Sricchia Santoro, Lorenzo Lippi nello svolgimento della pittura fiorentina della prima metà del ‘600, in “Proporzioni”, IV, 1963, p. 263; M. Gregori, 70 pitture e sculture del ‘600 e ‘700 fiorentino, catalogo della mostra di Firenze 1965, p. 51; C. D’Afflitto, Lorenzo Lippi, Firenze 2002, n. 129, p. 306; F. Baldassari, La pittura del Seicento a Firenze. Indice degli artisti e delle loro opere, Milano 2009, p. 448
Il dipinto qui proposto fu pubblicato per la prima volta con la giusta attribuzione a Lorenzo Lippi da Fernanda Wittgens, la quale ne forniva un’adeguata lettura stilistica, attenta al suo carattere “arcaizzante”, basato su “calme, equilibrate conchiuse costruzioni cinquecentesche”. La studiosa evidenziava infatti il carattere tipico di Lippi ovvero la semplificazione compositiva che non “per povertà d’immaginazione bensì per un senso di armonia, che […] il pittore, lasciò in ogni sua creazione quasi sugello di toscanità”. Anche Chiara D’Afflitto metteva in luce tali caratteristiche della nostra Sacra famiglia definita dal “carattere intimo e familiare, con il san Giuseppe che legge” e rilevava nell’opera una derivazione dai “prototipi rinascimentali della Scuola di San Marco, modelli insuperati di religiosità fiorentina, con un’ulteriore inclinazione al Lippi ad evidenziare il legame affettivo tra le figure”. La studiosa proponeva di anticipare di poco la datazione al 1660 proposta da Mina Gregori che lo metteva in relazione con la Sacra famiglia a figure intere già in collezione Romoli, Firenze.
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Lotto 43 Scuola veneta, sec. XVII
SACRA FAMIGLIA CON SAN GIOVANNINO
olio su tela, cm 94x75 -
Lotto 45 Cerchia di Giovan Battista Langetti, fine sec. XVII
VECCHIA CHIROMANTE
olio su tela, cm 123x91,5 -
Lotto 46 Scuola franco-fiamminga, fine sec. XVI-inizi XVII
RITRATTO DI GENTILDONNA CON CAGNOLINO
olio su tela, cm 101x77
al recto sulla lettera iscrizione in lingua francese e la data "1590" -
Lotto 47 Antonio Mercurio Amorosi
(Comunanza 1660-1738)
FANCIULLA CON GATTO
olio su tela, cm 30,5x23,5 senza cornice -
Lotto 48 Giuseppe Passeri
(Roma 1654-Roma 1714)
AUTORITRATTO
olio su tela, cm 65,5x49
Provenienza: già collezione privata, Milano
Bibliografia: F.Petrucci, Pittura di Ritratto a Roma. Il Settecento, III, Roma 2010, fig. 1109 p. 814 -
Lotto 49 Scuola emiliana, sec. XVIII
FIORI, FUNGHI, CILIEGIE, UCCELLINO E CAGNOLINO
FIORI, FRUTTA, UCCELLINO E UN CRICETO
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 68,5x94 ciascuno
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I dipinti qui proposti presentano affinità stilistiche con le opere dell'anonimo pittore di nature morte denonimato Monogrammista A.V. (attivo in Emilia nella prima metà del XVIII secolo), autore di composizioni in cui ricorre spesso un vaso di fiori visto all'aperto, il più delle volte associato a frutta o animali quasi sempre domestici.
Bibliografia di confronto: Naturaliter. Nuovi contributi alla natura morta in Italia settentrionale e Toscana tra XVII e XVIII secolo, a cura di G. Bocchi e U. Bocchi, Casalmaggiore 1998, pp. 359-365 -
Lotto 50 Scuola toscana, fine sec. XVI-inizi XVII
RITRATTO DI GENTILDONNA CON FIORI TRA I CAPELLI
olio su tela, cm 63,5x50 entro cornice antica dorata e riccamente intagliata a motivo fogliato