Lotto 328 | Jean-Baptiste-François Génillion (1750 - 1829) , (?) Veduta di una baia con veliero

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LA GIOIA A COLORI. VENETO BANCA ATTO II - I CAPOLAVORI Sessione unica
giovedì 29 febbraio 2024 ore 18:00 (UTC +01:00)

Jean-Baptiste-François Génillion (1750 - 1829) , (?) Veduta di una baia con veliero

Jean-Baptiste-François Génillion (1750 - 1829) , (?)
Veduta di una baia con veliero
Olio su tela
74 x 97 cm
Elementi distintivi: al verso, sull’asse superiore della cornice, etichetta stampata «106136/2»
Provenienza: Hampel, München, 01.07.2016, l. 1487 (come Carlo Bonavia)
Certificati: expertise di Emilio Negro (come Carlo Bonavia), in copia
Stato di conservazione. Supporto: 80% (rintelo e rintelaiatura)
Stato di conservazione. Superficie: 65% (consistenti restauri, soprattutto nella zona centrale secondo un asse verticale soprattutto nella parte di cielo e mare, forse a seguito di uno sfondamento; le figure e il paesaggio sono scarsamente coinvolti)

La "Marina" è stata attribuita a Carlo Bonavia (1730-post 1788), nella sua reinterpretazione della lezione di Claude-Joseph Vernet (1714-1789), da Emilio Negro, in paragone con due vedute conservate presso la Pinacoteca Nazionale di Capodimonte, a Napoli, il "Paesaggio fluviale con cascata" (inv. Quintavalle 297) e la "Veduta con insenatura marina e barche", in cui coglie una analoga «singolare interpretazione preromantica del paesaggio e l'attenta indagine paesaggistica, espresse con tonalità fredde e brillanti e i lievi trapassi di lume chiaroscurale, caratteri tipici delle opere eseguite dal vedutista negli anni della sua piena maturità artistica».
Francesco Leone concorda nell'identificare nella tela un'opera di buona qualità «sulla scorta di Claude-Joseph Vernet, artista molto imitato», ma esclude il riferimento a Bonavia, suggerendo, dubitativamente, l'alternativa attribuzione a Jean-Baptiste-François Génillion (comunicazione del 13 novembre 2023). Génillion, allievo di Vernet e affascinato in particolare dal lavoro di questi sui porti di Francia, partecipò al Salon de la correspondance del 1779, 1781, 1782 e 1783, poi a quello del Louvre dal 1791 al 1819. I suoi temi preferiti sono i paesaggi - marini, urbani, fluviali - e le scene d'incendi rese con piglio drammatico. Sue opere sono conservate al Palais des Beaux-Arts di Lille, al Musée Carnavalet di Parigi, al Bowes Museum a Barnard Castle e al Cabinet d'arts graphiques dei Musées d'Art et d'Histoire di Ginevra.
Il dipinto è pensato secondo gli schemi del paesaggio ideale, quasi innestato in una quinta scenica entro cui si svolge l'azione. Esiti curiosi sono le bandiere della torretta e del veliero orientate in direzioni opposte e gli stessi scafi delle imbarcazioni resi con volumi molto esemplificati e poco credibili: stupisce soprattutto il gioco della luce, tanto da far pensare che ad essa sia riservato un vero e proprio ruolo narrativo. Tre sono i punti evidenziati: il crepuscolo all’orizzonte in cui si perde il veliero; il faro, illuminato solo alla base dove emerge la scalinata dell’ingresso insieme agli altri edifici; infine, la coppia di figure femminili accompagnate dal cane in primo piano, figure campite con molto colore bianco - usato per le maniche, le cuffie, una gonna e il pelo dell’animale – che ne fa un fulcro luminoso. La ragazza di spalle sembra indicare con il braccio proprio l’ingresso della torre.

Ringraziamo il Professor Francesco Leone per il prezioso supporto nella schedatura dell'opera.