Lotto 320 | Ennio Morlotti (1910 - 1992) Paesaggio, 1966

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LA GIOIA A COLORI. VENETO BANCA ATTO II - I CAPOLAVORI Sessione unica
giovedì 29 febbraio 2024 ore 18:00 (UTC +01:00)

Ennio Morlotti (1910 - 1992) Paesaggio, 1966

Ennio Morlotti (1910 - 1992)
Paesaggio, 1966
Olio su tela
43 x 70 cm
Firma: “Morlotti” al recto
Data: “66” al recto
Elementi distintivi: sul verso, etichette della Galleria Annunciata, Milano; Galleria d’Arte Sianesi, Milano; Galleria Odyssa, Roma; Banca Popolare di Intra con riferimenti di inventario; timbri della Galleria d’Arte Mediterranea, Reggio Calabria; Galleria d’Arte Sianesi, Milano
Provenienza: Galleria d’Arte Annunciata, Milano; Galleria d’Arte Sianesi, Milano; Galleria Odyssa, Roma; Galleria d’Arte Mediterranea, Reggio Calabria; Banca Popolare di Intra; Veneto Banca SpA in LCA
Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 95%

Nel ’54 Morlotti presentò alla XXVII Biennale di Venezia cinque grandi quadri di figura, poi distrutti, annuncio di una poetica che afferma l’identità di figura e paesaggio e la pittura come coinvolgimento, come essere nelle cose, che lo avvicina all'informale: «ero stranamente vicino anche ai veri eroi della mia generazione, tutti piegati nell’avventura dell’organico e del vivente: Gorky, De Staël, Pollock […]. Potrei essere definito informale se si tiene conto della coincidenza che esso stabilì, in pittura con il valore dell’istinto. Mi sembrò la rivolta della vita contro le belle cose, le idee troppo sistematiche. Io mi sentivo attratto verso un impulso romantico. Volevo involgermi nella natura, più che mettermi a guardarla e a dipingerla dal di fuori […]. Per raggiungere la mia immagine non curavo i mezzi. Affondavo nella materia per raggiungere una chiarezza di linguaggio».
Al sommo della densa stagione degli anni cinquanta Morlotti sposta il suo interesse sul paesaggio ligure. L’incontro è preparato dagli interni movimenti del linguaggio dell’artista: esso assume quel «punto di distanza» (P.G. Castagnoli) che la precedente esperienza aveva negato. È la riscoperta di una dimensione di distanza dall’immagine dopo il coinvolgimento che ha caratterizzato l’opera precedente. «Capii che quell’abbondanza di colore […] alterava il senso di quello che io volevo stabilire. Volevo e voglio raggiungere le mie aspirazioni di densità organica […] ma ora cerco di non lasciarmi affogare nella materia […]. È ancora il senso dell’organico ad esprimersi in quei paesaggi. In Liguria ho incontrato per caso un sottobosco bellissimo e misterioso, diverso dalla natura che vedevo in Brianza e ho iniziato a dipingere quel mistero».
Il recupero del rapporto con una natura comprensibile è documentato dalla monografia pubblicata dall'Ente Premi di Roma, proprio nel 1966, anno del nostro dipinto.