Lotto 10 | Stecca da biliardo, in scatola originale con targa "Ernest Hemingway", anni 40

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ASTA N.26 Antiquariato, Dipinti Antichi e Moderni, fotografie d'Autore ASTA N.26 Antiquariato, Dipinti Antichi e Moderni, fotografie d'Autore
sabato 11 dicembre 2021 ore 16:00 (UTC +01:00)

Stecca da biliardo, in scatola originale con targa "Ernest Hemingway", anni 40

Dimensioni scatola H cm 5x57x10 anni '40 Stecca da biliardo, in scatola originale con targa "Ernest Hemingway" accompagnata da manoscritto autentico dello scrittore, contenente dedica

Il manoscritto è corredato da perizia calligrafica redatta dal grafologo giudiziario iscritto all'albo del Tribunale di Catania Dott.sa Valentina Mavica


 “… al mio giovane amico Arnaldo, in onore della sua bellissima sorella Ornella”, così recita la lettera autentica di E. Hemingway che accompagna la stecca da biliardo a lui appartentuta, donata quale pegno di scommessa al Sig. Arnaldo Zamperetti.


A sessant’anni dalla sua morte (2 luglio 1961), al termine di un’esistenza avventurosa, turbolenta, enigmatica e intensa, Ernest Hemingway rimane una delle personalità più influenti della letteratura americana.


Oltre allo scrittore, oltre al giornalista e cronista di guerra, oltre al Nobel che lo lega alla memoria di tutti, ogni singolo avvenimento della sua vita è stato ben raccolto e documentato da numerosi biografi; l’insofferenza interiore amplificata dall’alcol, l’avventura in Africa come cacciatore, le cicatrici della guerra, gli atterraggi aerei di fortuna, le ferite che lo segnarono lungo il corso dei suoi anni più difficili.



Ma c’è anche un Ernest Hemingway inedito.

È l’uomo dal grande fascino, che ha collezionato quattro mogli e un numero imprecisato di relazioni sentimentali.

È l’Hemingway corteggiatore e amante, sensibile alla bellezza femminile, che nel 1948 si scontrò con Antonio De Curtis, il nostro Totò, a Stresa, per il tanto contestato verdetto di Miss Italia.



La maschera tragicomica più rappresentativa d’Italia faceva parte della giuria del Concorso di Bellezza che allietava gli anni del Dopoguerra sulle rive del Verbano.

Al Regina Palace Hotel sfilavano i canoni estetici di una femminilità che non c’è più: tra bikini castigati e taglie morbide, vinse quell’edizione la triestina Fulvia Franco: 1 metro e 66 centimetri per sessanta chili di beltà, il vantaggio legato all’appartenenza di una città al confine con la Jugoslavia divenuta “territorio libero” e l’avallo politico di un’Italia tutta da ricostruire.



Hemingway era sbarcato il giorno prima a Genova e scelse di recarsi proprio lì, per un viaggio amarcord tra le stanze del Des Iles Borromées, dove aveva ambientato alcune delle pagine di “Addio alle armi”, ispirato alla sua esperienza di militare in Italia.

Fu lui che la sera prima della finale del Concorso, decise di scommettere sulla bolognese Ornella Zamperetti, poi arrivata seconda tra polemiche, querelle giudiziarie e intentate richieste d’indennizzo.



Nella sala da biliardo del suo hotel, tra superalcolici e partite di carambola, dopo aver scommesso ai microfoni dei giornalisti, proprio col fratello dell’aspirante Miss Italia lo scrittore nordamericano mise in gioco la sua stecca da biliardo, quella che lo aveva accompagnato lungo tutta la sua giovinezza, puntando però tutto sulla scelta perdente. Accadimento citato anche tra le pagine del libro di Andrea Di Robilant: “Autunno a Venezia. Hemingway e l’ultima musa” (Corbaccio editore).