Lotto 34 | Volto di Cristo (Ecce Homo) - Studio del Mosaico Vaticano, ALESSANDRO COCCHI (1696 – circa 1780), già attribuito a FILIPPO CARLINI (1715-1795, attivo intorno alla metà del Secolo XVIII)

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martedì 21 dicembre 2021 ore 12:00 (UTC +01:00)

Volto di Cristo (Ecce Homo) - Studio del Mosaico Vaticano, ALESSANDRO COCCHI (1696 – circa 1780), già attribuito a FILIPPO CARLINI (1715-1795, attivo intorno alla metà del Secolo XVIII)

Volto di Cristo (Ecce Homo) - Studio del Mosaico Vaticano, ALESSANDRO COCCHI (1696 – circa 1780), già attribuito a FILIPPO CARLINI (1715-1795, attivo intorno alla metà del Secolo XVIII)

mosaico policromo ovale su cassina di metallo, tratto dal celebre Ecce Homo di Guido Reni, entro cornice coeva in legno dorato. Dimensioni mosaico 58 x 47,5 cm; cornice 75 x 64,5 cm.
Alla corte dei papi del XVIII secolo, era d’uso donare a sovrani e grandi personaggi in visita a Roma mosaici eseguiti da mosaicisti nello Studio del Mosaico Vaticano, presso la Reverenda Fabbrica di S. Pietro, attivo fin dal 1727 per volontà di papa Benedetto XIII Orsini (1724-1730). È noto che Pio VI (1775-1799) ne donò molti, oggi sparsi in tutto il mondo, realizzati in particolare Filippo Carlini, Andrea Volpini, Bartolomeo Tomberli, Lorenzo Rocchegiani, Domenico Perasoli, Pietro Polverelli e Alessandro Cocchi che dai documenti risultano aver trascritto in mosaico più volte opere di Guido Reni. Secondo tradizione di famiglia infatti quest'opera venne regalata da papa Pio VI all'illustre incisore, tipografo e stampatore Giovanni Battista Bodoni, operante presso la Stamperia di Propaganda Fide dal 1758 al 1766. La tradizione trova riscontro storico: la voce Bodoni del Dizionario Biografico degli Italiani, sottolinea infatti che Pochi uomini ottennero in vita lodi e onori pari ai suoi. I papi Pio VI e Pio VII gl'inviarono brevi elogiativi e ricchi doni.
Di mosaici tratti da questa opera di Guido Reni ne sono conosciute molteplici versioni.
In tempi pregressi questo mosaico è stato attribuito a Filippo Carlini (1715-1795, attivo intorno alla metà del secolo XVIII); risulta infatti dai documenti che il Carlini fu incaricato più volte nell'ambito dello Studio del Mosaico Vaticano di copiare opere di Guido Reni.
Uno studio approfondito sulla composizione musiva ha però permesso di rintracciarne un altro molto simile, realizzata da Alessandro Cocchi (1696 – circa 1780), appartenente alle collezioni Reali portoghesi e collocata nella collezione del Palàcio Nacional da Pena (inv. PNP 611) a Sintra, nei pressi di Lisbona. Questo mosaico è stato esposto nella mostra Da Roma a Lisbona, un album per il Re magnanimo (Museo de Sau roque, Lisbona, 2015).
Alessandro Cocchi, figlio del mosaicista Filippo a sua volta padre di altri due mosaicisti Filippo (1740/50-1818) e Vincenzo (1750/55-1834), altrettanto operosi nella Reverenda Fabbrica, così come un nipote, Raffaele (1792-1858), figlio di Filippo. Oltre alle opere di Alessandro eseguite nel contesto del complesso vaticano, sono noti anche alcuni lavori realizzati per altri committenti, tra cui il più noto è forse il ritratto della zarina Isabel Petrovna di Russia, eseguito nel 1748-1750, dal dipinto del francese Louis Caravaque (1684-1754) per la committenza del conte Mikhail Vorontsov (1716- 1767). Il quadro di mosaico, arricchito da un’elegante cornice di Luigi Valadier (1726-1785), fu subito esposto in Campidoglio e ammirato da Papa Benedetto XIV; oggi appartiene alle collezioni del Museo Ermitage di San Pietroburgo (Rif. Teresa Leonor M. Vale, Professore Aggregato di Storia dell’Arte, Università di Lisbona, ricercatrice dell’ARTIS-Istituto di Storia dell’Arte, Facoltà di Lettere, Università di Lisbona). Stato di conservazione: **** buono.