Lotto 107 | Simone Brentana (Venezia 1656 - Verona 1742)

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martedì 14 settembre 2021 ore 15:00 (UTC +01:00)

Simone Brentana (Venezia 1656 - Verona 1742)

Simone Brentana (Venezia 1656 - Verona 1742)

Madre con bambino

Olio su tela

Mother and child

Oil on canvas

105 x 88 cm


Si ringrazia il Prof. Michele Danieli per l'attribuzione


Nonostante fosse già orfano e in precario stato economico, Simone Brentana, già all'età di nove anni si impegna negli studi di musica e matematica. In seguito scopre la pittura, e segue gli insegnamenti di Pietro Negri. A trent’anni circa si trasferisce da Venezia a Verona, momento sagacemente descritto dal Prof. Marinelli: “mostra la formazione di un tenebroso, un allievo di Pietro Negri, ma con una teatralità nuova, dove la tragedia si mescola al comico dell’irrisione, della beffa”. Mentre Craievich così lo descrive in questo momento cruciale della sua carriera, parlando del modellato per la Giuditta e Oloferne (Verona, chiesa di San Nicolò), conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Trieste, che tramite “pennellate guizzanti e abbreviate, mette in evidenza le capacità squisitamente pittoriche del giovane Brentana, che in questo caso sembra ancora memore di certe esperienze luministiche della pittura veneziana di metà secolo. In particolare la maschera grottesca e deformata della vecchia fantesca completamente in luce richiama alla memoria le fisionomie caricaturali di Pietro della Vecchia, mentre gli audaci passaggi cromatici e talune iridescenze potrebbero rinviare a quei «classicisti» meno ortodossi attivi a Venezia nel corso del Seicento, come Federico Cervelli, Giuseppe Diamantini, Ludovico David o lo stesso Louis Dorigny”. Il suo incipit pittorico è nella scia della "maniera tenebrosa", ma maturando, come molti della sua generazione, colto dagli echi Rococò, giunge ad una pennellata soffice, con larghe e morbide campiture di colore chiaro, evidenziando risultati assimilabili a quelli di Antonio Balestra. Le fonti antiche, ci ricordano sue opere a Milano, in Toscana e Roma, oltre che in Spagna, Danimarca e Polonia. L’attribuzione certa dell’opera in questione è supportata dal fatto che è riprodotta, in controparte, nella parte in basso a destra nel dipinto Martirio di Sant'Andrea, 1725 circa, in collezione Sgarbi Cavallini