Lotto 66 | Valerio Castello (Genova 1624 - 1659) cerchia - circle

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martedì 14 settembre 2021 ore 15:00 (UTC +01:00)

Valerio Castello (Genova 1624 - 1659) cerchia - circle

Valerio Castello (Genova 1624 - 1659) cerchia - circle

Sacra Famiglia e San Giovannino

Olio su tela

The holy family and St. John

Oil on canvas

98 x 74 cm


Figlio di Bernardo Castello, Valerio fa praticantato presso la bottega di Domenico Fiasella e poi di Giovanni Andrea de Ferrari, anche se nessuno di questi due pittori sarà fondamentale per il suo stile. Il giovane artista esce dagli schemi consolidati della corrente naturalistica, e tra il 1640 e il 1645 soggiorna sia a Parma sia a Milano. Queste esperienze fuori città gli hanno permesso di osservare i maestri del passato e i grandi interpreti della pittura barocca, a cui aggiunge una predilezione personale per la pittura fiamminga e veneta, ampiamente presente nelle collezioni genovesi. Da questo percorso articolato nasce la sua espressione pittorica dinamica che ricorda Palma il Giovane e il tardo manierismo veneto, non senza una grazia estetica e plastica delle figure, che fa supporre una sua ispirazione al Parmigianino; infine, un forte sbattimento chiaroscurale ricorda Giulio Cesare Procaccini. Un’altra fonte di ispirazione la ritroviamo in Rubens e Van Dyck, già presenti a Genova nei decenni passati e che in città avevano lasciato opere significative. Seppur la sua carriera sia stata breve, ampia è stata l’influenza della sua arte verso i suoi discepoli. Vista la sua fulminea maniera di praticare pittura, non diede luogo ad una bottega normalmente concepita, ma una cerchia di giovani abili a cogliere la matrice tecnica, formale e contenutistica di Valerio. Il solo a lavorare realmente al fianco di Valerio Castello è Domenico Piola, collaboratore per i cicli di pittura murale. Secondo le fonti antiche, quattro sono gli artisti formati da Valerio: Bartolomeo Biscaino, Giovanni Paolo Cervetto, Giovanni Battista Merano e Stefano Magnasco. Merita menzione un altro pittore fortemente influenzato dal Castello, ovvero Antonio Lagorio, genovese di nascita, che ha lasciato le sue uniche tracce a Parma. Il soggetto è stato variamente trattato da Valerio Castello e la sua cerchia, del nostro dipinto non abbiamo il prototipo originale, ed è noto grazie alle varie versioni dei suoi seguaci, come quella pubblicata a pag. 236, figura C5 nella Monografia “Valerio Castello" di Camillo Manzitti