Lotto 73 | Bottega dei Vivarini Venezia XV/XVI secolo

Lucas - Via Nino Bixio 32, 20129 Milano
ARGENTI, DIPINTI, ARTE ORIENTALE ED OGGETTI D'ARTE SESSIONE UNICA
martedì 10 novembre 2020 ore 14:30 (UTC +01:00)

Bottega dei Vivarini Venezia XV/XVI secolo

Bottega dei Vivarini Venezia XV/XVI secolo
San Basiano
Olio su tavola
Restauri
Vivarini workshop Venice 15th/16th century
Oil on panel
Restoration
54x141 cm

San Bassiano o Bassano è un santo venerato dalla Chiesa Cattolica, vissuto nel IV secolo. E' il patrono della città di Lodi, Pizzighettone e Bassano del Grappa a cui da anche il nome.
L'opera s'impone la forte connotazione ieratica data dalla statuaria frontalità del Santo Vescovo benedicente. L'immagine è addolcita dall'elegante decoro fiorito: dipinto nelle vesti e realizzato a rilievo in pastiglia sul fondo poi dorato. L'analisi di queste peculiarità ci inducono a posizionare l'opera in ambito veneziano del XIV secolo e in particolare presso i Vivarini. .Di origine padovana i Vivarini operarono a Murano dal quarto decennio del Quattrocento sino ai primi anni del Cinquecento. Antonio Vivarini è il più anziano dei tre e viene ricordato per aver dipinto a fresco, aiutato da Giovanni d'Allemagna, suo cognato, parte della cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitani a Padova..Nel quinto decennio entra in attività Bartolomeo Vivarini, fratello di Antonio, che sostituisce il cognato defunto, influenzando il fratello maggiore, certamente meno capace artisticamente e meno predisposto ad aggiornare il fare pittorico sotto la spinta del gotico fiorito. Bartolomeo imprime un'accelerazione imprenditoriale alla ditta di famiglia e nella seconda metà del secolo dirige una nutrita e valida bottega ove operano Quirizio e Andrea da Murano, Leonardo Boldrini e Lazzaro Bastiani. Alvise, figlio di Antonio e nipote di Bartolomeo, è l'ultimo esponente della famiglia ed egli traghetta la tradizione dei Vivarini sino al XVI secolo, morendo nel 1502. Egli parte dalle salde basi di famiglia e al gotico gentile dello zio Bartolomeo per passare ad un fare pittorico fortemente influenzato da Antonello da Messina, giunto a Venezia nel 1474, tanto da essere ritenuto il traduttore veneto delle asprezze nordiche portate dal grande maestro siculo.