Lotto 30 | Sebastiano Ricci Belluno 1659 – Venezia 1734 GIUSEPPE INTERPRETA I SOGNI olio...

Porro - Via Olona 2, 20123 Milano
Asta N. 84 - Dipinti Antichi e del XIX Secolo Sessione Unica - dal lotto 1 al lotto 113
mercoledì 14 giugno 2017 ore 19:30 (UTC +01:00)

Sebastiano Ricci Belluno 1659 – Venezia 1734 GIUSEPPE INTERPRETA I SOGNI olio...

Sebastiano Ricci Belluno 1659 – Venezia 1734 GIUSEPPE INTERPRETA I SOGNI olio su tela, cm 172x128. Provenienza: Collezione privata. L’opera è stata ricondotta a Sebastiano Ricci in modo indipendente dal Professor Alessandro Ballarin e dalla Dottoressa Annalisa Scarpa, che ringraziamo per l’assistenza alla schedatura del dipinto. Il soggetto raffigurato trae ispirazione dalla Genesi (40,41, 1-46): Giuseppe, tradotto ingiustamente in carcere per colpa della moglie di Putifarre, assieme ad un coppiere ed un panettiere del re d’Egitto, si offre di interpretare i sogni che i due dignitari di corte non riuscivano a decifrare. Al coppiere, che aveva sognato una vite con tre tralci, Giuseppe predisse il suo proscioglimento dalle accuse, al terzo giorno di prigionia (Genesi, 40, 9-13). E’ forse questo il momento colto nella scena raffigurata, con Giuseppe che indica il numero tre con la mano sinistra, riconducendo ai giorni i tralci della vite. La scena condivide alcuni aspetti con altre opere conosciute del pittore, tra cui una tela omonima (fig. 1; cfr. A. Scarpa, Sebastiano Ricci, Bruno Alfieri Editore, Milano 2006, tav. XXXVIII p. 113, cat. 53 p. 161, n. 244 p. 471) in cui si ravvisa la medesima complicità dei soggetti ritratti, collocati in una cella angusta. Analogie ancor più evidenti possono inoltre scorgersi dal confronto con i tratti fisionomici dei personaggi, a partire dalla figura del vecchio per culminare nel personaggio con il turbante, che assiste in trepida attesa alla spiegazione di Giuseppe. Il vecchio carcerato è altresì confrontabile, per le sembianze oltre che per il fare pittorico, al personaggio ritratto nell’opera Tobia guarisce il padre cieco (fig. 2; cfr. A. Scarpa, op. cit., tav. XXXVII p. 113, cat. 301 p. 250, n. 245 p. 471). Il tessuto pittorico e l’uso della materia lascerebbero presupporre una datazione in ambito secentesco.