Lotto 27 | Alessandro Magnasco, detto il Lissandrino Genova 1667 – 1749 ASSALTO DI...

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Asta N. 84 - Dipinti Antichi e del XIX Secolo Sessione Unica - dal lotto 1 al lotto 113
mercoledì 14 giugno 2017 ore 19:30 (UTC +01:00)

Alessandro Magnasco, detto il Lissandrino Genova 1667 – 1749 ASSALTO DI...

Alessandro Magnasco, detto il Lissandrino Genova 1667 – 1749 ASSALTO DI BRIGANTI IN UN BOSCO olio su tela, cm 114 x 90. Provenienza: Genova, collezione Bertollo, ante 1931; Genova, collezione cav. Pietro Sanguinetti, ante 1939; Milano, collezione architetto Ulderico Tononi, ante 1949. Bibliografi a: G. Delogu, Pittori minori Liguri, Lombardi e Piemontesi del Seicento e del Settecento, Venezia 1931, p. 117, tav. 210; M. Pospisil, Magnasco, Firenze 1944, p. LXXVII, tav. 51; B. Geiger, Magnasco, Bergamo 1949, p. 94, tav. 8 e p. 114; L. Muti, D. De Sarno Prignano, Alessandro Magnasco, Faenza 1994, cat. 217 p. 237, fi g. 457 p. 618 Reso noto da Giuseppe Delogu nel 1931 che lo illustra indicandolo come proveniente dalla collezione Bertollo di Genova, a cui a quella data dunque non apparteneva più, e dove era conservato insieme a una Scena di pellegrini (Delogu 1931, fi g. 211; qui fi g. 1), meglio intitolata Preghiera davanti a una cappella campestre (fi g. 1). Quest’ultima ha avuto successivamente vicende collezionistiche diverse dal quadro qui esposto, con il quale era evidentemente stato concepito en pendant, vista l’identità di dimensione (cm 114x90). Oggi conservato nei Musei di Strada Nuova a Genova, rimase insieme al suo pendant ancora nella collezione del cavaliere Pietro Sanguinetti, sempre a Genova, dove è documentato nel 1938 (quando fu esposto alla storica mostra di Palazzo Reale), finché Maria Parocchino vedova Sanguinetti non la donò a Palazzo Bianco nel 1939. L’Assalto di Briganti dalla collezione Sanguinetti, dove si conservavano anche altre opere del pittore genovese, in data imprecisata ma forse nello stesso 1939, passò a quella dell’architetto Ulderico Tononi di Milano. Con questa collocazione la pubblica il Geiger nel 1949, forse traendo questa informazione da una fotografi a conservata all’istituto germanico di Firenze, indicandone altresì la provenienza Bertollo e poi Sanguinetti. Nessuno studioso ne indica le misure, fatto, questo, che suggerisce che l’opera non fosse conosciuta dal vero, se non forse dal solo Delogu che per primo ne rende nota l’immagine. L’assenza di questo dato ha impedito fi no a questo momento di ricostruire il pendant. A lungo celata dunque nei meandri del collezionismo privato, quest’opera del Magnasco riappare oggi così consentendoci non solo di confermarne senza esitazione l’attribuzione per la parte delle fi gure sul primo piano, squisitamente eseguite con il brio e con il tratto nervoso e sicuro che riconosciamo al maestro genovese nella sua maturità, ma anche di discuterne un’eventuale collaborazione per la parte del paesaggio. Va rilevato innanzi tutto che ai dati prettamente naturalistici, come fronde, foglie, rami, sono intramezzati senza soluzione di continuità pittorica altri elementi, tra i quali la colonna al centro della composizione. Alcune pennellate tra gli alberi, quasi guizzi di puro colore, e la libertà esecutiva del tutto, risultano congruenti con quella che traccia velocemente la parte figurata. Ciò consente, come per il pendant, di ascrivere interamente al maestro questo bellissimo dipinto, e di datarlo alla sua maturità oltre la metà degli anni Venti del Settecento (cfr. per il pendant F. Franchini Guelfi in Alessandro Magnasco (1667-1749). Gli anni della maturistà di un pittore anticonformista, catalogo della mostra a cura di F. Franchini Guelfi , Parigi e Genova, 2015-216, cat. 6, pp. 44-45). Anna Orlando