Lotto 215 | Jacopo di Cione (Firenze, attivo dal 1362 – 1398) NATIVITA'' DI CRISTO...

Pandolfini Casa d'Aste - Borgo degli Albizi (Palazzo Ramirez-Montalvo) 26, 50122 Firenze
Importanti Dipinti Antichi Sessione Unica dal lotto 201 al lotto 234
martedì 17 novembre 2015 ore 16:30 (UTC +01:00)

Jacopo di Cione (Firenze, attivo dal 1362 – 1398) NATIVITA'' DI CRISTO...

Jacopo di Cione
(Firenze, attivo dal 1362 – 1398)
NATIVITA'' DI CRISTO
tempera e oro su tavola, cm 36 x 15,7

Provenienza
collezione privata, Milano

La tavola è ritagliata dall’anta sinistra di un trittichetto di devozione, che al centro doveva avere la Madonna col Bambino con eventuale contorno di altri santi, nell’anta di destra la Crocefissione, nelle cuspidi delle due ante in linea di massima l’Annunciazione. Il modello più autorevole per questo genere di trittici venne fornito da Bernardo Daddi e da Taddeo Gaddi nei due trittici rispettivamente del Museo del Bigallo (1333) e degli Staatliche Museen di Berlino (1334). Sul retro è dipinto in maniera sommaria un decoro a finto marmo, con losanga inscritta in un clipeo di gusto cosmatesco: si capisce che la tavoletta è stata resecata da una parte, corrispondente al lato destro della fronte, dove c’erano le cerniere di connessione col pannello centrale del trittico (ponendo il compasso al centro si può ipotizzare che manchino circa 2,5 cm); dall’altra parte la battuta ha probabilmente causato la perdita di un centimetro di pittura, che è stata reintegrata; in basso la resecazione ha rifilato i piedi di San Giuseppe; in alto si conserva il fregio punzonato che doveva delimitare dalla cuspide, dalla probabile raffigurazione dell’arcangelo Gabriele.
L’autore è riconoscibile in Jacopo di Cione, verso il 1375, al tempo dell’ Incoronazione della Vergine della Zecca (Firenze, Galleria dell’Accademia, 1372-1373), o poco oltre. Il volto di San Giuseppe, dalle ombre marcate, dal taglio lungo delle palpebre e dalla minuta resa calligrafica di barba e capigliatura, si confronta bene con i volti dei santi nella pala della Zecca. Il formato verticale di questi sportelli aveva indotto ad organizzare la composizione su più piani, partendo dal San Giuseppe pensoso, accoccolato a terra, in primo piano, risalendo su una scoscesa balza rocciosa al gruppo della Madonna col Bambino, alla mangiatoia con la capanna, alla roccia al fondo e in questo caso ad un edificio ad archi, rosa e luminoso, quale riempitivo al posto dell’annuncio ai pastori.
Nelle anconette fiorentine più diffusa è la composizione con la Vergine di profilo che adora il Bambino nella mangiatoia o ve lo sta riponendo, disponendo la capanna in maniera parallela al piano. Qui invece figure ed oggetti sono slegati, disposti per diagonali, accentuando l’indugio su dettagli più aneddotici, come tipico della pittura fiorentina del secondo Trecento. La Madonna, inoltre, è seduta a terra e tiene in braccio il Bambino, strettamente avvolto in una coperta giallo-aranciata, col dito proteso della mano destra per indicarlo o per fargli il solletico.