Lotto 205 | Filippo Lauri (Roma 1623 – 1694) OMAGGIO A PAN olio su tela, cm 43,5x57...

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martedì 17 novembre 2015 ore 16:30 (UTC +01:00)

Filippo Lauri (Roma 1623 – 1694) OMAGGIO A PAN olio su tela, cm 43,5x57...

Filippo Lauri
(Roma 1623 – 1694)
OMAGGIO A PAN
olio su tela, cm 43,5x57
siglato F. L . sulla base del piedistallo

“1680. Feci un quadro all’Ill.mo Sig. r Abbate francescho Maroscielli, da misura più grande che da mezza testa, con dentro un Baccanale con Sateri e baccante che ballano atorno alla Statua del Dio delli Orti, et con putti che ornano de fiori e frutti la detta Statua, e con paesino”.
Così Filippo Lauri nella “Nota de diversi quadri fatti da me… i quali sono a mio giudizio i migliori che abbia fatto….” redatta il 19 febbraio 1687 per Filippo Baldinucci e pubblicata dal figlio, Francesco Saverio, in appendice alla circostanziata biografia dell’artista romano (F.S. Baldinucci, Vite di artisti dei secoli XVII-XVIII. A cura di Anna Matteoli, Roma 1975, pp. 167-78). Non sappiamo in realtà se il dipinto eseguito per l’Abate Marucelli, raffinato collezionista e bibliofilo, attento agli episodi più raffinati e curiosi della pittura romana del suo tempo, sia proprio quello che qui si presenta: il successo di questa invenzione, testimoniato da un certo numero di repliche, è documentato dallo stesso Lauri che nella nota citata ricorda anche “un quadro in tela da tre palmi bislungo per un Cavaliere di Sassonia con dentro un Bacanale con Satiri e bacante e fauni con il paese di bon gusto” eseguito nel 1685. Lo farebbero supporre però le iniziali apposte dall’artista sulla base dell’ara che, decorata con un rilievo classico raffigurante una scena sacrificale, allude scherzosamente alla parodia di sacrificio che costituisce il tema del dipinto. Solo eccezionalmente, infatti, Filippo Lauri siglò le sue opere destinate al collezionismo privato, peraltro inconfondibili nella raffinatezza della loro esecuzione. Ricercate dai principali collezionisti italiani e stranieri (molte sono citate ad esempio negli inventari della collezione Colonna) ed estremamente costose (fino a 100 scudi per un quadretto di un palmo e mezzo, e 160 per quelli che fossero arrivati a quattro palmi, poco più di ottanta centimetri) le opere a piccole figure dipinte su tela o, più raramente, su rame raggiunsero un tale successo da suggerire all’artista di abbandonare l’attività di frescante che fino ai primi anni Settanta aveva praticato nei palazzi e nei casini di campagna dei principi romani, dai Borghese ai Farnese, e addirittura nella galleria voluta da Alessandro VII nel palazzo del Quirinale.
Di raffinatissima esecuzione, il nostro dipinto dà conto altresì dell’abilità di Filippo Lauri nel genere della natura morta, attualmente documentato da rare composizioni di frutta firmate per esteso recentemente emerse in collezioni private ma non ricordate dalle fonti coeve all’artista.