Lotto 66 | Tiziano Vecellio (1488 ca. - 1576), invenzione e finitura, e Simone Peterzano (1540-1599), esecuzione Pan afferra una menade, 1550-1565 ca

Bonino - Via Filippo Civinini 21-37, 00197 Roma
LA GRAZIA E LA FORZA. PARTE I Sessione unica
martedì 2 dicembre 2025 ore 17:00 (UTC +01:00)

Tiziano Vecellio (1488 ca. - 1576), invenzione e finitura, e Simone Peterzano (1540-1599), esecuzione Pan afferra una menade, 1550-1565 ca

Tiziano Vecellio (1488 ca. - 1576), invenzione e finitura, e Simone Peterzano (1540-1599), esecuzione
Pan afferra una menade, 1550-1565 ca
Olio su tela
101 x 84 cm

Altre iscrizioni: al verso della tela codici “89. 29”, “692B”, forse in relazione ad un passaggio d’asta; a matita “X15” sul telaio
Elementi distintivi: una etichetta anonima ed una etichetta della casa d’aste Semenzato recanti rispettivamente i numeri “295” e “464”

Provenienza: collezione privata, Cadore (?); Firenze, mercato antiquario (Stefano Bardini ?); J. E. Scripps Collection, Detroit (fino al 1889); Detroit Institute of Arts Museum, Detroit, inv. 89.29 (1899-1993); Sotheby's, New York, 15 gennaio 1993, lotto 15 ("Circle of Titian"; Collezione provata, Treviso; Semenzato, Venezia, 26-27 marzo 2011, lotto 464 ("Ambito di Tiziano"); Veneto Banca SpA in LCA

Bibliografia: James E. Scripps, "Catalogue of the Scripps collection of old masters", Detroit, 1889, n. 18, p. 21 ("Titian"); "Detroit Museum of Arts. Handbook", Detroit 1910, n. 18 ("Titian"); "Catalogue of Paintings in the Permanent Collection of the Detroit Institute of Arts", Detroit, 1930, n. 229 (workshop of Titian); D. von Hadeln, "Das Problem der Lavinia Bildnisse", in “Pantheon”, 7, 1931, pp. 82-87, p. 82 ("Damiano Mazza"); J. Zarnowski, "L’atelier de Titien: Girolamo di Tiziano", in “Dawna Sztuka”, I, 1938, pp. 107-129, pp. 122-123. ("Dente"); H. Tietze, "The “Faun and Nymph” in the Boymans Museum in Rotterdam”, in “The Art Quarterly”, 2, 1939, pp. 207-212, p. 212 ("Giovanni Contarini"); E.P. Richardson, "Catalogue of Paintings. Detroit Institute of Arts", Detroit 1944, p. 229 (worshop of Titian); "Paintings in the Detroit Institute of Arts”, Detroit 1965, p. 214 (workshop of Titian); R. Pallucchini, "Tiziano", 2 voll., Firenze 1969, I, p. 214, II, fig. 651 ("Dente"); B. Fredericksen, F. Zeri, “Census of Pre-Nineteenth-Century Italian Paintings in North American Public Collections”, Cambridge, Massachusetts, 1972, pp. 140, 579 (“Tiziano’s follower; or Mazza”); H.E. Wethey, "The paintings of Titian. III. The mythological and historical paintings, London 1975, pp. 216-217 X-28, fig. 228 ("Dente"); Fototeca Antonio Morassi, inv. 27461, 1976 ("Tiziano"); M. Roy Fisher, "Titian’s Assistants during the Late Years", New York-London 1977, pp. 35-39 ("Dente"); Fototeca Zeri, inv. 45033; A. Bristot, "Un artista nella Venezia del secondo Cinquecento: Giovanni Contarini", in “Saggi e memorie di storia dell’arte”, 12, 1980, pp. 31-77, pp. 62-63; S. Claut, "All’ombra di Tiziano. Contributo per Girolamo Denti, in “Antichità viva”, XXV, 1986, 5-6, pp. 16-29, pp. 17, 27 nota 11 ("Dente"); G. Nepi Sciré, "Dente, Girolamo", in “Dizionario Biografico degli Italiani”, XXXVIII, Roma 1990, pp. 788-790 ("Dente", ma rilevando una "qualità stilistica, forse mai più raggiunta dal Dente"); Tagliaferro 2006, p. 47; Giorgio Tagliaferro in Giorgio Tagliaferro e Bernard Aikema con Matteo Mancini e Andrew John Martin , "Le botteghe di Tiziano", Milano, 2009, p. 262, ill. 141 ("Bottega di Tiziano (Girolamo Dente?) 1555-1560"); E. M. Dal Pozzolo, "L’Allegoria della Musica di Simone Peterzano, allievo di Tiziano e maestro di Caravaggio", Firenze, 2012, pp. 1-56, pp. 20, 55, note 63 ("Peterzano"); E. M. Dal Pozzolo, "Il primo Peterzano", in "Venezia Cinquecento", XXII, 43, 2012, pp. 135, 138 (ill.), 140, 173, 182, n. 74 ("Simone Peterzano, Satiro che abbraccia una baccante"); Donati 2016, p. 131, no. K19; P. Plebani, "Peterzano profano", in S. Facchinetti, F. Frangi, P. Plebani, M. C. Rodeschini, a cura di, "Peterzano. Allievo di Tiziano, maestro di Caravaggio", Milano, 2020, p. 37 (ill.), p. 41, n. 8 ("Simone Peterzano ?, Satiro che abbraccia una ninfa"); Giorgio Tagliaferro, "‘Introduction: The Composition of Themes and Variations by Titian and His Workshop’", in Peter Humfrey, a cura di, "Titian: Themes and Variations", Firenze, 2022, pp. 11-35; p. 12 (ill.), pp. 16-17; p. 18-19 (ill. 2-4, 7-8); p. 20 (ill. 9-10); pp. 21-23, 35-36, note 28-30, 33, 39 ("Titian and workshop"); E.M Dal Pozzolo, "Peterzano 'de Titiano': una conferma e una coda", in “Studi Tizianeschi”, vol. XII, 2022, pp. 197-207, 215-216, p. 196 (ill.), p. 197-207, 215-216 (ill. 1, 4)) ("Simone Peterzano"); Giulio Nicola Bono, "Stato di conservazione e intervento di restauro", in “Studi Tizianeschi”, vol. XII, 2022, pp. 208-214, 2017 (ill. 11-20)
Esposizioni: "Tiziano e i suoi. I Vecellio tra Venezia e il Cadore", Belluno, Palazzo Bembo (dicembre 2021-aprile 2022), mostra non realizzata a causa dell'epidemia Covid
Certificati: Nella scheda d'asta Semenzato si dichiara l’esistenza di perizie di Egidio Martini (come di Dente), di Giuseppe Maria Pilo, dell’11 marzo del 2005 (come di Tiziano e Dente), di Maurizio Marini (come di Tiziano e Dente), di Maricetta Parlatore Melega, del 21 aprile 2009 (come di Dente), di Bertoncello (come di
Tiziano e Dente). La casa d'aste non ha copia di questi dcoumenti

Stato di conservazione. Supporto: 85% (reintelo e reintelaiatura)
Stato di conservazione. Superficie: 90% (minute e marginali lacune e lievi abrasioni a carico delle campiture più chiare degli incarnati della menade e del cielo; piccoli ritocchi)

Il dipinto, emerso nella sua straordinaria qualità dopo un attento restauro condotto da Giulio Nicola Bono (2021-2022), è tra le scoperte più rilevanti riguardo a Tiziano ed alla sua bottega in anni recenti ed è stato presentato con grande risalto, in modo indipendente, da Enrico Maria dal Pozzolo e da Giorgio Tagliaferro: dal primo studioso come opera chiave di Peterzano realizzata nello studio di Tiziano, a partire dai cartoni del Maestro e suggerendo implicitamente il suo intervento a conclusione, dal secondo specialista come opera ampiamente ascrivibile a Tiziano, nell'ambito della collaborazione tra il maestro, ideatore e finitore, e i suoi collaboratori, esecutori.
Tali letture, che approfondiscono e al contempo sintetizzano la ricca storia dell'opera, sono state rese possibili dall'accurato restauro condotto da Giulio Nicola Bono (2021-2022), supportato da un completo set di analisi svolte da Davide Bussolari nel 2021 (UV, IR, RX, falso colore), da Giulio Nicola Bono (IR Osiris) e Fabio Frezzato ed Elena Monni (microstratigrafia) nel 2022.
Il dipinto compare in bibliografia per la prima volta nel 1889, al n. 18 nel catalogo delle opere donate al Detroit Museum of Art dall'editore e filantropo James Edmund Scripps (1835-1906). L'opera, recensita come Tiziano, è interpretata come l'incontro di un satiro e di una ninfa, presi dal vino, dalla danza e dalla musica, e rimane per quasi un secolo, come opera della bottega di Tiziano, nelle collezioni del museo americano. Qui è censita da Burton Fredericksen e Federico Zeri nel 1972 nel repertorio dei dipinti italiani premoderni nelle collezioni pubbliche nord americane (p. 203). Nel 1993 appare in asta presso Sotheby's New York. La fototeca Zeri (inv. 45033) ricorda le attribuzioni concorrenziali ad un seguace di Tiziano, a Girolamo Dente (1510-1568) e - quest'ultima con annotazione autografa di Federico Zeri al verso della foto - a Damiano Mazza (1550-1576), mentre Morassi, vista la tela nel 1976 a Bergamo dove era stata temporaneamente inviata da Detroit, annotava con sicurezza a tergo di un’altra foto “Tiziano” (Fototeca Morassi inv. 27461). Queste attribuzioni erano state suggerite e discusse, assieme ad una concorrenziale a Giovanni Contarini, in una bibliografia già molto ricca al momento dell’asta.
Nel 2009 Giorgio Tagliaferro ha pubblicato l'opera come bottega di Tiziano, con dubitativa attribuzione a Girolamo Dente, mentre per la prima volta nel 2012 Enrico Maria dal Pozzolo ha assegnato la tela a Simone Peterzano, ipotesi attributiva precisata da Dal Pozzolo in più sedi e proposta anche da Paolo Plebani nel 2020.
L'opera, fino ad allora conosciuta solo attraverso una riproduzione in bianco e nero, è riemersa nel 2020 dai caveau di Veneto Banca, finalmente consentendo l'esame dal vero e l'avvio di una campagna di analisi e restauro che ne ha rivelato la eccezionale qualità, consentendo di collocarne la realizzazione nel pieno dell'atelier di Tiziano e sotto il controllo del maestro.
La tela è in relazione diretta con "Salomé con la testa di San Giovanni Battista", conservato al Prado (P000428), invenzione di Tiziano, che risulta alla base di molte composizioni ed ha consentito di ipotizzare l'impiego, nella bottega, di cartoni a singola figura per la composizione di nuove scene anche più figure. Infatti, la figura femminile a destra nel nostro dipinto – una menade, come indica la corona di edera, afferrata da un satiro, o da Pan - ripete, nella postura e nella dimensione, la figura di Salomé (viso, profilo del corpo, posizione del braccio destro), distaccandosene soprattutto negli abiti, nel disegno del braccio dietro la schiena e nella posizione della mano, proprio le parti innovate nel nuovo contesto figurativo, come mostra chiaramente anche la sovrapposizione degli strati pittorici, quindi con un articolato sistema non tanto di pentimenti quando di vere e proprie variazioni in fase ideativa. Anche la figura del satiro - delineato con sicurezza nel torso e nella testa, ma con un vistoso mutamento in corso d’opera nella posizione e forma del braccio - sembra derivare da un analogo cartone, di cui è però sconosciuto il prototipo. Del dipinto in asta è stata resa nota da Enrico Maria dal Pozzolo, una copia con varianti, tarda e di clima nordico (Dal Pozzolo, 2012, fig. 15. p. 139).
Giorgio Tagliaferro (2022) ha assunto "Menade e satiro" – che a seguito chiameremo anche “Pan afferra una menade” - come esempio chiave del modo di operare di Tiziano, evidenziando il dispiegarsi dell’attività del maestro nelle fasi dell'invenzione, dell'esecuzione e della finitura, dove l'esecuzione vede spesso l'intervento più o meno esteso della bottega, sotto il controllo e le direttive del maestro. L'analisi di Tagliaferro strappa la figura di Tiziano alla interpretazione della autografia dell'opera come riconoscimento da accordare soltanto alle tele materialmente realizzate dal maestro - un portato dell'emergere dell'individuo nell'età moderna -, per ricondurre la produzione di Tiziano ai modi della bottega tardo-medioevale e rinascimentale, dove la collaborazione tra maestro e aiuto non offusca il valore preponderante e definitorio - nelle stesse intenzioni del maestro - della invenzione. Essa si connette da un lato alle modalità produttive, per esempio il riuso di soluzioni formali attraverso i cartoni, e dall'altro alle fonti antiche, che ricordano come, per poterne richiedere il pieno prezzo ai suoi clienti, Tiziano spesso rifiniva, come a spargervi un velo di zucchero, le opere eseguite dai suoi collaboratori. Nasce così il concetto di 'super-autografia', ossia di una autografia di rango superiore al livello esecutivo, determinante per l'attribuzione dell'opera sin dal momento della sua creazione, secondo le intenzioni di Tiziano e le attese dei suoi clienti. L'interpretazione, fatti propri i risultati dell'ermeneutica contemporanea circa i confini della personalità creativa, peraltro si lega in modo immediato a paralleli proprio in ambito veneto, per esempio le modalità operative della bottega di Carlo Saraceni o quelle dello studio di Antonio Canova (anch'egli impegnato a dare il "sigillo di autografia" all'opera d'arte, secondo Giuseppe Pavanello, attraverso la politura finale delle superfici, dopo amplissimo lavoro di bottega a partire, naturalmente, da un suo bozzetto).
Nella tela di Veneto Banca, Tagliaferro vede "molte ragioni per credere che le variazioni di Tiziano, come la Menade e il Satiro, non solo possano essere ampiamente considerate originali, ma che svolgano anche un ruolo chiave nel definire la paternità di Tiziano" (Tagliaferro 2022, p. 23). Lo specialista ritiene possibile l'intervento di Tiziano non solo in dettagli come "l'orecchino, i peli della pelliccia, i riflessi sulle iridi del satiro e i piccoli sbuffi", ma anche nelle "prime fasi, disponendo le figure, lasciando il completamento a un collaboratore, ma plausibilmente supervisionando il processo", senza escludere che " abbia dipinto il braccio e il volto del satiro, che sono di altissima qualità": infatti, "il braccio scompare sotto la veste della ragazza allo stesso modo in cui quello di Venere scompare sotto l’ascella di Adone nella Venere e Adone per Filippo II (Madrid, Museo del Prado), datata 1553-4" (Tagliaferro 2022, p. 21). Non meno importante è la scelta del formato, proprio dei dipinti a mezza figura, e la forte variazione di significato della figura femminile, rispetto alla "Salomé" del Prado ed alle altre varianti in cui essa appare reggere un vassoio o un cofanetto: elementi che si lasciano interpretare come varianti creative operate da Tiziano per dare vitalità ad un tema felice, ad un livello diverso rispetto alla fase di stesura pittorica (Tagliaferro 2022, p. 35).
In aggiunta a questo sfondo interpretativo, che determina la autografia tizianesca in base al primato dell’intenzione dell’autore e della comprensione del pubblico (insomma, ciò che doveva essere considerato Tiziano secondo Tiziano stesso e i suoi clienti), interviene la conferma, da parte di Enrico Maria Dal Pozzolo, della mano esecutrice nel veneziano Simone Peterzano (1535 – 1599), allievo di Tiziano e maestro di Caravaggio. Lo studioso legge infatti “Pan che afferra una menade” come "esercizio di Simone nell’atelier dal cadorino, al suo massimo punto di contatto con lo stile del maestro" (Dal Pozzolo 2012, p. 140). Nello stesso senso si esprimeva, peraltro, Paolo Plebani nel 2016, prima del restauro: " Se l’attribuzione a Peterzano fosse confermata, non solo si tratterebbe di uno dei suoi dipinti più antichi, ma pure quello che più di altri testimonia il legame con Tiziano e il suo entourage" (Plebani 2020, p. 41).
Il tema della conclusione dell'opera da parte di Tiziano è implicitamente suggerito anche da Dal Pozzolo attraverso un paragone fotografico tra le fronde della "Diane e Atteone" di Tiziano, oggi National Gallery, Londra, e National Gallery of Scotland, Edimburgo, e il rametto che pende dalla grotta della "Ninfa con satiro" (Dal Pozzolo 2022, pp. 202-203, ill. 4-5): il dettaglio si presenta eseguito in maniera identica in entrambe le tele.
Dal Pozzolo ha altresì identificato nella quadreria Barbarigo della Terrazza a Venezia, attraverso una litografia del 1843, un dipinto in cui le due figure "appaiono quasi intere e all’interno di una stanza che si apre su un cielo annuvolato: la donna è vestita, ma la figura maschile – cui pure afferra l’orecchio – resta verosimilmente quella di un satiro", opera qualificata come "Pan e Siringa" di Tiziano da Carlo Ridolfi prima in un inventario della quadreria Barbarigo stilato nel 1626 e poi ne "Le Maraviglie dell’Arte del 1648". Dal Pozzolo 2022, p. 199).
Lo studioso rileva nella tela già a Detroit, oggi Veneto Banca, "un livello qualitativo indubbiamente superiore a quello di qualsiasi altro attestato scolaro del Vecellio", eccezion fatta per il solo El Greco, sottolineando "la versatilità di un pennello che sa essere sia estremamente rifinito nelle parti figurali, ma anche assai abile nel lavoro di macchia, specie nei fondali", nonché "la piena disponibilità" dei cartoni di bottega (Dal Pozzolo 2022, p. 201).
Perciò, a parte il disperso dipinto Barbarigo, comunque molto diverso sul piano compositivo e oggi non apprezzabile nella qualità (la stampa lo mostra piccolo e stereotipato in un dettaglio della parete della quadreria), l’opera ex Detroit, oggi Veneto Banca, "potrebbe costituire il prototipo del tema figurativo", "o una precoce variante dello stesso" (Bono 2022, p. 213), delle due figure che si abbracciano - forse proiettandosi in un ballo tondo - e la traccia migliore anche per la figura del satiro.
Il dipinto è il punto di snodo di due autografie, quella inventiva e di appropriazione tramite il tocco finale da parte di Tiziano, e quella esecutiva, 'in medias res', da parte di Peterzano, con un cortocircuito che lo colloca centralmente nella produzione di entrambi e ne fa una chiave di volta nella spiegazione dell'operare del genio veneto e della sua bottega.
Sul piano materiale, l'ampio set di indagini ha rilevato non solo la piena coerenza con i materiali della bottega di Tiziano alla metà del Cinquecento, anche evidenziando il prezioso blu oltremare impiegato per il cielo, alternato a biadetto d'oltremare, ma anche importanti variazioni in corso di esecuzione sia della grotta (con un avanzamento del profilo delle rocce rispetto alla posizione originaria) sia delle due figure, in particolare con il riposizionamento e la accentuazione della rotazione del volto, la modifica della capigliatura, l'addizione del braccio retrostante e della pelliccia - di cui è stato disegnato e poi modificato il nodo - sulla figura della menade già conclusa, e significative modifiche del braccio, del satiro, che la avvinghia. Interessante anche il fresco disegno del volto, a carbone, sottostante la pittura.