LA GRAZIA E LA FORZA. PARTE I Sessione unica
martedì 2 dicembre 2025 ore 17:00 (UTC +01:00)
Rowan Gillespie (1953) L'età della donna: The age of woman, 2007-2009
Rowan Gillespie (1953)
L'età della donna: The age of woman, 2007-2009
Bronzo fosforoso e altri metalli
269 x 350 x 325 cm
Firma: su targa metallica "Rowan Gillespie"; inoltre firme su un piede di ogni statua
Data: su targa metallica "2009" (data di conclusione del gruppo); sui piedi delle singole figure, in fusione nel bronzo,"08", "09", "2009", "07", "09", "08".
Provenienza: studio dell'artista; Veneto Banca SpA in LCA
Bibliografia: Roger Kohn, testo di, "The Age of Woman / L'Età della Donna - a new sculpture by Rowan Gillespie / The Age of Woman / L'Età della Donna - una nuova scultura di Rowan Gillespie", Ipswich (Regno Unito), 2009
Stato di conservazione. Supporto: 95% (parti elettriche non funzionanti)
Stato di conservazione. Superficie: 95%
L'opera, probabilmente la più importante scultura di Gillespie in Italia, è oggetto di una monografia, ampiamente ripresa nella nota sottostante, a cura di Roger Kohn (1951), designer e biografo dell'artista, con cui ha studiato alla York School of Art.
La storia dell'opera inizia da un fatto quasi casuale: nell'estate del 2007, Gianquinto Perissinotto, presidente di Veneto Banca Irlanda, resto particolarmente colpito da un'opera di Gillespies, "Ripples of Ulysses", la statua ufficiale di James Joyce, che si erge nel giardino dell'hotel Merrion a Dublino. Conosciuto l'autore a Custom House Quay, sul fiume Liffey, il banchiere iniziò con lui a ragionare di una scultura a più elementi - simile a "Famine", che aveva sotto gli occhi - per il parco della sede di Veneto Banca a Montebelluna. Dopo un lungo confronto, venne presa in considerazione la possibilità di usare un gruppo di figure stilisticamente vicine a "The Blackrock Dolmen", un gruppo scultore del 1987 nel quale tre personaggi sorreggono un enorme masso. Rispetto al progetto iniziale Gillespie prevedeva di aggiungere due figure al gruppo e di togliere il masso "così che i personaggi apparissero protesi verso la splendida luna di Montebelluna". La scultura avrebbe dovuto intitolarsi, infatti, "La Bella Luna". Gillespie sentiva tuttavia di dover far ritorno, per ottenere un risultato realmente vitale, al ritratto dal vero. Cercò allora un gruppo di modelli, inizialmente una troupe di ballerini irlandesi, ma la troppa somiglianza di età e corporatura, così come la loro professione, non lo convincevano. Chiamò allora un collega scultore, nel tentativo di trovare un gruppo di ragazze, di varia fisionomia, disposte a posare nude sulla spiaggia poco frequentata di Wicklow, a sud di Dublino. Memore dei gruppi di donne sulla spiaggia rappresentati nei dipinti di Munch, si prefisse di catturare l'essenza di una femminilità libera. Le candidate furono moltissime, ed alla fine vennero scelte sei volontarie di età diversa - dai 25 ai 62 anni - provenienti dal club di nuoto di Wicklow. Chiese alle ragazze di gettare al vento i vestiti e protendersi liberamente verso una immaginaria luce nel cielo. Gillespie aveva caricato in macchina alcuni modellini già fusi in bronzo dai quali prendere spunto, ma le donne riuscirono ad esprimere il tema senza bisogno di ulteriore istruzioni: "la diversità dei corpi si accentuava nelle interpretazioni personali, ed una delle modelle si protese più in alto delle sue compagne per attirare su di sé i raggi benefici della luce divina. La più giovane guardava in alto verso la luce chiedendosi perplessa se fosse possibile desiderare qualcosa di più. Una terza, invece, immaginandosi uno scenario apocalittico, si riparava il volto da quella luce intensa. Un'altra ancora tributava un fantastico omaggio a Munch, echeggiando nei suoi gesti la celebre opera 'L'urlo' ". Gillespie si poteva ora dedicare alla preparazione del modello a cera, prima di tutto con un piccolo bozzetto di otto figure su basi ad incastro, che furono presto ridotte a sei, per consentire ai visitatori di camminare tra le figure, come avviene in "Famine", di cui sono stati ripresi anche gli arti allungati, che creano una certa sproporzione rispetto al corpo naturale. Il lavoro si muoveva tra studi fotografici e modelli tridimensionali. Le modelle, invitate a confrontarsi con le sculture che le impersonavano, furono emozionate a volte fino al pianto. Una delle modelle più giovani rimase ammutolita davanti al suo ritratto riconoscendovi la madre - una testimonianza della abilità di Gillespie nell'intuire una sorta di forma genetica nelle sue sculture. Rispetto a "Famine", le cui figure hanno un aspetto crudo e grezzo, questo gruppo richiedeva una esecuzione delicata e armonica, che riporta alla ricerca del dettaglio e all'esplorazione delle forme umane proprie delle opere giovanili degli anni '80, accompagnate ora da un più spiccato senso di indagine.
Gillespie, rapito dall'energia ed esuberanza delle donne sulla spiaggia di Wicklow e dalla bellezza senza tempo delle forme femminili, ha voluto celebrare con la sua opera la femminilità, ma anche la diversità di aspetto e carattere che contraddistingue l'essere umano.
Nel tocco finale, la patina verde ed ossidata della figure è inondata da luci ultraviolette proiettate dal basso con effetto teatrale. Le 46 luci LED a bassissimo consumo, inserite nella base di ottone, riproducono sorprendentemente le costellazioni orientali dell'emisfero boreale e ciascun personaggio poggia sulla costellazione del proprio segno zodiacale. Il cielo portato in terra è di grande effetto, gli astri proiettano in alto le loro luci spingendo lo sguardo dello spettatore verso la fonte luminosa immaginaria nei cieli. I forti contrasti di luce ricordano l'effetto "tenebroso" usato dal Caravaggio e dai suoi seguaci per catturare tutta l'intensità di un singolo istante di tempo.
L'artista ha seguito personalmente anche il trasporto e la posa dell'opera. E per la verità anche questa è stata una avventura: nell'aprile del 2009, insieme a Roger Kohn, sul suo Range Rover Gillespie ha trainato - da Dublino a Treviso - un rimorchio personalizzato e rinforzato sul quale erano legate le sei figure femminili in bronzo: passando sotto la manica e per il traforo del Monte Bianco. L'installazione dell'opera - illuminazione compresa - ha richiesto una giornata.
Nonostante il bronzo fosforoso sia cavo e molto sottile, una volta inserite nelle basi di ottone, le sculture hanno un peso complessivo di di tre tonnellate.
Il gruppo scultoreo è conservato nel parco dell'ex Centro Direzionale di Veneto Banca SpA in Via Feltrina Sud N. 250 a Montebelluna.






































































