Asta 62 - Dipinti di pregio XIX e XX secolo. Sabato, ore 15:00
sabato 29 novembre 2025 ore 15:00 (UTC +01:00)
Luigi Nono - "La morte del pulcino 1881"
Luigi Nono
Fusina (VE) 1850 - Venezia 1918
"La morte del pulcino 1881"
Olio su tavola cm 21x32,5 firmato in basso a sx L.Nono
- Luigi Nono nacque a Fusina (Venezia) l'8 dicembre 1850, figlio di Francesco Luigi, ricevitore di dogana, e Rosa Della Savia. Fu battezzato il 5 gennaio 1851 a Gambarare di Mira. Nel 1851 la famiglia si trasferì a Sacile, sul Livenza in Friuli. Dopo aver iniziato studi tecnici a Treviso, nel 1865 fu iscritto dal padre all'Accademia di belle arti di Venezia, dove ottenne numerosi premi e si diplomò nel 1871 con un dipinto lodato da Camillo Boito.Nel 1873 espose con successo all'Esposizione di Brera, dove presentò opere come "Le sorgenti del Gorgazzo". Partecipò a numerose mostre braidensi e nel 1875 fu tra i fondatori del Circolo artistico veneziano. Nel 1876 fece un viaggio di studio tra Firenze, Roma e Napoli. Tra il 1877 e il 1878 partecipò a diverse esposizioni nazionali e internazionali, ottenendo riconoscimenti per opere come "Il mattino della sagra".Dopo la morte del padre nel 1879, si trasferì definitivamente a Venezia. Nel 1881 iniziò le escursioni a Chioggia, dove creò capolavori come "Refugium peccatorum" e "Ave Maria". Partecipò a numerose esposizioni internazionali, vincendo premi e ottenendo grande successo, come la medaglia d'oro a Monaco di Baviera nel 1884 per "Refugium peccatorum".Nel 1887 fu nominato cavaliere della Corona d'Italia. Sposò Rina Priuli Bon nel 1888, trasferendosi alle Zattere di Venezia. Nel 1891 fu nominato socio onorario di Brera. Partecipò alla prima Biennale di Venezia nel 1895 e ad altre mostre internazionali, continuando a produrre opere di grande successo.Durante la prima guerra mondiale, Nono si trasferì a Bologna e continuò a dipingere per mercanti d'arte. Nominato commendatore nel 1915, tornò a Venezia gravemente malato nel 1918 e morì il 15 ottobre nella sua casa alle Zattere. Le sue opere sono oggi conservate in varie collezioni e musei, segno del suo duraturo contributo all'arte italiana.





