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Bottega di Orazio e Artemisia Gentileschi ( ) - Giuditta con la testa di Oloferne,
Bottega di Orazio e Artemisia Gentileschi ( ) - Giuditta con la testa di Oloferne,
cm 97,5 x 133
olio su tela
PROVENIENZA
Ferrara, collezione privata
ESPOSIZIONI
BIBLIOGRAFIA
F. Cappelletti, Strade, palazzi e botteghe. Incontri e circostanze più o meno casuali nelle relazioni artistiche a Roma nel primo Seicento e un quesito per la bottega dei Gentileschi, in Roma e gli artisti stranieri. Integrazione, reti e identità, a cura di A. Varela Braga e T.L. True, Roma 2018, pp. 136-137, fig. 2
L'opera, pubblicata nel 2018 da Francesca Cappelletti, si pone in relazione con un altro dipinto (Milano, collezione privata) che fu esposto alla mostra del 2011 di Palazzo Reale a Milano con l'attribuzione a Orazio Gentileschi e aiuti (P. Biscottin, scheda in Artemisia Gentileschi. Storia di una passione, catalogo della mostra, a cura di R. Contini e F. Solinas (Milano, Palazzo Reale, 22 settembre 2011 - 29 gennaio 2012), Pero 2011, pp. 138-139, n. 4). La tela milanese risulta non finita nella testa di Giuditta e in quella di Oloferne ma la composizione è per il resto assolutamente analoga a quella dell'opera offerta nel lotto, rispetto alla quale le variazioni più evidenti si evidenziano nella scelta dei toni cromatici.
Francesca Cappelletti ipotizza anche per il dipinto qui presentato una realizzazione a più mani che emerge in alcune differenze qualitative: l'altissima qualità della raffinata veste di Giuditta rimanda ad alcuni simili brani di Orazio; si vedano, per esempio, i panneggi bianchi e i tessuti della Giuditta e l'ancella con la testa di Oloferne del Wadsworth Atheneum di Hartford oppure del dipinto, sempre dal medesimo soggetto, del National Museum di Oslo. Diversa, invece, l'esecuzione dei volti che non nascondono le debolezze di una mano più incerta. L'eccellente qualità che caratterizza l'opera nel suo complesso è comunque tale da portare la studiosa ad indentificare il prototipo di questa fortunata invenzione con il nostro esemplare e non con quello di collezione milanese (F. Cappelletti 2018, p. 137).
E' importante ricordare che la composizione rientra in una questione critica dibattuta, legata al celebre processo del 1611-12 di Orazio Gentileschi contro Agostino Tassi. Infatti, oltre che per la violenza e la mancata promessa di matrimonio ad Artemisia, Agostino fu accusato dell'appropriazione di alcuni dipinti della bottega di Gentileschi, tra cui una Giuditta "di capace grandezza", probabilmente eseguita da Artemisia. Diverse sono le ipotesi avanzate dalla critica per l'identificazione di questa Giuditta citata nelle carte del processo: da una Giuditta e l'ancella di collezione privata (K. Christiansen in Orazio and Artemisia Gentileschi, catalogo della mostra a cura di K. Christiansen e J. Mann, New Haven-London 2001, pp. 84-85) passando per la replica della celebre Giuditta di Hartford conservata nella Pinacoteca Vaticana, fino alla Giuditta e Oloferne esposta a Milano in Palazzo Reale nel 2011 che costituisce, appunto, una seconda versione del presente lotto (P. Biscottin, scheda in Artemisia Gentileschi. Storia di una passione, catalogo della mostra a cura di R. Contini e F. Solinas, Pero 2011, pp. 138-139, n. 4).





